Grimm | Jager der Dunkelheit

di Nene_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 - Quel maledetto treno per Hogwarts (scelta OC) ***
Capitolo 3: *** 2 - Un arrivo molto movimentato ***
Capitolo 4: *** 3 - Possiamo solo contare su noi stessi ***
Capitolo 5: *** 4 - La Camera e... ***
Capitolo 6: *** 4 bis - ...la trappola del diavolo ***
Capitolo 7: *** 5 - Hexenbiest ***
Capitolo 8: *** 6 - La pozione ***
Capitolo 9: *** 7 - Visioni ***
Capitolo 10: *** 8 - Hogsmeade e... ***
Capitolo 11: *** 8 bis - ... il risveglio ***
Capitolo 12: *** 9 - Parziali verità ***
Capitolo 13: *** 10 - Halloween ***
Capitolo 14: *** 10 bis - Luna piena ***
Capitolo 15: *** 11 - Corvonero vs Serpeverde ***
Capitolo 16: *** 12 - Dempiries ***
Capitolo 17: *** 13 - Grifondoro vs Tassorosso ***
Capitolo 18: *** 14 - Hogsmeade ***
Capitolo 19: *** 15 - Ritorno a casa ***
Capitolo 20: *** 16 - Natale al Ministero ***
Capitolo 21: *** 16 bis - Attacco al Ministero ***
Capitolo 22: *** 16 ter - Sconfitta ***
Capitolo 23: *** 17 - Riunioni di famiglia ***
Capitolo 24: *** 18 - Capodanno a Villa Black ***
Capitolo 25: *** 19 - Riunione ***
Capitolo 26: *** 20 - Di Erik Grimm... ***
Capitolo 27: *** 21 - ... e altri guai ***
Capitolo 28: *** 22 - Se disturbo vado via! ***
Capitolo 29: *** 23 - Daniel ***
Capitolo 30: *** 24 - Un giorno di lezioni quasi normale ***
Capitolo 31: *** 25 - Il disegno ***
Capitolo 32: *** 26 - Dopo la festa ***
Capitolo 33: *** 27 - Parziali chiarimenti ***
Capitolo 34: *** 28 - L'attacco ***
Capitolo 35: *** 29 - Senza sapere cosa fare ***
Capitolo 36: *** 30 - La svolta ***
Capitolo 37: *** 31 - Vacanze di Pasqua ***
Capitolo 38: *** 32 - Inganni e verità ***
Capitolo 39: *** 32 bis - Amore ***
Capitolo 40: *** 32 ter - La notte degli inganni ***
Capitolo 41: *** 32 quater - Verità svelate ***
Capitolo 42: *** 33 - Per quanto possa essere lunga la notte, ci sarà sempre un nuovo giorno ***
Capitolo 43: *** 34 - Di chiavi, ultimi ripassi, Coppe ed esami finali ***
Capitolo 44: *** 35 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1 - Prologo
PROLOGO



"Nonno, se mamma non avesse sposato un Grimm ma un mezzosangue qualsiasi, tu mi vorresti bene lo stesso?"
Soltanto una volta, alla tenera età di otto anni, Eleonore Grimm, si azzardò a porre quella domanda.
 
Alla richiesta della nipote, il vecchio Augustus Black rimase un attimo in silenzio, sorpreso. Poi il suo volto riacquistò la solita aria di imperturbabilità. "Sei una Grimm e una Black, Eleonore. Non fare domande sconvenienti." Rispose in modo secco. "E alzati dal pavimento, non sei una dannata elfa domestica!" Concluse, prima di sparire in uno dei corridoi della villa.
 
Erano passati anni dalla Seconda Guerra Magica, anni in cui anche i figli del famoso Harry Potter avevano varcato le soglie della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tuttavia i pregiudizi basati sullo status di sangue faticavano a scomparire. E quel giorno Eleonore Grimm ne aveva avuto piena prova.
 
I suoi nonni materni, Augustus e Kayla Black, volevano bene a lei e a suo fratello non perchè figli della loro unica figlia, Talisia Black, ma perchè figli di una delle ultime Black rimaste e di Brian Grimm, discendente di Jacob Grimm, uno dei fratelli conosciuti anche nel mondo babbano per le favole, ma in realtà appartenente ad una delle famiglie purosangue più in vista del mondo magico.
 
Se Talisia, spedita negli USA durante la Seconda Guerra Magica (perchè troppo giovane per ricevere il marchio di Voldemort), si fosse innamorata e sposata con un qualsiasi mezzosangue, sarebbe stata ripudiata e cancellata dall'albero genealogico, nella perfetta tradizione della famiglia Black. 
 
Ma era tornata a casa sposata e già in attesa di un figlio maschio, UN GRIMM, perciò i genitori si limitarono a cancellare il contratto di matrimonio stipulato con la famiglia Saint Claire e ad accettare Brian e il futuro nipotino in casa.
Fu questo episodio che fece temere Eleonore il giorno dello smistamento. Quasi tutta la sua famiglia materna era finita in Serpeverde, casa alla quale sentiva già di non appartenere. Mentre buona parte di quella paterna aveva frequentato Durmstrang. Avrebbero accettato anche una Corvonero in casa, ma di sicuro Tassorosso e Grifondoro erano fuori discussione.
 
"Hai una enorme intelligenza e sei molto leale e corretta, non usi il tuo nome per ottenere qualcosa, perchè vuoi essere sicura di averla davvero guadagnata. La casa giusta per te sarebbe Tassorosso." Le sussurrò all'orecchio il cappello, mentre lei iniziava a scuotere la testa disperata, alla sola idea. "Ma vedo anche che sei terrorizzata da questo mio giudizio e, con le famiglie che ti ritrovi alle spalle, capisco il perchè, mia piccola... CORVONERO!"  
 
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Creature del buio, esseri della notte,

voi questo siete diventate:

a nutrirvi di sangue siete destinate.

Incatenati nelle tenebre, ripudiati dalla luce,

vivrete per il resto dei secoli nel modo più truce.

Respinti dalla vostra stirpe,

disdegnati dalla vostra specie,

panico e morte ovunque avete disseminato.

Ad una vita maledetta siete condannate,

nell’umanità voi più non rispecchiate.

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Agosto 2020, Luogo sconosciuto, mondo babbano, notte

 

“Ahahahah! Ma sul serio gliel’hai detto? Non ci credo!” La voce della ragazza riecheggiò nella notte.

“Te lo posso assicurare… anzi: te lo giuro! Su quello che vuoi!” Le rispose il ragazzo a tono, poggiandole un braccio sulle spalle e trascinandola deciso sulle strisce pedonali.

Un’auto che stava arrivando nella loro direzione iniziò a rallentare per lasciarli passare.

“Uuuh! Una nuova coppia si sta formando!” Riecheggiò da dietro la voce di un terzo ragazzo, che correndo li raggiunse sulle strisce insieme ad altri due della compagnia.

La ragazza si voltò ridendo verso di loro, fermandosi in mezzo alla strada. Tecnicamente la sua espressione doveva servire per incenerirli, far loro paura, ma in realtà riuscì solo a ricreare una risatina imbarazzata. In fondo il suo amico non aveva del tutto torto. A lei l’altro ragazzo piaceva.

“Ma stai zitto!” Ribatté soltanto.

Una clacsata li riportò tutti quanti alla realtà. Erano fermi in mezzo alla strada e un autista sempre meno paziente stava facendo loro segno di sgomberare il passaggio.

Sbuffando, la ragazza finì l’attraversamento, seguita a ruota dagli altri, che continuavano imperterriti con le loro battutine.

Dopo pochi minuti avevano finalmente raggiunto il parcheggio dove avevano lasciato le loro auto e avevano iniziato i soliti riti di saluto.

Il loro ciarlare allegro si sollevava, espandendosi nella notte e riempiendola. Nonostante le tante auto parcheggiate, erano gli unici presenti dentro a quel parcheggio.

La ragazza si estraniò un attimo, alzando lo sguardo verso il cielo.

Quella notte pesanti nubi che promettevano pioggia coprivano tutto il manto del cielo, nessuna stella era visibile. Solo un debole raggio di luna sfidava l’oscurità, facendo timidamente capolino da dietro la distesa di nuvole.

Non ne capì il motivo, ma un brivido le corse lungo la schiena.

“Terra chiama Ellen! Bella addormentata sveglia!” La raggiunse di colpo la voce di Aaron.

La ragazza scosse la testa, ricordandosi improvvisamente dove si trovava. Alla fine, era stata felice di aver trovato quei ragazzi, che nonostante tutto l’avevano accettata benevolmente nel loro gruppo. Aveva spesso la tendenza a distrarsi, a rifugiarsi nel suo mondo e per questo era stata additata più volte come “stramba”.

“Sì? Cosa c’è?” Chiese alla fine cercando di prestare attenzione al ragazzo.

Quegli strani brividi che continuavano a correrle lungo la spina dorsale però non l’avevano ancora lasciata.

“Ti ho chiesto…” ripetè paziente Aaron “se vuoi che ti porti io a casa oppure se vuoi che sia Joe. Siamo entrambi in strada, a noi non cambia.”

“Per me è uguale, decidete voi. Non cambia neanche a me.” In realtà le cambiava eccome, sapeva benissimo chi avrebbe voluto che la riaccompagnasse a casa, ma non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura.

“Ok, Joe tu riporta Aubrey e Karen. Io porto Ellen, Justin e Cory. Justin davanti che scende per primo, gli altri dietro.” Decise velocemente Aaron, estraendo le chiavi della macchina come se fossero un’arma e puntandole poi contro l’auto stessa. “Apriti sesamo!” Urlò in maniera teatrale. I lampeggianti partirono di colpo, illuminando per pochi secondi a giorno l’intero parcheggio.

“Ma quanto sei cretino?” Borbottò Karen dirigendosi verso la portiera della macchina.

“E devi vedere cosa combina a lezione!” Le diede manforte Justin, precipitandosi a sua volta verso l’automobile. Lui e Aaron studiavano nella stessa facoltà.

Ellen invece arrivò con più calma.

Prima di salire gettò un’altra occhiata al cielo. Una nuvola si era completamente spostata, lasciando totalmente scoperta la luna. Era piena.

 

“Dai Ellen! Domani sera andiamo in quel pub che ti piace tanto così accontentiamo un po’ anche te! Buonanotte!” Erano rimasti solo lei ed Aaron nella macchina. Tutti gli altri erano già scesi, augurando a turno la buonanotte e venendo poi inghiottiti dal buio.

Ellen annuì distrattamente, mentre era con la testa quasi completamente dentro alla borsa. Era talmente grande che poteva metterci dentro di tutto, ma proprio perché ci stava ogni cosa, non riusciva mai a trovarci nulla. E in quel momento non riusciva a trovare le chiavi. Non riusciva mai a trovarle, le chiavi!

Poi era nervosa, quella strana sensazione, quel brivido che le aveva attraversato la spina dorsale nel parcheggio era ancora lì. E la presenza di Aaron non aiutava per nulla.

“Ellen? Ci sei?” Le chiese Aaron tirando il freno a mano, attivando le quattro frecce e accendendo la luce. Aveva come l’impressione che sarebbero rimasti lì ancora un pezzo.

“Sì, non riesco solo a trovare le chiavi.” Rispose lei, cercando di mantenere un tono di voce fermo. In realtà il panico la stava completamente assalendo. E non capiva neanche il perché. Cioè, fosse stata semplice agitazione perché si trovava da sola con Aaron, avrebbe anche potuto capire, quella non era di certo la sua prima cotta.

Il problema era quella strana sensazione che non la abbandonava dal parcheggio. Come se qualcosa la stesse soffocando, come se una grande catastrofe si stesse per abbattere su di lei.

Finalmente riuscì a trovare le chiavi e con un sospiro di sollievo scese dall’auto. Aaron rimase a guardarla finchè lei non sparì dietro ad un cespuglio, poi se ne ritornò sulla strada sgommando.

Ellen si strinse nella giacca, mentre una folata di vento più forte, più gelida e più tagliente delle altre la attraversò. Ancora pochi passi e poi avrebbe potuto aprire il portone di casa e rifugiarsi al suo interno, al caldo e al sicuro. Era quasi certa che sua madre la stesse aspettando ancora sveglia.

Qualcosa di simile ad un lamento però la bloccò. Era un verso strano, quasi animalesco, sofferente. La ragazza gettò un’occhiata preoccupata al vicolo in cui si trovava, ma per quanto avesse aguzzato la vista, non riuscì a scorgere nulla di strano nel buio della stradina familiare che la circondava.

- Basta così Ellen – pensò tra se e sé – hai visto solo troppi film dell’orrore e sei facilmente suggestionabile. –

 

E allora perché aveva all’improvviso affrettato il passo?

 

Le ombre attorno a lei avevano iniziato a moltiplicarsi.

 

– Smettila di dire sciocchezze. È notte. –

 

Perché il suo istinto le diceva di mettersi a correre se voleva avere salva la vita?

 

Ma lei non ci riusciva a correre. Era paralizzata. Era completamente paralizzata.

 

Se veramente la sera successiva voleva andare in quel pub che le piaceva tanto?

 

Le ombre… le ombre avevano circondato ogni cosa. Ogni cosa. Neanche la luce del lampione riusciva più a vedere.

Avevano circondato ogni cosa, avevano circondato lei.

 

– Andiamo Ellen! Sarà saltata la corrente come al solito! –  

 

Se voleva rivedere Aaron la sera successiva?

 

Corri Ellen, corri!

 

Non andrai mai in quel pub. Aaron non lo rivedrai più. E neanche la tua famiglia.

 

Sono bestie che si nutrono di sangue. Ma prima di farlo si nutrono di altro. Si nutrono delle tue paure. La tua mente per loro è un banchetto. Si nutrono delle tue paure, perché prima ti tolgono tutto, anche la speranza. La speranza di sopravvivere. E ti fanno impazzire. Alla fine sei tu a pregare loro di nutrirsi del tuo sangue.

 

Solo per farla finita.

 

E una madre sempre più preoccupata passerà la notte insonne, girando e rigirando per la stanza.

– Sarà rimasta a dormire da un’amica scordandosi di avvisare? –

Proverà a chiamarla sul cellulare, sentendolo squillare inutilmente a vuoto. Contatterà gli amici che non risponderanno, sprofondati nel loro mondo di sogni sereni, totalmente ignari di come la vita della loro amica sia stata spezzata in un attimo.

No, la cerchi nel posto sbagliato.

Il suo cadavere completamente esangue si trova a pochi passi dalla casa.

Quella stessa casa dove tutti si sentono al sicuro finchè l’orrore non colpisce.

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1 Settembre 2020 ore 19.30, Londra, Ministero della Magia, Dipartimento Auror, Ufficio del capo Auror Harry Potter




Harry Potter fece un salto sulla sedia. 
Stava radunando le sue cose per tornare a casa dalla moglie Ginny, quando il primo Ministro della Magia era entrato come una furia nel suo ufficio, urlando come un pazzo.  
Anche andando indietro con la memoria al tempo della guerra contro Voldemort, Harry non aveva mai visto Kingsley così fuori di sè. Anzi, era sempre stata una persona alquanto pacata, pronto a dispensare pillole di saggezza a tutti.
Ma più Harry lo ascoltava, più gli veniva voglia di urlare a sua volta. 
"Come sarebbe a dire che l'Espresso per Hogwarts è stato attaccato?" Si limitò a chiedere con un filo di voce, buttandosi a peso morto sulla poltrona e prendendosi la testa tra le mani. Non poteva lasciarsi prendere dal panico. Non poteva. Non poteva e non doveva.
Ma aveva lasciato due dei suoi figli su quel treno proprio quella mattina, convinto che fossero al sicuro e che si stessero recando solo a Scuola. Non che sarebbero stati attaccati appena svoltata la curva. 
Non ricordava neanche di averlo fatto, ma di punto in bianco si ritrovò davanti al camino, con il fuoco acceso e un pugno di polvere volante in mano, sordo ai richiami di Kingsley. 
"Ci sono i miei figli su quel treno!" 
Non ascoltò il suo discorso sul fatto che ormai il danno era fatto, che il treno era già arrivato ad Hogsmeade, che gli studenti erano già al Castello. Che tanto valeva formare una squadra Auror e solo dopo recarsi alla Scuola e indagare. 
Non ascoltò nulla di tutto quello: il suo istinto di padre aveva ormai preso il sopravvento. 
L'unica cosa che gli interessava era irrompere a scuola e assicurarsi che sua figlia Lily e suo figlio Albus stessero bene e fossero al sicuro.
"Hogwarts. Ufficio della Preside McGrannit."


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             CIAO A TUTTI!
 
 
   
Ero già uscita su Efp con questo prologo e avevo anche iniziato a postare alcuni capitoli, ma da una parte ho avuto un po' un blocco (anche a causa di certi soggetti che dopo i pochi primi capitoli sono scomparsi, lasciandomi un personaggio di cui non sapevo cosa farmene) e un po' ho cambiato io idea a metà storia: volevo una versione molto più dark e "oscura" (passatemi il termine) e così come la storia si stava evolvendo non mi piaceva per nulla.
Perciò prima di iscrivervi, vi invito a pensarci bene: voglio persone che stiano dietro alla storia SEMPRE, quindi che SI FACCIANO SENTIRE ALMENO OGNI DUE CAPITOLI e questa volta voglio procedere con una selezione dei personaggi fatta per bene. Inoltre in molte occasioni i personaggi si troveranno davanti a dei bivi o vi farò delle domande su di loro, perciò DOVRETE RISPONDERE per forza.
È una interattiva, perciò ora tocca @ voi! 
Massimo due OC a testa, i vostri personaggi DEVONO avere un ruolo nella squadra di Quidditch, e POSSIBILMENTE essere PREFETTI (quindi quinto anno in su). Cercate di darmi sia uomini che donne per favore! 
Non escludo che qualche personaggio potrebbe anche fare una brutta fine, perciò una volta iscritti non voglio piagnistei. :P
  
Inviatemi i vostri personaggi per MP e vedrò di inserirli al meglio nella storia!
 
  
SPECIFICHE: niente personaggi della nuova generazione, se li farò comparire sarà solo per una mia scelta.

Sono ben accetti lupi mannari, vampiri, mezzi demoni ecc (ditemi voi se li volete buoni oppure no: ma vi prego! Niente vampiri alla twilight!!). Così come anche veggenti, legimens, Metamorfomagus e personaggi con poteri un po' fuori dalla norma (ma non fatemeli tutti strani, controllate anche le altre recensioni!).
      
 
SCHEDA:
 
 
Nome e cognome: 

Casa, ruolo in squadra ed eventuale incarico ricoperto:
Età:
Descrizione fisica e psicologica del personaggio:
Storia del personaggio e della sua famiglia:
Animale, descrizione e nome (nessun animale che non sia previsto per Hogwarts: solo gufi, rospi o gatti): 
Com'è avvenuto lo smistamento:
Bacchetta:
Patronus e ricordo più felice:
Materie seguite per i GUFO/MAGO e cosa vorrebbe diventare (non tutti Auror per favore!):
Altro:

A presto! ;)

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Capitolo 2
*** 1 - Quel maledetto treno per Hogwarts (scelta OC) ***


3 - Quel maledetto treno per Hogwarts

Ecco a voi la scelta degli oc: ho diviso tra principali (che compariranno sempre) e secondari (che compariranno meno spesso).

GRIFONDORO:

PRINCIPALI:  

7° anno: Joseph Ashen (CAPOSCUOLA) Francisco Suarez (prefetto)

6° annoMichelangelo David Hamato


SECONDARI: 7° anno = Gabriela Suarez  6° anno = Milly Halliwell
                 
Squadra Quidditch:

Portiere e capitano: Francisco Suarez
Cercatore: Joseph Ashen
Cacciatori: 1) Michelangelo David Hamato  2) Gabriela Suarez  3) --
Battitori:    1) Milly Halliwell     2) --


CORVONERO:


Principali:   7° anno:  Eleonore Grimm (CAPOSCUOLA), Micah Price (prefetto)
                 6° anno: Page Anderson (prefetto), Brian Durrel Hunt

secondari: 7° anno: Anastasia Davis
                 

Squadra Quidditch:

Capitano e battitore 1): Micah Price   
                                 2) Brian Hunt
Cercatrice: Eleonore Grimm
Cacciatori:    1)  Anastasia Davis      2)Page Anderson  3) --
Portiere: --





SERPEVERDE:

principali: 7° anno: Caitriona Lex Freiser (prefetto), Robin Rhodes
               6° anno: Federica Daylerk (prefetto), Raphael Hamato (prefetto)

secondari: Diamante Penelope Nott
               
Squadra Quidditch:

Capitano e cacciatrice 1: Federica Daylerk
                               2)Raphael Matthew Hamato   3)Caitriona Lex Freiser
Cercatrice: Diamante Nott
Battitori:    1) Robin Rhodes   2) --
Portiere: --



TASSOROSSO:

principali:  7° anno: Michael Morris (prefetto), Daniel Freeman (prefetto)
                6° anno: Jonathan Morrison (prefetto), Water White

squadra Quidditch:

Capitano e battitore 1: Daniel Freeman
                battitore 2: Michael Morris

cacciatori: 1)Jonathan Morrison    2) --   3) --
cercatore: Water White
portiere: --


Vi lascio al capitolo! Buona lettura!

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QUEL MALEDETTO TRENO PER HOGWARTS



1 settembre 2020, ore 10.55 - Stazione di Londra, Binario 9 e 3/4, Espresso di Hogwarts 
"Controlla prima tu!"
 
"No, tu!"
 
"Manco morta!"
 
"E se hanno posizionato il solito incantesimo elettrico sulla porta? Non ci tengo a morire fulminata!"
 
"Perchè, secondo te dovrei farlo io?"
 
Era da 10 minuti buoni che due ragazze serpeverde e una tassorosso, Robin Rhodes, Diamante Nott e Water White stavano intasando una porzione di corridoio sul treno. Erano ferme, davanti ad una porta chiusa, la stessa porta oggetto della discussione e che nessuna di loro si decideva ad aprire.
 
"Che sta succedendo qui?" Chiese una voce maschile profondamente divertita dalla scena. "Tre ragazze impaurite da una porta chiusa?" A parlare era stato Brian Hunt, un corvo del sesto anno. Si era appoggiato ad un lato del corridoio ed era rimasto ad osservare divertitola scena per qualche minuto, prima di segnalare la sua presenza. Con capelli castano-dorati ricci e lunghi fino alle spalle, gli occhi color nocciola, la carnagione chiara e le lentiggini, veniva considerato uno dei ragazzi più ambiti della scuola. Non che a lui interessasse: era fedele da due anni alla sua Caroline, che però era babbana e ciò li portava a stare divisi per lungo tempo.  
 
Diamante e Robin si scambiarono un'occhiata, poi esclamarono in coro. "Perchè non la apri tu?"

"E nella migliore delle ipotesi finire in uno scompartimento pieno di serpi? Non sono mica matto! Ma la scena  era davvero divertente! Ci si vede!" Rispose Brian, ripescando da terra la valigia e salutando con la mano le tre ragazze, prima di allontanarsi nel corridoio.

In quel momento il treno partì con un fischio.

Robin aspettò che il ragazzo si fosse allontanato dalla visuale, poi estrasse la bacchetta e recitò una formula particolare per ben tre volte prima di arrischiarsi ad appoggiare la mano sulla maniglia - perchè un generico "finite incantatem" non sarebbe bastato per aprire quella porta. Non senza rimetterci almeno un dito si intende.- Con un sospiro di sollievo si accorse che la cosa aveva funzionato. 
Come previsto, Anastasia Davis, una Corvonero del settimo anno, era sdraiata di schiena e occupava tutti i sedili del lato destro dello scompartimento, mentre teneva la testa - con gli occhi  ostinatamente chiusi - appoggiata sulle cosce di Jonathan Morrison, un Tassorosso del sesto -  che si limitava a sfogliare con aria svogliata la Gazzetta del Profeta e che alzò lo sguardo verso di loro allo scorrere della porta.
   
Water sollevò le gambe di Anastasia e si sedette sul sedile appena liberato. "Perchè tutti gli anni dovete sempre incantare la porta? Non che non conosca l'incantesimo per sbloccarla, ma come faccio a sapere se siete davvero voi due dentro allo scompartimento? Non vorrei mai beccare una coppietta intenta a sbaciucchiarsi!" Commentò con tono divertito. 
 
Anastasia, a quelle parole, aprì finalmente gli occhi. "Perchè speriamo sempre che qualcuno ci caschi! Ma lo sai quant'è divertente stare dietro a questa porta ad ascoltare tutte le imprecazioni che lanciano i ragazzi che cercano di aprirla?" Commentò con una risatina mentre si sistemava meglio. Ora utilizzava Jonathan come cuscino e Water come poggia piedi. "E poi l'incantesimo è tutto di Jonathan, non mio." Aggiunse adorante.
 
Tutti quelli che li conoscevano li scambiavano per una coppia consolidata, ma loro avevano sempre negato. Chi non credeva nell'amicizia uomo-donna, non poteva capire la loro.
 
Il ragazzo ridacchiò, iniziando a giocherellare con le ciocche dell'amica. 
 
Passata l'ora di pranzo, la porta dello scompartimento si aprì di nuovo e un'altra ragazza fece capolino dalla porta: Gabriela Suarez, una ragazza Grifondoro del settimo anno alta, con i capelli biondo ondulati lunghi fino alla schiena e gli occhi azzurri screziati d'oro.

"Jonathan cosa ci fai da solo in uno scompartimento con quattro donne? Ti dai alla pazza gioia?" Chiese con tono divertito.
"Hai ragione, siete diventate troppe e il livello di ormoni è ormai schizzato alle stelle. Mi defilo." Tra i brontolii di protesta di Anastasia - che non voleva perdere il suo cuscino e non voleva muoversi da lì - il ragazzo si alzò in piedi. "Tanto dovevo andare comunque, tra un po' c'è la riunione dei Prefetti. Vieni Ani? - chiese rivolgendosi alla ragazza, che continuava a stare sdraiata - Ci vediamo più tardi voi altre!" Fu il suo saluto generale prima di sparire dietro alla porta.



 
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1 settembre 2020, ore 14.55
 - Espresso di Hogwarts 



"E così la Grimm è diventata caposcuola insieme ad Ashen?" Chiese una alquanto interessata Federica Daylerk alla sua compagna di casa Serpeverde Caitrona, mentre si dirigevano verso il vagone che avrebbe ospitato la prima riunione dell'anno dei Prefetti e Capiscuola.
Federica ricopriva il ruolo di cacciatrice e capitano per la squadra di Serpeverde. I suoi capelli ricci e castano scuri quel giorno erano stati raccolti molto frettolosamente in una sorta di chignon, mentre nei suoi grandi occhi marroni risaltavano le striature gialle grazie alla luce del sole che filtrava a tratti dai finestrini. Quella estate, a sorpresa, era arrivata per lei la spilla di Prefetto, insieme a molte responsabilità, forse di più di quelle che avrebbe mai potuto supporre.
 
"Sì, esatto. Che diventasse lei Caposcuola si dava quasi per certo già alla fine dell'anno scorso, ma Ashen è stata una sorpresa per tutti. Credo che lui stesso non se lo aspettasse." Specificò Lex (come ormai tutti chiamavano Caitrona), che era, ormai per il terzo anno di fila, Prefetto di Serpeverde, oltre che la migliore amica di Eleonore Grimm, perciò la persona più indicata alla quale chiedere. Caitriona era una ragazza non troppo alta, con un fisico medio, e dei bellissimi capelli rosso mogano con colpi di sole ramati. "Erano tutti convintissimi per lei, ma chi sarebbe diventato Caposcuola al suo fianco è rimasto un mistero fino all'ultimo" Aggiunse, sistemandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. 

"Ma... Ma è una Grimm... Insomma..." Insistette Federica, non sapendo però bene come continuare. In fondo Caitrona era la sua migliore amica: sarebbe stato giusto esporsi?
Non che avesse qualcosa contro Eleonore Grimm, che neanche conosceva. Aveva solo paura. Lei era una mezza vampira. E i Grimm, oltre che una delle famiglie purosangue più antiche e in vista del mondo magico, erano anche una notissima famiglia di cacciatori. Cacciatori di creature oscure: lupi mannari, vampiri, demoni... per quella famiglia, per quanto ne sapeva Federica, lei era solo l'ennesima creatura da eliminare dalla faccia della terra. 
La famiglia Daylerk era una delle più antiche dell'Inghilterra: secondo alcuni esistevano ancora prima che venisse fondata la stessa Hogwarts. Proprio per questa sua longevità, aveva avuto al suo interno moltissimi maghi appartenenti alle specie più disparate, tra cui vampiri e lupi mannari. Alcuni di loro uccisi proprio dai Grimm. E il fatto che sarebbe stata per tutto l'anno, come Prefetto, sotto tiro della Caposcuola era una cosa che lasciava Federica molto indecisa: forse avrebbe dovuto rinunciare alla carica e rimanere nell'anonimato?
 
Lex sembrò leggerle nel pensiero "Fede, ad Eleonore non interessa assolutamente nulla del tuo "stato". Io e Francisco - al nome del ragazzo Federica arrossì, anche se cercò di non darlo a vedere - siamo mezzosangue ma, nonostante ciò, siamo i suoi migliori amici. Non mi è mai stata una maniaca del sangue puro e se ne è sempre altamente fregata di ciò che dice la sua famiglia, sia materna che paterna. Però una cosa te la dico: capirà cosa sei a colpo d'occhio, anzi secondo me già lo sa. Ma non sarà questo a fornirle un pregiudizio su di te. Ci metto la mano sul fuoco."

Dopo un ultimo sorriso incoraggiante Lex aprì la porta con una spinta. Erano arrivati alla carrozza riservata ai prefetti.
 
 
 
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1 settembre 2020, ore 15.30
 - Espresso di Hogwarts 


Raphael Matthew Hamato - per gli amici "Raph"- un ragazzo alto, magro, muscolo, con i capelli castano rossicci, gli occhi color giada e Serpeverde, stava correndo lungo il corridoio del treno, che mai come in quel momento gli era sembrato così infinito. 
 
Troppo preso com'era a vegliare sul suo gemello Michelangelo - che si era addormentato con le cuffie dell'ipod incantato sulle orecchie non appena il treno era partito - si era scordato di una cosa fondamentale: era diventato un Prefetto quella estate e, come tale, doveva partecipare alla riunione. 
 
Perciò era in ritardo. Perciò stava correndo. Perciò il corridoio si stava allungando sempre di più e gli ostacoli sul suo cammino aumentavano esponenzialmente. 
 
Imprecò in giapponese, attirando degli sguardi curiosi su di sè. 
 
Poi, finalmente, la porta del giusto scompartimento gli si parò davanti. Alquanto eccitato all'idea di aver finalmente raggiunto la meta tanto agognata, diede un tiro troppo energico alla porta, che gli scappò di mano, spalancandosi del tutto e facendogli perdere l'equilibrio. Probabilmente l'avevano oliata proprio quella mattina, pensò mentre ruzzolava dentro allo scompartimento, attirando nuovi sguardi su di sè. Nella stanza erano presenti, ad occhio e croce, una trentina di persone.
 
"Ma che entrata del cavolo!" Sbottò a mezza voce, più a se stesso che a qualcuno in particolare.
 
"Hamato, mancavi giusto tu! Direi che possiamo iniziare a questo punto." La voce divertita di Eleonore Grimm lo raggiunse e si ritrovò ad imprecare di nuovo in giapponese: ecco un'altra cosa alla quale non aveva pensato. Eleonore Grimm era una dei due Caposcuola. E lo sapevano tutti che la sua famiglia era composta solo da cacciatori di creature oscure e da maniaci del sangue puro. E di sicuro le cose non potevano essere migliorate, visto che si erano uniti ai Black. 
 
Quello sì che era un vero e proprio problema: lui e il suo gemello erano Lupi Mannari.


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1 settembre 2020, ore 15.40 - Espresso di Hogwarts 
"Hamato, mancavi giusto tu! Direi che possiamo iniziare a questo punto."

Jonathan Morrison, alle parole della Caposcuola, si andò a sedere su una delle sedie che erano state disposte in file ordinate nello stanza. 
 
Era chiaro che dentro allo scopartimento era stato applicato un incantesimo estensivo irriconoscibile: 26 persone, altrettante sedie e una scrivania non ci sarebbero mai state altrimenti.
 
Senza cercare di farsi notare, lanciò un'occhiata allo specchio che si trovava in un angolo: essendo molto casinista di natura, non si sorprese dell'immagine riflessa. Un ragazzo con i capelli e gli occhi marroni, alto e con qualche lentiggine sul naso gli restituì lo sguardo. Un ragazzo che però aveva la divisa stropicciata, due calzini di colori diversi e la cravatta slacciata. Sempre senza cercare di farsi notare, cercò di aggiustare quanto poteva. Speranza vana. 
 
Michael Morris, un compagno della sua casa del settimo anno, con gli occhi grigi e i capelli neri con ciuffi ribelli sparati in ogni direzione, lo raggiunse tre secondi dopo. "Ehilà Jon! Ci si ritrova qui, vecchio mio!" Disse dandogli una fortissima pacca sulla spalla. "Come stai?"
"Fino a tre secondi fa stavo benissimo, Mike. Poi sei arrivato tu e mi hai distrutto la spalla." Rispose Jon seccato: la spalla gli faceva proprio male.
"Oh chiedo scusa, principessa! La prossima volta sfiorerò la tua dolce e delicata pelle di porcellana con un petalo di rosa!" Rispose l'altro, alquanto sarcastico. "Milly!" Aggiunse poi, prima di inglobare Milly Halliwell, che si era appena seduta pochi posti più in là, nella conversazione "Passate bene le vacanze?"

"Weilà! Ma ancora qui siete voi due?" Si unì ad essi una quarta voce maschile. Era arrivato anche Micah Emmanuel Price, un altro prefetto Corvonero del settimo anno, mano nella mano con la fidanzata Paige, sempre di Corvonero. Lui 
era un ragazzo alto e magro, abbastanza atletico con i capelli neri e gli occhi blu notte. Era talmente in grado di percepire le cose a colpo d'occhio, che alcuni suoi amici di provenienza babbana l'avevanosoprannominato Sherlock Holmes. Lei invece era una ragazza bassina, con i capelli neri a caschetto e gli occhi verdi brillanti, con un enorme ed innato intuito. Insieme avrebbero potuto essere una splendida coppia di detective.

"E dove altro dovremmo essere secondo te il primo di settembre?" Gli rispose alquanto divertito Michael facendogli l'occhiolino.


In quel momento Joseph Ashen - un ragazzo grifondoro del settimo anno - posizionandosi davanti alla scrivania con Eleonore Grimm accanto, fece uscire dei piccoli scoppiettii dalla bacchetta per attirare l'attenzione su di sè. "Iniziamo ragazzi? Non voglio essere noioso nè perdermi in inutili discorsi, perciò più siete collaborativi, meno dura la riunione, prima torniamo a farci gli affari nostri." Un mormorio d'assenso percorse la sala. "Bene. Innanzitutto, benvenuti a tutti, vecchi e nuovi Prefetti. Come vedete, quest'anno siamo davvero in tanti. Due Caposcuola - disse indicando se stesso e la Corvonero al suo fianco - e ben ventiquattro Prefetti, sei per casa, due per anno. Pertanto, per quanto riguarda le ronde notturne e per evitare polemiche da chi vuole stare con il fidanzato piuttosto che con la migliore amica, abbiamo deciso di dividervi in sei gruppi. Uno per ogni giorno della settimana, composto da quattro di voi, uno per casa. In questo modo cercheremo anche di consolidare l'unità tra le case, visto che è uno degli obiettivi della Scuola. Domande? Chi si offre volontario per estrarre i cartellini?" Domandò infine tirando fuori dalla borsa quattro sacchetti colorati, ognuno con lo stemma della casa corrispondente.
 
Paige Anderson alzò la mano. "Io avrei una domanda, o meglio, più una specificazione. Hai parlato di sei gruppi che avrebbero coperto tutta la settimana, ma i giorni sono sette. Il settimo gruppo da chi è composto? Da te ed Eleonore?"
 
"Esattamente Paige." Confermò la Caposcuola. "Si, voi dovrete formare i gruppi per coprire dal lunedì al sabato, io e Joseph copriremo la domenica. È la giornata più lunga e stancante, perciò abbiamo deciso di tenerla per noi. Inoltre la domenica ci sono spesso le gite ad Hogsmeade e sappiamo che molti di voi non vorrebbero passare la giornata a controllare uscite e passaggi segreti, alla ricerca di studenti che cercano di uscire senza permesso. Incarico maggiore, maggiori responsabilità. Altro?"
 
Micah alzò la mano a sua volta. "E se uno di noi si ammala o simili? Non credo che ci sia qualcuno in questa stanza che possa pensare di restare immune a qualsiasi cosa tutto l'anno. Nel caso i gruppi sarebbero scombinati."
 
"Questo è uno dei motivi per cui vogliamo creare gruppi così numerosi. Se si ammala uno di voi, o anche due, non sarete comunque da soli. E al massimo io ed Elly ci aggiungeremo a voi. Se si dovessero ammalare di colpo tutti, cosa che ritengo altamente improbabile, perchè in tal caso significherebbe avere una vera e propria epidemia ad Hogwarts - commentò Joseph strappando una risata generale - estrarremmo nomi sul momento, escludendo ovviamente tutti i malati."
 
"Allora, chi li estrae? E ricordatevi che se tentaste un incantesimo di appello per ottenere i nomi che volete, me ne accorgerei." Concluse Eleonore sorridendo sarcastica.
 
"E sarebbe anche una cosa perfettamente infantile." Commentò Milly Halliwell, una Grifondoro del sesto anno ridacchiando. Era una tipa tosta Milly: non troppo alta ma alquanto agile, si era subito distinta ai provini della sua squadra per il ruolo di battitore, dove un eccitatissimo Francisco l'aveva subito voluta in squadra. Quel giorno aveva legato i suoi capelli castani in una coda, mentre gli occhi marroni trasmettevano lampi divertiti all'idea che qualcuno potesse barare davanti ad Eleonore Grimm.
  
"Li estraggo io!" Si offrì invece Francisco Suarez, un Grifondoro del settimo anno, alzandosi in piedi e dirigendosi verso i due Capiscuola con un sorrisetto. Era un ragazzo molto alto, con i capelli biondo platino e gli occhi dorati screziati d'azzurro, magro e muscoloso, oltre che prefetto e capitano della squadra. Quel giorno aveva appiattito il suo solito ciuffo - altrimenti alzato.
 
"Bene, allora, partiamo con il gruppo del lunedì." Fu la risposta di Joseph.
 
 
 
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1 settembre 2020, ore 18.00 - Espresso di Hogwarts 


Quella prima riunione da Caposcuola non era neanche andata troppo male, si ritrovò a pensare Eleonore un'oretta dopo, mentre raccoglieva i fogli con i vari appunti presi a riunione. I ragazzi sembravano svegli e impazienti di svolgere il loro compito al meglio. Poteva uscire davvero un bel gruppo.
 
Sorrise in direzione della porta, dove la stava aspettando il suo ragazzo Daniel Freeman, un Tassorosso del settimo anno: era stato accettato di buon grado dalla sua famiglia solo perchè purosangue. E il fatto che fosse anche Prefetto, oltre che battitore e capitano della squadra, deponeva solo in suo favore. Era un ragazzo alto e muscoloso con gli occhi verde grigiasti e i capelli biondo-dorati mossi. 

Gli altri avevano formato piccoli gruppetti nella stanza e stavano allegramente chiaccherando.

Stava per uscire dallo scompartimento quando un enorme scossone attraversò il treno, facendo precipitare quasi tutti per terra come birilli. 
La stanza si riempì di imprecazioni.
Le luci si spensero di colpo.

Eleonore fu una delle poche a rimanere in piedi: era riuscita ad aggrapparsi all'ultimo secondo a Dan, che a sua volta si era attaccato alla maniglia della porta. Ma neanche loro riuscirono a rimanere in piedi quando arrivò il secondo scossone. Poi la Corvonero si trovò a rotolare per terra, mentre il treno inchiodava di botto tra fortissimi stridii.

"Oh no, non è possibile!" Pensò la ragazza, mentre il suo istinto "da caccia" iniziava a prendere il sopravvento. Erano tutti in pericolo "Non adesso, non qui!"

Sempre al buio e con un terzo scossone, il treno aveva ripreso la corsa - facendo nuovamente precipitare per terra i pochi che avevano provato a rialzarsi-, ma c'era qualcosa che non andava: Eleonore lo percepiva nelle stesse vibrazioni che si propagavano attraverso l'aria. Era come se non ci fosse più un conducente, come se il treno si muovesse perchè si doveva muovere. Come se non ci fosse nessuno a guidarlo.

"Stai bene?" Le chiese Daniel in un sussurro. "STATE TUTTI BENE?" Chiese poi alzando la voce. - Il dolce tassorosso che si occupava sempre di tutti. -

Ma nessuno fece in tempo a rispondere. 
La porta si spalancò da sola e un'ombra fece il suo ingresso nello scompartimento.
L'aria intorno a loro si fece gelida e tutto ciò che era contenuto in quella stanza venne ricoperto in pochi secondi da una spessa cortina di ghiaccio. Ancora prima però che il male iniziasse ad albergare nei loro cuori e i ricordi più dolorosi a prendere forma nelle loro menti, Eleonore balzò in piedi urlando "EXPECTO PATRONUM" e facendo uscire un lupo argentato dalla sua bacchetta. 

La creatura uscì dallo scompartimento volando, mentre il patronus lo attaccava, mordendolo da tutti i lati.

Ma non era un problema solo di quello scompartimento. Tutto il treno era sotto attacco.

La mente della Caposcuola lavorò molto velocemente, cercando di fare un quadro generale. Lo scompartimento dove si trovavano - al centro del treno - era temporaneamente al sicuro, ma non sarebbe durata per sempre. Inoltre c'erano il resto dei vagoni, con tutti gli studenti. Molti addirittura del primo anno.  

Indifesi.


Bisognava agire in fretta.

"Ragazzi, non c'è tempo da perdere. Tiratevi su. Chiunque di voi si sappia smaterializzare, alzi la mano, così come chiunque di voi sappia fare un patronus corporeo. Joseph: tu, Lex, Federica e Micah smaterializzatevi alla testa del treno. Credo che l'autista sia morto, o quantomeno svenuto. Fate quello che potete per far fermare il treno, o quantomeno stabilizzare la corsa. Uno di voi deve solo occuparsi di mantenere il patronus stabile, gli altri gli copriranno le spalle. Quando sarà il momento - e lo capirete - lanciate tutti e tre il vostro patronus verso la coda del treno. Francisco, Michael, Page: smaterializzatevi direttamente alla coda del treno e da lì e lanciate i vostri patroni verso la testa, sempre al momento giusto. Agli altri è affidato il compito di girare per il treno e scacciare dagli scompartimenti quegli esseri immondi. ADESSO." 

Forse perchè erano ancora tutti spiazzati per ciò che stava succedendo, forse un po' perchè aveva utilizzato quel tono fermo ed autoritario, nessuno osò contraddirla. Lo scompartimento venne illuminato debolmente da diverse luci argentate, tutti patroni evocati dopo l'ordine della ragazza.

Una serie di crack risuonarono nell'aria mentre un altro scossone agitava nuovamente il treno. Questa volta però, quasi nessuno cadde. Poi, a coppie formate sul momento, quasi tutti usciron, portando quel poco di luce con sè e procedendo a tentoni.

"Daniel, ti va di coprirmi le spalle?" Chiese Eleonore, seguendoli con lo sguardo.
"Cos'hai intenzione di fare?" Chiese lui con la bacchetta spianata e un'aquila danzante davanti al viso. Ma aveva una mezza idea di come la sua ragazza stesse per agire. La conosceva abbastanza per avere un'idea precisa di cosa avesse in mente.

La cacciatrice puntò la bacchetta verso l'alto. "Bombarda!" poi se la puntò ai piedi. "Wingardium Leviosa" pronunciò spiccando contemporaneamente un salto.

L'effetto dell'incantesimo unito alla spinta del salto la fece atterrare direttamente sopra a quel poco di metallo rimasto di quello che - fino a pochi secondi prima - era il "soffitto" dello scompartimento. 

Cercando di reggersi sulle sue gambe, sperando che bastassero nel caso ci fosse stato un'altro scossone e cercando di mantenere la mente sgombra, la caposcuola radunò tutti i pensieri felici in suo possesso. La prima volta in cui prese in braccio sua sorella Gretel, appena nata. La prima uscita con Daniel, il loro primo bacio, la loro prima volta. 
"EXPECTO PATRONUM MAXIMUM"

E la notte venne rischiarata a giorno.







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Ohilè! Ci siamo!
Lo so, sono un po' in anticipo ma i personaggi mi erano già arrivati giusti e non mi serviva altro, perciò ho deciso di partire subito. Quindi eccoci qua! ;)

Domanda 1: cosa ne pensate?


domanda 2: secondo voi l'autista è morto o è svenuto? Qualche altro studente si sarà fatto male o tutto tranquillo?

domanda 3: i vostri personaggi rispecchiano le aspettative? Ho sbagliato qualche posizionamento? (casa, anno, cariche...)

domanda 4: e Harry Potter? come reagirà?


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Capitolo 3
*** 2 - Un arrivo molto movimentato ***


4 - Un arrivo molto movimentato


Parto subito scusandomi con alcuni di voi: ho scritto questo capitolo molto in fretta, praticamente di getto e alcuni dei personaggi non compaiono. Avrei potuto ragionarci di più e farli sbucare fuori da qualche parte, ma mi sono resa conto che il capitolo è giusto in questo modo: inserire tutti a tutti i costi sarebbe stata solo un'inutile forzatura.
Detto questo, prometto che nel prossimo compariranno quelli che al momento ho trascurato (in particolare gli appartenenti ad una certa Casa e capirete il perchè): voglio cimentarmi in una introspezione psicologica.
Inoltre ho notato che la maggioranza di voi è sadica (e la cosa mi piace!): nelle risposte buona parte di voi ha detto "l'autista è morto e degli studenti si sono fatti male", senza contare che alcuni mi hanno anche suggerito cosa poteva essere successo al proprio personaggio.

Vi ho ascoltato? Non l'ho fatto?

A voi le risposte! Vi lascio al capitolo senza ulteriori indugi ;)

Che la buona sorte possa essere sempre a vostro favo... Katniss esci subito dalla mia fanfiction! Siamo in Harry Potter qui! u.u


UN ARRIVO MOLTO MOVIMENTATO



Robin Rhodes si guardò intorno, una volta entrata dai portoni di quercia che delineavano l'ingresso del castello. 
Ok, lei, Didi, Water e Ani
prima erano rimaste per tutto il tempo nello scompartimento  e dopo c'era stato il caos con i dissenatori, ma possibile che durante tutto il viaggio sul treno non l'avesse ancora incrociata? O che non fosse ancora venuta a cercarla?

Si diresse in Sala Grande e gettò un'occhiata al tavolo dei Tassorosso. Individuò subito Water, seduta accanto a Michael e - ovviamente - Jonathan, ma ancora nessuna traccia di Joceline. 
In quel momento Water alzò lo sguardo su di lei. Non ci fu bisogno di parole tra loro. Si alzò immediatamente in piedi e la raggiunse. La stessa cosa fecero Diamante e Anastasia poco dopo.

"Avete visto Jo?" Chiese subito Robin senza giri di parole.
Ma le altre scossero la testa.
"Pensavo di trovarla al mio tavolo, ma non c'è." Fu la risposta di Water.
"E non l'abbiamo vista neanche sul treno, nè prima nè dopo l'attacco." Aggiunse Anastasia.
"Magari l'ha semplicemente perso." Provò ad ipotizzare Didi. 
"Se così fosse tirerei un sospiro di sollievo, ma ho una brutta sensazione." Ribattè Robin. Tornò a voltarsi verso il tavolo dei Tassorosso, nella speranza che la sua amica fosse comparsa lì mentre loro erano distratte. Speranza vana.

Joceline Widehart non si vedeva da nessuna parte.

Didi lanciò un'occhiata veloce al tavolo degli insegnanti, alla ricerca della Preside. "La McGranitt non si vede." Constatò però a malincuore. "A questo punto ci conviene avvisare un insegnante. Meglio metterlo in allarme per nulla - magari Jo ha davvero perso il treno - piuttosto che..." Non ebbe il coraggio di terminare la frase. E la sua voce si spense nel nulla. Ma le altre capirono comunque.

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È da ormai più di un millennio
 
che i fondatori mi feceron Cappello,
 
con il compito di nelle vostre menti scrutare
 
per potervi alla Casa giusta assegnare.
 
È forse Grifondoro la vostra via?
 
Coraggio da leoni e innata signoria.
 
Oppure Corvonero dal grande intelletto,
 
dalle vostre menti trarrà diletto.
 
Oppure Serpeverde, menti acute e ambiziose
 
di raggiungere le mete più elevate saranno gioiose.
 
Infine Tassorosso, casa dei grandi lavoratori,
 
nessun amico potrebbe valere più ori!
 
Quando sulle vostre teste posato sarò,
 
alla casa giusta vi assegnerò.
 
Non temete che possa sbagliare, di ciò son comandante,
 
io sono il Cappello Parlante!




Francisco guardò il piccolo professor Vitious, Vicepreside, schiarirsi la gola ed iniziare a scandire i nomi di quelli del primo anno. 
In mezzo ad essi, con la testa alta e lo sguardo fiero, era  presente anche l'ultimogenita di casa Grimm, Gretel. Appena la individuò nella fila le fece l'occhiolino e la vide rispondergli con un sorrisetto. 
Lui era il migliore amico di Eleonore da sempre e quella bambina l'aveva vista crescere. Dopo la sua gemella Gabriela ed Eleonore, Gretel era la sua terza sorella. 
Come per rispondere ai suoi pensieri, in quel momento si sedette di fianco a lui proprio Gabri, con una fascia al braccio e l'aria di chi era appena uscita da una battaglia mortale.
"Poppy non ti voleva lasciar andare eh?" Le chiese in un sussurro divertito lui.
"No, ma ho insistito fino a farla cedere. L'ho presa per disperazione. Cosa vuoi che sia un braccio rotto!" Rispose lei sempre in un sussurro. 
In uno dei primi scossoni del treno era caduta a terra malamente, rompendosi il braccio destro, ma questo non l'aveva demoralizzata. Chiamando in causa tutto il suo coraggio Grifondoro, si era rialzata in piedi, aveva evocato il suo patronus - un delfino - e iniziato a girare per gli scompartimenti, cercando di aiutare chiunque ne avesse bisogno. 
Franz trattenne appena uno sbuffo. Tipico di sua sorella cacciarsi nei guai. Fosse stato per lui, l'avrebbe chiusa in una campana di vetro per proteggerla da tutto e tutti, ma sapeva che lei non glielo avrebbe mai permesso. Gettò un'occhiata alla fila dei primini, che stava lentamente diminuendo.
"Gretel ha già dimostrato tutta la sua stoffa Grimm comunque." Aggiunse lei, per cambiare argomento.
"Ah sì?" Chiese interessato lui. 
"Mi ricordavo in quale scompartimento si era seduta ed è stato - ovviamente - uno dei primi che sono andata a controllare. Ma non ho fatto in tempo ad arrivare lì: ci siamo incrociate a metà strada. Teneva in riga un gruppetto di ragazzine terrorizzate del primo anno, aveva la bacchetta alzata e un alano argentato davanti a sè. E si comportava come se stesse passeggiando per il parco." 
Francisco scoppiò a ridere, attirando l'attenzione di molti Grifondoro e guadagnandosi un'occhiataccia da Dalton, il professore di pozioni. "E cosa ti aspettavi di diverso?" Chiese asciugandosi una lacrima con la mano. "In quella famiglia imparano a difendersi ancora prima di camminare. Credo che un patronus lo sappiano già evocare verso i sette-otto anni. Per lei quella ERA una passeggiata per il parco."*

"Grimm Gretel!" Chiamò proprio in quel momento il Vicepreside.

"Quello che mi interessa sapere però - tornò sul discorso il Grifondoro con tono serio - è perchè la tua collana non ti ha avvisato."
Anche Gabriela tornò seria a quella affermazione. Il suo gemello aveva ragione: la sua collana aveva un ciondolo molto particolare, a forma di stella, che si illuminava ogni volta che stava per arrivare un pericolo. Ma non quella volta. Quella volta era rimasto muto.

Come se non avesse in alcun modo avvertito il pericolo. Come se fosse del tutto priva di poteri magici. 

"Non ne ho idea." Rispose corrugando la fronte.
"GRIFONDORO!" Urlò in quel momento il Cappello, dopo cinque minuti di silenzio. Un mormorio di sorpresa attraversò la Sala. Una Grimm a Grifondoro? 

"Gretel a Grifondoro? Ahahah! Non vedo l'ora di sapere la reazione dei Grimm!" Esplose Fran. I gemelli Suarez furono tra i primi del loro tavolo ad alzarsi in piedi battendo le mani, pronti a festeggiare la nuova arrivata.

I loro problemi furono temporaneamente accantonati.


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Joseph Ashen sbuffò in maniera rumorosa. 
Lui, Lex, Page e Micah erano seduti su delle sedie fuori dall'ufficio della Preside, in attesa di essere chiamati all'interno. Page avrebbe anche potuto recarsi in Sala Grande per la cena e per assistere alla cerimonia dello Smistamento, ma non se l'era sentita di lasciare Micah da solo in quel momento. Non dopo ciò al quale aveva assistito. 

La McGrannit aveva fatto apparire per tutti dei vassoi e delle coppe incantate per riempirsi automaticamente, ma quasi nessuno di loro aveva toccato cibo. Non dopo la scena raccapricciante alla quale si erano trovati davanti nello scompartimento dell'autista. A Page, la cui scena era stata solo raccontata da Micah, era salito un conato di vomito. Non osava immaginare i suoi amici, che avevano assistito in prima persona.

"Ma quanto ci mettono con Federica? Insomma, è chiaro che non può essere stata lei!" Si lamentò Lex, dondolando il piede avanti e indietro in modo ritmico. 

In un primo momento gli Auror avevano chiesto a tutti i testimoni dell'evento di raccontare quanto accaduto, cercando di estrarre più dettagli possibili dai loro ricordi. Ma poi qualcosa era andato storto.

Quando i ragazzi erano arrivati nello scompartimento, nessuno era presente all'interno. Micah, approfittando della sua conoscenza dei motori, si era subito messo alla guida, cercando di fare il possibile per rallentare e stabilizzare la corsa. Gli altri in un primo momento lo avevano protetto, poi, quando avevano captato il segnale, avevano inviato i loro patroni verso la coda del treno, esattamente come concordato. 
Era stato uno spettacolo vedere le luci di tutti i loro patroni fondersi, illuminando la notte come se fosse stato giorno. E ancora più bello era stato vedere quello sorta di scudo argentato assumere la forma del treno e scacciare lontano le ombre.

Ma fu proprio quella luce argentata a consegnare ai loro occhi uno spettacolo raccapricciante. Lo scompartimento non era affatto vuoto: i corpi del macchinista, dell'autista e della signora del carrello erano in realtà ammassati in un angolo. 

Ma non li si poteva più chiamare corpi: erano rimaste solo le pelli. Non c'erano più ossa, non c'era più carne, non c'era più sangue. Solo pelli ripiegate e raggrinzite, che occupavano un minuscolo angolo.

"Quella di sicuro non è opera dei dissenatori." Aveva commentato Joseph, esprimendo ad alta voce i pensieri di tutti.

Ci era voluto l'intervento degli Auror e un'analisi del DNA per confermare chi erano i proprietari di quei residui.

Ma quel punto gli Auror avevano cacciato tutti gli altri testimoni fuori dallo studio e avevano iniziato a torchiare Federica. Da lì si potevano sentire le urla della Preside, completamente furiosa del fatto che una sua alunna venisse trattata in quel modo.

"Hanno bisogno di un capro espiatorio, è evidente. E qual migliore se non una mezza vampira? I corpi - o ciò che ne resta - erano totalmente dissanguati. Ma è chiaro che non è stata lei, non mancava solo il sangue. Mancava tutto. E se continueranno a battere su questa strada faranno solo la figura dei deficienti." Commentò aspramente Micah.

"Senza contare che non ne avrebbe avuto il tempo. E' stata con noi sempre, durante la riunione dei prefetti. Ed è venuta con noi quando ci siamo recati nello scompartimento. Ha fatto la smaterializzazione congiunta con me. L'attacco era già iniziato e loro erano già morti quando siamo arrivati noi." Concluse per lui il discorso Page.

"E l'unico motivo per cui si trovava là era perchè Eleonore gliel'ha ordinato. Altrimenti avrebbe girato per gli scompartimenti insieme a tutti gli altri." Aggiunse Joseph.

"Elly probabilmente pensava che una mezza vampira fosse più difficile da controllare, per un dissenatore. Altrimenti non l'avrebbe mai inviata alla testa del treno. Neanche lei poteva immaginare che sarebbe successo tutto questo casino." La difese subito Lex.

"Ma dov'è a proposito?" Chiese Page guardandosi intorno. 
Inizialmente la Caposcuola era con loro insieme a Daniel, ma dopo aver raccontato agli Auror di cosa avessero fatto per la difesa del treno, erano entrambi spariti.

"Credo che stia cercando di contattare suo padre." Le rispose di nuovo Lex. 

"Esattamente" Rispose una voce alle loro spalle. "La stanno ancora torchiando?" Eleonore e Daniel erano ricomparsi. Ma non erano da soli. Dietro di loro c'era Harry Potter. Il mago li guardò uno ad uno, poi sospirò. "Su forza, entrate tutti." 

Sarebbe stata una lunga notte.



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Federica alzò gli occhi al cielo, esasperata. "Quante volte devo ripeterglielo? NON SONO STATA IO! Ma prima di farvi diventare Auror vi sottopongono al test di stupidità? Mi aspettavo di meglio dalla squadra di Harry Potter." 

"Non peggiori la sua posizione, signorina Daylerk. Lei è già nei guai." Ripetè l'Auror ottusamente.

"E come diavolo avrei fatto? Ci sono venticinque testimoni pronti a giurare che ho passato con loro il pomeriggio, alla riunione dei prefetti. Poi, quando è partito l'attacco, sono stata portata con una smaterializzazione congiunta nel vagone del macchinista, insieme ad altre tre persone. Non ho passato un attimo da sola." Ribattè Federica. In quel momento i suoi canini acuminati spuntarono, come ogni volta in cui si sentiva minacciata.

"Questa storia sta diventando davvero ridicola!" Le dette man forte la McGrannitt.

"E' semplice: li ha ipnotizzati per far loro credere queste cose e avere un alibi." 

La Serpeverde a quel punto battè un pugno sulla scrivania, piena di rabbia. Non ne poteva più. Aveva avuto una giornata stancante, aveva lottato contro dei dissenatori e adesso veniva accusata di un crimine che non aveva commesso. Solo perchè si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.

"N.O.N.-S.O.N.O.-S.T.A.T.A.-I.O"

Maledisse mentalmente Eleonore Grimm per averla mandata alla testa di quel maledettissimo treno. Stava per aggiungere un'altra cattiveria, ma la porta dietro di lei si aprì, facendo entrare Harry Potter, seguito proprio dall'oggetto delle sue maledizioni. E dagli altri compagni di scuola.

"Non è stata lei, per Merlino! Lo volete capire o no?" Si introdusse subito nella conversazione Caitrona.

L'Auror fece per ribattere, ma questa volta fu Harry a prendere in mano la situazione. 
"Basta così Carson. Me ne occupo io, grazie. Torna a casa. E' un ordine." 

Si era accertato con i suoi occhi che entrambi i figli stavano bene e adesso era pronto ad entrare in azione. 
Una parte di lui si rimproverava di non essere intervenuto prima, lasciando il tutto in mano ai suoi sottoposti, ma dall'altra la Guerra che aveva vissuto gli aveva lasciato un segno profondo nel cuore. Non voleva perdere nessun altro e i suoi figli erano al primo posto. 
Ma di certo lui non avrebbe mai accusato ciecamente una ragazzina, la cui unica colpa era il sangue che le scorreva nelle vene. Ed era rimasto sconcertato quando Eleonore, che lui conosceva sin da bambina - suo padre Brian era uno dei migliori nell'ufficio Auror - lo aveva raggiunto come una furia urlando che non si poteva permettere di trattare una ragazza in quel modo solo perchè in parte vampira. Gli aveva un po' ricordato lui da giovane. 
Tornato in ufficio avrebbe messo Carson alle scartoffie. Un tale deficiente non poteva di certo portare avanti le indagini.

"Minerva permetti?" Chiese rivolgendosi alla sua vecchia insegnate. "Vorrei usare il vecchio pensatoio di Albus, per capire se qualcosa ci è sfuggito. Ma se c'è una cosa di cui sono certo è che non è stata lei, signorina Daylerk." Aggiunse velocemente voltandosi verso la ragazza. "Le porgo le mie più sentite scuse, a nome di TUTTO l'ufficio Auror." 

Federica sospirò di sollievo. Non le era di certo piaciuto essere stata trattata in quel modo. Ma Harry Potter era lì davanti a lei, in quell'esatto momento e le stava chiedendo scusa. Di certo non era una cosa che capitava tutti i giorni. "Grazie." Si limitò perciò a dire con tono distaccato. Era ancora furibonda, ma era chiaro che in quella situazione non avrebbe potuto ottenere di più.

"Cosa dobbiamo fare quindi, esattamente?" Chiese Daniel.

"Fornirmi i vostri ricordi signor Freeman. Basterà estrarli con la bacchetta ed inserirli in questa boccetta di vetro. - Spiegò pazientemente il Capo Auror, facendone apparire una  "Provvederò personalmente ad analizzarli con calma. Ancora pochi minuti e potrete recarvi in Sala Grande per il resto del banchetto. E magari sarebbe utile avere anche quelli degli altri Prefetti, oltre che..." e qui cercò con lo sguardo la sua vecchia insegnante, che fino a quel momento lo aveva ascoltato con attenzione.
"Immagino che vorrai tutti i ricordi di tutti gli studenti." Completò lei per lui. "Cercheremo di fornirti ogni aiuto possibile, ma la stabilità psicologica di ogni ragazzo del Castello viene al primo posto." Aggiunse con decisione.

"Naturalmente." Concordò lui.

"Ma non abbiamo bisogno di cercare un colpevole! E' chiaro che è stata lei!" Provò di nuovo ad insistere l'Auror, puntando il dito contro Federica.

Un leggero bussare alla porta ruppe quell'attimo di imbarazzo.

"Che altro c'è adesso?" Chiesa la Preside con tono leggermente disperato. "Avanti!"

Un altro Auror entrò. "Chiedo scusa signore, ma hanno trovato..." Si interruppe però alla vista dei molti studenti presenti nella stanza. In particolare sembrò soffermarsi su Daniel.
"Per l'amor del cielo, Dawson! Finisca la frase!" Lo riprese la McGrannit impaziente.

L'auror aspettò un cenno d'intesa da parte del suo capo, prima di tornare a parlare. "Hanno trovato un altro... cadavere. Stessa modalità degli altri tre. Ma questa volta non era sul treno. Era nel bosco che si trova vicino ai binari, poco dopo il punto dal quale sembra essere partito l'attacco. E... " L'uomo fece un grosso respiro prima di completare la frase. Faceva fatica a pronunciare quelle fatidiche parole. "Si tratta di una studentessa. Joceline Widehart."

Se un dissenatore fosse entrato in quel momento nella stanza, si ritrovò a pensare Joseph, non avrebbe potuto peggiorare l'atmosfera più di così. A quelle parole l'aria si era come congelata.

Daniel aveva spalancato gli occhi, completamente sconvolto dalla notizia. Aveva quindi capito per quale motivo l'auror si era soffermato di più su di lui. La spilla da Prefetto, con lo stemma di Tassorosso, era in bella vista sul suo petto. Jocelyn era una sua compagna di casa e in quella stanza era quello che la conosceva meglio di tutti. "No! No! No!" Si ritrovò a ripetere come una cantilena, portandosi le mani sul viso.

"Ed ecco la prova che non è stata Federica - se mai ce ne fosse stato bisogno." Commentò Eleonore amaramente, mentre allungava una mano verso il braccio di Daniel. "E' stata con noi tutto il pomeriggio. Non è un vampiro vero e ipnotizzare anche una sola persona le richiede un dispendio di energie enorme. Sarebbe stato impossibile per lei ipnotizzarci tutti in condizioni normali, figurarsi dopo aver attaccato Jo." Si interruppe un attimo, solo per gettare un'occhiata in tralice all'auror, come per sfidarlo ad affermare il contrario. "Sempre se fosse stata capace di uscirne viva, da uno scontro con Jocelyne." Aggiunse poi, marcando per bene la conclusione.

"In che senso, uscirne viva?" Chiese a quel punto Harry Potter.

"Nel senso che Jo aveva dei geni della licantropia: suo nonno era un lupo mannaro e qualcosa le ha trasmesso. E se un mezzo vampiro si dovesse scontrare con un mezzo lupo mannaro... beh scommetterei tutto sul mezzo lupo." 


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* i Grimm derivano da generazioni e generazioni di cacciatori, perciò temono sempre qualche vendetta. Appena iniziano a manifestare magia involontaria vengono perciò posti sotto la guida di un istruttore privato, che dai cinque anni insegna loro a gestirla e vengono dotati di bacchetta, costruita ad hoc da artigiani privati (tanto qualsiasi cosa facciano sarà sempre colpa dell'efo domestico). Non è un'infanzia felice: mentre gli altri bambini pensano a giocare e divertirsi spensierati, loro imparano a cacciare e ad uccidere creature oscure, oltre che a gestire la paura.


Eccomi di nuovo!
Oppalè! A quanto pare qui c'è qualcosa che non torna. Voi che ne dite?
Domandona generale: come elaborano un lutto i vostri personaggi?




ps: non abituatevi a questi ritmi di aggiornamento, è solo un periodo in cui ho la mente che produce e molto molto molto tempo libero. (E segnalate sempre eventuali errori o sviste!)







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Capitolo 4
*** 3 - Possiamo solo contare su noi stessi ***


5 - Possiamo solo contare su noi stessi


Ok, eccomi di nuovo. Una sola nota prima di lasciarvi alla lettura del capitolo.

LE DOMANDE CHE FACCIO ALLA FINE SONO A RISPOSTA OBBLIGATORIA.  Chi non risponde non comparirà nel capitolo successivo. A voi la scelta.



POSSIAMO CONTARE SOLO SU NOI STESSI



Daniel aprì gli occhi e per un attimo si guardò attorno confuso. 
Non era nella sua camera e neanche nel dormitorio. Poi la realtà gli piombò addosso come un macigno. 

La sera prima non se l'era sentita di tornare nel suo dormitorio, così come ad Eleonore non andava di rimanere sola. Perciò si erano entrambi rifugiati nella camera privata della Caposcuola ed erano rimasti abbracciati sull'enorme letto finchè il sonno non li aveva colti, incapaci di realizzare veramente ciò che era successo in quella giornata. Incapaci di parlarne.
Il Tassorosso rotolò su se stesso, indirizzando lo sguardo verso il centro del letto. Pensava di trovare la sua ragazza ancora addormentata, invece la trovò già sveglia. Si perse un attimo ad osservarla. Era sdraiata supina e più della metà del suo corpo era arrotolato sotto le coperte. I lunghi capelli castani le ricadevano in ciocche disordinate su tutto il viso, mentre gli occhi verdi erano totalmente concentrati sulla lettura: tra le mani aveva un libro talmente consunto, che sembrava antico di secoli.  Le si avvicinò, posandole un delicato bacio sulla mandibola. "Cosa fai?" Le chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
Lei rispose con un sorriso leggero, staccando così gli occhi dall'oggetto della sua lettura. "Questa è una copia del diario di Jacob. Stavo cercando qualche informazione. Non ho mai sentito parlare di creature che succhiano via tutto, lasciando solo la pelle. Ma magari qualche mio antenato sì." 
Il ragazzo a quella risposta si accigliò. "Da quanto tempo è che stai leggendo quel diario?" 
"Più o meno dalle quattro. Non riuscivo a dormire." Ammise lei.
"E hai trovato qualcosa?" Chiese alla fine lui. 
La ragazza prese un lungo respiro prima di rispondere. "Purtroppo no."  Ammise alla fine. "E mio padre sembra essersi volatilizzato." Aggiunse poi.

Ricordavano entrambi bene le poche battute che si erano scambiati la Corvonero ed Harry Potter la sera prima, quando avevano ormai lasciato quasi tutti l'ufficio della Preside "Ho contattato tuo padre per chiedergli di venire ad Hogwarts con il resto della squadra Auror, ma non ha voluto. Mi dispiace Eleonore." Le aveva detto mentre lei era già sul ciglio della porta, pronta ad andarsene.
Si era voltata, guardandolo per pochi secondi, impassibile. "Se gli è stato riferito che il treno è stato attaccato da semplici dissenatori, è chiaro perchè non è venuto. Solo il vero pericolo merita la sua attenzione." Poi aveva aperto la porta con una spinta e se n'era andata, troppo abituata all'assenza dei suoi genitori per rimanere colpita dalla cosa.

"Quindi cos'hai intenzione di fare?" Chiese il Tassorosso corrugando la fronte. 
"Agire da sola." Rispose lei
 "Non c'è niente di utile qui." Spiegò chiudendo il diario di scatto. ""Se il pericolo è concreto, mio padre arriverà. Percepisce la presenza di creature oscure a miglia di distanza, le voci girano e lui sa cogliere i segni. Se non si presenta, vuol dire che sono in grado di cavarmela senza di lui." 
Daniel le passò un braccio sulla schiena, trascinandola verso di sè. "Ma tu non sarai da sola. Mai. Potrai contare su di me. Sempre."


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Jonathan affondò la faccia nella tazza piena di caffè, mentre con l'altra mano continuava a tormentarsi i capelli. 
La sua mente continuava a ripetere la frase "non è possibile". 
Se la ripeteva continuamente e costantemente da quando la professoressa Sprite era entrata nella Sala Comune, la sera prima, e aveva comunicato a tutti i Tassorosso la notizia della morte di Jo. Quella cosa non lo aveva lasciato dormire la notte. E anche in quei pochi momenti in cui era riuscito finalmente a prendere sonno, l'immagine della ragazza lo aveva tormentato nei sogni, perseguitandolo e urlandogli che era colpa sua se lei era morta. Tutta colpa sua.
L'ultimo sogno lo aveva talmente agitato che si era risvegliato urlando, svegliando a sua volta tutti i suoi compagni di dormitorio. Quindi aveva capito che non era il caso di continuare a restare lì, in quella stanza dove si sentiva soffocare, perciò si era vestito ed era uscito. 

"Hai una faccia orribile Jon." Lo riportò alla realtà la voce di Michael. 

"Perchè non ti sei visto allo specchio." Rispose lui in automatico. Non voleva parlare con nessuno. Voleva solo essere lasciato in pace. Jo era morta.

Ma Michael non desistette. Era troppo abituato al suo malumore mattutino per farci caso. E inoltre sapeva cosa stava tormentando l'amico. Michael era uno dei pochi a saperlo. 

"Jon, smettila di tormentarti." Lo prese quasi di peso e lo trascinò nel cortile, in un angolo appartato.  "N.O.N.-E'.-C.O.L.P.A.-T.U.A."  Scandì poi per bene la frase.  

