All'alba delle macerie

di Isidar Mithrim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Padrone e padrino ***
Capitolo 2: *** Whiskey Incendiario ***
Capitolo 3: *** Ritornando a casa ***



Capitolo 1
*** Padrone e padrino ***


All'alba delle macerie
2 maggio 1998

“Pensava solo al letto a baldacchino che lo aspettava nella Torre di Grifondoro: chissà se Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù.”
[Harry Potter e i Doni della Morte]


Capitolo Uno

Padrone e padrino

Harry indirizzò i propri passi verso la Torre di Grifondoro quasi senza rendersene conto. Ron e Hermione camminavano accanto a lui in silenzio, gli occhi che vagavano sulle mura della scuola a cercare i segni della battaglia che l’aveva sconvolta.
Più si allontanavano dall’Ufficio del Preside, più le macerie si diradavano e gli squarci nei muri si tramutavano in semplici crepe.
Quando arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa lo trovarono vuoto, come tutte le cornici circostanti. Già di per sé era un evento insolito, ma ancora di più lo era il fatto che il quadro fosse spostato di lato, lasciando aperto il passaggio.
Harry si inerpicò nel buco del ritratto. Fino a quel momento non si era reso conto di quanto gli fosse mancato quel semplice gesto, un tempo parte integrante della sua quotidianità; attraversare quel passaggio lo fece tornare per un attimo al suo primo giorno a Hogwarts, una vita prima.
Quando arrivò nella sala comune si girò a guardare Ron e Hermione. Lei aveva gli occhi lucidi, ma quando Ron le porse la mano per aiutarla a uscire dal buco, accettò con un sorriso. Si guardarono intorno, assaporando ogni dettaglio di quel luogo che era stata la loro casa per tanti anni. I vetri delle finestre erano distrutti, molte sedie erano rovesciate e c’era qualche brutta crepa nel muro, ma nel complesso la sala non aveva subito gravi danni.
“Penso che ci siamo guadagnati qualche ora di riposo” commentò Harry con un sorriso, tornando a guardare gli amici.
“Lo penso anche io” concordò Hermione, ricambiando il sorriso. Harry si incamminò verso le scale che conducevano al dormitorio maschile e con un cenno li invitò a seguirlo. Hermione annuì e mosse qualche passo avanti, ma Ron rimase fermo in mezzo alla sala comune, a disagio.
“Hermione” mormorò infine.
Lei si girò subito verso di lui.
“Sì?”
“Puoi… prima potremmo parlare un attimo, per favore?” chiese. “Se per te non è un problema, Harry” si affrettò ad aggiungere.
“Nessun problema” garantì lui, tremendamente felice per gli amici. Forse, quando tutto fosse ritornato alla normalità, gli sarebbe capitato di sentirsi un po’ tagliato fuori, ma in quel momento era solo grato per il fatto che si fossero trovati e, soprattutto, che fossero sopravvissuti per parlarne. Li guardò per un istante mentre si fissavano l’un l’altra, raggianti nonostante la stanchezza, e poi cominciò a salire le scale.
La prima cosa che lo sorprese del suo vecchio dormitorio fu l’ordine. Nessun baule aperto che rigurgitava oggetti, nessun vestito sparpagliato a terra o sopra le coperte, nessun poster attaccato alle pareti, che fossero di una squadra di Quidditch o babbana: la stanza era stata ripulita da cima a fondo. La seconda cosa che lo colpì fu l’arredamento: aveva sempre visto quella stanza ospitare cinque letti a baldacchino e gli sembrò terribilmente vuota notando che ce n’erano solo due, entrambi intatti.
Si chiese quanto dovesse essere stato strano, per Neville e Seamus, passare tutto l’anno da soli, dopo sei anni condivisi con lui, Ron e Dean; immaginò che per loro il caos allegro della Stanza delle Necessità fosse stato un piacevolissimo diversivo.
Harry si sdraiò sul primo letto, quello più vicino alla posizione dove una volta si trovava il suo. Sentì le palpebre farsi pesanti, ma non voleva ignorare più a lungo di così il morso della fame che gli attanagliava lo stomaco.
“Kreacher” tentò ad alta voce.
Un attimo dopo, un sonoro crac esplose nell’aria e l’elfo domestico apparve davanti a lui, la tunica lisa e macchiata.
“Il padrone mi ha chiamato” disse Kreacher, profondendosi in un inchino. “Il padrone ha sconfitto il Signore Oscuro. Ha vendicato il prode Regulus” continuò, commosso e orgoglioso.
“Ehm, sì, grazie, ma non serve che ti inchini, Kreacher.”
“Come il padrone desidera” rispose lui, raddrizzando la schiena, gli occhioni lucidi.
“Ho… ho visto che hai combattuto, Kreacher. Siete stati molto coraggiosi. Mi dispiace per le vostre perdite…”
“Grazie, padron Harry, significa molto per Kreacher e per tutti gli elfi domestici di Hogwarts. Posso fare qualcosa per il Salvatore?”
All’improvviso Harry si sentì terribilmente a disagio. Aveva chiamato Kreacher per farsi portare da mangiare, senza pensare al fatto che anche gli elfi dovevano star piangendo le loro vittime. Pensò che Hermione l’avrebbe ucciso se si fosse permesso di chiedergli anche solo mezzo panino, così rinunciò a riempirsi lo stomaco.
“Sì, Kreacher. Per favore, porta i miei ringraziamenti a tutti gli elfi domestici. Digli che il loro sacrificio non sarà dimenticato.”
“Kreacher lo farà” assicurò l’elfo con fierezza. “Kreacher lo dice sempre agli altri che il suo padrone è un nobile mago e difensore degli elfi domestici.”
“Ehm, grazie, Kreacher.”
“Anche l’elfo Dobby lo diceva sempre, Signore. Kreacher non lo vede da giorni… Kreacher pensava che sarebbe tornato per combattere con Harry Potter.”
Harry fu assalito da un groppo alla gola, al ricordo del sacrificio di Dobby.
“Anche lui ha combattuto al mio fianco, Kreacher” spiegò con voce incrinata. “È morto per salvarmi.”
Non ebbe il cuore di dirgli che era stato pugnalato dalla sua adorata signorina Bella.