"Sì invece. Avrei potuto parlarle, chiamarla nello scompartimento, magari avrei potuto farmi lanciare adosso una serie di incantesimi. Anche farmi schiantare, se necessario. Ma almeno così non sarebbe rimasta da sola. Invece che cosa ho fatto, da bravo coglione? Le ho girato le spalle e mi sono chiuso nello scompartimento con Ani, per mettere in atto quello stupidissimo scherzo. L'ho lasciata da sola e senza uno straccio di spiegazione." Sputò fuori il ragazzo tutto d'un fiato.

"Magari se tu fossi rimasto con lei piangeremmo due studenti della scuola anzichè uno." Obiettò saggiamente Michael. "Oppure sarebbe successo comunque. L'attacco è partito mentre eravamo nella carrozza dei Prefetti, ricordi? E lei comunque non sarebbe potuta venire con te." 

"E' stata colpa mia." Continuò ad insistere però Jonathan. "Sono bravo a fare l'amicone, sono bravo a progettare scherzi, ma sono un caos vivente. Non ho ordine nella mia vita, non riesco a progettare una vita di coppia normale, appena lo faccio mi sento soffocare. Ed è esattamente ciò che è successo con Jo. Le volevo bene e mi piaceva, ma non abbastanza. Mi sentivo soffocato da lei, come ogni volta in cui intraprendo una relazione. Sapevo che lei ci teneva più di me e quindi ho deciso di troncare aprofittando delle vacanze estive. Non le ho scritto, non ho risposto alle sue lettere. Sono sparito. E quando l'ho vista sul treno, ho preferito scappare."

Jonathan era diventato una sorta di fiume in piena. Una volta partito era impossibile fermarlo. E Michael non fece nulla per bloccarlo. Meglio che si sfogasse in quel momento, buttando fuori tutto, piuttosto che tenere tutto dentro. Doveva trovare il modo di farlo scendere a patti con se stesso. Jo era morta e Jon doveva farsene una ragione. 

Non che fosse facile neanche per Michael. Jo era sempre stata una sua compagna di casa e di squadra, una cacciatrice come lui e Jon e questo aveva creato un legame forte tra i tre. Per Michael, sarebbe stato difficile anche solo allenarsi senza pensare a lei. Girarsi sulla scopa, pronto a lanciarle la pluffa e rendersi conto che lei non sarebbe stata dietro di lui, pronta ad afferrarla al volo come sempre. "Una mia compagna di casa è morta e io sto pensando al Quidditch. Sono ridicolo." Si ritrovò a pensare.

"Inconsciamente credevo di avere tempo, di farne passare un po' e poi di parlarle. Oppure che semplicemente acquisisse la cosa come un dato di fatto e che se ne facesse una ragione." Continuò imperterrito il discorso Jon, senza rendersi conto che anche Michael si era perso nei suoi pensieri. "Che tutto tornasse come prima senza che io... oh non lo so! So solo che è colpa mia!"  Ripetè per l'ennesima volta, affondando il volto nelle mani e buttandosi a sedere per terra. "Di tempo non ne ho più."
In quel momento non gli importava assolutamente di niente. 

Jo era morta
.

Non gli importava dei vestiti che indossava, che si stavano bagnando con la brina mattutina.

Jo era morta ed era colpa sua.

Non gli importava del freddo che, nonostante fossero solo i primi di settembre, già si faceva sentire. 

Jo era morta ed era solo colpa sua.

Non gli importava  del fatto che nello stesso momento Vitious stesse distribuendo gli orari in Sala Grande così come non gli importava che, se avesse continuato a restare lì, sarebbe arrivato tardi a lezione.

Solo di una cosa gli importava. Jo era morta. Ed era tutta colpa sua.  

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"Ma che cosa stai facendo? Nel libro c'è scritto 10 sanguisughe, non mosche crisopa!" Joseph bloccò con una mano Robin, prima che questa inserisse per la terza volta l'ngrediente sbagliato nella sua pozione. Quella prima mattina di lezione non stava andando bene per nessuno. Sembravano tutti avvolti in una sorta di trance.
Robin lo fissò un attimo confusa, come se non avesse realmente capito cosa lui le avesse detto. Poi aprì la mano e lasciò cadere le mosche nella pozione, che dopo un lungo sibilo e una esplosione assunse una colorazione verde brillante. 
Ancora più che il richiamo di Joseph, fu quell'esplosione a riportare la Serpeverde alla realtà. 
"Signorina Rhodes tutto bene?" La raggiunse anche la voce del professor Dalton.
"Sì, mi scusi signore. Ero distratta." Si giustificò lei, cercando di sistemare una ciocca di capelli biondo scuro dietro all'orecchio. Averli tenuti sciolti quella mattina era stata una pessima idea. Soprattutto se la lezione era quella di pozioni, se quei capelli erano di natura folti e ondulati e se la pozione era completamente sbagliata.
Il professore puntò la bacchetta verso il calderone e ne fece evanescere il contenuto. "Per questa volta passi. So che siete tutti sconvolti. Ma la prossima volta che proverà a far esplodere la mia aula le rifelerò una punizione. Sono stato chiaro?" 
"Sì professore. Mi scusi."

Era tutta mattina che Robin non prestava attenzione a ciò che faceva. Non faceva altro che ripensare alla sera prima. Era stata lei a dare l'allarme. Quando lei, Ani, Diamante e Water si erano accorte che Jo non compariva da nessuna parte si erano dirette dal primo professore disposto a dar loro ascolto. Avevano trovato un valido aiuto nel Professor Prewett, sempre attento ai bisogni dei suoi studenti. 
Ma era comunque troppo tardi. Jo era morta.

Robin era una nata babbana e aveva avuto a disposizione solo sei anni per imparare il più possibile sul mondo magico. E purtroppo tra le sue conoscenze non c'era niente che riguardasse creature che succhiavano via tutto, lasciando solo la pelle. La cosa che si avvicinava di più erano i vampiri, ma come le aveva spiegato quella mattina la sua compagna di stanza Lex, erano già stati esclusi. 
Ma a Robin questo non importava. E se ne rese conto mentre fissava il fondo vuoto del suo calderone. Non le importava che fossero stati i vampiri oppure una creatura sconosciuta della quale ancora non sapeva il nome a fare quello. 
Robin Rhodes, il 2 settembre, nell'aula di pozioni prese una decisione. A costo di passare notti insonne in biblioteca e di tartassare gli insegnanti sulla più piccola leggenda, lei avrebbe scoperto chi o cosa avesse ucciso Jo e l'avrebbe vendicata. E nessuno avrebbe potuto fermarla.


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"Hey Fede! Fede!" Urlò Francisco in mezzo al corridoio, riconoscendo la chioma della Serpeverde. "Aspetta!"
La ragazza, appena uscita dall'aula di Incantesimi insieme a Milly Halliwell, si voltò a quel richiamo, cercando di non arrossire davanti al ragazzo e di mostrarsi impassibile di fronte all'altra ragazza Grifondoro, che guardava la scena incuriosita. Cosa voleva il suo Capitano dalla Serpeverde?
"Hey!" Si limitò a rispondere in imbarazzo Federica.
"Ciao Franz!" Lo salutò allegramente Milly.
"Ah ciao Milly! Non ti avevo vista." Rispose il ragazzo con un sorriso. Poi si voltò verso Federica. "Come stai?" Le chiese in tono dolce.
Milly capì di essere di troppo e dopo un altro cenno di saluto ai due sgusciò via dal corridoio affollato, diretta verso l'aula di Trasfigurazione. 
"Le notizie a quanto pare corrono velocemente." Ironizzò la Serpeverde. "Sto bene comunque. " Aggiunse, mentre entrambi si incamminavano per il corridoio pieno di studenti. 
"Non ci posso credere che ti abbiano accusata a scatola chiusa e senza uno straccio di prova. Non gli stessi Auror che dovrebbero proteggerci!" Sputò lui pieno di rabbia. A lezione di Pozioni non aveva seguito molto, ma in compenso Eleonore lo aveva informato di quanto era accaduto la sera prima, comprese le continue, incessanti ed inconcludenti accuse che l'Auror aveva mosso nei confronti della ragazza.
"Avevano bisogno di una scusa facile per giustificare ciò che era appena accaduto. E chi meglio di una mezza vampira?" Commentò aspramente la ragazza. 

Era tutta mattina che si sorbiva delle battute da parte di alcuni suoi compagni, che le avevano affibiato i nomignoli più improbabili. Ma nessuno aveva potuto battere in cattiveria Pix, il re del caos: era sbucato nel corridoio proprio quella mattina, rovesciandole adosso un liquido colloso e rosso che sembrava sangue e urlando a più non posso "Ecco a voi la succhiasangue! Siamo tutti in pericolooooo!" Ci era voluto un incantesimo ben piazzato da parte della Preside per ripulirla completamente.

"Non sei stata tu e lo sanno tutti. In quanto a quell'Auror, gli sarebbe bastato usare un po' di quel cervello - che a quanto pare non ha - per capirlo a sua volta." Cercò di consolarla il Grifondoro, riuscendo a strapparle il primo vero sorriso della giornata. 
"Magari la pensassero tutti come te. Secondo alcuni, se sono stata trattenuta per così tanto, significa che sono comunque pericolosa. Indipendetemente dal fatto che io abbia fatto del male a qualcuno o no." Rispose lei con tono di voce stanco. Era solo la prima giornata di scuola, ma le sembrava fosse passato un secolo. E la giornata si preannunciava essere ancora piuttosto lunga.
"Hanno paura di noi perchè non siamo come loro. Questo però non significa che siamo pericolosi, ma soltanto che non ci capiscono." Poi, prima che Federica riuscisse a chiedere spiegazioni per quella frase criptica, si piegò su di lei,
afferrandole per pochi secondi la mano e dandole un bacio sulla guancia. "Ci vediamo." Le sussurrò in un orecchio prima di sparire nel corridoio, inghiottito dalla folla.

Tra le mani della ragazza era comparsa una rosa di ghiaccio sempiterno.


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"Voi due mi fate paura." Commentò Brian stiracchiandosi e sistemandosi meglio sulla poltrona della Sala Comune.
Page si voltò verso di lui sogghignando. Era da circa un'ora che lei e Micah stavano costruendo e poi demolendo un'ipotesi dietro l'altra, raccogliendo indizi e unendo i ricordi di cui disponevano per cercare di ricostruire quanto successo sul treno. "Dobbiamo agire finchè i ricordi sono freschi Brian. Non c'è altro modo."
"Ma la realtà è volubile purtroppo. Metti dieci persone nella stessa stanza e chiedi loro di raccontare cosa sta succedendo per un breve periodo di tempo. Avrai dieci versioni diverse della realtà. Perchè ognuno di noi la percepisce in maniera differente." Si aggregò Micah.
"E quindi volete lavorare voi al posto degli Auror?" Chiese Brian interessato.
"No, ma la Preside stamattina ci ha comunicato che durante questa settimana dovremo andare tutti a gruppi per raccontare agli Auror ciò che abbiamo visto. Tantovale che inziamo noi a lavorare su queste cose." 
Spiegò Page.
E ogni minimo indizio potrebbe essere fondamentale." Concluse la frase per lei Micah.
"Ma procedendo ad analizzare in questo modo i vostri ricordi non rischiate di arrivare là con un'immagine della realtà falsata?" Insistette Brian arrivando al limite della poltrona e perdendo tutto il suo interesse a mettersi comodo. "Nel senso..." Provò a spiegarsi.
"Nel senso che provando a costruire una realtà già tracciata finiremmo per fornire agli Auror un falso ricordo inconsapevole?" Completò Micah per lui.
"Beh sì." Ammise Brian. Non si era neanche meravigliato del fatto che l'altro ragazzo aveva intuito i suoi pensieri al volo. Se tutti coloro che avevano contatti con il mondo babbano avevano risoprannominato il ragazzo Sherlock, un motivo c'era.
"Sì, il rischio c'è. Ma anche presentarsi là con molti ricordi confusi potrebbe portare fuori pista e far perdere tempo a chi deve indagare." Spiegò Page.
"Decidere questo dovrebbe sempre essere compito degli Auror. So che al momento c'è dell'astio nei loro confronti - accusare una ragazza in quel modo è stata una carognata - ma... andiamo! C'è Harry Potter a capo delle indagini! Ha ucciso Voldemort! E se non ci si può fidare più di lui... allora di chi possiamo fidarci?" Obiettò saggiamente Brian. Non aveva nulla contro le azioni portate avanti dalla coppia. Erano due ragazzi pieni di intelligenza e acume e sicuramente sapevano ciò che stavano facendo. Ma in quei due giorni Brian aveva visto i muri della sua realtà crollare sotto la totale incertezza. Quattro morti, tra cui una sua compagna, e nessuno che sapesse cosa o chi le avesse provocate. 

E lui non sapeva che cosa fare.
 Come reagire.

Osservare gli altri e scambiarsi opinioni era un modo come un altro per riorganizzare le idee .

Micah e Page si scambiarono uno sguardo. Bastò quello per intendersi. Era così da molto tempo ormai. Due anni. 
"Ci fidiamo di Harry Potter. Ma ci fidiamo molto di più di noi stessi. Possiamo contare l'uno sull'altro. Sempre. E se un gruppetto di Corvonero fa delle indagini per conto proprio... beh, che male potrà mai derivarne?" 


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"Possiamo contare solo su noi stessi Mikey." Il ragazzo biondo si voltò verso il fratello.
Nonostante l'ora tarda e il coprifuoco, entrambi i gemelli Hamato si trovavano dove non dovevano essere, ovvero in cima alla torre di astronomia. 
Era stato Raphael a chiedere a Michelangelo di ritrovarsi lì quella sera.
"Cosa intendi?" Chiese incuriosito. Non era tipico del comportamento di Raphael attirare il gemello in una situazione scomoda e di sicuro per chiamarlo la prima sera in disparte lassù il motivo era serio.
"Hanno ucciso Jo e hanno accusato dell'omicidio Fede. Un mezzo lupo e un mezzo vampiro. Quanto pensi che ci metteranno ad incastrare anche noi in qualche modo?"  Lo provocò il serpeverde. 

Sia lui che Michelangelo erano stati morsi da un lupo mannaro a quattro anni, come forma di vendetta nei confronti della loro madre, che aveva rifiutato le sue advance. Ed erano stati i figli a pagarne le conseguenze. Erano sopravvissuti, certo, ma a che prezzo?

"Quindi secondo te non è stato un caso? L'uccisione di Jo intendo." Sussurrò il Grifondoro guardando suo fratello dritto negli occhi.
Raph fece un respiro profondo prima di dargli una risposta. "Io non lo so se è stato un caso oppure no. Ma collego ciò che vedo. E per il momento noi sembriamo meno al sicuro di altri. Io posso contare su di te e tu su di me. Non abbiamo nessun altro." 

"Quindi dici che non siamo al sicuro neanche qua, ad Hogwarts?" Chiese Michelangelo dopo qualche minuto di silenzio. Lui si fidava dei professori. E le mura del Castello per lui erano una seconda casa. Pensare di non essere al sicuro neanche lì per lui era qualcosa di inconcepibile. Ma a pensarci bene, anche casa sua, che nei primi quattro anni di vita aveva considerato il posto più bello, pacifico e sicuro al mondo, si era rivelata essere un posto dove il male poteva arrivare.

Raphael fissò il fratello per qualche istante prima di rispondere. Era iperprotettivo nei suoi confronti e il suo intento era metterlo in guardia, non spaventarlo. "Ad Hogwarts siamo al sicuro esattamente come in qualsiasi altro luogo. E' più protetta, certo, ma anche per questo è più soggetta ad attacchi. Dobbiamo essere forti e guardarci le spalle l'un l'altro. Jo era molto forte e non è servito, però lei era da sola. Ma tu no. Non ti devi preoccupare: tu non sei solo, tu hai me. Finchè ci sarò io, non permetterò a nessuno di farti del male."

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Caro Chris. 
solo ieri mattina mi hai lasciato gioiosa davanti al treno in partenza per Hogwarts. 
Solo ieri mattina, eppure a me sembrano passati secoli anzichè meno di 48 ore. 
Ciò che sto per dirti non avrei mai voluto scrivertelo per lettera, ma preferisco che tu lo sappia da me piuttosto che leggerlo per caso in un giornale e preoccuparti per nulla. Io sono viva e sto bene. Ma altrettanto non si può dire per quattro persone: l'autista del treno, il macchinista, la signora del carrello e Jo, una mia compagna di casa. Il treno per Hogwarts è stato attaccato. Inizialmente sembravano semplici dissenatori e li abbiamo cacciati facilmente. 
Ti ricordi di Eleonore vero? La mia migliore amica. E' stata la prima a realizzare cosa stava succedendo e a reagire. Probabilmente se non fosse stato per lei, le vittime non sarebbero state solo quattro ma molte di più. Saremmo stati colpiti anche dai dissenatori oltre che... da loro.
Uso il termine "loro" perchè non so di cosa si tratti. Creature oscure, così oscure che hanno risucchiato la vita di quelle quattro persone completamente. Di loro non è rimasto nulla, solo pelle. Niente sangue, niente ossa. 
Non lo so cosa stia accadendo Chris. 
Non lo so io, non lo sanno gli insegnanti e non lo sanno gli Auror. O non avrebbero accusato di tutto ciò una mezza vampira, che era chiaro come il sole che non  avrebbe potuto fare in alcun modo tutto questo. 
E ammetto di avere paura. Paura come non ne ho mai avuta. 
Spero solo che la prima gita ad Hogsmeade arrivi presto, in modo da poterti riabbracciare. 
Ti amo.

Lex

"E così la migliore amica della Grimm ha paura." Sibilò una voce maschile, appallottolando la lettera dopo averla letta ad alta voce.
"Come l'hai avuta?" Rispose una voce sempre maschile, ma molto più profonda.
"Non è stato difficile. Ho intercettato il gufo." Rispose il primo, lanciando il foglio di carta nel fuoco.
Il sorriso sul volto del secondo si allargò, anche se era difficile notarlo, a causa del cappuccio che gli copriva parzialmente il viso. "Ha paura... e fa bene."

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Eccomi qua! La domanda di questa settimana è: qual è la più grande paura dei vostri personaggi?
Alla prossima! ;)


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Capitolo 5
*** 4 - La Camera e... ***


6 - La Camera (parte I)

Hola a tutti! 

Innanzitutto: BUON ANNO NUOVO! :)

Come state? Quanti kg avete preso su in queste feste? :P

Parto con una piccola premessa: avete presente la lista che avevo messo all'inizio in cui vi dividevo tra personaggi primari e secondari? Bene: cancellatela dalla vostra testa. Abolisco tale divisione. Mi sono semplicemente accorta che mi renderebbe molto più agevole nella scrittura avere i personaggi che ho già accettato "senza limiti". In altre parole: potrei decidere di non far comparire un personaggio per cinque capitoli e poi, di punto in bianco, scriverne tre tutti concentrati su di lui.  Spero che la cosa non vi crei problemi (nel caso siete comunque liberi di contattarmi...). In particolare in questo non compare quasi nessuno, ma ho deciso di tagliarlo in questo modo per lasciarvi apposta col fiato sospeso. :P

Altra cosa: è stato un capitolo un po' difficile da scrivere, soprattutto nella parte finale. Non so se finirete per odiare Brian Grimm oppure giustificarlo: semplicemente, il personaggio è nato così. Non condivido il suo comportamento e ho - per scelta - deciso di non addentrarmi in certe dinamiche, facendo in modo che il lettore capisca senza però soffermarmi in dettagli inutili.

Detto questo, vi lascio alla lettura del capitolo.

Ci vediamo in fondo! Ciaoo!


LA CAMERA - PARTE I

"Ehy! Giovane Black!" 
Eleonore si voltò di scatto lungo il corridoio. Soltanto uno al mondo la chiamava così. "Zio Draco!"  Esclamò sorpresa.  

Era proprio Draco Malfoy quello che le stava sorridendo da un angolo del corridoio, circondato dai gemelli Suarez.

"Cosa ci fai qui?" Gli chiese poi, dopo essersi avvicinata e averlo abbracciato.

"Harry ha smobilitato l'intero corpo Auror." Rispose lui con un sorriso, riferendosi al suo vecchio compagno di scuola. "E quindi eccomi qui. Un modo come un altro  per controllare che vada tutto bene. Ho tre figli in questa scuola, dopotutto." Disse sorridendo a turno a Francisco e Gabriela. 

Draco Malfoy era completamente cambiato dalla fine della Guerra. Innanzitutto era diventato un Auror, stringendo un rapporto di stima saldo con quello che era stato suo nemico per lungo tempo. Poi aveva accolto in casa e cresciuti come figli i gemelli Suarez: benchè mezzosangue, erano figli di sua cugina, Camilla Malfoy, che lui aveva sempre considerato una sorella. La morte della donna era stata un duro colpo per lui: i coniugi Suarez erano morti in circostanze misteriose, mai del tutto chiarite. I corpi erano stati ritrovati dopo giorni di ricerche in un fiume, gonfi a causa dell'acqua, mentre i bambini, rimasti orfani, erano stati ritrovati a vagabondare per strada, in stato confusionale e con una "m" spezzata incisa sul polso. Ancora a distanza di tempo non avevano il minimo ricordo di cosa fosse successo quel giorno. Così come nessuno sapeva spiegarsi se quella "m" indicasse il loro status di mezzosangue oppure che, con la loro presenza, avevano tranciato l'albero genealogico fino a quel momento puro dei Malfoy.

"Gli Auror sono qui da tempo ormai. Come mai non sei arrivato prima?" Chiese incuriosita lei. Rivedeva sempre volentieri quell'uomo. 

Non era realmente suo zio, ma i Black e i Malfoy si erano imparentati in così tanti modi negli ultimi secoli che non sapevano neanche più quale fosse il loro grado di parentela.  Perciò aveva deciso di semplificare le cose, optando per la formula "zio". Breve e concisa. E lui aveva preso a chiamarla "giovane Black", sottolineando così quanto nei 
lineamenti la bambina fosse la copia della madre Talisia. 

Eleonore aveva passato estati intere a Malfoy Manor da piccola, trascinata dai nonni Black. Ed era proprio lì che aveva conosciuto e legato con i gemelli. Inizialmente i suoi nonni avevano storto il naso, conoscendo la natura da mezzosangue dei due ragazzi, ma più passava il tempo più Eleonore e Francisco diventavano inseparabili. Così Kayla e Augustus avevano semplicemente chiuso gli occhi, puntando sul "lato purosangue" dei due ragazzi. "La loro madre era Camilla Malfoy e la loro nonna Cassiopea Black." Erano soliti ripetere. E in breve tempo il fatto che Jon Suarez fosse un nato babbano scivolò via dalle loro menti, in una sorta di damnatio memoriae.

"Come stavo dicendo ai ragazzi, avevo alcuni affari da svolgere in Sud America che richiedevano per forza la mia presenza. Ma ho fatto di tutto per liberarmi il prima possibile, appena ho saputo. Mi dispiace molto per quella ragazza, Jo. Era dai tempi della Guerra che non sentivo una cosa del genere." Spiegò lui tutto d'un fiato, mentre rabbrividiva. "Ho saputo anche che, se non fosse stato per te, sarebbe finita molto peggio sul treno." Affermò l'uomo pieno di orgoglio. "Il ritratto di Phineas non fa altro che vantarsi da giorni della sua splendida pronipote, ma dubito che c'entri qualcosa il sangue Black. Questa è l'impronta Grimm." Concluse poi.

Eleonore rimase per un attimo in silenzio, in imbarazzo. Era da giorni che si sentiva ripetere quella frase da tutti. "Se non fosse stato per te sarebbe finita molto peggio." Ma lei non si sentiva un'eroina. Aveva agito semplicemente d'istinto, in maniera meccanica. Si era trovata in una situazione di pericolo a lei non nuova. E aveva reagito nel modo che riteneva più opportuno, caricatasi di responsabilità maggiori a causa di quella spilla da Caposcuola che in quel momento le era pesata come un macigno. Ma cosa le era servito essere una Grimm se delle persone erano morte comunque? 

"Sì, è l'impronta Grimm." Rispose solo con un sussurro.

"Zio così la metti in imbarazzo, non vedi?" La difese subito Fran, passandole un braccio dietro alla schiena, protettivo come al solito. La sua Eleonore - gli venne da pensare mentre sorrideva all'indirizzo della sua sorellina acquisita - in grado di tenere testa ad un branco di dissenatori impazziti ma che si imbarazzava se glienesi faceva un vanto.

"Avete notizie su cosa sia il responsabile degli omicidi?" Chiese invece Gabriela, desiderosa di cambiare argomento.

Draco si passò una mano sul viso, mentre se lo percorreva in tutta la sua lunghezza. "Purtroppo no ragazzi. Mi dispiace dirlo, ma il nostro dipartimento sta totalmente brancolando nel buio. Non abbiamo idea di che cosa vi abbia attaccato, oltre ai dissenatori. Abbiamo cercato in ogni campo di nostra conoscenza e competenza, ma non siamo giunti ad alcuna conclusione. Speriamo solo che nel frattempo non si verifichi qualche altro attacco." L'ultima frase la disse sottovoce, quasi come temesse che solo formulandola ad alta voce la cosa si potesse realizzare. "Ma io queste cose non dovrei dirvele. Perciò acqua in bocca."

Tutti e tre annuirono. Poi Eleonore ruppe il silenzio, dopo aver gettato un'occhiata all'orologio che aveva al polso. "Mi dispiace interrompere questa piacevole riunione di famiglia, ma tra quindici minuti abbiamo lezione. E dieci ci servono solo per arrivare in aula." Commentò con tono vivace.

"E quale sarebbe la lezione?" Chiese interessato l'Auror.

"Difesa contro le Arti Oscure." Rispose Fran con un ghigno. 

"Oddio! E la fate ancora in quell'aula spaventosa?" Chiese nuovamente Draco, alquanto interessato.

"Ovvio!" Gli rispose Gabriela facendogli la linguaccia. 

"Ciao zietto! Ci si vede in giro!" Urlarono tutti e tre in coro, prima di iniziare a correre per il corridoio.

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"Sei sicuro di voler impostare la lezione di oggi in questo modo Rob? Siamo ancora in tempo per cambiare idea." 

"Sono più che sicuro Mel. Ne hanno bisogno."

"Ma... dopo quello che hanno vissuto su quel treno... davvero è il momento giusto per...?"

Robert interruppe la domanda, ancora prima che la sua consorte potesse finire di formularla. "Hai già provato per tutta la settimana a farmi cambiare idea, cara. Pensi davvero di riuscirci in questi cinque minuti?" Chiese ironicamente.

"Ne hanno bisogno proprio a causa di ciò che hanno affrontato su quel treno. Impareranno a gestire le loro paure qui, a scuola, in un ambiente sicuro e protetto, piuttosto che doversi trovare ad affrontarle fuori, completamente alla cieca." Si introdusse anche il professor Vitious, facendo risuonare la voce acuta in tutto l'ambiente.

Robert Prewett era diventato dalla fine della Seconda Guerra Magica  il professore di Difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts. Moro e muscoloso, con gli occhi neri e sulla cinquantina, ex Auror, ex Grifondoro, era ormai subentrato nel ruolo di Capocasa al posto della McGranitt e aveva deciso di abbandonare la carriera per dedicarsi all'insegnamento. 
Era un insegnante alquanto anomalo. Non si faceva mia chiamare "professore" dai suoi studenti, ma semplicemente Rob. Inoltre aveva un concezione tutta sua di cosa significasse "unità fra case". Ogni anno, alla prima lezione che affrontava con i ragazzini del primo, faceva bruciare le cravatte e le divise rappresentanti i simboli delle case e imponeva loro di presentarsi a lezione senza. Inoltre chiamava i suoi studenti per nome.
 "I vostri cognomi, così come le vostre divise, sono simbolo di divisione. Abbiamo dovuto affrontare due guerre magiche per cercare di eliminare ciò. Che abbiate un cognome o un altro, che apparteniate ad una casa o un'altra non importa. Importano solo le azioni che compiete. Sono quelle che fanno di voi la persona che siete."

Colei che invece aveva provato - per l'ennesima volta - a fargli cambiare idea sulla lezione era stata  la professoressa Hellcat, sua moglie, subentrata alla cattedra di Trasfigurazione al posto della Preside. Aveva studiato a Durmstrang e questo faceva di lei un'ottima strega. Era anche una donna molto avvenente, sulla quarantina, con i capelli biondo rossicci che le ricadevano lisci sulle spalle e i profondi occhi blu. Accentuava le sue curve indossando abiti molto stretti che più di una volta le erano costati un richiamo. Non che fosse sua intenzione provocare, semplicemente certe regole, dopo la vita passata nella scuola nordica, non riusciva proprio a digerirle. E non era colpa sua se la natura le aveva regalato la bellezza e le forme. Seguendo l'esempio del marito, anche lei si faceva chiamare Mel, diminutivo di Melanie, dai suoi studenti. 

"E in ogni caso, cara, è ormai troppo tardi." Aggiunse con un sorrisetto Robert, prima di indicarle con un cenno della testa i primi studenti che, dopo essersi arrampicati, erano sbucati nell'aula. "Toglietevi pure le divise ragazzi. Oggi lezione pratica. Vi ostacolerebbero solo." Spiegò alzando la voce, in modo tale da essere sentito anche da lì.

D'altra parte la Camera dei Segreti era un ambiente piuttosto grande.

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Caitrona represse un brivido, mentre percorreva il lungo corridoio che portava alla Camera. 

Personalmente, non riusciva ancora a capire perchè i professori avessero deciso di tenere le lezioni di Difesa in quel luogo. Okay, sicuramente era un'aula alquanto grande e per quanto i duelli potessero diventare accesi, non avrebbero mai potuto combinare disastri, ma quel luogo era, nonostante il passaggio di Harry Potter, ancora impregnato di magia oscura. Era quella a farla rabbrividire. Quello e ciò che aveva studiato nei libri di storia.

Quindici anni prima, l'ex prescelto, sotto insistenza di Robert, era tornato a scuola e aveva spalancato l'ingresso della Camera. I vari professori erano poi intervenuti, eliminando il bagno di Mirtilla Malcontenta e facendo in modo che l'ingresso rimanesse sempre aperto. Il tunnel era stato allargato, ripulito ed illuminato con torce di luce sempiterna. Erano state inoltre aggiunti scale e passaggi per permettere a studenti e professori di raggiungere agevolmente quella che, ormai, era diventata la nuova aula di Difesa contro le Arti Oscure. Altri spazi erano stati ricavati dagli ambienti circostanti, tra cui un'aula studio che in realtà serviva agli studenti per esercitarsi con gli incantesimi dal punto di vista pratico. Insomma, non era più il luogo spaventoso e sconosciuto di trent'anni prima, forse non aveva neanche piu senso chiamarla Camera dei Segreti.

 Ma la magia nera lasciava sempre tracce e molti studenti come Caitrona, particolarmente sensibili a quei richiami, preferivano evitare l'ambiente.

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 Micah e Jonathan sollevarono quasi di peso Anastasia, per aiutarla a oltrepassare l'ingresso della Camera, poi si voltarono per fare lo stesso con Page.

Quando furono tutti e quattro al di là, sentirono la voce del professor Prewett raggiungerli per ordinare di torgliersi le divise. 

I quattro si scambiarono un'occhiata veloce. Quella era una giornata davvero strana. Nessuno di loro aveva avuto lezione la mattina, in compenso si erano accorti che Difesa, Trasfigurazione e Incantesimi coincidevano e che sesto e settimo anno le avrebbero affrontate insieme, impegnandogli tutto il pomeriggio. Quattro ore consecutive con le materie più pesanti. E tutto di venerdì pomeriggio.

"Secondo voi cos'hanno intenzione di fare?" Chiese in un sussurro Anastasia.

"Forse concentrarsi sui duelli. Spiegherebbe perchè le tre materie sono riunite." Provò ad ipotizzare Page. 

"E poi ci hanno fatto togliere le divise, dicendo che altrimenti ci avrebbero ostacolato." Continuò per lei Micah.

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"Andrews, Ashen, Davis, Daylerk, Freeman, Freiser, Grimm, Halliwell, Hamato Michelangelo, Hamato Raphael, Hunt, Morris, Morrison, Nott, Price, Rhodes, Suarez Francisco e Suarez Gabriela." Chiamò Vitious in ordine alfabetico facendo l'appello. Ad ogni nome il ragazzo corrispondente rispondeva con un "Presente".

 
"Bene, ci siamo tutti." Concluse chiudendo con uno schiocco il registro e facendolo evanescere. "Come avete già visto, oggi sarà una lezione particolare. Per questo motivo abbiamo unito le materie e vi abbiamo dato così tanto tempo a disposizione." 

"In cosa consisterà la lezione quindi?" Chiese Daniel incuriosito.

"Un poco di pazienza, signor Freeman." Lo riprese divertito il Vicepreside.

"Lo scoprirete a breve. Avanzate cinque passi verso di noi." Fu invece la risposta di Robert.

Come un sol uomo, gli studenti fecero quanto richiesto. I tre professori aspettarono che tutti quanti giungessero nel punto previsto, poi puntarono le bacchette a terra sussurrando "Revelio."

I ragazzi fecero appena in tempo a vedere comparire delle linee bianche che, intrecciandosi tra loro, formavano sotto ai loro piedi un determinato simbolo, prima di cadere a terra tutti quanti come birilli.

"La trappola del diavolo." Sussurrò Eleonore in un barlume di consapevolezza. Poi perse i sensi anche lei.


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Giorno imprecisato di settembre 2020, Nord Europa, Luogo imprecisato

 

Erano sulle loro tracce da settimane, ma ormai avevano raggiunto l'obiettivo.

Loro si trovavano lì. Si nascondevano in quella grotta.

Lo sapeva, poteva percepire il loro odore, la loro essenza.

Brian avanzò carponi lungo la via buia e silenziosa, nascondendo il suo corpo dietro a bassi arbusti. Non lo stavano aspettando e questo lo  avvantaggiava.

 

Ma anche se loro avessero saputo del suo arrivo, cosa sarebbe cambiato? Li avrebbe comunque fatti fuori dal primo all’ultimo.

 

Odiava profondamente i demoni. Non solo per mestiere - la sua famiglia portava avanti quella caccia da generazioni - ma anche per aver provocato la sua morte. Gli avevano tolto tutto quello per cui valeva la pena vivere. Quasi tutto - si corresse ripensando ai figli. 

Continuò a procedere strisciando finchè non fu costretto ad interrompere l'avanzata: poteva sentire le voci rauche dei demoni che parlavano animatamente fra loro. Si nascose dietro ad un albero dal tronco piuttosto grosso e si arrischiò a gettare un’occhiata.
A pochi passi, all’interno di una grotta, ardeva un fuoco. Attorno ad esso una decina di demoni appartenenti alla stessa tribù stavano parlando in maniera concitata, agitando le braccia verso il cielo.  Nonostante conoscesse bene il loro linguaggio, parlavano in maniera talmente frenetica che riuscì a capire chiaramente soltanto le parole “sangue” e “cibo”.
Dopo un attimo di riflessione, spiccò un salto e si andò ad appollaiare comodamente su un ramo. 

“Divide et impera.” Sussurrò.

Alzò una mano ed evocò una piccola parte della sua magia, che scagliò nella direzione opposta. Esattamente come previsto, le bestie interruppero le chiacchere, voltandosi in quella direzione. Dopo pochi minuti di consultazione, quello che pareva essere il capo mandò due a controllare. Sorridendo per la facilità con la quale era riuscito ad ingannarli, li seguì passando da un ramo all’altro. E quando furono abbastanza lontani dall’accampamento, saltò giù.

 

“Mi stavate cercando?” Chiese con voce ironica.

I due non fecero in tempo neanche a voltarsi nella sua direzione. Giacevano già morti ai suoi piedi. Ciò che ne rimaneva erano solo due mucchietti di polvere. Ridendo apertamente per la loro stupidità li sorpassò, tornando a dirigersi verso la grotta. Stavolta non si premurò neanche di occultare il suo arrivo come aveva fatto in precedenza.
Dopo pochi metri, si imbatté in altri tre demoni, mandati in avanscoperta a causa del mancato ritorno dei compagni. Questi, dopo un attimo di perplessità, gli si gettarono addosso contemporaneamente. Ma non fu sufficiente. Nessuno poteva farla ad un Grimm.

Fece finta di inciampare, trascinandosi così dietro il primo e facendosi da scudo con quel corpo. Uno dei due rimasti gli aveva spedito contro una materia non bene definita che finì per far disintegrare il suo simile tra urla strazianti.

Brian ne approfittò per rotolare su se stesso e rimettersi in piedi. Nel frattempo aveva estratto una lunga lama di metallo che conficcò senza perdere tempo all’altezza del cuore del secondo demone,  conscio del suo smarrimento per aver ucciso un compagno. Il terzo, vedendo che le cose si stavano mettendo male, aveva tentato una fuga precipitosa per mettersi in salvo e, forse, anche avvertire i compagni rimasti alla grotta.
Ma non fu abbastanza svelto.

Dopo aver estratto la lama dal corpo ormai privo di vita dell’altro demone, la lanciò verso il fuggitivo. La lama attraversò con un sibilo la foresta, raggiunse il demone che gli dava le spalle e lo trapassò. L’onda d’urto creata fece in modo che il corpo si attaccasse ad un albero vicino, dove rimase penzolante e privo di vita, afflosciato su se stesso.
Con un gesto della mano, richiamò l’arma a sé e la reinserì nella cintura, dove era rimasta nascosta fino a pochi secondi prima. Brian si voltò, diregendosi con passo deciso verso la caverna.


Doveva farli fuori tutti, dal primo all’ultimo. Voleva farlo e ci sarebbe riuscito. In fondo, li aveva già dimezzati nel giro di pochi minuti senza trovare una vera resistenza.

Due di loro erano ai lati della caverna, eretti ed immobili quasi come due qualsiasi bodyguard di un qualsiasi locale. Si nascose nuovamente dietro ad un albero e aspettò. Era sicuro che sarebbero venuti loro da lui.

 

Non aveva affatto fretta. Aveva tutta la notte a disposizione.

 

Dovette aspettare poco. Uno dei due avanzò verso il bosco e l’altro poco dopo lo seguì. Dovevano solo dare un’occhiata in giro e passare il tempo di attesa del ritorno dei compagni. Non sapevano che questi non sarebbero mai tornati. Non potevano immaginare che di lì a poco avrebbero fatto la loro stessa fine.
Erano avanzati di pochi passi, ma gli avevano già dato le spalle.

 

Errore fatale.

 

Senza esitazione e muovendosi come un’ombra, estrasse nuovamente la lama, avvicinandosi loro poco a poco.

 

Prese il più vicino per la testa e prima che lui potesse minimamente rendersene conto, gli aveva già trapassato il collo da lato a lato. Il leggero grido strozzato che era riuscito a farfugliare aveva messo in allarme però il suo compagno, che si voltò in tempo per vedere il corpo del compagno disintegrarsi.

 

La paura si tinse sul suo volto mentre acquistava la consapevolezza di con chi aveva a che fare. “Un Grimm!" Esclamò con voce spaventata.

 

Ma non fece in tempo ad aggiungere altro.

 

Brian si era già smaterializzato dietro di lui, spezzandogli il collo con un colpo secco. Gliene mancavano solo tre, poi anche quella tribù si sarebbe estinta per sempre. Doveva tornare alla caverna adesso. Chissà come se la stava cavando Celia. Sicuramente aveva agito di testa sua, non rispettando i suoi ordini.

 

All’interno della caverna il fuoco era ancora acceso, ma ormai nessuno ne stava godendo i benefici.

Con un'occhiata veloce Brian individuò Celia.

Teneva inchiodato al muro con una mano e un coltello puntato alla gola quello che sembrava essere  il capo, che stava inutilmente urlando alla ricerca di rinforzi. Degli altri due rimanevano solo mucchietti di cenere.

“È inutile che ti sgoli. Li ho fatti fuori tutti con le mie mani. Sei rimasto solo tu. Ma tranquillo, li raggiungerai presto all’inferno.” Commentò Brian, fissandolo con disgusto. "Ed è inutile che ti dimeni: quella che ti tiene amorevolmente per la gola è mia cugina Celia. Grimm. Non hai scampo."

Celia gli gettò un'occhiataccia. Le faceva male ogni volta che lui si riferiva a lei come cugina. Lei era sua moglie diavolo! Già una volta lui le aveva preferito un'altra, Talisia Black. E anche adesso che erano sposati da anni, anche dopo che lei gli aveva dato Gretel, lui continuava a riferirsi a lei come a sua cugina.

"Ti sei risposato in fretta vedo. Evidentemente non eri poi così preso dalla Black. Un capriccio del momento?" Chiese il demone. Sapeva di non avere scampo. Due Grimm sulle sue tracce equivalevano ad un biglietto di sola andata per l'aldilà. Ma almeno, se non con la forza, poteva far male ad entrambi con le parole.

"N.O.N-P.A.R.L.A.R.E-D.I-M.I.A-M.O.G.L.I.E" Sibilò Brian avanzando in modo minaccioso verso di lui. Un fuoco scoppiò sotto le gambe del demone. Un fuoco nero come la pece. In pochi secondi anche di quel demone non rimase traccia, inghiottito dalle fiamme tra atroci dolori.

"Brian..." Provò a parlare Celia.

"Ti avevo detto di non uscire allo scoperto e di aspettarmi, prima di attaccare la grotta." La interruppe lui con tono freddo. "Hai agito di testa tua, come al solito. E che modo è di vestirti per andare a caccia? Stivali con i tacchi?" Aggiunse gettandole un'occhiata sprezzente. "Pensi di uccidere i demoni perforandogli la gola con quelli per caso?" Continuò a deriderla. 

"Io..." Provò a rispondere lei.
"Raccogliamo la roba. Mentre eravamo qui a perdere tempo - non sapevano neanche difendersi - ad Hogwarts è scoppiato il finimondo. Dobbiamo tornare in Inghilterra." Comandò lui. "Subito."

La ragazza contò fino a dieci prima di rispondere. "Va bene." Acconsentì alla fine. "Andiamo." Rispose con un filo di voce.

Era sempre stato così il loro matrimonio. Non si era mai basato sull'affetto.  Figurarsi l'amore.

Lei e Brian erano stati promessi l'uno all'altro quando lei aveva solo tre anni e lui quindici, ma le cose non erano andate in quel modo. Qualche mese dopo se n'era andato di casa, senza dire nulla a nessuno e per anni nessuno dei Grimm aveva ricevuto sue notizie. Quando era tornato, a diciott'anni, era stato solo per comunicare alla famiglia che si era sposato con una Black. E che Talisia era già incinta di un maschio. Poi, dieci anni dopo, la tragedia. Un lupo mannaro in cerca di vendetta era entrato in casa loro, mentre Brian era fuori, a caccia con Hansel ed Eleonore. 

Brian non era stato più lo stesso. Aveva amato la moglie molto più di quanto non avesse mai amato chiunque della famiglia originaria, quegli stessi Grimm che, senza rispettare la sua volontà di non sposarsi più, gli fecero pressioni infinite per fargli rispettare quel matrimonio combinato anni prima.

E così entrambi avevano obbedito. 

Ma mentre per Celia era stato inizialmente un sogno che si realizzava - aveva sempre avuto una mezza cotta per il cugino e a diciott'anni cosa ne poteva sapere? - per Brian era stata solo un'imposizione, che mai e poi mai avrebbe digerito. 

Aveva amato una sola donna nella vita e non intendeva amarne altre.

Al contrario della cerimonia da favola, la prima notte di nozze fu un incubo per Celia. Era arrivata vergine al matrimonio, come imponevano le buone regole dei purosangue. E Brian non l'aveva minimamente rispettata. 

"Volevano un matrimonio tra noi per avere il loro Grimm purosangue? Bene, l'avranno. Ma dopo questo non ti aspettare altro da me, cugina." Le aveva detto all'orecchio prima di possederla con forza.

A volte, quando era veramente di pessimo umore, Brian arrivava anche ad accusare la moglie e la sua famiglia di aver architettato l'omicidio di Talisia.

Per quello Celia era intervenuta quella sera, non aspettandolo come invece lui le aveva ordinato di fare. Era solo quando erano a caccia che lei si sentiva veramente viva. Il momento in cui tornava a fare ciò per cui era nata. Aspettare in un angolo e lasciare tutto il divertimento ad altri non era nella sua natura. E cacciare, con sua figlia Gretel ormai lontana ad Hogwarts, era l'unica cosa che le rimaneva.

Un forte crack alle sue spalle le comunicò che Brian si era già smaterializzato, senza aspettarla. Per nulla sorpresa del solito atteggiamento menefreghista del marito, gettò un'ultima occhiata al bosco che in quei giorni era diventata la sua casa. Poi si smaterializzò anche lei.


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Eccomi qua! Due domande (per le quali ho bisogno subito)

1) ho assolutissimamente bisogno che uno dei vostri personaggi abbia il dono della preveggenza (che nella mia testa si concretizza non solo nel fatto che possa vedere il futuro e fare profezie al riguardo, ma anche che possa vedere "in tempo reale" ciò che sta accadendo in luoghi molto distanti rispetto a dove si trova lui e anche nel passato).  Chiunque di voi sia interessato me lo comunichi TRAMITE MESSAGGIO PRIVATO (chi me lo comunicherà tramite recensione non verrà minimamente considerato).

2) per TUTTI: Mi avete detto quali sono le vostre paure. Vorrei che mi spediste qualcosa di più preciso (ad esempio: qualcuno mi ha detto "ha assistito alla morte della sorella": quali sono state le circostanze?"). MESSAGGIO PRIVATO 

Poooi... (qui i tempi sono più larghi: vi do fino a fine febbraio)

1) TORNEO DI QUIDDITCH: partirà a  breve. Perciò mi serve una classifica in base alla quale farò vincere/perdere le vostre case. 1 voto a testa per OGNI AUTORE (cioè chi ha due personaggi ha comunque un solo voto a disposizione).

MESSAGGIO PRIVATO  con scritto Nome e Cognome del vostro personaggio, Torneo di Quidditch, Casa che decidete di votare (non può essere la vostra).  

es --> Eleonore Grimm, Torneo di Quidditch, Tassorosso

2) COPPA DELLE CASE: idem come sopra. Piccola differenza: potete votare due Case e una delle due può essere la vostra (se date il voto alla vostra DOVETE votarne anche un'altra)

es --> Eleonore Grimm, Coppa delle Case, Corvonero e Tassorosso

THAT'S ALL! SEE YOU NEXT TIME! ;)

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Capitolo 6
*** 4 bis - ...la trappola del diavolo ***


Trappola
... LA TRAPPOLA DEL DIAVOLO - PARTE II

 

 

“Tesori miei svegliatevi. Vi sembra il momento di dormire?" Francisco e Gabriela aprirono gli occhi e si guardarono attorno, confusi. I loro corpi erano sdraiati comodamente su un divano nero in pelle con ricami in argento. Lo stesso che si trovava nella villa di campagna dei Malfoy.
"Mamma!" Esclamarono sorpresi in coro. 

Era proprio Camilla Malfoy quella che stava loro di fronte sorridente. Chi sottolineava quanto Gabriela e la madre si somigliassero aveva ragione: per la Grifondoro fu quasi come guardare se stessa allo specchio, anche se con qualche anno in più. Gli stessi occhi, la stessa forma del naso, lo stesso viso ovale. 

"E chi altro dovrei essere?" Chiese la donna divertita. "L'ultima uscita con vostro padre vi ha lasciato proprio senza forze! Vi addormentate sul divano e neanche mi riconoscete. Devo sicuramente dirgli due paroline al riguardo. Non avete neanche sei anni!" Annunciò divertita, mentre si dirigeva con passo sicuro verso la cucina.
I due si gettarono uno sguardo, completamente frastornati dall'ultima frase pronunciata dalla loro madre. 

6 anni. Loro non avevano sei anni. Ne avevano diciassette. Non erano più dei bambini. 
La loro madre non era viva. Era morta. Come il loro padre.

Il mondo attorno a loro cominciò a vorticare e i pezzi del puzzle a ricomporsi.

Diciassette anni. 
Hogwarts. Lezione. Difesa contro le arti oscure.

Poi si ricordarono entrambi quello che avevano sentito pronunciare dalla loro migliore amica in un tempo che sembrava a loro remoto.
Trappola del diavolo. 

Dovevano  uscire di lì al più presto.

Cercando di trattenere le lacrime, si alzarono contemporaneamente in piedi, dirigendosi verso la stanza dove era appena scomparsa la loro madre, consci che avrebbe potuto essere l'ultima volta in cui avrebbero potuta vederla viva. Anche se viva non era il termine corretto. 
"Mamma."

Camilla Malfoy era sospesa a mezz'aria. Il suo volto era completamente paonazzo, in cerca di ossigeno. A terra gocciolava il suo sangue, misto ad acqua.


Francisco abbracciò di slancio la gemella, premendole la testa sul suo petto. A sua volta chiuse gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro. "Ti ricordi cosa ci ha detto Eleonore sulle trappole del diavolo? Dobbiamo lasciarla andare, o ci ritroveremo in un empasse che si nutrirà di noi. Niente di tutto questo è reale." Percepì sua sorella annuire sul suo petto. "Non è reale." 
Avvertirono un urlo alquanto forte.

"Non è reale."  
Confermò Gabriela, mentre le lacrime le scorrevano implacabili.

Percepirono il rumore di un corpo che sbatteva contro la parete.

"Non è reale." 
Ripeterono in coro.

"Non è reale." 

Il mondo attorno a loro vorticava, sentivano la testa girare. 
Poi di colpo tutto cessò.


Gabriela si arrischiò ad allungare una mano e con le dita percepì il pavimento freddo della Camera. 

Aprì gli occhi e si guardò intorno, tirandosi su poco a poco. 
Sotto al suo corpo e a quello del gemello, con un leggero filo di vento, il gesso colorato che aveva disegnato il simbolo nel quale erano rimasti intrappolati scomparve. Sollevando lo sguardo, incontrò il volto del professor Prewett, che li osservava curioso. "Trenta punti a Grifondoro. Dopo la signorina Grimm, siete stati i secondi ad uscirne." Comunicò, felice di quel risultato appena raggiunto da due alunni della sua Casa.
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Un forte colpo alla schiena gli fece aprire gli occhi di botto. 
"Sveglia, sfaticato! Ti sembra il momento di dormire?"
Un secondo colpo lo prese in pieno nella porzione di viso non coperta dal pavimento.
Un terzo colpo lo stava per raggiungere, ma Micah si alzò di scatto, evitandolo per un pelo. "Cosa ci fai qui?" Chiese sorpreso a suo nonno. Era talmente stupito di trovarselo davanti che non assunse neanche il solito tono di voce che assumeva quando parlava con lui.
"Cosa ci fai tu a dormire sul pavimento, vorrai dire." Lo corresse il vecchio con voce sprezzente. "Questa è casa mia ragazzo." Borbottò poi. "Da quando mi parli con quel tono di voce? Basta davvero così poco tempo ad Hogwarts per rammollirti? Avevo ragione a volerti iscrivere a Durmstrang. Lì formano il carattere."

Micah iniziò a riflettere velocemente. Era nella sua stanza, la camera da letto che aveva nella casa dei nonni. Ma come ci era arrivato lì?

L'ultima cosa che ricordava era che... no, non si ricordava assolutamente nulla. Eppure avrebbe giurato a se stesso di aver preso il treno per Hogwarts da poco, pochissimo tempo. Forse neanche una settimana. 

Eppure era a casa in quel momento. Con suo nonno. E la presenza di suo nonno era più che tangibile, pensò toccandosi la guancia nel punto colpito.

Tuttavia a lui non tornava qualcosa. E più ci pensava più i conti non tornavano.

Un quarto colpo lo distrasse dai suoi ragionamenti. "Ti muovi? Sei sempre a sognare ad occhi aperti. Lo facevano anche i tuoi genitori! Sogni! Puah! Guarda dove li hanno portati i loro sogni. Entrambi morti." Gli sbraitò contro il vecchio.

No, lui non era a casa. Quella non era la sua casa.

Page era la sua casa. E Page si trovava ad Hogwarts.

Hogwarts, dove si trovava anche lui in quel momento. Dove doveva tornare al più presto.

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Non riusciva a muoversi. 

Aveva un peso all'altezza delle gambe che la bloccava completamente nei movimenti. 
Provò ad alzare almeno le braccia, ma si rese conto che faceva fatica anche in quello. 

"Cosa mi sta succedendo?" Pensò, mentre il panico iniziava a salire.  

Cercò nuovamente di agitare ancora le gambe e le braccia e queste piano piano, un centimetro per volta, iniziarono a rispondere ai comandi. Ma le sembrava di avere comunque un enorme peso sopra. Il problema era che non riusciva vedere cosa fosse. Intorno a lei c'era solo buio.
"Dovessi anche strisciare, ma uscirò da questo posto infernale. Ovunque io mi trovi." Si ritrovò a pensare.

In quel momento una piccola luce si accese, rimanendo sospesa su di lei. "Probabilmente l'ho creata con la magia involontaria." Pensò distrattamente. 

Magia. Lei era una strega. Dov'era la sua bacchetta?

Si guardò attorno, cercando di sfruttare quella debole luce per ritrovarla. "Se trovo la mia bacchetta, posso farcela."
E fu proprio mentre si guardava intorno che notò che in quella stanza non era presente solo lei. Una figura scura emergeva dall'ombra, una figura che, come lei, era sdraiata a terra. Strisciando, in maniera diffidente, iniziò ad avvicinarsi. 

Anche la figura si mosse lentamente verso di lei.

"Chi sei?" Chiese Robin incuriosita. 
Non udì nessuna risposta. In compenso la sua voce rimbombò a lungo per la stanza. 

La Serpeverde riprese a strisciare. 
E la figura con lei.

"Ma mi prendi in giro?" Sbuffò, iniziando a perdere la pazienza.

Quella situazione non le piaceva per niente. Era in un luogo sconosciuto, al buio, senza la sua bacchetta, incapace di muoversi decentemente e a poca distanza da un'ombra probabilmente psicopatica. Avrebbe dovuto avere anche una paura fottuta. Eppure, stranamente, quella era l'unica cosa che in quel momento le mancava. Forse era l'adrenalina che la faceva sragionare in quel modo, ma Robin continuò ad avanzare. E la figura con lei.
Quando si ritrovò a poca distanza da essa, si accorse però di alcuni particolari: la figura si muoveva esattamente come lei. Stesse circostanze, stesso modo di strisciare, stessa velocità. Inoltre anche sopra alla testa di quell'ombra ardeva una ficcola fiamma: in tutto e per tutto uguale a quella di Robin.
Con un'idea già precisa nella mente, la Serpeverde allungò una mano verso quella che aveva ormai capito essere il riflesso di se stessa.

"Uno specchio" Pensò tastando una superficie liscia e fredda, mentre la figura davanti a lei faceva esattamente la stessa cosa. 
Aggrappandosi alla cornice di quell'oggetto inaspettato, riuscì finalmente ad alzarsi in piedi.

Tutte le luci si riaccesero di colpo, illuminando la stanza a giorno.

E fu in quel momento Robin iniziò ad urlare.

Il suo corpo era completamente martoriato. 
Grossi grumi di sangue la ricoprivano ovunque, lasciandola pallida ed esangue. 
Le sue gambe... Merlino le sue gambe! Una era tranciata di netto, l'altra era piegata in un angolo innaturale. 
Solo le braccia sembravano illese, tolti i graffi che si era procurata arrivando sin lì.

"Non è possibile" Si ritrovò a pensare. "No, no, no!"

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Page aveva le lacrime agli occhi. Aveva sette anni e sua sorella Sarah la stava abbracciando per l'ultima volta, mentre i rumori provenienti dal piano di sotto si intensificavano. 
Sua sorella deglutì lentamente, iniziando a parlarle sottovoce. "Page, adesso io e te facciamo un gioco ok? Ti piace nascondino? Sì? Allora io conto e tu corri a nasconderti."

Dei passi iniziarono a risuonare sulle scale.

"La porta a muro della biblioteca Page. Nessuno la vede se non sanno che esiste. Nasconditi lì Page." Le spiegò Sarah abbracciandola, cercando di trasmetterle tutto il coraggio che le sarebbe servito con quel gesto. Che sarebbe servito ad entrambe.

"Ma se mi nascondo lì, tu sai già dove venire a cercarmi." Cercò di protestare la piccola.

"Vai!" La spinse sua sorella, lasciandola libera dall'abbraccio. 

Con il volto bagnato di lacrime Page si mise a correre, mentre avvertiva la voce della sorella iniziare a contare. "Uno, due, tre, quattro, cinque, sei..."
"Ma guarda chi abbiamo qui!" La interruppe una voce maschile. 
"Sette, otto, nove..." 

Page non sentì più la voce della sorella contare. Chiuse la porta della biblioteca dietro di sè, proprio mentre nella casa risuonava il rumore di uno sparo. 
La Corvonero si gettò a terra piangendo. 

Lo sapeva. Lo sapeva che niente di tutto quello era reale. Sapeva di essere finita mani e piedi nella Trappola del Diavolo. Ma non era riuscita a trattenersi. Aveva avvertito l'esigenza di vedere, di abbracciare ancora una volta Sarah. La stessa sorella che anni prima si era sacrificata per lei, facendola nascondere e poi esponendosi in prima persona con i ladri, per dare il tempo a Page di nascondersi, mettersi in salvo. 

Tutto attorno a lei iniziò a ruotare e ben presto si ritrovò a bagnare di lacrime il pavimento della Camera, accasciata su se stessa.

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Si trovava in un luogo completamente innaturale.
Era a casa sua, certo, ma quella non era casa sua. Era come... deformata.
O forse era solo il dolore per ciò a cui stava assistendo che gliela faceva sembrare deformata.

Perchè suo padre non poteva essere morto
.

Non poteva.
Non poteva e non doveva.
Joseph si portò le mani ai capelli, tormentandoli incessantemente. Cercando di convincersi che quello che stava vedendo non fosse reale. Che quello che lo attorniava avesse qualcosa di sbagliato. Perchè se riusciva a trovare qualcosa di sbagliato, di strano, anche solo fuori posto in quella stanza a lui così famigliare, allora forse quello che i suoi occhi gli stavano mostrando, quell'immagine implacabile aveva una qualche speranza di essere falsa.

Perchè suo padre non poteva essere morto.

Ma suo padre giaceva morto proprio in quella stanza. E Joseph sentiva l'aria uscire dai polmoni abbandonandolo completamente.

"No, non è possibile. Non posso essere rimasto solo. Non è possibile."

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Quella pelliccia bianca. Quanto le era sempre piaciuta quella pelliccia bianca. Soffice. Calda. 

E adesso, che era chiazzata di sangue, Lex non riusciva a capacitarsene. Come in trance continuava a premere la sua piccola mano sulla ferita, cercando di tamponarla, che però se ne fregava delle sue cure, continuando ad allargarsi a vista d'occhio. E a far scendere sangue copiosamente.
Con il respiro mozzato, vide Chris trasformarsi, tornando umano. "No amore." Tentò di bloccarlo. "No, per favore. Resta trasformato, così guarisci più in fretta. Puoi ancora farcela." Mormorò tra le lacrime.
"Lo sai anche tu... che non è vero." Sussurrò lui, facendo fatica a pronunciare anche quelle parole. "La ferita è troppo profonda e anche con la trasformazione... non riuscirò a guarire. Non raccontiamoci bugie." La sua voce era talmente fioca e debole che Caitrona fece fatica a sentirla. Ma non si sarebbe persa una sillaba detta da Chris. Neanche se ne fosse dipesa la sua intera vita. 

"No, non è vero. Tu NON PUOI MORIRE. MI HAI CAPITA CHRIS? NON TI AZZARDARE A FARLO O TI FACCIO RESUSCITARE SOLO PER RIAMMAZZARTI CON LE MIE MANI!" Urlò la Serpeverde ormai in preda all'isterismo.

Avrebbe affrontato qualsiasi cosa, anche il diavolo a mani nude, ma nella sua testa aveva un'unica certezza. Chris non doveva morire. 

Non così. Non davanti ai suoi occhi, mentre assisteva completamente impotente.

"Cait, adesso ascoltami." Rispose lui, con voce sempre più fioca. Ai segni di protesta della ragazza, strinse la presa, per quanto le sue forze glielo consentissero. Lex si sentiva morire: non l'aveva mai chiamata così. Cait. "No, mi devi ascoltare."

"Tu adesso ti devi svegliare. E' una trappola Cait. Più a lungo resti, più sarà difficile uscirne."

"Cosa?" Chiese lei completamente confusa. "Io non ti lascio. Anche se fosse una trappola in cui ci rimetterò la vita."

"Svegliati."

"No."

"Svegliati."

"No."

"Svegliati."

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Federica fu la prima ad aprire gli occhi. Aveva un enorme mal di testa.
Forse fu per quel motivo che non si accorse subito dove si trovava. 

Era in una gabbia. 

Certo, una gabbia di dimensioni umane, ma rimaneva pur sempre una gabbia, con tanto di grosse sbarre di metallo. Allungò una mano per tastarle. E dovette ritirarla in fretta per non bruciarsela. Erano fatte di argento.

"Ma l'argento non mi fa questo effetto." Si ritrovò a pensare, leggermente confusa. Ma non fece in tempo a ragionarci su, perchè dei rumori alle spalle la fecero voltare di scatto. 

I gemelli Hamato stavano a loro volta riprendendo i sensi, rinchiusi nella medesima gabbia. "Mikey!" Strillò Raphael, precipitandosi ancora mezzo intontito sul gemello. "Mikey, rispondimi! Come stai?"
"Cos'è successo?" Fu la debole risposta del biondo. 
"Siamo rinchiusi in una gabbia, ma non so come ci siamo arrivati." Si intromise Federica, facendoli sobbalzare entrambi. Nessuno dei due l'aveva notata.
A quelle parole quel poco di intontimento che ancora sussisteva, scomparve del tutto nei due ragazzi. Si guardarono entrambi attorno, come a voler appurare coi loro occhi che quanto detto dalla Serpeverde corrispondesse a verità. Michelangelo allungò anche una mano verso le sbarre, ottenendo lo stesso risutato di Federica. "Argento." Sussurrò. "Non possiamo uscire di qui."

Ci volle un po' di tempo prima che Federica si accorgesse di un altro particolare. Era già pomeriggio inoltrato, quasi sera. E quella che stava spuntando sembrava proprio essere... "Ragazzi, avete preso la pozione antilupo di recente?" Chiese con il tono di voce più calmo che riuscì ad ottenere.
Le loro espressioni terrorizzate le bastarono. 

"La luna piena doveva essere tra tre settim.." Ma Raphael non riuscì a concludere la frase. Il suo volto iniziò ad allungarsi, mentre Federica indietreggiava sempre di più verso il limite della gabbia, respirando pesantemente. Con la lingua avvertì i suoi canini spuntare, esattamente come ogni volta in cui si sentiva minacciata.

"Fede, scappa. E se non puoi scappare, trasformati. Non importa se ci fai del male, siamo lupi mannari, guariremo in fret..." Neanche Michelangelo riuscì a terminare la frase. Con un enorme schiocco le sue gambe iniziarono a mutare, facendogli perdere l'equilibrio.

"No!" Urlò Federica in preda al panico. "Non posso fargli del male! Mi hanno già accusato di aver ucciso Jo, non posso dimostrargli che avevano ragione." Pensò tra le lacrime. "Jo" Fu quella la parola magica a farla svegliare da quella sorta di trance.

Jo, treno, Hogwarts, lezioni, difesa contro le arti oscure.

Loro non erano veramente lì.

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Era nell'enorme parco di Hogwarts, sdraiato sotto al salice che si trovava vicino al Lago Nero, con un enorme gatto nero sopra al petto.
Restò lì per un po’ senza dire ne fare niente, semplicemente godendosi il sole che risplendeva alto nel cielo.

Stava quasi per addormentarsi, quando dalla direzione opposta comparve un’ombra. Immediatamente, il ragazzo si ridestò dal suo stato di torpore e aguzzò la vista. Poi si alzò in piedi di scatto, pronto a scattare per mettersi al sicuro.

La figura si rivelò essere una donna dal fisico slanciato, con i capelli castani.
Si avvicinò sempre di più, fino a distanziarlo solo di pochi passi. In quel modo Jonathan potè vederla bene, molto bene. 
E il terrore lo invase.

"Jo" Gracchiò a mezza voce. Ma quella non era la Jo che si ricordava lui.

Era completamente priva di occhi, al loro posto c’erano solo due buchi neri, come se fossero stati bruciati. I capelli erano stopposi, raggruppati in ciocche disordinate che creavano quasi delle cordicine. La pelle era squamosa.
Jon avrebbe voluto scappare, smaterializzarsi lontano da lì, rientrare al sicuro nel Castello, dove c’erano i suoi compagni e gli insegnanti. Avrebbe voluto davvero farlo, ma scoprì di essere paralizzato.
La figura alzò un braccio verso di lui e gli toccò una guancia. Il tocco delle sue dita era incandescente. 
Jon avrebbe voluto quantomeno urlare, ma scoprì che neanche quello gli era concesso.

Lacrime iniziarono ad uscire dagli occhi della ragazza. Non erano composte d’acqua. Erano lacrime di sangue. Iniziarono a scorrere lungo le guance, lungo il corpo. Divennero scie sempre più lunghe, sempre più rosse. Che iniziarono a strisciare anche sul corpo di Jon.

Poi il sangue si trasformò in fuoco, che iniziò a bruciare entrambi i corpi. A decomporli. A ridurli in briciole. In cenere.

Mentre Jon urlava con tutto il fiato che aveva in gola - la voce gli era magicamente tornata - sentì le parole che la ragazza stava pronunciando al suo indirizzo. 
“Mi hai ucciso e poi sei andato avanti con le tua vita. Mi hai abbandonato. E' colpa tua. E la pagherai.”

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Buio.

Attorno c'era solo il buio. Non vedeva nulla.

"Forza, calma e sangue freddo. Cos'è successo?" 

Ma era inutile

Come se cercasse di trattenere dell'acqua con le mani, più si sforzava di capire e ricordare, più ogni cosa sembrava confusa e sfocata. Più i ricordi si allontanavano. All'improvviso perse completamente la cognizione di sè e, per un solo momento, pensò di trovarsi in quel luogo da sempre.

"No, non è possibile. Non sono qua da sempre. Ci deve essere una spiegazione." Pensò testardamente. 
Poi, come un fulmine a ciel sereno, arrivò l'idea. "La mia bacchetta. Se la trovo e la uso, dovrei avere quel minimo di luce che mi aiuterebbe a capire la situazione."
Passò un tempo indefinito, che potevano essere minuti così come potevano essere ore a tastare ripetutamente per terra, alla cieca, muovendosi a tentoni nello spazio circostante. Tempo che venne ripagato quando finalmente sentì le sue dita chiudersi intorno a quel minuscolo bastoncino di legno, ma che in quel momento poteva rappresentare la sola via d'uscita da quello che era appena diventato il suo inferno personale.
"Lumus" Sussurrò con un sospiro di sollievo, già godendosi in anticipo il fiotto di luce che sarebbe scaturito di lì a poco da quel lieve bastoncino.

Ma quel fiotto di luce non arrivò.

"Lumus" Sussurrò di nuovo, questa volta con voce convinta, pensando che la mal riuscita dell'incantesimo dipendesse da ciò.

Ma ancora nulla.

Riprovò e riprovò a lungo quell'incantesimo, ma la luce non ne voleva sapere proprio di uscire. E il panico cominciava a salire, ad aumentare, ad allargarsi, ad ingrossarsi, in un crescendo infinito. Arrivò a riempirgli il corpo e la mente completamente, fino a fargli perdere completamente la ragione.
In un ultimo disperato tentativo, tentò un altro incantesimo. 
"Incendio!" 
Continuò a non vedere nulla. Ma percepì le fiamme scaturire dalla punta della bacchetta, circondando il suo corpo da tutti i lati. 

Era in trappola.


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"Daniel!" 

Il ragazzo aprì gli occhi dopo aver percepito quel richiamo straziante. Per pochi secondi rimase fermo immobile, sdraiato di schiena a fissare il soffitto scuro della Camera, poi la sua visuale venne completamente ricoperta da una massa di capelli castani. 

Eleonore gli si era avventata praticamente addosso appena aveva visto che si era ripreso, iniziando a baciarlo con foga. "Non farlo mai più!" Sussurrò la Corvonero tra un bacio e l'altro. "Mi hai fatto prendere un infarto! Non ti risvegliavi da quella maledetta trappola e non sapevo cosa fare, come fare per aiutarti! Per Merlino, Godric e Salazar!" 

Daniel quasi scoppiò a ridere per tutta quella vivacità. Mentre stringeva la ragazza a sè si accorse di avere ancora le guance bagnate dalle lacrime per la scena alla quale aveva assistito.

"Ho visto Lindesay morta, Lene." Spiegò soltanto. Avvertì la Corvonero aumentare la presa su di lui.

Lindesay era la sua gemella. I gemelli Freeman erano cresciuti in Francia, ma i genitori erano tornati in Inghilterra prima che i figli compiessero 11 anni, per permettere loro di essere ammessi ad Hogwarts. Daniel era riuscito ad ambientarsi, Lindesay al contrario aveva sempre fatto molta fatica. Così, a malincuore, i genitori avevano optato per permettere alla figlia di tornare e completare gli studi in suolo francese, a Beauxbatons. Ma nonostante questo, i due gemelli erano comunque unitissimi. E Daniel, vedendo il piccolo corpo della gemella a terra, aveva inizialmente perso la ragione.

"Sono l'ultimo quindi?" Chiese guardandosi attorno. La maggioranza dei suoi compagni stava ormai gironzolando per la stanza, in attesa che i professori li congedassero da quella pesante lezione.

Con sua sorpresa, sentì invece la ragazza rispondergli con voce preoccupata "No, non sei l'ultimo. Manca ancora Anastasia." 

Entrambi si girarono verso il punto dove la loro amica ancora restava sdraiata immobile, con gli occhi chiusi.

Finchè quest'ultima non inarcò la schiena, cacciando un urlo disumano e sollevandosi in aria.

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Milly era ancora in lacrime per ciò al quale aveva assistito, quando si sentì abbracciare.
"Stai bene?" Era stata Water ad andare verso di lei, agendo nella maniera più semplice che conosceva per cercare di consolarla.
"Veder morire le persone che ami davanti ai tuoi occhi non è mai semplice. Anche se poi ti svegli e scopri che è stato solo un incubo." Spiegò la Grifondoro ancora con le guance bagnate. 
"Chi hai visto morire?" Le chiese nuovamente Water, sciogliendo l'abbraccio e sedendole a gambe incrociate di fianco. Il modo migliore che conosceva per esorcizzare la paura era parlarne.
"Mia madre." Trovò il coraggio di sussurrare Milly. "Tu invece chi hai visto morire?" Chiese poi, dando per scontato che anche per la Tassorosso fosse andata così.
"Io non ho visto nessuno morire. Ho sognato di distruggere tutto." Spiegò a sopresa l'altra ragazza, assumendo un'espressione seria. "Ero arrabbiata, incapace di ragionare e pensare. Così ho iniziato a scagliare incantesimi a caso. Troppo pericolosi. Troppo pericolosi per chiunque e per qualunque cosa. Mi sono svegliata perchè, per quanto possa essere forte, sarebbe stato per me impossibile fare ciò che ho fatto."
"E che cosa avresti distrutto?" Chiese Milly. Ormai le lacrime erano passate in secondo piano, presa com'era dal discorso dell'amica.
"Hogwarts." Rispose semplicemente Water.
"Che razza di incantesimo..." Iniziò a chiedere di nuovo Milly. Ma non finì mai la frase.

Un urlo disumano e agghiacciante le fece morire le parole in gola. Un urlo che proveniva da un luogo imprecisato verso il fondo della Camera. Poi videro un corpo sollevarsi a mezz'aria e ricadere a terra di botto.

"Anastasia!" Urlò Water con tutto il fiato che aveva in gola, alzandosi di scatto da terra e precipitandosi verso il punto dove il corpo della sua amica era appena atterrato.

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Un singhiozzare ininterrotto era l'unico rumore presente nella stanza.
"Sono sola. Sono rimasta completamente sola. Non ho più nessuno."
Era questo che si stava ripetendo da più di mezz'ora Anastasia, continuando a dondolarsi su se stessa incessantemente.

Quando aveva aperto gli occhi non aveva capito subito dove si trovava. 
Era come se fosse sospesa nel nulla, come se si trovasse in mezzo al vuoto. 
Galleggiava in uno spazio circondata solo da luce bianca. Accecante.
Per un attimo, solo per un breve attimo, si chiese se quello non fosse solo un sogno. 

Ma poi aveva aperto gli occhi e si era ritrovata a pregare che il vero sogno fosse l'incubo nel quale era precipitata.

Si trovava a casa sua, nella cucina. 

Suo padre era steso a terra, completamente immobile. Aveva le braccia aperte, come a voler formare una croce. Il collo piegato in un angolo completamente innaturale, spezzato.

Anastasia sentì tutta l'aria uscirle di colpo dai polmoni, lasciandola boccheggiante e senza fiato. Si aggrappò al tavolo della cucina, incredula, per non cadere. Sentì le ginocchia piegarsi sotto al peso del suo corpo. Era alta 1,70 m e pesava neanche 50 kg, ma in quel momento le sembrava di avere tutto il corpo composto di piombo.

"Papà!" Esclamò raggiungendolo a fatica e inginocchiandosi di fronte a lui. 

"Papà." Ripetè appena più forte. 

"Papà ti prego svegliati." Sapeva di stare chiedendo l'impossibile. 

"Papà ti prego svegliati." Ripetè di nuovo. 

"Papà, ti prego! Non puoi lasciarmi anche tu! Papà mi rimani solo tu! Non puoi lasciarmi da sola papà!"

Si buttò a terra urlando. Singhiozzò, strepitò, urlò di nuovo, lo chiamò con tutte le sue forze. 
Rimase lì per più di un'ora, incapace di reagire. 

Tra le lacrime infinite, gli accarezzò il volto per l'ennesima volta. E mentre la sua mano gli sfiorava il viso, Anastasia urlò di nuovo
Ma questa volta non per la morte di suo padre. 

Un dolore bruciante aveva attraversato tutta la sua spina dorsale, come una scossa elettrica prolungata.
I suoi occhi si rovesciarono e le pupille si restrinsero, finchè non rimase visibile quasi solo il bianco.
Una serie di immagini che non appartenevano ai suoi ricordi le attraversò la mente, riempiendo completamente la sua visuale, facendole dimenticare persino del cadavere di suo padre. 

Poi Anastasia svenne.

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Ciao a tutti! 
Sì lo ammetto, è stato un capitolo un po' pesante (anche da scrivere, credetemi.) Ne è valsa la pena? Volevo semplicemente darvi un capitolo in cui comparivano tutti (anche se alcune paure le ho saltate o sarebbe stato davvero infinito). Spero vi sia piaciuto.

Domanda: ora che avete visto tutte le foto dei personaggi, vi piacerebbe avere una storia d'amore con qualcuno di loro? Alcune coppie sono già formate ma la maggioranza di loro sono liberi come l'aria!

*Toccatemi Daniel e vi uccido* Sì, Eleonore, nessuno l'aveva capito che Daniel è il tuo ragazzo... torna nel capitolo vah! Devi ancora capire chi ha attaccato il treno.

Dicevamo? Ah sì, le coppie. Sbizzarritevi (messaggio privato mi raccomando! NO SPOILER)

ps: Inazuminana01, Clarissa-fairchild e Suyka99 i voti per la COPPA DELLE CASE e il TORNEO DI QUIDDITCH! (per modalità capitolo precedente ;) ) Alla prossima!


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Capitolo 7
*** 5 - Hexenbiest ***


7 - Hexenbiest

Hola a tutti!
1) Allora... non ho ben capito cosa sia successo nel capitolo precedente: è stato il più letto in assoluto ma anche quello meno recensito di sempre. Ci siete? Anche per dirmi che vi ha fatto schifo, ma le vostre recensioni sono richieste.
2) anche per quanto riguarda le coppie: pochissime richieste. Devo desumere che volete lasciare i vostri personaggi single?
3) Inazumiana01 dove sei finita?
4) titolo del capitolo: forse chi di voi ha visto la serie televisiva Grimm (nome non preso a caso e che ho messo anche come cross-over :P ) ha già sentito parlare delle Hexenbiest. Beh, ho preso solo il nome ma cosa siano lo trovate spiegato sotto (in ogni caso sono creature molto diverse dal telefilm).
Con i miei dubbi che mi rimbalzano da una zona all'altra del cervello, vi lascio al capitolo. Buona lettura!


HEXENBIEST


"Ci sono tre fratelli.  
A volte sono brutti, mentre altre volte sono belli.
Il primo non c'è perché sta uscendo, il secondo non c'è perché sta venendo, c'è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli altri due c'è. Chi sono?" Chiese il ritratto alla Corvonero mentre questa si apprestava a tornare nelle sue stanze.

La ragazza ci riflettè per un po'. 

Tre fratelli la cui bellezza cambia a seconda delle occasioni. Uno sta uscendo e un altro arrivando perciò nessuno dei due è PRESENTE, al contrario del terzo che lo è. PRESENTE. Il primo sta uscendo. PASSATO. Il secondo sta arrivando. FUTURO. 

"Ma certo! Il tempo!" Esclamò entusiasta ad alta voce, fiera di essere arrivata alla soluzione così in fretta.

A conferma delle sue parole, la porta ruotò su se stessa permettendole l'accesso alla stanza. 
Dal momento in cui lei e Joseph erano diventati Caposcuola, avevano acquisito il diritto di avere due stanze personali, collegate tra loro da un salotto, in un'ala del Castello diversa rispetto a quella dove si trovavano le altre Case. Per accedere alla propria camera personale ognuno di loro aveva mantenuto la tradizione (parola d'ordine per il Grifondoro e indovinelli per Eleonore), ma dalle loro camere private potevano accedere entrambi al salotto. Quello stesso salotto dove avevano l'obbligo di convocare le riunioni dei Prefetti almeno una volta al mese.
E fu proprio accedendo ad esso con l'intenzione di rilassarsi un po' sul divano, davanti al camino acceso, che la Corvonero si trovò davanti ad uno spettacolo bizzarro.
Almeno 15 persone si trovavano lì e la sala era attraversata da un rumoroso chiacchericcio.
In un primo momento la ragazza fece mente locale, chiedendosi se non avesse dimenticato una qualche riunione, ma poi notò che non tutti loro erano Prefetti. Però avevano un elemento in comune: erano stati tutti presenti alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure il giorno prima, la stessa lezione che aveva condotto Anastasia in coma.

"Buonasera. Posso fare qualcosa per voi? Immagino che siate qui per un motivo." Disse a voce alta, facendoli girare di scatto verso di lei e facendo calare il silenzio per qualche secondo.

"Li ho invitati io, in effetti." Rispose Joseph. Era seduto sul tappeto a gambe incrociate e aveva appoggiato la schiena alla base della poltrona che si trovava alle sue spalle.

"E per quale motivo?" Chiese incuriosita. Aveva una vaga idea di dove volessero andare a parare, ma voleva anche verificare se la sua intuizione fosse corretta.

"Per te." Rispose secca Robin, dopo qualche secondo di silenzio. "Siamo qui per te." Era seduta su uno dei tre divani presenti nella stanza, esattamente al centro.

Eleonore, con un gesto della mano, richiamò a se una sedia. "E a cosa devo l'onore?" Chiese girandola al contrario e poi sedendosi sopra, incrociando gli avanbracci sullo schienale.

"Hai praticamente urlato contro Robert dicendo che era stato uno sprovveduto ad usare la trappola. Ed eri l'unica non sorpresa del fatto che Anastasia fosse entrata in coma. Come se te lo aspettassi. Cosa sai che noi non sappiamo?" Chiese Page calcando sulle ultime due frasi.

"Prima è morta Jo e adesso Ani è in coma. La mia ex ragazza e la mia migliore amica. Se sai qualcosa, qualsiasi cosa, TU DEVI DIRMELA." Intervenne Jonathan, sorprendendo tutti: quasi nessuno nella stanza sapeva della relazione che era intercorsa tra lui e la mezza lupa. Le ultime parole suonarono come un ordine.

Eleonore sospirò. E così ci aveva azzeccato. Erano venuti per quello. "So tante cose che voi non sapete, ragazzi. Per quanto riguarda Ani, posso spiegarvi cosa le è successo. Per quanto riguarda Jo invece, purtroppo ne so quanto voi. Ovvero nulla." Alle sue parole sembrarono tutti trattenere il respiro.

"Partiamo da quello che sai allora. Cos'è successo ad Ani?" Chiese Water decisa. Non ne poteva più di tutti quei misteri. E se qualcuno poteva darle un minimo di risposte, era più che pronta a riceverle.

"Molto bene. Partiamo da due concetti fondamentali. Sapete cos'è una trappola del diavolo?" Chiese la Caposcuola girando lo sguardo lentamente su ognuno di loro. Poi si corresse. "O meglio, tutti avete scoperto a vostre spese cos'è. Ma nel dettaglio? Sapete come funziona esattamente?"

"E' il simbolo che ha usato Rob a lezione."  Rispose Brian Hunt reprimendo un brivido. Gli effetti di quella macchina infernale li aveva ancora addosso. "Si nutre delle nostre peggiori paure e ce le scatena contro."

"Più o meno Brian." Rispose Eleonore, dopo averlo fatto intervenire. "Passiamo al secondo concetto: sapete cos'è una hexenbiest?"

In questo caso non rispose nessuno. Almeno per i primi minuti. Poi Micah rispose con un filo di voce. "Ho letto qualcosa in un libro al riguardo. E' una specie... di veggente?" Chiese con tono dubbioso. Poi riprese con tono molto più deciso. "Ma come possono essere collegate le due cose?"

La Corvonero trattenne al pelo un sospiro. Lei aveva studiato queste cose dalla nascita: trappole del diavolo e creature oscure erano state il suo pane quotidiano da quando aveva imparato acamminare e a  leggere, ma non era così per tutti, neanche per la maggior parte delle famiglie più antiche e purosangue, che finivano per convivere con tutto ciò senza porsi troppe domande. E adesso si doveva confrontare con tutti loro, facendoli accedere a conoscenze che la sua famiglia aveva tramandato a se stessa per generazioni. - Almeno - si ritrovò a pensare - si erano riuniti tutti nella stessa stanza, così non avrebbe dovuto ripetere le stesse cose più volte. - Sarebbe stata una lunga conversazione. "Le trappole del diavolo sono dei meccanismi maledetti, una sorta di incrocio tra un molliccio e un dissenatore. Nel momento in cui entri nel loro perimetro, scandagliano la tua anima e il tuo cuore completamente, arrivando subito a percepire le tue peggiori paure e ricordi. Poi ti proiettano in un mondo parallelo, non meno reale del nostro, dove queste paure o questi ricordi diventano reali. Ti fanno perdere completamente la coscienza di te stesso, eliminando i tuoi ricordi, fino a farti scordare completamente chi sei."

"Ma io..." Iniziò a protestare Raphael.

"Se stai per dire che ti ricordavi chi sei, puoi risparmiartelo Raph." Lo interruppe però Eleonore. "Quelle che avete affrontato nella Camera non erano vere trappole del diavolo. Non so se ve ne siete accorti, quando vi siete risvegliati, ma il simbolo disegnato ai vostri piedi conteneva al suo interno dei piccoli ghirigori. Erano segni messi apposta dai professori, che dovevano aiutarvi a sconfiggere la magia della trappola. Degli indizi che avrebbero distorto la realtà alternativa, per aiutarvi a capire che si trattava solo di una grossa bugia. In una vera trappola del diavolo, ciò non sarebbe mai stato presente."

"Sono riuscita a distruggere Hogwarts con i miei incantesimi. Non ci sarei mai riuscita, in nessun modo." Ricordò in quel momento ad alta voce Water.
"L'argento mi feriva, cosa che non è vera." Realizzò Federica, ricordando come fosse stata sorpresa per la cosa dentro alla gabbia.
"E a me la stanza dove avevo trovato morto mio padre era sembrata irreale dal primo momento." Analizzò Joseph, ripensando alla scena che gli si era parata davanti agli occhi.

"Ma i professori non hanno fatto i conti con altri fattori in gioco." Riprese il discorso la Caposcuola. "Primo fattore: la Camera. E' piena zeppa di magia nera, che ancora striscia per le pareti: ciò ha rafforzato le trappole. Secondo fattore: Anastasia. E' una hexenbiest."

"Non è vero." Esplose Diamante. "Non è assolutamente vero." Rimarcò il concetto. "Qualsiasi cosa sia questa Hexenbiest, Ani non lo è. Io, Robin, Water e Jonathan siamo i suoi migliori amici." Spiegò, scambiandosi un'occhiata con i soggetti in questione. "E con noi non si è mai vergognata di nulla, non ci ha mai nascosto niente. Se fosse stata una hexenonsocosa, ce lo avrebbe detto. Non ce lo avrebbe tenuto nascosto. Ci diciamo sempre tutto. Non ci sono mai stati segreti tra di noi." Affermò convinta prima di concludere con "Perchè lo avrebbe detto a te e a noi no?"

"Non ho mai affermato che me lo avesse detto lei, perchè se lo avessi detto, sarebbe una bugia." Si difese Eleonore. Lo sapeva che sarebbe stata una lunga chiaccherata, quindi si era semplicemente armata di molta pazienza, tutta quella di cui disponeva, per cercare di non rispondere male. "L'ho capito guardato la sua aurea."

"Come?" Risuonò un coro generale. Tutto si erano aspettati forchè quello. 
"Auree?" Chiese interessata Federica. Ne aveva sentito parlare solo a lezione di divinazione da quella pazza della Cooman.

"Mettiamola così." Iniziò a spiegare la Corvonero "Ogni mago ha una sua aurea personale, è come un'impronta. Ma ci sono delle caratteristiche che permettono di capire se quelle persone hanno qualcosa in comune, come ad esempio una parentela, oppure una maledizione. - qui lanciò un'occhiata a Raphael e Michelangelo - A seconda della categoria magica alla quale si appartiene, inoltre, l'aurea cambia il colore. Ad esempio tu, Federica - le sorrise puntandole lo sguardo contro - essendo in parte vampiro, hai un'aura mista tra il giallo, colore dei maghi, e il rosso, colore dei vampiri."

Raphael e Michelangelo si scambiarono uno sguardo preoccupato. Nessuno nella scuola sapeva che loro due erano lupi mannari. Che la Caposcuola stesse per rendere ciò noto a tutti?

Ma Eleonore venne nuovamente interrotta. "Tutti sanno che Federica è una mezza vampira ormai. Dimostraci che quello che dici è vero." La attaccò Robin con tono scontroso. Non voleva credere che una ragazza come lei potesse avere tutte quelle conoscenze. Appena finita la frase però, si pentì immediatamente di quanto detto. Nessuno sapeva di lei. E se veramente Eleonore avesse detto la verità?

"Sei sicura di ciò che stai dicendo?" Le chiese infatti la Caposcuola, indecisa se raccogliere quella provocazione o no.

"Sì, sono sicura." Confermò però. Era ormai troppo tardi per tornare indietro. E poi, al diavolo! Che lo venissero pure a sapere tutti! 

"Tu sei in parte Banshee. Caratteristica ereditata da..."  e qui la Corvonero le gettò un'occhiata intensa, come a volerle veramente leggere l'anima con uno sguardo "da tua nonna, direi." Concluse poi soddisfatta per quell'analisi.

Nella sala calò nuovamente il silenzio, mentre Robin accusava il colpo, respirando velocemente. Le sue guance si tinsero di rosso. Notò gli sguardi che le lanciarono alcuni suoi amici, come ad esempio Water e Diamante. Lesse la delusione e l'accusa sui loro volti: non glielo aveva mai detto e all'improvviso lo erano venuti a sapere in quel modo.

"Ma... com'è possibile? Nel senso... come si fa a leggere le auree? C'è un modo per vederle? Nel senso..." Inziò a chiedere Milly in modo confuso. Era un argomento talmente nuovo e strano per lei che neanche sapeva bene come porre la domanda.

"Ovviamente esistono delle tecniche. Tutti voi sareste capaci di leggerle, se vi fosse stato insegnato come fare. Un tempo questo nelle scuole di magia si insegnava, col tempo l'hanno tolto perchè pensavano che la cosa potesse creare problemi e, soprattutto, pregiudizi sapere molte cose su una persona con una sola occhiata. In realtà è parecchio utile. In certi casi, soprattutto per lo stile di vita che abbiamo nella mia famiglia, può essere molto utile conoscere con una sola occhiata chi hai davanti. Può anche fare la differenza tra la vita e la morte."  Spiegò tutto d'un fiato Eleonore.

"Ma come è possibile? Io se ti guardo vedo solo te! Non vedo colori che ti galleggiano intorno o..." Iniziò a chiedere Micah, fissandola con insistenza e cercando di captare un qualche colore attorno alla sua compagna di Casa.

La Caposcuola scoppiò a ridere. "Micah, se tu dessi un libro ad un bambino di 3 anni questo non saprebbe leggerlo, ma se dai lo stesso libro ad un adulto sì. Non si impara a leggere in un giorno e a maggior ragione non si impara a leggere un'aura in pochi secondi, o anche solo a percepirla.”

"Scusate, possiamo tornare all'argomento principale?" Intervenne a quel punto Caitriona con tono secco. "Abbiamo accertato che Elly sa leggere le auree, okay. Ma per quanto possa risultare interessante l'argomento, stavamo parlando di Anastasia." Cercò di riportare tutti quanti all'argomento iniziale, riprendendo in mano le redini del discorso. "E stavamo dicendo che Ani è una hexenbiest e che questo ha influito sulla trappola." Riassunse infine.

Francisco si dovette trattenere per non scoppiare a ridere lì in mezzo. Tipico di Lex mostrare il suo lato pragmatico. Avendo Chris, a lei non importava assolutamente nulla di cosa potessero essere gli altri, ma se poteva fare qualcosa per aiutare chi era in difficoltà, allora lì se ne usciva la parte migliore di lei. Peccato solo che fosse così rigida nel comportamento e nel tono di voce. Ma la considerava comunque un'ottima amica.

Eleonore nascose a sua volta un sorrisetto, prima di spiegare "Ani ha avuto una visione. Questo l'ha riproiettata nel nostro mondo, interrompendo così il contatto con la trappola. E qui sta la fonte del problema: da una trappola del diavolo si può uscire solo capendo che quella realtà è finzione, ma senza l'intervento di fattori esterni. Con quella visione invece, il contatto è stato interrotto bruscamente e in maniera inaspettata, sbagliata. Ed è saltato tutto."

"Tu sapresti cosa fare per risvegliarla dal coma? " Chiese Jonathan alzandosi in piedi di scatto e raggiungendo la ragazza velocemente. Adesso erano a pochi centimetri, viso contro viso. Tutti gli occhi erano puntati su loro due, in quel momento. 

La Corvonero rimase per qualche secondo in silenzio, non sapendo bene come rispondere. "No, non lo so." Disse semplicemente alla fine. 

Jon battè un pugno contro alla parete, lasciando tutti spiazzati.
"Non è vero! Lo sai! Io lo so che lo sai! E tu devi dirmelo! Devi!" Iniziò a urlarle contro, arrivando anche a prenderla per le mani e a scuoterla. "Non posso perdere anche lei." Le ultime parole del ragazzo suonarono come una supplica.

"Basta così." Anche Joseph si alzò in piedi. Si avvicinò ai due e delicatamente prese le mani di Jon, staccandole dal corpo della ragazza. Le cose erano andate troppo oltre rispetto a quanto aveva inizialmente preventivato. "Ti ho invitato qui perchè sapevo che avevi bisogno di risposte, ma non ti permetto di mettere le mani addosso ad una ragazza solo per una risposta che non ti piace." Constatò duro, iniziando a spingerlo verso la sua camera da letto. "Vai in bagno, sciacquati la faccia e calmati." Poi si voltò verso gli altri ragazzi, che fissavano la scena attoniti. "Voialtri potete anche andare. Volevate delle risposte e le avete avute. Adesso fuori!" Non ebbe bisogno di alzare la voce. Il tono e l'autorità con cui lo disse bastarono. 

Poi si chiuse la porta alle spalle, continuando a spingere di peso un Jon singhiozzante.

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Uhm... volevo inserire una scena in più, ma il capitolo mi sembrava già abbastanza lungo. 

Voi che ne dite? 

Piccolo spoiler: ovviamente la cura per Anastasia esiste eccome (quindi tranquilla Alidifarfalla!), quindi perchè Eleonore ha detto di no a Jon?

Lo scoprirete nel prossimo capitolo! ;)

ps: più recensite, più sarà facile che i vostri personaggi sopravvivano! Altri attacchi in arrivo!



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Capitolo 8
*** 6 - La pozione ***


8 - La pozione
LA POZIONE


Federica si staccò con aria sognante dalle labbra di Francisco. 
Erano appartati in un angolo del corridoio del sesto piano e avevano cacciato tutti dalla zona, minacciando di togliere punti alle case. "Se non possiamo approfittare della nostra posizione di prefetti almeno in questa situazione, a cosa servono quelle spille?" Aveva scherzato lei. Poi lui l'aveva stretta e avevano iniziato a baciarsi.

Non aveva neanche lei ben capito come ci era finita in quella situazione. Forse era inziata quando lui l'aveva cercata il primo giorno di scuola, dopo quel maledetto interrogatorio, lasciandole una rosa di ghiaccio sempiterno. Oppure quando era venuto di nuovo a cercarla, proponendole una passeggiata nel parco. Oppure erano stati i sorrisi e gli occhiolini che le aveva rivolto in svariate occasioni, ogni volta che la incrociava nei corridoi. 
Federica non sapeva cosa l'avesse condotta tra le braccia di Francisco Suarez, o meglio, come fosse stato possibile che quel ragazzo oggetto della sua cotta storica avesse deciso all'improvviso di ricambiarla. Sapeva solo che ciò la rendeva molto felice. E si godeva il momento. 

Avevano parlato anche molto in quei giorni, avvicinandosi sempre di più a causa di tutti quegli avvenimenti strani e terribili accaduti dentro e fuori le mura del Castello. Così Federica aveva anche capito il significato di quella frase criptica che lui le aveva sussurrato il primo giorno di lezioni. "Hanno paura di noi perchè non siamo come loro. Questo però non significa che siamo pericolosi, ma soltanto che non ci capiscono." 
Francisco non era un mago normale: era un metamorphomagus - caratteristica ereditata dal lato Black della famiglia - ma era anche un Elternteil, un controllore degli elementi: poteva dominare la natura, piegarla al suo volere. Ecco come aveva fatto a creare quella rosa di ghiaccio.

"Devo andare Fran. Ho lezione tra quindici minuti." Riuscì alla fine a dirgli malvolentieri. Non aveva la minima voglia di staccarsi da lui. 
"Sicura che non puoi rimanere un altro po'?" La tentò lui, dandole un altro bacio sul colle e scatenandole i brividi.

Federica dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non mandare al diavolo la lezione e restare lì. "Sì devo proprio andare." Sussurrò a malincuore.
"Okay, allora ti accompagno in aula." Si limitò a sospirare lui, portandole una ciocca castana dietro all'orecchio e rubandole un altro bacio.

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Joseph represse un sospiro, sistemandosi meglio a gambe incrociate sulla sedia. Si sentiva completamente impotente. 
Anastasia Davis si trovava davanti a lui, sdraiata, immobile e inerme su quel letto dell'infermeria della Scuola, completamente incosciente e indifferente rispetto a ciò che le accadeva intorno. Non sapeva che la vita nella scuola stava continuando senza di lei. Non sapeva che Jonathan stava impazzendo nella Biblioteca per cercare qualcosa per aiutarla. Non sapeva che lui, Joseph, andava tutti i giorni a trovarla. 

Tutti i giorni, da quando era entrata in coma, lui si recava da lei. Non lo faceva ad un orario preciso. A volte prima della colazione, a volte dopo, a volte durante un'ora buca. A volte più volte al giorno. Entrava, si sedeva su quella sedia, si rialzava, le girava intorno, la osservava, le parlava, le raccontava ciò che stava succedendo. Le raccontava ciò che imparava a lezione. A volte stava semplicemente in silenzio. 

Non sapeva neanche lui il perchè stesse facendo questo. Forse perchè la spilla da Caposcuola gli faceva sentire più responsabilità di quelle che effettivamente aveva. Forse perchè si sentiva in colpa per aver interrotto Jon quando aveva provato a chiedere ad Eleonore il rimedio. Perchè aveva visto qualcosa negli occhi di Eleonore Grimm. Qualcosa di velato e nascosto che lei sapeva e non voleva rendere noto agli altri. Ma al contempo lui era un Caposcuola, esattamente come lei. E non poteva e non voleva credere che, nel caso in cui la Corvonero veramente sapesse qualcosa, non lo avrebbe reso noto: se non lo faceva, aveva sicuramente delle ottime ragioni. Perchè non poteva credere che una ragazza che sul treno si era prodigata per proteggerli, di punto in bianco volesse lasciarne un'altra a marcire. 

Ma Anastasia continuava a restare lì, sdraiata su quel letto, immobile. E lui si sentiva obbligato ad andare da lei ogni giorno.

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"Signorina White!" Sbottò la professoressa Hellcat. Water fece un salto sulla sedia. Di solito Melanie chiamava i suoi studenti per nome, il fatto che fosse tornata all'uso del lei e del cognome significava solo una cosa: guai.
"Sì prof?" Chiese con un sorriso innocente, il più innocente che riuscisse a creare in quel momento. Non aveva ascoltato una sola parola di quelle dette fino a quel momento, perciò pregò silenziosamente che la docente non decidesse di interrogarla sulla lezione appena tenuta. 
"Ma si può sapere che fine ha fatto il signor Morrison?" Chiese invece a sorpresa l'insegnante. "Ha saltato tutta la settimana di lezione e non si trova in infermeria. Non sarà ancora chiuso in biblioteca?" 
"Perchè lo sta chiedendo a me? E perchè siamo ritornati all'uso del "lei"?" Le rispose per le rime Water. In fondo era anche colpa sua se Ani era in coma. Sua, di Robert e di Vitious. Loro tre avevano preparato quella lezione con la trappola del diavolo. Loro avevano la colpa se era finita in quel modo. 
"E se Jon è chiuso in biblioteca, è per cercare un rimedio per ciò che avete creato voi! Che si è verificato a causa vostra." Le dette man forte Diamante, inserendosi nella conversazione. Forse con un altro insegnante non si sarebbe permessa di agire in quel modo, ma Melanie era... Melanie. Una figura materna più che una professoressa. Non aveva mai avuto figli perchè non poteva e aveva sempre riversato sui suoi studenti tutto l'affetto che avrebbe avuto per dei figli. 

Diamante si pentì di quelle parole subito dopo averle dette: un'ombra scura passò sul volto della docente. Si sentiva in colpa per Anastasia. Lei aveva cercato in tutti i modi di convincere Robert a non usare le trappole per quella lezione, arrivando a chiedere di ripensarci fino a cinque minuti prima della lezione stessa. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare le conseguenze. Nessuno. 
"Non potevamo immaginare quello che sarebbe successo, ragazzi. Ma dite a Jon che non troverà una soluzione in quei libri."
Commentò tristemente la prof.

"Mel... ma veramente non c'è soluzione? Un modo?" Iniziò a chiedere concitatamente Page, inserendosi a sua volta nella conversazione. "Magari un caso simile già successo nel passato da vedere, da analizzare, con il quale confrontarsi? Ani non può essere la prima hexenbiest rimasta intrappolta in una trappola del diavolo! Se ciò fosse successo già nel passato, e fosse documentato da qualche parte, magari si potrebbe..." ma la Corvonero si interruppe bruscamente. Presa com'era dal discorso, non si era resa conto di essersi lasciata scappare troppo. Hexenbiest. Aveva rivelato cos'era Anastasia a tutta la classe. E, a giudicare dall'espressione sorpresa, anche alla stessa Melanie.
"Una hexenbiest?" Chiese infatti a mezza voce, con tono stupito. Con un gesto della mano richiamò a se una sedia e poi si sedette, piegandosi su se stessa e portandosi la testa tra le mani.  "Questo... questo spiegherebbe tutto. Sei una ragazza sveglia Page, questo lo so. Ma tu come fai a saperlo se neanche noi  ne eravamo a conoscenza? Se l'avessimo saputo, non le avremmo mai permesso di affrontare la trappola. Mai!" 

"Sì, beh, lo sapevamo. Almeno tra noi Corvi era risaputo." Intervenne a sua volta Brian per cercare di limitare il danno creato involontariamente dalla compagna di casa. "Adesso possiamo cercare di tornare al problema principale? Cosa possiamo fare per tirarla fuori dal coma?" Chiese con tono di voce febbrile. Forse, adesso che almeno un professore era a conoscenza della verità, qualcuno sarebbe riuscito ad aiutarli e a creare almeno un lieto fine. E avere un docente come alleato, poteva essere la soluzione migliore.

"Io non... non credo..." Iniziò a tentennare Melanie, incerta su come proseguire. Aveva notato che l'attenzione nella classe si era notevolmente alzata, molto di più che nell'ora e mezza precedente, dove aveva affrontato una lezione sulla trasfigurazione umana.

"Avanti professoressa! Se conosce un modo, lei deve dircelo! Si tratta di un'alunna in difficoltà. Non siete sempre stati tu e Robert a dirci che per qualsiasi cosa avremmo potuto contare su di voi? Che era meglio avere un professore informato disposto ad aiutarci piuttosto che andare avanti alla cieca rischiando di combinare casini? Il momento è arrivato: abbiamo bisogno di aiuto." Proclamò Raphael a gran voce, calcando per bene l'ultima frase e agitandosi sulla sedia. Michelangelo, seduto davanti a lui di fianco a Milly Halliwell, gli fece un gesto di conferma col pollice alzato dietro alla schiena, confermando come quella frase ad effetto fosse stata ben piazzata, al momento giusto.

In quel momento la campanella suonò, risuonando nel silenzio teso che si era venuto a creare. Ma nessuno si mosse. Erano tutti in attesa. In attesa di una risposta.

Melanie sospirò, affondando il volto nelle mani. Non le era servita la frase di Raphael per convincersi. Sapeva che era la cosa giusta da fare. E poi il senso di colpa la stava divorando da una settimana. Lo avrebbe fatto. Anche se chissà quali sarebbero state le conseguenze. "Molto bene ragazzi. Qui lo dico e qui lo nego. Se ciò che dite è vero, e Anastasia è una hexenbiest, allora esiste un modo per aiutarla."

"Finalmente!" Commentò Milly, sospirando di sollievo e alzando gli occhi al cielo. "Grazie Morgana!"

"Ma è completamente illegale."

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"Jon! Hey Jon!"

Il ragazzo si girò di scatto, appena uscito dalla biblioteca insieme a Michael. Non aveva mai frequentato quel posto così tanto in sei anni di scuola, eppure ultimamente si ritrovava a passare lì ogni minuto libero che aveva. Da quando aveva capito che forse esisteva una cura per Ani. E che Eleonore Grimm gliela aveva volutamente nascosta. 
Da quel momento Jon passava ogni dannato secondo in biblioteca, alla ricerca di non sapeva bene neanche lui cosa. Aveva chiesto anche l'accesso agli insegnanti per giorni al Reparto Proibito e non aveva ceduto finchè una disperata McGrannit non glielo aveva concesso. Aveva cercato su ogni libro possibile tutto ciò che riguardava le trappole del diavolo e gli hexenbiest.
Aveva scoperto che questi ultimi erano creature estremamente rare, dotate di un'enorme sensibilità e il cui potere poteva anche non manifestarsi mai, aveva imparato che potevano avere visioni non solo sul futuro ma anche sul passato e sul presente, aveva imparato che la loro mente poteva essere proiettata in dimensioni e luoghi lontani, mentre il loro corpo rimaneva ancorato nel luogo fisico dove si trovava. Aveva anche imparato che, se la visione di un hexenbiest veniva brutalmente interrotta, mente e corpo potevano venire bruscamente separati, che potevano anche non ricongiungersi mai più. Ma non aveva trovato assolutamente nulla su come aiutare quelle creature - su come aiutare Anastasia - a far ricongiungere quelle due parti.
Se esisteva un metodo per tirare fuori Anastasia Davis dal coma, allora solo una ragazza dentro Hogwarts lo conosceva. E questa ragazza era Eleonore Grimm

La stessa ragazza che in quel momento si trovava di fronte a lui insieme a Gabriela Suarez. E che lo aveva chiamato con insistenza prima di riuscire a ricevere la sua attenzione.

"Cosa vuoi?" Le chiese in tono scontroso. "A meno che tu non sia venuta a consegnarmi la cura per Ani, vattene." Le soffiò irato.
"Jon, per favore." Lo richiamò Michael, appoggiandogli una mano sul braccio. Michael era stato l'unico a restargli accanto. Lo aveva seguito in quella pazzia, condividendo con lui notti insonni tra i libri e accompagnandolo in biblioteca ogni momento libero. Sapeva cosa l'amico stava passando. Ma non gli sembrava giusto prendersela col mondo intero solo perchè continuava a respirare e a vivere.

"Michael, per favore, pui lasciarci soli un attimo? Gli devo parlare." Chiese Eleonore. 
"Perchè? Se vuoi dirmi qualcosa puoi farlo anche davanti a lui." La attaccò Jon, furioso.
Michael invece si allontanò senza protestare, salutandoli con un cenno della testa. Anche Gabriela lo seguì, non prima di aver gettato uno sguardo preoccupato alla sua amica.

Eleonore si guardò intorno più volte, come per accertarsi che nessuno fosse nelle vicinanze. "Vieni con me, per favore." Si limitò a dire alla fine.
E Jon, nonostante la rabbia immensa che provava dentro, decise di seguirla. Stupito, si accorse che la Caposcuola lo riconduceva esattamente nella stessa stanza dove neanche una settimana prima lui l'aveva attaccata. 
Eleonore si sedette sul divano, facendogli segno di accomodarsi a sua volta. Con sorpresa del tassorosso, Gabriela era già lì, sistemata sulla poltrona.
Poi, prima che Jon potesse avere il tempo di chiedere ulteriori spiegazioni, la Corvonero gli consegnò un foglio piegato in quattro parti. 
"Cos'è?" Chiese lui aprendolo. Dentro erano segnati gli ingredienti e le istruzioni per creare "Una pozione? Cosa me ne faccio di una pozione?" Chiese incuriosito. 

Anche solo con una breve occhiata, aveva però capito che non si trattava di una semplice pozione. Era una pozione molto complicata. Molto di più di tutte quelle che aveva mai visto. E se c'era una cosa che Jon adorava, erano proprio le pozioni. Per lui non erano solo una serie di istruzioni da seguire in ordine. Per lui erano un'arte. Bastava quel millilitro in più o in meno per fare la differenza. Inoltre chi anche fosse riuscito a ricreare una pozione perfetta, secondo il ragazzo sarebbe stato comunque nient'altro che un pozionista mediocre. Bravo solo a seguire le istruzioni.   
"Non è seguendo le istruzioni che ti danno che farai successo. Tutti sono bravi a seguire gli ordini. Devi avere inventiva per fare la differenza, Jon. La pozione antilupo non è stata inventata rispettando le regole." Era solito ripetergli sempre suo padre. Era forte suo padre. Era sempre stato un punto di riferimento per lui. Tutto ciò che il Tassorosso conosceva nel campo delle pozioni gli era stato insegnato da suo padre. Era sempre stato il suo modello da seguire. Almeno finché...

"Volevi la cura per Ani? Eccola." Spiegò Eleonore. "Avevi ragione, ti ho mentito: esiste. E ce l'hai tra le mani."

Jon dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non alzarsi in piedi di scatto e stringere le mani intorno alla gola della ragazza. Si era reso conto solo dopo di ciò che aveva rischiato nell'attaccarla così apertamente quel sabato. La Caposcuola era in grado di uccidere dei lupi mannari, sarebbe stata sicuramente in grado di spezzargli il collo con un semplice gesto. Ma qualcosa l'aveva spinta a non reagire e Joseph era intervenuto in tempo, bloccando la situazione sul nascere.
"Perchè hai mentito? Perchè non me l'hai data prima? Perchè adesso?" Si limitò a chiedere in tono scontroso.

"Perchè quella pozione è illegale." Intervenne Gabriela. "E' stata bandita dal MinIstero secoli fa e ancora oggi è nella lista nera delle pozioni proibite."

"Io non avrei voluto dartela neanche oggi, ma qualcun altro - e qui la Corvonero lanciò un'occhiata in tralice alla Grifondoro - ha insistito per fartela avere. E Daniel mi ha detto che sono giorni che nessuno ti vede in Sala Comune perchè passi tutto il tuo tempo in biblioteca, per cercare una cosa che non troverai mai. Non me la sono sentita di prolungare la tua agonia."

Jon osservò il foglio che aveva tra le mani, vedendo tutto sotto una luce nuova. Una pozione illegale. Non si trattava più di infrangere qualche stupida regola della scuola, ma le stesse leggi del Ministero. E la ragazza gliela aveva data, nonostante avesse la piena coscienza di ciò che stava facendo. "Grazie." Si ritrovò a dire suo malgrado. "Ma come mai hai accesso ad una pozione illegale, che non si trova neanche nel reparto proibito di Hogwarts? E quanto tempo ci impiegherei a realizzarla, avendo tutti gli ingredienti a disposizione?" Chiese non riuscendo a trattenersi.

"Perchè è stata inventata da una mia antenata, Crimilde Grimm. Serve per aumentare i poteri delle persone. In questo caso, somministrandola ad Ani, si aumenterebbe il suo collegato alle visioni: al momento è bloccata nella sua testa, essendo passata bruscamente dal mondo creato dalla trappola a quello di ciò che ha visto. Se avesse un'altra visione riuscirebbe ad uscire dall'enpasse, ma questo potrebbe anche non avvenire mai in maniera naturale. Con questa pozione invece, il processo verrebbe accelerato: sarebbe costretta ad avere la visione e questo la farebbe uscire dal coma. Se tu avessi tutti gli ingredienti a disposizione, ci impiegeresti un mese per produrla. Sempre Daniel mi ha detto che sei il migliore in assoluto in pozioni." Spiegò Eleonore.

"E qui entro in gioco io." Intervenne Gabriela. "Sto portando avanti studi di pozioni avanzate per diventare medimaga. Ho quindi accesso a tutti quegli ingredienti - disse puntando il dito contro il foglio - che servirebbero a te. E sono disposta a procurarteli ad una condizione. Che tu mi permetta di aiutarti a realizzare quella pozione."

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"Lo so che ultimamente siete state poco insieme, ma lo sai come è fatta Elly. Adesso ha l'ossessione di capire cosa sia successo sul quel treno e sta passando tutto il suo tempo libero a cercare nei diari di famiglia. Pensa che ha anche fatto richiesta alla Preside per un permesso speciale per tornare a casa!" Stava spiegando Daniel a Caitriona, passeggiando per il parco di Hogwarts. Era pomeriggio ed entrambi avevano deciso di imbacuccarsi nei loro mantelli e di uscire, aprofittando di una delle ultime giornate di sole autunnali.
"Lo so, lo so. Ma mi sembra che stia creando un muro invisibile tra noi. Lei non è presente come prima, Chris non risponde alle mie lettere, Hogwarts non è più il posto sicuro che tutti credevamo... è come se tutti i miei punti di riferimento stessero venendo meno uno alla volta!" Si sfogò lei, stringendosi ancora di più nel mantello. Il freddo che sentiva non era solo esterno.

Il Tassorosso rimase per qualche secondo in silenzio, non sapendo bene come controbattere. Anche il suo rapporto con la Corvonero si era leggermente incrinato in quei giorni. Lex aveva pienamente ragione, ma allo stesso tempo nell'ultimo periodo gli eventi li avevano travolti completamente, uno dopo l'altro, non lasciando loro respiro. Due settimane di scuola, quattro morti e una ragazza in coma. Ed Eleonore si sentiva terribilmente in colpa per non essere riuscita a proteggere tutti. Il cognome Grimm iniziava a pesarle troppo.

"Dan! Quello non è...?" Chiese lei bloccandosi di colpo in mezzo al prato e interrompendo così il silenzio che si era venuto a creare.
"Signor Grimm!" Completò Daniel per lei, chiamando contemporaneamente l'uomo che si stava effettivamente avvicinando a loro, proveniendo dalla parte opposta.

Se Brian fosse sorpreso di ritrovarsi davanti il fidanzato e la migliore amica della figlia, non lo diede a vedere. "Ragazzi." Li salutò semplicemente con un cenno del capo, arrestando però il suo passo. "Elena non è con voi?" Chiese utilizzando il secondo nome della figlia. Non la chiamava mai con il suo primo nome. Eleonore lo aveva scelto Talisia. E ogni cosa che riconduceva a lei era una ferita aperta nel suo cuore.

"E' al castello con Gabi." Rispose prontamente Daniel. Non sapeva bene il perchè, ma tutte le volte che aveva a che fare con Brian un senso di inquietudine si veniva a creare in lui. Lex represse un sospiro. Un'altra occasione mancata per stare insieme a lei, in cui la Corvonero le aveva preferito la compagnia di qualcun altro.
"Voi due sareste in grado di condurmi all'ufficio della Preside? Ho frequentato Durmstrang, non ho molta dimestichezza con Hogwarts."

Mentre Daniel faceva un cenno di assenso col capo e si incamminava, Lex si azzardò a chiedere "Ci sono novità sul caso?". Un ulteriore senso di angoscia iniziò però a farsi strada in lei. Se Brian Grimm era lì per ciò che era successo sul treno, allora la situazione era davvero grave. Lui non si muoveva mai, se non quando una creatura oscura era davvero... oscura: non a caso dirigeva proprio il settore dell'ufficio Auror dedicato a demoni e affini. I semplici "maghi cattivi " li lasciava agli altri.

"Di questo voi non dovete occuparvi." Fu però la risposta secca dell'uomo. "Ma vi dico un'altra cosa. E siete pregati di riportarla a mia figlia, anzi a tutti gli studenti. Hogwarts non è un luogo sicuro al momento. Le vie sono controllate. Se potete evitare di inviare gufi, fatelo."

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Buona domenica a tutti!

Sono tornata! 

Allora, domande della settimana: 

1) preferite che arrivi alla pozione pronta in poco tempo (massimo due capitoli) oppure faccio scorrere il tempo normalmente (almeno 4 o 5)? (potete anche scriverlo nella recensione)

2) date una priorità a queste cose: - partita di Quidditch - luna piena  - gita ad Hogsmeade

voto in questo modo (L'ORDINE LO DECIDETE VOI) --> MESSAGGIO PRIVATO (chi vota x recensione non verrà considerato). Chi ha due personaggi voti una sola volta.

es: Eleonore Grimm:  XXX Partita di Quidditch 

                                     XX Luna piena

                                      X Gita ad Hogsmeade

Sarà l'ordine con cui compariranno le prossime scene. Non aggiorno finchè non avrò ricevuto le risposte da TUTTI.

A presto! ;)

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Capitolo 9
*** 7 - Visioni ***


8 - Boh?
Non ho ricevuto tutti i voti, ma visto che alcuni continuano a fregarsene ho fatto con quelli che avevo già a disposizione. Se no mi sa che avrei aspettato mesi. La maggioranza di voi (anche se risicata) ha deciso per far trascorrere il tempo velocemente, perciò ecco qua.
Di sotto troverete le domande. RISPOSTA OBBLIGATORIA.
ps: i cambi di stili nel testo sono voluti

VISIONI

Hogwarts, 4 ottobre 2020


Jon inserì con espressione concentrata la radice di erba luna nella pozione. Mescolò lentamente tre volte in senso orario e cinque in senso antiorario. La superficie del composto iniziò a bollire e a schizzare, poi emise un lungo sibilo, passò dal verde acido all'azzurro cristallino e tacque. 
Gabriela, al suo fianco, dopo aver ricontrollato il foglio per la centesima volta, annuì soddisfatta, lasciandosi andare ad un piccolo versetto di giubilo. Tutto era andato secondo la procedura: la pozione doveva essere lasciata a riposo per una settimana, ma era sostanzialmente pronta

I due batterono il cinque, poi si accomodarono sulle poltrone del salotto, completamente sfiniti. Erano state tre settimane parecchio lunghe, ma erano riuscite a superarle. Con l'aiuto di tutti. 

Quando Water, 20 giorni prima, si era recata da Jon per informarlo che un modo per tirare fuori Anastasia dal coma esisteva, Jon, in risposta, le aveva sventolato trionfante il foglio sotto al naso, comunicandole di avere già iniziato a preparare la pozione.

Da lì la mobilitazione era stata generale. 

Praticamente tutti coloro che avevano assistito alla lezione e, conseguentemente, all'entrata in coma di Anastasia, vollero partecipare e contribuire al progetto, fregandosene del fatto che la pozione fosse proibita dalla stessa legge. Avevano dalla loro parte un professore, i due Caposcuola e un numero considerevole di Prefetti, perciò riuscirono ad architettare un piano a prova di bomba. 

La pozione venne preparata nelle stanze private dei due Capiscuola e la preparazione coperta tramite un custode segreto. A sorpresa, per quest'ultimo compito si offrì Joseph: sarebbe stato lui a custodire il tutto e ad informare man mano coloro che dovevano sapere. 

Venti persone, ora, erano a conoscenza di cosa ribollisse continuamente su quel fuoco. 

Per tutti gli altri quella pozione altro non era che un'esercitazione qualsiasi, portata avanti una volta da lui e un'altra da Eleonore.

Jonathan aveva imparato a fidarsi di Gabriela: era molto portata per le pozioni ed era l'unica con la quale si alternava per portare avanti i lavori sul composto. Avevano stretto una buona amicizia e avevano iniziato a scambiarsi informazioni sulle loro vite reciproche, nelle ore che passavano al chiuso in quella stanza. 

Un altro che si era avvicinato ad entrambi, ma soprattutto a Gabriela, era stato Raphael Hamato. In più di una situazione era riuscito a procurare loro delle erbe rare, alle quali neanche Gabriela aveva accesso, approfittando della sua vasta conoscenza della foresta. Questo aveva però sollevato delle domande su come fosse possibile che uno studente qualsiasi, anche se del sesto anno, potesse conoscere in modo così dettagliato la foresta proibita di Hogwarts. Così Raphael, dopo aver a lungo tentennato, decise di confidare almeno alla Grifondoro il suo segreto, già temendo che anche quella ragazza iniziasse a guardarlo con disgusto.
"Mio fratello è un Elternteil, esce con una mezza vampira e io sto preparando una pozione illegale. Credi davvero che mi possa spaventare un lupo mannaro?" Aveva invece commentato lei, iniziando a ridere di gusto e sorprendendolo. Secondo Raphael, Gabriela aveva un sorriso bellissimo. E così glielo aveva detto un giorno, subito dopo averle consegnato dei petali di cremilia, un fiore raro che cresceva solo in pochissimi posti. A quelle parole, il sorriso della ragazza si era illuminato ancora di più. Per questo Raphael aveva trovato il coraggio di chiederle di uscire con lui, alla prima uscita disponibile di Hogsmeade. E la Grifondoro aveva accettato.

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Caitriona si stiracchiò, reprimendo uno sbadiglio. Benchè il coprifuoco fosse già scattato da un pezzo non aveva proprio voglia di tornare nella Sala Comune. Voleva restare lì dove, per la prima volta da quando era ricominciata la scuola, si sentiva completamente serena. Era da tempo che non passava una serata del genere. Certo, non era niente di che: la vera pace dei sensi era in grado di donargliela solo Chris, ma, considerato che si trovava ad Hogwarts, questo era il meglio che poteva chiedere. Una semplice serata con i suoi amici, lontana dalle preoccupazioni e dagli intrighi.

Era rimasta sorpresa quando Eleonore l'aveva raggiunta quella sera al tavolo dei Serpeverde, chiedendole se le andava di passare una serata "alternativa" con lei e Daniel. "Mi va bene tutto, tranne le cose a tre." Aveva risposto Lex scherzando. 
Si era poi scoperto che per "alternativa" Eleonore intendeva semplicemente una serata passata in un posto diverso dal solito - nel caso di specie diverso dalla sua camera - con loro due, in un luogo dove potersi estraniare da tutto ciò che stava succedendo, almeno per una sera. Senza essere costretta a pensare a nulla. Senza dover pensare a morti o persone in coma. "Ci sono sin troppe persone lì in questo periodo." Aveva commentato, riferendosi alle Camere private sue e di Joseph. "Ho bisogno di pace e tranquillità." Non le dispiaceva aiutare Anastasia, così come la intrigava, per la prima volta, infrangere le regole, ma almeno per una sera voleva fingere di essere una ragazza normale, rintanata in un angolo dimenticato da tutti, in compagnia unicamente del suo ragazzo e della sua migliore amica. La scelta era caduta sulla Stanza delle Necessità, che si era tramutata in uno splendido salottino, con tanto di fuoco acceso.

In quel momento la Corvonero aveva le gambe piegate e la testa appoggiata sul petto di Daniel. Rideva per il racconto di Lex, che aveva appena finito di rendicontarle un viaggio negli Stati Uniti a cui aveva preso parte insieme a Chris proprio quella estate. 

"... e insomma quel posto era davvero orrendo, quindi ho dovuto usare la Magia! Secondo la Legge i minorenni sono autorizzati ad usarla prima dei 17 anni se si trovano in pericolo di vita. E vi posso assicurare che quel posto, con tutta quella sporcizia, metteva in pericolo la mia incolumità sia fisica che psicologica! Era un porcile! E te lo dice una che convive con un branco di licantropi!" Inveì Lex, completamente infervorata dal discorso, agitando le braccia in aria. 

"Ma se siete rimasti lì, vuol dire che comunque qualcosa di bello c'era no?" Chiese Daniel ridacchiando. I racconti delle avventure estive di Lex lo divertivano molto. Non si sapeva come, ma la ragazza riusciva sempre a trovare i posti più assurdi e a vivere le esperienze più strane. E il fatto che girasse con un licantropo aumentava di certo il grado di avventura.

"Beh c'era la luna di sangue la sera del quarto giorno della vacanza. E il punto dove eravamo era il luogo dove si vedeva meglio rispetto a qualsiasi altro nella città! Solo quella ha fatto valere la pena per tutto il resto." Commentò Lex con aria sognante, ripensando a quella sera: si erano accampati in una radura che aveva scovato Chris, avevano steso dei teli a terra e poi erano rimasti abbracciati lì, immobili, finchè non era spuntata la luna piena rossa in tutto il suo splendore. Quanto le mancava il suo ragazzo! Per un attimo invidiò i suoi due amici che si trovavano di fronte a lei. Ma poteva resistere: mancava pochissimo alla gita ad Hogsmeade. La data era stata annunciata proprio quella mattina dalla Preside.

"Luna di sangue?" Chiese interessata Eleonore. "Wow! Ma lo sai che è una congiunzione astrale rarissima e potentissima? Se si riuscisse a canalizzare quella magia..."
"Elly, tesoro, non avevi detto che per stasera niente cose 'alla Grimm'?" La interruppe divertito Daniel. "Dov'è che eri esattamente Lex?"
"Bravo Dan! Fai bene a ricordarglielo, visto che la serata l'ha proposta lei!" Gli detto man forte la Serpeverde, allungando il braccio per battere il cinque al Tassorosso. "Comunque ero a Portland." Rispose poi, soddisfando così la curiosità del ragazzo. "Ma, se me lo stai chiedendo perchè cerchi un posto romantico per la tua bella, te lo sconsiglio vivamente. Le principesse Black non sono adatte ai campeggi!" Continuò imperterrita, facendo la linguaccia alla Corvonero, che per tutta risposta le tirò in faccia un cuscino. Le risate si propagarono per tutto l'ambiente circostante.

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Raphael si portò una mano alla bocca per soffocare l'ennesimo sbadiglio. 
 
Quella giornata gli sembrava davvero infinita! E doveva ancora finire la ronda! 
 
Non vedeva l'ora di concludere il turno, dirigersi nei sotterranei e sprofondare nel suo letto. Milly, al suo fianco, gli battè una mano sulla spalla in segno di conforto. Capiva perfettamente come si sentisse il suo amico. "Ecco qui l'ennesimo noioso venerdì di fine settimana! Ma perchè sono finito proprio nel turno di venerdì?" Si ritrovò  pensare, soffocando un altro sbadiglio. 

"Coraggio! Cosa sono quei musi lunghi? Abbiamo iniziato da neanche un'ora!" Cercò di tirar loro su il morale Michael, raggiungendoli in fretta. Poi, abbassando la voce ad un sussurro - perchè voleva essere sicuro che nessun professore li sentisse - aggiunse "Ragazzi, lo so che siete stanchi, ma di là in infermeria ci sono Page e Brian e lo sapete che se beccano Brian son cavoli amari per tutti noi: lui non è un prefetto! Quindi, almeno, fingiamo di farla bene questa ronda!"
 
"Lo so Mike, lo so. Ma gli sbadigli di Raph dicono tutto: siamo davvero stanchi!" Gli rispose Milly, sbadigliando a sua volta. 
 
"Ok, va bene! Facciamo così: finiamo questo piano e i prossimi due. Poi, se non troviamo nulla, io vado a fare rapporto alla Grimm e ad Ashen e voi andate a letto." Rispose Michael alzando di nuovo la voce e facendo finta di arrendersi. Lui era il più grande, perciò era stato incaricato dai Capiscuola di essere il capogruppo e fare da referente. Un gemito di gratitudine uscì dalla bocca degli altri. Nonostante tutto, avrebbero fatto qualsiasi cosa per accorciare il turno e sbrigarsela più in fretta. "Raph, Milly" Continuò Michael "voi due finite di controllare il sesto piano. Io e Micah faremo il settimo. Si comunica via Patronus ok? Sapete tutti produrlo e farlo parlare vero?" 
 
Al cenno di assenso dei due, il Tassorosso si diresse con passo deciso verso la fine del corridoio, puntando verso l'infermeria, deciso a comunicare ai tre Corvonero - Page, Brian e Micah - la decisione appena presa. Ma non fece in tempo a fare pochi passi, che un urlo agghiacciante lo raggiunse. Senza riflettere si mise a correre verso l'infermeria, luogo da dove l'urlo proveniva e con la coda dell'occhio si accorse che anche Milly e Raphael avevano cambiato direzione, attirati a loro volta dal grido.
"Bacchette pronte ragazzi!" Disse senza neanche stare a preoccuparsi del tono di voce. Quelle urla avrebbero comunque attirato l'attenzione dei professori e svegliato mezzo Castello. Non aveva senso perdersi nelle formalità. Forse fu anche per questo pensiero che lo spinse a puntare la bacchetta contro la porta, facendola esplodere.
Poi tutti e tre entrarono. 

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"Vi prego! Lasciatemi andare!" 

Page si tirò su di scatto dalla poltrona, all'improvviso vigile e sveglia rispetto allo stato di dormiveglia nel quale era sprofondata. Si guardò intorno confusa per un attimo, prima di ricordarsi dov'era. In infermeria. 
Da quando avevano iniziato a preparare la pozione si erano dati i turni, in modo da poter monitorare Anastasia da vicino. E il fatto che molti di loro fossero prefetti aiutava nel compito. Quella sera toccava a lei e Brian. Come richiamato da quel pensiero, il ragazzo le fu subito accanto, sbucato da chissà dove.

"Vi prego!" 

Page scattò verso il letto mentre Micah spalancava la porta puntando verso di lei la bacchetta, innondando la stanza con un fascio di luce. Quella sera avrebbe dovuto essere di turno per la ronda, ma in realtà non si era mai allontanato troppo dall'infermeria, sapendo che Page era là dentro.
"Page! Hai chiamato aiuto?"  Le chiese preoccupato, abbassando subito dopo la bacchetta. Non voleva di certo accecarla! 
La Corvonero scosse la testa, gettando un'occhiata preoccupata prima ad Anastasia e poi al suo ragazzo. 

"Lasciatemi andare!" Ripetè la voce supplicando. 

Micah gettò un'occhiata alla stanza, reprimendo un brivido. Ma erano presenti solo loro. Lui, Page, Brian e Anastasia. "Anche i fantasmi sarebbero visibili in qualche modo." Constatò Brian a voce bassa, cercando di illuminare gli angoli bui, come in cerca di una qualche figura opalescente che indicasse la presenza del fantasma stesso. Senza però trovarla. 
Micah intanto aveva iniziato ad avanzare nella stanza, puntando la bacchetta verso il vuoto e osservando attentamente l'ambiente circostante, cercando di carpire quanti più indizi possibili, ma nulla a parte loro era presente nella stanza. Nulla che testimoniasse la presenza di una quarta persona."Un incantesimo di invisibilità? O magari di occultamento?" Chiese a bassa voce. Sembrava quasi più una domanda a se stesso che non a loro.
"Se chiede aiuto perchè dovrebbe rendersi invisibile? Come facciamo ad aiutarla se neanche possiamo vederla?" Rispose Page di rimando. 
Nel frattempo la voce continuava a supplicare in tono sempre più frenetico, ma anche con un tono di voce sempre più basso, soffocato. Come se colei che chiedeva aiuto fosse soffocato dalle lacrime.

"Ragazzi... è Anastasia!" Sussurò Page all'improvviso, colpita da un'intuizione. 
"Quella però non è la voce di Ani!" La contestò Brian, puntando comunque il fascio di luce sulla loro compagna di casa, per verificare se l'intuizione della ragazza fosse corretta.
"Ricordate cosa sappiamo sulle Hexenbiest?" Lo riprese però lei, mentre si avvicinava sempre di più al corpo della ricoverata, fino ad appoggiare un orecchio sulla sua bocca. "Hanno visioni su ciò che succede in altri luoghi e in altri tempi. E se non fosse veramente lei a gridare aiuto? Se fosse qualcun altro?" Chiese in tono frenetico, non lasciando mai lo sguardo di Micah un secondo e cercando contemporaneamente di capire se davvero la voce usciva dal corpo di Anastasia.
"Qualcun altro che in questo momento si trova in pericolo e in cui Ani si è, per così dire, introdotta nella mente?" Completò  il ragionamento lui per lei.

Come a conferma delle loro parole, in quel momento il corpo di Anastasia si tirò su di scatto, cacciando un enorme urlo. I suoi occhi erano spalancati, ma completamente neri. Poi la sua schiena si irrigidì, la ragazza si inarcò su se stessa e iniziò a contorcersi, continuando ad urlare incessantemente.Tutti i presenti rabbrividirono. Non per la situazione in sè, che era già comunque grottesca, ma perchè avevano già visto quegli effetti: nella mente di chiunque Anastasia fosse entrata, in quel momento stava subendo la maledizione Cruciatus.

Poi la hexenbiest, così come aveva iniziato, smise di contorcersi. Rimase per un attimo paralizzata a mezz'aria, come se fosse indecisa sul da farsi. Poi chiuse di nuovo gli occhi e cascò sul letto.

Quasi in contemporanea, attirati dalle urla, altri tre prefetti sbucarono dalla porta, dopo averla aperta violentemente. "Ma che diavolo sta succedendo qui?"


"Vi prego! Lasciatemi andare!" Provò a supplicare per la centesima volta, non sapendo bene neanche lei chi stava supplicando.  Non aveva idea di chi fossero nè di che cosa volessero. 
Sapeva solo che quelle... cose - perchè chiamarli uomini era troppo - erano saltati fuori dal nulla, qualche tempo prima, proprio mentre stava rientrando in casa. 
Erano saltati fuori dal nulla, come se si fossero materializzati dal vuoto, come se si fossero carnificati dall'aria e avevano puntato contro di lei dei bastoncini di legno. 
L'ultima cosa che ricordava era stato lo zampillio di luci rosse esplodere da quei bastoncini e schiantarsi contro di lei, provocandole un enorme dolore e facendole perdere i sensi.

Poi era stato il buio. Totale.

Non sapeva neanche lei quanto tempo fosse passato da quel giorno. Giorni, settimane, forse mesi. Sapeva solo che, quando si era risvegliata, si era ritrovata al buio, legata mani e piedi a qualcosa. Aveva provato a dimenarsi, per vedere se le corde potevano cedere. Aveva provato ad urlare, a chiamare aiuto. Ma era stato tutto inutile. Aveva finito solo per farsi più male. E non solo a causa delle corde che stridevano sulla sua carne ogni volta che lei provava a muoversi. Aveva anche attirato la loro attenzione.

Alle sue urla un uomo si era presentato. Aveva aperto una botola che si trovava sopra alla sua testa e si era calato giù. Le aveva urlato contro, accusandola di averli interrotti. Chi avesse interrotto e dal fare cosa non l'aveva mai specificato. Le aveva detto che in lei scorreva solo sangue marcio, che era solo una puttana e che il suo posto era esattamente quello: per terra tra la polvere. Le aveva detto che meritava la morte, così come tutti quei bastardi dei suoi antenati e che sarebbe stato per lui un onore fornirgliela, quella morte. Ma purtroppo non era ancora il momento. Poi le aveva puntato contro un bastoncino di legno, pronunciando parole sconosciute.
Aveva sentito tutto il corpo andarle a fuoco. Ma non riusciva neanche ad urlare. Era come se tutti i dolori del mondo fossero entrati nel suo corpo e contemporaneamente qualcosa le si fosse appoggiato sulla gola, impedendole di gridare. Perdere i sensi era stato quasi un sollievo.

Ma non era bastato. Era andata avanti così per giorni. Non aveva più aperto bocca, sapendo che era inutile cercare di attirare l'attenzione di qualcuno. Erano dispersi, nascosti chissà dove e lei era loro prigioniera. E anche se qualcuno fosse capitato lì per caso, cosa avrebbe mai potuto fare un pover'uomo contro la magia? Perchè ormai lo aveva capito, anche se la parte più razionale di lei continuava a sperare - sempre più debolmente - che si trattasse solo di un bruttissimo e lunghissimo incubo. Quella era magia e quei bastoncini di legno - che ogni giorno gli venivano puntati contro e che le causavano profonda sofferenza - erano bacchette. Non aveva più aperto bocca, ma l'uomo era tornato a trovarla. A volte da solo, a volte con altri come lui. Facevano sempre la stessa cosa. La insultavano e la torturavano. E non più solo con le bacchette. 
Poi, una volta finito tutto, le spalancavano la bocca e le facevano ingoiare a forza una mistura amara. La prima volta, quando ancora aveva la forza per ribellarsi, si era opposta, sputandola. L'uomo allora aveva riso, puntandole di nuovo la bacchetta contro. "Merlino e Morgana sanno quanto vorrei ammazzarti con le mie mani adesso, in questo preciso istante. Te e tutto il tuo sangue. Ma al momento gli ordini sono di mantenerti in vita, anche a forza, se necessario. Ma non temere: quando sarà il momento ti ucciderò con le mie mani."
E lei capì di non essere più dotata neanche della propria volontà, quandò sentì la voce dell'uomo rimbombarle nella testa, ordinandole di bere, e percepì la sua bocca aprirsi per obbedire. 
Da quel momento smise di combattere. 

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"Robin!"

All'ennesimo richiamo, la Serpeverde aprì gli occhi, cercando di concentrarsi su ciò che Diamante le stava dicendo. Ma non ce la faceva, non ce la faceva. Quello che aveva nella testa la stava disturbando troppo. Le tirava via troppe energie per poter anche solo restare in piedi, figurarsi restare concentrata su qualcosa.
Robin iniziò a dondolare su se stessa, portando le mani sopra alle orecchie, in un vano tentativo di coprirsele e far cessare il rumore che le rimbombava nella testa. Diamante la guardava preoccupata, non sapendo bene cosa fare, come fare per aiutarla.

Era passato un mese da quando Didi aveva scoperto il suo segreto, o meglio, da quando Eleonore lo aveva proclamato davanti a tutti loro, raccogliendo la sfida della stessa Rhodes. All'inizio si era arrabbiata con Robin per averglielo tenuto nascosto, ma poi aveva capito quanto la situazione le facesse male. Quanto le fosse costato non condividere con lei e gli altri il suo segreto, quanto le era costato fingere, ogni volta che il suo potere da Banshee si attivava. Quanto aveva sofferto - come le aveva raccontato una sera tra le lacrime - temendo di finire rinchiusa in un manicomio come sua nonna, solo perchè nessuno era davvero in grado di capirla. 
Così Diamante si era ritrovata a spendere molto del suo tempo libero in biblioteca, per cercare di apprendere il più possibile sulle Banshee. Per cercare di aiutare Robin a gestire questa sua capacità. 

Ma un conto era la teoria e un altro la pratica. Didi non pensava di  doversi trovare di fronte ad una crisi di Robin così presto e adesso che il momento era giunto non sapeva come comportarsi. "Robin?" Provò a richiamarla di nuovo. Poi, spinta da un'intuizione - più da un ricordo sfocato di qualcosa che aveva letto in proposito, in realtà - si precipitò verso le scrivania per recuperare pergamena, piume e inchiostro. Poi li spinse in tutta fretta verso Robin, che non appena li ebbe in mano iniziò a disegnare e a scrivere ripetutamente sul foglio le stesse cose, come se non aspettasse altro. Come se imprimendole su carta potesse togliersele dalla testa. 

Diamante guardò il foglio sconvolta, dove un volto stava assumendo sembianze a lei ben note, ripetuto più e più volte. Accanto ad ogni ritratto, lampeggiavano le lettere G ed M, unite alla parola MORTE.


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Buonasera!
Ecco a voi le domande della settimana.
Alle tre disperse (Chiccacate, Jennifer e Suyka) do ancora una possibilità per le risposte del capitolo precedente (priorità ai 3 episodi).

Per tutti gli altri (compresi le tre di cui sopra) invece chiedo questo: per il Torneo di Quidditch ho due Case a pari merito - Corvonero e Tassorosso - perciò tocca lo spareggio. Chi votate? (Non vi dico in che posizione sono però! Surprise!). --> MESSAGGIO PRIVATO!

Alla prossima! ;)

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Capitolo 10
*** 8 - Hogsmeade e... ***


9 - Hogsmeade (I parte)
Buonsalve!
Premesse prima di lasciarvi alla lettura del capitolo.

1)
piccolo calendario per orientarvi:
- il treno per Hogwarts è partito l'1 settembre (domenica), giorno dell'attacco
- 2 settembre (lunedì) = sono partite le lezioni
- 6 settembre = i ragazzi affrontano la trappola del diavolo e Anastasia finisce in coma
- 7 settembre = i ragazzi chiedono spiegazioni ad Eleonore e lei si rifiuta di dar loro la pozione
- 13 settembre (venerdì: il destino a volte è beffardo!) = Eleonore da la pozione a Jon e più o meno contemporaneamente Melanie Hellcat ne conferma l'esistenza agli altri; Brian Grimm arriva ad Hogwarts per parlare con la Preside
- 4 ottobre (venerdi, 3 settimane dopo) = Gabriela e Jon completano la pozione, ma devono lasciarla almeno una settimana a riposo prima di poterla usare su Anastasia
La prima luna piena si sarebbe dovuta verificare il 27 di settembre, ma - per ragioni a voi ancora non note - ciò non è accaduto (capirete poi il perchè).

2) viste le numerose domande che mi sono giunte, faccio un piccolo riassunto sui personaggi
Caposcuola = Eleonore Grimm (Corvonero, 7° anno) e Joseph Ashen (Grifondoro 7° anno): nel caso non ve lo ricordiate più, andate a rileggere il capitolo 2 "Quel maledetto treno per Hogwarts": lì lo dico molto chiaramente chi sono i Caposcuola e chi i Prefetti.
Daniel Freeman è semplicemente un Prefetto! Se spesso si trova nelle "stanze private dei Caposcuola" è solo perchè è fidanzato con Eleonore... insomma hanno 17 anni e gli ormoni a mille, mica devo spiegarvelo io no? :P

I personaggi "particolari" (o almeno, quelli che per ora ho reso noti) invece sono:
- Francisco Suarez: è un metamorphomagus e un Elternteil = controlla gli elementi (fuoco, ghiaccio, acqua, terra e aria)
- Michelangelo e Raphael Hamato = lupi mannari
- Anastasia Davis = Hexenbiest: è una sorta di veggente ma con poteri molto più estesi. E' in grado di vedere ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà con visioni che la proiettano direttamente dentro alla testa della persona che sta vivendo, ha vissuto o vivrà quelle esperienze.
- Robin Rhodes = Banshee: capisce in anticipo chi è in pericolo e lo comunica tramite indizi e può cacciare urla talmente potenti che sono in grado anche di rompere i vetri
- Federica Daylerk = mezza vampira: più potente rispetto ad un comune mago, deve nutrirsi di sangue periodicamente, la luce del sole per lei non è letale ma la indebolisce. E' in grado di ipnotizzare una persona ma ciò le richiede un enorme dispendio di energie.
- Christopher McTavish (Chris, fidanzato di Lex) = è un licantropo (non un lupo mannaro!) [capirete poi]

3) Come ho scritto nel prologo "non escludo che alcuni personaggi possano fare una brutta fine, quindi prima di iscrivervi pensateci bene perchè poi non voglio piagnistei".
Se pensavate fosse una frase messa lì per caso, pensavate male.

4) secondo le vostre votazioni l'ordine per le scene è stato il seguente: Hogsmeade,
luna piena (sarà il 25 ottobre) e partita. Perciò... 

...buona lettura!

Hogsmeade

15 Settembre 2020, Espresso di Hogwarts, Stazione ferroviaria di Hogsmeade


Image and video hosting by TinyPic Brian e Celia Grimm


"Brian! Guarda qui!" 

Alle parole di Celia, l'uomo si voltò verso di lei per poi raggiungerla. La donna era piegata a chinino, semi inginocchiata e gli indicava col dito alcuni segni che si trovavano sul pavimento. Quel giorno era vestita alla babbana, con scarpe da tennis, un paio di jeans e una semplice maglia di cotone blu, mentre i capelli biondi erano raccolti in una coda di cavallo.

Si trovavano sull'espresso di Hogwarts, il treno che due settimane prima aveva condotto tutti gli studenti a scuola. Il treno che era stato attaccato da creature completamente sconosciute. Lo stesso treno che da due settimane sostava nella stazione di Hogsmeade, bloccato e controllato a vista da tutto il dipartimento Auror.

"Non sembrano anche a te graffi?" Continuò la donna avvicinandosi ancora di più a quei segni. 
"Provocati da artigli." Confermò lui, avvicinandosi a sua volta e osservandoli intensamente. 
"Com'è possibile che nessuno li abbia notati prima?" Si chiese la donna. Di sicuro la domanda non avrebbe potuto essere rivolta a suo cugino, che si era già alzato di scatto, iniziando a trafficare con una sacca che aveva appoggiato su un tavolo poco più in là e che non la stava già più ascoltando. In pochi secondi tornò verso di lei, con un involucro dal quale estrasse della polvere bianca. Ne prese un pizzico e iniziò a spargerlo sui segni.