Harry si risvegliò all’improvviso con la sensazione di aver appena vissuto un terribile incubo, nonostante non ricordasse nulla. Sedeva sul letto respirando affannato, ma si impose di calmarsi. Mentre buttava un occhio sull’ ammaccato orologio di Fabian Prewett per scoprire di aver dormito a malapena un paio d’ore, la sua attenzione fu richiamata dal suono ritmico di due respiri pesanti. Harry vide Ron e Hermione abbracciati sul letto accanto, profondamente addormentati. Ancora una volta non riuscì a trattenere un sorriso, ma al tempo stesso sentì una subdola sensazione di solitudine. Prima che potesse evitarlo, il suo pensiero volò a Ginny e Harry provò l’immediata, fisica voglia di stringerla tra le braccia e di addormentarsi accanto a lei, proprio come aveva fatto Ron con Hermione.
Furono insieme il desiderio di rivedere Ginny e le lamentele del suo stomaco a spingerlo ad alzarsi dal letto.
Harry rimediò dei vestiti puliti dalla borsetta di Hermione, posata sul comodino, e si buttò sotto la doccia. Fu un sollievo lavare via la polvere delle macerie e le incrostazioni della battaglia. Sarebbe rimasto volentieri ore sotto a quel getto caldo e rilassante, ma dopo poco si impose di uscire. Sentiva di essere mancato già troppo a lungo.
Quando si fu asciugato e rivestito, tornò in stanza, lanciò un’ultima occhiata a Ron e Hermione e si avviò di sotto. Al contrario del giorno prima, più si avvicinava all’ingresso della scuola, più la devastazione era marcata, tanto che Harry fu più volte costretto a optare per un percorso alternativo. La maggior parte delle deviazioni le fece per aggirare dei crolli che avevano ostacolato il passaggio, ma fu per scelta deliberata che evitò di passare nel punto dove Fred aveva sorriso per l’ultima volta.
Quando arrivò nei pressi della Sala Grande, fu sorpreso dall’incredibile brusio. Il resto della scuola era immerso in un tetro silenzio e quel rumoroso ronzare di voci gli sembrò strano, nonostante sapesse che la Sala era gremita di persone.
Si gettò il Mantello sulle spalle, nella speranza di arrivare inosservato dalla famiglia Weasley per sedersi al loro fianco.
Quando entrò nella Sala, Harry rimase sorpreso: se quella mattina gli era sembrata colma di gente, non era niente al confronto. Pareva che l’intera comunità magica si fosse radunata a Hogwarts: studenti di tutte le età, adulti, bambini e anziani riempivano l’affollata stanza, chi allegro e festante, chi mesto e raccolto, chi ferito e logorato dai combattimenti, chi troppo riposato per aver preso parte alla battaglia. Harry intravide molti volti familiari, sia tra gli studenti che tra gli adulti. C’erano Arabella Figg che discuteva con Mundungus Fletcher, Olivander e un ammaccato Xenophilus Lovegood seduti vicino a Luna, ma Harry incrociò anche Madama McClan ed Elphias Doge. Riconobbe con un sorriso il vecchio professor Tofty, che stava raccontando con orgoglio di averlo esaminato personalmente al suo G.U.F.O. di Difesa Contro le Arti Oscure e di avergli visto evocare un Patronus.
Finalmente, in fondo alla sala individuò un insieme di teste rosse che si tenevano in disparte, silenziose.
Era praticamente arrivato a loro quando notò l’intera famiglia Delacour riunita. Fleur, seduta su una panca, aveva il capo poggiato sulla spalla di un distrutto Bill, mentre Gabrielle teneva la testa sulle gambe della sorella. L’ultima volta che Harry aveva visto i Signori Delacour si trovava sotto mentite spoglie e, quando la bella giornata si era messa male, era fuggito in fretta e furia con Ron e Hermione. Forse fu per questo che si sentì in dovere di salutarli.
Con un rapido movimento si tolse il Mantello.
“Arrì!” esclamò Fleur, sollevando il capo sorpresa.
Gabrielle si tirò su e lo guardò intimorita e incantata al tempo stesso, mentre  Madame Delacour si alzava per abbracciarlo. “Prima hai salvoto nostra filia, ora tutti noi” lo ringraziò commossa, mentre Monsieur Delacour gli dava una pacca riconoscente sulla spalla.
“Sono contento che stiate bene” rispose Harry, quando lei sciolse l’abbraccio. “Mi dispiace per come ci siamo dileguati al matrimonio…”
“Non dire sciocchès” lo rimproverò Monsier Delacour. “Avote fatto l’unica cosa possible.”
Harry fece un cenno d’assenso, quindi si girò verso Bill e Fleur.
“Grazie” disse semplicemente. “Di tutto.”
“È stoto un onore, Arrì” garantì Fleur.
Il volto segnato di Bill si distorse in un sorriso. “E così siete fuggiti su un drago, eh? Immaginavo che il vostro piano fosse audace, ma non così tanto” lo canzonò.
Harry non riuscì a trattenere una risata e trovò la cosa incredibilmente liberatoria.
“In effetti non faceva affatto parte del piano, ma a quanto pare la promessa di Unci Unci valeva ancora meno della nostra.”
“Quell’insopportobile folleto!” commentò Fleur con astio.
Solo allora Harry realizzò una cosa che lo fece sorridere ancora di più.
“Be’, stamattina Unci Unci non sarà stato felice di scoprire che la spada di Godric Grifondoro è tornata a un legittimo proprietario.”
“Allora è meglio che consigli a Neville di guardarsi le spalle” suggerì Bill.
Harry stava per rispondere, quando una voce lo chiamò, troppo dolce e familiare per poterla ignorare.
Si girò verso Ginny, ansioso di riempirsi gli occhi del suo sguardo ardente, delle sue lentiggini e della sua chioma rossa, ma fu qualcos’altro ad attirare la propria attenzione.
Tra le braccia della ragazza dormiva un neonato, un ciuffo verde in fronte e le labbra strette attorno a una minuscola manina.
Harry non era certo di cosa lo avesse scosso tanto: forse incontrare Teddy per la prima volta; forse vedere Ginny tenere un bambino tra le mani, con un sorriso dolce a far dimenticare degli occhi arrossati. Poi capì perché era stato sopraffatto dall’emozione: davanti a sé aveva un bambino reso orfano dalla guerra, proprio come tanti anni prima lo era stato lui. Quando Remus gli aveva chiesto di diventare suo padrino, Harry aveva temuto di non essere all’altezza, ma ora, per qualche strano scherzo del destino, seppe che l’avrebbe capito meglio di chiunque altro.
Ignorò la lacrima che gli bagnava la guancia e alzò gli occhi da Teddy per guardare Ginny, assaporando il fatto che fosse ancora viva, che fosse ancora lì, nonostante tutto.
“Non vuoi conoscere il tuo figlioccio?” le domandò lei, sorridente e forse anche commossa.
Harry annuì e si avvicinò, allungando cauto una mano, sfiorando la fronte minuscola di Teddy, passando le dita tra i suoi capelli morbidi, che virarono dal verde all’azzurro.
“Ciao” sussurrò, continuando a carezzarlo.
“Perché non lo prendi in braccio?” domandò Ginny, incoraggiante.
“Io non…”
“Prova” insisté lei con dolcezza. “Devi solo stare attento a sostenergli la testa.”
Harry allungò incerto le mani, passando un braccio sotto al corpicino di Teddy e sistemando il palmo sotto al suo capo, mentre Ginny lo lasciava andare piano.
Teddy sembrò risvegliarsi e Harry provò un attimo di terrore, ma il bimbo si tranquillizzò subito, adattandosi alla nuova posizione. Il ragazzo lo avvicinò al petto e lo guardò insieme orgoglioso e commosso, mentre Ginny sorrideva raggiante.
Solo mentre cullava piano il piccolo tra le braccia gli venne in mente una domanda ovvia.
“Anche Andromeda è qui?”
Ginny si rabbuiò e annuì.
“Mamma l’ha accompagnata alla camera ardente” spiegò in un sussurro. “Credo non volesse lasciarla sola. E poi… Fred e Tonks sono vicini.”
Sentir pronunciare i loro nomi fu come ricevere una pugnalata in pieno petto. Non riuscì a capacitarsi di quando dovesse essere inconcepibile per una madre vedere il cadavere del proprio figlio.
Mentre gli occhi di Ginny diventavano lucidi, Harry si maledisse per aver fatto quella domanda.
“È stata Bellatrix a uccidere Tonks” aggiunse Ginny con durezza, ricacciando indietro le lacrime. “Sono contenta che mamma l’abbia uccisa.”
“Anche io” sussurrò Harry, senza riuscire davvero a sorprendersi per la rabbia di Ginny. Per quanto lui avesse odiato Voldemort, il suo unico desiderio era sempre stato quello di sconfiggerlo, ma con Bellatrix era diverso. Aveva davvero desiderato farla soffrire, l’aveva odiata con tutto se stesso e sì, l’aveva anche voluta morta. Sirius, i genitori di Neville, Dobby e ora anche Tonks: erano troppe le vite che aveva distrutto per mero piacere. Harry aveva trovato tremendamente giusto che fosse proprio Molly, una madre, a punirla per una vita senza amore.
Per un attimo si chiese se anche lei avrebbe preferito morire, piuttosto che vedere il suo Signore sconfitto e scoprire il tradimento di Narcissa, ma poi una voce lo distolse dai propri pensieri.
“Vedo che hai fatto conoscenza con mio nipote, Harry Potter.”
Il ragazzo si girò verso Andromeda Tonks, cercando di ignorare l’incredibile somiglianza con la sorella. La cosa finì per ritorcerglisi contro, perché non riuscì a evitare di fissarsi sugli occhi gonfi di pianto.
“Signora Tonks” fu tutto quello che riuscì a dire.
“Dovrai trattarlo bene, ragazzo” si raccomandò lei in tono severo. “È tutto quello che mi resta della mia famiglia.”
Harry sentì la mano di Ginny stringergli una spalla.
“Lo farò” promise.
“Mio nipote, le mie regole” continuò lei. “Non potrai fare solo la parte del padrino buono, ti avverto.”
Harry annuì.
“Bene, sono contenta che siamo d’accordo. Ora potrei riavere Teddy?”
Harry colse una sorda disperazione, in quella domanda, come se quel frugoletto fosse l’unica cosa che tenesse ancora in piedi quella donna stoica e altera, come se Andromeda avesse bisogno di aggrapparsi a lui per rimanere con i piedi ancorati a terra, per non tornare con la mente al corpo freddo di sua figlia nella stanza accanto.
Poi si ricordò che sapeva una cosa che forse avrebbe potuto farla stare meglio.
“Narcissa mi ha salvato la vita” le disse. “Ha fatto credere a Voldemort che fossi morto, pur di tornare al castello per trovare Draco.”
Andromeda deglutì, prima di parlare.
“Mia sorella e suo marito hanno sempre avuto l’incredibile capacità di salire sul carro del vincitore giusto in tempo per vedere precipitare quello degli sconfitti” disse con amarezza. “Non ti biasimerò per sentirti riconoscente nei suoi confronti, ma non chiedermi di dimenticare quanto sia ingiusto che suo figlio sia vivo e mia figlia no.”
Harry si sentì gelare.
Poi Andromeda si rivolse a Ginny. “So che hai combattuto contro l’altra mia sorella.”
La ragazza annuì.
“Invidio tua madre per il fatto che abbia potuto proteggere sua figlia da Bellatrix. È stata fortunata, a trovarsi nel posto giusto al momento giusto.”
“Anche io lo sono stata.”
“Sì, suppongo di sì” commentò Andromeda seccamente. Poi scoccò un’occhiata alla mano di Ginny, ancora stretta sulla spalla di Harry. “Immagino che ci rivedremo presto” intuì. “Grazie per esservi presi cura di mio nipote.”
Detto ciò, Andromeda fece loro un ultimo cenno di saluto e si allontanò.
Aveva fatto solo pochi passi quando Minerva McGranitt la raggiunse trafelata.
“Andromeda, la stavo cercando” disse con urgenza. Poi si accorse che Harry era lì vicino, in ascolto. Gli rivolse un sorriso orgoglioso.
“Potter, è un piacere rivederti. Faresti bene a venire anche tu.”
“Cosa succede, professoressa?” domandò Harry, seguendo la McGranitt insieme ad Andromeda. Come al solito, al suo passaggio calamitò gli sguardi di tutti gli astanti, ma evidentemente era chiaro che avesse qualche faccenda da sbrigare, perché nessuno lo trattenne.
“Devo presentarvi qualcuno” spiegò la professoressa.
L’insegnante li portò fuori dalla Sala Grande, conducendoli davanti a un uomo vestito in modo modesto, un po’ avanti con l’età e dai lineamenti morbidi, stranamente familiari. Harry ebbe l’impressione che fosse piuttosto provato.
“Le presento Andromeda Tonks e Harry Potter” disse la McGranitt.
Lui, però, rivolse a Harry a malapena uno sguardo. Il ragazzo rimase sorpreso nel constatare che l’unica cosa che sembrava interessare all’uomo fosse il fagottino tra le braccia di Andromeda.
“E questo, ovviamente, è il piccolo Teddy” sorrise la professoressa. “Potter, Andromeda… Vi presento Lyall Lupin, il padre di Remus.”