"Grimm, cos'è quella polvere?" Chiese una voce alle loro spalle. Solo Celia si voltò di scatto, mentre il marito continuava a fissare la polvere, che aveva nel frattempo iniziato a sfrigolare e cambiare colore. Nello scompartimento erano arrivati anche Harry Potter e Draco Malfoy.
"Schlusseir." Spiegò velocemente lei, gettando un'occhiata a Brian, che però continuava ad ignorare ogni cosa attorno a lui. Visto che entrambi continuavano a guardarla con espressione perplessa, si ritrovò a spiegare ulteriormente. "Polvere rivelatrice. Abbiamo trovato un graffio che potrebbe appartenere ad una delle creature che hanno attaccato il treno. A seconda del colore che assumerà la polvere, sapremo a che categoria appartiene. Ad esempio se diventa ver..."
Ma Celia non riuscì mai a completare il discorso. Appena la polvere si era stabilizzata, il marito si era alzato in piedi, iniziando ad imprecare pesantemente in tedesco. "Non è possibile!" Aveva poi aggiunto, prima di smaterializzarsi senza spiegare nulla a nessuno. 
Malfoy e Potter si erano quindi avvicinati alla donna, cercando di vedere il colore della polvere. Cercando di capire cosa avesse scatenato la reazione dell'uomo. Celia, con il cuore in gola, si era semplicemente voltata. Poi era sbiancata.

"Se il colore è un misto tra rosso e grigio, cosa significa?" Aveva chiesto Harry in un sussurro. Gli era bastata la reazione della coppia per capire che non si preannunciava niente di buono.

Nonostante il tremolio diffuso in tutto il corpo, la donna si era alzata in piedi e aveva appellato a sè il mantello. "Una cosa che non credevo di poter vedere nella mia vita." Poi si era smaterializzata anche lei. Almeno per una volta, sapeva perfettamente dove si era diretto Brian.

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Domenica 13 ottobre, Hogwarts, ore 9

Un enorme chiacchericcio si espandeva per tutta la Sala Grande, molto più caotica e rumorosa rispetto a qualsiasi altro sabato mattina. D'altra parte non capitava tutti i giorni la libera uscita per Hogsmeade. Perciò quella mattina erano stranamente tutti mattinieri, non volendo nessuno di loro perdere quella giornata di libertà fuori dalle mura del Castello.
Ma in modo particolare tra la folla si trovavano una ventina di persone ancora più eccitate delle altre, per un motivo che solo loro sapevano. La pozione era pronta. E alcuni di loro, quel giorno, approfittando della quasi totale assenza di alunni e insegnanti, avrebbero messo in atto il piano architettato per somministrarla ad Anastasia.

Brian Hunt guardò entusiasta la pergamena che teneva tra le mani, percependo quasi come un balsamo tutta l'euforia che circondava l'aria. Anche lui era contento. Avrebbero finalmente somministrato la pozione ad Anastasia e poi... andava ad Hogsmeade.

Hogsmeade per lui significava una cosa sola: Caroline
.

Sapeva che la ragazza - babbana - si era messa in viaggio il giorno prima per riuscire a raggiungerlo. Per poter passare la giornata con lui. Forse per questo motivo non fece neanche caso a tutto il resto che lo circondava. Per lui il tempo sembrò volare mentre si metteva in fila per uscire dal Castello, mentre attraversava il parco verso i cancelli e per tutta la durata del cammino verso il villaggio.
Ed eccola lì, la sua Caroline, al centro del paese, sulla strada principale, mentre lo stava aspettando. Aveva un sorriso sulle labbra destinato solo a lui, i boccoli biondi trascinati dal vento autunnale, le guance arrossate per il freddo e gli occhi verdi che brillavano. Brian spiccò una corsa per affrontare gli ultimi metri che li separavano e quando finalmente la raggiunse la abbracciò e sollevò da terra, facendola girare e ridere. "Mi sei mancata Carol!" Le sussurrò in un orecchio prima di prenderla per mano e trascinarla ai Tre manici di Scopa. Nonostante fosse metà ottobre, faceva già freddino: una burrobirra era esattamente ciò che serviva per scaldarsi.
Stavano chiaccherando del più e del meno, alternando le chiacchere a baci, quando un enorme boato attraversò l'intero pub.

Brian ebbe appena il tempo di maledirsi mentalmente - perchè aveva chiamato Caroline lì, con tutto quello che stava succedendo? Una babbana non era in grado di proteggersi! - e tirare fuori la bacchetta.

Poi i vetri esplosero e fu il caos.

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Domenica 13 ottobre, Hogwarts, ore 10

"Pronti?" Chiese Jon in un sussurro, facendo sbucare la testa da dietro la colonna e guardandosi attorno con aria circospetta.
Un cenno di assenso gli arrivò da Michael, che ciondolava con finta aria non curante in mezzo al corridoio. Diamante, nascosta a sua volta dietro ad un'altra colonna, lo raggiunse con passo deciso, poi, dopo aver preso un enorme respiro, entrambi puntarono la bacchetta dalla parte opposta, provocando una mezza esplosione. Senza perdere tempo, si avvinghiarono l'uno all'altro, come se fossero rimasti tutto il tempo a scambiarsi effusioni in quel posto. 
Neanche tre secondi dopo, come previsto, Madama Chips uscì con aria allarmata. "Merlino! Cos'è tutto questo baccano?" Si bloccò un attimo, guardando confusa i due ragazzi che, con un singulto molto teatrale, fecero finta di essere sorpresi quanto lei e di essere stati colti in fallo. 

Jon, Robin e Joseph sgusciarono dentro all'infermeria, approfittando del momento di distrazione della donna. 
"Confundus. " Sussurrò Robin all'indirizzo di Juliette Jumps, l'aiutante di Madama Chips, cogliendola di sorpresa e alle spalle. Non si sarebbe ricordata minimamente di loro.

"Ero distratta, ma mi sembrava che l'esplosione provenisse da là!" Sentirono la voce - fintamente preoccupata di Diamante - esclamare all'indirizzo della Infermiera. Poi i passi della donna si allontanarono, rimbombando nel corridoio, seguiti da quelli dei due ragazzi.

"Jon in fretta! Non abbiamo molto tempo!" Disse Joseph, posizionandosi di fronte alla porta. Se qualcuno fosse arrivato in quel momento l'avrebbe o pietrificato oppure avrebbe fatto valere la sua autorità da Caposcuola, dicendo di essere arrivato lì attirato dai rumori che aveva sentito provenire dall'altra parte del corridoio, allontanando così chiunque. 

Jon si avvicinò al letto di Anastasia con il flacone. Stappò la bottiglietta ed immerse il contagocce nel liquido blu marino. Poi aprì il primo occhio della Corvonero. "Uno, due, tre, quattro, cinque e sei." Contò mentalmente le gocce man mano che le versava sulla pupilla. "Fatto!" Esclamò a mezza voce, completata l'operazione su entrambi gli occhi.
"Bene. Adesso voi due via di corsa. Qua ci penso io adesso." Commentò Joseph.
Il Tassorosso e la Serpeverde annuirono, poi, silenziosamente, si allontanarono per il corridoio. Joseph aspettò qualche minuto prima di puntare la bacchetta contro Juliette, annullando così l'effetto dell'incantesimo di Robin. L'infermiera si girà verso di lui con un'espressione confusa. "Josè!" Esclamò sorpresa. "Non ti ho sentito entrare! Ancora qui per Anastasia?" Chiese con un sorriso. Trovava davvero commovente ciò che il ragazzo stava facendo per lei.

"In realtà sono stato attirato dal botto che ho sentito in corridoio. Ho visto la Chips allontanarsi e sono entrato per controllare che fosse tutto ok." Spiegò lui con tono piatto. Avevano preparato ogni minimo dettaglio del piano, comprese le frasi da dire e a chi.
"Oh ma che caro ragazzo! Non potevano sceglierne uno migliore come Caposcuola!" Approvò lei.
In quel momento la porta si riaprì ed entrarono Michael e Diamante, precedendo l'infermiera capa. "Pastrugnarsi nel corridoio di fronte all'infermeria! Ma dico io! Non avete più rispetto per nessuno! Neanche dei malati!" Stava borbottando la donna. Non aveva - ovviamente - trovato nessuno nel corridoio, così aveva iniziato a sfogare la sua frustrazione sui due ragazzi, colpevoli, a suo dire, del reato di indecenza. 
"Madama!" Segnalò la sua presenza Joseph, facendo seguire il tutto da un colpo di tosse. "Cos'è successo?" Chiese con finta aria stupita.
"Oh! E' qua, signor Ashen! La persona giusta al momento giusto! Io non posso lasciare i malati, ma lei è un Caposcuola! Ha sentito il botto?" Al cenno di assenso di Joseph, la donna proseguì "Probabilmente è stato generato da questi due! Li ho trovati avvinghiati nel corridoio, in piena crisi ormonale: hanno generato un corto circuito dei loro poteri, creando delle piccole esplosioni." Ipotizzò la donna, non trovando altra spiegazione logica. Accidenti ai giovani e maledetti i loro ormoni impazziti!

"Provvederò a ricordare loro quali sono le comuni regole della decenza e li punirò adeguatamente, non si preoccupi." Finse di appoggiarla il Grifondoro. "Con il suo permesso." Fece un cenno con la testa ai due ragazzi, i cui volti erano diventati rossi come pomodori maturi, di seguirlo in mezzo al corridoio. Neanche nelle loro più rosee previsioni avevano pensato che la vicenda si potesse concludere così facilmente. Cercando di mantenere un'espressione seria, tutti e tre si diressero velocemente verso la stanza di Joseph, all'interno della quale trovarono Jon e Robin ad aspettarli. 
"Quindi adesso tu dovresti metterci in punizione?" Chiese Michael, mentre il suo sorriso iniziava ad allargarsi.
"Così pare." Gli rispose il Caposcuola. 

Tutti e cinque scoppiarono a ridere sonoramente.

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Domenica 13 ottobre, Hogsmeade, ore 11.30

Milly salutò con un bacio sulla guancia Water prima di proseguire per la sua strada. La Tassorosso aveva talmente tanto insistito che alla fine era riuscita a convincerla ad andare ad Hogsmeade con lei, ma Milly quel giorno non si sentiva per niente bene. Possibile che con tanto tempo a disposizione dovesse venirle il ciclo proprio quel giorno?

Così aveva resistito per due ore, giusto il tempo di cambiare aria, poi aveva decretato che per lei fosse abbastanza, per quella mattina, e aveva fatto dietro front in direzione del Castello. L'unico suo desiderio era sprofondare nelle coperte con una tazza di the bollente in mano e qualcosa contro il suo mal di testa e i crampi.

Lungo la via incrociò Micah, che si stava dirigendo nella direzione opposta alla sua. "Ehy! Ma dove hai lasciato Page?" Gli chiese incuriosita fermandosi in mezzo al sentiero. Di solito i due erano sempre insieme, quindi le sembrava strano vederlo da solo. 
"Mil!" La salutò lui allegramente. "Page è rimasta al Castello. Non si sente molto bene." Rispose al suo interrogativo.
"Non è l'unica." Pensò la Grifondoro, mentre una fitta le attraversava lo stomaco. 
"Però mi ha incaricato di scendere in paese e di comprarle un po' di cose da Mielandia per tirale su il morale." Continuò lui. "Tu invece come mai stai già tornando?" Chiese stupito. Erano solo le undici di mattina in fondo.
"Diciamo che non sono molto in forma neanch'io." Spiegò la ragazza, trattenendo una smorfia di dolore.
"Oh, capisco." Si limitò a commentare lui gettandole un'occhiata. 

Milly sentì le guance andarle a fuoco, mentre un piccolo silenzio scendeva tra di loro. Era pronta a scommettere dieci galeoni che lui aveva già capito a cosa era dovuta la sua indisposizione. E non era gradevole sapere che lui sapeva.

"Senti, vuoi che ti riaccompagni al Castello? Non mi sembri molto in forma e posso sempre andare dopo a comprare i dolci per Page." Si offrì gentilmente il Corvonero.
"Oh no, non ti preoccupare. Ce la faccio. Ma grazie per il pensiero." Rispose lei. "Ci si vede in giro! Buona giornata!" Lo salutò con un gesto della mano prima di incamminarsi nuovamente per la strada.

Si erano allontanati l'uno dall'altro di pochi passi, quando un enorme boato li raggiunse.
Un boato che sembrava provenire dal paese. Da Hogsmeade. 

Milly si girò terrorizzata verso la fonte del rumore, poi, senza riflettere, iniziò a correre. In quel momento si scordò tutto: i suoi dolori, le sue preoccupazioni, il fatto che fino a tre secondi prima voleva solo arrivare al Castello per sprofondare sotto alle coperte. L'unica cosa che aveva nella testa era il volto della sua amica Water, che aveva lasciato poco - pochissimo tempo prima - proprio nel luogo da dove era arrivato il boato.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Christopher McTavish

Domenica 13 ottobre, Hogsmeade, ore 12

"Elly ma tu non dovevi fare la ronda con Joseph?" Chiese all'improvviso Lex, ricordandosi di colpo di quel piccolo particolare. 

Lei, Eleonore e Daniel erano seduti sul pavimento di legno della Stamberga Strillante, a poca distanza da un fuoco fauto che li riscaldava. Con loro c'era anche Chris - Christopher McTavish - il licantropo fidanzato con Lex. Era un ragazzo molto alto, con capelli neri e ricci nei quali Lex adorava sprofondare le mani e profondi occhi azzurri che davano l'impressione di penetrare l'anima. In quel momento le sue forti braccia muscolose circondavano la vita della ragazza, che aveva un'espressione talmente beata che sembrava non dover chiedere altro alla vita. Era con Chris, non aveva bisogno di nient'altro. Forse proprio perchè aveva la testa tra le nuvole non si era accorta subito che Eleonore, anzichè rimanere a scuola come avrebbe richiesto il suo ruolo da Caposcuola, si era diretta con loro ad Hogsmeade.

"Si sono proposti Michael e Jon di sostituirmi." Le rispose la Corvonero. "Chissà perchè tanto spirito di collaborazione." Aggiunse poi con voce ironica. Non poteva parlare della pozione perchè Chris non ne era stato informato e il custode segreto era Joseph, ma gli altri capirono comunque. E infatti scoppiarono tutti a ridere. "E poi nel pomeriggio devo vedere mio padre."

L'atmosfera si tramutò immediatamente da allegra a tesa. Eleonore avvertì i muscoli di Daniel irrigidire la presa su di lei, come a volerla trattenere. Come a non volerla far andare incontro al pericolo. Daniel era sempre stato molto protettivo nei suoi confronti. E lei lo apprezzava fortemente. Fin da piccola era stata abituata a contare solo su se stessa e ad essere forte ed indipendente, perciò le premure di Daniel l'avevano - in un primo momento - lasciata completamente spiazzata. Dopo più di un anno però, si era abituata e successivamente sentita lusingata da quelle premure e aveva capito che la vita non poteva essere soltanto una continua lotta. Inconsciamente iniziò ad accarezzare il braccio del ragazzo con dei movimenti circolari, per cercare di calmarlo. 

"Ha delle novità su ciò che è accaduto sul treno?" Chiese alla fine lui sospirando. Ed ecco come una bella giornata di spensieratezza poteva trasformarsi in un giorno di tensione.
"Non lo ha specificato, ma penso di sì." Confermò lei. "In ogni caso, inutile preoccuparsi. Lo farò se e quando mi darà pessime notizie." Aggiunse con tono fermo. Erano ad Hogsmeade e aveva tutta l'intenzione di godersi la giornata. Demoni e affini intendeva lasciarli al di fuori...

"Ragazzi ma voi non sentite un odore strano?" Chiese Chris annusando l'aria e affinando i suoi sensi da licantropo. A differenza dei lupi mannari poteva trasformarsi quando voleva e poteva anche decidere di non trasformarsi durante la Luna Piena.

... peccato che fossero loro a voler entrare.

Alle parole di Chris, tutti e tre si raddrizzarono sul posto, estraendo le bacchette. 

Un enorme strato di ghiaccio sbucò dal nulla, iniziando a ricoprire il pavimento e le pareti che li circondavano. L'aria si ghiacciò. 

Ancora prima che qualcuno di loro potesse realizzare cosa stesse effettivamente succedendo, Eleonore si era già precipitata fuori dalla porta, urlando ripetutamente "No!" e iniziando a correre a rotta di collo verso il centro del paese.
Daniel, dopo un attimo di smarrimento, la inseguì con la bacchetta spianata.
La Serpeverde e il licantropo, dopo essersi gettati un'occhiata veloce, si precipitarono dietro di lui, pronti all'inseguimento.

Alle loro spalle, i pochi vetri delle finestre che ancora non si erano rotte esplosero.

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Domenica 13 ottobre, Hogsmeade, ore 13

"E' una mia impressione o oggi fa più freddo del solito?" Chiese Federica a Francisco, stringendosi ancora di più nel suo mantello. Stavano camminando su una viuzza secondaria, tenendosi per mano e guardando in modo svogliato le vetrine dei vari negozi che trovavano sul loro cammino. L'idea era di girare finchè il tempo lo permetteva e poi rifugiarsi per pranzo ai Tre Manici di Scopa, dove si sarebbero potuti riscaldare con una buona burrobirra.

Ma faceva troppo freddo per essere una normale giornata di metà ottobre. La mattina era partita bene, con un sole splendente che sembrava augurare il meglio per quella giornata, ma poi, a poche ore di distanza, la temperatura aveva iniziato ad abbassarsi progressivamente. Troppo in fretta per essere un semplice cambiamento climatico.

Fran allungò una mano, mentre il primo fiocco di neve della stagione gli si posava sopra. Sorpreso, decise di sfruttare i suoi poteri da Elternteil per verificarne la struttura chimica.

Forse fu questo a chiamarli. 

Il Grifondoro rimase molto sorpreso nell'analizzare quel fiocco di neve. Forse sorpreso non era il termine migliore: spaventato era molto più corretto. "Fede... torniamo al Castello. Subito."  Cercò di dirle con tono autoritario, senza però volerla spaventare.
"Mannò dai! Non ho detto che fa così freddo da voler torna.." Ma Federica non riuscì a concludere la frase. Si sentì mancare le energie di colpo e per un attimo vide tutto nero. Crollò sulle ginocchia, mentre il mondo attorno a lei iniziava a girare e lei iniziava a vedere tutto a rallentatore. Vide il Grifondoro guardarla con un'espressione terrorizzata in volto - no, non guardava lei, ma qualcosa dietro di lei - e un'ombra scura calare su di lui. Ombra che sembrava attrarre verso di sè ogni minima cellula di Francisco. 
La Serpeverde lo sentì urlare, mentre vedeva il suo corpo allungarsi e man mano venire risucchiato verso l'alto, verso quell'ombra maledetta che lo aveva puntato. Ma non era l'unica. Attorno a lei ne arrivò una, poi due, poi quattro, in un crescendo infinito. E tutte puntavano su Francisco.

Urlò anche lei, incapace di fare nulla per aiutarlo - se solo quel mal di testa terribile le fosse diminuito un po'. Poi perse i sensi.

Quando si riprese - non sapeva neanche lei se dopo pochi secondi o molti anni - il fuoco la circondava da ogni parte. In mezzo alla strada erano comparsi un uomo e una donna, che puntavano la bacchetta verso il cielo. Lei governava le fiamme e lui un patronus enorme, una tigre. 

Federica, combattendo contro la forza di gravità che la voleva a terra, cercò di alzarsi in piedi, riuscendoci a fatica. "FRAN!" Urlò, mentre il panico si impossessava completamente di lei. Per quanto le sue gambe - che in quel momento le parevano piombo - glielo consentirono, si precipitò verso il Grifondoro, riprendendo pian piano pienamente coscienza di ciò che stava succedendo. 

Il corpo del ragazzo era steso a terra, immobile e freddo come il ghiaccio. Il suo volto era strano, sfigurato, come quello di una foto venuta completamente sfocata.

"Merlino no! Merlino no! Merlino no!" 

Fiamme e patronus si fusero in un essere unico, che si schiantò sulle ombre, spazzandole vie.

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Ehm ehm... 

* l'autrice inizia uno strano balletto per cercare di evitare i pomodori lanciati dalle lettrici che però - inevitabilmente - la prendono *

ehi! ehi! Piano con quei forconi! Se mi uccidete non potrete sapere chi si è salvato (sempre se si è salvato qualcuno) e chi no... volete davvero rimanere col dubbio????

Comunque...
1) secondo voi Francisco è morto? Qualcun altro è rimasto colpito?
2) secondo voi chi sono i due (uomo e donna) che ha visto Federica riprendendo i sensi?
3) per organizzarmi con la partita di Quidditch: quale casa vorreste contro quale al primo turno? (es: Grifondoro vs Corvonero)

RISPOSTE OBBLIGATORIE

Vi lascio con un piccolo spoiler del prossimo capitolo

Dall'ombra emersero figure incappucciate che le si disposero intorno in cerchio. Come un sol uomo, iniziarono a recitare una litania in un linguaggio a lei sconosciuto, che iniziò a risuonare in tutto l'ambiente circostante, avvolgendolo completamente. Il suono strisciò a terra, fondendosi col fruscio delle foglie e del vento, fondendosi con gli scricchiolii dei rami. E lei non riuscì più a capire se proveniva dagli uomini incappucciati o dalla terra stessa.

Ciaoooo!

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Capitolo 11
*** 8 bis - ... il risveglio ***


9 bis - Il risveglio
Wei!
Eccomi qua con il nuovo capitolo!
Devo fare i complimenti un po' a tutti: ci avete azzeccato, i due che Federica vede sono proprio Brian e Celia Grimm. ;)
Ma in particolare devo fare i miei complimenti a Skyistorn e Alidifarfalla: sono state le uniche due che hanno capito ciò che veramente avevo in mente (tutti troppo concentrati su Francisco non vi siete accorti degli altri indizi buhahaha!)
Per quanto riguarda Francisco: molti di voi pensano che possa essere morto, ma di fatto sperano che non lo sia. Perciò, avrò dato ascolto al diavoletto o all'angioletto?

... BUONA LETTURA!

IL RISVEGLIO - PARTE II


Hogsmeade ore 14.00

Guidata dalle fiamme che rischiaravano tutto l'ambiente circostante, Eleonore raggiunse ben presto il centro della scena. Dalla sua posizione, vedeva chiaramente il padre e la matrigna allontanare le ombre dal villaggio in generale e dalle due figure a terra in particolare. Ci mise anche poco a capire che incantesimi combinati stessero usando.
Alle sue spalle percepì prima Daniel poi Caitriona e Chris raggiungerla, guardando spaventati la scena che gli si parava davanti. "Come facciamo ad aiutarli?" Chiese Lex indicando con un cenno della mano Brian e Celia. "Evocate patroni e incantesimi del fuoco. Si devono unire con la formula 'misce' " Comunicò loro Eleonore, accingendosi a fare la medesima cosa. 

Ma perse completamente la cognizione della realtà quando una delle due figure a terra si spostò urlando ed emerse con chiarezza chi fosse la seconda. Un pugno allo stomaco le avrebbe fatto meno male.

"FRAN!"


Senza neanche rendersene conto aveva iniziato ad urlare il nomignolo del ragazzo, come sperando che bastasse quello per farlo risvegliare. Non si ricordava neanche di aver ripreso a correre verso di lui, di averlo raggiunto e di essersi inginocchiata sul suo corpo, continuando a chiamarlo e iniziando a scuoterlo. 

Ogni cosa per lei aveva perso senso nel momento esatto in cui aveva visto il corpo del Grifondoro a terra.
Perchè Francisco non poteva essere morto.

Ma il suo corpo era completamente ghiacciato, gli occhi erano sbarrati e i suoi lineamenti completamente sfigurati, sfocati, come in una foto venuta male. Accanto a lui Federica singhiozzava piano, completamente svuotata di tutte le energie.
Forse fu l'irrealtà del momento o forse la presenza della mezza vampira ad ispirarla,
oppure il fatto che la situazione era disperata o forse tutte le cose insieme. Anche a distanza di tempo Eleonore non avrebbe saputo dire cosa l'avesse spinta in quel momento a fare ciò che fece.

"Fede" La chiamò usando un tono di voce fermo. "Fede." Ripetè scuotendola. La Serpeverde non la ascoltò. Non avendo tempo da perdere, la Corvonero le puntò contro la bacchetta. "O mi ascolti o ti faccio fuori." La frase era stata detta con un tono di voce talmente minaccioso che la ragazza sembrò risvegliarsi dallo stato di trance in cui era sprofondata. Certa di aver ottenuto la sua attenzione, la Grimm continuò. "Devi mordermi. Adesso." Disse porgendole il collo.
La mezza vampira strabuzzò gli occhi. "CHE COSA?"
"Devi mordermi, succhiare il mio sangue ed iniettarlo a Fran. Il suo corpo è gelido perchè non ha circolazione sanguigna. Ma il cuore è l'ultimo organo che muore. Forse possiamo salvarlo." Spiegò la cacciatrice, porgendole nuovamente il collo.
"Non l'ho mai fatt..." Provò ad obiettare l'altra.
"NON ABBIAMO TEMPO. FALLO ADESSO!" Ululò Eleonore.

Federica, in un primo momento con titubanza, poi sempre con maggiore decisione, le morse il collo. Lo fece più e più volte, succhiando e iniettando, succhiando e iniettando, succhiando ed iniettando. Con sua enorme sorpresa, non percepì mai provenire dalla Corvonero un singolo lamento nè un minimo suono di dolore. Continuò e continuò finchè non vide Eleonore Grimm - completamente esangue e pallida come un fantasma - perdere i sensi.

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Altro punto di Hogsmeade ore 14.00


Il fuoco era presente da ogni parte, ma sembrava tenuto sotto controllo. Distruggeva le ombre, contro le quali si scagliava crepitante, ma lasciava indenni le persone che decidevano di passarci vicino o attraversarlo. 

Questo Micah lo capì a colpo d'occhio, mentre avanzava nel villaggio ormai assediato da tutti i lati. Aveva raggiunto e superato Milly nella folle corsa che li aveva condotti fino ad Hogsmeade e adesso si guardava attorno circospetto, con la bacchetta spianata, pronto a colpire, a difendersi o a dare una mano come poteva.

Ma sembrava che la situazione stesse tornando sotto controllo. Molti Auror erano accorsi, dopo aver udito il boato, e si erano riversati per strada, iniziando a lanciare incantesimi per proteggere le persone e allontanare le ombre. Molti, seguendo l'esempio di Brian e Celia, avevano a loro volta evocato fiamme e patroni, che avevano poi unito in un'unica entità.

Fu l'urlo di Milly a distoglierlo dalle considerazioni che stava facendo sul "campo di battaglia".
Era chinata a terra e stava scuotendo un corpo immobile, ripetendone più e più volte il nome con tono di voce sempre più disperato. La Grifondoro si spostò di qualche centimetro e Micah ebbe la possibilità di riconoscere chi la ragazza stesse tenendo tra le braccia.

Era Water.

Il Corvonero boccheggiò per un attimo, mentre sentiva l'aria abbandonargli di colpo i polmoni. Quando si riprese, si avvicinò alle due il più velocemente possibile.

Water era riversa a terra, con la testa appoggiata tra le braccia di Milly, che continuava a chiamarla. Il suo corpo stava raggiungendo una colorazione bluastra.

"E' completamente gelata." Si ritrovò a pensare Micah sfiorandola.

Gli occhi erano sbarrati e il suo viso aveva perso i lineamenti che la caratterizzavano, assumendo linee sfocate, come in una foto venuta male.

Micah si guardò intorno, cercando di focalizzare se ci fosse qualche adulto lì vicino - un Auror sarebbe stato l'ideale - al quale chiedere aiuto, ma non riuscì ad individuare nessuno. Avrebbero dovuto agire da soli.
Sparò comunque delle scintille in aria, per segnalare la loro posizione e cercare di attirare l'attenzione.
Se la creatura che aveva ridotto così Water era la stessa che li aveva attaccati sul treno, non c'era un minuto da perdere. Ma cosa avrebbero potuto fare loro se non sapevano neanche con che cosa avevano a che fare?

In un gesto automatico si tolse il mantello e lo avvolse sulla Tassorosso.
La prima piccola soluzione che gli veniva in mente era tenere la ragazza al caldo.

"Cosa stai facendo?" Sentì la voce confusa di Milly chiedergli mentre puntava
la bacchetta su Water.
"Aiutami. E' completamente gelida. Se non morirà per ciò che le hanno fatto loro, morirà per ipotermia. Dobbiamo riscaldarla e poi cercare di trascinarla il più in fretta possibile al Castello." Rispose facendo uscire un getto di aria calda dalla bacchetta.

Ma non fu capace di fare altro. Non appena il getto colpì Water, il corpo della ragazza emise uno schiocco sinistro. Poi si sciolse come neve al sole.
A terra, a testimoniare la sua presenza, rimasero solo i vestiti. E la pelle.

L'urlo di Milly rieccheggiò per tutto il villaggio.

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Hogwarts, Infermeria ore 16.00


Gretel Grimm


Gretel se ne stava in infermeria, a gambe incrociate su una sedia, mentre leggeva un libro indisturbata.
La sorella le aveva intimato di stare lontana da quel luogo per tutto il giorno, così lei, dopo aver scagliato su se stessa un potente incantesimo di disillusione, si era recata proprio lì, completamente invisibile a chiunque.
Aveva così assistito a tutta la scena in cui i ragazzi avevano somministrato la pozione ad Anastasia ed era anche intervenuta, Confondendo Madama Chips per permettere a Joseph, Michael e Diamante di svignarsela senza conseguenze. Si era divertita a farlo. Ma adesso si stava profondamente annoiando. E non poteva andarsene, perchè sia la Chips che la sua assistente erano presenti nella stanza già da due ore. E sarebbe stato strano se la porta si fosse aperta da sola.
Sospirò quasi di sollievo quando vide la porta aprirsi, reputandola l'occasione giusta per svignarsela. Quasi.

Perchè se aveva potuto ingannare chiunque con quell'incantesimo di disillusione, di certo non avrebbe potuto ingannare i suoi genitori. Ma anche il problema di essere stato colta in flagrante venne accantonato, quando si accorse di chi suo padre tenesse tra le braccia.

"Eleonore!" Esclamò tornando di colpo visibile e precipitandosi verso Brian, Celia e sua sorella. "Per tutti i Wesen! Che è successo?"
Le due infermiere sobbalzarono per la sua apparizione improvvisa, ma lei neanche ci fece caso. Era troppo preoccupata per sua sorella. Così come non fece caso a tutte le persone che seguivano la sua famiglia. O almeno non ci fece caso finchè non vide comparire Draco Malfoy che trasportava... "Fran!" Sussurrò sbarrando gli occhi.

"Sai soltanto dire i nomi delle persone che conosci?" La riprese Brian in tono duro, mentre appoggiava delicatamente il corpo della figlia su un letto.
"A questi due - Aggiunse poi, rivolgendosi a Madama Chips e indicando con un gesto della mano Eleonore e Francisco - Servono delle pozioni rimpolpasangue." Il suo tono era talmente autoritario che la donna si precipitò subito a prendere quanto richiesto.

Gretel - con un cenno del capo - impedì alla madre di difenderla. Non aveva di certo bisogno del suo aiuto. "Mia sorella e mio fratello arrivano in infermeria più morti che vivi. Cosa dovrei fare, mettermi a ballare?" Chiese con tono gelido, mentre con lo sguardo lanciava scintille all'indirizzo del padre. Non aveva neanche più bisogno di spiegazioni. Aveva capito benissimo cos'era successo. "Hanno attaccato di nuovo, vero?" Il suo tono di voce fece capire che non aveva bisogno di una risposta. "Ma Eleonore non avreb..."

"Tua sorella" La interruppe Brian con una voce ridotta quasi ad un ringhio "ci ha quasi rimesso la pelle facendosi succhiare il sangue da quella" disse puntando il dito contro Federica, che lo fissò terrorizzata, continuando però a restare di fianco al letto dove era stato depositato Francisco "per cercare di salvare la vita a quello che tu chiami fratello." completò puntando il dito contro il Grifondoro. "E vi prego, date una pozione calmante a quella là." Aggiunse quasi ripensandoci e puntando il dito contro Milly Halliwell, che era rannicchiata su un altro letto con la testa tra le mani, completamente in preda ad una crisi isterica. Nel letto di fianco, ancora sotto choc, era presente Micah. "E' da quando l'abbiamo trovata che continua a frignare."
Gretel stava aprendo la bocca per ribattere, ma non riuscì a formulare la frase.
"ADESSO BASTA BRIAN!" Sbottò Celia adirata. "Sono solo ragazzi e ciò a cui hanno appena assistito basterebbe per terrorizzare chiunque. Non tutti affrontano demoni dalla nascita come noi. E una loro amica è appena morta." 
Gretel a quelle parole sobbalzò. Non tanto perchè sua madre aveva appena urlato addosso a suo padre - ogni tanto, quando la situazione era al limite della tensione, accadeva anche a casa - ma per ciò che aveva appena detto. "Chi è morto?"
A quella domanda, Milly sbiascicò la parola "Water" prima di scoppiare nuovamente in singhiozzi.

Il momento di totale silenzio e imbarazzo che si era venuto a creare venne interrotto dalla porta spalancata da una pallidissima Gabriela, che si precipitò dentro, seguita a poca distanza da Raphael e Page.
"Zio Draco!" Urlò la Grifondoro, precipitandosi tra le braccia dell'uomo, che non aspettava altro. "Cosa è successo?" Riuscì a chiedere con voce tremante, prima di scoppiare a piangere vedendo le condizioni in cui era ridotto il fratello.
Page nel frattempo aveva raggiunto Micah, sedendosi al suo fianco e abbracciandolo senza chiedere nulla. Avevano raggiunto un tale livello nel loro rapporto che non avevano bisogno di parole per capirsi.
Il più grande dei gemelli Hamato rimase invece inchiodato sulla porta, vedendo che nella stanza erano presenti un numero considerevole di Grimm. In modo particolare fu spaventato dallo sguardo omicida che gli venne rivolto da Brian.
"Ma quanti ce ne sono, per Merlino?" Sbottò infatti l'uomo a mezza voce. Che sua figlia frequentasse degli Elternteil poteva anche accettarlo, ma i lupi mannari non poteva proprio vederli. "Sparisci prima che ti uccida." Gli soffiò contro.
In qualsiasi altra occasione Raphael avrebbe risposto per le rime e non si sarebbe mai fatto mettere i piedi in testa. Ma quello che lo aveva minacciato di morte non era un uomo qualunque. Era un Grimm. E con loro non c'era da scherzare. Stava per andarsene, quando una voce lo trattenne lì dov'era. "Papà capisco che oggi sia una brutta giornata, ma non puoi minacciare di morte chiunque."
Eleonore si era risvegliata.


Daniel non avrebbe mai creduto alla scena alla scena alla quale assistette: se chiunque altro gliela avesse raccontata, gli avrebbe riso in faccia. Ma lui per primo vide l'espressione del suo quasi suocero mutare da infuriata a felice, prima di precipitarsi sulla figlia e abbracciarla. "Si può sapere cosa ti è saltato in mente Lene?" Le chiese riacquistando subito dopo il solito contegno impassibile. Tre secondi dopo, anche Gretel si precipitò tra le braccia della sorella.
"L'ideale sarebbe stato avere Gabriela lì, ma non c'era, quindi ho dovuto agire con immaginazione." Rispose la Corvonero criptica, controllando la fasciatura intorno al braccio: il tubicino le iniettiva a poco a poco la pozione nel corpo. Man mano che il sangue entrava in circolo, lei riacquistava colore. "Su tesoro, calmati, sto bene." Aggiunse poi, accarezzando dolcemente i capelli di Gretel.
"In che senso, l'ideale sarebbe stato avermi lì?" Chiese invece la Suarez, riemergendo dalle braccia di suo zio e tirando su col naso.
"Francisco stava andando in ipotermia per mancanza di circolazione sanguigna. La cosa ideale sarebbe stato somministrargli sangue come il suo, quindi chi meglio della sua gemella? Ma non c'era tempo, così gli ho fatto somministrare il mio. In fondo siamo entrambi sia Black che Malfoy."

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Hogsmeade ore 17.00


Caroline Weiland


Brian non sapeva più cosa fare per cercare di calmare Caroline. La situazione era rientrata e per fortuna erano rimasti entrambi illesi, ma la ragazza era alquanto spaventata per ciò che aveva appena vissuto. Aveva esaurito le lacrime, ma continuava a tremare incessantemente, singhiozzando senza sosta, aggrappandosi a lui come se fosse l'unico punto fermo dell'universo. Senza contare che la giornata stava per finire e lui sarebbe dovuto rientrare al Castello.
Se la giornata fosse andata come sarebbe dovuta andare, l'avrebbe riaccompagnata fino alla piccola pensione dove alloggiava temporaneamente, ma essendo le cose andate diversamente non era neanche sicuro che lei sarebbe stata in grado di reggersi in piedi, figurarsi in grado di prendersi cura di se stessa. Perciò continuava a restare lì, seduto sul divanetto di quel pub che li ospitava temporaneamente, incapace di ragionare lucidamente per trovare una soluzione a quel dilemma.

Soluzione che si presentò nella figura di Harry Potter, entrato nello stesso pub con aria stravolta e attirato dai continui singhiozzi della ragazza. "Che cos'è successo? State bene?" Chiese allarmato, avvicinandosi ai due. Non che avesse voglia di altre magagne quel giorno: l'unica cosa che desiderava era tornare a casa, ma sapeva che la questione sarebbe stata ancora lunga, perciò si era diretto lì, dove entro mezz'ora lo avrebbe raggiunto Kingsley.

Brian sbattè le palpebre un paio di volte perplesso, cercando di capire se effettivamente il grande Harry Potter stesse davvero parlando con lui. Certo, tra le sue compagne di casa figurava anche Rose, la nipote del prescelto, ma dall'avere una conversazione con lei ad una con lo zio, ne passava di strada.
Il Corvonero si accorse di essere rimasto in silenzio troppo a lungo, perciò si affrettò a rispondere "Sì signore, stiamo bene, grazie. Solo che la mia ragazza è ancora molto spaventata per ciò che è accaduto oggi." Spiegò. "Sa, è una babbana." Aggiunse, pentendosi tre secondi dopo di ciò che aveva detto. Non era del tutto sicuro che far arrivare una babbana nell'unico villaggio completamente magico rimasto nella Gran Bretagna fosse completamente a norma. E di certo andarlo a riferire al Capo dell'Ufficio Auror non era la prima cosa da fare.
"Capisco." Si limitò a rispondere l'uomo sospirando. "Come ti chiami cara?" Le chiese in tono gentile. Se c'era qualcuno che era in grado di capire una babbana, questo era lui.
La ragazza incrociò il suo sguardo con il fidanzato, che le fece un segno incoraggiante con la testa, prima di rispondere "Caroline Weiland." Mentre lo diceva però, lo fissava interrogativa.  Aveva sentito molte storie da Brian sul mondo magico e su un ragazzo con una cicatrice a forma di saetta che aveva sconfitto un potente mago oscuro.
"E abiti qui vicino?" Chiese di nuovo lui.
"No. Sono di Cotswald. Ho dovuto prendere due treni e poi un autobus per arrivare fin qui." Rispose ancora lei, quasi ipnotizzata. Aveva smesso di singhiozzare. Harry, senza farsi notare, le aveva puntato la bacchetta alla testa. Pochi secondi dopo, gli occhi della ragazza fissavano il vuoto, completamente  vacui.
"Caroline" Cominciò a parlarle Harry Potter "Hai passato una splendida giornata con il tuo fidanzato. Avete girato per Hogsmeade, Mielandia e poi vi siete rifugiati in un pub per pranzo e buona parte del pomeriggio. Non è accaduto niente di strano. Adesso tu prenderai questa" Disse incantando un oggetto affinchè diventasse una passaporta "e tornerai immediatamente a casa." La ragazza si affrettò ad obbedire all'ordine e sparì in un risucchio luminoso. "In quanto a te" Aggiunse alla fine l'Auror guardando il Corvonero che fino a quel momento lo aveva fissato in silenzio, senza perdersi nemmeno una sillaba "chiamo un Auror e ti faccio riaccompagnare immediatamente al Castello. Cerca di tenerla lontana da qui per il resto dell'anno. Hogwarts non è più un luogo sicuro."

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Quel giorno era cambiato qualcosa. Quel mattino - o forse sera, non le distingueva più le giornate da quando era prigioniera lì - era stata svegliata con una secchiata d'acqua gelida anzichè dal solito incantesimo di tortura.
Il suo aguzzino le aveva calato una benda nera sopra agli occhi, l'aveva slegata e se l'era caricata sulle spalle come un sacco. 
Poi aveva perso il senso del tempo, complice anche il movimento ondulatorio continuo al quale era stata sottoposta. 
Quando si era risvegliata, era di nuovo legata ed era di nuovo al buio. Ma c'era qualcosa di diverso. Si trovava all'aria aperta. Lo poteva percepire dall'odore che percepiva, oltre che dalla leggera brezza che la sfiorava. E il buio non era quello artificiale, creato da una stanza chiusa. Era il buio della notte. Lo capiva perchè alzando lo sguardo si era ritrovata a contemplare la volta celeste. E sopra di lei splendeva la luna piena. Rosso sangue.
Nonostante la gravità della situazione, quasi pianse di gioia. Era da molto tempo - troppo - che non vedeva altro che il buio di quella lurida e umida cantina. Ritrovarsi dopo tanto tempo all'aria aperta era stata per lei una boccata d'ossigeno. 
Dall'ombra emersero figure incappucciate che si disposero intorno a lei in cerchio. Come un sol uomo, iniziarono a recitare una litania in un linguaggio a lei sconosciuto, che iniziò a risuonare in tutto l'ambiente circostante, avvolgendolo completamente. Il suono strisciò a terra, fondendosi col fruscio delle foglie e del vento, fondendosi con gli scricchiolii dei rami. E lei non riuscì più a capire se proveniva dagli uomini incappucciati o dalla terra stessa. Sapeva solo che non c'era nulla di naturale in tutto ciò. Che neanche la magia che era stata usata su di lei aveva a che fare con questa. Si trattava di una magia molto antica, potente, oscura e completamente innaturale. Non aveva la minima idea di come facesse a saperlo, ma sapeva che era così. Lo sentiva. La magia le strisciò addosso, facendole accapponare la pelle e provocandole migliaia di brividi. Senza neanche rendersene conto aveva iniziato a tremare violentemente. 
Piuttosto che restare lì un secondo di più, avrebbe preferito tornare in quella cantina umida e sporca e farsi torturare per il resto della vita.

"Vi prego! Lasciatemi andare!" Si ritrovò a supplicare più e più volte, non sapendo neanche bene lei a chi. "Non dirò nulla a nessuno, farò quello che volete, vi darò tutti i miei soldi e le mie ricchezze, qualsiasi cosa! Ma lasciatemi andare!" Con un singulto che ormai ben conosceva, percepì la voce andarle via di colpo e la gola strozzarsi con la sua stessa saliva. 

Poi, così come era iniziata, la cantilena terminò. 
Vide alcuni degli uomini incappucciati puntarle la bacchetta contro - immaginò che lo stessero facendo tutti, ma la sua visuale non era completa - e poi sentì il suo corpo squarciarsi, mentre i vestiti venivano strappati da coltelli invisibili che le penetrarono nella carne, aprendole profonde ferite. Se avesse potuto urlare per il dolore, lo avrebbe fatto, ma neanche quello le era concesso. 
In uno stato di trance, con la vista che le si annebbiava sempre di più e le forze che ormai la stavano abbandonando, vide il suo sangue colare fino a terra e poi radunarsi in un unico punto, formando un cerchio.

La terra inghiottì il cerchio di sangue con un risucchio e un'enorme luce scaturì da esso.

A migliaia di chilometri di distanza e in un altro tempo, Anastasia Davis si risvegliò dal coma urlando.

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OOOOk, eccomi qui con un nuovo capitolo fresco fresco per voi!

Ebbene sì, Francisco si è più o meno salvato per il rotto della cuffia, anche se la strada per la guarigione non sarà poi così veloce, mentre Water è morta. Anastasia si è finalmente svegliata. Cosa ne pensate?

Secondo voi la ragazza che Anastasia ha visto si è riuscita a salvare oppure è morta completamente dissanguata? Qui lo faccio decidere a voi (perciò risposta obbligatoria).  

Comunque presto farà la sua comparsa LUI:  per chi non lo sapesse, è l'attore David Giuntoli, ovvero colui che interpreta Nick Burkhardt, il protagonista della serie televisiva Grimm alla quale mi sono ispirata per questa ff. Se c'è qualche fan della serie in mezzo a voi, vi prego! Palesatevi! *-* (anche se ho come l'impressione che dopo aver visto questa foto molte di voi lo diventeranno).

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Capitolo 12
*** 9 - Parziali verità ***


10 - Parziali verità

Lo so che avevo già postato il capitolo e che molti di voi l'hanno già letto ma mi sono scordata di chiedervi una cosa (CHI NON RISPONDE NON COMPARIRA' NEL PROSSIMO CAPITOLO). Perciò l'ho ripubblicato con questa aggiunta (più comodo che contattarvi uno per uno).
Mi dovete inviare la FOTO del vostro prestavolto con un abito elegante (o almeno l'immagine del vestito che vorreste fargli indossare in un ballo). E' tutto!

 - PARZIALI VERITA' -


Luogo e tempo sconosciuto, mondo babbano, foresta



Cappuccetto Rosso. Biancaneve. Hansel e Gretel. Sono davvero semplici fiabe? E perchè in queste fiabe è sempre dal bosco che viene il pericolo? Dal bosco e dal buio?

Qualcuno si è mai chiesto il perché?
Gli uomini, dalla notte dei tempi, hanno sempre avuto irrazionalmente paura del buio. Una paura che solitamente si ha da bambini e che non viene, perlopiù, mantenuta da adulti. Solo per dimostrare di essere adulti, forse.
Si sbagliano.

Bisogna sempre temere il buio. Sempre.

Perché? Perché è nel buio che si annidano le peggiori creature.

Incatenate nelle tenebre, ripudiate dalla luce.

I mostri, quelli che vengono considerati in maniera canzonatoria, durante il giorno, il prodotto deformato della mente umana. Incubi. Fantasie orrorifiche che servono solo per spaventare i bambini, per convincerli ad andare a letto presto.

No, non sono incubi, non sono prodotti della fantasia.

Sono reali.

Panico e morte ovunque disseminerete.

Eppure, se si sa dove cercare, una luce - per quanto piccola - si può trovare. 
Una luce minuscola come quella che stava volteggiando in un bosco sopra al corpo martoriato di una giovane ragazza in fin di vita e quasi incosciente. Era stata torturata brutalmente e le ferite - provocate dalla maledizione Sectusempra - la stavano velocemente dissanguando. Non c'erano speranze per lei. L'unica piccola, piccolissima, consolazione era quella piccola luce - sempre più sfocata - che galleggiava sopra di lei. 

Forse era un prodotto della sua immaginazione, un'ultima proiezione delle sue fantasie mentre la sua vita si affacciava in un baratro senza fondo e oscuro chiamato morte. Ma ad Emily sembrava che quella luce man mano si ingrandisse, che la avvolgesse, che le parlasse. Le sussurrava cose senza senso per lei, ma d'altra parte nell'ultimo periodo cosa aveva avuto senso per lei? Nulla, da quando quegli uomini erano entrati nella sua vita, portandole via tutto. Anche la libertà di dire no. E ora quella luce le diceva che avrebbe potuto aiutarla e guarirla. Guarirla dalle ferite del suo corpo e della sua anima, spiegandole il perchè era successo tutto ciò. Aiutarla a capire. E a vendicarsi, se fosse stato necessario. Le sarebbe bastato dire "sì".

Ed Emily, dopo un attimo di esitazione, disse sì.

 Hogwarts, Mercoledì 23 ottobre

"Ani!" 
Anastasia respirò un paio di volte: due braccia forti la sostenevano mentre ondeggiava pericolosamente. La visione l'aveva colpita con un'intensità inaspettata e lei non si era ripresa del tutto dal coma. Era ancora debole. Tutti cercavano di convincerla a mangiare qualcosa di diverso dalle mele, dopo quella brutta esperienza, ma a lei, soltanto sentendo l'odore di un cibo diverso, veniva la nausea. Un altro capogiro la fece crollare sulle gambe. Se non ci fosse stato Joseph a sostenerla, sarebbe caduta dritto a terra. 
"Ani cos'è successo? Hai avuto un'altra visione?" Insistette Joseph, mentre si chinava per prenderla direttamente in braccio e trasportarla nell'aula più vicina. Lì trasfigurò una sedia in una comoda poltrona e vi poggiò delicatamente la ragazza. 

Anastasia, singhiozzando, fece un segno affermativo con la testa. Quella situazione era per lei completamente nuova. Tutto era nuovo per lei. Anche il suo rapporto con Joseph. Di solito era Jon il suo confidente. Ma mentre era in coma aveva sentito - in quei brevi momenti in cui tornava lucida - la presenza costante di Joseph al suo fianco e la sua voce raccontarle ogni minima cosa che accadeva nel Castello. E si era accorta di non riuscirne più a fare a meno. Così, approfittando del fatto che difficilmente riusciva a muoversi autonomamente a lungo, aveva iniziato ad appoggiarsi e farsi aiutare sempre di più da lui. Non sapeva se il Grifondoro lo facesse per reale senso del dovere - era pur sempre un Caposcuola - oppure per altri motivi. Inoltre aveva saputo dai coinvolti che era stato lui il custode segreto per la preparazione della pozione illegale che l'aveva fatta uscire dal coma. Quindi aveva capito di potersi fidare di lui. E la cosa la faceva stare bene, molto di più delle pozioni indigestibili che la costringeva ad assumere la Chips almeno una volta al giorno.

"Ho visto di nuovo la ragazza." Iniziò a spiegare tremante. "Quella della visione che mi ha svegliata." Specificò meglio. 
"E' viva?" Chiese lui preoccupato. Dal racconto che lei gli aveva fatto, non c'erano molte speranze che lo fosse. Sembrava destinata a morire dissanguata.
"Credo di sì. Adesso so anche come si chiama: Emily." Rispose la hexenbiest con voce appena più sicura. Più il tempo passava, più si rendeva conto che quella visione non era stata così malvagia. Certo, aveva vissuto l'esperienza dolorosa del corpo martoriato come se fosse stato il suo, ma forse, il messaggio che aveva portato quella visione non era negativo. "Ma c'è qualcosa di strano. Le è apparsa una luce, l'ha avvolta e ha promesso di salvarla. Ha promesso che le avrebbe spiegato ogni cosa. E che se avesse voluto, si sarebbe potuta anche vendicare per tutto ciò che le avevano fatto. Ma doveva darle il suo consenso. E lei - Emily - ha detto sì."

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Daniel entrò nella stanza di Eleonore, trovandosi davanti ad uno spettacolo alquanto bizzarro, anche se non nuovo per lui.
La sua ragazza aveva tappezzato la parete con una cartina topografica mondiale, segnata da alcuni punti rossi e due più specifiche della Gran Bretagna e della Germania, dopo i punti evidenziati si moltiplicavano esponenzialmente. Accanto a lei si trovavano Micah e Page.
La Grimm stava borbottando tra sè, mentre tracciava linee immaginarie con la bacchetta. Page, dopo aver finito di scrivere qualcosa su un foglio di pergamena, lo strappò in piccole striscioline e le attaccò con la magia alle mappe. Ai piedi dei ragazzi erano accatastati mucchi di giornali, oltre che le copie dei diari degli antenati di Eleonore.

Era dal funerale di Water che si comportavano così.

Il Tassorosso rimase per qualche minuto ad osservarli, prima che Eleonore, senza voltarsi, gli chiedesse "Hai intenzione di rimanere lì in silenzio ancora per molto?"
Sia Page che Micah sobbalzarono. Nessuno dei due si era accorto dell'arrivo del ragazzo.
"Stavo cercando di capire su cosa stai - su cosa stiate - lavorando. E' da giorni che non staccate gli occhi di dosso da quella cosa." Rispose in generale lui, prima di concentrare la sua attenzione sulla fidanzata. "Elly a mala pena mangi e fai fatica a presentarti alle lezioni. Sono solo preoccupa..."
"Abbiamo trovato uno schema." Lo interruppe lei.
"Cosa?" Chiese Daniel, completamente spiazzato. Ci mancava solo che Eleonore iniziasse a comportarsi come il padre.
"Negli attacchi Dan." Rispose lei sventolando la mano verso le cartine. "Guarda!" Aggiunse agguantandolo per un braccio e portandolo più vicino a dove si trovava lei. "I punti rossi sono le morti avvenute con le stesse modalità."
Page si introdusse nella conversazione, continuando a spiegare "Abbiamo segnato data, luogo e numero delle vittime: ovunque, non solo nel mondo magico."
"Questi" Aggiunse Micah afferrando una manciata di giornali a terra "Sono giornali babbani di tutto il mondo: Stati Uniti, Europa, Russia... Hanno attaccato anche loro! Ma seguono sempre lo stesso schema. Non più di otto vittime, quattro se si tratta di maghi. Attaccano circa ogni quindici giorni e lo fanno in luoghi per lo più distanti, in modo che nessuno possa capire che ci sono sempre dietro loro! Hanno iniziato ad agosto, entrambi gli attacchi sono avvenuti negli USA." Il suo sguardo era quasi diventato febbrile mentre esponeva ogni cosa. Da quando Water era morta davanti ai suoi occhi faceva fatica a pensare a qualcosa di diverso. In un primo momento si era autocommiserato, dandosi la colpa per ciò che era successo, chiedendosi se sarebbe riuscito a salvarla usando un altro incantesimo. Ma poi aveva capito che Water era morta e che non c'era modo di portarla indietro. Poteva solo andare avanti e fare qualcosa perchè la sua morte non fosse avvenuta invano. Così, quando Eleonore aveva contattato lui e Page per chiedere una mano, non ci aveva pensato due volte e si era buttato a capofitto nella ricerca. E Page lo aveva seguito a ruota. Almeno le loro energie e capacità sarebbero servite a qualcosa.
"Ad Hogsmeade le vittime sono state solo due, una se ci togliamo Fran." Commentò Daniel, scrutando più da vicino la cartina.
"Soltanto perchè sono arrivati i miei genitori a rompergli le pluffe durante la partita." Rispose Eleonore noncurante, prima di continuare. "Inoltre mi sono accorta di un'altra cosa, mentre controllavo i dati degli omicidi: quando attaccano i maghi, preferiscono i sondereith."
Sondereith
era la grande categoria con cui i Grimm classificavano tutti coloro che avevano dei poteri particolari, come i Metamorphomagus, gli Enternteil, i vampiri, i lupi mannari... "Jo era una mezza-lupa e Francisco è sia un Elternteil che un Metamorfo." Ragionò lui a mezza voce.
"Esatto. E Water era una haufspurang." Completò lei.
"Una haufspuche?" Si ritrovò a chiedere suo malgrado Daniel. Nonostante la frequentasse ormai da due anni, non aveva ancora imparato tutti i nomi delle creature che popolavano l'universo dei Grimm. Com'era buffo il mondo! La sua famiglia era purosangue eppure, quando si ritrovava a parlare con Eleonore, si sentiva spesso come un babbano appena entrato nel mondo magico.
"Haufspurang" Ripetè Eleonore paziente "Sono in grado di capire a colpo d'occhio le intenzioni delle persone e i loro sentimenti. Soprattutto se qualcuno vuol far loro del male." Spiegò velocemente
"Inoltre hanno ucciso anche dei lupi mannari qui." Continuò Page, come se la conversazione non fosse mai stata interrotta, indicando un punto su una mappa. "Delle Hexenbiest qua e dei Wesen qui e qui." Completò spiegando gli ultimi punti colorati.
"Ed ecco cosa succede quando tre Corvonero restano a lungo insieme nello stesso posto." Commentò Daniel impressionato. "Ma Elly, se analizzassi questa mappa con i dati raccolti potrei quasi pensare che sia opera vostra. Intendo voi Grimm" Si affrettò a precisare. "Di solito non siete voi che volete eliminare i sondereith dalla faccia della terra?"
"E' proprio questo che mi preoccupa." Rispose tristemente la ragazza. "Se fosse qualcuno della mia famiglia, lo saprei. Lasciamo sempre un segno. Senza contare che anche noi non possiamo attaccare a caso: abbiamo bisogno di un Haftbefehl per muoverci e le cose non sono più come una volta
*. Non siamo stati noi, ma agendo così alcuni governi potrebbero pensare che siamo i mandatari. Ed essendo le vittime in maggioranza sondereith potrebbero anche decidere di non fare nulla. Invece se faranno qualcosa i primi contro i quali punteranno il dito saremo noi Grimm."

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Michelangelo non riuscì a trattenersi dallo sbadigliare sonoramente mentre si stiracchiava.
"Signor Hamato credo che tutta la classe abbia avuto una perfetta panoramica delle sue tonsille." Dichiarò divertito Vitious, riprendendolo bonariamente. "Adesso può tornare a concentrarsi sul suo incantesimo?"  Mic percepì Milly ridacchiare al suo fianco e per un attimo fu felice del suo piccolo show. Era dalla morte di Water che la sua compagna di Casa non sorrideva veramente.
"Mi scusi professore." Commentò prima di concentrarsi sulla bottiglia vuota che aveva di fronte e pensare intensamente alla formula Aguamenti. Forse troppo intensamente. Il gettito d'acqua partì a scheggia dalla sua bacchetta, rimbalzando sul vetro della bottiglia e finendo per bagnargli completamente la faccia, in un effetto boomerang.
Troppo sorpreso della cosa - non era riuscito mai a creare neanche una minima goccia d'acqua fino a quel momento - tirò su di scatto la bacchetta. Nelle sue intenzioni il gettito si sarebbe dovuto fermare. Nella realtà finì soltanto per fare la doccia a Vitious, che ancora non si era spostato dal suo banco e che non ebbe i riflessi abbastanza pronti per evitarlo.
Tutta la classe scoppiò a ridere. Compresa Milly. E c'era davvero bisogno di risate in quel periodo.
In quel momento suonò la campanella che annunciava la fine della lezione.
"Cinque punti in meno a Grifondoro." Annunciò Vitious appellando un fazzoletto e iniziando ad asciugarsi. "E per compito studi signor Hamato!"

Raphael uscì dall'aula ancora con le lacrime agli occhi e battè una pacca sulle spalle del fratello. "I cinque punti persi migliori della storia Mic!" Lo prese in giro ridacchiando. Dietro di loro Vitious uscì dall'aula ancora fradicio, lasciando una scia bagnata lungo il corridoio e borbottando contro gli studenti distratti. "Non solo ti sei bagnato da solo, ma hai anche infradiciato il prof! La sua faccia mentre lo prendevi in pieno con la tua bacchetta-idrante è stata fantastica!" Continuò a ridere, aumentando sempre di più il volume. "Vero cognatina?" Chiese girandosi verso Federica, che per tutta risposta gli lanciò un'occhiataccia. Aveva iniziato a chiamarla in quel modo da poco, in gag. In fondo lui stava con Gabriela e lei con Francisco e la cosa era ormai nota a tutta Hogwarts: Francisco e Gabriela Suarez, i due gemelli biondi con un passato misterioso alle spalle, non erano più disponibili. Ma a lei non piaceva quel nomignolo. Quindi tutte le volte che lui lo usava, lei lo fulminava.
Milly, che camminava di fianco alla Serpeverde, sembrò invece divertita da quello scambio di battute. Le sue labbra si curvarono leggermente all'insù, mentre tirava una lieve gomitata alla Serpeverde, inserendosi nel discorso e commentando con un "Sì, è vero! L'intera scena sarebbe da inserire in un pensatoio e poi farla vivere a tutti. Ne è valsa la pena per soli cinque punti tolti a noi Grifoni."
In quel momento Federica si fermò in mezzo al corridoio, lasciando che gli altri la sorpassassero. Brian si voltò verso di lei, gettandole un'occhiata preoccupata. "Fede tutto ok?" Chiese fermandosi a sua volta e facendo quindi arrestare anche tutti gli altri.
"Sì certo." Commentò lei in assoluta tranquillità.
"E non vieni con noi a pozioni?" Chiese ancora il Corvonero perplesso. In fondo avevano lezione tutti insieme.
"No, faccio un salto in infermeria. Vi raggiungo più tardi. Dovrei fare in tempo. Se no dite tranquillamente a Dalton dove sono. Sono sicura che capirà."


Quando Federica arrivò in infermeria, trovò la stanza già occupata. Francisco, ancora molto debole ma in via di guarigione, era appoggiato alla tastiera del letto, mentre al suo fianco Gabriela, Lex e Michael lo aiutavano a mangiare. Il Tassorosso e la Serpeverde lo sostenevano, mentre la sua gemella lo imboccava.
"Dai Fran, solo un altro cucchiaio!" Lo stava implorando proprio in quel momento.
Ma lui scosse la testa. "Hai detto così... anche prima." Riuscì a sussurrare debolmente.
"Ha ragione lei." Intervenne Federica, segnalando così la sua presenza. "Quei mostri ti hanno risucchiato tutte le energie oltre che il sangue. Mangiando recuperi più in fretta."
Gaby si voltò verso di lei sorridendo. "Ben arrivata Fede! Vedi un po' se riesci a convincerlo tu, a mangiare."
"Ha ancora difficoltà con la coordinazione psico-motoria?" Si informò la mezza vampira sospirando.
Michael confermò con un cenno del capo. "E' già tanto che riesca a sollevarsi ed è stata una fortuna che i Grimm abbiano prodotto una pozione per rigenerare i lineamenti facciali in così poco tempo. Ma fa davvero una gran fatica a muovere qualsiasi parte del corpo."
"Ehi! Sono... qui" Commentò Francisco a fatica, come per invitarli a non parlare di lui come se non fosse presente.
Federica si sedette sul bordo del letto, prese la ciotola contenente il pasto del giorno del fidanzato, intinse il cucchiaio e lo portò pieno verso la bocca dell'Enternteil. "O mangi di tua spontanea volontà, amore, - disse sottolineando l'ultima parola in modo minaccioso - oppure otterrò lo stesso risultato ipnotizzandoti. In ogni caso mangerai. A te la scelta sul come."


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"Secondo te dovremmo dire qualcosa?"

Robin, alla domanda di Diamante, alzò la testa dal libro che stava leggendo. "Di che cosa stai parlando?" Chiese perplessa.
Entrambe le Serpeverdi si trovavano nella camera della Rhodes, semi sdraiate sul letto a baldacchino. L'ambiente era illuminato da molte candele e parecchie torce. In teoria dovevano ripassare per la verifica che si sarebbe svolta il giorno dopo. Pozioni per Robin e Trasfigurazione per Diamante. In realtà erano entrambe distratte, con la testa piena di pensieri che esulavano completamente dal mondo scolastico.
"Di te." Rispose l'altra, sventolandole un foglio di pergamena sotto al naso. Lo stesso sul quale Robin, quasi venti giorni prima, in preda al suo raptus da Banshee, aveva disegnato ripetutamente il volto di Francisco Suarez.
"Perchè te ne esci fuori adesso con questa richiesta?" Chiese Robin perplessa, agrottando le sopracciglia. Aveva disegnato Francisco e scritto ripetutamente la parola morte e le lettere M e G, ma alla fine Francisco non era morto. Era solo convalescente nell'infermeria, assistito costantemente dalla fidanzata, dalla sorella e dallo zio, che ormai aveva trasferito la sua dimora ad Hogwarts. E ogni giorno che passava migliorava.
"Perchè è da giorni che non riesco a pensare ad altro!" Esplose Didi. "Da quando ti ho vista andare quasi in crisi epilettica, iniziando a disegnare questo volto e a ripetere le scritte come un'indemoniata su questo foglio!" Continuò alzando la voce. "Abbiamo riconosciuto entrambe il volto di Francisco, non abbiamo detto nulla e..."
"Ed è morta Water, non lui." La interruppe Robin con voce grave. "Didi, non capisci? E' per questo che non voglio dire niente a nessuno! Io non posso! Farei soltanto agitare coloro che mi stanno vicino, fornendo degli indizi facilmente fraintendibili e che potrebbero anche portare ad una interpretazione completamente erronea. Mettiamo l'ipotesi che io avessi avvisato Francisco Suarez. Cosa avrei potuto dirgli? Ho disegnato il tuo volto su una pergamena a seguito di un raptus di follia?" Chiese alzando la voce di qualche ottava e virgolettando la frase con le dita delle mani. "Di fianco ci ho messo le lettere M e G, ma mi dispiace, non so cosa vogliano dire?" Continuò imperterrita. Vedendo che Diamante stava aprendo la bocca per ribattere, le poggiò una mano sulle labbra per zittirla. "No, Didi, ascoltami. Io non vengo da una famiglia purosangue come la tua. Se tu dici qualcosa, troverai sempre nel mondo magico qualcuno disposto ad ascoltarti. Soltanto perchè sei una Nott. Ma io posso contare solo sulle mie forze. Mia nonna era una banshee come me. Non l'hanno capita ed è finita rinchiusa in un manicomio, dove è rimasta a consumarsi per il resto dei suoi giorni. E' morta là dentro, imbottita di psicofarmaci. Nessuno si è preoccupato per lei, nessuno si è interessato al fatto che molte cose che lei diceva sono poi effettivamente accadute. Nessuno. Io non voglio fare la sua stessa fine." Affermò convinta.
Diamante rimase in silenzio per qualche secondo, per essere sicura che la ragazza non avesse altro da aggiungere prima di replicare. "Robin io capisco cosa vuoi dire. Ma tua nonna apparteneva al mondo babbano: nessuno poteva capire cosa fosse perchè non hanno la minima idea che esista questo mondo. Ma qui... qui è diverso. Sei in una scuola di magia! Puoi parlare con qualcuno che ne sa più di te e magari imparare ad utilizzare i tuoi poteri, espanderli, imparare a gestirli! C'è Eleonore che ha capito cosa sei a colpo d'occhio, magari potrebbe aiutarti a..."
"I Grimm uccidono quelli come me!" Urlò Robin alzandosi in piedi di scatto per la rabbia.
"Eleonore si è dimostrata diversa dalla sua famiglia. Si è fatta azzannare da Federica per salvare Francisco, è la migliore amica di Francisco! Ci ha fornito una pozione per tirare fuori dal coma una Hexenbiest." Rispose Diamante con un tono di voce pacato. Sapeva che urlare a sua volta non avrebbe portato a nulla. Non con quella testa dura di Robin. "Non sto dicendo di andare adesso da lei, ma solo di prendere in considerazione l'idea."
Robin rimase in silenzio senza più ribattere, riflettendo.

Era un periodo duro per lei, per loro. Il gruppo che aveva creato sin dal primo anno, del quale era stata la leader indiscussa, stava andando completamente in pezzi. Jo era morta, Water era morta, Anastasia stava facendo fatica a riprendersi dai postumi del coma. Tutti loro erano continuamente sotto minaccia e questo si rifletteva nelle dinamiche del gruppo. Erano tutti stressati, pronti ad urlarsi contro alla minima occasione. Forse un aiuto sarebbe servito. Forse, se avesse imparato a gestire meglio i suoi poteri, avrebbe potuto evitare che qualcun altro si facesse male. Forse...

"Ok, ci penserò."

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Luogo sconosciuto, ottobre




La figura incappucciata avanzò nella stanza, dove lui lo stava aspettando.
Quando si trovarono l'uno di fronte all'altro, quella con il cappuccio piegò la testa verso il basso, in segno di reverenza. Forse ironico, ma la seconda figura non diede segno di essersene accorto.
"Mi hai fatto chiamare Baelor?" Chiese colui che si era appena inchinato. Anche il suo tono era ironico. Come a voler sottintendere che l'unico motivo per cui si era presentato dipendesse dalla sua volontà, non perchè convocato.
L'altro, anche in questo caso, fece finta di non aver colto l'ironia. Ma la sua voce risuonò in maniera autoritaria. "Ti ho fatto chiamare, Rivus," gli rispose con tono pieno di rabbia "perchè voglio sapere per quale motivo alcuni dei tuoi hanno attaccato Hogsmeade, quando avevo espressamente ordinato che tutti gli attacchi sarebbero stati compiuti solo sotto mio espresso ordine." L'ultima parte del discorso risuonò come un insieme di cose non dette. Non avete obbedito. Rischiate grosso.
Tutt'altro che impensierito dalle minacce, quello chiamato Rivus sorrise, mostrando così le lunghe zanne. "Abbiamo fame. Un villaggio di soli maghi con tutte quei giovani? Per noi era un lauto banchetto. Invito troppo succulento per resistere."
"LA VOSTRA IRRUENZA HA MANDATO ALL'ARIA TUTTO!" Gli urlò invece contro Baelor. Dietro di lui, alcune finestre esplosero. "Un'ottima idea davvero, attaccare il villaggio con tutti gli Auror presenti... e i Grimm al gran completo! Adesso hanno capito tutto!" Continuò poi, cercando di tornare calmo. Per quanto si atteggiasse a gran capo, sapeva bene che Rivus non era la creatura giusta da far arrabbiare.
"Errore di valutazione." Gli rispose l'altro in modo secco. Poi, vedendo il sopracciglio alzato di Baelor, aggiunse "Brian e Celia non sarebbero dovuti tornare dal viaggio per un'altra settimana ed Eleonore sarebbe dovuta rimanere al Castello. Per una sfortunata serie di coincidenze, si sono trovati tutti lì al momento dell'attacco. Un peccato per noi. Ma..." Aggiunse in fretta, vedendo che l'altro stava per ricominciare ad urlargli contro "La cosa non si è rivelata essere poi così inutile. Ci sono degli elementi che non avevamo considerato e che ci serviranno." Era sicuro che in quel modo avrebbe ottenuto la piena attenzione di Baelor. E non si era sbagliato.
"Ti ascolto." Si limitò a rispondergli l'altro. Le cose si stavano facendo interessanti.


"Eleonore Grimm. Si è quasi fatta ammazzare per cercare di salvare la vita al suo amico Malfoy." Rivus quasi non riusciva a trattenere l'eccitazione mentre riferiva quelle cose. "Questo significa che non è come gli altri Grimm. Loro lo avrebbero lasciato morire, soprattutto data la sua natura. Sarà molto più facile del previsto ottenere la sua attenzione. E da lei, arrivare al padre è un attimo." Completò il discorso.
"Poi verrà il resto della sua famiglia." Aggiunse, incapace di trattenersi. Un sorriso malvagio gli illuminò il volto, gemello con quello di Baleor.

"Ed Halloween è molto vicino."

Nella mente di entrambi comparivano mille idee e mille modi in cui avrebbe voluto uccidere ogni membro della famiglia Grimm. Uno più doloroso e agonizzante dell'altro. In fondo, un Grimm l'avevano già ucciso. Dovevano solo continuare l'opera.

Così i Grimm sarebbero scomparsi per sempre dalla faccia della terra.

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*
l'ordine Auror è stato fondato da Aurora Grimm (dalla quale deriva il nome). Inizialmente il mondo magico non era dotato di un "corpo di polizia": quando c'erano dei disordini venivano emessi dei Haftbefehl (mandati di cattura modello Far West) contro coloro che venivano considerati i responsabili, che erano soprattutto creature oscure perchè ripudiate dalla società magica. La famiglia Grimm, essendo tra le migliori a svolgere quel compito, riceveva molte richieste dai governi, ma non potevano essere ovunque sempre. Perciò Aurora, mentre si trovava in Inghilterra, si attorniò di un gruppo di giovani promettenti (i migliori nelle arti magiche del tempo), ai quali insegnò molte tecniche usate dalla famiglia. Poi le scuole per Auror divennero un modello da seguire e si espansero in tutto il mondo.

Eccomi qua!
Uhuh! Che ne pensate? Chi sarà quella luce che ha salvato Emily? E cosa avranno in mente di fare i cattivoni?

ps: ricordo che Clarissafairchild deve ancora dirmi quali squadre vorrebbe vedersi affrontare nella prima partita di campionato di Quidditch! ;)

Nel prossimo capitolo saranno introdotti nuovi personaggi e ci sarà anche la luna piena. ;)

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Capitolo 13
*** 10 - Halloween ***


11 - Halloween
Piccola legenda (ormai ci sto prendendo gusto) sui personaggi:

Le avventure narrate si svolgono nel 2020: Harry Potter ha 40 anni spaccati.
- Talisia Black (la madre di Eleonore e Hansel Grimm) ha frequentato la scuola negli stessi anni, ma ha un anno in meno di Harry & co (nata il 28 agosto 1981). Quando Silente muore, lei è al quinto anno e quell'estate i genitori, anzichè "iniziarla" ai Mangiamorte, la spediscono negli Stati Uniti con una scusa, per farle completare gli studi all'Accademia di Salem. Lì conosce Brian Grimm (e non scrivo come perchè magari potrebbe emergere più avanti, ancora non lo so) e i due si innamorano perdutamente. Talisia scopre di essere incinta (non ha neanche 17 anni) e i due si sposano nel 1998. Nel frattempo la Guerra finisce e Talisia viene richiamata in patria dai genitori (stesso anno). Brian la segue.
- Brian Grimm = 30 luglio 1979: ha due anni in più di Talisia e 12 in più di Celia. Conosce la prima moglie mentre viaggia negli USA.
- Hansel Black - Grimm = fratello maggiore di Eleonore, viene registrato con entrambi i cognomi dei genitori per insistenza dei nonni materni, che sanno che ormai di Black non ce ne sono quasi più. Nasce il 27 dicembre del 1998.
- Eleonore Elena Grimm = nasce il 31 gennaio 2003
- settembre 2008
= Talisia Black viene uccisa
- Celia Grimm = primogenita di Wilhelmina e Jacob Grimm, ha 12 anni in meno di Brian
e solo 7 anni in più del suo figliastro Hans: è nata il 4 marzo 1991. Lei e Brian si sono sposati a gennaio 2009. Ha un fratello e una sorella più piccoli, Erik (1995) e Ariel (2000).
- Gretel Grimm = unica figlia di Brian e Celia Grimm, nasce il 30 novembre 2009

Poi vi inserisco un po' di news sulla NG (se alcune date non coincidono sappiate che è fatto apposta):
- James Sirius Potter (ex Grifondoro): ha terminato Hogwarts e ha iniziato gli studi da Auror, seguendo le orme del padre. E' fidanzato con Dominique Weasley: 7° anno, Corvonero
- Albus Severus Potter: 6° anno, Corvonero, Cacciatore
- Rose Weasley: 6° anno, Corvonero, fidanzata con Scorpius Malfoy: 6° anno, Corvonero e Portiere (Rose, Albus e Scorpius formano "il nuovo trio": immaginate la faccia della Minnie a dover urlare continuamente "Potter! Weasley! Malfoy!" )
- Lily Potter: 4° anno, Corvonero
- Hugo Weasley: 4° anno, Tassorosso, portiere
- Teddy Remus Lupin, ex Grifondoro, è già un Auror: ha terminato l'accademia e convive con Victorie Weasley, ex Corvonero. Sono in procinto di sposarsi

Il titolo originale della fan fiction era - Grimm | Il ritorno dei dempieres - finalmente oggi li risentirete nominare.

Ultima nota (alquanto dolente per me): ho partecipato a diverse interattive e nel 99% dei casi non arrivano mai in fondo. Si arenano quasi subito. Ho visto che molti iscritti qui sono gli stessi che sono iscritti anche ad altre, ma vedo anche che, a parte all'inizio, di solito siete voi i primi ad arenarvi. Al momento ho 5 autori che non si fanno sentire da troppi capitoli e io MI STO DAVVERO STUFANDO DI RINCORRERVI. Voglio una recensione almeno ogni 2 capitoli o il vostro personaggio muore (e come avete capito in questa storia non è difficile che ciò accada). Se non siete in grado voi di mantenere un patto (sto chiedendo una recensione ogni tanto non di andare sulla luna) non vedo perchè dovrei mantenerlo io (che i capitoli devo scriverli SEMPRE e di sicuro più lunghi delle vostre recensioni).

Punto finale poi vi lascio alla lettura: ci tenevo a ringraziare Aracne90, che con la sua "Hold me" mi ha dato un'idea che sfrutterò un po' in questo e nei prossimi capitoli. Andate a leggere la storia perchè merita! ;)


- Halloween -

25 Settembre 2020, Forest Park, Portland


Image and video hosting by TinyPic Hansel Black-Grimm e Ariel Grimm Image and video hosting by TinyPic  



Un vortice si materializzò dal nulla. Quando anche l'ultimo soffio di vento scomparve, due figure apparirono in mezzo al bosco.
"Ti ho detto di no!" Soffiò una voce femminile.
"E invece ti ripeto che è così che stanno le cose!" Rispose a tono una voce maschile.
"Oh ma certo! Allora cosa intendi fare per farti ascoltare? Puntargli la bacchetta contro finchè quella sua testa dura non si convince del contrario?" Rispose la ragazza completamente adirata, agitando le braccia.
"Perchè no?" Fu la risposta secca di Hansel, che finse di non cogliere l'ironia di Ariel.
Brian fissò perplesso il figlio e la nuora. Chissà cosa avevano sempre da litigare! "Avete finito voi due oppure volete far capire a tutta la foresta che siamo qui?" Chiese in tono grave, scrutandoli intensamente. Erano entrambi vestiti in modo casual e comodo, con jeans e maglietta. 
"Tra moglie e marito non mettere il dito, prima regola da conoscere Brian." Commentò Ariel secca. Era a dir poco furiosa per l'ultima trovata di Hans. Ci mancava solo che suo suocero si intromettesse.
"Potete litigare da mattina a sera per quanto mi riguarda, ma questo non è il luogo nè il momento giusto per farlo." Rispose l'uomo, prima di incamminarsi lungo un sentiero, non lasciando così altra possibilità ai due se non seguirlo.
Ma la ragazza non si arrese. "Dov'è mia sorella?" Chiese rivolgendosi a Brian e affrettando il passo per riuscire a stargli dietro. Si sfilò un elastico dal polso per raccogliere i lunghi capelli biondi in una coda disordinata. Quella mattina, quando si erano smaterializzati e poi avevano preso la passaporta che Brian aveva loro mandato, non avevano la minima idea che la meta fossero gli Stati Uniti. E neanche che potesse fare così caldo. Era un clima completamente diverso rispetto a quello dell'Inghilterra. E ancora di più rispetto a quello della Germania.
Ariel sentì uno sbuffo provenire dalle sue spalle. Non poteva vederlo, ma immaginò benissimo Hans dietro di lei intento intento ad alzare gli occhi al cielo. In fondo che lei e suo suocero non si sopportassero era risaputo.
"Nel luogo dove vi sto portando." Rispose l'uomo criptico.
"E l'hai lasciata là da sola?" Protestò la ragazza, facendo fare uno scatto repentino al braccio destro per evitare che suo marito glielo afferrasse e affrettando contemporaneamente il passo. Se li avevano chiamati, la situazione non era di sicuro delle migliori. Anche se nessuno dei due sapeva ancora il perchè Brian si fosse scomodato a convocarli fin lì. Nella comunicazione via caminetto era stato piuttosto vago  e di sicuro non si era arrischiato a trasmettere qualcosa via gufo. Era un uomo burbero e scorbutico, ma il suo lavoro di Grimm lo sapeva fare bene.
"Celia sa cavarsela anche senza il mio aiuto." Borbottò infatti lui, maledicendo il giorno in cui suo figlio Hansel, cedendo alle pressioni da parte di entrambe le famiglie, Black e Grimm, aveva deciso di sposarsi. E siccome le regole della famiglia Grimm imponevano che un Grimm potesse sposare solo un altro Grimm, la scelta era ricaduta su Ariel, la sorella minore di Celia. Ipotesi che andava bene anche ai Black: la ragazza era pur sempre una purosangue.
"E se anche le succedesse qualcosa, a te andrebbe bene, no? In fondo la odi!" Sputò fuori lei. Di sicuro con suo suocero non aveva un buon rapporto.
Brian alzò gli occhi al cielo, rispecchiando gli stessi gesti del figlio. "Io non la odio." Rispose pazientemente. "E come hai detto tu, non si mette naso tra marito e moglie." Tagliò corto. "Adesso che tutto il mondo conosce la nostra esatta ubicazione che ne dici di dare un occhio al motivo per cui vi abbiamo chiamati?" Aggiunse poco dopo, indicando ciò che li circondava con un gesto del braccio. Erano appena sbucati in una radura.
Ariel, per la prima volta da quando era arrivata in quella foresta, rimase in silenzio, completamente attonita. E si accorse di un'altra cosa, della quale forse, se solo non avesse fatto tutto quel casino appena arrivata, si sarebbe accorta subito. La foresta era silenziosa. Troppo. Un silenzio strano, malato, inquietante. Come se non ci fosse vita tra quelle foglie e quei rami. E all'improvviso capì anche per quale motivo suo suocero le aveva intimato di fare silenzio a più riprese, nei minuti precedenti.
"Per tutti i Wesen!" Esclamò Hans ad alta voce al suo fianco, sorpassando entrambi e raggiungendo Celia, che si trovava pochi metri più in là. Poi avanzò ancora, con cautela, spingendosi sempre più lontano dal bosco. E vicino a quello.

Al centro della radura si trovava un enorme buco a forma di cerchio, che sprofondava per metri e metri sotto terra. Era talmente profondo e oscuro che non se ne vedeva la fine. Poco più in là c'era una roccia, sopra la quale dei resti di corda e del sangue secco ancora permanevano. Inoltre, all'interno della radura, strisciavano ancora i residui di... "Magia nera. Hanno usato un incantesimo talmente potente che ne sento ancora le tracce." Commentò Hansel rabbrividendo. Appena l'aveva percepita, la sua pelle si era accapponata. E non era l'unico al quale era successo.
"Non è quella a preoccuparmi. La magia nera possiamo combatterla." Commentò Brian, apparso al suo fianco.
Ariel e Celia li avevano nel frattempo raggiunti. La minore delle due sorelle stava impercettibilmente tremando. Hans, in un gesto automatico, si tolse il mantello e glielo mise sulle spalle.
"Questo posto non è...?" Iniziò a chiedere la più giovane delle Grimm, senza però avere il coraggio di terminare la frase. Non voleva pronunciare le ultime parole, perchè se le avesse pronunciate e Brian o Celia gliele avessero confermate... non voleva neanche pensarci. Per un attimo sperò quasi di risvegliarsi nel suo letto, con il corpo caldo di Hans accanto. Sperò che quello fosse solo un incubo.

Ma spesso la realtà è peggiore degli incubi.

"Il luogo dove Crimilde Grimm imprigionò i Dempieres secoli fa." Completò sua sorella per lei. "Sì, lo è."
"E come potete vedere, il sigillo che li imprigionava è spezzato." Continuò Brian.
"Ma questo... ciò non è possibile." Provò a replicare Ariel boccheggiando. Di colpo l'aria era come sparita dai suoi polmoni.
Anche Hansel non sapeva bene cosa dire. Era completamente sconcertato e senza parole. Cosa che a lui capitava molto di rado. "Ma per spezzare il sigillo non serviva il sangue di un Grimm?" Domandò dubbioso alla fine.
 "E' questo ciò che mi preoccupa." Fu la risposta laconica di Brian.

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31 Ottobre 2020 - Halloween, Hogwarts, ore 18

Image and video hosting by TinyPic>  Joseph Ashen ed Eleonore Grimm Image and video hosting by TinyPic

"Sono davvero impressionata del lavoro svolto da voi! Era da anni che non vedevo una festa così ben organizzata!" Stava commentando la McGrannit entusiasta a Joseph ed Eleonore. "Ciò che avete allestito con l'aiuto dei prefetti supera ogni mia più rosea aspettativa."

La Sala Grande era addobbata totalmente a festa. Erano presenti festoni e decorazioni di ogni tipo a tema Halloweenesco e le quattro tipiche tavolate erano state riunite in un'unica centrale, sopra alla quale era stato collocato il banchetto. Diversi tavolini erano posizionati lungo il perimetro della stanza, in modo da lasciare lo spazio alla pista da ballo.

"Era ciò che serviva professoressa. Abbiamo subito troppi lutti da inizio anno e una serata di svago serviva a tutti per rilassarsi e distendere i nervi." Commentò Joseph. "Inoltre Eleonore ha installato delle misure di sicurezza ulteriori per tutto il perimetro della scuola." Completò il discorso il Caposcuola, mentre i primi ragazzi iniziavano ad entrare timidamente nella stanza.

Una leggera musica soffusa faceva da sottofondo, ma presto, appena la sala si fosse riempita di studenti, sarebbero state le loro voci  a rallegrare la serata.

"Inoltre credo che avrà una piacevole sorpresa verso le sette di stasera, Preside." Aggiunse Eleonore sorridendo.
"Che genere di sorpresa?" Chiese il Grifondoro incuriosito. La Grimm aveva condiviso e concordato con lui ogni singolo momento della serata, ma la sorpresa delle sette gli mancava.
"Se te lo dico, che sorpresa è?" Rispose la Corvonero "La vedrai con i tuoi occhi." Aggiunse facendogli un occhiolino, prima di congedarsi da entrambi con un leggero cenno del capo. Daniel era comparso in fondo alla Sala.
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31 Ottobre 2020 - Halloween, Hogwarts, ore 19

 Michael Morris  Image and video hosting by TinyPic



Michael fece fare a Didi una piroetta prima di farla ritornare tra le proprie braccia. La vide sorridere e si apprestò a sollevarla a mezz'aria, seguendo il ritmo della musica.
Era da più di venti minuti che stavano volteggiando insieme sulla pista da ballo, insieme a molte altre coppie.
Da quando si erano scambiati quel bacio fuori dall'infermeria, avevano capito che quel periodo in cui erano rimasti a stretto contatto per la pozione di Anastasia aveva cambiato tutto per loro.
Nessuno dei due sapeva se ciò che stavano vivendo fosse dovuto ad una semplice cotta passeggera oppure se fosse destinato a diventare molto di più, ma entrambi si godevano il momento. E Michael, da quando aveva poggiato le labbra su quelle di Diamante, aveva capito che si trattava di un'esperienza che doveva assolutamente ripetere. Per quel motivo l'aveva invitata al ballo di Halloween, appena era girata la voce che l'evento sarebbe avvenuto. E con sua enorme felicità, lei non aveva esitato un attimo a rispondergli in modo positivo.
Stava per attirarla a se nuovamente, proprio per cercare di replicare quanto successo due settimane prima in infermeria, quando la sentì irrigidirsi di colpo.
Non capendo quale fosse il problema, provò nuovamente ad attrarla a sè, ma lei si allontanò di scatto, puntando lo sguardo su un angolo della Sala, dove aveva iniziando ad ammassarsi un numero non indifferente di studenti.
Sempre più perplesso, Michael osservò Diamante stringere gli occhi in due fessure, come per focalizzare la sua attenzione e il suo sguardo in un punto preciso, come a voler mettere bene a fuoco qualcosa. Poi, dopo aver emesso un verso di pura gioia, Diamante si mise a correre in mezzo alla pista da ballo, allargando le braccia e andando ad abbracciare una delle figure comparse in mezzo alla folla.



Gaby si staccò dalle labbra di Raphael per l'ennesima volta nel corso della serata.
Avevano iniziato a ballare da neanche mezz'ora, eppure non c'era nulla da fare. Era come se entrambi avessero una calamita che li attraeva irrimediabilmente l'uno verso l'altro, l'uno verso le labbra dell'altra.
Da una parte la Grifondoro era felicissima di tutto ciò: aveva trovato un ragazzo che le piaceva e che sembrava ricambiarla in pieno e l'attrazione che c'era tra di loro aumentava di giorno in giorno; dall'altra però non poteva fare a meno di pensare che, mentre lei era lì a divertirsi e ballare, il suo gemello era ancora in infermeria, bloccato a letto.
Nonostante il tempestivo aiuto di Eleonore prima, di Brian subito dopo e le continue cure, Francisco continuava a faticare a riprendere possesso delle sue piene facoltà psicofisiche. Faceva fatica a bere, a mangiare e a dormire, senza mostrare grandi segni di miglioramento.
C'era voluto del bello e del buono da parte di tutti per convincere la ragazza a staccarsi dal letto del fratello e lui stesso, con un filo di voce, l'aveva convinta a partecipare al ballo, ma ciò non le permetteva comunque di non sentirsi in colpa. Non riusciva a relegare in un angolo della sua mente il fatto che Francisco Suarez si trovasse a poca distanza da lei, ma in condizioni fisiche completamente differenti dalle sue.
"Stai pensando a Fran vero?" Interruppe il flusso dei suoi pensieri Raphael, mentre con una mano e una leggera pressione del braccio la costringeva a voltarsi su se stessa.
"Sì, è così." Ammise lei con un filo di voce. Si sentiva in colpa per aver abbandonato il suo gemello per quella sera - di solito dormiva in infermeria e anche Madama Chips l'aveva alla fine presa persa - ma al contempo si sentiva in colpa per far intristire Raphael.
Il lupo mannaro, al contrario delle sue aspettative, si aprì in un enorme sorriso, mentre la teneva ancorata a sè, impedendole di girarsi di nuovo nell'ennesima piroetta della serata. Gabriela lo vide fare l'occhiolino a qualcuno dietro di lei, ma essendo intrappolata tra le braccia del ragazzo non riuscì a capire chi.
Senza perdere il sorriso, Raphael avvicinò le labbra al suo orecchio "Facciamo così: finiamo il ballo, poi andiamo a controllare come sta tuo fratello." Le sussurrò portandole la mano destra verso l'alto, in procinto di farle fare una giravolta "Sempre che tu non voglia dedicare il ballo dopo al tuo prossimo cavaliere." Concluse la frase facendole fare una giravolta.
In quell'esatto momento, la Grifona sentì una mano poggiarsi delicatamente sulla sua spalla, mentre una voce a lei nota diceva "Effettivamente mi stavo chiedendo se la signorina fosse disposta a concedermi il prossimo ballo."
"Fran!"





"Mi concedi questo ballo?"
Lex rimase immobile per qualche secondo, mentre quella voce calda e profonda che così ben conosceva le poneva la domanda. Non era possibile. Lui non poteva essere lì! Sbattè un paio di le palpebre, per accertarsi che tutto ciò non fosse solo frutto della sua fantasia. E invece era tutto reale. "Chris!" Sussurrò alzandosi in piedi e baciandolo con trasporto. "Come hai fatto ad entrare?"
Il licantropo le prese la mano e la trascinò sulla pista da ballo, facendole fare una piroetta e recuperandola al volo. "A quanto pare la tua amica Elly è piena di risorse. Mai sentito parlare dell'elitrasporto?"
Caitriona rimase per un attimo in silenzio, pensando a dove poteva aver già sentito quel nome.
"Si tratta di una magia antica, molto antica, antichissima." Le venne in aiuto lui, mentre entrambi dondolavano sulla pista da ballo. La Serpeverde ne approfittò per allacciargli le braccia al collo. "Risale a prima che si usaserro le bacchette come catalizzatrici e prima che fosse inventata la smaterializzazione. Il popolo magico usava i cristalli per qualsiasi cosa: trasporto, difesa, cura..." Continuò a spiegare con voce pacata ma abbastanza forte da sovrastare il sottofondo musicale. Lex era totalmente ammaliata da lui: sarebbe rimasta a volteggiare nella stanza in sua compagnia per ore, scordando ogni altra cosa. "Eleonore ha posizionato attorno a tutta la scuola dei katalysteine, che servono sia per la difesa sia per il trasporto sia per..."



 Micah Price Image and video hosting by TinyPic


Page sollevò l'orlo verde della sua lunga gonna per cercare di sedersi agevolmente su una delle panche ai lati della sala. Era esausta. "Il mago che inventerà scarpe col tacco  per donne che non faranno male ai piedi guadagnerà migliaia di galeoni." Si ritrovò a pensare.
Micah, in uno dei suoi rari sfoggi da educazione purosangue che aveva ricevuto dai nonni, l'aveva fatta ballare per molto tempo, ma le scarpe coi tacchi alti non erano fatti per lei e la Corvonero si era dovuta arrendere all'evidenza.
Così, al limite della sopportazione, gli aveva chiesto di andarsi a sedere per farle riprendere fiato. Almeno per qualche minuto. I suoi piedi doloranti lo esigevano.
E Micah, da perfetto cavaliere, l'aveva accompagnata a braccetto fino al tavolo, poi si era allontanato per andare a prendere da bere per entrambi.
Forse per il fatto che fino a quel momento era rimasta concentrata sul suo fidanzato, ma Page notò solo in quel momento che una buona parte degli studenti della scuola era ammassata in un punto preciso della stanza e che molti di loro non stavano affatto ballando.
Però sembravano... felici. Anzi, forse felici era un termine troppo poco esaustivo per descrivere le espressioni di quelle persone. Euforici era il termine più corretto.
In particolare, sembrava che al centro del gruppo ci fossero alcune ragazze. Tra queste, a Page sembrò di riconoscere la chioma bionda di Diamante.
"Cosa sta succedendo là in fondo?" Chiese Micah, tornato in quel momento al tavolo con due boccali grondanti di burrobirra.
"E' quello che sto cercando di capire anch'io." Rispose lei, sempre più curiosa.
Poi la chioma bionda di Diamante Nott si spostò quel tanto che bastava e in mezzo alla folla la Corvonero riconobbe altre due chiome. Castane. Che non pensava di poter rivedere più.

 "Per Merlino!"

Page si dimenticò della stanchezza. Si dimenticò della sete. Si dimenticò del male ai piedi. Si dimenticò di ogni cosa mentre anche lei si addentrava nella pista da ballo, raggiungendo la folla festante.




Milly stava piangendo e ridendo insieme. Aveva quasi paura di chiudere gli occhi, aveva paura di svegliarsi nel suo letto e scoprire che la festa di Halloween doveva ancora iniziare. Perchè se quello era un sogno, allora lei non doveva e non poteva svegliarsi. Perchè, anche se non aveva ancora capito come fosse successo, non voleva di certo lasciare andare Water.
Water White era lì, di fronte a lei, viva e vegeta. E a pochi metri da loro c'era anche Jo, stritolata nell'abbraccio spezzaossa di Robin. Entrambe circondate da una folla festante di Tassorosso e da innumerevoli altri studenti della Scuola, tutti accorsi appena riconosciute le due ragazze.
Milly strinse di più la sua amica a sè, mentre continuava a sorridere. "Com'è stato possibile questo miracolo?" Si ritrovò a chiedere ad alta voce, curiosa come non mai.
"Questa è la notte di Halloween Mil." Le rispose Water sorridendo. "E' la notte più magica di tutte, la notte in cui il velo tra il mondo dei vivi e quello dei morti è più sottile che mai. Se l'energia viene catalizzata in modo corretto, niente è impossibile."
La Grifondoro a quelle parole sentì un moto di speranza invaderle il cuore. "Ciò significa che..." Iniziò a chiedere, senza però azzardarsi a concludere la domanda. Non voleva delusioni.
Il sorriso di Water si spense leggermente. "No Mil, non siamo tornate davvero in vita. Abbiamo ripreso possesso del nostro corpo, ma non si può invertire l'ordine naturale delle cose. Siamo morte. Ma questa..." La Tassorosso prese un respiro prima di continuare la spiegazione "Questa è la notte di Halloween del 7777 secondo il calendario celtico. Dalle sette alle sette, per dodici ore, la magia presente nell'aria è la più potente in assoluto. E queste dodici ore sono il lasso di tempo che ci è stato concesso per tornare qua."

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Mezzanotte tra 31 Ottobre e 1 novembre 2020 - Mura esterne di Hogwarts


Baelor guardava Rivus, sdraiato a terra e fumante. "Interessante." Commentò solamente in tono divertito.

Disseminati attorno a lui c'erano altri corpi fumanti - o meglio, ciò che ne restava: mucchietti di polvere. E quei mucchietti erano l'unico motivo per cui Rivus un corpo ce l'aveva ancora. Si era lanciato a testa bassa verso il Castello, seguendo i suoi simili. Ma poi li aveva visti disintegrarsi uno dietro l'altro, mentre i loro corpi si abbattevano su una barriera invisibile. Questo l'aveva costretto a fermarsi, arrestandosi così a pochi millimetri dalla barriera, che l'aveva preso solo di striscio. Il contraccolpo l'aveva però fatto crollare a terra ugualmente, privo di forze. E le parti del corpo colpite fumavano.

"Hai intenzione di aiutarmi o resterai lì a deridermi?" Chiese con un ringhio Rivus.
Baelor scoppiò a ridere. Ma la sua risata era priva di gioia. "Sospettavo che potesse succedere qualcosa di simile. Ma ho ritenuto opportuno non avvisarti. Avevo promesso che te l'avrei fatta pagare per l'attacco sconsiderato ad Hogsmeade. Questa mi sembra una giusta punizione."
L'altro sentì la rabbia aumentare. Quello che riteneva un suo alleato l'aveva appena colpito, pugnalandolo alle spalle. "Come hai osato?"
"Mio caro Riv" Usò quel nomignolo apposta per provocarlo. Sapeva che lui lo odiava. "Sei rimasto intrappolato per secoli, non potevi sapere che i Grimm si sono evoluti. Hanno affinato le loro tecniche magiche in tutti questi anni."
La creatura a terra iniziò a tremare di rabbia. Ma l'altro continuò imperterrito. "Hanno usato la magia di Halloween per proteggersi, la stessa che volevi usare tu per attaccarli. Hanno una profonda conoscenza del mondo magico, forse è la famiglia che ha più conoscenze in assoluto. Se vogliamo distruggerli, non possiamo usare le armi che useremmo con chiunque altro. Questo tu devi sempre tenerlo a mente. E la tua bruciante - disse ponendo particolare enfasi sull'ultima parola - sconfitta ti aiuterà a ricordarlo."
Rivus riuscì finalmente a rialzarsi in piedi. La rabbia è una fonte inesauribile di energia, se ben canalizzata. "Quindi tu avresti potuto evitare che tutto questo succedesse, ma hai lasciato che agissi comunque?" Chiese con tono scontroso.
"Esattamente."
"E hai rovinato tutti i miei piani."  Continuò tremando di rabbia. L'aria intorno a lui iniziò a congelare.
"Non necessariamente. Vedi, a differenza tua, io ho un cervello. E ci sono due elementi che tu non hai tenuto minimamente in considerazione, a differenza mia." Rispose Baelor con tono pacato. Più Rivus si incazzava, più lui si divertiva.
"Arriva al dunque."
"La magia di Halloween non durerà per sempre, ma di fatto lo stesso Halloween è solo un flusso consistente di energia, che scorre libera e a disposizione per tutti coloro che la sanno sfruttare."
"Non mi servono le tue lezioni di teoria magica!" Esplose l'altro, aumentando però solo il divertimento del primo, che infatti continuò il suo discorso come se non fosse stato minimamente interrotto. "Se gli incantesimi difensivi intorno alla scuola sono così potenti, significa che ce ne sono comunque altri alla base che produrrebbero lo stesso effetto, anche se minore. Quindi serve eliminare questi incantesimi alla radice." Concluse il ragionamento. "Inoltre - aggiunse prima che l'altro potesse nuovamente interromperlo - i Grimm potevano prevedere un tuo attacco e questo li ha fatti premunire. Ma non possono prevedere il mio." Spiegò alzando un braccio verso il cielo e aprendo il palmo della mano verso la luna, che era visibile solo per un quarto. "Soprattutto Eleonore." Aggiunse, approfittando del momento di silenzio assoluto del suo complice. Poteva quasi sentirle, le rotelle del suo cervello cercare di ingranare per seguire tutto il suo ragionamento. "Oh, pagherei fior di galeoni per vedere come reagirà."

Tutte le nuvole si diradarono e la luna iniziò a girare su se stessa. Iniziò ad ingrossarsi, diventando man mano sempre più splendente. Più diventava luminosa, più le stelle attorno a lei sembravano spegnersi. Alla fine anche l'ultima nuvola scomparve e in cielo l'unica fonte di luce rimase solo lei: una luna piena enorme e bianchissima.

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ore 00.10, 1 novembre 2020 - Hogwarts, Sala Grande


Federica Daylerk Image and video hosting by TinyPic


Tutti considerano il morso di un lupo mannaro letale, e lo è.
Chiunque venga morso da uno di loro, indipendentemente che si tratti di donna o uomo, anziano o bambino, sarà sottoposto ad atroci sofferenze e, nel caso in cui dovesse sopravvivere ad esse, sarà destinato a riviverle ad ogni luna piena.
Ma ciò che pochissimi sanno è che ancora più letale è il morso di un lupo somministrato ad un vampiro. Il sangue del mannaro iniettato nel corpo di un succhiasangue crea la totale follia. E la totale follia porta alla morte: morte per avvelenamento.
Forse fu per quel motivo, per quei sensi ultra sviluppati che possedeva grazie al sangue di vampiro che possedeva nelle vene, che Federica fu la prima a capire che c'era qualcosa che non andava.
Con il suo udito perfetto sentì il corpo di Gabriela venire spinto da Raphael con violenza lontano dalla pista da ballo, così come udì con chiarezza la frase "Allontanatevi, siete in pericolo." appena sussurrata dal Serpeverde, per cercare di allontanare tutti quanti da lui.
Seguendo l'istinto - perchè in quel momento erano i suoi sensi a parlare per lei - rivolse il suo sguardo all'insù, verso il soffitto della Sala Grande che rifletteva ciò che stava accadendo fuori.
Fu così che vide la volta celeste diventare progressivamente più scura, mentre le stelle perdevano gradualmente tutto il loro splendore. E la luna iniziare ad ingrossarsi nel cielo, fino a diventare piena.

"TUTTI QUANTI! SCAPPATE!"

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vi metto un po' dei vestiti della serata ;)


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Capitolo 14
*** 10 bis - Luna piena ***


13 - Luna piena
- Luna piena -


Michelangelo Hamato stava ballando con Zoey quando percepì che qualcosa non andava.
Si sentì appesantito di colpo, stanco, febbricciante, malato. Come se all'improvviso gli fosse passato sopra un camion a tutta velocità. E il camion gli avesse spezzato le ossa una ad una.
Con il tempo, Michelangelo aveva imparato ad associare quella sensazione ad un solo evento: la luna piena.

Ma la luna piena non ci sarebbe dovuta essere prima di altre due settimane. 

Con il terrore che si espandeva ad ondate in tutto il suo corpo, alzò lo sguardo verso il soffitto della Sala Grande. Solo per vedere il suo peggior incubo realizzarglisi sotto agli occhi: la luna si stava ingrossando sempre di più, diventando piena.
Senza tante cerimonie e senza pensare troppo alle conseguenze, spinse Zoey lontano da lui, soffiandole appena un "Scappa", mentre lei lo guardava con occhi incerti e perplessi, senza capire cosa stesse realmente succedendo.
Spinta la ragazza lontano da sè, Michelangelo percepì l'ormai abituale scricchiolio delle ossa del suo corpo, rumore che lo accompagnava sempre durante le trasformazioni dettate dalla luna piena.
Percepì ogni singolo osso modificarsi e ingrossarsi, mentre le  gambe si piegavano, cedendo sotto al peso che stava acquistando in così poco tempo. Sentì i denti allungarsi e i vestiti che indossava strapparsi.

L'ultimo pensiero coerente che fece, prima di completare la trasformazione, fu che non aspettandosi la luna piena, non aveva neanche assunto la dose giusta di pozione antilupo.

Perciò tutti gli studenti della scuola erano in pericolo.

Poi fu solo istinto e caccia.

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Milly era completamente paralizzata dal terrore. 
Nell'arco di pochi secondi era passata dallo chiaccherare allegramente con Water a cercare di sfuggire da un lupo mannaro. Era piombato su di loro in un frazione di tempo talmente minima che nessuno se n'era accorto. 
Con una zampata aveva buttato all'aria il tavolo - alcune schegge l'avevano colpita in pieno al braccio, facendola sanguinare - e poi si era avventato su di loro, a fauci spalancate.
Il primo istinto della Grifondoro era stato quello di puntargli contro la bacchetta, ma chissà dov'era finita a seguito della collutazione. Inoltre la ragazza inziava anche a percepire le prime fitte di dolore al braccio, alle quali non aveva inizialmente fatto caso, a causa dell'adrenalina iniziale. 
Provò ad alzarsi sulle gambe per correre via, ma non sapeva neanche dove correre. 
E non avrebbe potuto farlo comunque: una parte del pesante tavolo di legno le era finita addosso, limitandola fortemente nei movimenti. 

Aveva la mente completamente annebbiata dal terrore.


Era completamente indifesa. Ed era totalmente spacciata.

Presa dalla disperazione, iniziò a strisciare sui gomiti, intenzionata a non arrendersi. Se il lupo mannaro la voleva morta, allora se la sarebbe dovuta sudare.
Di punto in bianco sentì qualcosa sollevarla di peso e cacciò un urlo, terrorizzata. 
Poi si accorse che erano mani gentili e non zampe quelle che la stavano aiutando a rimettersi in piedi. 
Alzando lo sguardo, vide un ragazzo moro con gli occhi azzurri che non conosceva, ma al suo fianco, con la bacchetta spianata puntata sui lupi c'era Caitriona. E, a poca distanza da loro, c'era anche Eleonore.
"Lex, aiuta la ragazza a raggiungere un posto sicuro. Qui ci penso io." Disse il ragazzo sconosciuto con un tono di voce che non ammetteva repliche. 
I due si scambiarono uno sguardo d'intesa, solo loro, poi la Serpeverde, senza tanti complimenti, prese Milly sottobraccio per aiutarla a camminare. "Vedi di rimanere vivo Chris. O ti resuscito solo per ammazzarti con le mie mani." Soffiò a pochi centimetri dalla bocca del ragazzo, prima di allontanarsi velocemente.
"In che senso ci pensa lui?" Chiese la Grifondoro incuriosita. "E chi è?" Per un attimo, troppo presa dalla particolarità della scena, si era dimenticata della situazione presente in Sala Grande. Almeno finchè Eleonore, con un colpo di bacchetta, non fece volare uno dei lupi per mezza stanza, facendogli disegnare un arco perfetto sopra le loro teste e facendolo crollare contro ad un muro.
"Quello" Rispose Lex gonfiando il petto d'orgoglio "è Chris: è il mio ragazzo ed è un licantropo."

Un violento ed aspro ringhio, proveniente dal fondo della Sala, bloccò il resto della conversazione. 

Senza spiegare nient'altro, Lex spinse Milly dentro ad un cerchio formato da pietre color verde brillante. "Stringi le spalle e piega la testa verso il petto o ti farai del male. Durerà pochi secondi, poi sarai al sicuro." 
"Cos..." Ma la Grifondoro non fece in tempo a chiedere altre spiegazioni: un vortice la risucchiò completamente. Agendo d'istinto, piegò se stessa in posizione fetale, facendo esattamente come Lex le aveva frettolosamente spiegato. Dopo pochi secondi, senza avere idea di come aveva fatto ad arrivare fin lì, si ritrovò dall'altra parte del Castello, nella Camera dei Capiscuola, dove altri studenti - ancora molto scossi - erano già ammassati.

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Francisco raggiunse di corsa Gabriela. 
Sua sorella era fortemente scossa per ciò che era appena accaduto con Raphael, ma nel complesso stava bene.
"Ti ha graffiato?" Chiese preoccupato, vedendo un piccolo rivolo di sangue uscirle da una guancia.
"No. Questa è stata una scheggia volante." Rispose lei, passandosi sopra alla ferita il palmo della mano per cercare di asciugare quella piccola goccia. "Secondo te cosa possiamo fare?" 
Chiese subito dopo, con tono agitato. "C'è anche Raphael lì in mezzo! Non voglio che gli accada qualcosa!"
"Forse una soluzione c'è." Commentò una voce alle loro spalle "Ma ho bisogno del vostro aiuto. E della vostra totale fiducia." Eleonore era apparsa, trascinando dietro di lei una confusa Diamante. "Ho bisogno di tutti e tre. Ho bisogno dei vostri poteri."


Gretel si piegò su se stessa, evitando l'ennesima zampata del lupo, che ringhiò esasperato. Per lui, lei era solo una mosca dispettosa che lo infastidiva, ma abbastanza agile da evitare ogni suo attacco.
La più giovane delle Grimm sapeva benissimo che quello che aveva di fronte era pur sempre uno studente come lei - i lupi mannari presenti ad Hogwarts quell'anno erano almeno cinque - perciò era molto restia ad attaccarlo. 
Sapeva che la maggioranza delle loro azioni era dettata solo dall'istinto, che non avevano davvero consapevolezza di ciò che stavano facendo. Inoltre aveva bisogno di dare tempo alla sorella, per permetterle di mettere al sicuro il numero più elevato di studenti possibili, prima di passare al contrattacco. Perciò aveva iniziato a fare da esca, portando avanti quel ballettino improvvisato. Ma più passava il tempo più si sentiva stanca, mentre i muscoli delle gambe iniziavano ad indolenzirsi.
Con l'ennesima piroetta e un salto all'indietro evitò le fauci spalancate del lupo, poi decise che ne aveva avuto abbastanza per quella sera.
Estrasse la bacchetta urlando "Pietrificus Totalus".
L'incantesimo non servì per congelare il mannaro a mezz'aria - i lupi erano troppo potenti perchè ciò potesse accadere - ma riuscì comunque a rallentarlo. E lei potè portarsi temporaneamente fuori tiro.

In quel momento un enorme lupo bianco sbucò dal nulla, trascinandosi dietro ben due lupi mannari: la scena poteva quasi ricordare una caccia alla volpe, se non fosse stato che si trattava di tre animali completamente diversi e tutti e tre alquanto pericolosi. 
All'ultimo secondo il lupo bianco balzò di lato, con un'agilità quasi umana, mentre i due lupi mannari - troppo lenti nei movimenti rispetto a lui - finirono per cozzare violentemente l'uno contro l'altro, buttandosi per terra a vicenda.
Il lupo bianco, approfittando della confusione, si ritirò di corsa verso il fondo della Sala, dove quattro figure lo stavano aspettando.

"GRETEL STA' GIU'!" La ragazzina, udita la voce della sorella, si rannicchiò su se stessa, evitando quindi i corpi del quarto e del quinto lupo, che atterrarono con uno schianto sopra agli altri tre. 
Ciò li fece incazzare ancora di più. Tutti e cinque e tutti ammassati nello stesso luogo: per loro fu troppo. 
Come un sol uomo, si alzarono contemporaneamente su due zampe, quasi in posizione umana, ringhiando e latrando rumorosamente. Poi iniziarono a correre verso i loro obiettivi. E la prima sul loro cammino era Gretel.
Ma la ragazzina non aveva perso tempo. Aveva iniziato ad arretrare, anche se lentamente: lo faceva al contrario, volendo continuare a mantenere la situazione sotto controllo. Per questo non potè vedere sua sorella fare un gesto con la mano verso i tre ragazzi - Gabriela, Francisco e Diamante - ma potè comunque percepire la sua voce ordinare con tono secco "Ora." 

Evidentemente i tre ragazzi sapevano perfettamente a cosa quel comando si riferisse, perchè alzarono contemporaneamente il braccio verso i lupi, che di colpo si congelarono a mezz'aria, sommersi completamente da uno spesso strato di ghiaccio. In piedi, in posizione eretta. Esattamente come Eleonore voleva. 
"Ah ecco! Eis elternteil!" Si ritrovò a pensare la più giovane delle Grimm. Gli eis elternteil erano quella sottocategoria di elternteil che controllavano il ghiaccio: lei sapeva che Francisco era un elternteil completo, così come sua sorella Gabriela - anche se quest'utima non usava quasi mai i suoi poteri, il perchè era un vero mistero per Gretel - ma non aveva mai rivolto la sua attenzione su Diamante Nott. Cosa che, invece, sua sorella aveva fatto eccome.
"Gregri" Iniziò a dire la Corvonero, usando il nomignolo che aveva affibiato alla sorellina quando erano piccole. "Ginocchia." 
Gretel non ebbe bisogno di sentire altro. Aveva già capito cosa la sorella volesse fare ancora prima che lei lo dicesse. D'altra parte, cacciare insieme creature oscure e demoni sin dalla più tenera età, aveva fornito loro una comprensione profonda e immediata l'una dell'altra, che non richiedeva l'uso di parole e spiegazioni. Un secondo, per loro, poteva fare la differenza tra la vita e la morte. 
Entrambe le sorelle Grimm puntarono le bacchette e con precisione millimetrica recisero i tendini e i legamenti che servivano ai lupi per reggersi in piedi. Tutti e cinque, ormai scongelati, crollarono a terra distesi, totalmente incapaci di muoversi.

Pochi minuti dopo, apparentemente sbucati dal nulla, Page e Micah si diressero verso la Caposcuola, portando sottobraccio della stoffa rossa. Entrambi avevano il fiatone e i visi imporporati, rossi quasi quanto ciò che tenevano tra le mani. Era evidente che avevano corso.
"Sono questi?" Chiese Page boccheggiando, estraendo contemporaneamente un mantello dal mucchio e porgendolo ad Eleonore. 
"Sì. Grazie." Rispose Eleonore, prima di agguantarli tutti e lanciarne due alla sorella. 
Le due Grimm si avvicinarono ai lupi mannari, che tentarono inutilmente di azzannarle, facendo schioccare le loro mandibole a vuoto nell'aria. Poi ogni lupo venne completamente ricoperto con un mantello rosso.
Sotto agli occhi esterefatti dei presenti, appena il corpo di un lupo veniva coperto, riacquistava forma umana.
Fu così che Raphael e Michelangelo Hamato, insieme ad altri tre studenti, ripresero coscienza di ciò che era appena successo.

"Ma quelli cosa sono, per i quattro fondatori?" Chiese Page sgranando gli occhi.
"Questo, mia cara" Rispose Gretel trattenendo appena un ghigno sarcastico "è il famoso mantello di Cappuccetto Rosso."

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Si svegliò di soprassalto con il fiatone, come se avesse corso per chilometri e chilometri senza mai fermarsi.

Aprendo gli occhi di scatto, venne quasi accecata da una luce puntata contro di lei. 
"Signorina, stia calma. Ha perso molto sangue, ma sta arrivando un'ambulanza. Lei è al sicuro adesso." Le disse una voce maschile a poca distanza. 
Colpita da una nausea improvvisa e un forte giramento di testa, cercò di alzarsi. Incapace di farlo, si ritrovò ad accucciarsi su se stessa, finendo per vomitare in un punto impreciso al suo fianco.
Percepì una mano fresca e forte, probabilmente appartenente alla stessa persona che le aveva appena parlato, reggerle la fronte per tutto il tempo.
Quando riuscì finalmente a riprendere fiato, trovò la forza di chiedere "Dove sono? E... cosa... cosa è successo?"
Per alcuni secondi sentì l'uomo al suo fianco trattenere il fiato, come se fosse indeciso su cosa dirle. "Lei si trova a Portland. Non so esattamente cosa le sia successo, quando siamo arrivati l'abbiamo trovata qui svenuta e ferita. Io sono il detective Nicholas Burkhardt. E può stare certa che troveremo chi le ha fatto questo."

"Mi chiamo Emily." Ebbe appena il tempo di rispondere lei. Poi tutto quanto si fece buio.


Anastasia si risvegliò di soprassalto. Per un attimo si guardò attorno, confusa. 
Dov'era finita?
Poi, con una velocità talmente sconcertante da farle venire la nausea, le tornò alla mente ogni singolo secondo della serata appena passata. La festa, il ballo, Joseph, la luna piena, i lupi mannari.
Dopo essere fuggita tramite il passaggio aperto con i cristalli dalla Sala Grande alla Camera dei Caposcuola, non se l'era sentita di ritornare alla torre dei Corvonero. Agli incubi dati dalle sue recenti visioni - che avvenivano ormai con una frequenza sempre più veloce - si sarebbero aggiunti anche gli incubi dati da quella luna piena inaspettata. 

Era troppo spaventata. 

E Joseph, da vero cavaliere, le aveva ceduto il letto, accomodandosi alla meno peggio sul divano presente nella stanza. 
Anastasia lo osservò per qualche secondo, mentre il suo respiro andava sempre di più calmandosi. Il Grifondoro era profondamente addormentato, con le braccia buttate sopra alla testa e i piedi a penzoloni. La testa era completamente sprofondata sul cuscino, mentre la coperta lo ricopriva solo per metà.
La Corvonero si alzò in piedi, ripensando alla visione che l'aveva appena svegliata. Con passo leggero, si diresse verso il Caposcuola, prese la coperta e gliela mise a posto.
Poi, inaspettatamente, sorrise. 
Aveva sempre voluto sapere qualcosa di più su quella povera ragazza rapita da maghi e torturata quasi a morte, ma non poteva trovare nulla, basando le sue ricerche su un solo nome. Emily era qualcosa di troppo comune. Ma adesso, adesso aveva un nuovo elemento sul quale basarsi. Anzi, due. 
Poteva restringere il campo ad una città, Portland. E poteva cercare notizie su un detective ben preciso: Nicholas Burkhardt.

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Eccomi di nuovo qua! 
E con un aggiornamento velocissimo! 
In questo capitolo, come avete visto, compaiono praticamente solo la metà dei personaggi che di solito si muovono in questa ff, questo perchè ho deciso di concentrarmi di più, in questo giro, solo su alcuni di loro. Il capitolo mi serviva così.
Il prossimo sarà sulla famosa partita di Quidditch (ma non vi dico ancora chi si scontrerà)!

Cosa ne pensate?

Christine_Heart ci sei? Hai visto che Nick è comparso stavolta? ;)

E adesso si passa alle domande:

1) secondo voi è morto / stato ferito qualcuno? Chi?

2)  c'è qualcosa che vorreste far fare di preciso ai vostri personaggi? (scene, farli trovare in situazioni particolari con persone particolari, luoghi della scuola che volete fargli visitare o qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente...?)

3) qualcuno si propone come commentatore per la partita? (mi serve almeno un/a ragazzo/a per Casa) 

4) (inizio già a premunirmi): VACANZE DI NATALE --> cosa fanno i vostri OC per Natale?

Pooi...

5) Visto che devo partire con le partite di Quidditch mi confermate che sono questi i ruoli (se ho saltato qualcuno o sbagliato qualcosa segnalatemelo!)?

6) Già che ci siete mi dite anche le date di compleanno dei vostri OC? (tenete conto che la vicenda si svolge nel 2020, quindi essendo tutti tra sesto e settimo anno dovrebbero essere nati nel 2003/2004)
es. Eleonore Grimm = 1 gennaio 2003

Il capitolo (se mi fate arrivare le risposte in tempo) dovrei pubblicarlo entro martedì! :) (e sostituirà questo).
Le risposte potete metterle qui oppure mandarle in MP, è uguale :)





 

 

 

SQUADRA

DI

QUIDDITCH

 

Capitano e portiere:Francisco Suarez

Cercatore: Joseph Ashen

Battitore 1: Milly Halliwell

Battitore 2: --

Cacciatore 1:Michelangelo Hamato

Cacciatore 2: Gabriela Suarez

Cacciatore 3: --

 

 

Capitano e battitore:Micah Price

Battitore 2: Brian Hunt

Cercatore: Eleonore Grimm

Cacciatore 1: Page Anderson

Cacciatore 2: Anastasia Davis

Cacciatore 3: Albus Potter

Portiere: Scorpius Malfoy

 

 

 

Capitano e battitore 1:Daniel Freeman

Battitore 2: Michael Morris

Cacciatore 1: Jonathan Morrison

Cacciatore 2: --

Cacciatore 3: --

cercatore: Water White

Portiere: Hugo Weasley

 

 

Capitano e cacciatrice 1: Federica Daylerk

Cacciatore 2: Raphael Hamato

Cacciatore 3: Caitriona Lex Freisier

Cercatore: Diamante Nott

Battitore 1: Robin Rhodes

Battitore 2: --

Portiere: --



Grazie e... a prestooo!

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Capitolo 15
*** 11 - Corvonero vs Serpeverde ***


13

Vi rimetto il calendario:

-1 settembre (domenica): parte il treno per Hogwarts
-2 settembre (lunedì) = sono partite le lezioni
-6 settembre = i ragazzi affrontano la trappola del diavolo e Anastasia finisce in coma
-7 settembre = i ragazzi chiedono spiegazioni ad Eleonore e lei si rifiuta di dar loro la pozione

-13 settembre (venerdì) = Eleonore dà la pozione a Jon e più o meno contemporaneamente Melanie Hellcat ne conferma l'esistenza agli altri; Brian Grimm arriva ad Hogwarts per parlare con la Preside
- 4 ottobre
(venerdi, 3 settimane dopo) = Gabriela e Jon completano la pozione, ma devono lasciarla almeno una settimana a riposo prima di poterla usare su Anastasia

- 13 ottobre
(domenica) = attacco dei Dempiries ad Hogsmeade; Anastasia si risveglia
- 23 ottobre (mercoledì) = Eleonore, Page e Micah scoprono uno schema negli attacchi
- 31 ottobre/ 1 novembre (giovedì/venerdì) = attacco ad Hogwarts (luna piena anticipata)
- 10 novembre (domenica) = prima partita di Quidditch (Corvonero vs Serpeverde)

Prima di lasciarvi al capitolo vi ricordo che l'andamento delle partite l'avete deciso voi secoli fa. Io esprimo solo a parole il risultato. ;)


- Corvonero vs Serpeverde -


Domenica 10 Novembre, Mattina, Hogwarts


Gabriela spalmò una dose abbondante di marmellata sulla sua fetta di pane, cercando di non lasciarne senza neanche una briciola.
Quella mattina si sarebbe tenuta la prima partita di Quidditch della stagione - in ritardo rispetto agli altri anni - e lei era ben felice che la sua squadra non fosse coinvolta. Non aveva proprio voglia di giocare, specialmente dopo tutto quello che era successo fino a quel periodo. Ma al contempo capiva perfettamente che la partita veniva vista da molti proprio come un modo per sfogarsi, per lasciare alle spalle quanto successo e per poter concentrare la mente su altro.
Soffocando uno sbadiglio, la ragazza gettò un'occhiata al soffitto della Sala Grande. Il cielo presentava un clima uggioso, grigio e carico di nubi, nuvoloni neri che promettevano pioggia. "Più o meno come l'umore della maggior parte di noi" si ritrovò a pensare.
"Buondì!" La salutò con voce pacata il gemello - arrivato in quel momento al tavolo dei Grifondoro - sedendosi al suo fianco e depositandole un leggero bacio sui capelli.
"'Giorno!" Lo salutò lei in risposta, continuando a smangiucchiare la sua fetta di pane.
Nonostante la grande quantità di marmellata usata, in realtà non aveva poi molta fame. In effetti era da giorni che il suo appetito era bloccato da un grosso nodo allo stomaco. Se avesse potuto si sarebbe messa a piangere. E la cosa preoccupante era che non sapeva neanche lei il perchè. Forse erano successe semplicemente troppi eventi in quei mesi. E ogni minima cosa le dava fastidio.
"Dici che verrà a piovere?" La distrasse Francisco, guardando a sua volta verso il soffitto.
"Probabile." Rispose lei in automatico, continuando a giocherellare con la fetta di pane.
"Gaby mi vuoi dire che cos'hai, per una buona volta?" Chiese a quel punto lui, senza tergiversare oltre.
"Il problema è che non lo so neanch'io." Rispose lei in un primo momento. "Dovrei essere felice perchè tu stai bene e grazie alla magia di Halloween sei completamente guarito, ma..." Per qualche secondo rimasero entrambi in silenzio, scrutandosi l'un l'altro, senza bisogno di parlare. Finchè lei, con un filo di voce, non si ritrovò ad ammettere "Forse ho solo voglia di piangere."
Francisco si limitò ad abbracciarla.

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Milly fece un enorme respiro prima di prendere il microfono in mano. Quel giorno il compito di commentare la partita era toccato a lei.
Gettò un'occhiata alla folla, cercando di visualizzare qualche volto familiare nelle vicinanze.
Poche file più sotto vide Michael, vestito rigorosamente con i colori dei Serpeverde, seduto al fianco di Daniel, vestito invece con i colori di Corvonero. A quella vista, la Grifondoro soffocò una risata, pensando a quante cose l'amore poteva spingere.
Un colpo di tosse dietro di lei, proveniente dalla McGrannitt, la riportò alla realtà, così, dopo aver afferrato il microfono, iniziò la telecronaca.
"Benvenuti alla prima partita di Quidditch dell'anno, che vedrà contrapporsi le squadre della Casa di Corvonero - un forte applausò arrivò dalla parte dello stadio colorata in blu e nero - e di Serpeverde." Un boato altrettanto forte provenì dall'altra metà dello stadio.

Milly aspettò qualche secondo, per dare il tempo alle due squadre di volare in campo, permettendo loro di ricevere gli applausi della folla e fare un giro di pista, prima di riprendere il discorso.

"Ecco a voi i due capitani dellae squadre che si affronteranno oggi: Micah Price per i Corvi - l'interessato schizzò in aria con la scopa, solo per ottenere il suo boato di folla, mentre la sua fidanzata scuoteva la testa divertita - e Federica Daylerk per le Serpi!" Federica fece un altro mezzo giro di pista, mentre inchinava in senso metaforico la testa in avanti, come a volersi inchinare davanti allo stadio. "Arbitra la partita la professoressa Marcabian." Anche la donna - che aveva sostituito Madama Bum due anni prima - si sollevò in aria di qualche metro, per permettere alla folla di vederla. Ex campionessa della squadra nazionale femminile inglese di Quiddicth, era una donna molto bassa e minuta e - a detta dei suoi studenti - doveva quella corporatura proprio alle ore passate a volare: il suo corpo si era adattato al suo stile di vita.


"I capitani si stringano la mano!" Ordinò. A quelle parole, Federica e Micah avanzarono per fare quanto detto.


La donna portò il fischietto alle labbra, mentre teneva sotto braccio la pluffa. Quando fu certa di avere tutta l'attenzione catalizzata su di lei, contò ad alta voce tre secondi - il silenzio nello stadio era tale che tutti furono in grado di udirla chiaramente - poi lanciò in aria la pluffa e fischiò l'inizio.

Una piccola folla si creò inizialmente intorno al luogo dove la pluffa era stata lanciata.

"La partita è cominciata! E Corvonero, grazie alla velicissima azione della sua cacciatrice Page Anderson, si appropria della pluffa!" Iniziò a commentare la partita Milly, seguendo velocemente con gli occhi tutto ciò che avveniva nel campo da Quidditch.

Fare la telecronaca della partita non era affatto semplice, visto che significava seguire tutte le azioni che si svolgevano contemporaneamente in campo e al contempo commentarle. "Anderson passa la pluffa alla Davis, che però viene intercettata da un bolide lanciatogli contro dalla Rodhes. Anastasia perde la pluffa, che viene recuperata prontamente da Hamato!" Continuò a commentare Milly, quasi senza prendere un attimo di respiro. Le azioni in campo erano troppo veloci e lei sentiva le mani pruderle: aveva una gran voglia di scendere in campo, afferrare la sua mazza da battitrice e giocare in prima persona. "Ma ecco che Hunt lancia a sua volta un bolide contro Hamato, che perde la pluffa. Corvonero recupera la palla!"




Page alzò le braccia al cielo, stringendo i pugni in segno di vittoria, mentre una parte dello stadio esultava con lei. Dopo neanche dieci minuti di partita aveva già segnato il primo gol. Con la coda dell'occhio, vide il portiere di Serpeverde lanciare la pluffa appena recuperata a Federica, che si diresse velocemente verso la porta di Corvonero, intenzionata a recuperare in fretta quel poco di vantaggio accumulato da Corvonero. Tre secondi dopo venne raggiunta da un bolide lanciatole contro da Micah, che però non riuscì a destabilizzarla: con uno scarto laterale lo evitò, continuando la sua corsa verso la porta avversaria.
"E Serpeverde pareggia! 10 a 10!" Strillò Milly euforica. Avendo amici in entrambe le squadre cercava di tenersi neutrale, ma rimaneva pur sempre una partita di Quidditch... e chi non amava quello sport nel mondo magico?

Scorpius Malfoy recuperò la palla e la lanciò ad Anastasia, che iniziò ad avanzare nuovamente verso la porta avversaria. Con diverse virate - che le fecero assumere un'andatura quasi a zig-zag - evitò tre bolidi e diversi avversari, poi lanciò la pluffa ad Albus.

"Venti a dieci per Corvonero!" Trillò Milly qualche minuto dopo.

Brian Hunt lanciò un bolide contro Lex, che aveva appena iniziato ad avanzare, tagliandole così la strada e facendole perdere la pluffa, che venne subito recuperata da Page, la quale, senza indugiare e sorprendendo un po' tutti, la lanciò direttamente in porta.

"Trenta a dieci!"

 

Lex strinse i pugni arrabbiata mentre Serpeverde incassava l'ennesimo gol dall'inizio della partita. Era passata appena mezz'ora e Corvonero conduceva già per 70 a 30. Con un cenno della mano si fece lanciare la pluffa da Raphael e tentò di avanzare verso la porta avversaria. Nulla da fare: dopo neanche tre secondi un bolide la raggiunse, colpendola al braccio e facendole perdere la pluffa, che venne intercettata  da Anastasia.

Cinque minuti dopo Corvonero aveva segnato un altro gol.

"Maledizione!" Sbottò la ragazza, mentre intercettava il sorrisetto compiaciuto di Eleonore, che volava qualche metro più in alto. "Ti stai divertendo eh?" Le urlò sbuffando.
La Corvonero, per tutta risposta, le fece la linguaccia, prima di scartare di lato per evitare un bolide vagante.
Lex, lasciando perdere l'amica, recuperò nuovamente la pluffa, lanciatale da  Federica e finalmente, dopo qualche minuto, Serpeverde riuscì a tirare in porta.

"80 a 40 per Corvonero!"


"Da quando tu tifi per Corvonero? Credevo che i Caposcuola fossero neutrali!" Chiese sorpreso Michelangelo, sedendosi di fianco a Joseph e notando i colori che il ragazzo indossava.
Il Grifondoro più grande, punto sul vivo, arrossì e borbottò qualcosa di indefinito. Tra le varie cose, a Mic sembrò di percepire la parola "Ani", ma decise di non infierire, soffocando la risata che gli stava nascendo in petto.
"Tuo fratello e la sua squadra non se la stanno cavando molto bene comunque." Tagliò il discorso il Caposcuola, riacquistando finalmente l'uso corretto della voce.
"No infatti. Oggi i Corvi sembrano condotti da Merlino in persona. Stanno giocando ad un ritmo assurdo!" Decise di assecondarlo Michelangelo, mentre la voce magicamente amplificata di Milly, quasi a confermare il suo discorso, giungeva proprio in quel momento alle loro orecchie con un "110 a 60 per Corvonero!"
"A meno che Diamante non faccia il miracolo e riesca ad acchiappare il boccino, Serpeverde non ha chance oggi." Continuò Mic, come se non fosse mai stato interrotto. Da una parte gli dispiaceva molto per suo fratello. Ma dall'altra doveva ammettere che era da tempo che non vedeva una partita di Quidditch così ben giocata, sia tatticamente che tecnicamente. Grifondoro avrebbe dovuto darsi da fare quell'anno per ottenere la Coppa.
"Uhm... non lo so. Sia Didi che Elly sono parecchio brave come cercatrici. Sarà una bella sfida." Commentò Joseph senza staccare un attimo gli occhi dalla partita. O meglio, da Anastasia. Che in quel momento avanzò a scheggia per il campo, zigzando tra bolidi e giocatori e segnando il dodicesimo gol per la sua squadra. Metà stadio esplose in urla e acclamazioni.
"Di sicuro si è ripresa alla grande dal coma." Commentò Michelangelo divertito, mentre vedeva Joseph agitarsi sul sedile per festeggiare. "Siamo sicuri che nella pozione della Grimm non ci fosse anche della sviluppina?"
"Ma sta' zitto!" Fu il commento di Joseph, che però si perse nel frastuono dello stadio: Scorpius Malfoy, con una parata spettacolare, aveva appena evitato che la pluffa finisse in uno degli anelli laterali. Con un lancio preciso, il ragazzo la spedì verso Albus, che senza perdere tempo ricominciò ad avanzare verso gli anelli di Serpeverde.


Robin strinse la presa sulla mazza e si concentrò sul bolide che puntava verso di lei. Serpeverde era molto in difficoltà, perciò quello che doveva fare era chiaro: spedire bolidi addosso agli avversari senza pietà, puntando a distrarli e disarcionarli dalla scopa il più possibile. 

Con la coda dell'occhio vide, circa tre metri più sotto, Page Anastasia e Albus avanzare verso gli anelli a gran velocità, scambiandosi la palla con rapidi passaggi e usando la cosiddetta "formazione a triangolo", mentre il portiere si preparava a riceverli, intenzionato a non far passare la pluffa per l'ennesima volta. 
Digrignando i denti, colpì il bolide con tutta la forza che aveva, spedendolo un po' più avanti rispetto a dove si trovavano i tre, finendo per tagliare la strada ad Anstasia, che dovette frenare bruscamente per evitare di essere colpita. Quel momento fu fatale per lei: Raphael ne approfittò per sottrarle la pluffa e iniziare a dirigersi a tutta velocità verso la parte opposta del campo, mentre le urla di Federica lo incitavano ad andare più veloce.

Robin ghignò, soddisfatta che la sua tattica avesse avuto effetto. Sapeva che se avesse semplicemente cercato di disarcionare uno dei suo compagni dalla scopa, questo si sarebbe limitato ad evitare il bolide: nella squadra di Corvonero erano ormai tutti troppo bravi per lasciarsi fregare con così poco. 

Se Serpeverde voleva avere ancora speranze di vincere la partita, doveva spremersi le meningi ed essere innovativa, creativa, inventarsi mosse sempre nuove.

Nel frattempo Federica, con la pluffa sotto braccio, si esibiva in un giro della morte per evitare un bolide, lanciatole addosso da Micah e seminare contemporaneamente Page. A metà giro lanciò la pluffa con precisione in direzione di Lex, che senza perdere altro tempo la gettò in uno degli anelli, riuscendo finalmente a superare la guardia di Scorpius. 

"Serpeverde segna, ma Corvonero rimane comunque in vantaggio: 140 a 70!" Continuò la telecronaca Milly, strillando per cercare di sovrastare le urla varie delle tifoserie.

Didi imprecò a mezza voce, mentre Serpeverde subiva l'ennesimo gol - segnato da Anastasia. 
Si spinse più in alto, disegnando diversi cerchi con la scopa, e aguzzò la vista, alla ricerca di un boccino che a quanto pare non aveva voglia di farsi trovare in quella partita. Lanciò una breve occhiata ad Eleonore, ma anche lei sembrava navigare in alto mare: esattamente come Diamante, si teneva fuori tiro, ai limiti del campo, in attesa di entrare in azione.

Al diciassettesimo gol segnato dai Corvi - "170 a 80!", finalmente Diamante lo vide: eccolo lì il boccino! Stava volando quasi raso terra, a neanche un metro di distanza dal suolo. Con la coda dell'occhio, la Serpeverde notò che anche la sua avversaria lo aveva visto. 

Trascorse un millisecondo, poi entrambe si precipitarono in picchiata, incitate dalla folla e incitando le loro scope da corsa - una Nimbus 3000 per Diamante e una Firebolt Gold per Eleonore. 

L'azione si concluse in pochissimo tempo, ma la Serpeverde registrò ogni singolo particolare nella sua mente, come se il tempo avesse rallentato apposta per farle vivere ogni singolo secondo: la folle corsa verso il boccino, il loro testa a testa, entrambe che allungavano il braccio, la virata dell'ultimo secondo che fu costretta a fare per evitare che un bolide la colpisse in pieno volto, il pugno di Eleonore che si chiudeva trionfante sul boccino e la sua smorfia che passava da trionfante ad addolorata nel momento in cui lo stesso bolide, che Diamante aveva evitato per un soffio, le finì dritto sul braccio, facendoglielo piegare in un angolo innaturale.

La voce di Milly, che strillava il punteggio finale della partita - 320 a 90 per Corvonero - venne sovrastata dal fischio della professoressa, che segnava il termine della partita. 

Poi Eleonore - con ancora il boccino tra le dita - venne avvolta dall'abbraccio colletivo della squadra, entusiasta per quella prima vittoria. 

"Peccato per quel bolide, altrimenti avreste avuto buone probabilità di vincere. Eri qualche centimetro più avanti rispetto ad Elly." Commentò Michael che era appena sceso in campo insieme a Daniel. 
Diamante si girò verso di lui, mentre la consapevolezza che la partita era finita e che Serpeverde aveva davvero perso, si faceva sempre più strada in lei. "Tu dici?"
"Ne sono sicuro." Rispose lui cercando inutilmente di sistemarsi la 
sciarpa di Serpeverde, che aveva legata al collo, ma era inutile: più cercava di restare in ordine, più faceva casino. A quella scena, un leggero sorriso spuntò tra le labbra di Didi. "Lascia, faccio io." Sussurrò avvicinandosi a lui e iniziando a sitemargli gli abiti. 
Michael non riuscì a trattenersi e la baciò.

Daniel riuscì finalmente a raggiungere Eleonore, che stava alzando gli occhi al cielo esasperata. 
Ok, avevano vinto, ma si trattava solo della prima partita, non del campionato! In quel momento l'unica cosa che le interessava era recarsi in infermeria e prendersi un goccio di ossofast per sistemare il braccio. 
Intercettando lo sguardo della fidanzata e intuendo cosa le passasse per la testa, il Tassorosso si affrettò ad afferrarla per un braccio - quello sano - e con una scusa iniziò ad allontanarla dalla folla. 
"Sei stata bravissima!" Le sussurrò in un orecchio, mentre la avvicinava a sè passandole un braccio intorno alla vita. 
Lei in risposta sorrise, depositandogli un bacio leggero sulle labbra. "Grazie Dan, ma adesso togliamoci di qui. O entro poco tempo saremo zuppi."
"Non succederà, tranquilla." Entrambi si incamminarono ridacchiando lungo il cortile, mentre Daniel, estratta la bacchetta, tracciava un arco immaginario sulle loro teste, sussurrando in sequenza le formule "Protego" e "Impervius". 

Pochi secondi dopo, un temporale scoppiò in tutta la sua potenza.

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1997 - Istituto di Stregoneria di Salem, Stati Uniti d'America

Talisia Black stava correndo.

Il suo scopo era attraversare il cortile più in fretta possibile, imboccare il portico 
che si stagliava al di là di esso, immettersi nel corridoio a sinistra e poi entrare in
aula per raggiungere la lezione di trasfigurazione.

Ma era in ritardo.


La lezione sarebbe partita di lì a due minuti e a lei ne servivano almeno 15 per
raggiungere la meta. E anche accelerare la corsa non le sarebbe servito a granché.

Le venne quasi da ridere pensando a ciò che suo padre Augustus le ripeteva in continuazione
"I Black non sono mai in ritardo. Arrivano quando è giusto che ciò accada."
Suo padre poteva dire ciò che voleva, ma quelle regole erano valide per l'Inghilterra, non
per gli Stati Uniti.
Lì il cognome Black valeva ben poco.
Talisia maledisse mentalmente la sua compagna di stanza,
Julia Parker - che aveva occupato il bagno per una buona mezz'ora - e i suoi capelli, neri e
ricci, che quella mattina non avevano voluto collaborare in alcun modo: sistemarli in lunghi
boccoli ordinati aveva richiesto un bel po' di tempo. Le due cose coordinate le avevano
impedito di arrivare in orario. E lei stava correndo.

Fu così che andò a sbattere dritta contro a qualcuno.  L'impatto fu talmente forte che la
ragazza perse l'equilibrio e lasciò andare di colpo i libri che aveva in mano, mandando
tutto quanto all'aria. Sarebbe rovinata a terra, ma due braccia forti la afferrarono al
volo, impedendole la caduta.


"Guarda dove vai!" Soffiò irata allo sconosciuto. "E toglimi subito le mani di dosso!"
Strillò ancora più arrabbiata, quando si rese conto della situazione: colui che le aveva
appena impedito di cadere, un ragazzo più o meno suo coetaneo, l'aveva afferrata con
entrambe le braccia, ma per farlo si era piegato in avanti, arrivandole così a pochi
centimetri dal viso.

Il ragazzo, per tutta risposta, le sorrise sarcastico, mentre le mani continuavano a restare
incollate al suo corpo. "Fammi capire, tu mi salti addosso e io dovrei chiederti scusa? Per
cosa, per averti evitato una caduta?" Chiese in tono ironico.

Nel frattempo Talisia, che a quelle parole era arrossita parecchio, si era rimessa in
equilibrio.
Si staccò con uno strattone dalle braccia dello sconosciuto - "E mollami!" - e fece per
chinarsi a terra, per raccogliere i libri caduti nella colluttazione. Libri che volarono
dritti in mano al ragazzo.
"Trasfigurazione avanzata." Lesse lui ad alta voce.
Con un gesto non curante, eliminò tutta la sporcizia e la terra finita sulle copertine,
però non lo restituì alla Black.


"Rivorrei i miei libri." Disse lei con tono di voce arrabbiato, allungando la mano per
riprenderseli.

Ma lui alzò il braccio, portandoli fuori tiro. "No, direi proprio di no." Le rispose in
tono divertito. "Però devo dire che sei molto carina quando arrossisci." Aggiunse facendole
l'occhiolino. "Non che tu non sia carina di tuo. Ma così lo sei ancora di più."


Talisia però non aveva tempo da perdere. Era ormai in ritardo a lezione a livello
stratosferico e quello sconosciuto la irritava ogni secondo di più. Estrasse velocemente
la bacchetta, pronta ad usare un incantesimo di disarmo e recuperare così i suoi libri.


"Oh, io non lo farei se fossi in te. Disarmare un Grimm non è mai una buona idea."
La bloccò però la voce divertita del ragazzo.


Talisia ripose la bacchetta nella veste, stupita.

Un Grimm?


Per un attimo si scordò anche che si trovava all'Accademia, nel cortile, IN RITARDO, mentre
per la prima volta si soffermava a guardare VERAMENTE il ragazzo di fronte a lei.

Si era sempre immaginata i Grimm in un certo modo e quel ragazzo non rispecchiava quasi per
nulla i canoni della sua fantasia. Però doveva ammettere - ma solo a se stessa - che si
trattava di un ragazzo davvero molto bello. Alto, con i capelli corti castano-biondi, gli
occhi azzurri, la corporatura tipica di chi si teneva in esercizio fisico...

"Ti ringrazio, so perfettamente di essere bello, ma fa sempre piacere sentirselo dire."
Interruppe di nuovo lui il filo dei suoi pensieri.


"Sei un legimens!" Realizzò in quel momento lei a mezza voce, maledicendo mentalmente se
stessa.
Avrebbe dovuto capirlo prima. Anzi,avrebbe dovuto saperlo.


"E tu sei in ritardo a lezione." Rispose lui, riportandola di colpo alla realtà.
Talisia soffocò un'imprecazione e lanciò un'occhiata all'orologio.

Venti minuti di ritardo. Una punizione non gliela avrebbe tolta nessuno.


"Se qualcuno non mi avesse sequestrato i libri, non lo sarei." Soffiò arrabbiata.