************

Ciao a tutti! :D
È da svariati mesi che ho scritto questo capitolo, il primo di un mio piccolo progetto che vorrebbe raccontare il grande ‘capitolo mancante’ del primo periodo del post-guerra dal pov di Harry (e da altri pov, ma solo tramite qualche spin off).
Purtroppo al momento non ho né abbastanza tempo né abbastanza ispirazione per riuscire a realizzarlo per intero come vorrei (anche se ho già scritto o immaginato alcuni spezzoni futuri), quindi per ora ho deciso di pubblicare i primi tre capitoli, ovvero gli unici già completati e capaci di funzionare da soli, visto che sono i tre capitoli che raccontano del giorno dopo la battaglia, il 2 maggio 1998 (per intenderci, lo stesso giorno in cui Harry ripara la sua bacchetta).
Per ogni capitolo ho già scritto in passato – e potrei scrivere in futuro – qualche spin off, a cui vi rimando più sotto, qualora foste interessati ^^
Spero l’idea vi piaccia!
Grazie a tutti di aver letto, per chi volesse sotto ho aggiunto anche qualche nota al capitolo ;)

Isidar

Ps: la storia fa parte della raccolta ‘La quiete dopo la tempesta’
PPs: apprezzerei molto se mi faceste notare eventuali errori che mi fossero sfuggiti ^^

Spin off del capitolo 1
o    Spin off: ‘In punta dei piedi’ – Ron/Hermione
o    Spin off: ‘2 maggio 1998 – Unci Unci’
o    Spin off: ‘2 maggio 1998 – Lyall Lupin’

Alcune note sul capitolo
o    Nel penultimo capitolo dei Doni della Morte non viene nominata una camera ardente, ma ho immaginato che dopo la Battaglia avessero spostato i defunti (nella mia mente sono nella stanza in cui Minerva fa il discorsetto agli studenti di primo anno subito prima dello Smistamento)
o    È stata la Row a dichiarare che Bella uccise Tonks
o    Lyall Lupin non è un personaggio di mia invenzione: è davvero il padre di Remus, e su Pottermore potrete trovare la sua storia
o     ‘una squadra di Quidditch o babbana’ → anche se nel libro non è così, preferisco usare l’aggettivo ‘babbana’ minuscolo, così come vorrebbe la grammatica italiana (corregetemi se sbaglio ^^)
o    ‘Digli che il loro sacrificio non sarà dimenticato’ → la versione corretta sarebbe ‘dì loro’, ma visto che Harry non è Hermione è senz’altro più probabile che abbia detto ‘digli’, pur riferendosi a tutti gli elfi ;)
o    Vi consiglio una splendida fan art del primo incontro Harry-Teddy: http://burdge.deviantart.com/art/learn-as-you-go-171334164


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Capitolo 2
*** Whiskey Incendiario ***