"Se tu guardassi dove metti i piedi, forse non andresti a sbattere contro le persone."
Rispose lui a tono, parecchio divertito. "In ogni caso, un favore ad una bella ragazza non
si nega. Mi dica quindi, dolce e gentile - e su queste due parole calcò la voce con tono
sarcastico - fanciulla, dove è diretta? Mi permetta di accompagnarla all'aula e di portarle
anche i libri." Concluse il discorso con un breve inchino e porgendole il
braccio. Che Talisia rifiutò.

Senza dire una parola, infatti, la Black lo sorpassò a passo di marcia, incamminandosi verso
l'aula. Era furiosa. Con una parte della mente iniziò ad erigere delle barriere mentali,
applicando nella pratica quel poco di occlumanzia che le era stato insegnato dalla cugina di
suo padre,Bellatrix. Sentì il ragazzo ridacchiare divertito dietro di lei.


Giunta finalmente davanti alla porta dell'aula, l'ex Serpeverde alzò una mano per bussare,
sentendo però mancarle il coraggio. Non voleva di certo beccarsi una punizione.
Ma non aveva scelta.

"Paura di una porta?" La derise lui ridendo sotto ai baffi.
Punta sul vivo, a Talisia non rimase da fare altro che bussare. “Certo che no.”

"Signorina Black!" Abbaiò la voce del vecchio professore, non appena mise piede in aula
"Le sembra questo l'orario per arrivare? Si sieda subito!"

Talisia non se lo fece ripetere due volte e si precipitò al suo banco. "La aspetto alle
cinque stasera nel mio ufficio per scontare la sua pun..."

"Temo che la signorina sia arrivata in ritardo a causa mia." Lo interruppe il ragazzo,
catalizzando così l'attenzione di tutti su di lui - anche se molte ragazze avevano già
iniziato a fissarlo imbambolate appena aveva seguito Talisia all’interno dell’aula.
"Quindi le chiedo come cortesia personale di non metterla in punizione. O i rapporti con la
vostra scuola potrebbero deteriorarsi ancora prima di cominciare." Disse il tutto
con un tono di voce pacato, ma coloro che erano presenti nella stanza lo percepirono subito
come un ordine. E una minaccia implicita.


"Mi scusi?" Saltò su il professore, con tono sarcastico. "E lei chi sarebbe? Come si
permette di questionare su ciò che io decido per i miei
studenti?" Chiese con tono di
voce polemico.

"Sono Brian Grimm. E sono qui perché la vostra scuola ha richiesto la mia presenza."
Con un gesto della mano, spedì i libri che ancora teneva tra le braccia - facendoli volare
per la stanza - a Talisia indirizzandole un occhiolino quando lei alzò lo sguardo verso
di lui.
"Mi ero perso e la signorina Black è stata così gentile da fornirmi delle indicazioni. Ma le
ho fatto perdere tempo e non sarei in pace con la mia coscienza se la ragazza ricevesse una
punizione a causa mia." Concluse il discorso ridendo sotto ai baffi.
Un Grimm con crisi di coscienza non si era mai visto, ma questo il professore non poteva
saperlo.

"Beh, in questo caso le elimino la punizione." Borbottò l'altro. “Ma che non si ripeta
più!" Aggiunse, aumentando il tono della voce.

"Così lei è il signor Grimm? Venga, la accompagno dal Preside." Concluse, indicando con un
braccio la porta e facendo contemporaneamente segno a Brian di precederlo.


"Ci si vede Black!"  Urlò lui, prima di sparire oltre la porta.

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Ehilà! 

Sì, lo so, avevo detto che avrei aggiornato martedì, ma il capitolo era già pronto (mi è uscito praticamente di getto) quindi credo non avesse senso aspettare ancora no? :)

Visto che alcuni mi hanno detto di essere curiosi su come Talisia e Brian si siano conosciuti, ho pensato di inserire l'ultima parte del capitolo incentrata su ciò. Cosa ne pensate? Ovviamente la storia è solo all'inizio e stavo pensando a come svilupparla: se inserire dei flashback qui, oppure se fare uno spin off "ad hoc" oppure se fare un'altra interattiva (ovvero "come volermi uccidere - pt 1").

Visto che non ho ricevuto tutte le risposte, vi ripropongo alcune delle domande:

1)  c'è qualcosa che vorreste far fare di preciso ai vostri personaggi? (scene, farli trovare in situazioni particolari con persone particolari, luoghi della scuola che volete fargli visitare o qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente...?)

2) VACANZE DI NATALE --> cosa faranno i vostri OC per Natale?

3) Quali sono le date di compleanno dei vostri OC? es. Eleonore Grimm = 1 gennaio 2003 

E' tutto! Nel prossimo capitolo ci sarà una lezione di difesa contro le arti oscure molto particolare (che si spera finisca meglio della prima!).

A prestooo!

PS: PER I NUOVI PERSONAGGI

- mi servirebbero almeno 2 personaggi, possibilmente dei Tassorosso del sesto anno, possibilmente maschi (ma accetto anche femmine) (sì, lo so, in pratica non vi lascio molta scelta, ma potrei fare un'eccezione se mi date un personaggio DAVVERO bello)

- chi vuole partecipare si prenoti e lo dica nella recensione, poi se vi do l'ok mi inviate la scheda per MP

- come ho scritto all'inizio, ho bisogno di persone che siano ATTIVE, perciò che si facciano sentire almeno ogni due capitoli o non esiterò a fare fuori anche i vostri personaggi: è una storia composta già da 15 capitoli e pubblico circa una volta a settimana, quindi regolatevi ;)

- se siete indecisi sui ruoli, sappiate che in Tassorosso è disponibile più o meno tutto (sia in squadra che per le posizioni di prefetto), nelle altre Case invece no 

- sono ben accetti lupi mannari, mezzi demoni, metamorphomagus o qualsiasi altra cosa vi venga in mente (scatenate la vostra fantasia!)


SCHEDA: 
 
Nome e cognome: 

Casa, ruolo in squadra ed eventuale incarico ricoperto:
Età:
Descrizione fisica e psicologica del personaggio e PRESTAVOLTO:
Storia del personaggio e della sua famiglia:
Animale, descrizione e nome (nessun animale che non sia previsto per Hogwarts: solo gufi, rospi o gatti): 
Com'è avvenuto lo smistamento:
Bacchetta:
Patronus e ricordo più felice:
Materie seguite per i GUFO/MAGO e cosa vorrebbe diventare (non tutti Auror per favore!):
Altro:

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Capitolo 16
*** 12 - Dempiries ***


b

Prima di lasciarvi al capitolo: ho deciso che qui mantengo i personaggi "vecchi" (anche perchè sono quasi tutti solo accennati), i nuovi li inserirò nel prossimo. In fondo troverete le solite domande di fine capitolo (alle quali TUTTI, sia vecchi che nuovi, dovranno rispondere).

PICCOLA PREMESSA: come ormai dovreste sapere, questa fan fiction è una cross over con la serie televisiva Grimm e i personaggi che compariranno a metà capitolo (i detective Burkhardt e Griffin) ne fanno parte

PS: ho iniziato a pubblicare una raccolta di One Shot di Missing Moment su questa storia e la prima parte sarà incentrata su Talisia e Brian (chi volesse partecipare, il link è questo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3412991&i=1

Ci vediamo in fondo alla pagina! ;) 




- Dempiries - 

Venerdì 15 Novembre 2020, Hogwarts




Un forte chiacchericcio attraversava l'ingresso di Hogwarts, dove gli studenti del sesto e settimo anno erano ammassati, in attesa di ricevere ulteriori istruzioni per la loro prossima lezione.
Quella mattina il foglio che segnava l'orario si era modificato, segnalando ai ragazzi che ancora una volta avrebbero avuto una lezione di Difesa contro le Arti Oscure insieme. Ma non era stato indicato il luogo nel quale si sarebbe tenuta.

Forse di nuovo la Camera dei Segreti?

In tal caso Diamante non era sicura di volersi recare di nuovo lì. L'ultima volta che ci erano stati, Anastasia era finita in coma per più di un mese. Michael, percependo il suo disagio, le si avvicinò, poggiandole un braccio sulle spalle. "Andrà tutto bene stavolta, tranquilla." Le comunicò con un tono di voce pacato.



"Secondo te, questa volta, cosa ci aspetta?" Chiese Lex ad Eleonore, tenendo le braccia incrociate mentre stava appoggiata ad un angolo di muro.
"E perchè dovrei saperlo io?" Fu la risposta divertita della Corvonero.
"Perchè quella esperta in arti oscure sei tu." La prese in giro la Serpeverde, facendole la linguaccia. "E perchè... quello è tuo padre." Aggiunse indicandole con un cenno della testa Brian Grimm, che in quel momento aveva fatto il suo ingresso dal portone.
Eleonore, a quelle parole, girò la testa talmente tanto in fretta che si fece quasi male al collo.

"Sesto e settimo anno anno per la lezione di Difesa?" Chiese infatti l'uomo scrutando intensamente il gruppo. Ad un cenno di assenso da parte di tutti, aggiunse "Bene, oggi siete con me. Sostituisco io il professor Prewett." Davanti alle espressioni esterrefatte della maggioranza dei ragazzi, un sorrisetto spuntò sulle sue labbra. "O, come preferite chiamarlo voi, Rob." Senza aspettare altro, Brian spalancò il portone e si diresse verso il cortile. "Beh che state aspettando? MUOVETEVI!" Aggiunse con tono di voce autoritario senza neanche voltarsi indietro. Poi, senza dire nient'altro, puntò verso la Foresta, mentre
con la bacchetta faceva levitare davanti a sè un vecchio baule.



Quando tutti arrivarono alla meta, una radura non troppo lontana dai margini della Foresta, Brian depositò a terra il baule. Lì erano già presenti altre tre persone, che Francisco riconobbe come Ariel,
Celia e Hansel. Tutti e tre erano girati di schiena, con le bacchette puntate verso l'alto, intenti ad installare incantesimi sconosciuti per tutto il perimetro del posto.
"Mettevi comodi, nella prima parte della lezione dovrete solo ascoltare. La seconda parte invece sarà pratica." Spiegò l'uomo. Alle sue parole, molti ragazzi, anche se parecchio titubanti, si disposero seduti vicino ai fuochi che ardevano in alcuni punti della radura. "Vediamo se ho contato bene. Tra di voi ci sono tre Elternteil di cui uno anche metamorphomagus,
un metamorphomagus puro, due lupi mannari, una hexenbiest, una banshee e una mezza vampira giusto?"
Il silenzio totale seguì la sua affermazione, almeno finchè Federica, mostrando apertamente le zanne, non chiese "Perchè? Vuole forse ucciderci tutti?"
Brian scoppiò in una breve risata, che alle orecchie di molti suonò quasi inquietante. "Non sia ridicola signorina... qual è il suo cognome?"
"Daylerk" Rispose in automatico lei.
"Daylerk." Ripetè lui. "Se avessi voluto uccidervi l'avrei già fatto senza scomodarmi a portarvi fin qui. No, lo sto chiedendo perchè, data la situazione attuale, voi Sondereith siete quelli più in pericolo."
"In che senso? E cosa sono i Sondereith?" Chiese Brian Hunt alzando la mano, come per chiedere il permesso di parlare.
"I Sondereith sono la grande categoria dentro la quale sono inseriti tutti coloro che hanno poteri particolari: Metamorphomagus, vampiri, lupi mannari, Elternteil..." Emerse con chiarezza la voce limpida di Page, mentre ripeteva le parole che Eleonore le aveva detto qualche tempo prima.
"Vedo che qualcuno ha fatto i compiti a casa." Approvò Brian. "La lezione di oggi" Proseguì poi "Nasce dall'esigenza di spiegarvi che cosa vi ha attaccato sul treno, che cosa vi ha attaccato ad Hogsmeade e che cosa vi avrebbe attaccato ad Halloween, se qualcuno non fosse intervenuto in tempo." Spiegò gettando un'occhiata in direzione della figlia.
"Non è colpa nostra se la luna piena è arrivata con due settimane di anticipo!" Partì con la protesta Raphael.
"Infatti non sto parlando di quello, anche se è un miracolo che nessuno sia stato infettato o ucciso." Riprese il discorso l'uomo, alzando gli occhi al cielo. Cosa diamine avesse in testa quando aveva assecondato la richiesta di Mel per fare quella lezione non lo sapeva, ma stava iniziando a perdere la pazienza. "Adesso - disse alzando una mano per fermare altre eventuali richieste o proteste - se avete finito con i commenti inutili, vorrei iniziare questa maledetta lezione. Voglio che quando tornerete al Castello abbiate tutti gli strumenti a vostra disposizione: per capire e per cercare di difendervi."
Il silenzio generale seguì quella affermazione. Quando fu sicuro di aver ottenuto la piena attenzione della classe, Brian proseguì. "Molto bene. Qualcuno ha mai sentito parlare dei..." Qui l'uomo fece un grosso respiro - mentre la classe allungava il collo curiosa - prima di pronunciare quel nome. Faceva una gran fatica a dirlo. "Dempiries?" Riuscì a pronunciare alla fine.
Un altro silenzio seguì quella domanda, silenzio che venne interrotto solo dall'urlo sconvolto, straziato e terrorizzato di Eleonore. "NOOO!"

Tutta la classe si girò di scatto verso di lei come un sol uomo.

La Corvonero si era portata le mani alla bocca, mentre il suo volto era diventato di colpo bianco come un lenzuolo. Aveva iniziato a scuotere la testa, mentre ripeteva come un mantra le parole "No, non è possibile. Non è possibile. E' un errore, è un incubo. Tutto ma non loro! Tutto ma non i Dempiries!"

Un brusio si sollevò perplesso, mentre per la prima volta tutti prendevano coscienza che, evidentemente, poteva esistere qualcosa al mondo di cui anche i Grimm avevano paura.


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Mondo babbano, Portland


 Nick Burkhardt e Hank Griffin Image and video hosting by TinyPic   Emily Image and video hosting by TinyPic

Quando Emily riprese i sensi, si accorse di essere in una stanza bianca e asettica di un ospedale.
Il suo corpo era legato a molti tubicini, che le iniettavano goccia a goccia diverse sostanze, mentre la macchina accanto a lei la monitorava, con un "bip" costante.
Aprì la bocca per parlare, per chiamare aiuto e per chiedere delle spiegazioni, ma si accorse di avere la gola talmente secca da non riuscire ad emettere il minimo suono. Aveva sete.

Fortunatamente non dovette aspettare molto. Pochi secondi dopo - o magari era passato più tempo, ma non ne percepiva perfettamente lo scorrere a causa dei farmaci che le avevano somministrato - un'infermiera entrò nella stanza.
Quasi sobbalzò nel vederla sveglia. "Signorina!" Esclamò con voce allegra "Sono felice di vederla sveglia, non pensavamo avrebbe ripreso i sensi prima di un'altra settimana. Questo... questo è un ottimo segno! Come si sente?"
Il cervello di Emily ci mise un po' ad elaborare tutte quelle notizie, poi riuscì solo a formulare la parola "Acqua." Era l'unica cosa che le interessava in quel momento.
"Oh già!" Commentò l'infermiera, avvicinandosi a lei e riempiendo un bicchiere. "Mi raccomando, beva a piccoli sorsi." Spiegò avvicinandoglielo alla bocca e mettendole una mano sotto al mento per evitare che delle gocce d'acqua cadessero. "Ecco, così. Piano, piano."
Quando la ragazza terminò di bere, l'infermiera si congedò, dicendo che doveva andare ad allertare il medico del suo risveglio... e la polizia.


Circa una mezz'oretta dopo, Emily si era quasi riaddormentata, ma un leggero bussare alla porta la ridestò.
Si trattava di due uomini, uno bianco e uno di colore, tra i quali - anche se molto confusamente - riconobbe l'uomo che l'aveva aiutata nel bosco.
"Buongiorno signorina, il medico ci ha informati che ha ripreso i sensi. Come sta?" Iniziò a chiedere il primo. "Detective Burkhardt e Griffin." Aggiunse, indicando prima se stesso e poi il suo collega.
"Mi ricordo di lei: mi ha aiutata nel bosco. Mi scusi se le ho vomitato addosso." Gli rispose Emily lentamente.
Nick fece un gesto con la mano, per indicare che la cosa non aveva importanza. Poi, lentamente, si avvicinò a lei, seguito dal suo collega. "So che non è il momento migliore per lei ma..."
"Avete bisogno di farmi delle domande. La capisco detective." Gli rispose lei anticipandolo e sorprendendo anche se stessa. Fino a neanche un'ora prima era stata in coma farmacologico e adesso rispondeva con prontezza alle domande che le venivano poste.
"Sì." Si limitò a confermare lui, studiandola attentamente.
"Innanzitutto mi potrebbe fornire le sue generalità?" Iniziò finalmente a chiedere l'uomo di colore.
"Mi chiamo Emily Blackwood, ho 22 anni e abito al numero 68 di Green Street, a Londra." Iniziò lei.
I due uomini si scambiarono uno sguardo sorpreso, che non le sfuggì. "Ho capito bene? Londra?" Chiese di nuovo il detective Burkhardt Come cavolo ci era arrivata fin lì quella povera ragazza?
"Sì, Londra. A quanto pare non è una città vicina." Commentò lei, intuendo cosa passasse nella mente dei due e sorprendendosi di nuovo. Da quando le persone estranee erano per lei un libro aperto?
Nick si avvicinò a lei ancora di più, arrivando a sedersi sul letto. "Emily, qui noi siamo a Portland. Negli Stati Uniti." Commentò. "In ogni caso, non importa. Dobbiamo capire come sei arrivata qui e chi ti ha fatto questo." Continuò, sfiorandole con il polpastrello una ferita che non si era ancora del tutto rimarginata. "Ogni minimo indizio che puoi darci potrebbe essere fondamentale. So che potrebbe essere difficile per te, ma noi vogliamo aiutarti."
Emily annuì. "Vi dirò tutto ciò che ricordo, ma non so quanto vi potrà essere d'aiuto. Mi hanno rapito al buio e mi hanno tenuto al buio per non so quanto tempo." La voce della ragazza rimase fredda ed impassibile mentre raccontava, quasi come se non si trattasse della sua vita, ma del racconto di un film che aveva visto. "Non ho mai visto i miei aggressori in faccia, ogni volta che mi raggiungevano, erano sempre incappucciati.  Ma saprei riconoscere le loro voci. Quando senti una certa voce e la associ alle torture che mi hanno inflitto, non te la dimentichi più.
Mi hanno torturata e picchiata più volte, mi hanno tenuta legata con delle corde per tutto il tempo. Ero rinchiusa in uno scantinato. Poi, quando mi hanno liberato, mi hanno messa un sacco in testa e trascinata in quel bosco." Non sapeva neanche lei da dove venisse fuori tutta quella freddezza. Tuttavia raccontare per lei era quasi un balsamo: più parlava più si sentiva leggera, mentre qualcosa dentro di lei le suggeriva che era veramente finita e che quelle persone non le avrebbero mai più fatto del male. " Mi hanno legata di nuovo, torturata di nuovo e poi..." E lì si interruppe di colpo, non sapendo come spiegare la cosa ai due detective.
"E poi?"
"Hanno iniziato a recitare una formula strana, forse in latino. Poi hanno iniziato ad aprire diverse ferite nel mio corpo. Probabilmente il loro scopo era di vedermi morire dissanguata. Il mio carceriere me lo aveva promesso più volte di uccidermi. Quando ero prigioniera. Ha detto che il mio sangue era marcio, che meritavo solo di morire. Io come tutti quelli del mio sangue." Concluse mentre finalmente le lacrime, liberatorie, iniziarono a scorrerle lungo le guance. "Io non lo so, detective, non lo so perchè ce l'avessero con me" Un singhiozzo la fece interrompere di colpo.
Nick ed Hank si scambiarono uno sguardo significativo. Il detective Griffin, dopo essersi schiarito la gola, chiese "Forse si tratta di una setta satanica. Ho un'ultima domanda da farle: con la frase 'tutti quelli del tuo sangue' intendeva forse la sua famiglia? Ha qualcuno a Londra o da qualche altra parte?"
Ma Emily scosse la testa, soffocando un altro singhiozzo. "No, nessuno. I miei genitori sono morti quand'ero piccola, in un incidente d'auto. Sono cresciuta con mia nonna, ma è morta l'anno scorso di vecchiaia. Io sono sola."

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Venerdì 15 Novembre 2020, Hogwarts, radura



Hans, aspettandosi la reazione della sorella, si era avvicinato a lei. "Vieni con me." Si limitò a dire, mettendole un braccio sulle spalle e spingendola dolcemente verso un altro punto della foresta, lontano rispetto al resto della classe.

Brian li osservò per qualche secondo mentre si allontanavano poi, sospirando, riprese il discorso. "I Dempiries devono il loro nome alla loro natura, Dementors e Vampiries: sono un incrocio tra Dissenatori e Vampiri." Iniziò a spiegare, alzando la voce man mano per ottenere di nuovo l'attenzione della classe. Quando fu sicuro di averla, continuò.
"Secoli fa un vampiro di nome Rivus, contro ogni logica e ogni previsione, si innamorò di una mia antenata, Crimilde Grimm. Il suo amore per lei fu talmente forte che presto iniziò ad aiutarla a cacciare: una Grimm e un vampiro, erano il terrore delle Comunità dei Sondereith dell'Europa del Settecento. Ma per aiutare lei, Rivus aveva girato le spalle e tradito tutti i suoi simili, i suoi amici e la sua famiglia: arrivò ad uccidere anche il proprio fratello. Cosa che non gli venne mai perdonata. Tesero una trappola ad entrambi, ma riuscirono a catturare solo lui. Lei scampò per miracolo. Crimilde provò più e più volte a liberarlo, senza mai riuscirci. E quando la sua famiglia lo lasciò andare, era impazzito completamente. Non si sa se a causa delle torture alle quali venne sottoposto o per le pozioni che gli somministrarono, o chissà per quale altra ragione, sta di fatto che non era più lui. In preda alla pazzia girò in lungo e in largo in Europa, commettendo stragi e sterminando interi villaggi, senza fare differenze tra chi colpiva. Appariva e scompariva senza una logica, lasciando dietro di sè lunghe scie di sangue. Era inarrestabile. A quel punto Crimilde si convinse ad intervenire per fermarlo."
Daniel strinse i pugni, prima di trovare il coraggio di interrompere Brian per chiedere "I Grimm cosa ne pensavano della relazione intrapresa da Crimilde con un vampiro? Era un Sondereith, una creatura con la quale di sicuro non volevano imparentarsi."
L'uomo lo fissò per qualche secondo, prima di limitarsi a rispondere "Non ne erano felici, ma Crimilde li aveva convinti di non essere davvero innamorata di lui, ma di usarlo
solo per cacciare. La verità l'hanno scoperta dopo. Tornando alla nostra lezione, Crimilde riuscì a raggiungerlo a Vienna, dove riuscì a mettere in salvo la zona della città attaccata. Provò a parlargli e a farlo tornare in sè, tentò con ogni mezzo a sua disposizione, ma non ci riuscì. Lui non la riconobbe e la attaccò brutalmente, cercando di ucciderla. A quel punto avrebbe dovuto cercare di ucciderlo a sua volta ma, annebbiata dai suoi sentimenti, non ci riuscì e prese la decisione più sbagliata che potesse prendere, anche se l'avrebbe scoperto solo qualche anno dopo: lo catturò. Così Rivus venne portato ad Azkaban."
Nonostante il finale del racconto si potesse già immaginare, Milly non riuscì a trattenere un gemito. Aveva un debole per le storie d'amore sbagliate ed impossibili.
"Ma sapete come funziona con i dissenatori: se ci passi abbastanza tempo a stretto contatto, riusciranno a renderti simile a loro. Il loro effetto sulla mente già instabile di Rivus fu devastante.
E ben presto la situazione si complicò, quando anche i dissenatori iniziarono ad assorbire l'essenza di Rivus. Nel giro di pochi mesi non ci fu più differenza tra lui e loro. A Rivus non bastava più il sangue della persona per nutrirsi, così come a loro non bastavano più la felicità e le anime. Per nutrirsi avevano bisogno quasi di ogni cosa: delle loro vittime lasciavano solo la pelle."
Un forte brusio si alzò dai ragazzi. Era esattamente ciò che era successo.
"
Le stragi non solo ricominciarono, ma divennero ancora più violente. E ad ogni attacco, loro diventavano sempre più forti, fino a diventare inarrestabili. Molti, non solo i Grimm, cercarono di fermarli, senza però riuscirci. Fu così che Crimilde, divorata dai sensi di colpa, decise di agire. E di andare fino in fondo. Con uno stratagemma, li attirò tutti quanti in un bosco, vicino al quale oggi sorge Portland."
Alla parola Portland, Anastasia sobbalzò. Sorpassando Joseph, che le lanciò un'occhiata perplessa - aveva colto anche lui il riferimento - si avvicinò all'uomo, tendendo le orecchie al massimo per captare ogni singola sillaba pronunciata da Brian.
"Con un antichissimo incantesimo legò la sua anima a quella di Rivus. Quando lui si accorse della sua presenza, la attaccò, con l'intenzione di sbranarla e divorarla come aveva fatto con tutte le sue vittime. Facendo esattamente ciò che Crimilde voleva: il sangue colò a terra, attivando l'ultima parte dell'incantesimo. Tutti i Dempiries che si trovavano nella zona vennero risucchiati in una gabbia sotterranea, costruita apposta per contenerli. Nessuno avrebbe più potuto liberarli. E loro sarebbero rimasti imprigionati lì per l'eternità."
"Eppure così non è stato." Osservò Joseph dopo qualche secondo di silenzio.
"C'era un qualche modo per riaprire la gabbia?" Chiese quasi contemporaneamente Micah.
"Così è stato fino a questa estate. Quando la gabbia è stata riaperta. Come ciò sia successo ancora è un mistero, perchè l'unico modo per riaprirla era dissanguare a morte un Grimm. E non ci sono dispersi nella mia famiglia." Commentò cupamente l'uomo.

Il resto della lezione Brian li divise in coppie, per far affrontare loro un molliccio, che avrebbe assunto le sembianze del Dempiries.
Uno doveva accendere le fiamme, mentre il secondo doveva evocare un patronus: i due incantesimi dovevano poi essere fusi in uno unico. "Non è un modo per uccidere i Dempiries, perchè un modo per ucciderli non esiste. Tuttavia in questo modo potrete tenerli a bada." Spiegò mentre girava tra di loro, guardandoli lavorare e correggendoli. "Più il vostro patronus e le vostre fiamme saranno forti, più sarà facile scacciarli." Aggiunse posizionandosi dietro a Robin e correggendole la postura. Immediatamente, le fiamme aumentarono la loro intensità. "Se siete da soli, prediligete i patroni al fuoco."


Quando la lezione finì, Anastasia si armò di tutto il coraggio che aveva a disposizione e si recò da Brian, mentre Joseph la aspettava ai margini della radura.
"Cosa c'è ancora Hexenbiest?" Chiese l'uomo scrutandola. "Qualche passaggio non ti è chiaro?"
"Signor Grimm. A proposito di quello che è successo a Portland questa estate... forse dovrei raccontarle alcune delle mie visioni."

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Eccomi qua!
Ebbene sì, ci siamo, la verità è stata svelata! Cosa ne pensate?

1) mi mancano ancora le date di nascita di:
- Joseph Ashen
- Robin Rhodes
- Michael Morris
- Anastasia Davis
(e i nuovi)


2)  il prossimo capitolo sarà incentrato sulla partita Grifondoro - Tassorosso, perciò chi si propone come commentatore?

3) Se si dovesse ripetere la gita ad Hogsmeade, cosa vorreste far visitare ai vostri personaggi?

E' tutto! Buona Pasqua! ;) (e vedete di non sparire)

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Capitolo 17
*** 13 - Grifondoro vs Tassorosso ***


15

Vi chiedo scusa per alcune delle descrizioni fisiche che troverete in qua e in là, ma ho introdotto quattro nuovi personaggi, quindi qualcosa dovevo mettere.

Prima di lasciarvi al capitolo vi ricordo che l'andamento delle partite l'avete deciso voi secoli fa. Io esprimo solo a parole il risultato (cercando però di divertirmi e cercando di far divertire anche voi). ;)

PS: ho iniziato a pubblicare una raccolta di One Shot di Missing Moment su questa storia e la prima parte sarà incentrata su Talisia e Brian: chi volesse partecipare, o anche solo leggere (visto che a molti di voi interessava saperne di più su di loro), il link è questo:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3412991&i=1


- Grifondoro vs Tassorosso -


Domenica 24 Novembre, Mattina, Hogwarts


"Eeeee... ci siamo! Benvenuti alla seconda partita della stagione di Quidditch della Scuola di Magia e Stregoneria più figa al mondo!" Esordì allegramente Brian prendendo in mano il microfono, iniziando la telecronaca e beccandosi subito un'occhiata di fuoco dalla Preside.
"HUNT!" Lo richiamò infatti lei, facendo ridacchiare parecchi studenti tra il pubblico.
"Mi scusi professoressa, sto solo facendo un po' di buona pubblicità alla sua scuola. Che male c'è?" Chiese lui.
"Ripeti un'altra volta la parola con la 'f' e ti metto in punizione!" Abbaiò lei.
"Ok, professoressa, come vuole, mi scusi. Stavo dicendo? ... Ah sì! Oggi si affronteranno sul campo le squadre di Grifondoro, guidata dal suo Capitano Francisco Suarez, miracolosamente ripresosi dopo l'attacco da parte di quella creatura orrenda - e qui Brian fece una pausa per permettere al pubblico di applaudire - e quella di Tassorosso, con il suo capitano Daniel Freeman! - un altro applauso partì nello stadio - Naturalmente sono tutti curiosissimi di vedere come giocherà e da chi sarà composta la nuova squadra dei Tassi, viste le numerose
modifiche che ha subito. Quindi oggi sarà l'occasione buona per scoprire qualcosa di più su di loro e..."
"Hunt, devi commentare ciò che succede in campo, non fare Gossip Girl!" Lo interruppe di nuovo la McGrannit.
Lo stadio scoppiò nuovamente in una grossa risata.
"Oh giusto!" Rispose Brian sghignazzando "Bene, i capitani si stringano la mano! No, aspettate, questo deve dirlo l'arbitro! A lei professoressa!" Aggiunse scoppiando a ridere e trascinando
di nuovo con sè buona parte degli spettatori.

La professoressa Marcabian, esattamente come nella partita precedente, si sollevò in aria di qualche metro, per permettere alla folla di vederla. "I capitani si stringano la mano!" Ordinò. Francisco e Daniel si affrettarono ad eseguire l'ordine, cercando di rimanere seri. Il Tassorosso era quasi sicuro di avere almeno una costola rotta per lo sforzo di non scoppiare a ridere.
La donna, dopo aver rinunciato ad ottenere il silenzio sperato, portò il fischietto alle labbra. Poi, contemporaneamente, lanciò in aria la pluffa e fischiò l'inizio.

"E la partita è iniziata! Grifondoro, grazie ad una azione rapidissima della sua cacciatrice Gabriela Suarez - che tra l'altro è la gemella del capitano - si impossessa subito della palla... cioè scusate, intendevo dire della pluffa! Con un rapido passaggio la lancia ad Hamato, Michelangelo ovviamente, perchè il suo gemello Raph gioca per Serpeverde. Ah no! La pluffa viene intercettata da... da insomma da un Tassorosso, quello italiano nuovo che è arrivato due settimane fa di cui adesso non mi ricordo il nome!" Commentò Brian grattandosi perplesso la testa.
"E' CAOS PAGANO!" Gli sbraitò dietro la McGrannit, iniziando a chiedersi cosa avesse pensato quando aveva accettato Brian come commentatore.
"Sì lui!" Riprese il discorso Brian "Dribbla un paio di avversari e avanza verso la porta dei Grifondoro, ma viene bloccato da un bolide lanciatogli contro da Milly! Che ragazza quella Grifona! Pagano perde la pluffa, che viene recuperata da Michelangelo. Vai Mic!"
Ma Mic venne arrestato tre secondi dopo da Daniel, che gli spedì contro un bolide, tranciandogli la strada e permettendo così a Virginia Sophia Petronovik, una ragazza alta e magra con i capelli castano chiari e gli occhi azzurri, di recuperare la pluffa.

"E Tassorosso segna! 10 a 0 per loro!" Urlò tre secondi dopo Brian, facendo esultare la metà dello stadio vestita con i colori di Tassorosso.

Francisco, dopo aver recuperato la pluffa, la spedì precisa nelle mani della sua gemella. "Fagli vedere che è troppo presto per cantar vittoria!" Le urlò. Gabriela, dopo avergli fatto un gesto d'assenso con la mano, partì a scheggia per il campo, dribblando parecchi avversari. Non avrebbero permesso a quel primo gol di demoralizzarli.

Cinque minuti dopo, Brian stava urlando alla folla il pareggio appena ottenuto dai Grifoni.

Fabian James Martin, un ragazzo magro con gli occhi verdi e i capelli castano scuri, sbuffò mentre recuperava la pluffa e la lanciava a Caos: quella era la prima partita per i Tassorosso, non voleva fare figuracce.
Essendo molto bravo nell'elaborare strategie ed essendo uno dei pochi "veterani" rimasti nella squadra, aveva aiutato Daniel nelle tattiche da utilizzare nella partita, perciò, se Grifondoro fosse riuscita a vincere, la colpa sarebbe ricaduta anche su di lui.
Mentre vedeva il cacciatore della sua squadra allontanarsi verso gli anelli avversarsi, fece una silenziosa promessa a se stesso: anche a costo di spaccarsi in due, difficilmente avrebbe fatto passare altre pluffe.
Tassorosso, a questo giro, doveva vincere il campionato.

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"Ma
quindi chi è  questo... Caos?" Chiese Page al fidanzato. "Ne sai qualcosa?"
"Caos Pagano, è del mio anno." Confermò lui. "E' arrivato due settimane fa dall'Italia, sembra che suo padre sia stato chiamato in Inghilterra dal Ministero per decifrare un antico manoscritto. Comunque appena arrivato è stato smistato in Tassorosso dal Cappello. Lo so perchè quella sera ero di turno con i prefetti, perciò i professori ci hanno fatto assistere alla Cerimonia."
"Ha scelto proprio il periodo migliore per trasferirsi dall'Italia!" Commentò ironicamente Page.

In quel momento, proprio l'oggetto della loro conversazione tirò in porta, aumentando il vantaggio dei Tassorosso.

"Sì infatti, proprio il momento migliore." Commentò Micah distrattamente: Daniel aveva appena tirato una lesca precisa addosso a Michelangelo, che non solo gli aveva fatto perdere la pluffa, ma l'aveva anche disarcionato dalla scopa. Il Grifondoro quindi - lasciando lo stadio e la sua squadra con il fiato sospeso per qualche secondo - rimase attaccato alla scopa da corsa con un solo braccio per un po', prima di riuscire a rimontare in sella, tra gli applausi bipartisan del pubblico. Tassorosso nel frattempo ne approfittò per segnare altri due gol.

"E grazie ad un'azione spettacolare del suo capitano, Tassorosso si porta in vantaggio di altri venti punti su Grifondoro! 60 a 20! Wow che partita!" Fu il commento di Brian.

"Ma non ha seguito molte lezioni no? Non l'ho visto molto in giro." Riprese il discorso Page, come se quella conversazione tra loro due non fosse mai stata interrotta.
"No, perchè credo che i professori volessero capire quale fosse il suo livello. Quindi l'hanno un po' messo alla prova con verifiche e simili. L'ho incrociato spesso in biblioteca." Spiegò lui, proprio mentre il ragazzo segnò il settimo gol per i Tassi. "Ma" Aggiunse prima che la fidanzata potesse fare altre domande "è riuscito comunque ad ottenere un posto. Daniel voleva aiutarlo ad ambientarsi, così appena ha saputo che faceva parte della squadra, in Italia, gli ha proposto un provino. Beh, direi che ha fatto un gran bell'acquisto." A conferma delle sue parole, Caos segnò l'ottavo gol per i Tassorosso.

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Milly spedì, con tutta la forza che aveva in corpo, un bolide contro Virginia.

Grifondoro era in netto svantaggio e lei voleva vincere.

Quindi nell'ultima ora aveva concentrato tutte le sue energie a spedire bolidi in qua e in là per il campo, cercando di disarcionare quanti più Tassorosso possibili, coordinata con l'altro battitore.
La strategia aveva funzionato, però solo in parte: Tassorosso non era riuscita più a segnare gol, ma anche i battitori avversari, Michael e Daniel, avevano iniziato ad adottare la stessa tecnica.

Così si era venuto a creare una situazione di stallo: Tassorosso conduceva per 100 a 30, nessun giocatore riusciva a tenere la pluffa in mano per più di dieci secondi, Fabian e Francisco si stavano annoiando a morte e il boccino non si vedeva da nessuna parte.
Milly, mentre guardava Gabriela recuperare la pluffa che Virginia aveva appena lasciato andare, pregò Merlino e Morgana che quel dannato boccino venisse fuori in fretta e che fosse Joseph ad acchiapparlo.

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"Michelangelo prende la pluffa ma viene colpito da un bolide di Michael e la perde. La pluffa viene intercettata da Virginia, che dribbla un avversario e si dirige verso la porta di Grifondoro. Ma viene bloccata a sua volta da un bolide lanciato da Milly così perde la pluffa anche lei." Stava commentando sempre più velocemente Brian, cercando di stare dietro con le parole a quanto stava accadendo in campo. Ma era difficile e le azioni stavano diventando sempre più veloci. "Pluffa in mano a Grifond... no, intercettata dai Tassi, no ancora Grifoni, ancora Tassi, Grifo... Tassi... insomma, sono l'unico che qui non ci sta più capendo un cazzo?" Si lasciò sfuggire ad un certo punto, esasperato, ma al contempo parecchio divertito dalla situazione.
La McGrannitt gli tirò immediatamente uno scapellotto, segnalato da un "Ahi!" del Corvonero. Buona parte del pubblico scoppiò a ridere: un po' per la scena e un po' perchè era impossibile non essere contagiati dall'allegria di Brian. E poi in quel torneo non stavano mancando le emozioni.


Anche Virginia, nonostante la situazione sempre più complicata che si stava venendo a creare, rise. Le situazioni complicate le piacevano molto. E lei era brava ad elaborare strategie anche nelle situazioni più impensabili.
I Grifondoro la volevano mettere alla prova?
"Molto bene leoni, sfida accettata!"
Pensò. Era il momento di cambiare strategia e sbloccare quella partita.
Senza farsi notare, inviò un segnale a Caos, un segnale che avevano concordato durante gli allenamenti. Lui, capendo al volo, le lanciò la pluffa - che aveva appena recuperato, sottraendola a Gabriela. Poi Virginia, per evitare sia Michelangelo che un bolide, si esibì in un giro della morte.
Con la coda dell'occhio, vide gli altri due cacciatori starle dietro, procedendo zigzando nel campo in modo confuso, quasi come sotto l'effetto di convulsioni.
I Grifondoro rimasero talmente spiazzati da come i Tassorosso avevano reagito all'improvviso, che Virginia riuscì a segnare quasi indisturbata.

"110 a 30 per Tassorosso!" Esclamò la voce di Brian.

La situazione in campo si era finalmente sbloccata.

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"I Tassorosso sono impazziti." Fu il commento che Federica, completamente avvolta dai colori di Grifondoro, rivolse a Lex, guardando stupita la partita che si stava svolgendo sopra le loro teste e allungando il collo per cercare di seguire meglio. La sua testa si muoveva a scatti veloci per cercare di non perdere neanche un'azione.

Fabian James Martin, ruotando sul suo manico di scopa, aveva appena fatto una parata spettacolare, impedendo così per l'ennesima volta a Grifondoro di segnare. Poi passò con un lancio preciso la pluffa in mano a Virginia.

"Il mondo sta andando alla rovescia." Fu la risposta sbalordita dell'altra Serpeverde, che a sua volta non riusciva a credere ai suoi occhi: da quando la squadra di Daniel riusciva a tenere testa così bene ai Grifondoro? Anzi, a schiacciarli... evidentemente cambiare quasi tutta la squadra aveva giovato a livello tecnico, visto che gli avversari si erano trovati a doversi confrontare con schemi e tattiche completamente differenti... ma da lì a sconfiggere i Grifondoro a Quidditch ce ne voleva!
"Credo che i Tassorosso abbiano solo una gran voglia di riscatto, dopo tutto quello che è successo." Fu il commento saggio di Diamante, girandosi verso di loro e ampliando il suo sorriso. Lei, a differenza di Federica, era avvolta nei colori di Tassorosso. "Vai Michaaaaeeeeel!" Strillò poi alzandosi in piedi e agitando le braccia, mentre il suo ragazzo colpiva un bolide e faceva perdere nuovamente la pluffa a Gabriela.

"Ma... a proposito! Che fine ha fatto Jon? Non era uno dei cacciatori?" Chiese Federica all'improvviso, rendendosi conto di colpo dell'assenza del Tassorosso. In effetti, ora che ci pensava, non vedeva il ragazzo in giro da parecchio. Probabilmente dalla festa di Halloween.
Lex si girò verso di lei sgranando gli occhi. "Ma come, non lo sai?"
"Non so cosa?"
"Beh Jon è... beh, diciamo che non ha retto molto bene alla pressione degli eventi di quest'anno." Gli rispose Caitriona "Ha iniziato ad avere delle crisi, degli attacchi di panico, cose così. Insomma non ce la faceva più e si è ritirato da scuola."
Federica fece un basso fischio prima di commentare con un "Accidenti, non lo sapevo!"
"E' anche per quello che Daniel ha dovuto modificare completamente la squadra." Completò Lex "I cacciatori erano loro tre: Jo, Jon e Michael e la cercatrice era Water. Michael non se l'è più sentita di giocare senza i suoi compagni ma voleva rimanere comunque in squadra, così è diventato battitore. Cacciatori e cercatore sono tutti nuovi."


"150 a 50 per Tassorosso!"

Quando Tassorosso segnò di nuovo - grazie a Virginia -, Diamante si sporse per abbracciare Eleonore, a sua volta avvolta dai colori della casa di Daniel. Poi entrambe si misero a saltellare.
"La mia migliore amica è impazzita." Commentò Lex sconsolata, scuotendo la testa, mentre Federica esclamava "Ehy! Guarda che quello che sta perdendo è Francisco! Hai presente? Francisco Suarez, il tuo migliore amico!"
Eleonore, per tutta risposta, scoppiò a ridere, improvvisando un balletto con Didi.
Lex
, in realtà, era ben felice di vederla finalmente allegra: dopo la lezione tenuta dal padre, aveva passato alcuni giorni nel mutismo totale. E Daniel stesso le aveva riferito che si era dovuto trasferire per alcune notti nella stanza della Caposcuola, per cercare di tranquillizzarla: dopo quella giornata infatti, la Corvonero aveva avuto una serie lunghissima di incubi che l'avevano fatta dormire pochissimo e che la facevano svegliare di colpo, urlante e tremante. La Serpeverde si ritrovò a pensare di quanto fosse strana la vita: la stessa ragazza che aveva visto affrontare lupi mannari, demoni e vampiri senza battere ciglio, era crollata di fronte alla sola notizia del ritorno di quelle creature.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla voce eccitata di Diamante che strillò, puntando il dito verso un punto del campo "Ehi! Ma quello non è il boccino?"
"Sempre l'occhio da cercatrice tu eh?" Le rispose Federica sghignazzando e sporgendosi dalla balaustra per guardare meglio. "Essì!" Confermò poi, attivando la sua vista da vampiro per seguire meglio la scena.

Quasi come se avessero sentito le loro parole, due macchie colorate, che rispondevano al nome di Joseph Ashen e Alexandro Vessalius, si precipitarono verso quello spruzzo dorato.

La partita era entrata nella sua fase finale.

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Alexandro Vessalius, chiamato da tutti Alex,  stava svolacchiando annoiato ai margini del campo dall'inizio della partita: l'unico suo ruolo fino a quel momento era stato di tenersi fuori tiro e farsi notare il meno possibile.
In pratica, si stava annoiando.
Aveva dato sfogo all'euforia un paio di volte, quando i Tassorosso avevano segnato il quinto e il decimo gol, con un paio di giri della morte, ma per il resto aveva evitato ogni tipo di iniziativa che lo potesse mettere in luce.
Gli ordini di Daniel erano stati molto chiari.
Poi, appena concluso il terzo giro della morte, si accorse, con un tuffo al cuore, che il boccino era improvvisamente apparso. Era dall'altra parte del campo, più vicino a dove si trovava Joseph che non lui.
Intenzionato come non mai a fare bella figura - era la sua prima partita e voleva dimostrare alla squadra di aver fatto bene a riporre fiducia in lui - si precipitò verso quel punto del campo, in contemporanea con il cercatore di Grifondoro.

Lui e il cercatore dei Grifondoro si affrontarono per parecchi minuti in un testa a testa, mentre il pubblico li incitava a dare del loro meglio e a chiudere la partita. Poi, all'improvviso, il boccino cambiò totalmente direzione.
E il cambio favorì proprio lui, Alex, che senza pensarci due volte chiuse il pugno trionfante attorno a quella pallina dorata.

"E Tassorosso, dopo una partita estenuante, riesce a catturare il boccino, chiudendo così la partita e guadagnando altri 150 punti! Tassorosso vince contro Grifondoro per 300 a 50!" Si sentì la voce di Brian risuonare per tutto il campo. "Che partita! Che partita! Wow che partita ragazzi!" Continuò a ripetere per un bel po', mentre Alex, con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, veniva travolto dall'abbraccio collettivo della squadra.

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Eleonore, una volta terminata la partita, si precipitò in campo: non vedeva l'ora di raggiungere Daniel.
Dopo essere uscito dall'abbraccio collettivo della squadra, il ragazzo la abbracciò, poi, preso dall'euforia, la sollevò da terra e la fece girare, mentre la Corvonero sollevava le gambe e gli allacciava le braccia al collo. Il tutto venne accompagnato da un lungo bacio.
Mentre Daniel le stava proponendo di fare un giretto sulla scopa, vennero raggiunti da una trafelata Robin, che si precipitò verso Eleonore con aria decisa. "GRIMM!" Urlò infatti con tutto il fiato che aveva in gola, cercando di farsi sentire in mezzo al caos provocato dalla folla.
Sia la Corvonero che il Tassorosso si girarono verso di lei, alquanto perplessi. "Sì?" Chiese la diretta interessata, innarcando un sopracciglio, alquanto perplessa.

E adesso cos'era successo?

Per tutta risposta, Robin si avvicinò ancora di più ad Eleonore. Ormai le distanziavano solo pochi centimetri.
"Ci ho rimuginato sopra per tutta la durata della partita e mi dispiace interrompere il vostro giubilo... In realtà ci sto rimuginando sopra da molti giorni, se non settimane. Ho raccolto tutto il coraggio in mio possesso e non intendo rimandare oltre." Iniziò a spiegare Robin con un tono di voce che diventava sempre più basso man mano che parlava.
In risposta allo sguardo sempre più perplesso di Eleonore, gemello con quello di Daniel - non capivano dove la Serpeverde volesse andare a parare con quel discorso sconclusionato - Robin alzò gli occhi, facendoli scontrare con quelli della Corvonero. "Voglio che mi insegni a controllare e usare i miei poteri. E se oggi mi dici di no, non te lo verrò a chiedere una seconda volta."

Eleonore sbattè le palpebre per qualche secondo, completamente stupita per quella richiesta insolita. Alla fine, dopo averci ragionato sopra neanche più di tanto, rispose semplicemente "Non so se sono la persona più adatta per fare ciò Robin, ma d'accordo, cercherò di aiutarti. Però non stasera. Ti cerco io nei prossimi giorni ok?"
"Grazie." Rispose la Serpeverde, mentre sentiva il suo cuore alleggerirsi di un peso enorme. Diamante glielo ripeteva da settimane di provare a chiedere, ma lei non le aveva voluto mai dare ascolto. Possibile che fosse stato così semplice invece?
Sorridendo, la Banshee salutò con la mano la coppia: la Corvonero era salita sulla scopa del fidanzato, attaccandosi con le mani al suo petto. Poi Daniel aveva dato una spinta con i piedi ed entrambi si erano allontanati volando.

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Eccomi! Sono di nuovo qui! Vi sono mancata? (secondo me no!)

In ogni caso, ecco a voi le domande della settimana:
- che regali comprerebbero i vostri OC per la famiglia e gli amici per Natale? (ebbene sì, prossimo capitolo si va ad Hogsmeade, poi quello dopo ci saranno finalmente le vacanze!) --> chi non mi risponde non compare nel capitolo
- a proposito di Natale: ho due mezze idee per cercare di radunare più OC possibili nello stesso luogo, ma per una di queste mi servono di nuovo i vestiti da cerimonia, quindi decidete voi se volete spedirmene un altro oppure se vanno bene quelli del primo turno --> ma ditemelo! (idem come sopra)
- mi dispiace essere ripetitva, ma date di nascita di Robin Rodhes, Joseph Ashen e Anastasia Davis? (Alaska, Ali e Chicca dove siete finite?)

Infine ho pensato di rimettervi TUTTI i prestavolto, ma questa volta "per coppia" (le poche che non sono ancora emerse lo faranno tra poco). Adesso siete perfetti così, quindi vi prego, VI PREGO, cercate di non sparire. Anche se non mi farò problemi a far sparire qualcun altro nel caso u.u

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Capitolo 18
*** 14 - Hogsmeade ***


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PICCOLA PREMESSA: come ormai dovreste sapere, questa fan fiction è una cross over con la serie televisiva Grimm e i personaggi che compariranno a fine capitolo (il detective Burkhardt, Rosalee e Monroe) ne fanno parte. Non ci sono spoiler, quindi anche chi ha visto solo poche puntate della prima stagione può leggere.

Il capitolo sarà più concentrato su Daniel ed Eleonore e sarà anche più comico e più dolce delle altre volte (o almeno spero): dopo tutta quella pesantezza, un po' di risate ci stanno (anche perchè a breve ne vedremo delle belle!).

Ci tengo a ringraziare Aracne90, che con la sua "Hold me" mi ha dato l'idea dell'elitrasporto (trasporto tramite cristalli/pietre usati come canalizzatori di energia). Andate a leggere la storia perchè merita! ;)

PS: sto pubblicando una raccolta di One Shot di Missing Moment su questa storia e la prima parte sarà incentrata su Talisia e Brian: chi volesse leggere, il link è questo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3412991&i=1


- Hogsmeade -


Domenica 8 Dicembre, Mattina, Hogwarts, Camera della Caposcuola Grimm



"Sicura che funzionerà?" Chiese per l'ennesima voltaLex.
Eleonore si limitò ad alzare gli occhi al cielo, in una muta preghiera affinchè la Serpeverde smettesse di tormentarla. "Funzionerà." 
"Ma... se non dovesse arrivare in tempo? E se non tenesse i gomiti abbastanza stretti? E se..."
"Lex! Ha già viaggiato in questo modo e non succederà assolutamente nulla." La interruppe bruscamente la Corvonero. "Rilassati e smettila di tormentarmi."
"Ma..." Provò di nuovo l'altra.
"Rilassati. E fai un passo indietro." La interruppe la Grimm, facendone uno a sua volta.
I cristalli che si trovavano a terra a forma di cerchio si illuminarono e si unirono in un fascio di luce unico. Cinque secondi dopo, Chris comparve in mezzo ad esso, rannicchiato su se stesso.
"Chris puoi anche alzarti in piedi adesso. Bentornato ad Hogwarts." Lo accolse Eleonore, allungandogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Appena il licantropo uscì dal cerchio di pietre, Lex gli saltò addosso.


"Non ho ancora capito come funziona." Chiese Daniel, cinque secondi dopo, fissando divertito Lex che si era aggrappata a Chris modello koala e che non era intenzionata a schiodarsi.
"Tra loro due?" Chiese ironica la Corvonero "Semplice: Chris ha una pazienza infinita." Commentò, mentre Lex - che aveva sentito tutto - le rivolgeva un "Ehy!" di protesta.
"No, intendo l'elitrasporto." Rispose il Tassorosso, indicando con un cenno della testa i cristalli che ancora giacevano a terra. "Se non ci si può materializzare e smaterializzare nei confini di Hogwarts e non si può entrare ed uscire, allora perchè quelli funzionano? Non potrebbero rappresentare un pericolo per noi, se chiunque può usarli per entrare?"
Anche Lex, sentendo il discorso, girò la testa, mettendosi in ascolto.
"In linea teorica sì, potrebbero." Iniziò a spiegare Eleonore. "Ma per farli funzionare, per aprire il collegamento, devono innanzitutto essere ricavati dallo stesso identico cristallo madre. Inoltre su di essi devono agire due persone contemporaneamente, una dal luogo di provenienza e una dal luogo di arrivo: i cristalli devono essere attivati nello stesso momento. E' in quel momento che si crea il tunnel, ma appena usato si chiude immediatamente e non c'è modo di riaprirlo. Se tu ti mettessi al centro del cerchio, in questo momento, non accadrebbe assolutamente nulla. Il che significa che qualcuno deve essere già dentro Hogwarts per far entrare qualcun altro e questo qualcun altro deve essere già in attesa dall'altra parte. E se qualcuno dovesse già essere dentro Hogwarts, i cristalli sarebbero l'ultimo dei problemi." Completò il discorso. "Anzi, forse sarebbero una soluzione, perchè basterebbe scomporre il cerchio per creare danni." Aggiunse ripensandoci e assumendo un tono malandrino.
"Perchè? Cosa succede a chi è già dentro al tunnel se il cerchio viene rotto?" Chiese interessata Lex, ancora attorcigliata al fidanzato.
"Il collegamento si interrompe e chi è dentro al tunnel... beh, se gli va fatta bene, rimane intrappolato sotto terra..."
"E se gli va fatta male?"
A quella domanda, il ghigno di Eleonore si allargò. "Si disintegra."

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Domenica 8 Dicembre, Mattina, Hogwarts

"Allora, pronta per questa uscita?" Chiese Francisco con voce pimpante, guardando Federica con sguardo felice, come un bambino al quale avevano promesso una giornata in un negozio di caramelle. Dei due, era lui quello più contento di andare ad Hogsmeade.

Federica, coadiuvata da Gabriela, aveva cercato in tutti i modi di dissuaderlo, ma non c'era stato verso.
"L'ultima gita ad Hogsmeade è stata un disastro, quindi voglio recuperare." Si era intestardito lui. "E se non vuoi venire con me, allora andrò da solo." Aveva concluso, incrociando le braccia e mettendo su il muso come un bambino piccolo.
La reazione aveva solo fatto infuriare Federica, la quale, in una serie di strilli che aveva ascoltato tutto il Castello, gli aveva comunicato che non aveva intenzione di dissanguare nuovamente qualcuno solo per salvargli le chiappe. In risposta lui aveva riso, rassicurandola che sicuramente quel giorno non sarebbe accaduto nulla, non con Brian Grimm in giro per il villaggio insieme a metà del dipartimento Auror.
Alla fine Federica si era lasciata convincere, più per non lasciarlo andare da solo che non per vera voglia - e poi doveva anche comperare i regali di Natale - e i due avevano optato per un giro canonico un po' ovunque, da Zonko a Mielandia. Per pranzo invece si sarebbero recati ai Tre Manici di Scopa, dove si sarebbero incontrati con Gabriela, i gemelli Hamato e Zoey.

Federica contò fino a dieci prima di rispondere al fidanzato. Alla fine, in un tono che faceva presagire tutto forchè felicità, si limitò a dire "Sì, sono pronta."
Francisco, che non aspettava altro, le porse il braccio, chinandosi in avanti e sussurrando un "Madam, dopo di lei." Nonostante la voglia irrefrenabile di tenergli il muso il più a lungo possibile, alla Serpeverde scappò un sorriso.
"Ah ah! Eccola qua, la mia sorridente fidanzata! Signore e signori, Federica Daylerk è tornata!" La prese in giro lui, mettendole i due indici sulle guance e tirando verso l'alto per costringerla a fare un vero sorriso.
"Fallo ancora e quelle due dita te le stacco a morsi." Rispose lei piccata.
"Sì, sì va bene. Il romanticismo con te è qualcosa di impossibile." Borbottò Fran. Poi, di colpo, la sollevò da terra e - tra le urla di protesta sempre meno convinte della ragazza - se la caricò in spalla come un sacco di patate. "Andiamo o troverai un'altra scusa per rimanere qui."
Federica non riuscì a trattenere una risata, che rimbombò per tutto l'ingresso.

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Milly affrettò il passo, mentre raggiungeva la Sala Grande.
Era molto emozionata e non riusciva a contenere l'eccitazione.

Alexandro Vessalius l'aveva invitata ad uscire con lui ad Hogsmeade.

Era successo tutto talmente in fretta che faceva
ancora fatica a rendersene pienamente conto.
Quando i Tassorosso li avevano sconfitti a Quidditch, lui l'aveva avvicinata, al termine della partita, per complimentarsi per come avevano giocato. La Grifondoro aveva sgranato gli occhi, sorpresa, facendogli notare che avevano appena perso proprio contro di loro.
"Lo so, ma questo non toglie che abbiate giocato bene, soprattutto tu, e che vi meritavate la vittoria quanto noi." Le aveva risposto sorridendo. "E perciò mi stavo chiedendo... va bene se per farmi perdonare ti offro il pranzo alla prossima uscita ad Hogsmeade?" Aveva poi chiesto tutto d'un fiato, radunando ogni briciola di coraggio in suo possesso e arrossendo subito dopo, temendo di essere respinto.
Milly era arrossita ancora di più, ma aveva accettato subito.

Così quella mattina aveva tormentato per un'oretta buona la sua compagna di stanza, cercando qualcosa che potesse andare bene per quell'appuntamento. Inutile dire che sul letto si era accumulata una quantità spropositata di vestiti, prima che le due riuscissero a trovare quello giusto.

E ovviamente, Milly era in ritardo. Quando raggiunse finalmente la Sala Grande, la trovò mezza vuota.
Alex era con le gambe incrociate davanti al portone, con un'aria leggermente annoiata. Quando la vide però, le sorrise immediatamente, raggiungendola. "Credevo avessi cambiato idea." Le sussurrò, depositandole un bacio sulla guancia.
"Scusa il ritardo!" Rispose trafelata lei. Si sentiva le gambe molli.
"Non importa, ne è valsa la pena aspettare." Commentò lui. "Andiamo?" Chiese poi, porgendole il braccio.

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"Sei sicura che non vuoi che dia il cambio a Joseph e resti qui con te?" Chiese Daniel per l'ennesima volta ad Eleonore - dopo che Chris e Lex li avevano lasciati per andare a fare una corsa nella foresta - gettando un'occhiata all'altro Caposcuola, che li stava raggiungendo dal corridoio.
"Assolutamente sicura. Vai e fai le tue compere tranquillo." Rispose lei, depositandogli un bacio a fior di labbra. "E sorprendimi." Aggiunse facendogli la linguaccia subito dopo.
"Ma..." Provò ad insistere lui.
"Tu e Lex vi siete messi d'accordo stamattina per esasperarmi, per caso?" Chiese con finto tono demoralizzato lei, allacciandogli le braccia dietro al collo e alzando gli occhi al cielo. Dan approfittò della situazione per baciarla di nuovo. "No." Rispose alla fine. "Però..."
"Ok, allora se vuoi proprio farmi un favore a tutti i costi..." Lo interruppe la Corvonero "avrei una cosa da chiederti. Ma non riguarda me."
"Ovvero?"
"Potresti... accompagnare Caos in giro ad Hogsmeade oggi?" Chiese lei tutto d'un fiato. "E' nuovo e tende ad isolarsi nel suo mondo incantato. Sarebbe anche in grado di perdersi nel villaggio. Ti preeegooo!" Concluse con tono lamentoso.
Daniel aggrottò un sopracciglio, perplesso. "Caos Pagano? Il mio cacciatore?"
"Quanti altri Caos ci sono ad Hogwarts?"
"Lo conosci?" Chiese ancora più perplesso lui.
"Non esattamente. Ma sua zia Althea era una delle migliori amiche di mia madre, a Salem, e conosce anche mio padre. Perciò mi ha scritto chiedendo di stare un po' dietro al nipote, che a quanto pare è tanto bravo a Quidditch quanto distratto e perso nella vita reale." Spiegò brevemente la cercatrice.
"Insomma, anzichè passare la giornata con te, vuoi che la passi con uno svampi... con lui." Si corresse all'ultimo vedendo l'occhiataccia che la fidanzata gli stava lanciando.
"Esatto."
Daniel alzò gli occhi al cielo sbuffando. "Va bene." Si arrese. "Ma tu sei in debito con me." Aggiunse sorridendo in tono malizioso.
"Pagherò." Rispose lei allargando il suo sorriso e baciandolo. "Ti aspetta giù in Sala Grande." Aggiunse quando si staccarono.

Alle parole della fidanzata, Daniel capì di essere stato appena incastrato.


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Domenica 8 Dicembre, Hogsmeade

"Allora? Dove vuoi andare?" Chiese Micah a Page quando arrivarono nei pressi del villaggio.
"A Mielandia." Rispose decisa lei "Però prima vorrei passare da Mondobabbano." Aggiunse, citando il negozio che avevano aperto da qualche anno e che stava facendo affari d'oro.

Dopo la Seconda Guerra Magica, l'interesse per il mondo dei babbani era aumentato esponenzialmente e articoli proveniente dal loro mondo avevano iniziato a girare sempre più spesso in quello magico. D'altra parte i purosangue rimasti erano sempre meno. Mentre i nati babbani e i mezzosangue sempre di più. Si era perciò venuta a creare una sorta di sinergia tra i due mondi, dove i babbani inventavano sempre nuovi prodotti e i maghi glieli copiavano, apportando però delle modifiche per fare in modo che, soprattutto le nuove tecnologie, non impazzissero di fronte alla magia.

"Mondobabbano?" Chiese Micah sgranando gli occhi. "Sei nell'unico villaggio completamente magico della Gran Bretagna e vuoi andare in un negozio di articoli babbani?"
La Corvonero scoppiò a ridere. "Sì, ho tutta l'intenzione di regalare a te e agli amici solo cose babbane quest'anno. Per cambiare." Davanti alla faccia perplessa del fidanzato - i Price erano pur sempre una famiglia di purosangue conservatori, anche se a lui non era mai importato nulla del sangue e lo dimostrava il fatto che lei era mezzosangue - Page aumentò solo il livello della risata.
Prendendolo per mano, aggiunse "Dai andiamo! Se non ci sbrighiamo ci sarà una fila infinita. E dopo voglio passare anche dai Tiri Vispi Weasley! Rose mi ha promesso uno sconto!" Disse trascinandoselo dietro e assumendo un passo di marcia quasi militaresco.
A Micah non rimase altro da fare se non seguirla, chiedendo sconsolato "Ma intendi articoli babbani modificati vero? Non babbani babbani."
"No, quando parlo di oggetti babbani, intendo proprio babbani. Al 100%." Gli rispose invece lei, sempre più divertita.
"Ma io mi annoio se le immagini dei libri rimangono al loro posto!" Protestò con tono lamentoso lui.
"E da quando guardi i libri per le immagini? Pensavo fossi in grado di leggere!" Lo prese in giro lei

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Raphael si guardò intorno, in cerca di Mic, Francisco o di un tavolo vuoto.
Lui e Gabriela erano appena entrati ai Tre Manici di Scopa per il pranzo, dove si dovevano incontrare con i rispettivi fratelli, ma nessuno di loro si vedeva ancora. O forse non li vedeva lui, considerata l'enorme folla che assediava il piccolo locale.
Fuori aveva iniziato a nevicare, perciò molti avevano preferito rifugiarsi al caldo. Per un solo attimo, il Serpeverde ringraziò Merlino che la sua fidanzata avesse optato senza tante cerimonie per recarsi in quel pub, anche se in anticipo rispetto all'orario previsto per il ritrovo con gli altri. "Andiamo là e al massimo li aspettiamo un po', mentre ci beviamo una burrobirra per scaldarci. Che ne dici?" Aveva chiesto. E lui aveva accettato subito, cogliendo la palla al balzo: aveva visto molte coppiette decidere di recarsi da Madam Piediburro e di sicuro non era lì che voleva finire.

"Raph!" Lo richiamò Gaby, puntando il dito verso un punto del locale "Sono là!"
Seguendo la traiettoria della mano della ragazza, il Serpeverde vide il gemello agitare le braccia per cercare di attirare la sua attenzione. Così prese per mano la Grifondoro, iniziando a girare tra i tavoli per cercare di raggiungere la meta.
Arrivato al tavolo, si accorse che erano già tutti lì.
Avevano avuto tutti la stessa idea.
Mic si era appena riseduto al tavolo e teneva un braccio attorno alle spalle di Zoey, che continuava a guardare semi incantata fuori dalla finestra la neve che cadeva leggera. Federica invece stava rimettendo a posto la borsa, riempiendo man mano il tavolo di vari foglietti stropicciati che aveva accumulato all'interno nel corso degli anni.
"Dov'è Fran?" Chiese Gabriela, guardandosi attorno.
"E' andato a prendere da bere per tutti appena vi ha visti entrare. Vanno bene delle burrobirre vero?" Le rispose la mezza vampira distrattamente, mentre continuava nella sua opera di riordino.

Cinque minuti dopo che Raphael e Gabriela si erano accomodati al tavolo, apparve proprio Francisco, trasportando un vassoio con sopra sei calici fumanti.
"Piiiistaaaa! Fate largo! Ho un vassoio carico e non vorrei rovesciare qualcosa addosso a qualcuno!" Urlava lui man mano che si avvicinava al tavolo, facendo così scansare efficacemente chiunque si trovasse sulla sua traiettoria.
La sua gemella e Federica scossero ripetutamente la testa, divertite per la scena, mentre Michelangelo chiedeva a nessuno in particolare "Ma non faceva prima a farlo galleggiare anzichè trasportarlo?"
"Se no che divertimento ci sarebbe?" Gli rispose il diretto interessato, facendo atterrare il vassoio sul tavolo con un leggero tonfo e riuscendo - miracolosamente - a non rovesciarne neanche una goccia. "Beh ragazzi, so che è un po' presto per dirlo ma... Buon Natale!" Aggiunse poi, afferrando il primo boccale e portandolo in aria per far partire un brindisi. "E ho controllato la neve... questa volta è vera!" Concluse dopo che tutti ebbero bevuto il primo sorso.
Gabriela e Federica, dopo essersi scambiate uno sguardo d'intesa, gli tirarono uno scappellotto.

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Virginia Sophia Petronovik soffocò a stento una risata, mentre guardava con occhi sgranati la scena che le si profilava davanti.
Caos Pagano, accompagnato da Daniel, era appena uscito da un negozio di Mielandia, con la bacchetta alzata per far galleggiare in aria due sacchi pieni di dolci, una cassa di burrobirre e un altro enorme pacco informe, dal quale provenivano strani mugolii. Il ragazzo inoltre, teneva in mano un terzo sacco, all'interno del quale erano contenuti altri dolci, che si stava però velocemente svuotando a causa della sua voracità.

Con un tintinnio, la porta dietro di loro si aprì nuovamente e davanti ad una sempre più stupita Virginia, la proprietaria del negozio corse dietro a Caos - che continuava ad ignorarla - urlando "Signore! Si è dimenticato il resto!" e agitando le monete che teneva in mano.
Perchè il Tassorosso se ne accorgesse, servì che fosse Daniel a segnalarglielo, afferrandolo per un braccio e impedendogli di andare oltre.
"Oh, la ringrazio!" Commentò lui, guardando la proprietaria del negozio con aria spaesata, come se fosse sbucata dal nulla. "Vuole una menta piperita?" Aggiunse poi, allungandole il sacco che aveva sotto mano con un sorriso.
Ma la proprietaria gli aveva già girato le spalle per tornare nel negozio assediato dagli studenti.
"Ne vuoi una tu Dan?" Chiese allora lui, allungando lo stesso sacco anche al ragazzo.

Fu in quel momento che Virginia decise di intervenire. Conosceva Daniel come le sue tasche
, praticamente da sempre - aveva vissuto in Francia anche lei, dopo la morte dei genitori - e aveva capito con una sola occhiata che era arrivato al limite della sopportazione. Perciò si fece avanti schiarendo la gola, sperando che bastasse per farsi notare da quel ragazzo dall'aria così persa.
Come volevasi dimostrare, Caos neanche si accorse della sua presenza, invece Daniel si precipitò verso di lei abbracciandola e sussurrandole
all'orecchio con tono disperato "Aiutami, ti prego!" e facendola scoppiare a ridere.
Fu solo a quel punto che l'altro ragazzo sembrò risvegliarsi. Sgranò gli occhi, guardando sorpreso i due, poi commentò con un "Sono confuso... Tu non eri fidanzato con Eleonore? Comunque ciao... ehm... Ginevra!"
La ragazza sollevò un sopracciglio, perplessa.

Ginevra?

Si erano allenati insieme per due settimane a Quidditch, avevano elaborato sempre insieme tantissime strategie, avevano vinto una partita e lui non sapeva ancora il suo nome?

"Virginia." Lo corresse divertita. "E ovviamente Dan sta con Elly, lo sa tutta la scuola. Ma questo non toglie che ci conosciamo da anni. Se ci fossimo conosciuti prima,
probabilmente ci saremmo scambiati anche il biberon."
"Oh non lo sapevo!" Commentò Caos spiazzato, grattandosi la testa.
"E' anche per quello che appena è rimasto senza cacciatori mi ha chiesto se volevo fare un provino per entrare in squadra. Sapeva di andare sul sicuro." Terminò lei facendogli l'occhiolino. Poi si rivolse a Daniel. "Senti Dan... perchè non vai a fare i tuoi acquisti con calma? Ci penso io a portarlo un po' in giro." Disse con tono di voce fermo. "No, non cercare di farmi cambiare idea." Aggiunse, vedendo che il ragazzo era in procinto di protestare. "Sai bene quanto posso essere testarda." Concluse girandolo di peso verso una stradina e spingendolo verso di essa. "Ssù, vai!"
Poi, prima che uno dei due potesse dire o fare qualcosa, tornò indietro, afferrò Caos sottobraccio, gli rubò una cioccorana dal sacchetto e si diresse decisa dall'altra parte, trascinandoselo dietro. "Andiamo Caos."

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Diamante aumentò la presa sul braccio di Michael mentre Brian Grimm, senza dare segno di averli riconosciuti, li sorpassava a passo svelto, dirigendosi verso il lato opposto. "Quell'uomo mi inquieta." Sussurrò con un tono di voce talmente basso che fece fatica a sentirsi lei stessa.
"Inquieta anche me, come penso che inquieti chiunque." Fu la risposta di Michael, che però approfittò della situazione per metterle un braccio sulle spalle.
"Non l'ho mai visto sorridere una volta." Continuò Diamante, voltandosi leggermente all'indietro per osservare l'uomo. Che però era già sparito dietro l'angolo.
"Non so quanto abbia da sorridere, visto quello che è successo a sua moglie. E lo sanno tutti che la seconda gli è stata imposta. Non sarei felice neanch'io. E con tutta la vicenda dei Dempiries... ma perchè stiamo parlando di Brian Grimm?" Si interruppe bruscamente il ragazzo. "Parliamo di cose allegre. Non volevi andare in quella libreria nuova che hanno aperto da poco?" Chiese depositandole un bacio leggero sulle labbra.
La cosa sembrò funzionare, perchè Diamante, scordandosi completamente di qualsiasi cosa, decise di approfondire il bacio, circondadogli il collo con le braccia.
Quando si staccarono, si diressero entrambi proprio verso la libreria.
All'ingresso trovarono Fabian che, rivolgendo un cenno di saluto a Michael, tenne loro la porta aperta, aspettando che entrassero dentro al negozio, prima di chiuderla alle loro spalle.
"Grazie!" Gli sorrise Diamante allegra. Poi si accorse che nel negozio era presente anche Robin, che agitò teatralmente le braccia per salutarla.
"Figurati!" Le rispose allegramente lui.