Capitolo Due – 2 maggio 1998

Whiskey Incendiario

Harry non poteva credere alle proprie orecchie. Remus non aveva mai – mai – accennato di avere un padre e ora eccolo là, in piedi davanti a lui. Aveva la stessa espressione rassicurante del figlio, che ormai giaceva rigido nella camera ardente.
Andromeda aveva perso la sua compostezza e guardava Lyall Lupin a occhi sgranati. Evidentemente, neanche lei sapeva della sua esistenza.
“Signor Lupin, ci vediamo più tardi” salutò la McGranitt dopo aver fatto le presentazioni. “Temo di avere troppe faccende di cui occuparmi per potermi trattenere ancora. È stato un piacere conoscerla.”
Mentre la professoressa rientrava, Lyall si avvicinò ad Andromeda con un sorriso incerto, allungando una mano per carezzare Teddy, che vagì soddisfatto.
“È bellissimo” mormorò, commosso.
All’improvviso, i capelli azzurri del neonato divennero viola e Lyall ritrasse la mano, sorpreso.
“Già compie magie accidentali?” chiese con stupore.
“È un Metamorfomagus, come mia figlia” spiegò Andromeda con una nota d’orgoglio.
Lyall sembrava estasiato.
“Un Metamorfomagus!”
Andromeda annuì e fece un respiro profondo.
“Vuole prenderlo in braccio?”
Harry capì che le stava costando molto fare quell’offerta, ma era chiaro che Lyall morisse dalla voglia di tenere il nipote.
L’uomo lo cullò tra le braccia con un sorriso incredulo. Cominciò a canticchiare a mezza bocca una ninna nanna babbana e Harry rimase di stucco quando Andromeda si unì al padre di Remus. All’improvviso si sentì a disagio, come se stesse assistendo a qualcosa di intimo e privato.
“Ted la cantava sempre” mormorò la donna quando la canzoncina terminò.
“Immagino che sia un Babbano come la mia Hope, allora, oppure un Nato Babbano.”
“Era” lo corresse istintivamente Andromeda. Per la prima volta, Harry ebbe l’impressione che avesse la voce incrinata. “È stato ucciso qualche mese fa.”
“Mi dispiace” le disse Lyall, sincero.
“Abbiamo perso tutti qualcuno” tagliò corto lei, cercando di ritrovare un certo contegno.
Lyall annuì, il volto contratto. “Immagino che dobbiamo ringraziare questo ragazzo, se ora è tutto finito” commentò poi, guardando Harry con gentilezza. “Assomigli tanto a tuo padre. Voleva… voleva molto bene a mio figlio” aggiunse con voce rotta. “Ogni tanto è venuto a trovarlo a casa, durante l’estate. Gli ultimi anni di scuola lui e i suoi amici insistevano per venire a fargli compagnia proprio quando c’era la luna piena, ci credi?”
Harry non riusciva a trovare le parole giuste da dire. Pensare alla gioventù di Remus era terribilmente doloroso.
“Sa… sa che Sirius era cugino della Signora Tonks?” buttò lì.
“Davvero?”
Lei annuì. “Da nubile ero Andromeda Black.”
“Quei due sono stati la cosa migliore mai capitata al mio Remus” sostenne Lyall. “Prima… prima di Ninfadora e Teddy, s’intende…”
Silenziose lacrime cominciarono a scorrergli sulle guance, così Andromeda si apprestò a riprendere in braccio il nipote.
“Credo… forse dovrei vedere Remus…”
Harry deglutì, capendo cosa fosse necessario fare.
“La accompagnerò io, Signor Lupin.”
“Io… sì, grazie, Harry.”
Il ragazzo fece un sorriso tirato in risposta. In realtà non aveva alcuna voglia di entrare nella camera ardente, ma sapeva di non avere molta scelta. Per un attimo fu grato di non aver ancora mangiato.
Mentre si stavano separando da Andromeda, tre figure bionde comparvero nell’atrio.
“Meda…”
Andromeda si girò di scatto verso la sorella, dando le spalle a Harry e Lyall. Rimase immobile a fissarla per qualche secondo, quindi entrò nella Sala Grande senza dire una parola.
Calò il silenzio tra Harry e i Malfoy, mentre Lyall li osservava perplesso.
Draco guardava ostinato il pavimento e Lucius lasciava vagare lo sguardo, ma Narcissa fissava Harry con disprezzo.
“Andiamo” disse infine a marito e figlio, senza staccare gli occhi dal ragazzo. Lucius si apprestò a seguirla, a disagio, ma Draco esitò e fece un respiro profondo.
“Mi… mi hai salvato la vita, Potter” disse a bassa voce, gli occhi ancora puntati per terra. “Due volte” aggiunse in un sussurro.
Harry lo guardò stupito. Non si aspettava che Malfoy l’avrebbe ringraziato, seppur a modo suo.
“Non mi devi nulla. Tua madre ha già saldato ogni debito.”
Draco alzò la testa, guardando perplesso ora Harry, ora la madre. Lucius deglutì.
“Mi chiedo perché non hai ancora raccontato a tuo figlio del gesto più eroico che tu abbia mai compiuto” disse Harry, rivolgendosi alla donna.
Dal volto di Narcissa trapelò stupore, presto sostituito da un’espressione altezzosa.
“Non illuderti che l’abbia fatto per te, Potter” disse con astio.
“L’hai fatto per amore. E questo mi basta.”
Lei lo scrutò con rabbia, come se si fosse sentita oltraggiata da quella specie di complimento. “Andiamo” intimò un attimo dopo ai suoi uomini, che si apprestarono a seguirla.
All’improvviso Harry si ricordò di un’ultima faccenda da risolvere.
“Malfoy” chiamò.
Si girarono tutti e tre e Harry fissò Draco. Nonostante sembrasse ancora a disagio, Malfoy annuì per fargli capire che stava ascoltando.
Harry si limitò a estrarre la bacchetta di biancospino dalla tasca del mantello e a porgergliela.
“A me non serve più.”
Malfoy prese la sua bacchetta, sorpreso e riconoscente. Fece a Harry un piccolo cenno di ringraziamento, poi seguì i genitori verso il punto dove fino al giorno prima si trovava il portone di quercia dell’ingresso e scomparve nel parco.
Harry si scusò con Lyall per l’inatteso intramezzo, quindi lo guidò verso la camera ardente.
“Così, questi sono i Malfoy” commentò l’uomo. “Credevo fossero dalla parte di Tu-sai-chi.”
“È una lunga storia” si limitò a dire Harry, che non era affatto in vena di entrare in dettagliate spiegazioni.
“Perché la Signora Tonks ha reagito così?”
Harry sospirò.
“Narcissa Malfoy è sua sorella. Andromeda si è allontanata dalla famiglia molti anni fa. E… avevano un’altra sorella. Bellatrix Lestrange.”
“I Tonks sono imparentati con i Lestrange?” esclamò Lyall. Anche quello era un cognome tristemente conosciuto. Poi sembrò realizzare qualcosa. “Aspetta… non è stata lei a uccidere Sirius?”
“Sì.”
“Ma era suo cugino!” s’indignò Lyall.
“Ha ucciso anche Tonks… Ninfadora” mormorò il ragazzo.
Lyall lo guardò basito.
Fortunatamente Harry scampò il compito di aggiungere altro, perché ormai erano arrivati davanti alla porta della camera ardente.
Quando si fermarono, il padre di Remus fece un profondo respiro e abbassò la maniglia.
Harry sentì un enorme peso opprimergli il petto, entrando nella stanza. Per terra c’erano svariate file di bare in legno contenenti i corpi dei caduti. Cercò di non posare lo sguardo su nessun altro, mentre si dirigeva verso l’angolo dove si trovavano Fred, Tonks e Remus. Accanto al corpo del gemello sedevano in silenzio George, Arthur e Percy. Quando li sentirono arrivare alzarono lo sguardo e fecero un piccolo cenno di saluto a Harry, che ricambiò. Lacrime pungenti gli infastidirono gli occhi alla vista dei suoi amici defunti. Il dolore era intollerabile, dilaniante.
Lyall si accasciò a fianco a Remus, stringendogli la mano in preda al pianto. Harry deglutì immaginando quanto dovesse essere fredda al tatto. Rimase immobile ad assistere alla disperazione dell’uomo e quasi non si rese conto delle lacrime salate che solcavano le proprie guance.
Dopo minuti che parvero ore, Lyall, terribilmente scosso, posò un bacio sulla fronte del figlio e si rialzò.
“È lei?” domandò quindi con voce tremante, indicando Tonks.
Harry confermò, realizzando solo in quel momento perché Lyall si fosse sorpreso del fatto che Teddy era un Metamorfomagus: non aveva mai visto Tonks prima d’ora. Un senso di profondo scoramento lo invase, mentre osservava Lyall posare un bacio anche sulla fronte dell’Auror. Era orribile pensare che quello sarebbe stato l’unico ricordo che Lyall avrebbe avuto di lei.
Mentre uscivano, cercò con gli occhi il volto di Colin. Tornò con la mente a quella mattina, quando Dennis era arrivato a Hogwarts e aveva salutato Harry come un eroe, mentre la madre l’aveva guardato con distacco. Harry aveva avuto la sensazione che tutto ciò che lei vedesse in lui fosse la causa della morte del figlio maggiore, ma non poteva biasimarla, perché immaginava che il suo nome dovesse essere uscito fuori spesso nei racconti dei fratelli Canon. Probabilmente la madre, una Babbana, non sarebbe mai riuscita a capire fino in fondo il perché del coinvolgimento del figlio in quella guerra, anche se Harry sapeva che la McGranitt stessa aveva tentato di spiegarle le motivazioni di Colin.
Harry uscì dalla camera ardente devastato e provò un enorme sollievo quando vide arrivare Ron e Hermione.
Lei notò subito il suo stato d’animo e lo abbracciò di slancio, stringendolo forte. Anche se era un po’ imbarazzato da quell’irruenza, Harry ricambiò la stretta, grato.
Solo quando si separarono si ricordò della presenza di Lyall.
“Signor Lupin, loro sono i miei amici Ron Weasley e Hermione Granger. E lui è Lyall Lupin, il papà di Remus.” I ragazzi lo fissarono stupiti. “È venuto a conoscere Teddy.”
“Teddy è qui?” domandò Hermione, illuminandosi.
Harry annuì. “È in Sala Grande con Andromeda.”
“E io farò bene a tornare da mio nipote” disse Lyall con un sorriso mesto. “Grazie di tutto, Harry. Ron, Hermione.”
Si congedò con cenno di saluto, prima di avviarsi verso l’ingresso della Sala.
“Il padre di Remus?” chiese subito Ron.
“In carne e ossa” confermò Harry. “Non ne sapevo niente neanche io. Immagino non si vedessero molto. Non… non aveva mai visto Tonks” aggiunse in un sussurro. Hermione si portò una mano alla bocca, inorridita.
“Sembra un tipo a posto, però…” commentò Ron.
“Anche a me. Forse Remus non voleva essere un peso per lui” ipotizzò Harry con voce triste.
“Be’, sono contenta che almeno potrà veder crescere suo nipote” disse Hermione. “Vorrei tanto conoscerlo anche io, però. Andiamo in Sala Grande?”
“A proposito, com’è la situazione, dentro?” domandò Ron.
“C’è una marea di gente.”
“E immagino che il tuo ingresso passerà del tutto inosservato” scherzò Ron.
“Già, continuano a ignorarmi” ironizzò Harry. Poi tornò serio. “Sentite, prima di rientrare… vi andrebbe di aiutarmi a fare una cosa?”
Gli occhi di Harry erano rivolti in particolare a Ron. Sapeva di stargli chiedendo di rimanere ancora lontano da buona parte della sua famiglia, ma sentiva davvero il bisogno di mettere in pratica l’idea che gli ronzava in testa da quando aveva posato gli occhi su Colin.
Annuirono entrambi, proprio come sperava.
“Vorrei ringraziare l’ES” spiegò. “Potreste radunarli e portarli davanti alle cucine?”
“Alle cucine?” chiese Hermione, sorpresa e sospettosa. “Non vorrai mettere gli elfi domestici a lavorare!”
“Certo che no, Hermione” ribatté Harry, tralasciando il fatto che qualche ora prima aveva chiamato Kreacher con quel preciso scopo.
“Be’, magari hanno qualche avanzo, no?” chiese speranzoso Ron. Hermione lo fulminò con lo sguardo e Harry non poté fare a meno di sorridere.

Harry individuò la solita natura morta e stuzzicò la grossa pera verde fino a quando non si trasformò in una maniglia, quindi entrò nelle cucine. Erano decisamente malridotte, ma ogni cosa era già tornata al suo posto.
“Padron Harry!” gridò Kreacher, precipitandosi ad accoglierlo. Gli altri elfi domestici, intenti a lavorare, furono distratti dall’esclamazione di Kreacher.  Appena riconobbero Harry lasciarono le loro occupazioni e si avvicinarono a lui, inchinandosi commossi.
“Il Salvatore è venuto a trovarci!” disse qualcuno, grato.
“Cosa possiamo fare per lui?” chiesero altri.
Harry sorrise imbarazzato davanti a quelle manifestazioni d’affetto e cercò di far rimettere in piedi gli elfi più vicini, che si erano inchinati fino a sfiorare il pavimento con il naso.
“Vi prego, non serve che vi inchiniate. Non volevo disturbarvi.”
“Nessun disturbo, Harry Potter!”
“Io… sono venuto a ringraziarvi per aver combattuto con noi e a porgervi le mie condoglianze per gli… amici che avete perso.”
“A noi bastava che ha mandato il suo elfo a ringraziarci, ma Harry Potter è sceso da noi di persona!” esclamò un’elfa, scoppiando in lacrime.
Poi Kreacher afferrò Harry per una mano e lo portò in fondo all’enorme cucina. Lì giacevano alcune piccole figure, coperte da lembi di stoffa puliti molto simili alle tuniche degli elfi domestici. Harry sentì gli occhi diventare lucidi mentre guardava quei piccoli sudari, che sembravano nascondere bambini.
“Chiederò alla professoressa McGranitt di farli seppellire vicino alla tomba di Silente” garantì ad alta voce.
Gli elfi si prodigarono in ringraziamenti, increduli ed entusiasti per quell’onore inaudito.
“Prenda qualcosa da mangiare, Padron Harry” gli raccomandò Kreacher, quando si furono allontanati da quei corpicini senza vita. “La professoressa McGranitt ha detto che non dovevamo sentirci obbligati a preparare qualcosa, ma noi ha deciso di fare da mangiare per i nostri ospiti!”
“Allora mangerò dopo con gli altri, Kreacher. Ti ringrazio.”
“Come lei desidera, Padrone.”
“Harry…”
Lui si voltò, riconoscendo la voce di Hermione, che lo guardava con un sorriso gentile, un po’ commossa. Il ragazzo si chiese da quanto lo stesse osservando.
“Signorina Hermione!” la salutò Kreacher con calore. “Che piacere rivederla!”
“Il piacere è mio, Kreacher. Grazie per aver combattuto al nostro fianco. Siete stati molto coraggiosi.” Poi si rivolse a Harry. “Ci siamo tutti” gli disse con dolcezza. “Ho immaginato che ti avrei trovato qui dentro.”
Harry annuì.
“Kreacher, potremmo avere del Whiskey Incendiario, per favore? Hermione, tu invece puoi procurare un po’ di bicchieri, per piacere?”
Entrambi si apprestarono a esaudire la richiesta. Hermione fece levitare dei calici mentre Harry prendeva due bottiglie dalle mani di Kreacher.
Uscirono dalle cucine ringraziando a loro volta e quando furono nel corridoio Harry si trovò davanti a una piccola folla, disposta a formare un cerchio disordinato.
I suoi occhi si posarono subito su George e i suoi vicini, Lee e Ron. Ginny era accanto al fratello più piccolo e a fianco a lei c’erano Neville, Luna e Dean. Seamus era vicino al suo migliore amico e sosteneva una pallidissima Lavanda, al cui fianco si trovavano Calì e la gemella Padma. Vicino a lei c’erano gli altri Corvonero: Anthony Goldstein e Terry Steeval, Micheal Corner e Cho Chang. A seguire venivano i quattro Tassorosso: Ernie, Justin, Susan e Hannah, che aveva avvolto un braccio sulle spalle del piccolo Dennis. Infine, gli occhi di Harry scivolarono sulle sue vecchie compagne di squadra, Katie, Alicia e Angelina, che stava vicino a Lee e George. Harry era contento che a loro si fosse unito anche Oliver, nonostante non fosse mai stato un membro dell’ES.
Li salutò intimorito e orgoglioso al tempo stesso, quindi fece cenno a Hermione di distribuire i bicchieri e passò a versare del Whiskey in ognuno di questi. Quando tutti ebbero il calice pieno, lui e Hermione si fecero spazio tra Ron e Ginny e Harry si schiarì la gola.
“Ecco, sapete che non sono molto bravo con i discorsi… però vi ho chiesto di trovarci qui perché, be’, non potevo vedervi tornare a casa prima di… di dirvi grazie. Grazie per aver creduto in me, anche quando tutti dicevano che ero un bugiardo e un pazzo. Grazie per avermi dato fiducia e avermi permesso di insegnarvi qualcosa, quando non avevo nessuna qualifica per farlo. Grazie per l’impegno che ci avete messo nell’ascoltare tutto quello che vi dicevo, senza se e senza ma.”
Harry fece una pausa e i suoi occhi indugiarono su Neville, Ginny e Luna.
“Grazie per esservi riuniti e aver continuato a resistere, quest’anno, nonostante tutto quello che vi è costato. Sono stato… sono stato orgoglioso e sorpreso di scoprire che eravate tutti qui ad aspettarci, pronti a combattere non appena io ve lo avessi chiesto. O forse dovrei dire… nonostante io non ve l’abbia chiesto.”
Harry guardò Neville e ricambiò il suo sorriso sornione.
“Grazie, per avermi fatto più volte capire che non dovevo fare tutto da solo. Senza di voi questa vittoria non sarebbe mai stata possibile. È stato… mi sono commosso quando… quando avete deciso di combattere, di rischiare la vita pur di non consegnarmi, e ancora di più quando avete continuato a combattere anche se eravate convinti che fossi morto, che fosse finita…”
Sentì la mano di Ginny stringere la propria, mentre gli occhi gli si inumidivano.
“Vedete, io tante volte mi sono odiato e mi sono sentito – mi sento – in colpa per chi è morto a causa mia, ma solo adesso ho capito che non è mai stato davvero per me, cioè, sì, anche, ma il motivo per cui tanti hanno combattuto e sono morti era perché credevano che un mondo migliore fosse possibile, fosse giusto. A volte mi sono comportato come se fosse solo la mia battaglia. Be’, per certi versi lo era, però troppo spesso ho dimenticato che non ero l’unico ad aver perso qualcosa, qualcuno, per colpa di Voldemort…”
Incrociò gli sguardi duri e orgogliosi di Neville, Susan, Hannah.
“A volte ho dimenticato che non ero l’unico a desiderare la sua sconfitta, non ero l’unico disposto a rischiare la vita per vedere la fine della guerra, né l’unico convinto che potessimo farcela, che c’era ancora speranza. Offenderei la memoria dei nostri defunti dicendo che sono morti per me, quando è per il bene di tutti noi, di tutto il mondo magico e non, che hanno combattuto, è per quello che si sono sacrificati. Quindi… vi ho chiesto di venire anche per rendervi, per renderci onore, perché la verità è che… è che siamo solo una banda di ragazzini, ma abbiamo combattuto con il coraggio e la convinzione di un veterano e siamo riusciti là dove adulti molto più in gamba di noi hanno fallito. Io… non c’è Auror che avrei voluto al mio fianco al vostro posto, e vi prometto che farò in modo che tutti sappiano che senza di voi non saremmo qui a festeggiare questa vittoria. Farò in modo che quando le persone sentiranno il vostro nome, sappiano di avere davanti un eroe, sappiano che se sono ancora vivi, probabilmente è proprio grazie a voi.”
Li guardò tutti, uno per uno, e si riempì il cuore dei loro sguardi audaci, fieri o commossi.
“Ma non è a noi, non è all’ES che vorrei brindare, o almeno, non adesso. Ci sarà tempo per festeggiare, ma ora… ora vorrei levare insieme i calici per quelli di noi che non possono più farlo.”
Alzò il bicchiere in alto.
Guardò prima Dennis, quindi George.
“A Fred e Colin” disse con voce incrinata. Questa volta fu lui a stringere saldamente la mano di Ginny.
“A Fred e Colin” ripeterono tutti, lasciandosi scaldare dal Whiskey Incendiario.
Avevano bevuto appena un sorso, quando Cho ruppe il silenzio.
“A Cedric.”
Gli altri annuirono e sollevarono nuovamente i calici.
“E a Lupin” aggiunse Neville con convinzione, prima che facessero in tempo a bere.
“A Tonks” mormorò Ginny.
“E a Ted Tonks” completò Dean.
“A Dobby, un elfo libero” disse Luna con voce sognante.
“E a Sirius, perché se ne è andato prima che potesse tornare libero”
Harry rivolse a Ron uno sguardo riconoscente e non poté non fare il nome dell’uomo che aveva odiato il suo padrino quanto aveva amato sua madre.
“A Severus Piton.”
“E a Regulus Black” brindò Hermione.
“A Malocchio” aggiunse George, controllando con estrema fatica la voce rotta dal pianto.
“A mia mamma” disse Hannah timidamente.
“Ai miei zii e ai miei cugini” rincarò Susan.
“Ai miei genitori” disse Neville.
“E ai miei” aggiunse Harry.
Calò di nuovo il silenzio.
Questa volta fu Hermione a romperlo, facendo il nome della persona a cui tutti stavano pensando.
“Al miglior Preside che Hogwarts abbia mai avuto, Albus Silente.”
Tutti ripeterono il suo nome e altro Whiskey Incendiario andò a bruciare le loro gole.

**************

Ed eccomi qua con il secondo capitolo… Spero vi sia piaciuto ^^
Come al solito, ho un po’ di note, oltre alle segnalazioni degli spin off.
-    non ho inserito Winky tra gli elfi domestici perché anni fa – prima che la Row dicesse che anche lei ha combattuto – mi ero creata un headcanon un tantino diverso ^^’ (se vi interessa lo trovate qua *)
-    non ho voluto inventare altri morti rispetto a quelli certi (anche Lavanda è sopravvissuta al morso di Fenrir). Justin –  Nato Babbano – potrebbe arrivato dopo o durante la battaglia: d’altronde nel libro non abbiamo visto arrivare nemmeno Colin; Susan non viene mai citata nel settimo libro, ma certamente non è una Nata Babbana, quindi ho immaginato che abbia continuato a far parte dell’ES anche durante il settimo anno, e che abbia combattuto a propria volta.
-    Mi rendo conto che il doppio elenco di nomi (quello delle persone dell’ES e quello dei caduti) possa risultare pesante, ma ci tenevo a ricordarli uno per uno… spero abbiate apprezzato!