Tre secondi dopo, Michael e Fabian si erano messi a discutere di Quidditch, commentando ancora una volta la spettacolare partita che avevano fatto e di come erano riusciti a battere i Grifondoro, mentre Diamante e Robin - "Tutti uguali i ragazzi" - si erano messe a curiosare tra i libri, cercando qualche titolo nuovo che potesse stuzzicare la loro curiosità. E ovviamente che potesse tramutarsi in un buon regalo di Natale.

"Ehi Mike!" Lo chiamò ad un certo punto la Nott, agitando la copertina di un libro. "Non volevi regalare a tuo padre un libro del genere?" Chiese mentre gli mostrava quello che aveva appena trovato.
Michael alzò gli occhi curioso, ma furono quelli di Fabian, giratosi anche lui, a brillare. "Quello in copertina è per caso Ardemius Calpurs? Il famoso alchimista?" Chiese avvicinandosi a lei e cercando conferma guardando da più vicino.
"Credo di sì." Rispose lei, girando il libro verso di sè per guardare meglio. "Sì, è proprio lui." Confermò poi, dopo aver letto la didascalia presente sotto alla foto.
Fabian si girò verso Michael con uno sguardo da cucciolo abbandonato. "Ti dispiace se lo prendo io? Sto cercando da secoli un libro su di lui per mio padre, ma non sono riuscito a trovarne neanche uno da nessuna parte. Per favoreee!"
L'altro Tassorosso annuì, cercando di non ridere per l'espressione che il suo interlocutore aveva appena assunto. "Se ci tieni tanto, per me non c'è problema!"
Diamante invece scoppiò proprio a ridere di gusto, mentre commentava, allungando il libro verso Fabian, "Guarda che potete prenderlo entrambi. Ce ne saranno almeno una decina di questi sullo scaffale!"

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Domenica 8 Dicembre, Hogwarts

Brian, approfittando del fatto che la biblioteca era mezza vuota, occupò ben quattro tavolini, tra dizionari, sillabari, libri, boccette di inchiostro e fogli di pergamena. Non aveva voglia di andare ad Hogsmeade – senza Caroline non aveva senso per lui -, così aveva approfittato della calma generale per portarsi avanti con i compiti.
Sospirò, guardando corrucciato la traduzione di Antiche Rune che non ne voleva proprio sapere di assumere un significato logico. Poco male. Sarebbe rimasto su quella traduzione anche tutto il pomeriggio se necessario, tanto non aveva molto altro da fare e avrebbe tenuto la testa impegnata. Quella giornata non faceva altro che riportargli alla mente l’ultima uscita al villaggio. Non proprio un ricordo piacevole.

"Da quando 'naetr allar níu' si traduce con 'notte e giorno'? Significa 'per nove intere notti'!" Lo distolse dai suoi pensieri la voce di Anastasia, comparsa all’improvviso e silenziosamente alle sue spalle. Brian si voltò di nuovo verso il suo foglio, gettando un'occhiata veloce alla pergamena. La ragazza aveva ragione! "Inoltre non è l'unica frase che non corrisponde, scusa se te lo dico." Continuò lei. Era appena entrata in biblioteca e la presenza "ingombrante" di Brian l'aveva attratta come una calamita. 
"Non vai ad Hogsmeade neanche tu?” Chiese lui, girandosi verso di lei e liberando una sedia da alcune pergamene per farle spazio. Poi, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoseli ancora di più, aggiunse, gettando un’occhiata disperata al foglio che aveva davanti “Non ci sto capendo assolutamente nulla! La traduzione non ha senso!" Era sempre andato bene in Antiche Rune, perchè sembrava che nel suo cervello in quel momento passassero solo balle di fieno?

"Posso?" Chiese Anastasia prima di attirare lo scritto verso di sé, per dargli un’occhiata più approfondita. Molte frasi erano totalmente sbagliate. "No, non ho voglia di andare ad Hogsmeade, ho troppa paura che arrivi una visione all’improvviso e che non ci sia nessuno ad aiutarmi per gestirla." Spiegò poi. "E qui al castello almeno c’è Joseph.” Concluse arrossendo. Il Caposcuola l'aveva appena accompagnata fino alla biblioteca, lasciandola lì con un bacio a fior di labbra e promettendole che sarebbe rimasto nelle vicinanze, se lei avesse avuto bisogno.

Brian non potè fare altro che sorridere, davanti alla dolcezza di quella scena. “Siete davvero una coppia molto carina.” Commentò.
La Corvonero battè le mani per rompere quell’attimo che stava considerando imbarazzante. “Dai ti do una mano io con questa!" Trillò allegra, forse con una voce appena un po’ più alta del normale. "Coraggio, al lavoro!"


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"Io e te abbiamo chiuso." Esclamò Daniel, con voce semiseria, entrando nella camera della fidanzata e facendola sobbalzare. Quando era intenta a leggere non si accorgeva di nulla e in quel momento era rannicchiata su una poltrona, avvolta in una coperta e con un libro in mano.
"E' stato così terribile?" Chiese lei con un sorrisetto, capendo subito a cosa il ragazzo si riferisse, alzando gli occhi dall'oggetto della sua lettura e guardandolo sprofondare nel letto.
"Non sai quanto." Esclamò lui, portandosi un cuscino sopra alla faccia. "Ha voluto visitare tutta quanta Hogsmeade, tutta! Ho le scarpe che fumano a forza di macinare chilometri! Si è innamorato di
un negozio di Mondomago nel quale è voluto rientrare cinque volte. Cinque! La commessa ci avrà scambiato per degli psicopatici! A Zonko l'ho perso per ben tre volte, neanche avessi a che fare con un bambino di due anni, e non ti dico cos'ha combinato a Mielandia!" Borbottò esasperato, facendola scoppiare a ridere. "Per fortuna che è arrivata Virginia - che lui ha ribattezzato Ginevra - e l'ha preso in custodia per il resto del pomeriggio, perchè stavo per ucciderlo!" Concluse disperato, lasciando Eleonore a bocca aperta. Daniel non era uno che perdeva la pazienza facilmente. Era un ragazzo di una bontà infinita.
La Corvonero chiuse il libro e lo ripose nella libreria, poi si andò a sdraiare accanto al Tassorosso. "Se io e te abbiamo chiuso" Iniziò a dire con voce falsamente preoccupata "perchè sei sdraiato nel mio letto?"
Lui rotolò fino ad andarle sopra, poi le afferrò le mani, per portargliele delicatamente sopra la testa. "Perchè stamattina mi hai promesso qualcosa in cambio, se portavo Caos in giro." Rispose prima di iniziare a baciarle il collo.
La cercatrice fece finta di pensarci per qualche secondo, prima di ribattere "Non so se l'accordo è ancora valido sai? ... Hai appena detto che Virginia l'ha preso in custodia per buona parte del pomeriggio... Magari dovrei ripagare lei." Concluse portando il suo volto fuori tiro dalle labbra di Daniel, che rimase spiazzato per qualche secondo, prima di decidere di continuare a reggerle il gioco.
"Stai proponendo una cosa a tre?" Chiese infatti divertito, iniziando a far vagare le mani sotto la maglia della Caposcuola.
"Ovviamente..." Rispose lei ironica dopo qualche minuto, togliendogli la maglietta e allacciandogli le gambe intorno alla vita.
"Allora aspetta a levarmi i jeans, che vado a chiamarla." Rise lui divertito, facendo finta di alzarsi.
Per tutta risposta, Eleonore ancorò ancora di più le gambe attorno alla sua vita. "Nei tuoi sogni Freeman! Tu resti qui."

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Ospedale di Portland


 Monroe e Rosalee Image and video hosting by TinyPic

Emily stava osservando il soffitto annoiata. Non aveva molto da fare in quei giorni, a parte ripensare a ciò che le era successo. E lei non voleva pensarci.

Ma non l'avrebbe fatto a lungo.


Una luce bianca iniziò a brillare
, illuminandola. Sconvolta, guardò verso il suo ventre, nel punto dove la luce era più intensa. Poi la luce iniziò ad espandersi e raggiunse i suoi occhi.

E lei non ebbe più il controllo del suo corpo. La sua coscienza era stata messa a tacere.

La ragazza si alzò dal letto e iniziò a strappare dal corpo tutti i tubi ai quali era collegata.
"Stupidi babbani." Borbottò tra se e se, mentre compiva quelle azioni. Doveva andarsene di lì, raggiungere il mondo magico e trovare qualche suo parente, sempre se qualcuno di loro esisteva ancora. Ma, ancora prima, doveva procurarsi una bacchetta.
Quando fu sicura di aver staccato tutto, si diresse verso la porta. Peccato che il Detective 
Burkhardt, fosse proprio lì - insieme ad altre due persone - appoggiato allo stipite con le braccia incrociate ed intento ad osservarla. "Vedo che si sente meglio, signorina Blackwood."

Accadde tutto in un attimo.

Emily guardò verso i due tizi, un uomo e una donna, e li vide di colpo cambiare il volto, andando in woge*.
Entrambi fecero un passo indietro, spaventati, mentre lei scagliava una sedia di legno a terra per romperla e ricavarne un'arma, un bastone accuminato, che puntò verso di loro, pronta ad ucciderli.
Si sarebbe gettata senza problemi contro di loro se l'uomo, il blutbad*, dopo essersi messo
dietro la schiena la donna, una fuchsbau*,  non avesse urlato indietreggiando "Nick! Abbiamo un problema! La ragazza è un Grimm, proprio come te!"

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* per chi non seguisse la serie, Monroe e Rosalee sono due Wesen (proprio come quelli citati in diverse occasioni dagli appartenenti alla famiglia Grimm), ma sono buoni (hanno aiutato Nick in tantissime occasioni): i Wesen sono umani fisicamente ma al loro interno c'è una sorta di animale, che si manifesta tramite il woge, che è un cambiamento facciale al quale sono sottoposti i Wesen quando affrontano una emozione molto intensa (es paura). Solo i Grimm sono in grado di vederlo: in pratica, attraverso il woge, i Wesen mostrano la loro vera natura. Ho provato a caricare una gift per farvi capire meglio cosa di cosa si tratta, ma il mio computer si rifiuta di collaborare -.-' Però se andate su google immagini e digitate "Grimm woge gif" ve ne appaiono 3000 (buon salto per aria! ;) ) .
I blutbad sono in pratica dei lupi, mentre le fuchsbau sono volpi.


Domanda finale: visto che il prossimo capitolo si torna a casa, mi mandate due righe sulla famiglia dei ragazzi? Proprio due righe: nome cognome, descrizione fisica appena accennata (o se volete prestavolto) e carattere.

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Capitolo 19
*** 15 - Ritorno a casa ***


18

Prima di lasciarvi al capitolo, voglio gongolare un po': molti di voi mi hanno scritto dicendo che a seguito della mia fan fiction si sono messi a seguire Grimm e comunicandomi che la serie è piaciuta molto.
Perciò lasciatemelo dire: VI STO CONVERTENDO TUTTIII!
BUHAHAHA!
(Quindi non credo di dover dire le solite cose sul detective Burkhardt & co vero? --> li trovate in fondo al capitolo ;) )  

Vi rinserisco un po' di notizie sulla famiglia Grimm, perchè vi serviranno per capire questo capitolo e anche i prossimi (è una famiglia molto incasinata, ma essendo purosangue e tendendo a far sposare i membri della famiglia sempre tra di loro è un po' difficile che venga fuori qualcosa di diverso)
-Brian Grimm
 = 
30 luglio 1979: ha due anni in più di Talisia e 12 in più di Celia. Conosce la prima moglie mentre viaggia negli USA. E' figlio di Willhelm e Ursula Grimm. Innamoratissimo della prima moglie Talisia, ha affrontato un periodo di disperazione totale subito dopo la sua morte, entrando quasi in depressione. Per riemergere si è ancorato con tutte le forze ai suoi figli e in particolare ad Eleonore. E' convinto che dietro l'omicidio della moglie ci sia suo zio Jakob (convinzione che ha passato anche ai figli)
- Hansel Black - Grimm =
fratello maggiore di Eleonore e Gretel, viene registrato con entrambi i cognomi dei genitori per insistenza dei nonni materni, che sanno che ormai di Black non ce ne sono quasi più. Nasce il 27 dicembre del 1998. . Ex Serpeverde, appena conclusi gli studi è diventato Auror. Si è sposato con Ariel Grimm nel 2018. Il centro del suo universo sono la moglie e le due sorelle. Va abbastanza d'accordo con il padre, anche se disapprova alcune sue scelte.
- Eleonore Elena Grimm
 = figlia di Talisia Black e Brian Grimm, nasce il 31 gennaio 2003. A detta di tutti è la copia di Talisia (anche se ha i capelli più chiari). Vuole molto bene a suo padre, forse in casa è quella che lo capisce meglio, ed è l'unica che riesce a farlo ragionare nei momenti "di crisi nera". E' legatissima ad entrambi i fratelli ed è affezionata sia a Celia (che considera solo una vittima di una situazione molto grande e complicata) che ad Ariel.
- Celia Grimm =
primogenita di Wilhelmina e Jakob Grimm, ha 12 anni in meno di Brian e solo 7 anni in più del suo figliastro Hans: è nata il 4 marzo 1991. Lei e Brian sono stati costretti a sposarsi a gennaio 2009, dopo pesanti pressioni da parte dei Grimm. Ha un fratello e una sorella più piccoli, Erik (1995) e Ariel (2000). Per lei la vita in Inghilterra non è facile: non è mai stata veramente accettata da Brian e non può fare niente per cambiare le cose (non può neanche tornare a casa perchè suo padre Jakob la legherebbe e la riconsegnerebbe di peso al marito, come è già successo).
- Ariel Grimm =
sorella di Celia (quindi cugina di Brian e di conseguenza di tutti i suoi figli) e moglie di Hansel. E' contemporaneamente zia, cugina e cognata di Gretel. Ama suo marito e sua nipote ed è molto affezionata ad Eleonore. Non sopporta Brian e non va d'accordo neanche con suo padre Jakob (ce l'ha con entrambi per ciò che stanno facendo passare alla sorella). E' molto tosta e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
- Gretel Grimm  =
unica figlia di Brian e Celia Grimm, nasce il 30 novembre 2009. E' legatissima ad Eleonore (la considera più una madre che una sorella), ad Hansel e ad Ariel. Vuole bene ad entrambi i genitori e sa che entrambi la amano, ma recrimina loro di farla vivere in un ambiente "malsano" dal punto di vista familiare. Non sopporta suo nonno Jakob.

ps: Ursula e Jakob sono fratelli, Willhelm e Willhelmina gemelli
. Essendo Willhelm già morto, Jakob è l'uomo più anziano della famiglia Grimm ed è perciò il "capofamiglia"

Altra piccola nota di servizio: questo capitolo è ancora abbastanza "tranquillo", ma il prossimo sarà un vero e proprio macello (e al 99% ci scapperà il morto... o anche più di uno... buhahahah!). Prenotate la visita dallo psicologo, perchè ne avrete bisogno! ;)



- Ritorno a casa -



20 Dicembre 2020, Sera, stazione di Londra, binario 9 e 3/4


Una piccola folla guardava ammutolita la scena che si profilava davanti ai loro occhi.
Eleonore Grimm, con una mossa rapidissima che la maggioranza di loro non era neanche riuscita a vedere, aveva appena schiantato un ragazzo sconosciuto, facendogli fare un volo in aria di tre metri. Lo stesso ragazzo che pochi secondi prima aveva cercato di baciarla.
Ma non era l'unica con la bacchetta spianata. Anche Gretel, al suo fianco e con un ghigno che le attraversava il volto, era pronta ad agire nello stesso modo.
"E' stato un piacere rivederti, Erik." Disse la Corvonero prima di recuperare la valigia e smaterializzarsi. Quelle vacanze non le avrebbe passate di certo a casa.



3 giorni prima, Hogwarts, Torre dei Grifondoro


Eleonore entrò nella stanza di sua sorella dopo aver bussato.
"Non pensavo avessi bisogno di tutta quella roba per Natale!" Esclamò vedendo quanti oggetti erano accumulati sul letto e quanti altri erano già stati inseriti in valigia. "A casa li abbiamo i vestiti." Aggiunse perplessa.
Sua sorella, a quelle parole, si girò incredula verso di lei. "Non mi dire che papà non te l'ha detto!"
"Detto cosa?"
"Non passerò le vacanze a casa per Natale. Mi ospitano i Malfoy." Rispose la sorella sbuffando e prendendola alla larga. C'era da immaginarselo che Brian non lo avrebbe comunicato ad Eleonore fino all'ultimo. Eppure glielo aveva promesso!
"Ehm... perchè?" Chiese infatti sorpresa la maggiore incrociando le braccia.
"Perchè per Natale, a casa nostra, verranno TUTTI i Grimm. E preferirei affrontare un'orda di Dempiries da sola piuttosto che passare anche una sola ora in compagnia di... nonno Jakob." Rispose tutto d'un fiato Gretel. Ecco, la bomba era stata sganciata.
"COSA? Ma perchè papà non me l'ha detto? Quando pensava di comunicarmelo?" Chiese infatti l'altra, sgranando gli occhi.
"Probabilmente sul treno. Lo sai che se deve darti le notizie spiacevoli rimanda sempre il più possibile. Non voleva rovinarti gli ultimi giorni ad Hogwarts immagino." Comunicò la più piccola, sbuffando come una ciminiera e digrignando i denti. "Tu sei sempre stata la sua preferita e lo sai." Concluse facendo spallucce. Ci era abituata.
"Gretel..." Iniziò la Corvonero, senza però sapere cosa dire esattamente. Lo sapeva anche lei che quella era la verità.
"No, non te ne sto facendo una colpa. Però lo sai anche tu che è così. Se trovasse un modo per risparmiati ogni sofferenza lo utilizzerebbe subito, anche a costo di far soffrire altri. Amava Talisia molto più di quanto abbia amato chiunque altro in famiglia e tu sei la sua copia. Non poteva andare diversamente." Spiegò la Grifondoro con voce che chiunque altro avrebbe scambiato per piatta e disinteressata, ma che Eleonore, che la conosceva come le sue tasche, intuì sarebbe sfociata presto in pianto. Così si morse la lingua per lasciare alla sorella la possibilità di sfogarsi.
"D'altra parte, lo dimostrano le sue scelte degli ultimi anni." Continuò infatti lei, come un fiume in piena. "Fai amicizia con Francisco e con Gabriela? Sono Elternteil, oltre che mezzosangue, quindi a rigor di logica un Grimm dovrebbe ucciderli appena li vede. E invece cosa fa nostro" e qui depositò sull'aggettivo buona parte del suo astio "padre? Li accoglie entrambi in casa come figli, solo per accontentare te.
Vieni smistata in Corvonero quando hai avuto metà famiglia in Serpeverde e l'altra metà a Durmstrang? Ti scrive una lettere chilometrica per indicare quanto sia orgoglioso di te e della tua intelligenza. Vengo smistata io a Grifondoro e non si degna neanche di rispondermi. Anche due righe piene di insulti mi sarebbero andate bene! Ti metti con Daniel che è un metamorphomagus e un Tassorosso? Punta sul fatto che è un purosangue, un prefetto e che è anche capitano della squadra di Quidditch. Tutto, pur di appoggiarti e benedire l'unione. Anche se, secondo le regole della famiglia Grimm, tu dovresti sposare Erik." Continuò esprimendo tutto il disgusto per suo zio. "E per concludere l'opera cosa fa? Insegna a dei Sondereith a difendersi dai Dempiries, quando chiunque altro in famiglia si sarebbe tirato da parte per far fare a loro il lavoro sporco. Solo perchè in mezzo a loro ci sono i tuoi amici!" Urlò, arrivando finalmente al cuore del problema. "Non l'avrebbe fatto se al tuo posto ci fossi stata io, se gli amici fossero stati i miei e non lo farà se mi dovessi trovare un fidanzato diverso da quello impostomi dalla famiglia! Per lui io non sono neanche sua figlia, sono solo la nipote dell'uomo che ha ucciso sua moglie!" Ululò alla fine, buttando i vestiti che aveva in mano per aria e scoppiando finalmente a piangere, rifugiandosi tra le braccia della sorella, che non aspettava altro.
Eleonore non sapeva esattamente cosa dire, cosa rispondere. Era la pura verità. Tranne per la parte che riguardava l'amore che Brian provava per Gretel. Perchè il cacciatore amava tutti i suoi figli, ma farlo notare alla sorella in quel momento non sarebbe servito a nulla: avrebbe liquidato il tutto come pura retorica, arrabbiata com'era.
"Lo sai che il Cappello mi voleva smistare a Tassorosso?" Chiese di punto in bianco. Non l'aveva mai confidato a nessuno, neppure a Daniel.
"Gli sarebbe andato bene comunque! Avrebbe trovato un modo per farselo piacere!" Le giunse in risposta la voce soffocata della sorella.
Eleonore sospirò davanti a quella ovvietà. "Gre, se essere la preferita di papà significa sapere all'ultimo che arrivano i Grimm, non è un gran vantaggio. Se non mi avessi avvisato tu, io sarei andata dritta a casa, rimanendo intrappolata tra Jakob ed Erik." Esclamò con tono disgustato, facendola ridacchiare. "Poi... so che è difficile e che hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata, ma ti prometto, anzi ti giuro che potrai fare anche tu tutto ciò che vorrai della tua vita. Dovessi anche innamorarti di un babbano. Quindi ridi, fai amicizie, innamorati, 
vivi. Perchè questa vita è soltanto tua. Non mia, non di nostro padre nè tantomeno della nostra famiglia. Tu appartieni soltanto a te stessa.  E comunque, avrai sempre la mia approvazione e il mio appoggio e anche quello di papà, in un modo o nell'altro, fidati di me. L'importante è che noi due continuiamo a restare unite, qualsiasi cosa accada." Concluse chinandosi verso di lei e sollevandole il mento con la mano. "Perciò non voglio più vederti piangere per queste cose, ma se ti dovesse venire voglia di farlo, la mia camera si trova al terzo piano a metà del corridoio. Me lo prometti?" Chiese alla fine, appuntandosi mentalmente di fare una chiacchierata con suo padre in merito. Non che non ne avessero già fatte in passato, ma vedere sua sorella in questo stato le aveva fatto davvero male. Sua sorella annuì. "Bene. Vado a scrivere a zio Draco appena esco di qui, così vengo con te." Aggiunse accarezzandole la testa.
Ma Gretel fece segno di diniego. "No, vai da Dan."
"Ma..."
"No, tu vai da Daniel.
In questo momento hai bisogno molto più di lui di quanto io non ne abbia di te." La interruppe con tono deciso. "Certo, sempre se a lui va bene di averti intorno anche per Natale." Concluse scherzando. Ogni traccia di pianto era già scomparsa dal suo viso.

Qualche ora dopo, rimasta sola nella stanza, Gretel ripensò alla conversazione. Sua sorella aveva ragione. Sì, era vero, Eleonore era sempre stata la preferita del padre, ma i vantaggi non erano poi stati così tanti per lei.
Era la copia di Talisia e questo portava Brian ad evitarla il più possibile, per impedire che il ricordo della moglie tornasse a galla. Così l'uomo si spingeva sempre più lontano, in cacce lunghissime oppure in missioni Auror suicide. Di fatto non era a casa quasi mai. E Celia era obbligata a seguirlo, quasi più per un dovere di famiglia che non per reale volontà. Più di una volta l'uomo l'aveva invitata a rimanere a casa. Senza che però lei gli desse ascolto.

Se c'era qualcuno che aveva sempre badato a lei, che l'aveva consolata, che l'aveva protetta, che le era sempre rimasta accanto, questa era stata Eleonore.
Finendo per farle più da madre che da sorella maggiore. E Hansel, anche dopo essersi sposato con Ariel. 
Quindi che si fottessero suo padre, sua madre e tutti i Grimm.
La sua famiglia, la sua vera famiglia, era un'altra.

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20 Dicembre 2020, mattina, stazione di Hogsmeade

Micah fece galleggiare davanti a sè le valige sue e di Page. Non avrebbe mai permesso alla ragazza di trascinarle.
Quando le piazzò in uno scompartimento vuoto, il primo che trovò, si sedette a gambe incrociate sul sedile e riprese fuori la lettera che i suoi nonni gli avevano gentilmente inviato.
La rilesse per l'ennesima volta. Ormai era abituato al livello di freddezza che i suoi nonni gli riservavano, ma in quella lettera avevano proprio superato ogni aspettativa.

Micah,
io e Janet abbiamo ricevuto la tua richiesta.
Ti concediamo perciò di trascorrere le vacanze Natalizie dove più ti aggrada (sperando non in compagnia di un qualche mezzosangue o sanguesporco), purchè tu sia presente al Ballo che si terrà presso il Ministero della Magia in occasione della serata di Natale.
Confidando nel tuo buonsenso e sperando che in quella occasione tu non ci faccia sfigurare.
Alexander e Janet Richardson

Dopo aver finito di leggere, scoppiò a ridere istericamente. Ecco a cosa si riduceva tutto quanto: alla fama. E alla farsa.
Ai suoi nonni non importava assolutamente nulla di lui, l'unica cosa che importava, per loro, era mantenere il prestigio datogli dal loro nome. Del poter sbandierare come un trofeo il fatto di essere ancora dei purosangue, di poter avere un cognome prestigioso.
Che lui, Micah Price, il loro prezioso nipote purosangue, del quale si vantavano con gli amici per il profondo intelletto, non li facesse sfigurare. E ovviamente, che non frequentasse mezzosangue o sanguesporco.
"Oh! Se solo sapessero che non solo sono loro amico ma che sono fidanzato con una di loro!" Pensò, mentre la diretta interessata entrava nello scompartimento con un sorriso.
"Cosa c'è?" Chiese lei. Le bastava uno sguardo per capirlo.
Micah la attirò verso di sè per baciarla. "Te l'ho già detto che ti amo?"
Page gli allacciò le braccia dietro la nuca, sorridendo. "Sì e ti amo anch'io. Ma tu non mi hai ancora risposto."
Il Corvonero scosse la testa lentamente. "Niente di importante. Stavo solo pensando che... sarà divertente trascorrere le vacanze di Natale da te, nel bel mezzo del mondo babbano. Senza bacchette, senza magia... Chissà cosa direbbero loro, se solo lo venissero a sapere." Concluse mostrandole velocemente la lettera prima di appallottolarla e darle fuoco.

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20 Dicembre 2020, Espresso per Hogwarts


"Dan!" Protestò per l'ennesima volta Virginia, mentre il suo compagno d'infanzia continuava a farla muovere per il treno con una benda sopra agli occhi.
"Ferma! O andrai a sbattere contro la porta." La avvisò lui sghignazzando.
"Ma si può sapere dove mi stai portando, per Merlino?" Gli chiese per l'ennesima volta lei, mentre lo sentiva trafficare con la maniglia.
"Un po' di pazienza, Petronovik! Possibile che tu voglia sempre tutto subito?" La prese in giro per prendere tempo.

Doveva assolutamente aspettare gli altri, o la cosa non avrebbe mai funzionato.

"Voglio solo sapere dove sto andando.
" Gli rispose sbuffando lei.

In quel momento, per fortuna, la porta dietro di loro venne aperta da Lex, che senza dire assolutamente nulla - non voleva farsi sentire - gli fece cenno di entrare.
Daniel spinse quasi di peso Virginia dentro alla stanza, poi la porta venne chiusa di nuovo.
"Allora?" Chiese la Tassorosso in un tono semi minaccioso, mentre Milly Halliwell si portava una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere e rovinare così tutto.
"La pazienza è la virtù dei forti." Le rispose semplicemente lui.

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"Ma cos'è saltato in testa ad Elly e Jos?" Chiese Gabriela mentre si recava verso il vagone dei prefetti con Raphael, il suo gemello e Federica. "Una riunione sul treno di ritorno? Ma che senso ha?"
"Te l'ho detto" Le spiegò Raphael pazientemente. "Tassorosso ha due nuovi prefetti - che andranno a sostituire Jon e Water - e vogliono semplicemente dar loro il benvenuto con una piccola festicciola."
"Ma non ha senso! Non potevano farlo tra due settimane, al ritorno dalle vacanze? Sarebbe stato più logico!" Ripetè per l'ennesima volta lei.
Raphael alzò gli occhi al cielo. "Lo so, me l'avrai già ripetuto cinque volte Gaby. Eleonore è amica tua, non mia, quindi potresti chiederlo direttamente a lei il perchè anzichè tormentare me?"
"Lascia perdere Raph." Commentò Francisco divertito. "Mia sorella quando ci si mette può essere più testarda di un mulo. E comunque io su questa riunione ho qualche sospetto, perchè concordo con lei sulla sua illogicità, ma non esprimerò i miei dubbi ad alta voce per non fare figuracce." Commentò prima di spalancare la porta.

Erano arrivati davanti al vagone.

"Prima le signore." Commentò lui facendo un mezzo inchino e facendo così passare davanti a sè la gemella e Federica.
Nel momento in cui tutti e quattro misero piede nel vagone, Francisco notò che non tutti quelli presenti erano prefetti. Inoltre, con la coda dell'occhio, vide Daniel togliere una benda dagli occhi di Virginia ed Eleonore puntare la bacchetta verso l'alto, facendo così scendere un enorme cartellone.

Sopra c'era scritto a caratteri cubitali "BUON COMPLEANNO!"

Tre secondi dopo, tutti i presenti intonarono la solita canzoncina "Tanti auguri".

Il dubbio di Francisco venne così confermato.

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"Ma quindi di chi è il compleanno?" Chiese Caos scolandosi la terza burrobirra e guardandosi intorno come per cercare una qualche risposta.
"Oh
di un po' tutti." Gli rispose Brian allegramente, mentre sorseggiava del succo di zucca. "Oggi, il 20, compiono gli anni i gemelli Suarez, Francisco e Gabriela. Domani, il 21, li compie Diamante. E il 24 li compie Virginia. Così abbiamo pensato di fare una festa unica, visto che è l'ultima occasione per stare tutti insieme prima delle vacanze."
"Ma quanto siete bravi! Siete organizzatissimi! Io avrei fatto un disastro di sicuro." Commentò il Tassorosso.
"Ah non lo so, io ho eseguito solo gli ordini. Il piano è stato organizzato da altri, anche se non so esattamente da chi." Gli rispose il Corvonero in imbarazzo.
"E cosa hai fatto quindi?" Domandò Caos.
"Ho trasportato fin qui una parte del cibo. E' già tanto che non me lo sia mangiato per strada. Ahahahah!" Gli rispose Brian iniziando a ridere della sua stessa battuta. L'altro ragazzo lo seguì immediatamente.


Qualche tavolo più in là, Eleonore e Milly stavano ascoltando una Lex con gli occhi a cuoricino.
"E così mi ha portato nella Foresta, ci siamo entrambi trasformati - lo sapete che sono diventata un animagus apposta per lui no? - e abbiamo fatto una gara di velocità. Ho vinto io, anche se sono certa che in realtà mi abbia fatto vincere apposta, perchè Chris è troppo gentiluomo in queste cose. In ogni caso, quando siamo arrivati in una radura, mi ha fatto sdraiare sull'erba e poi..." Sospirò con aria sognante "Poi mi ha chiesto se volevo diventare la sua Luna!"
Mentre la Corvonero sorrise divertita - se lo aspettava che prima o poi alla sua amica sarebbe arrivata quella richiesta - la Grifondoro fece una faccia perplessa. "Ehm... cioè?" Chiese infatti.
"Significa che il capo branco dei licantropi - in questo caso Chris - mi ha accettata in toto come sua compagna, parificandomi a lui nella gerarchia. Significa che il suo branco è diventato anche il mio e perciò tutti i licantropi sono diventati la mia famiglia. E significa anche che, dal giorno in cui ho accettato, ho assunto dei doveri verso di loro." Spiegò Lex con voce seria prima di aggiungere "Non la trovate anche voi una cosa estremamente romantica?"
"Sono felicissima per te Lex." Le rispose Eleonore. "Anche se questo significa che non verrai al ballo di Natale del Ministero, giusto?" Chiese poi ricordandosene all'improvviso.
La Serpeverde scosse la testa. "No, questo Natale si torna in seno al branco!" Esclamò felice alzando un pugno in aria.

"Che succede qui?" Chiese una voce allegra raggiungendole.
Milly si girò con un sorriso verso Alex. "Niente di che, chiacchere tra donne." Gli rispose con leggerezza.
L'uscita ad Hogsmeade era andata bene e da quel giorno avevano iniziato a farsi vedere sempre più spesso in giro insieme per Hogwarts.
Non erano ancora una coppia perchè loro stessi volevano trascorrere le vacanze tranquillamente, per vedere come la lontananza avrebbe influito su quel rapporto appena nato, ma di sicuro non erano amici. Quella fase era già stata superata.
"Allora cosa farai per Natale esattamente?" Chiese lui porgendole un bicchiere pieno di sidro. Era arrivato fin lì con due calici. "Spero che ti piaccia." Aggiunse poi. "Sono andato un po' a caso."
Milly bevve una leggera sorsata, prima di esclamare "Sidro di mele, ci hai azzeccato in pieno! Lo adoro! In ogni caso per Natale starò semplicemente a casa con i miei genitori e le mie due sorelle. Niente di che, ma è bello stare in famiglia ogni tanto."
"E' più o meno quello che farò anch'io. E soprattutto dovrò badare a mia sorella Jennifer, che ha dieci anni ed è una peste." 
Milly stava per rispondergli che anche sua sorella Jane aveva dieci anni e che era a sua volta una combinaguai, quando la voce di Caos li raggiunse.
"Ragazzi, guardate un po' in alto! Avete del vischio sulla testa! E sapete cosa vuol dire no?" Esclamò con voce allegra.
Alex gettò un'occhiata veloce sopra di lui, solo per vedere che il Tassorosso aveva ragione. Poi si chinò su Milly. "Lo vuole la tradizione." Si giustificò, prima di darle un leggerissimo bacio.

Alcuni presenti in sala fischiarono.



Quando i fischi terminarono, Joseph si schiarì la voce per attirare l'attenzione. "
RAGAZZI! Io ed Eleonore dobbiamo dirvi una cosa!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Per farsi vedere meglio salì anche su una sedia.
"Vi sposate?" Chiese Michelangelo sghignazzando.
"Non esiste proprio!" Gli rispose velocemente Daniel, facendo scoppiare a ridere tutti.
"Come avrate ormai capito tutti Mic, io ed Elly non ci sposiamo altrimenti Daniel mi ammazza." Gli rispose Joseph facendo scoppiare di nuovo a ridere tutti. Aspettò qualche secondo prima di riprendere a parlare, aspettando che la risata si spegnesse. "Chiarito questo dubbio, vorrei che faceste tutti un grosso applauso a Virginia Sophia Petronovik e a Fabian James Martin che a seguito della nomina da parte della Preside sono diventati i nuovi prefetti del sesto anno dei Tassorosso: assumeranno l'incarico a tempo pieno appena torneremo a scuola!" Concluse battendo le mani e facendo scoppiare l'applauso.

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Portland, casa di Monroe

"Quindi... quindi mi stai dicendo che esiste un mondo magico? Che esistono maghi, streghe, scope volanti, bacchette magiche e tutto il resto?" Chiese sconvolto il detective Burkhardt non potendo credere alle sue orecchie.
Da quando sua zia Marie gli aveva comunicato che lui, Nick, era un Grimm, la sua vita era inevitabilmente cambiata. Ma che esistesse addirittura un altro mondo, un mondo magico e nascosto, dove chiunque poteva agitare semplicemente un bastoncino di legno per far accadere le cose più impensabili, a quello proprio non aveva mai pensato. Ma a quanto pare doveva fare i conti con quella nuova realtà.
"Sì, esiste." Confermò la ragazza seduta sul divano accanto a lui. "E dovresti farne parte anche tu, visto che sei un Grimm. Non riesco proprio a capire per quale motivo tu sia un inutile babbano."

 Che la magia fosse scomparsa in quei tre secoli in cui era rimasta sepolta?

"Babbano?" Chiese Nick, facendo finta di non cogliere l'aggettivo legato ad esso 'inutile'.
"Uno privo di poteri magici." Spiegò velocemente lei. "Cosa strana, ma a quanto pare non rara in quest'epoca. Anche lei" E qui la ragazza indicò se stessa "è completamente priva di poteri magici. Eppure è una Grimm, o il suo sangue non avrebbe potuto aprire la gabbia e io non avrei potuto impossessarmi del suo corpo." Alle facce sconvolte dei tre, aggiunse borbottando. "Non avrebbe potuto comunque, non avendo magia che scorre nelle sue vene, ma a quello ci penserò poi. Magari nel tempo avete inventato una tecnologia che compensa la magia!" Ragionò di nuovo a voce alta, ripensando a quello strano macchinario che avevano usato per portarla fin lì. Le 'altonobili' o come Merlino si chiamavano.

Ma le ultime parole non furono recepite da nessuno. Si erano fermati prima. "Lei chi? In che senso ti sei impossessata del suo corpo?"

"Oh già, voi questo non potete saperlo." Borbottò lei cercando di mantenere la calma. Si trovava in una situazione paradossale, ma se lui, quel Nick, era davvero un suo discendente, non poteva far altro che aggiornarlo e sperare che la aiutasse a portare a termine il suo compito.
Anche se il fatto che si trattava di un babbano complicava sicuramente tutto.
"Al momento sono una specie di parassita." Iniziò a spiegare. "Il corpo che voi vedete, non è il mio. Questa ragazza, Emily, al momento è... come dire?... le ho dato una magica botta in testa e ho attivato la mia anima dentro al suo corpo. Ovviamente è viva - non farei mai del male al sangue del mio sangue - e le mie intenzioni, quando ho attivato la gabbia per Rivus, erano farmi restituire un corpo che fosse solo mio, una volta liberata. Ma se il mondo magico non esiste più e tutti i miei discendenti sono babbani... allora dobbiamo trovare un'altra soluzione e in fretta. Un corpo solo non è adatto ad ospitare due anime e, se lo fa, deperisce più in fretta. Ma non posso abbandonarlo se prima non trovo un modo per restare qui e distruggere Rivus e la sua razza una volta per tutte. Solo Merlino sa cosa ho dovuto passare in quella gabbia in tutti questi secoli!"

Mentre vedeva Nick nascondersi completamente la faccia con le mani - ci avrebbe scommesso la casa che in quel momento il suo amico Detective aveva un enorme mal di testa - Monroe piegò la testa di lato, indeciso se crederle o se considerare ogni cosa detta da lei semplicemente come le farneticazioni di una pazza. In ogni caso era una pazza da non fare arrabbiare. Ci avrebbe messo due secondi a spezzargli il collo. "Se non sei Emily Blackwood... chi sei?" Chiese alla fine. Magari era solo una Grimm che soffriva di disturbo bipolare. O che magari era diventata pazza dopo tutto quello che aveva passato.

"Sono Crimilde Grimm." Rispose lei tranquillamente. "E Monroe? Ti chiami così giusto? ... Non sono pazza. Ma su una cosa hai ragione: ci metterei due secondi a spezzarti il collo. Quindi bada a come parli... o a quello che pensi!"

notte tra il 20 e il 21 Dicembre 2020, Londra babbana

Anastasia si svegliò di soprassalto, con il cuore che le batteva impazzito nel petto.
Senza perdere tempo, si infilò le ciabatte e si precipitò in cucina. Lì afferrò un foglio di pergamena e una boccetta di inchiostro, poi iniziò a trascrivere ogni dettaglio del suo sogno.
Stava scrivendo in tutta fretta, quando la porta dietro di lei si aprì all'improvviso, facendola sobbalzare. "Ani cosa stai facendo?" Chiese suo padre con voce assonnata.
La hexenbiest nascose velocemente il foglio: non voleva che suo padre venisse a sapere ciò che stava accadendo nel mondo magico. Si sarebbe inutilmente preoccupato. "Io... mi è venuta in mente una cosa per la scuola e per non dimenticarmela l'ho scritta subito." Disse alla fine. In fondo, era una mezza verità. Poi, addolcendo il tono, aggiunse con un sorriso. "Tranquillo papà, torna pure a dormire. Io arrivo subito."
"La mia streghetta studiosa! Neanche la notte riesce a dormire tranquilla!" Commentò l'uomo sorridendo. Le depositò un bacio sulla testa, poi, dopo averle augurato la buonanotte ed essersi raccomandato di non pensare sempre e solo allo studio, uscì dalla stanza.

Anastasia guardò il foglio che ancora aveva in mano, pensando velocemente a come agire. Lei non disponeva di un gufo. Ma doveva trovare un modo per contattare qualcuno della famiglia Grimm. E doveva farlo velocemente.

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Capitolo 20
*** 16 - Natale al Ministero ***


18 - Natale al Ministero
Chiedo scusa ma ho aggiunto un pezzettino in fondo (così compaiono anche coloro che non avevo inserito nella prima stesura del capitolo).

Le domande in fondo sono obbligatorie PER TUTTI.

E' molto probabile che dividerò questo capitolo in 3 parti (altrimenti diventerebbe infinito).

- Natale al Ministero - 




Notte tra il 
24 e il 25 Dicembre 2020, Londra, Ministero della Magia




Una figura incappucciata avanzò nella notte.
Si muoveva con sicurezza, senza esitazione, come se il posto in cui si trovava non avesse segreti per lei. E forse era davvero così.
O forse era solo molto brava ad orientarsi. O forse si trattava solo di una totale fiducia nelle proprie capacità.

Si arrestò di colpo, sentendo dei passi venire nella sua direzione. 
Rimase completamente immobile, nascosta dal e nel buio. 
Era totalmente disillusa perciò nessuno avrebbe potuto vederla - o sentirla, dato l'incantesimo silenziante che aveva scagliato. Erano incantesimi troppo potenti per essere intercettati, o anche solo percepiti.

Due Auror le passarono accanto chiacchierando, senza notarla minimamente. Soltanto uno dei due, quando fu a pochi centimetri di distanza, si voltò nella sua direzione. 
Fissò per qualche secondo il punto esatto dove si trovava, poi, come risvegliatosi di colpo, scosse la testa borbottando "Me lo sarò sognato."
Tre secondi dopo, erano entrambi scomparsi in fondo al corridoio.

La figura sorrise prima di ricominciare ad avanzare a passo svelto. Per un breve attimo, aveva creduto che davvero quell'Auror l'avesse percepita. 
Schiantarli o ucciderli non sarebbe stato di certo un problema, ma avrebbe attirato delle domande. Cosa che voleva assolutamente evitare.Doveva tutto filare liscio. Doveva assolutamente funzionare.

Quando giunse a destinazione - una sala circolare che si trovava nell'esatto centro del Ministero - ghignò soddisfatta. 
Estrasse la bacchetta, la puntò verso l'alto e poi - con voce chiara e limpida, ma che solo lei era in grado di sentire - iniziò a decantare una formula arcaica e dimenticata. 
Una serie infinita di cerchi iniziò ad espandersi dalla bacchetta, allargandosi sempre di più e finendo per circondare prima l'intero Ministero e poi l'intera Londra. 
Quando reputò di avere compiuto completamente il proprio dovere, la figura interruppe l'incantesimo sorridendo. 

Era fatta. 

Tutti gli allarmi e le misure di sicurezza del Ministero della Magia erano stati disattivati. Il richiamo era stato inviato. L'attacco sarebbe presto partito. 

E nessuno se n'era accorto.

Poi, di punto di bianco, scomparve nel nulla.


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25 Dicembre 2020, Londra, Ministero della Magia


Caos Pagano Image and video hosting by TinyPic


"... quindi non ti devi togliere per nessun motivo, e ripeto NESSUNO, le scarpe."
"Sì zia." 
"La cravatta deve rimanere allacciata come te l'ho messa io..."
"Sì zia."
"... così come la camicia."
"Sì zia"
"I pantaloni non vanno tirati sù e neanche accorciati in qualsiasi modo ti possa venire in mente."
"Sì zia"
Althea Pagano interruppe le raccomandazioni per qualche secondo, solo per vedere il nipote continuare a borbottare in automatico un altro "Sì zia!". Peccato che lei non avesse detto assolutamente nulla.

Si trovavano entrambi fuori dalla porta che li avrebbe condotti nella Sala dei Ricevimenti, la stanza più grande ed accogliente dell'intero Ministero, dove spesso si usava dare feste.

Per un attimo, un leggero sorriso le increspò le labbra, mentre chiedeva dubbiosa "Caos hai almeno capito una parola di quello che ti ho detto?"
"Sì zia" 
La donna alzò gli occhi al cielo. Avrebbe scommesso tutti i suoi averi, casa compresa, per l'esatto contrario. "Farò finta di crederci." Commentò alla fine, prima di sentire la voce del nipote ripetere l'ennesimo "Sì zia." 

Sarebbe stato di sicuro un disastro. Già lo vedeva suo nipote girare con aria svagata per la stanza con le scarpe in mano. 

Quando fu sicuro che Althea non avrebbe aggiunto nient'altro, Caos allungò un braccio per richiamarla. "Mi spieghi perchè è necessaria questa tortura?" Chiese mentre l'altra mano, frenetica, iniziava già a giocherellare con la cravatta.
La donna alzò gli occhi al cielo. "Perchè io e tuo padre lavoriamo entrambi per il Ministero della Magia Inglese, adesso, e siamo stati invitati a questa festa. Sarebbe molto poco carino non andare. Quindi, per favore, cerca di limitare certi comportamenti che la gente potrebbe ritenere assurdi..." Spiegò paziente, appoggiando una mano su quella del nipote, per impedirgli di slacciare il farfallino. "E magari, se la serata lo permette, cerca di farmi conoscere Eleonore Grimm. Mi piacerebbe molto vedere com'è cresciuta la figlia di Lis." Gli ripetè per la centesima volta nell'arco della serata.
"Sì zia."

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"Sei sicura che ai tuoi zii non dia fastidio che stasera ci sia anch'io?" Chiese Federica per l'ennesima volta a Gabriela, mentre questa si dirigeva con passo sicuro verso la destinazione. I loro tacchi rimbombavano per il corridoio.
"Assolutamente sì!" Rispose lei allegramente "Sei nostra ospite per queste feste, perciò dove andiamo noi vieni anche tu. Dovevo per caso lasciarti al Maniero da sola, la notte di Natale?" Chiese poi in tono ironico. "E allo zio non interessa. A lui essersi procurato sei inviti anzichè cinque non è cambiato nulla." Concluse.

Le due ragazze si erano aiutate a vicenda quella sera, per cercare di vestirsi e truccarsi al meglio. Ci avevano messo un po', ma il risultato l'avevano ottenuto eccome, a giudicare dalla faccia estasiata di Raphael, che stava aspettando la Suarez vicino alla porta. 
Gaby, allargando il sorriso, gli corse incontro, per quanto le fosse possibile fare ciò, tra vestito e tacchi come impedimenti. 
Il Serpeverde allungò una mano, ma la fece rimanere sospesa a mezz'aria, come per chiederle il permesso di sfiorarla. 
"Non mi toccare il volto o rovinerai il trucco!" Lo riprese infatti lei in tono scherzoso.
"Posso almeno baciarti?" Chiese a quel punto lui.
La Grifondoro sorrise prima di rispondere con "Sì, direi che almeno quello puoi farlo. Ritieniti fortunato, c'è gente che pagherebbe oro per essere al tuo posto!" Concluso il discorsetto, gli allacciò le braccia al collo e lo anticipò.
Federica, capendo di essere di troppo, sgusciò dietro di loro, entrando nella stanza per cercare Francisco.

Raphael, quando si staccarono, spalancò la porta con la mano prima di esclamare "Meglio che entriamo subito, o ci metterò due secondi a trascinarti in un posto appartato. Dopo di te!"

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 Image and video hosting by TinyPic Eleonore Grimm e Hansel Black - Grimm Image and video hosting by TinyPic


Daniel ed Eleonore si stavano baciando in un punto appartato della Sala, abbastanza nascosti dalla folla, quando vennero interrotti da Hansel, che schiarì la voce un paio di volte. 
"Buonasera!" Iniziò con un tono di voce angelico "Mi duole alquanto interrompervi, ma sono costretto ad informarvi che stanno arrivando." Non ebbe bisogno di specificare a chi si riferisse, entrambi capirono comunque. 
"Anche qui? Ma hanno intenzione di rendermi la vita impossibile?" Chiese la Corvonero con uno sbuffo. Poi, senza aspettare una risposta, si rivolse al fratello. "Che dovrei fare con questa gioiosa notizia?" 
Il ragazzo, con tono ancora più ironico, rispose "Andarli a salutare appena mettono piede nella stanza, tanto per cominciare." Davanti agli occhi strabuzzati della sorella, aggiunse "Elly, so che non ne sei minimamente capace, ma dovrai fingere di essere felice di rivederli dopo tanto tempo. E dovrai anche mettere in pratica l'occlumanzia che hai imparato in questi anni, perchè se vuoi proteggere tutti i tuoi amici Sondereith - compreso il tuo ragazzo - è meglio che nessuno di loro sappia che stile di vita conduciamo noi Grimm
 qui in Inghilterra." 
"Come fa a fingere di essere felice di rivederli se neanche quattro giorni fa ha schiantato Erik?" Intervenne a quel punto Daniel, incapace di trattenersi e aumentando la stretta attorno alla ragazza. 
Mossa che non sfuggì ad Hansel. "Daniel so che ami mia sorella - e fidati, lo apprezzo - ma non fare l'eroe per una stronzata. Potrai averla tutta per te per le vacanze di Natale e il resto dell'anno scolastico, ma stasera è meglio per tutti se fingete di non conoscervi proprio. In quanto a ciò che è successo in stazione" Continuò spostando lo sguardo su Eleonore "dirai che non ti eri accorta che si trattava di lui e hai reagito d'istinto. Insomma, mica ti fai baciare dal primo che capita! - L'hai schiantato, quindi non dovrebbe ricordarsi nulla di quello che gli hai detto dopo. - Per le vacanze invece io e papà abbiamo detto che sei dai Malfoy, i parenti di nostra madre, dei perfetti purosangue - ovviamente loro non sanno che Gabriela e Francisco esistono - ed è una scusa credibile visto che si trova lì anche Gretel. Per il resto, non credo che vorranno dare spettacolo proprio qui, alla sede del Ministero. Quindi presumo che non faranno nulla se vedranno in giro l'aura di qualche Sondereith." 
La Corvonero assottigliò gli occhi e incrociò le braccia al petto, in posizione minacciosa. "Spero che le tue previsioni siano corrette." Commentò "E se Erik prova a baciarmi di nuovo?" Chiese poi, quasi ringhiando.
Hansel cercò di soffocare le risate. Quella domanda se la aspettava dall'inizio. "Come gli abbiamo già chiarito io e papà nei giorni scorsi, le signorine di buona famiglia purosangue non vanno sfiorate 
mai prima del matrimonio, neanche per un bacio. Ed è stato per quello che ti sei arrabbiata con Erik, perchè ti abbiamo educata così. Detto da nostro padre suona molto ipocrita, lo so" commentò riferendosi a se stesso *"ma, allo stato attuale delle cose, sembrava la mossa più sensata."

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Micah si arrestò davanti alla porta, senza avere il coraggio di entrare. 
Si voltò verso Page, non sapendo neanche lui se per cercare la forza per restare oppure per fare dietrofront ed andarsene.
La ragazza si girò verso di lui, sorridendo incoraggiante. "Coraggio, tesoro, è soltanto una serata." Cercò di tranquillizzarlo.
"Dici così solo perchè non conosci i miei nonni materni." Rispose a denti stretti lui, iniziando a fare respiri sempre più profondi, per calmarsi e per non andare in iperventilazione. 
"Mi sono bastati i tuoi racconti. Ti credo in parola." Commentò la Corvonero, allacciandogli le braccia al collo e attirandolo verso di sè.

Quei quattro giorni lontano da tutti e, soprattutto, lontani dalla magia, erano stati un toccasana per Micah. 
Anne e Peter - i genitori di Page - l'avevano accolto in casa come un figlio e lui, dopo tantissimo tempo, aveva finalmente capito il motivo che spingeva la maggioranza dei suoi compagni di scuola a non voler restare al Castello per le vacanze di Natale. 
Era bello svegliarsi la mattina con l'aroma del caffè sparso per tutta casa, potersi muovere tranquillamente in pigiama per l'abitazione - la prima mattina erano scoppiati tutti a ridere quando si era presentato in cucina vestito di tutto punto - , il potersi vestire normalmente quando doveva uscire di casa (senza il pensiero di "Chissà cosa potrebbero pensare gli Smith se ti vedessero vestito così"). Senza dover mentire, fingendo di essere felice quando non lo era affatto. 
Un giorno Anne l'aveva trovato profondamente addormentato sul divano, crollato dopo la nottata passata con Page in giro per la festa del paese (altra grandissima novità per lui). E senza svegliarlo, si era limitata a tirar fuori una coperta. 
Se fosse accaduto un episodio del genere a casa, Micah sarebbe stato sicuramente svegliato a cinghiate.
C'erano stati anche degli episodi esileranti, come quando aveva provato a comunicare con il televisore, scambiandolo per un quadro parlante. Era rimasto per parecchi minuti lì davanti, aumentando man mano il tono di voce, credendo di avere a che fare con una persona solo molto sorda. Page aveva riso fino alle lacrime quando l'aveva trovato e per parecchi minuti era stata incapace di spiegargli alcunchè, soffocata e piegata in due dalle risate. Oppure la prima volta in cui aveva visto una lampadina in azione, scoprendo così l'esistenza della luce elettrica. Era rimasto per parecchi minuti attaccato al pulsante, sorprendendosi di come, ogni volta che lo spingeva, la luce si accendesse o spegnesse.

 "Posso farcela." Comunicò dopo qualche minuto, cercando di convincere anche se stesso. "Su andiamo, prima che io cambi idea!"


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Virginia Sophia Petronovik Image and video hosting by TinyPic


Virginia si fermò a metà scala per aspettare i suoi nonni, Lucilla e Oliver. Erano ormai anziani e facevano fatica a starle dietro. 
Sorridendo intenerita, tornò indietro e porse il braccio ad entrambi, mentre suo nonno protestava divertito "Guarda che non sono mica così rincoglionito!"
La Tassorosso alzò gli occhi al cielo, mentre Oliver ridacchiava della sua stessa battuta.

"Serve una mano?" Chiese Brian Hunt, appena comparso in cima alle scale.
"Brian!" Lo salutò lei, lasciando perdere suo nonno. "Anche tu qui?" Chiese gettando un'occhiata divertita all'abbigliamento dell'amico: lo smoking era perfetto. Peccato che indossasse le all stars. 
"Mia mamma lavora al Ministero." Spiegò lui avvicinandosi e porgendo il braccio a Lucilla, che lo accettò ridacchiando come una ragazzina.
"Chi altro c'è della scuola?" Chiese a quel punto Virginia, mentre continuava a salire le scale.
"Praticamente quasi tutti. I gemelli Suarez, i gemelli Hamato, Federica, Michael, Diamante, Robin" 
Iniziò ad elencare il Corvonero "Eleonoree Daniel..."
"Mi è sempre piaciuto quel ragazzo!" Lo interruppe Oliver. "Dopo lo andrò sicuramente a salutare!"
"Page, Micah e Caos." Concluse poi l'elenco Brian, facendo sbuffare Virginia.
"Oh no!" Borbottò tra sè. Forse un po' troppo rumorasamente.
"Chi Merlino è Caos?" Chiese infatti suo nonno, mentre la moglie lo riprendeva bonariamente "Maddai Oliver! E' il figlio di Ercole Pagano! Non ti ricordi che Virginia l'ha anche portato in giro per Hogsmede?"

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Diamante si staccò da Michael per girarsi verso Robin, che era quasi completamente appoggiata al muro. 
La ragazza stringeva i pugni con forza, con una presa talmente serrata da far diventare le nocche delle mani bianche.
"Ehy!" Esclamò dirigendosi verso di lei "Tutto bene?"

Robin scosse la testa, mentre cercava di cacciare quella brutta sensazione che aveva preso possesso di lei da qualche minuto. Aveva come lo stomaco chiuso e in nessun modo era riuscita a rilassarsi. E di sicuro non era dovuto a quello che aveva mangiato. 
Appoggiò la fronte alla parete, mentre cercava di cacciare il senso di nausea che avanzava prepotentemente in lei. 
Fece dei respiri profondi, per cercare di calmarsi. 
Provò a concentrarsi solo su una piccolissima parte di se stessa, sulla sua mente, come le aveva suggerito di fare Eleonore. Ma la confusione intorno a lei era troppa. C'erano troppe voci, troppi rumori, troppa musica. Non riusciva a visualizzare correttamente.

 "Ho un brutto presentimento." Riuscì solo a boccheggiare davanti allo sguardo sconvolto di Didi. 
Si portò le mani alle orecchie, mentre cadeva a terra, ranicchiandosi progressivamente su se stessa.

Poi lanciò un urlo talmente potente da rompere tutti i vetri delle finestre presenti nella stanza.

E tutti capirono che neanche il Ministero era più un luogo sicuro.

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Notte tra il 25 e il 26 Dicembre 2020, Campagna Londinese, Casa Martin


"Ragazzi, ma voi non sentite molto freddo?" Chiese Anastasia portandosi alle labbra la sua tazza di cioccolata calda e rabbrividendo.
Lei, Joseph, Milly e Alex si erano ritrovati tutti insieme a casa di Fabian, l'unico dei cinque ad avere una casa in piena campagna, abbastanza grande da poter ospitare sia loro che le loro famiglie.
Sapevano che la maggioranza dei loro compagni di scuola in quel momento si trovavano al Ministero, così avevano optato per radunarsi a loro volta in un unico posto, per passare la serata di Natale tutti insieme.
Una serata da "maghi babbani" come l'aveva risoprannominata scherzosamente Milly.
Così al contrario dei genitori, che si erano ritirati già tutti a dormire, loro erano rimasti nell'enorme salotto, impegnati tra chiacchere e giochi di società.

Forse fu una fortuna che si trovasssero tutti insieme in quel momento.

Mentre Joseph andava a controllare il caminetto, che però continuava a scoppiettare, Fabian, alle parole della Corvonero, si affacciò alla finestra, facendo scorrere le tende.

Non vide assolutamente nulla.  C'era troppa nebbia all'esterno.

"Ragazzi, temo che ci sia un problema qui. Un grosso problema. Tirate fuori le bacchette. Subito."
Fece appena in tempo a finire la frase, quando il fuoco e le luci si spensero di colpo. E tutta l'aria intorno a loro ghiacciò completamente.

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* 
per chi non se lo ricordasse, Talisia è rimasta incinta di Hansel prima del matrimonio con Brian e anche prima di raggiungere la maggiore età. Se volete saperne di più qui --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3412991&i=1 

E' corto, ma la divisione non poteva essere diversa 
(e anche perchè così non vi faccio rimanere troppo a bocca asciutta, visto che avrò un periodo incasinato).

Domanda 1: secondo voi chi è la figura misteriosa dell'inizio?

Domanda 2: in una situazione di pericolo, i vostri OC a chi darebbero la precedenza se si trovassero a dover scegliere a chi salvare la pelle, sapendo che, se non prenderanno una decisione alla svelta, finiranno per morire entrambi? Familiari o amore? --> MP (e spiegate anche il perchè della scelta: chi non risponde lo considererò come un autovoto di morte, così come chi non recensisce. Invece se mi dite "sacrificherebbe tizio" non considererò ciò come un voto contro di lui, quindi votate tranquilli! ;) E non vale la risposta "li salva entrambi perchè è in grado di farlo", nessuno è infallibile!)

es --> Eleonore darebbe la precedenza a Daniel o a Gretel? 

Si può anche decidere di sacrificare se stessi!

Domanda 3: cosa potrebbe portare il vostro OC alla "rottura" della relazione? Per quale motivo potrebbero litigare pesantemente? 


Detto questo, voglio tutto entro e non oltre QUESTO venerdì (22). Non aggiornerò prima del 27 perchè mi servono le risposte per andare avanti, sono incasinatissima con l'Università e ho 1000 altre cose da fare, ma questo non significa che potrete approfittarne (se no faccio una strage).

Dopo queste note inquietanti vi saluto.
Ciaoo!

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Capitolo 21
*** 16 bis - Attacco al Ministero ***


18 bis - Attacco al Ministero

Prima di lasciarvi alla lettura vi faccio una domanda generale: ma per quale motivo se io vi dico che i Dempiries sono creature nate dall'incrocio tra dissenatori e vampiri e se baso tutta la storia su di loro, poi, quando c'è nebbia fitta, mi chiedete se sono dissenatori? o.o

...

Vabbè, buona lettura! ;)
(Come al solito, ci vediamo in fondo per le domande!)


- Attacco al Ministero -

Notte tra i
l 25 e il 26 Dicembre 2020, Territorio del branco McTavish

"Tutto bene?" Chiese Chris, guardando Lex che continuava a fissare da qualche minuto la tazza che aveva tra le mani.
"Non lo so." Fu la risposta distratta della Serpeverde. Allungò l'oggetto che aveva in mano verso il fuoco, per cercare di avere a sua disposizione tutta l'illuminazione possibile.
"Chris... tu l'hai mai studiata divinazione?" Gli chiese dopo un po', attirando così anche l'attenzione di una buona parte del branco.
Jamie a quella domanda scoppiò a ridere, prima di essere bloccato da un'occhiataccia della ragazza. "Chris non è il tipo da credere in quelle cose." Si giustificò scuotendo la testa. Poi si ritirò in un angolino, capendo di aver appena perso un'occasione per tacere.
"So qualcosina, ma effettivamente - come ha detto Jamie - non ci credo." Rispose il capobranco in tono pacato.
"E alle sensazioni, a quelle ci credi?" Insistette lei.
Il moro a quel punto innarcò un sopracciglio. Tutte quelle domande iniziavano a preoccuparlo. Lex non era una che parlava a vanvera. Mai. "Amore" Iniziò avvicinandosi sempre di più. Quando la raggiunse accanto al fuoco si inginocchiò per essere alla sua altezza, per poterla guardare dritto negli occhi. "Cosa c'è?"
Quello che vide non gli piacque affatto. Era paura. E forse anche qualcosa in più. "E' tutta la sera che ho una strana sensazione alla bocca dello stomaco." Iniziò lei. "Mi sono fatta un the per cercare di calmarmi" Continuò, indicando i residui delle foglie che aveva usato "E invece ha solo peggiorato la situazione." Riuscì a concludere in un sussurro talmente debole che se Chris non le fosse stato a pochi centimetri non sarebbe stato capace di percepire.
La ragazza, dopo aver fatto passare qualche secondo di silenzio, girò la tazza verso di lui. "A me questo sembra inevitabilmente un gramo."

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Notte tra i
l 25 e il 26 Dicembre 2020, Londra, Ministero della Magia

Caos stava parlando con uno dei tanti dipendenti del Ministero del quale non si ricordava già più il nome, quando realizzò di trovarsi in una situazione di pericolo.
E agì d'istinto, senza pensare.
Essere il minore di cinque fratelli - tutti maschi - significava vivere in una grande famiglia e non essere mai privi d'affetto. Ma significava anche dover imparare prestissimo a sfruttare tutti i sensi, per cercare di evitare spiacevoli ripercussioni in caso di diatribe.
Per questo, ancora prima che il suo cervello elaborasse quanto effettivamente stava accadendo attorno a lui, la sua mano era già corsa alla bacchetta e la sua bocca elaborato la formula.
Fu così che Caos Pagano, appena realizzato il pericolo, evocò il suo orso.
Era talmente grosso che riempiva buona parte di quell'angolo di sala. Questo gli permise di mettersi temporaneamente al sicuro e osservare cosa gli stava accadendo intorno.

Si accorse così subito che Virginia - a pochi metri di distanza - era in difficoltà.
Era indietreggiata verso la parete, dopo aver messo entrambi i nonni dietro alla schiena e ignorava le proteste del nonno, che aveva a sua volta tirato fuori la bacchetta.
Il suo patronus - una fenice - lampeggiava di fronte a lei, ma sembrava molto debole. A tratti addirittura svaniva - prima di essere rievocato dalla creatrice, sempre più disperata - ingoiato dalle creature che a turno se ne nutrivano.
"Vai!" Ordinò all'orso, puntando la bacchetta verso di loro.
Il patronus partì con un feroce trotto, per poi artigliare il primo dei Dempiries. I tre demoni vennero temporaneamente scacciati via, vinti dalla semplice forza bruta.

In pochi secondi Caos li raggiunse.
"Grazie!" Esclamò Virginia riconoscente. 
"Tu pensa al fuoco, Ginevra, io penso al patronus." Le rispose facendole l'occhiolino. "Creiamo un cerchio attorno a noi e vediamo di non farli passare oltre, questi bastardi."

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Ogni mago era cresciuto con il mito dei Grimm, mentre ogni giovane babbano era cresciuto con le loro storie.
Ma nessun racconto, mago o babbano che fosse, poteva minimamente rendere giustizia a ciò che stava accadendo in quel momento nella sala.
Questo era ciò che stava pensando in quel momento Brian Hunt, osservando la scena con gli occhi sgranati.
Dopo che i Dempiries erano entrati al Ministero - come diavolo avevano fatto ad entrare nel luogo più protetto della Gran Bretagna? - la famiglia di cacciatori si era automaticamente stretta in una sorta di cerchio e aveva iniziato a lanciare verso quelle creature orrende una serie infinita di incantesimi.
Non solo i Dempiries non riuscivano ad irrompere dentro a quella postazione, ma stavano addirittura indietreggiando, attaccati da patroni mischiati a fiamme da tutti i lati.
Quando uno di loro però, gli volò sopra alla testa sfiorandolo appena - per pura fortuna non puntava a lui - Brian si riscosse.
Non poteva restare a guardare in eterno quello che faceva la famiglia Grimm.
Non doveva distrarsi: doveva badare a se stesso, difendersi e cercare i genitori. Sua madre di sicuro se la poteva cavare, ma suo padre era un babbano.
Si concentrò sul ricordo più felice che aveva - quando aveva conosciuto Caroline ad una gara di go kart - ed evocò velocemente il suo patronus, un ghepardo. Ricordava molto bene le parole del suo omonimo "Se siete da soli e avete a che fare con i Dempiries, preferite sempre il patronus alla fiamme".
Poi si tuffò nella folla, alla ricerca dei genitori.

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"Papà!" Sussurrò Eleonore, avvicinandosi a Brian ancora di più.
Il padre non le rispose, concentrato com'era. Da solo, ne stava tenendo a bada cinque.
Tuttavia, fece capire alla figlia che la stava comunque ascoltando con un breve cenno del capo.
E alla Corvonero tanto bastò. "Sono troppi. Se sono entrati al Ministero, significa che tutto l'edificio è sotto attacco. Per quanti ne possiamo respingere, ne arriveranno altri. O prendiamo misure radicali o non ne uscirà vivo nessuno."
Nel frattempo, con un colpo di bacchetta, sparò una fiammata che spaccò a metà il pavimento. Suo padre ne approfittò per lanciare il suo patronus all'interno del fuoco urlando contemporaneamente "SCUDI ALZATI E TUTTI GIU'!".
Senza tante cerimonie, afferrò la figlia per la vita, trascinandola a terra con lui.
Le due azioni congiunte crearono un'onda d'urto, che si espanse incontrollata per la stanza, facendola quasi esplodere.
Tutti i Dempiries che si trovavano lì vennero respinti fuori dal Ministero, trascinati dalla forza impetuosa dei due incantesimi.

"Cosa intendi con 'misura radicale'? Perchè è il momento migliore per attuarla." Commentò Brian mentre la aiutava a rialzarsi.
Eleonore non perse tempo a spiegare. Fissò il padre negli occhi, abbassando le difese, permettendogli di accedere alla sua mente.

"Andiamo."

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Diamante strinse la bacchetta con più forza, quasi artigliandola.
"ROBIN!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Ma forse neanche chi si trovava nelle vicinanze riuscì a sentirla. Fece fatica a sentirsi da sola. Aveva quel gran mal di testa... e si sentiva così debole.

La prima del loro gruppo ad essere attaccata era stata Robin. Non aveva neanche fatto in tempo ad evocare il proprio patronus o a fare qualsiasi altra cosa. Era già debole a causa dell'enorme urlo che aveva lanciato e con il quale aveva rotto ogni singolo vetro dell'edificio ed era una banshee - una Sondereith. Una preda molto appetibile per i Dempiries.
Perciò, appena entrati nella Sala, una decina di loro si erano immediatamente precipitati su di lei.
Diamante non la vedeva neanche più, circondata com'era da tutti quei demoni.
Aveva davvero provato ad aiutarla, evocando il proprio patronus, ma quel mal di testa non la abbandonava... anzi, aumentava continuamente. E ogni volta che evocava il suo patronus, diventava sempre più debole.

Ormai Diamante non si stava neanche più preoccupando di Robin. Faceva fatica anche a restare in piedi.

Mentre digrignava i denti per non svenire - ma tutto attorno a lei diventava sempre più confuso - udì una voce, quella di Michael, urlare "State lontano da lei!".
Poi ci fu un'esplosione di luce. Ma per Diamante tutto si fece nero.

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"Siamo fottuti." Commentò Raphael alzando davanti a sè il proprio patronus.
"Perchè?" Chiese Gabriela al suo fianco, aumentando l'intensità delle fiamme.
"Perchè ci siamo radunati tutti insieme qui." Completò Michelangelo, anche lui con la bacchetta spianata e un patronus danzante davanti a sè.
"E allora?" Domandò Federica, mentre si concentrava per mantenere il proprio patronus stabile.
Francisco e Gabriela avevano sfruttato i propri poteri per creare una barriera protettiva attorno a loro, dietro la quale si erano rifugiati in molti. Che avevano evocato velocemente i propri patroni per completare l'opera.

Quel semestre era stato pieno di eventi, soprattutto spiacevoli, ma se c'era una cosa che avevano imparato, era stato lavorare in gruppo. Aiutandosi l'un l'altro.

Dopo il cerchio creato dalla famiglia Grimm, il loro era il punto più protetto della Sala.
"E allora Fede..." Intervenne Daniel "Ti sei accorta che li stiamo attirando verso di noi? Siamo due Elternteil, un metamorphomagus, una mezza vampira e due lupi mannari, tutti nello stesso punto. Praticamente un invito a nozze." Commentò ironicamente.
"Sempre se riescono a passare." Fu la risposta secca di Francisco. "Mi hanno già fregato una volta, non succederà di nuovo."

Dopo l'esplosione creata da Brian Grimm, ebbero modo di recuperare fiato per qualche minuto. Almeno finchè nella loro visuale non comparve proprio l'uomo, insieme alla figlia.
"Tutto bene?" Chiese Eleonore in generale. Poi si rivolse ai gemelli Suarez "Ho bisogno di voi due."
"Per fare cosa?" Domandò Gabriela con tono fiducioso. Se c'era una persona della quale si fidava completamente, quella era Eleonore Grimm.
"Siete in grado di creare fiamme che danneggino solo i Dempiries?" Chiese la Corvonero, calcando bene la parola 'solo'.
"Sì, certo." Le rispose Francisco senza neanche ragionarci sopra.
"Bene. Dobbiamo incendiare l'intero Ministero."