Per quanto riguarda gli spin off del capitolo:
-    *Pensieri di combattenti dimenticati: Pensieri di un elfo domestico
-    ‘2 Maggio 1998 – Mrs Canon’
-    ‘2 Maggio 1998 – Lyall Lupin’ (ve l’avevo già linkata alla fine del primo capitolo)
-    ‘Biancospino’  → da qui ho tratto quasi para para la parte dell’incontro con i Malfoy; è una flash che ho scritto anni fa e l’ho riciclata perché proprio non potevo non inserire questa scena in un immediato post guerra ^^

Grazie a tutti per la lettura, ovviamente sarei più che felice di sapere cosa ne pensiate ;)
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Ritornando a casa ***


Capitolo Tre – 2 maggio 1998

Ritornando a casa


Harry cercò di ringraziare tutti personalmente, anche se in realtà furono gli altri a ringraziare lui per quelle sentite parole. Quando tutti si avviarono verso la Sala Grande, lui si avvicinò a Luna e la prese un po’ in disparte.
“Ciao, Harry” lo salutò lei, sorridente. “Spero tanto di poterti aiutare.”
“Per cosa?” domandò lui, perplesso.
“Per quello che sei venuto a chiedermi, naturalmente.”
“Oh, già. Be’, mi domandavo… pensi che il Cavillo potrebbe pubblicare un’altra mia intervista? Vorrei… vorrei raccontare dell’ES.”
“Oh, sarebbe bello, Harry, ma credo che papà stia cercando di evitarti, sai?”
Una parte di Harry fu contenta che Xenophilus Lovegood avesse la decenza di vergognarsi per averli traditi, anche se faticava a biasimarlo, soprattutto dopo aver scoperto che era finito ad Azkaban.
“E se non facesse lui l’intervista? Se gli chiedessimo solo di pubblicarla?” intervenne Hermione. Harry non si era reso conto che aveva ascoltato la conversazione.
“Be’, non credo che quest’estate andremo a cercare i Ricciocorni Schiattosi, quindi immagino che si possa fare, sì” commentò Luna con semplicità.
“Grazie, Luna” disse Harry, prima di rivolgersi a Hermione. “Stai pensando alla Skeeter, vero?”
“La prima volta ha funzionato, no? Sarà costretta a essere sincera, se non vuole che io riveli il suo piccolo segreto.”
Il ragazzo annuì. Non aveva mai sopportato quella donna e immaginò che, ora che nessuno lo credeva più uno squilibrato e un bugiardo, avrebbe potuto chiedere a chiunque di intervistarlo, ma per qualche strano motivo sentì che era giusto affidare ancora una volta a lei le sue parole.
“Mi farai il favore di contattarla, Hermione, quando si saranno calmate un po’ le acque?”
“Certo.”
“Sapete, mi ricorda tanto un insetto, quella donna.”
Harry rimase come sempre sbalordito davanti alla capacità di osservazione di Luna. Ancora non riusciva a credere che l’avesse riconosciuto perfino sotto l’effetto della Pozione Polisucco.
Né lui, né Hermione confermarono la sua intuizione, comunque, così cadde il silenzio fino a quando non arrivarono nei pressi della Sala Grande.
Solo allora Harry realizzò che aveva un’altra cosa da chiedere alla stravagante Luna, quindi la trattenne gentilmente.
“Vi raggiungo tra un attimo, Hermione” disse all’amica, che stava seguendo gli altri ragazzi dentro l’affollata sala. Lei annuì e proseguì.
“Luna… avrei un altro favore da chiederti.”
“Oh, dimmi pure, Harry.”
“Magari gli arriverà comunque la voce, però… potresti non raccontare a tuo padre del mio Mantello, per favore?”
Lei lo guardò incuriosita. “È quello di Ignotus Peverell, vero?”
Harry annuì.
“Sai, penso che sia saggio non dirlo in giro, Harry, soprattutto ora che tutti sanno che hai la Bacchetta di Sambuco.”
“Grazie, Luna.”
“Hai trovato anche il diadema perduto di Priscilla Corvonero, alla fine?”
“Sì, ma purtroppo è andato distrutto.”
“Oh, è un vero peccato. Per fortuna che papà sta cercando di ricrearlo.”
“Ehm, sì, una vera fortuna… Ora che ne dici se rientriamo?”
“Mi sembra una buona idea, Harry. È stato bello chiacchierare con te.”
Harry sorrise. “Anche per me, Luna.”
“Forse dovresti rimettere il Mantello, se vuoi mantenere la promessa fatta a Hermione.”
“Penso proprio che seguirò il tuo consiglio” ridacchiò Harry, mettendosi per l’ennesima volta il Mantello e seguendola dentro la Sala Grande.

Finalmente Harry riuscì a raggiungere la famiglia Weasley in fondo alla Sala. Solo allora tornò visibile, cercando di non dare troppo nell’occhio.
“Harry!”
La Signora Weasley lo abbracciò sollevata, senza dargli nemmeno tempo di salutare.
Lui ricambiò la stretta, un po’ imbarazzato.
“Io… mi dispiace di essermi allontanato, ma –”
“Oh, no, non devi scusarti, Harry caro!” gli assicurò Molly, prendendogli il viso tra le mani. “Sappiamo che tutti vogliono parlare con te, non ci sogneremmo mai di costringerti a stare qui con noi!”
“Stare con voi è l’unica cosa che desidero, adesso.”
Quelle parole sincere gli erano sfuggite prima che potesse trattenerle, ma si pentì di averle dette nell’istante in cui la Signora Weasley lo strinse di nuovo tra le braccia, cominciando a singhiozzare.
“Oh, Harry! È stato terribile quando… insomma, credevamo che fossi morto, e dopo Fred io… e mi… mi hai anche salvato la vita, quando lui…”
Harry le diede qualche pacca gentile sulla schiena in un goffo tentativo di consolarla, mentre lei continuava a piangere.
“Adesso sono qui” provò a rassicurarla, a disagio. “È… è tutto finito.”
Finalmente Molly lasciò andare Harry, che cercò di sorridere per tranquillizzarla.
“Oh, scusami, caro… penserai che sono una povera sciocca…”
“No, Signora Weasley, non lo penso affatto.”
Sapeva che quelle parole non contavano poi molto, così aggiunse qualcosa che le avrebbe fatto ricordare di essere tutto, tranne che una sciocca. “Per merito suo Bellatrix Lestrange non farà più del male a nessuno. Grazie per aver vendicato Sirius.”
“Oh…” si limitò a dire lei, colpita e lusingata. “Be’, è meglio che la smetta di piangere” annunciò poi, sforzandosi di sorridere e passandosi le mani sugli occhi.
Poi Molly si girò verso Ron, Hermione, Ginny e Charlie, seduti dietro di lei con la schiena appoggiata al bordo del tavolo.
Harry notò che erano intenti a mangiare e sentì un crampo allo stomaco, ma dovette rimandare lo spuntino ancora una volta, quando Molly rivolse un sorriso a Hermione.
“Mia cara, sei davvero fortunata ad aver trovato un ragazzo così” le disse con ammirazione.
Harry e Ginny spalancarono gli occhi, proprio mentre Ron sputava tutto il suo succo di zucca e a Hermione andava il tramezzino di traverso.
“Ehm, io e Hermione non –”
“Mamma, veramente è la mia ragazza!” esclamò Ron, battendo una mano sulla schiena di Hermione per farla smettere di tossire.
Charlie scoppiò a ridere, mentre la Signora Weasley cominciò a balbettare imbarazzata.
“Oh, io credevo… cioè, non è che… oh, ma è magnifico!” concluse infine, e questa volta fu il turno di Ron e Hermione di essere stritolati in un abbraccio.
“Harry, devi essere proprio un disastro con le donne, per fartene soffiare una dal piccolo Ronnie” lo prese in giro Charlie, mentre le orecchie di Ron diventavano scarlatte.
“Charlie!” lo rimproverò la madre. “Non essere così scortese! Harry caro, sono sicura che presto troverai una ragazza che –”
“Mamma, credo che Harry sia perfettamente in grado di trovarsi una ragazza da solo” disse Ginny, salace.
“Oh, ma certo” s’imbarazzò la Signora Weasley. “Harry, non intendevo dire…”
“Non c’è problema” bofonchiò lui, afferrando un tramezzino dal vassoio sul tavolo e ficcandoselo in bocca.
“Oh, be’, io… forse è meglio che vada a sostituire Arthur, sì. E a portare da mangiare a George.”
Il sorriso di Harry svanì all’istante, ricordando dove fossero i Weasley assenti. Deglutì a forza. Non aveva realizzato che George era rientrato nella camera ardente, mentre tornavano dalle cucine.
“Vengo anch’io” si propose subito Ron. Harry capì che l’amico si sentiva un po’ in colpa, perché da quando si era allontanato con lui, quella mattina, non era più tornato a visitare Fred. “Cercherò di convincere Percy a venire un po’ di qua.”
Charlie annuì. “Allora dopo verremo io e Ginny a darvi il cambio.”
Harry guardò Ginny perplesso, mentre Molly incartava un tramezzino e Ron arrossiva dando a Hermione un timido bacio a fior di labbra.
“Oggi George non si è mai staccato da Fred, tranne quando siamo scesi giù alle cucine” gli spiegò Ginny, mesta. “È impossibile stare tutti insieme vicino a lui, quindi ci dobbiamo alternare. Credo che ora ci sia anche Lee, tra l’altro.”
“Oh, Ginny” sussurrò Hermione con gli occhi lucidi, stringendola forte.
Harry distolse lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime. Non poteva credere che fino a poco prima stessero parlando di ragazze, quasi dimentichi del fatto che Fred se ne fosse andato per sempre. Eppure, era sembrato così naturale…
Quando Ginny e Hermione sciolsero l’abbraccio, cadde il silenzio. Harry si sedette e riprese a masticare il panino per impegnare la bocca, mentre gli altri lo imitavano.
Erano tutti sazi quando Charlie fece lo sforzo di cercare un argomento di conversazione.
“Allora, ho sentito dire che avete di nuovo fatto conoscenza con un drago” disse, cercando di risultare gioviale. Funzionò, perché a tutti e tre rispuntò un timido sorriso. “E io che mi sono trasferito in Romania per studiarli!”
“Oh, be’, ci mancava un po’ di avventura” scherzò Harry. “Che vita sarebbe senza rischiare di essere arrostito da un drago ogni due o tre anni?”
“A proposito di avventura, la prossima volta che decidi di andare a farti ammazzare senza avvisarmi ti uccido!” esclamò Ron, sorridendo.
“Anche io” rincarò Ginny. “Ci hai fatto prendere un colpo.”
“Be’, direi che ve la siete cavata benissimo anche senza di me.”
“Mi sembra un ottimo motivo per fingerti morto più spesso” scherzò Charlie.
“Provvederò” sorrise Harry.
“Adesso come dovremo chiamarti, quindi? Il-Bambino-Che-È-Sopravvissuto-Due-O-Trecento-Volte?”
“George!” esclamò Ginny, alzandosi e gettandosi di slancio sul fratello.
“Harry Potter andrà benissimo” scherzò il diretto interessato, abbracciandolo a sua volta.
“Come desideri…” disse George, scettico. “D’altronde, i gusti sono gusti, Mr Harry-Potter-Andrà-Benissimo” aggiunse, alzando le mani in segno di resa.
Perfino Percy si mise a ridere.
Fu la voce magicamente amplificata di Minerva McGranitt a farli tornare seri.
“Buonasera a tutti” esordì lei, pratica e asciutta come sempre. “Poco fa ho parlato con il Ministro Kingsley via camino e lui mi ha chiesto di darvi alcuni aggiornamenti. Prima di tutto” – Harry colse una nota di entusiasmo nella sua voce – “sarete lieti di sapere che i Dissennatori sono stati allontanati da Azkaban e tutti i prigionieri sono stati liberati.”
Un boato di applausi ed esultanze riempì la Sala Grande; la McGranitt si schiarì la voce per chiedere di nuovo il silenzio.
“Gli Auror vi hanno trasferito tutti i seguaci di Voi-Sapete-Chi che stanotte siamo riusciti a catturare e si stanno occupando personalmente di sorvegliarli.”
Ancora grida ed entusiasmo.
“Tutti coloro che non sono più in possesso di una bacchetta potranno recarsi dal Signor Olivander, che si è gentilmente offerto di tornare a fabbricarle già da domani.”
Altri applausi. Harry cercò Olivander con lo sguardo, ma non riuscì a individuarlo in mezzo alla folla.
Poi la voce della McGranitt si abbassò, velandosi di tristezza.
“Infine, vi informiamo che domani pomeriggio, qui a Hogwarts, terremo un Memoriale. Sarà l’occasione per ricordare i nostri valorosi caduti e per celebrare questa vittoria e chi l’ha resa possibile. Chiunque lo desidera potrà partecipare. I genitori e i fratelli dei Nati Babbani sono i benvenuti: ai cancelli d’ingresso ci saranno un mago o una strega del Ministero pronti ad accoglierli e ad annullare selettivamente gli incantesimi Respingi-Babbano, così come abbiamo fatto oggi.”
Harry realizzò di non essersi chiesto come avessero fatto i genitori di Colin a entrare a Hogwarts. Un attimo dopo, comunque, si rese tristemente conto che in quei giorni i maghi dovevano vedere il castello in  modo non troppo dissimile dai Babbani: ridotto in macerie.
“Di comune accordo,” continuò la McGranitt, interrompendo i pensieri di Harry, “noi professori abbiamo stabilito che chi lo desidera potrà rimanere qui a Hogwarts fino al Memoriale, ma vi assicuriamo che veglieremo sui vostri cari, qualora voleste tornare a casa per riposare, questa notte. Vi invito inoltre ad approfittare del cibo preparato dai nostri elfi domestici, che si sono messi volontariamente al lavoro per noi, nonostante abbiano anche loro preso parte alla battaglia.”
Harry lanciò uno sguardo a Hermione, aspettandosi di vederla indignata, invece fu gratitudine ciò che lesse sul suo volto.
“È tutto. Grazie dell’attenzione.”
Ben presto il brusio tornò ad animare la Sala Grande.
“Allora, Hermione…” esordì George. “Mi è giunta voce che ti sei scelta il Weasley più scemo. E io che ti facevo una strega intelligente!”
Lei arrossì, ma sorrise. Harry intuì che forse era stata quella bella notizia a spingerlo a lasciare il capezzale del gemello. Proprio come Hermione, anche Harry rimase di stucco quando George le si avvicinò e l’abbracciò. “Benvenuta in famiglia” le disse, quasi emozionato. “Sarà impegnativo prendere in giro Ronnie anche da parte di Fred” aggiunse in un sussurro.
“Oh, George” disse Hermione, stringendolo commossa tra le braccia.
Harry faticò a trattenere le lacrime. Non gli era mai capitato di cambiare umore così spesso nello stesso giorno e non riusciva a capacitarsi di quanto repentinamente potesse passare da sorridere a essere sull’orlo del pianto.
“Allora, cosa vogliamo fare? Torniamo a casa?” chiese Ginny un istante dopo, cercando di nascondere l’incrinatura nella voce.
George si rabbuiò. “Non possiamo lasciare –”
“Voi tornerete tutti da zia Muriel” lo interruppe Arthur. “Qui a Hogwarts rimarremo solo io e vostra madre” aggiunse, a beneficio di George. “Fleur, Signori Delacour, vi prego di considerare la nostra casa come vostra.”
“Io resto con voi” disse subito Bill.
“No” ribatté il padre, fermo. “Non mi importa se siete sposati, maggiorenni, bambini sopravvissuti o domatori di draghi: voglio sapervi tutti a casa, insieme e al sicuro.”
Nessuno osò più contraddirlo.
Arthur evocò pergamena, piuma e inchiostro e scribacchiò qualcosa, poi diede il foglietto a Charlie.
“Questo è l’indirizzo. Prima di Smaterializzarvi fallo leggere a chi non era con noi, poi distruggete il foglio.”
“Vado ad avvisare mamma e Ron” mormorò il figlio, dopo aver messo il bigliettino in tasca.
Charlie si era appena allontanato quando si avvicinarono Lyall Lupin e Andromeda, che teneva il piccolo Teddy tra le braccia. Harry si alzò e andò loro incontro.
“È ora che porti mio nipote a casa” annunciò lei. “Anche se ora non lo sa, ha appena vissuto il giorno più brutto della sua vita ed è bene che dorma in pace. Torneremo domani.”
“Io… io resterò qui con Remus e Ninfadora” disse invece Lyall, mentre Hermione si alzava per conoscere Teddy, emozionata.
Harry si rese conto che i due nonni avevano in comune un’altra cosa, oltre al nipote: a entrambi non rimaneva più nessuno, al di fuori del piccolo Mutaforma.
Cercò di scacciare quel pensiero terribilmente triste.
“Signor Lupin, posso presentarle la famiglia Weasley? Conoscevano bene Remus… Anche loro erano membri dell’Ordine. I Signori Weasley resteranno qui, stanotte. Sono certo che saranno lieti di farle compagnia.”
Lui annuì e Harry lo guidò davanti agli altri per presentarlo a tutti.
“La tua voce!” esclamò Lyall, quando George gli disse che era un piacere fare la sua conoscenza. “L’ho sentita a Radio Potter! Eravate tu e il tuo…”
Prima di finire la frase, Lyall spalancò gli occhi dalla comprensione. Harry immaginò che avesse realizzato solo in quel momento di aver già visto qualcuno molto simile a George, nella camera ardente.
“Oh. Mi dispiace molto.”
“Grazie” sussurrò George dopo un attimo. “Anche Remus ci mancherà. Mi… mi ha salvato la vita, una volta. Se non fosse stato per lui non credo che me la sarei cavata solo con questo” disse, indicando l’orecchio mancante.
Lyall annuì riconoscente.
Harry gli presentò il Signor Weasley, che fu subito molto cordiale. Stavano ancora parlando quando Molly rientrò, seguita da Charlie e Ron.
Il marito le presentò Lyall e a loro si aggiunse anche Andromeda, che fino a un attimo prima si era trattenuta con Hermione. Harry provò una sorda malinconia nel vedere insieme quei quattro genitori a cui la guerra aveva strappato via un figlio.
“Teddy è adorabile” lo distrasse Hermione. “E tu sarai un padrino fantastico, Harry” lo rassicurò. Lui le sorrise, grato per l’incoraggiamento.
Quando Andromeda s’incamminò, venne il momento dei saluti. Molly e Arthur abbracciarono tutti e la Signora Weasley aveva cominciato a piangere molto prima di arrivare a Harry. Lui ricambiò la stretta, cercando di trasmetterle tutta la sua riconoscenza. Infine, i ragazzi Weasley e i Delacour si avviarono verso l’uscita.
C’era però un’ultima cosa che Harry voleva fare, prima di andare via.
La McGranitt si era appena liberata della professoressa Cooman e si stava dirigendo verso un gruppo di studenti e genitori, quando Harry la chiamò.
“Potter” si girò subito lei, individuandolo.
“Noi stiamo andando, professoressa” spiegò lui.
“Bene. Ci vediamo domani, allora. Non sarebbe male se ti facessi venire in mente due parole da dire.”
Harry annuì, anche se non aveva la minima intenzione di fare altri discorsi. Poi prese un profondo respiro e fece un passo verso di lei, avvolgendola stretta tra le braccia.
“Grazie” le disse. “Di tutto.”
Per un istante, il sorriso commosso della sua insegnante fu tutto ciò di cui aveva bisogno.

Harry si affrettò a seguire gli altri, rispondendo sbrigativo ai saluti dei pochi che ancora popolavano la Sala Grande, ma cercando comunque di non risultare scortese.
Li raggiunse nel parco, a poca distanza dall’ingresso del castello.
Camminarono in silenzio verso i cancelli e Harry non poté fare a meno di guardarsi intorno: si vedevano ancora i segni della battaglia, ma il prato era stato ripulito.
Poco dopo videro in lontananza la capanna di Hagrid e solo allora Harry realizzò che, da quando era tornato in Sala Grande dopo la breve dormita, si era totalmente dimenticato del guardiacaccia.
Lo individuò al limitare della foresta proibita vicino all’enorme sagoma di Grop, che sedeva con la schiena poggiata contro gli alberi. Hagrid era intento a controllare le fasciature di Fierobecco e di una dozzina Thestral, mentre Thor gli gironzolava intorno.
“Cosa sono quelli?” chiese Ron, indicando le creature sinistre che Hagrid stava medicando.
“Thestral, suppongo” intuì prontamente Hermione.
“Immagino che adesso li possiamo vedere tutti…” commentò Ginny.
Cadde il silenzio, davanti all’enormità di quella constatazione.
“Andiamo a salutare Hagrid?” chiese Harry, cercando di rompere la tensione.
I tre ragazzi annuirono, così lui chiese agli altri il favore di aspettarli.
“Ci vediamo all’ingresso” rispose Bill, lanciando un’occhiata ai suoceri. “Non metteteci troppo.”

Appena li vide avvicinarsi, Thor cominciò ad abbaiare e corse verso di loro. Harry lo carezzò dietro le orecchie e lui uggiolò soddisfatto.
“Harry!” esclamò Hagrid. “Non ti c’ho più visto! E neanche a voi due!” aggiunse, indicando Ron e Hermione.
“Sono andati a farsi una dormitina” spiegò Ginny con un sorriso.
“Be’, ve la siete meritata, ci dico!” si complimentò Hagrid, dando a tutti una pacca sulla spalla che rischiò di mandarli con le ginocchia a terra. “Ma te lo puoi scordare che ti ci porto in braccio di nuovo, Harry! La prossima volta che mi fai prendere un colpo così ti ci do in pasto agli Acromantula!”
Harry rise, soprattutto guardando l’espressione di terrore misto a disgusto che era apparsa sulla faccia di Ron.
Smise immediatamente quando la terra iniziò a tremargli sotto i piedi, poi si rese conto che era semplicemente Grop che si stava alzando per avvicinarsi a loro.
“Hermy” disse il piccolo gigante con voce tonante.
“Si ricorda ancora di te, Hermione!” esclamò Hagrid, sorpreso. “Bravo Groppino!” Poi si rivolse a Ginny. “Pensavo che ormai ci voleva più bene a te e Luna. Ma con i Thestral a Luna non ce la batte nessuno, dovevate vedere quanto stavano buoni mentre mi ci aiutava a medicarli, prima!”
Harry non faticava affatto a crederci.
“Ora è andata via?” chiese Hermione.
“Sì, ha portato a casa il suo vecchio, era ridotto malino, sapete. Ce lo capisco, l’hanno tenuto ad Azkaban, quei maledetti…”
Hagrid rabbrividì al ricordo.
“Stiamo andando a casa anche noi” provò a distrarlo Ron. “Mamma e papà sono rimasti, però.”
Evidentemente le parole di Ron non furono di grande aiuto, perché Hagrid si rabbuiò. Un attimo dopo stava stritolando Ron e Ginny in un abbraccio. “Non… non posso ancora crederci” singhiozzò. “Fred… e Remus, e Tonks…”
Harry gli diede qualche pacca gentile sull’avambraccio, nella speranza di riuscire a consolarlo, ma non ebbe grande successo.
“Scu… scusatemi. È meglio che vi ci lascio andare a casa. Io… io ci devo dare da mangiare a Beccuccio… Ci si vede domani, ragazzi.”
Harry si scambiò un’occhiata tetra con Hermione. Non era certo questo che sperava di ottenere dalla visita di Hagrid. Ora il Mezzogigante continuava a singhiozzare e a tirare su col naso, mentre Ron e Ginny avevano gli occhi lucidi e sembravano fissare il vuoto. Harry notò che il volto di Hermione era bagnato dalle lacrime, ma lei si fece forza e prese Ron per mano, portandolo con sé.
Ammirando il suo esempio, Harry si avvicinò a Ginny.
“Andiamo a casa” le mormorò, offrendole una mano. Lei annuì e l’afferrò stringendola forte, lasciandola andare solo quando furono in prossimità del cancello. Harry fece finta di nulla mentre lei si asciugava gli occhi con le mani e metteva su un sorriso forzato, di certo nel tentativo di apparire serena davanti a George.

Quando si furono riuniti agli altri, Charlie fece girare il biglietto scritto dal padre e infine lo bruciò. Fleur prese Gabrielle a braccetto e Bill fece lo stesso con Ginny.
Harry guardò Percy perplesso, quando lui gli porse la mano.
“Avrai bisogno di un passaggio” gli disse il ragazzo, un po’ a disagio.
“Ehm, non c’è bisogno” lo ringraziò Harry, sorpreso.
“Ma non hai ancora fatto l’esame!” si scandalizzò Percy.
“Immagino già i titoli della Gazzetta di domani” intervenne George, muovendo teatralmente una mano nell’aria. “Harry Potter imprigionato ad Azkaban per una Materializzazione non autorizzata. Si è giustificato dicendo: ‘nell’ultimo anno sono stato un po’ impegnato’.”
Percy bofonchiò qualcosa su quanto potesse essere pericoloso Spaccarsi, ma le risate coprirono buona parte delle sue parole.
Pochi secondi dopo si trovavano tutti davanti a un grosso cottage immerso nel verde, recintato da un basso muretto. Ginny fece strada aprendo un piccolo cancelletto e gli altri la seguirono sul vialetto ghiaioso. La ragazza bussò sonoramente prima di entrare.
“Zia Muriel” chiamò. “Siamo a casa.”
“Siete tornati, finalmente!” urlò lei, scocciata. La voce sembrava arrivare dalle scale. “Spero non vi aspettiate che abbia preparato la cena!”
Rimase di stucco quando arrivò al pian terreno e vide la piccola folla nell’ingresso. “Ginevra!” esclamò con tono di rimprovero, come se Ginny fosse la causa di quell’affollamento.
I suoi occhi vagarono su di loro – stringendosi alla vista di Fleur – e infine si posarono su Harry. “Allora è vero che sei un amico di Ronald” commentò. “Arthur ha mandato un Patronus stamattina, mi fa piacere che tu sia sopravvissuto. Dovresti sistemarti quei capelli, però. Sono perfino peggio che nelle foto segnaletiche della Gazzetta.”
Bill si fece avanti. “Zia Muriel, so che siamo tanti e siamo arrivati senza preavviso, ma papà e mamma hanno voluto che venissimo tutti qua.”
Lei lo guardò stizzita, poi fece un cenno d’assenso. “E va bene, mettetevi dove vi pare, io non ne voglio sapere nulla. E tu dove hai lasciato quell’altro?” chiese sprezzante a George. “Lo so che avete riempito la casa dei vostri scherzi!”
Il gelo che si fece largo in Harry sembrò svanire solo quando furono tutti seduti in salotto, un bicchiere colmo di Whiskey Incendiario ben stretto nella mano.


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Ed eccomi qua con il terzo e – per ora – ultimo capitolo! Edit giugno 2018: ho ripreso la storia, e anche se ci vorrà ancora parecchio prima che la pubblichi perché voglio prima finirla tutta, i prossimi 4 capitoli sono già pronti ;)
Come sempre, non vi libererete di me prima che vi abbia lasciato un po’ di note…
Vi segnalo anche due piccoli spin off:
-    Nati Babbani: I prigionieri
-    Pensieri di creature sinistre (in realtà non è un vero e proprio spin off, ma è da questa vecchissima flash che ho preso ispirazione per la parte sui Thestral)

Veniamo alle note!
-    a Xeno potrebbe arrivare la voce del Mantello perché Harry l’ha tolto platealmente davanti a tutti prima di sfidare Voldemort (comunque Xeno non era presente di persona, stando ad Azkaban)
-    Ho voluto un po’ marciare sull’equivoco Harry/Hermione da parte di Molly: magari nel frattempo Ginny le ha raccontato tutto di lei e Harry, chissà, ma mi piaceva immaginare che lei abbia sofferto in silenzio e che soprattutto Molly abbia continuato a fraintendere il tutto :P
-    Non ho idea se gli incantesimi Respingi-Babbano di Hogwarts siano effettivamente sospendibili selettivamente, è tutto frutto della mia immaginazione
-    Arthur è il Custode Segreto della casa di Zia Muriel, dove si rifugiano i Weasley dopo l’intrusione del trio al Malfoy Manor
-    Percy diventerà il capo della sezione Trasporti: ho immaginato che fosse dunque molto sensibile alla questione Smaterializzazione non autorizzata :P
-    Ho immaginato che Arthur non abbia voluto dire a zia Muriel della morte di Fred via Patronus…

Infine, grazie a tutti quelli che leggono, seguono, ‘preferiscono’ e commentano la storia!! Sarò felice di sapere cosa ne pensate di questo capitolo ^^

Isidar




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