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Micah, appena sentito l'urlo di Brian, si buttò su Page per proteggerla.
L'
onda d'urto che seguì, unita all'esplosione, fu molto violenta. Ma erano entrambi svegli e con i riflessi pronti, grazie ai numerosi allenamenti di Quidditch.
Perciò riuscirono ad alzare gli scudi contemporaneamente, uscendo così indenni dalla situazione.
Poi si guardarono intorno.
Molte persone erano ancora a terra, rintronate a causa dello scoppio. Tra questi, c'erano anche i nonni di Micah.
Nonostante tutto, il Corvonero si sentì in obbligo di andare ad aiutarli. Così si precipitò nel punto dove Alexander e Janet erano caduti e, per prima cosa, tese la mano a sua nonna.
Ma il ringhio proveniente dall'uomo lo bloccò a metà. Aveva puntato i suoi occhi su Page, fissandola con cattiveria. "Chi diavolo è quella?" Chiese mentre si rimetteva in piedi con le sue sole forze.
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Page sarebbe morta all'istante.
Micah sentì la gola seccarsi, a quel punto.
Quella situazione era stata una delle poche in cui non aveva pensato, ma agito solo d'istinto. E così aveva messo nei guai non solo sè stesso, ma anche la sua fidanzata.
"
Ti sembra il momento? Il Ministero è sotto attacco e tu ti preoccupi di chi è lei?" Cercò di tergiversare.
Ma suo nonno non aveva intenzione di arrendersi. Neanche se in quella situazione i problemi erano ben altri. Non conosceva quella ragazza e quindi, di sicuro, non era una purosangue.

In quel momento, per lui contava solo quello: il buon nome dei Richardson - e quello dei Price - era in pericolo.

"Ti ho chiesto chi è, Micah!" Ululò lui puntando la bacchetta contro Page.
Il tempo sembrò congelarsi, mentre il Corvonero si era posizionato davanti alla fidanzata, con le braccia aperte, pronto anche a farle da scudo se fosse stato necessario. Non c'era bisogno di una risposta: la sua reazione l'aveva già fornita.
Micah stava comunque per rispondere, in un impeto totale di coraggio, che quella era la sua fidanzata, ma non fece in tempo.

Un'enorme fiammata si sprigionò dal nulla, circondando l'edificio.

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Notte tra il 25 e il 26 Dicembre 2020, Campagna Londinese, Casa Martin

"Dobbiamo svegliare le famiglie di tutti e andarcene!" Urlò Milly in preda al panico. Il suo volto sembrava quasi deformato, tra la paura e le deboli luci delle fiamme e dei patroni che avevano velocemente evocato.
"E dove Merlino vorresti andare? Siamo circondati!" Le rispose Fabian digrignando i denti. Era impanicato anche lui, ma cercava di restare lucido. C'erano parecchie vite in gioco, oltre la sua. E agitarsi non era la soluzione.
"Dobbiamo proteggere Anastasia." Si intromise Alex, cercando a sua volta di rimanere calmo. "Ricordate cos'ha detto Brian Grimm a lezione? Loro preferiscono i sondereith."
La diretta interessata rabbrividì a quelle parole. Aveva già passato un periodo molto lungo in coma. Non poteva succedere anche quello. Era un incubo. Avrebbe tanto voluto che fosse un incubo.
Senza ascoltare un'altra sillaba dei discorsi che i ragazzi si stavano scambiando, si precipitò per le scale.
Aveva perso sua madre, non poteva perdere anche suo padre. Non poteva. Le era bastato lo scenario che gli si era profilato davanti nella Camera, in quella maledetta trappola del diavolo che l'aveva condotta in coma. Non voleva vivere quella situazione di persona, dal vivo.
"Ani, aspetta! Dove vai?" La raggiunse la voce di Joseph.
Ma essendo la Corvonero sorda ai suoi richiami, al Grifondoro non rimase altro da fare se non correrle dietro. Peccato che entrambi dovettero arrestarsi a metà della scala, quando un'ombra si materializzò dal nulla, puntando un artiglio dritto sulla veggente.
"ANI!" Ululò Joseph.

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Domande della settimana (risposta obbligatoria entro il 28):

1) visto che tutto questo è già diviso in 3 capitoli, come volete che faccia passare il resto delle vacanze? Qualche capitolo di transizione (es Capodanno, epifania ecc) oppure li faccio tornare direttamente a scuola?

2) il finale è aperto: secondo voi chi è morto?
Ps: io ho già pronto il prossimo capitolo, quindi meno tempo ci mettete a rispondere e recensire, meno tempo ci metto a pubblicare ;)

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Capitolo 22
*** 16 ter - Sconfitta ***


18 ter - Sconfitta
Mi scuso con voi: il capitolo sarà poco concentrato sui vostri personaggi e molto di più sui miei (soprattutto su Brian), ma è abbastanza fondamentale per la storia. Ho "chiuso" le situazioni in sospeso diciamo.
Forse ho messo molta carne al fuoco, ma la tensione accumulata era troppa: dovevo farli un po' sfogare.
Tutti quelli che non compaiono sono salvi.

Ci vediamo in fondo per le domande! ;)


- Sconfitta - 



Notte tra i
l 25 e il 26 Dicembre 2020, Casa Martin



"Ani, aspetta! Dove vai?"  
Dal momento che la Corvonero era sorda ai suoi richiami, Joseph le corse dietro. Ma entrambi dovettero arrestarsi a metà scala, quando un'ombra si materializzò dal nulla, puntando un artiglio dritto sulla veggente. 
"ANI!" Ululò Joseph spedendo il proprio patronus contro il Dempieres.
Anastasia si piegò su se stessa, permettendo così al Golden Retriever di saltare direttamente sul demone per azzannarlo. Per un solo attimo, per un breve e folle momento pensò che fosse tutto finito.
Ma capì subito che c'era qualcosa che non andava quando vide il patronus di Joseph scomparire di colpo.
Si girò su se stessa, cercando di capire la ragione. E ciò che vide la fece urlare terrorizzata.
Joseph era in piedi sulla scala, con gli occhi sbarrati e i lineamenti trasfigurati, mentre un enorme e grosso artiglio sbucava dal suo stomaco, trapassandolo completamente. Una leggera nebbiolina lo avvolgeva.
"NO!"
L'artiglio si ritirò e il Caposcuola cadde dalle scale, trapassando il corpo incorporeo del demone, che si accinse a fare la stessa cosa anche con la Corvonero.
All'improvviso però, un enorme boato, insieme ad una esplosione di luce, attraversò la stanza, illuminando la notte a giorno. Ed entrambi i Dempiries vennero buttati fuori.


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Notte tra i
l 25 e il 26 Dicembre 2020, Ministero della Magia



Essendo cadute tutte le protezioni che circondavano il Ministero, su di esso era ormai possibile effettuare ogni tipo di incantesimo.
Per questo motivo Brian Grimm, dopo aver afferrato per il polso i gemelli Suarez, li fece smaterializzare direttamente sul tetto dell'edificio.
Non si capiva neanche come avesse fatto, tre secondi dopo che sua figlia gli aveva spiegato quale fosse l'unica soluzione possibile, ad aver già appostato ogni singolo Auror nel punto strategico previsto. Fatto sta che c'era riuscito.
Francisco e Gabriela si scambiarono uno sguardo d'intesa, mentre l'uomo dietro di loro li osservava con le braccia incrociate. Poi, dopo aver annuito per darsi coraggio a vicenda, alzarono contemporaneamente il braccio.

Le fiamme si innalzarono maestose verso il cielo.

Pochi secondi dopo, tanti puntini argentati - i patroni evocati dagli Auror - raggiunsero l'incendio.
Anche Brian puntò la bacchetta verso il tutto "SOLARIUM" urlò con voce limpida. Era un incantesimo di sua invenzione, che aveva creato nelle ultime settimane. Chissà cosa avrebbe potuto scatenare.
L'effetto combinato dei tre incantesimi creò un'onda d'urto, esattamente come quella che aveva realizzato con sua figlia pochi minuti prima. Ma infinitamente più 
grande. E infinitamente più potente.

L'onda si espanse per l'intera Londra, provocando un enorme boato, mentre la notte veniva completamente illuminata a giorno.

Una volta concluso tutto, l'uomo annuì soddisfatto. "Ottimo lavoro ragazzi. Ci metteranno un bel po' a tornare."
Gabriela sgranò gli occhi, mentre boccheggiava a causa dell'enorme sforzo al quale era appena stata sottoposta. "Gra... grazie." Riuscì a formulare alla fine. Il padre di Eleonore non faceva complimenti molto spesso.
Poi l'uomo riafferrò i due gemelli per rimaterializzarsi nella Sala delle Feste. "Andate a riposa..." Iniziò a dire, senza però riuscire a completare la frase come avrebbe voluto.
Il respiro gli si mozzò in gola, mentre faceva vagare gli occhi azzurri per la stanza, nella stessa direzione dove erano puntati gli sguardi di molti curiosi. "NO!"
La scena che si parò davanti a lui lo lasciò boccheggiante e senza fiato, terrorizzato.

Avrebbe preferito un nuovo attacco a sorpresa dei Dempiries, piuttosto che quello.


"Oh per Merlino!" Fece eco, dietro di lui, la voce di Francisco.

Sua figlia Eleonore era in mezzo alla stanza, con le braccia aperte, posizionata davanti ad almeno una decina di studenti, tra i quali Brian riconobbe facilmente Daniel, i gemelli Hamato e la Daylerk, sporca di sangue. Tutti Sondereith. Tutti con la bacchetta di Jakob Grimm puntata addosso.

"Eleonore togliti." Le stava ringhiando in quel momento contro l'uomo. "Sei mia nipote, non voglio farti del male."
"No."
"Che razza di storia è questa?" Sbraitò lui in risposta.
"Una storia diversa rispetto a quella che vuoi scrivere tu." Affermò decisa.
"Ma sono Sondereith quelli che stai proteggendo! E' una mezza vampira quella sporca di sangue!"
"Due Sondereith sono quelli che hanno appena parato il culo a tutti e il sangue sulla mezza vampira è quello di chi ha appena salvato!" Perse a quel punto la pazienza la Corvonero, iniziando ad urlare a sua volta. "Non sono solo Sondereith, sono persone! Sono miei compagni di scuola, sono miei amici! Come puoi volerli uccidere solo a causa del sangue che gli scorre nelle vene?"

Buona parte dei presenti fissava la scena a bocca aperta, non sapendo cosa fare, come reagire.
I Grimm erano stati per secoli il terrore dell'Europa e al contempo un faro per la sicurezza. E le questioni interne le avevano sempre risolte privatamente, mai davanti ad un pubblico.
Vedere due membri della stessa famiglia attaccarsi reciprocamente, come due leoni in gabbia, lasciava molti membri della società magica completamente spiazzati.

"Vuoi ucciderli proprio qui, al Ministero? Davanti ad una cinquantina di testimoni?" Continuò lei imperterrita, aumentando man mano il tono della voce. "Alcuni di loro sono anche membri di famiglie nobilissime e antichissime, oltre che purosangue! Vuoi davvero ucciderli, in uno Stato che non è neanche il tuo? Vuoi davvero inimicarti tutte le loro famiglie? Cosa vuoi fare, ammazzarli senza pietà come hai fatto con mia madre?"

Più Eleonore parlava, più la rabbia deformava i lineamenti di Jakob.
Ormai stava ringhiando, mentre delle scintille uscivano sempre più spesso dalla sua bacchetta, che non puntava più verso i Sondereith, ma verso la ragazza.
Il punto di rottura fu segnato da Gretel che, nel silenzio più assoluto che si era venuto a creare, decise di raggiungere la sorella.
Per schierarsi al suo fianco.
"Gretel no!"

E Jakob perse la testa.

Fu talmente veloce che quasi nessuno lo vide agire. Nessuno, tranne Brian.
Un millesimo di secondo prima stava osservando la scena, attonito quanto tutti gli altri. E un millesimo di secondo dopo era davanti alle figlie, con lo scudo alzato. Pronto a proteggerle.
"Tu non le tocchi! Non stavolta, non loro."

Il momento in cui l'incantesimo del primo andò ad infrangersi contro lo scudo del secondo, segnò l'inizio del duello.

Tra i due uomini c'erano troppi rancori, troppo astio, troppe cose non dette. Troppe accuse, troppe poche difese, troppa rabbia. Perciò bastò quella miccia, per scatenare l'incendio.

Hai ucciso mia moglie.
Non sono stato io, è stato un lupo mannaro.
Mi hai costretto a risposarmi quando non volevo.
Era la cosa giusta da fare.
Io l'amavo e tu me l'hai tolta, solo per perseguire un tuo ideale.
Non hai rispettato i patti.
Hai ucciso mia moglie.
Non mi toglierai anche loro.



Jakob, evitato uno zampillio viola per un pelo, puntò la bacchetta al pavimento.
Tutte le piastrelle si sollevarono, raggiungendo Brian, che non solo le evitò, ma le fece esplodere in milioni di schegge che, dopo aver formato una unica enorme freccia, si precipitarono addosso al suo avversario. A pochi centimetri da lui però, vennero trasfigurate in fiamme, che ritornarono di corsa verso il nipote.
Brian, con una torsione del polso, le tramutò in acqua, e un'unica onda si sfracellò al suolo, inondando completamente la sala e schizzando buona parte degli spettatori.
Quasi contemporaneamente, balzarono entrambi di lato, mentre due fasci di luce colorata - di colori diversi - tentavano di sorprenderli alle spalle. Le scintille si scontrarono a mezz'aria, provocando l'ennesima esplosione della serata.



Eleonore assisteva alla scena terrorizzata. Subito dopo l'inizio dello scontro, aveva spostato senza tante cerimonie la sorella dietro la schiena e le impediva di muoversi, immobilizzandola con una presa ferrea.
Mettersi davanti agli altri ragazzi era stata per lei la mossa più semplice da fare, non appena aveva visto l'attenzione di Jakob concentrarsi su di loro. Si era quasi sentita mancare, quando aveva visto lo sguardo del suo prozio fissare minacciosamente Daniel.
Ma se avesse saputo cosa il suo gesto avrebbe scatenato, avrebbe agito ugualmente allo stesso modo? Non lo sapeva.
Con la sua azione impulsiva, di fatto, aveva messo in pericolo ancora di più il suo ragazzo. E non solo lui. C'erano andati di mezzo anche sua sorella e suo padre. E lei si sentiva responsabile.
"Elly, non è colpa tua. Io ho agito come ritenevo giusto e papà e nonno dovevano darsele di santa ragione da troppo tempo. Sarebbe successo comunque, prima o poi." La riportò alla realtà la voce di Gretel.
Vista la presa della sorella, si era limitata ad abbracciarle la schiena, facendo perciò capolino da lì.
"Forse hai ragione, ma mi sento comunque responsabile."




Qualche metro più in là, Ariel si girò verso il marito, con espressione preoccupata in volto. "Hans, se qualcuno non li ferma, finiranno per ammazzarsi a vicenda... sono pur sempre i nostri padri!"
Hansel le passò un braccio intorno alle spalle, attirandola verso di sè.
La situazione non piaceva neanche a lui, ma in qualche modo sentiva che era necessaria. "Lasciamoli sfogare, almeno per un po'. Poi, se le cose peggiorano, interveniamo." Decise, depositandole un bacio sulla fronte. "Anche perchè, se qualcuno interviene in questo momento, rischia solo di rimanerci secco. Aspettiamo il momento più opportuno per agire. E poi..." Concluse guardandosi attorno "Non credo che il Ministero possa subire più danni di così." Cercò di alleggerire l'atmosfera.
Nonostante la situazione, vide sua moglie incurvare leggermente le labbra all'insù. "D'accordo. Ma quando sarà il momento, dovremo agire come fulmini. E sappi che le tue battute fanno davvero schifo."




Brian, con uno scatto veloce, evitò l'ennesimo incantesimo di Jakob, deviandolo verso la parete, che crollò all'istante. Di contro, contrattaccò con un altro incantesimo, che andò a segno, sfondando lo scudo che l'altro aveva velocemente evocato. Ma non si era accorto dell'ennesima scintilla colorata proveniente da dietro di lui, che lo sfiorò alla spalla destra, facendola sanguinare. Del sangue iniziò a colare anche dal naso dell'altro uomo, ma questo non rallentò lo scontro.
Li rese soltanto più inferociti e agguerriti.
Volevano entrambi velocizzare il duello, per poterselo aggiudicare. E ormai combattevano entrambi per uccidere.




"BASTA!" Urlò con limpidezza la voce di Hansel ad un certo punto, approfittando dell'unico momento in cui si erano buttati per terra a vicenda, avendo fatto fare ognuno all'altro un volo per aria di parecchi metri.
Data la situazione, con uno scatto fulmineo, disarmò entrambi, recuperando con un incantesimo d'appello le due bacchette.
Per rimarcare bene la propria posizione, si mise al centro dei due litiganti, con le braccia aperte, esattamente come aveva fatto sua sorella neanche mezz'ora prima. "Basta! Finirete per ammazzarvi a vicenda! E ci sono già stati abbastanza morti per stasera! DATEVI UNA CALMATA!"
Il suo intervento sembrò risvegliare di colpo anche tutti gli altri membri della famiglia Grimm - e non solo loro.
Jakob in un primo momento oppose resistenza, ma poi venne tirato per il mantello da Erik  - "No papà, Hans ha ragione. Basta." - e sembrò riprendere coscienza di se stesso e di dove si trovava.
Più o meno la stessa cosa stava succedendo anche dall'altra parte della sala, dove Brian veniva aiutato a rimettersi in piedi da Eleonore - che finalmente aveva lasciato andare Gretel.
Ma nessuna delle due riuscì ad impedire alla bocca dell'uomo di muoversi comunque. "VATTENE!"
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola all'indirizzo dello zio. "Vattene subito!" Ripetè "Sparisci dalla mia vista! Ti voglio fuori da casa mia e anche fuori dall'Inghilterra, adesso! Prova a minacciare di nuovo un solo membro della mia famiglia e te ne farò pentire amaramente! Alza la bacchetta di nuovo su uno dei miei figli e ti uccido! E se rivedo anche solo un tuo capello in zona, sarò io l'ultima cosa che sarai in grado di vedere!"

Erik dovette di nuovo trattenere per il mantello suo padre, aiutato da sua madre Willhelmina. "Jakob, per favore, calmati. Non voglio un altro James*. Torniamocene in Germania. Per ora è la cosa migliore."

Brian, dall'altra parte della stanza, si rivolse alle figlie con 
uno sguardo di fuoco "In quanto a voi due" Commentò facendole  sobbalzare entrambe, soprese "Vi rivoglio a casa con me per il resto delle vacanze. A partire da adesso. E non sono... ammesse... repliche." Concluse con tono rauco.

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Micah, appena uscito dall'edificio, appoggiò la giacca sulle spalle di Page, che stava rabbrividendo.
Probabilmente il freddo era l'ultima delle ragioni che la faceva tremare come una foglia, ma per gli altri motivi lui non aveva il potere di fare nulla. Se non restarle accanto.
Potevano solo farsi forza a vicenda.
La girò verso di sè, chiamandola dolcemente con un "Ehy".
La ragazza lo fissò per qualche secondo, con gli occhi appannati di lacrime. Poi lo abbracciò, iniziando a singhiozzare e nascondendo il volto nel suo petto. "Non è possibile... Non ci credo... Non di nuovo..." Riuscì solo a sussurrare tra un gemito e l'altro.
Il Corvonero non potè far altro che restare lì, immobile nella notte, ad abbracciare quella ragazza che, da quella sera, era diventata ormai l'unica sua famiglia.

Continuava ad accarezzarle dolcemente i capelli, quel caschetto nero del quale lei era sempre stata tanto orgogliosa, mentre nella sua mente si accavallavano le immagini dei corpi morti che aveva visto portare via dal Ministero.
E le parole sprezzanti che gli erano state rivolte da Alexander, poco prima di andarsene con Janet. "Sei diseredato."
"Molto bene." Aveva risposto lui, guardandolo dritto negli occhi, mentre per la prima volta la rabbia totale lo invadeva. Ma era una furia strana. Lucida e controllata. "Ma se mi diseredi devi consegnarmi subito tutto quello che i miei genitori mi hanno lasciato per testamento." Mai Micah si era rivolto con quel tono ai genitori di sua madre. Gli dava sempre del 'lei' o del 'voi'. Passare a dar loro del 'tu' era un segnale di quanto poco rispetto avesse per loro in quel momento. "Perchè non sei più tu il mio tutore legale." Aveva poi concluso.
Sapeva che quello, più di qualsiasi altra cosa al mondo, era ciò che preoccupava di più suo nonno. Più di metà dell'oro contenuto nella camera blindata alla Gringott apparteneva ai Price, non ai Richardson. Sarebbe stato un duro colpo per il vecchio.
"Ti faccio avere notizie dal mio magiavvocato. Non voglio più avere niente a che fare con te, nipote ingrato." Poi Alexander gli aveva voltato le spalle e si era smaterializzato. Fuori dal Ministero. E fuori dalla vita di Micah.

"Scusa" Lo riportò alla realtà la voce rotta di Page. "Io piango e tu mi consoli, quando dovrebbe essere il contrario... mi dispiace così tanto... sono sempre i tuoi nonni."
"Una tragedia nella tragedia vero?" Cercò di smorzare la tensione lui. La Corvonero scoppiò in una risatina acquosa. "Sarebbe dovuto succedere, prima o poi. E di cosa ti scusi? Loro mi hanno diseredato e disconosciuto, non tu."
"Ma sono stata io la causa di tutto..."
Micah le sollevò il mento con due dita, per poterla fissare dritto negli occhi. "Non dirlo, neanche per scherzo. Tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata."

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Brian stava per smaterializzarsi a casa, quando la sua strada venne bloccata da Kingsley.
Sospirando e alzando gli occhi al cielo, l'uomo si apprestò a ritardare il suo rientro. "Ministro, per favore." Iniziò passandosi una mano tra i capelli.

Un duello nel bel mezzo del Ministero della Magia. Lo sapeva anche lui di averla combinata grossa.


"Se vuole può anche arrestarmi, ma lo faccia domani mattina. Mi consegnerò io stesso. Adesso però voglio solo andare a casa e dormire per qualche ora."
Shakelbot, se non avesse avuto la morte nel cuore, avrebbe volentieri riso di fronte a quelle parole. "Un'intera squadra Auror non basterebbe per arrestarti, neanche adesso che sei esausto." Commentò mentre le sue labbra si curvavano leggermente all'insù. "E se avessero minacciato mio figlio avrei reagito allo stesso modo."
"E allora cosa...?"
"Sono penetrati nel Ministero, nel luogo che ritenevamo il più sicuro in assoluto." Lo interruppe l'altro. "Un episodio simile non accadeva da prima della Seconda Guerra Magica, quando fu Voldemort in persona a farlo. E in quel frangente avevamo le difese abbassate. Ciò che voglio capire è come sia stato possibile. L'incendio ha distrutto molto. Voglio ricostruire il Ministero, più bello - ma soprattutto - più potente ed impenetrabile di prima. Un Grimm mi è indispensabile."
Brian inclinò la testa, mentre con la mano destra soffocava uno sbadiglio. "Sarò molto felice di aiutarti in questo campo... ma da domani mattina. Adesso vorrei davvero riposarmi."
"Un'ultima domanda" Lo bloccò di nuovo il Ministro "L'idea dell'incendio... era tua?"
L'uomo riflettè un secondo prima di rispondere. Quando capì che non aveva davvero nulla da temere - non era una domanda per creare ripercussioni, ma solo di pura curiosità - il suo volto si aprì in un sorriso orgoglioso. "No, di mia figlia Eleonore."
Kingsley gli sorrise di rimando. "Probabilmente un altro Grimm che finirà nel corpo Auror..." Commentò "Vai a casa a dormire Brian. Ne riparliamo domattina." Lo congedò.
"Buonanotte" Gli rispose lui, senza riuscire a trattenere un ghigno. "Anche se  credo che per lei
non lo sarà. Come spiegherà ai babbani il motivo per cui Londra è illuminata a giorno, quando è da poco passata mezzanotte?" Senza aspettare una risposta, si smaterializzò.


Quando si materializzò nel salotto qualche secondo dopo, si lasciò cadere pesantemente sul divano, dove era radunata tutta la sua famiglia.
Eleonore era accoccolata in braccio ad Hansel, mentre sfogava le lacrime che aveva trattenuto tutta sera. Mentre Gretel stava litigando con Celia e Ariel. Le due sorelle volevano che la ragazzina andasse a dormire, ma lei si rifiutava.
Si zittirono tutte e tre di colpo quando l'uomo comparve. Anche Eleonore smise di singhiozzare, girando la testa verso di lui. "Papà!"
"Celia, Ariel, basta così. Se Gretel non vuole andare a dormire, che resti sveglia." Brontolò. Non aveva proprio voglia di litigare anche con la figlia minore. Poi si rivolse alla maggiore. "Mi spieghi cos'è successo? Due minuti prima mi chiedi aiuto per bruciare il Ministero e due minuti dopo ti ritrovo con Jakob che tenta di ammazzarti... Cosa diavolo è accaduto durante la mia assenza?" Soffiò irato.
"E' morta Robin." Iniziò lei, mentre i suoi occhi tornavano a luccicare. Un'altra studentessa morta. Un'altra sua amica morta.
"La Banshee?"
"Sì. E Diamante... credo si sia salvata al pelo, ma non ne sono sicura... E' quello che ha scatenato tutto." Continuò a spiegare la Corvonero, cercando di non piangere.
"La Eis Elternteil? In che senso?"
"I Dempiries l'hanno presa, come hanno preso Robin... Michael è intervenuto appena in tempo... Ma era come per Francisco... fredda, senza circolazione sanguigna, con i lineamenti trasfigurati... così Michael ha chiesto a Federica di fare la stessa cosa che ha fatto per Fran, per quello era sporca di sangue... e per quello Jakob è stato attirato... non ha fatto niente finchè ci sono stati gli Auror, ma appena hanno trasportato Mike e Didi al San Mungo... si è scatenato... Non potevo papà... non potevo lasciare che agisse... non potevo permettere che morisse qualcun altro... " Poi scoppiò di nuovo in singhiozzi.


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*
Furia Bianca, primo assist!

Domanda breve e indolore (insomma, si fa per dire!): siamo rimasti senza un Caposcuola!
Chi volete al suo posto? Eccovi la lista dei prefetti del settimo anno (non ho messo i prefetti di Corvonero per ovvi motivi, ma se volete avere un doppio Caposcuola di Corvonero ve li metto sotto a tutto):

- Francisco Suarez
- Daniel Freeman
- Michael Morris
- Caitriona (Lex) Freiser

--> MP (ogni autore ha a disposizione un solo voto e NON PUO' votare i propri OC)


Ecco i prefetti del settimo di Corvonero:
- Anastasia Davis
- Micah Price

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Capitolo 23
*** 17 - Riunioni di famiglia ***


18 - Riunioni di famiglia
Per i fan di GRIMM: nel capitolo ci sono SPOILER del finale della quarta stagione (anche se leggermente modificata)!

Giuro che è l'ultimo capitolo che pubblico senza la maggioranza dei vostri personaggi (nel prossimo torneranno ad essere loro i protagonisti)!


Ci vediamo in fondo per le domande! ;)



- Riunioni di famiglia - 


Luglio 1998
, Casa Tonks - Lupin



Narcissa Black avanzò verso la casa con passo tremante.
Nonostante solo pochi metri dividessero la staccionata bianca dalla porta, a lei quel percorso sembrò infinito. Quando finalmente raggiunse la meta, rimase per qualche minuto immobile, con la mano a mezz'aria, incapace di trovare la forza di bussare. Poi, tra sè e sè, pensò di potercela fare.
Aveva mentito a Lord Voldemort guardandolo dritto negli occhi, per Merlino! Doveva solo ritrovare un briciolo di quel coraggio per bussare.
E fu così che, finalmente, lo fece.
La donna che venne ad aprire dopo qualche minuto - con la bacchetta in mano - non aveva quasi nulla a che fare con l'immagine che le era rimasta.
Andromeda Black - Andromeda Tonks si corresse - era innegabilmente invecchiata. Molto. Forse anche di più di quello che sarebbe stato normale supporre.

La morte di un figlio ti distrugge l'anima. Te la consuma, corrodendoti dall'interno. Ti distrugge, molto di più di quanto non possa fare l'azione di cinquant'anni aggiunti ad un corpo tutti insieme e di colpo.

"Andy!" Boccheggiò, mentre il coraggio le veniva di nuovo a mancare. Aveva ancora la mano a mezz'aria, bloccata a metà nell'atto del bussare.

Andromeda Tonks non aveva perso solo la figlia in quella guerra. Aveva perso anche il marito. E il marito di sua figlia.

"Cissy." Sussurrò soltanto in risposta. Era sconvolta. Sua sorella era lì, davanti alla porta di casa, dopo anni - quanti esattamente? Non lo sapeva neanche lei... - che non si vedevano.

"Io..." Iniziò a parlare con voce tentennante la signora Malfoy. Ma poi sentì il coraggio mancarle. Chiuse la bocca e si voltò, intenzionata ad andarsene. A scappare, a fuggire il più lontano e velocemente possibile. Mentre una voce dentro di lei le urlava di essere una codarda.
"CISSY! ASPETTA!" La richiamò Andromeda, costringendola a fermarsi. E a voltarsi di nuovo. "Perchè non vieni dentro? Ti preparo una tazza di the... sei venuta fin qui." La invitò quasi supplicante.

Andromeda Black aveva perso tutto in quella guerra. Ma sua sorella era lì. Forse qualcosa poteva ancora recuperare.

Narcissa piegò le labbra in un leggerissimo sorriso. "D'accordo." Concesse alla fine. La donna di fronte a lei aveva ragione.
Era arrivata fin lì. Poteva andare fino in fondo.
Fu così che Narcissa Malfoy, per la prima volta in vita sua, entrò nella piccola casa di periferia della sorella.

"E' molto luminosa." Disse dopo un po', per rompere il silenzio che si era venuto a creare. Sicuramente molto più luminosa di casa sua, Malfoy Manor, dopo i pesanti tendaggi scuri facevano da padroni incontrastati.
"L'arredamento l'ha scelto Ted." Le rispose Andromeda, non riuscendo ad impedire ad una lacrima di scorrerle lungo la guancia. Suo marito era un lutto troppo recente per poterne parlare liberamente.
"Suonerebbe ipocrita, da parte mia, farti le condoglianze per lui e tua figlia?" Chiese a quel punto la minore con voce tremante. "Mi dispiace davvero per loro." Lo disse con voce tremante.
La maggiore si girò, bloccandosi nel bel mezzo del salotto, a fissarla.
"Posso crederti." Commentò dopo un po'. "Cissy, voglio essere onesta. Di là, in cucina, in questo momento, c'è Harry Potter. E' il padrino di mio nipote - Teddy Remus Lupin. Viene spesso qui, a trovarmi. E mi sta aiutando tanto. Tra le molte cose, mi ha raccontato cosa hai fatto per lui durante la battaglia finale. Se non fosse stato per te, per quello che sei stata disposta a fare - e a rischiare - probabilmente la Guerra si sarebbe conclusa in un modo completamente diverso. Ho perso mia figlia in questa Guerra. Ho perso mio marito. Ho perso mio genero. Ma posso crescere mio nipote in un mondo libero, lontano dai pregiudizi, dove non sarà guardato male solo perchè suo padre era un lupo mannaro. E questo anche grazie a te. Quindi sì, posso crederti se dici che ti dispiace. Se non la pensassi così, non saresti neanche venuta fin qui."

Narcissa deglutì e sbattè gli occhi un paio di volte per ingoiare le lacrime. "E credi... credi che in questo nuovo mondo potresti avere dello spazio, un posticino, anche per una sorella? ... Abbiamo tanto da dirci Meda e... e lo so che non possiamo aggiustare le cose dal giorno alla notte... ma..."
Andromeda non la lasciò concludere. Avanzò verso di lei con le braccia spalancate. E le sorelle Black si ritrovarono avvolte in un abbraccio, dopo tanto tempo. "C'è sempre posto per una sorella."

Si staccarono dopo parecchi minuti, attirate da un vagito. E si accorsero che Harry Potter le fissava con aria imbarazzata dalla porta della cucina, con un bambino con un ciuffo azzurro tra le braccia. Era uscito per capire cosa fosse successo alla signora Tonks, che non tornava da quando avevano bussato alla porta.
Aveva così sentito l'ultima parte della conversazione e aveva davvero provato ad andarsene, per lasciare alle due sorelle la giusta privacy. Ma Teddy aveva fatto il guastafeste, emettendo alcuni versetti tipici dei bambini, che avevano perciò attirato l'attenzione delle due donne.
"Io... scusate..." Borbottò a bassa voce, arrossendo.
Andromeda sorrise intenerita, allungando le braccia verso il piccolo. "Dammi Teddy, caro. Lo voglio presentare alla sua prozia."

Andromeda Black aveva perso quasi tutto in quella guerra. Quasi... Aveva suo nipote e un padrino che lo amava. E adesso anche sua sorella era lì. Poteva ricostruirsi una famiglia. Poteva tornare ad amare. E ad essere amata. *

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Portland, Fine dicembre 2020


"... e così, da circa cinque giorni, l'intera Londra è illuminata completamente a giorno, da un sole che - a quanto pare - non ne vuole sapere di tramontare. Inoltre, strane fiamme argentate continuano a bruciare per tutta la città, senza però distruggere nulla. Le persone hanno quasi iniziato ad abituarsi, mentre un nuovo sport sta prendendo piede nella capitale Britannica: 'salta il fuoco d'argento'. A quanto pare, anche chi non prende bene le misure, esce dalle fiamme illeso, giurando di aver percepito una grande felicità invaderlo e solo una minima scossa di calore. E' ufficiale: questo fuoco, di qualsiasi materiale sia composto, non brucia. Mentre il Governo continua a ripetere che si tratta solo di un esperimento scientifico molto avanzato ma che ogni cosa è sotto controllo, intere folle di curiosi e di scienziati continuano a riversarsi in città per..."

Crimilde Grimm guardò sconcertata quella enorme scatola piatta che le avevano insegnato a chiamare 'televisore'.
"NICK!" Urlò a gran voce, facendo accorrere l'uomo dalla stanza accanto. "Sì?"
"Com'è che si alza pure? Voglio ascoltare bene."
Il detective afferrò il telecomando, alzando il volume. La voce del conduttore televiso invase così la stanza.

"... ma sebbene il Governo continui a battere la strada dell'esperimento scientifico, ciò potrà forse spiegare il fuoco argentato, non ci certo il fatto che il sole non stia tramontando. Insomma, non siamo mica al Polo Nord dove si verifica l'Aurora Boreale! Attualmente, neanche la Comunità Scientifica sa dare una risposta univoca e certa. Invece, molti gruppi cattolici hanno ricollegato il fatto - verificatosi per la prima volta poco dopo la mezzanotte di Natale - ad un miracolo. Dichiarano che la fine del mondo è vicina e che l'Apocalisse sta arrivando..."


"Ma che razza di idioti! L'apocalisse! Figuriamoci!" Sbottò Crimilde, smettendo di ascoltare, mentre il suo sorriso si allargava man mano.
Nick Burkhardt inclinò la testa di lato, per osservarla bene. "Tu sai cosa sta succedendo a Londra?" Chiese con tono neutro. Non credeva che qualcosa avrebbe potuto più sorprenderlo. Non dopo tutto quello che gli era accaduto negli ultimi anni. E, soprattutto, non dopo che Crimilde Grimm - o Emily Blackwood - era entrata nella sua vita.
"Certo che lo so. La città è sotto incantesimo. Quel fuoco di cui parlano, quello argentato che non brucia, è scatenato da una formula che ho inventato io. Non riesco a capire la questione del Sole - potrebbe semplicemente essere un nuovo incantesimo che non conosco - ma al momento non mi interessa. Perchè se l'hanno lanciato, significa una sola cosa. Esistono ancora dei Grimm con poteri magici. E si trovano a Londra. Devo solo recarmi là e trovarli."
"E io verrò con te." Fu il commento dell'uomo.

Ormai voleva partecipare attivamente a quella storia che gli era capitata tra capo e collo.
Juliette e sua madre erano morte, Trubel se n'era andata da tempo. La resistenza aveva la figlia di Adalind e quest'ultima era sparita per andare a cercarla.** 
Monroe e Rosalee avevano la loro vita coniugale da portare avanti e forse, senza di lui, sarebbero anche stati più al sicuro. Hank ne sapeva ormai abbastanza per potersela cavare da solo.
Non aveva più nulla che lo legasse a Portland.
Quella poteva essere una buona scusa per ricominciare da capo. E se c'erano altri Grimm in giro, tanto valeva conoscerli.


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Villa Black - Grimm, Fine dicembre 2020

Image and video hosting by TinyPic Hansel Black - Grimm; Ariel Grimm Image and video hosting by TinyPic Gretel Grimm Image and video hosting by TinyPic  



Gretel bussò alla porta.
Dopo pochi secondi, percepì la voce del fratello invitarla ad entrare. Quando fece capolino, Hansel era seduto sul letto matrimoniale, con le gambe incrociate, mentre Ariel era appoggiata alla testiera, mezza avvolta in una coperta.
"Pulce!" Esclamarono contemporaneamente, mentre Hans batteva la mano sul materasso, in un chiaro invito a sedersi lì. "Cosa c'è?"
"E' vero?" Iniziò a chiedere lei, mentre si accomodava direttamente in braccio al fratello. "E' vero che state partendo per la Germania?"
"Sì tesoro, partiamo domani mattina." Le rispose sua zia.
"Perchè?"
"Perchè è la cosa giusta da fare." Fu il commento lapidario di Hansel, dopo qualche secondo di silenzio.
"Non capisco." Essendogli accoccolata in braccio, non riuscì a vedere lo sguardo che si lanciarono i due coniugi e il minimo cenno di assenso che si scambiarono. Ma percepì il sospiro di entrambi.
Ariel, sporgendosi, iniziò a giocherellare con i capelli della nipote, cercando di sistemarli in una treccia elaborata. Sapeva che era un modo per farla rilassare. "Gretel... tu sai da dove viene il tuo nome? Esclusa la fiaba intendo..."
La ragazzina scosse la testa, in segno di diniego.
"Dalla tua prozia, la sorella di Jakob e Ursula."
"Era la zia preferita di papà e visto che li separavano pochi anni, l'ha sempre considerata una sorella." Intervenne Hansel. Poi, senza riuscire a trattenere un ghigno, aggiunse "Evidentemente papà ha sempre avuto un debole per i ribelli."
"Gretel ha 'voltato le spalle' alla famiglia." Riprese Ariel, virgolettando con le dita l'espressione "Quando era a caccia, in Inghilterra, conobbe un uomo - un nato babbano - che salvò. Iniziarono a vedersi di nascosto e si innamorarono. Quando fu scoperta, scelse lui e venne ripudiata. Qualche anno dopo nacque una bambina, Erin, che quando fu abbastanza grande si mise in contatto con James."
Gretel si fece più attenta.

James
. Di nuovo quel nome. Già sua nonna Willhelmina l'aveva citato pochi giorni prima, in quella folle notte al Ministero. "Non voglio un altro James."

"Chi è James?"
"Tuo zio." Fu la risposta di di Hansel.
"Mio fratello." Commentò contemporaneamente Ariel. "E il gemello di tua madre Celia."
"James non solo rispose ad Erin." Riprese il discorso suo fratello. "All'insaputa di tutti, venne più volte qui, in Inghilterra. La conobbe e si affezionò. La aiutò anche, quando lei si unì al gruppo de Gli Invisibili. *
** Fu un brutto colpo per Jakob: prima la sorella, poi il suo primogenito. Cercò di arginare la cosa a modo suo. Propose di riaccettare almeno Erin in famiglia - era pur sempre una mezza Grimm e si era già dimostrata degna di quel cognome - a condizione che lei e James si sposaserro. Questo già ti da l'idea di quanto tenesse a suo figlio: era disposto ad accettare una mezzosangue in casa! Ma rifiutarono entrambi. Erin frequentava da tempo Alexander Walsh, un altro ragazzo appartenente allo stesso gruppo - con il quale adesso è sposata - e James nel frattempo si era innamorato di una ragazza. Non solo una mezzosangue, ma anche una Sondereith. Jakob non fece  in tempo neanche a ripudiarlo: fu lui a disconoscere il padre. E' una cosa che, a distanza di anni, tuo nonno non riesce ancora a digerire. E non poteva puntare su Celia: papà era sposato con mia mamma. La morte di Talisia - che ci sia dietro lui o no - è 'cascata a fagiolo'. Tua madre aveva appena finito gli studi ed era pronta per sposarsi, per generare nuovi Grimm. E Jakob non si fece scrupoli per fare in modo che almeno quello andasse come aveva previsto sin dall'inizio. Quando tua madre ti partorì, Gretel, papà avrebbe voluto chiamarti Talisia, ma non poteva: per contratto doveva scegliere un nome della famiglia Grimm. Così scelse l'unico che sapeva avrebbe dato fastidio a tuo nonno. Era la sola carta che aveva in mano per ricordargli costantemente che non era lui ad avere il controllo. Era il suo modo per punirlo. E l'altra sera, Jakob ha visto le sue paure materializzarsi, ha visto la storia ripetersi. Tu, Eleonore e papà, nella sua testa, rappresentate nuovamente loro: la tua omonima, James ed Erin. Per questo dobbiamo andare in Germania. Non sappiamo come potrebbe reagire a tutto ciò. Con la scusa di comunicargli la gravidanza di Ariel, cercheremo di tenerlo d'occhio, oltre che a freno."

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Eleonore era rannicchiata sul dondolo, con una coperta di lana adosso e una tazza piena di cioccolata bollente in mano. Nonostante il freddo, non aveva voglia di entrare in casa. Preferiva rimanere lì, a guardare quello strano gioco di luci che circondava ormai da giorni l'intera Londra.

Avevano davvero combinato un bel casino con quell'incantesimo al Ministero.


Suo padre aveva voluto a tutti costi che lei e Gretel tornassero a casa, per passare le vacanze con lui. Peccato che non ci fosse quasi mai, intento com'era a lavorare per arginare quel disastro.
Tornava a casa solo la sera, completamente esausto. E spesso non facevano neanche in tempo a scambiarsi due parole. Più di una volta lo aveva trovato addormentato sul divano, crollato dopo una giornata di lavoro intenso.
Era riuscito soltanto a comunicarle, il primo giorno, quanto Kingsley fosse rimasto colpito dalla sua prontezza di riflessi e che era intenzionato a fare di tutto, per avere anche lei tra gli Auror. Ma Eleonore non era affatto sicura di volerci entrare. Di orrori ne aveva visti troppi, in quei suoi neanche diciott'anni di vita, provocati dalla sua stessa famiglia. Non era sicura di volere un lavoro che le avrebbe mostrato anche quelli altrui.

Però, se c'era una cosa che la rincuorava, era vedere quanto suo padre in quel periodo sembrasse sereno. Evidentemente, quello sfogo al Ministero era servito a qualcosa...


I suoi pensieri vennero interrotti da un patronus che si materializzò davanti a lei. Un leone albino. Conosceva una sola persona ad averlo: suo cugino Erik.
Con uno scatto fulmineo, tirò fuori la bacchetta, guardandosi attorno con circospezione.

"Ritira la bacchetta che so che hai tirato fuori." Suonò la voce del ragazzo. "Ho inviato un patronus proprio per questo: non sono in zona e vengo in pace.
Ho bisogno di parlarti. Mio padre non sa nulla di tutto questo: è convinto che io mi trovi ad Utrecht, a caccia di uno Zauberbiest. So che stenterai a credermi e non ho modo di dimostrarlo, ma non è una trappola. Per favore, per favore rispondi. Sono disposto ad accettare qualsiasi condizione tu voglia pormi, pur di incontrarti. Resterò in Inghilterra fino a fine gennaio."

Il patronus sparì e lei si alzò di colpo, col cuore che le batteva all'impazzata. Cosa voleva Erik da lei?
Per sicurezza, decise di rientrare in casa.
E proprio lì ricevette la seconda sorpresa della giornata. Suo padre era seduto in cucina, intento a fissare il vuoto. In mano aveva diversi fogli di pergamena. "Papà?" Chiese perplessa.
Brian sbattè le palpebre un paio di volte, risvegliandosi dallo stato di trance. Fissò la figlia confuso per qualche secondo, prima di borbottare "Scusami" scuotendo la testa.
"Pensavo fossi in ufficio." Commentò lei stranita. Suo padre che chiedeva scusa senza motivo?
"No, mi sono preso mezza giornata libera... Elly... puoi... puoi aiutarmi?" Chiese alla fine. Formulare la domanda sembrò costargli un grande sforzo. Senza aspettare una risposta, le allungò i fogli che aveva in mano. "Qui ho inserito tutti i dati sui Dempiries, dal luogo dove sono stati liberati fino alla notte di Natale, al Ministero."
Eleonore, dopo avergli dato una breve occhiata, puntò l'indice contro una nota scritta a mano dal padre e sottolineata più e più volte. "Anastasia Davies?" Chiese sempre più perplessa. "Cosa c'entra la mia compagna di casa?... Non mi dire che da Hexenbiest... ha avuto visioni sulla vicenda!"

Brian le riassunse velocemente tutto ciò che la ragazza gli aveva detto alla fine della lezione.
Se la Corvonero pensava che quella giornata non poteva contenere più sorprese di così, si sbagliava di grosso. "Una babbana?" Chiese sconvolta alla fine. "Hanno usato una babbana per aprire la gabbia? Ma... com'è possibile? Metti anche che fosse una... che ne so! Una Grimm abbandonata alla nascita perchè magonò... o qualcosa del genere - con la famiglia che abbiamo alle spalle non mi sorprenderebbe - resta il fatto che per aprire la gabbia non gli serviva soltanto il sangue di un Grimm... doveva scorrere anche la magia nelle sue vene!"
"E' quello che lascia perplesso anche me." Concordò Brian "Però la tua amica hexenbiest sembrava molto convinta di ciò che diceva... ma se è una babbana, la magia dov'è?"

Eleonore rimase per qualche secondo in silenzio.
Poi, di punto in bianco, ogni cosa andò al suo posto.
"LEX!" Esclamò talmente all'improvviso da far sobbalzare anche suo padre, mentre nella mente le ritornavano le parole che la sua migliore amica le aveva detto mesi prima.

Aveva sempre avuto tutto sotto al naso ma non aveva mai collegato i pezzi
.

"E loro che mi avevano anche detto di non comportarmi da Grimm!" Sbottò mentre si dirigeva a passo di marcia verso il camino, sorda ai richiami dell'uomo. Accese le fiamme, buttò la polvere volante dentro e ci cacciò la testa in mezzo, urlando a gran voce "CAITRIONA LEX FREISER!"
La diretta interessata fece un salto di due metri quando vide la testa della Corvonero sbucare urlante dalle fiamme. "ELLY! Non farlo mai più! Mi hai fatto prendere un co..."
"Tu e Chris siete stati a Portland questa estate, vero? Me l'hai detto ad inizio anno!" La interruppe bruscamente lei, parlando in fretta, concitata.
"Sì, ci siamo stati." Intervenne Chris. Per quale motivo le loro vacanze estive erano diventate interesse della Grimm?
Con la coda dell'occhio, vide la sua compagna spalancare la bocca in una "O" di comprensione.
"E cosa avete visto?"
"Ehm... tante cose... il fiume, il bosco, la cit..."
"La luna di sangue" Lo interruppe a quel punto Lex, con voce seria. 
**** "Elly, cosa sta succedendo lì a Londra? Mi sono preparata un the e ho visto un gra..." Ma si ritrovò a parlare con un fuoco vuoto. La Corvonero, sentito quello che voleva sentire, era sparita, con un lampo di vittoria negli occhi.
"E' stato davvero un piacere parlare con te, sorella." Commentò sarcastica all'aria la Serpeverde.

A chilometri di distanza, Eleonore - o meglio, la sua testa - riappariva dal fuoco. "Luna di sangue papà! Non gli serviva un Grimm con la magia, gli bastava il suo sangue! Gliel'ho detto anche a loro, secoli fa! La luna di sangue è un elemento mistico importantissimo, che si verifica molto raramente. Hanno canalizzato quella magia dentro alla babbana... e li hanno liberati!"
"Ma se non lo sappiamo neanche noi che questa era una Grimm... loro come hanno fatto a trovarla?"

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* ho inserito questa scena per spiegare un po' di cose che avevo in testa. Ho amato Narcissa Black nella battaglia finale e ho sempre considerato ciò che ha fatto l'emblema di quello che una madre sarebbe disposta a fare - e a sacrificare - per i propri figli. Narcissa, aiutando Harry, ha permesso al "bene" di vincere. La sua azione non poteva non avere ripercussioni successive e a me è sempre piaciuta l'idea che anche il suo gesto l'abbia aiutata a riappacificarsi con la sorella. Questo ha portato Teddy a crescere con ben 4 famiglie: sua nonna Andromeda, i Potter, i Weasley e i Malfoy.
Il suo ingresso in casa Malfoy ha poi portato Harry e Draco a conoscersi, a rivalutarsi e Draco ad "ammorbidire" la sua visione sul mondo. E naturalmente, ad accettare anche l'intero "clan Weasley - Potter" in casa: Teddy è fidanzato con Victoire e Scorpius ha conosciuto Rose ed Albus da piccolo (da questo punto di vista, mi distacco completamente dal capitolo "19 anni dopo" della Rowling).

** in questa mia versione, Adalind non è rimasta incinta di Nick

*** per capire di cosa sto parlando, andate a leggere la storia di FuriaBianca, "Gli Invisibili" (ebbene sì, le nostre 2 storie sono collegate! ;) )--> http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=3404436

**** capitolo 7 "Visioni"

DOMANDE DELLA SETTIMANA (risposte entro venerdì):

1) preferite che scriva un capitolo sulla festa di Capodanno o su quella dell'Epifania? (solo una delle 2, la maggioranza vince! Poi si ritorna a scuola. :P )

2) dove volete che si svolga? Vi do alcune alternative, ma potete anche aggiungerne altre! (idem come sopra, la maggioranza vince):
- Malfoy Manor
- Villa Black (non è casa di Eleonore, è solo un'antica dimora che usano un po' tutti quelli imparentati con la famiglia!)
- qualche bar / pub magico non meglio identificato ( NO ASSOLUTO i Tre Manici di Scopa!)
- Casa Potter (che poi sarebbe quella che gli ha lasciato Sirius)
- la nuova casa di Micah (scusa Abby!)
- ... altro? (NO ASSOLUTO Villa Black - Grimm, a meno che non vogliate proprio male ai vostri OC!!)

3) in suddetta festa cosa volete che combinino? (date sfogo alla fantasia! Dal ballare sui tavoli all'ubriacarsi senza ritegno... tanto poi seleziono io! ;) )

ps: visto che ho pubblicato in anticipo, chi ancora non ha risposto alle domande dei capitoli precedenti lo faccia senza timore! ;)


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Capitolo 24
*** 18 - Capodanno a Villa Black ***


19 - Capodanno

AVVISO: questo capitolo, trattandosi di una festa di Capodanno, contiene una buona parte delle scene dove i protagonisti agiscono sotto gli effetti dell'alcool. Non è ovviamente mia intenzione inneggiare all'uso smoderato di alcolici o altro, ho solo voluto descrivere una situazione verosimile, in un contesto in cui i protagonisti hanno comunque un'età compresa tra i 16 e i 17 anni (che corrisponde alla maggiore età, nel mondo dei maghi).
Il capitolo è comunque tranquillo, ma ci tenevo a precisare nel caso in cui qualcuno fosse molto sensibile a certe tematiche (la storia ha pur sempre un rating arancione).

Ps: vi ricordo che l'incantesimo è ancora attivo su tutta Londra, quindi anche a mezzanotte la città è illuminata come se fosse pieno giorno

Detto ciò, buona lettura! ;)
- Capodanno a Villa Black - 



L'enorme villa che si stagliava sulla collina emergeva in tutta la sua bellezza e maestosità.
Nessuno dimorava più lì da tempo, ma nonostante ciò ogni singolo angolo, ogni minimo particolare, era perfettamente curato. Esattamente come se migliaia di persone ogni giorno se ne prendessero cura. Oppure come per magia.
Eppure, nessuno abitava più lì da anni.
Gli ultimi proprietari, Cepheus e Ara Black, erano morti quasi cinquant'anni prima, senza lasciare figli e senza lasciare un testamento scritto. Scatenando così una forte diatriba familiare.
Non si capiva più se la villa dovesse passare al fratello di Cepheus, che aveva sposato la cugina di Ara, oppure alla nipote di Ara, che aveva sposato il cugino di Cepheus. O forse era stata la sorella di Ara a sposare il nipote di Cepheus?
Alla lite si aggiunsero successivamente molte altre famiglie, tutte in qualche modo imparentate tra loro. Complicando solo la situazione.
Molte delle pretese vennero successivamente cancellate dalla Seconda Guerra Magica, che spazzò via buona parte di quelle famiglie. 
Erano rimaste così solo in pochi a poterne rivendicare la proprietà.
I Freeman, che però si erano nel frattempo trasferiti in Francia, rinunciando così ad ogni diritto. I Black - Grimm, che però non erano affatto interessati alla cosa. I Richardson, che erano però troppo occupati a cercare la figlia fuggiasca in Italia. E i Malfoy.
Narcissa Black, che nel frattempo era diventata nonna, si era perciò accordata con Augustus.

La casa non sarebbe appartenuta a nessuno di loro.


Tutti quelli imparentati con i proprietari originari però, si sarebbero impegnati a mantenerla integra ed intatta, sempre pronta all'uso. Sarebbero stati i loro nipoti ad usare la casa a turno, condividendola. E in futuro, quando sarebbero stati abbastanza grandi per scegliere da soli, si sarebbero anche potuti accordare in maniera diversa. 

Chissà quante feste avrebbero potuto organizzarci, lì dentro.

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28 Dicembre 2020, Villa Black, Dependance

Page aprì uno scatolone, iniziando ad estrarre un po' di cose contenute al suo interno. Con un colpo di bacchetta, le mise in ordine per la stanza. "Sei proprio sicuro Micah, di volerti trasferire qui?" Chiese al ragazzo dietro di lei, che con un incantesimo di levitazione era mezzo metro sollevato da terra, intento a disporre diverse mensole alle pareti.
"Assolutamente sì." Le rispose il Corvonero di ottimo umore.

La dependance di Villa Black era diventata ufficialmente casa Price. La sua casa.

Quella mattina, il magiavvocato che lo seguiva lo aveva contattato.
Micah, in un primo momento, aveva pensato che lo avesse fatto per dargli notizie di suo nonno.
Invece l'uomo gli aveva consegnato un contratto magico vincolante, sottoscritto dai gemelli Freeman, dai gemelli Suarez, da Eleonore e Hansel e da Draco Malfoy in quanto rappresentante legale per il figlio Scorpius, che era ancora minorenne. Tutto per donargli e renderlo unico proprietario di Villa Black.
"Accetto ad una sola condizione." Aveva detto lui, profondamente commosso. "Non voglio la villa. Mi basta la dependance."
Francisco, con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, gli aveva battuto una pacca sulla spalla. "Te ne aggiungo un'altra allora, di condizione. Voglio in mano la gestione totale per la festa che organizzeremo alla Villa per Capodanno!" Esclamò, facendo comparire espressioni preoccupate sui volti di tutti i presenti.
Feste e Francisco Suarez. Un binomio che non andava mai a buon fine!

"Non mi serviva la villa." Spiegò il ragazzo alla fidanzata. "Già questa è grande tre volte una casa normale. Non saprei proprio come gestirla Villa Black!" Esclamò. "E poi dove si terrebbero tutte le feste, se ci trasferissimo lì?" Chiese sovrappensiero, senza rendersi conto esattamente di ciò che stava dicendo. Aveva appena parlato al plurale.
Page bloccò l'azione che stava svolgendo a metà, quando capì cosa Micah si era appena lasciato scappare.
Lo fissò con occhi sgranati, mentre il suo respiro accelerava e il cuore le batteva forte.
"Trasferissimo?" Chiese con un filo di voce.
Il ragazzo deglutì mentre si malediva mentalmente. Come diamine aveva fatto a farsi scappare una cosa simile?
Solo che avere Page lì intorno, mentre sistemava le cose in quella casa, gli sembrava una cosa così giusta e semplice. Così naturale. La voleva avere intorno sempre.
"Cioè... se mi trasferissi qui... e tu venissi a trovarmi... e poi magari, in futuro, volessi venire sempre più spesso... e..." Farneticò per un po', sempre più teso e sempre più rosso.
Dove diamine era tutta la sua intelligenza Corvonero quando ne aveva bisogno?

La ragazza non lo lasciò finire. Ridendo, gli si buttò tra le braccia, trascinandolo per terra.
Poco dopo, mentre i primi vestiti atterravano sul pavimento, Micah pensò che non c'era proprio modo migliore per chiudere l'anno. E per inaugurare una nuova casa.

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31 Dicembre 2020, Villa Black

Caos riempì velocemente una decina di bicchieri con un mix di alcolici di provenienza sia babbana che magica e li lanciò sul bancone adibito alla zona bar. Almeno due volarono a terra, perchè i proprietari erano troppo ubriachi per riuscire a prenderli al volo, ma la maggioranza di loro arrivarono integri a destinazione.

Suo fratello Enea aveva un bar e il Tassorosso ci aveva passato le estati ad aiutarlo, quando si trovava ancora in Italia. Per questo motivo, quando aveva saputo della festa di Capodanno, si era subito proposto di dare una mano lì.
Stava preparando l'ennesimo cocktail, quando una voce lo interruppe.
"Ehy! Hai un secondo?" Virginia quasi urlò, per farsi sentire e per sovrastare la musica che risuonava nell'ambiente a tutto volume. Già Caos era perso di suo, figurarsi con tutto quel caos attorno. E sembrava davvero concentrato, mentre elaborava quei cocktail.
Miracolosamente, il ragazzo alzò subito lo sguardo verso di lei. "Ciao Gin!" La salutò allegramente, lasciando perdere il bicchiere che aveva in mano. "Arrangiatevi un po', voialtri!" Esclamò all'indirizzo di alcuni ragazzi che avevano aperto bocca per protestare. "Andiamo." Commentò afferrandola delicatamente per un braccio e trascinandola in un angolo appena più appartato. "Sono tutt'orecchi!" Esclamò allegramente, rivolgendole un ampio sorriso.
"Volevo solo ringraziarti." Iniziò lei. "Non avevo ancora avuto il tempo di farlo, ma se non ci fossi stato tu, al Ministero, probabilmente non sarei qui, adesso. Avrei fatto la fine di Robin... o addirittura di Diamante." Concluse tristemente.
Un'ombra passò anche sul volto del ragazzo, mentre ripensava a sua volta a ciò che era accaduto. Robin era morta. E Diamante era ricoverata al San Mungo in coma - forse in modo perenne. Non erano sue amiche - era lì da troppo poco tempo per essersi davvero affezionato a qualcuno - ma era impossibile rimanere impassibili di fronte ad episodi del genere.
Si accorse però incredibilmente che - se la stessa cosa fosse accaduta a Virginia - lui ci sarebbe rimasto ancora più male. Era così bella - e piena di vita - in quel momento, lì davanti a lui.
"Figurati." Riuscì solo a sussurrare fissandola.
Forse fu l'alchool ad agire al suo posto - ne aveva bevuto parecchio, mentre creava i cocktails per gli altri. Un attimo prima le stava rispondendo e un attimo dopo l'aveva attirata a sè per baciarla.

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Anastasia, con un sospiro, chiuse la porta dell'enorme villa dietro di sè. Forse non era una buona idea, per lei, girare da sola - poteva essere soggetta ad una visione da un momento all'altro - ma non sarebbe riuscita a rimanere lì dentro un secondo di più.

Non era neanche mezzanotte ed erano già tutti ubriachi. Come facevano a festeggiare con tutto quello che era successo solo pochi giorni prima?


Sapeva che molti vedevano in quella festa solo uno sfogo, un modo per non pensarci. Ma lei non riusciva proprio a pensarla allo stesso modo.
Joseph era morto.
E non solo lui. E lei non riusciva a smettere di tormentarsi per questo.
Stava camminando lentamente, in quella notte rischiarata completamente a giorno, quando udì delle voci a lei note provenire da un punto preciso del cortile. Automaticamente, i suoi piedi si diressero in quella direzione.
E fu così che trovò Michael e Fabian seduti sull'erba a gambe incrociate, con un'espressione in viso non molto dissimile dalla sua.
I due Tassorosso si girarono contemporaneamente verso di lei, al rumore dei suoi passi. E Fabian, con un cenno della mano, la invitò a sedersi accanto a loro. "Vieni Ani, accomodati."
"Anche tu non hai molta voglia di festeggiare vero?" Le chiese Michael in tono lugubre.
"Come state?" Trovò la forza di chiedere loro Anastasia. Domanda vuota per risposte ancora più vuote. Già lo sapeva come stavano. Ma non voleva che li circondasse solo il silenzio.
"Oh, io me la sono cavata con poco." Proferì il ragazzo "Una pozione rimpolpasangue ed ero di nuovo in piedi. Ma Diamante..." Sussurrò mentre la sua voce si spegneva.
Fabian neanche trovò la forza di risponderle. Era a casa sua, dove aveva proposto di passare tutti insieme Natale, che si era consumata la tragedia. Non poteva far altro che sentirsi profondamente in colpa.
La Corvonero sembrò leggergli nel pensiero. "Non è colpa tua Fabian, ma mia... se lo avessi ascoltato... se non fossi corsa al piano di sopra... se..." Ma non riuscì a finire. 'Se non mi avesse seguito adesso sarei io sottoterra al suo posto' Pensò soltanto scoppiando in lacrime.
Percepì delle braccia stringerla e la voce di Fabian sussurrarle all'orecchio parole vuote. Che non era neanche colpa sua. E prometterle che tutto sarebbe andato bene, che tutto si sarebbe sistemato.

"A cosa serve essere una hexenbiest se non so neanche prevedere le morti delle persone che amo?" Ululò in preda ai singhiozzi.

Michael estrasse una fiaschetta e la passò ad entrambi.
Senza neanche chiedere cosa contenesse, Anastasia ne trangugiò una lunga sorsata. Un gusto amaro le riempì la bocca, mentre la allungava senza fiatare a Fabian. Vide il ragazzo compiere lo stesso gesto e poi ripassarla a Michael, che la alzò in aria verso di loro, come per fare un brindisi.
"Alla nostra. Lasciamoci alle spalle questo anno orribile."

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Milly e Alex stavano ballando abbracciati in mezzo alla pista, immersi in una bolla tutta loro.
La Grifondoro si sentiva la testa leggera mentre volteggiava tra le braccia del ragazzo. Non aveva idea di quanto avesse bevuto fino a quel momento - ogni volta che si trovava in mano un bicchiere, lo trangugiava senza pensare -  e i suoi pensieri iniziavano ad essere sempre più confusi.
Senza pensare a ciò che stava facendo, si allungò per baciare il Tassorosso, che la strinse ancora più forte.
Percepì le mani del ragazzo iniziare a scenderle lungo la schiena, in maniera sempre più audace e non fece assolutamente nulla per fermarlo.
Ad interromperli, ci pensò la voce di Brian Hunt, che si sollevò all'improvviso in mezzo alla sala. "RAGAZZI! MANCA SOLTANTO UN MINUTO ALLA MEZZANOTTE!" Esclamò dopo aver applicato un incantesimo di sonorizzazione alla sua gola, esattamente come aveva fatto alla partita di Quidditch.

"Credo che qualcuno farà partire dei fuochi d'artificio dal cortile." Sentì la voce del ragazzo sussurrarle all'orecchio. "Andiamo a dare un'occhiata?"
La ragazza annuì felice, mentre un coro festante e urlante intorno a loro iniziava il count-down.

"DIECI! NOVE! OTTO!..."

Milly e Alex arrivarono in cortile appena in tempo, trascinati in parte anche da tutti gli altri.

"TRE! DUE! UNO!"

Nonostante fosse pieno giorno, i fuochi d'artificio dei Tiri Vispi Weasley vennero comunque attivati, creando uno spettacolo di luci molto particolare.

"BUON ANNOOOO!!!"

Il Tassorosso la attirò di nuovo verso di sè, riprendendo esattamente da dove erano stai interrotti.
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Lex si smaterializzò nel cortile della villa pochi minuti dopo la mezzanotte.
Era rimasta con il branco fino a poco prima, ma voleva tornare anche a Londra per capire cosa stesse effettivamente succedendo.
Senza contare che l'1 gennaio - quindi quel giorno stesso - era anche il compleanno di Eleonore. Perciò voleva farle una sorpresa. Ma la sorpresa la ebbe lei, vedendo che era pieno giorno.
"Ma che Merlino...?" Esclamò esterrefatta guardando verso l'alto. Quando aveva lasciato Chris - solo pochi minuti prima - era notte fonda!
"Lex!" La chiamò una voce sorpresa dietro di lei. "Credevo di rivederti direttamente a scuola!" Esclamò Brian Hunt, comparendo nella sua visuale con una ragazza bionda tra le mani. Caroline.
"Sono tornata in anticipo..." Iniziò a spiegare la Serpeverde. "Volevo fare una sorpresa ad Elly... ma a quanto pare la sorpresa l'ho avuta io!" Esclamò, indicando il sole che si ergeva sulle loro teste. "Tu me lo sai spiegare cosa cavolo sta succedendo?" Chiese facendo sgranare gli occhi al Corvonero.
"Come sarebbe a dire che non lo sai? La notizia ha fatto il giro del mondo! Anche i babbani lo sanno!" Commentò incredulo.
"I licantropi non vivono in mezzo alla civiltà, ma nel bosco. E sono rimasta isolata da tutto e tutti in questi giorni." Spiegò lei. "Quindi pensi di fare il pesce lesso oppure mi puoi aggiornare?"
"Ehm... ok."

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Daniel guardò Eleonore, in parte preoccupato e in parte divertito.
Erano entrambi al settimo bicchiere di whisky incendiario, solo che lui, a differenza della Corvonero, l'alchool lo sapeva reggere. La ragazza invece, aveva iniziato a mostrare i primi segni di cedimento al terzo.
Al quarto si era issata su un tavolo, in mezzo ad altri studenti, iniziando a ballare.
Gli altri li aveva consumati direttamente lì sopra. Da come ondeggiava sui tacchi, il Tassorosso si stava chiedendo come avesse effettivamente fatto a bere tutto il contenuto del bicchiere, senza rovesciarne neanche una goccia.
Anche da ubriaca riusciva a mantenere una propria dignità.

"Londra è ancora circondata dall'incantesimo di protezione, quindi non avremo problemi di Dempiries stasera." Gli aveva detto qualche ora prima, prima di baciarlo. "Perciò voglio pensare soltanto a divertirmi." Aveva poi concluso quando si erano staccati.

Dignità che andò a puttane quando un'altra ragazza, ubriaca più di lei, le cascò addosso, trascinandola inevitabilmente con sè. Sarebbe atterrata sul pavimento se Daniel non l'avesse afferrata al volo. "Presa!"
"Il mio principe azzurro!" Sbiascicò prima di circondandogli il collo con le braccia e baciarlo.
"Se proprio vuoi ballare Elly, quantomeno fallo a terra, con me." La invitò lui guidandola verso la pista. "Almeno potrò afferrarti al volo, se de..." Ma il Tassorosso venne interrotto a metà dalla Caposcuola, che si girò per baciarlo di nuovo. Azione alla quale il ragazzo rispose subito con entusiasmo. La attirò di più verso di sè, facendo scorrere le mani sulla sua schiena, coperta solo da una canottiera leggera - si era già tolta gran parte del vestiario nel corso della serata: più beveva più sentiva caldo. Le loro lingue iniziarono a giocare, mentre entrambi approfondivano il bacio.

Furono interrotti da un fischio proveniente dalle loro spalle. Era Francisco che con un bicchiere di tequila
in mano - le feste organizzate  da lui avevano sempre una dose abbondante di alcolici sia magici che babbani - e Federica nell'altra commentò divertito "Ehy! Prendete una stanza voi due!"
Eleonore, scocciata per essere stata interrotta, gli sottrasse velocemente il bicchiere, con l'intenzione di trangugiarlo.
"Elly! E' mio quello!" Protestò il Grifondoro, cercando di riprenderselo, mentre la Serpeverde al suo fianco rideva per la scenetta.
"No, tu hai bevuto abbastanza per stasera." Fu il commento di Daniel, prima di appropriarsi del bicchiere a sua volta e buttare giù tutto il contenuto in un solo sorso - sghignazzando di fronte alle facce sconvolte di tutti e tre.
"Maddaaaiiii!" Disapprovò la Corvonero.
"Non puoi bere ancora... sei già caduta dal tavolo!" La prese in giro, circondandole la vita col braccio e riattirandola verso di sè. Aveva già dimenticato che Francisco e Federica si trovavano a pochissima distanza da loro. "Però l'idea della stanza non è male..." Le sussurrò all'orecchio con tono malizioso prima di depositarle una scia di baci sul collo, sentendola rabbrividire.
La Serpeverde tappò con la mano la bocca del suo ragazzo, che stava per interromperli di nuovo, poi lo trascinò via. "Quando ti ci metti sei davvero un rompiballe!"
"Quella è la mia migliore amica!" Protestò il Grifondoro. "Mia sorella, mia..."
"Sì certo... e Daniel è l'orco cattivo che approfitta del fatto che è ubriaca!" Lo apostrofò lei interrompendolo e prendendolo in giro. "Stanno insieme da due anni!"
"Ma lo so! Altrimenti perchè gli avrei detto di prendersi una camera? Chiunque altro avrebbe ricevuto un pugno sul naso." Borbottò il ragazzo, aggiungendo qualcosa sulle fidanzate insensibili.
Federica, capendo che non c'era altro modo per farlo desistere, lo attirò verso di sè per baciarlo. 
 
"Guarda che non sono ubria..." Iniziò a protestare Eleonore qualche metro più in là, prima di essere interrotta da un altro bacio di Daniel. "... però l'idea di Francisco piace anche a me." Commentò con un sospiro quando si staccarono. "Andiamo." Decise quindi prendendolo per mano e iniziando a guidarlo tra la folla, ondeggiando leggermente.
Daniel non si fece di certo pregare. Le cinse la vita con un braccio, sostenendola, per essere sicuro che non cadesse camminando.
La ragazza poteva negarlo fino alla morte, ma era davvero ubriaca. 

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Raphael, con la mente completamente annebbiata dall'alchool, attirò ancora di più la ragazza bionda verso di lui.
Le fece scorrere una mano lungo la spina dorsale, mentre affondava l'altra tra i suoi capelli lunghi e mossi.
Intanto continuava a baciarla in maniera sempre più appassionata mentre lei gli circondava le braccia attorno al collo.
Stava per proporle di andare a rintanarsi in un luogo più appartato, quando si sentì trascinato via da delle mani. E si beccò anche un pugno in pieno volto.
Mentre cercava di capire cosa diavolo stesse succedendo, da un luogo lontano - forse un altro mondo - sentì la voce del gemello Michelangelo "Che cazzo stai facendo?", mentre il volto infuriato di Francisco faceva la sua comparsa prima di assestargli un altro pugno.
"Dovresti chiederlo a lui che cazzo sta facendo Mic! Non a me!" Urlò arrabbiato il Serpeverde. "Capisco che sia sua sorella..." Pronunciò con voce impastata "Ma non può avere un attacco di gelosia così spropositato!" Concluse portandosi una mano alla guancia dolorante.
Peccato che suo fratello non la pensasse allo stesso modo. Lo prese per le braccia, dandogli una energica scrollata. "Sei talmente ubriaco che non riesci neanche a distinguere la tua ragazza da una perfetta sconosciuta!" Esclamò.

Raphael sentì il mondo crollargli addosso.

Non voleva credere alle parole del gemello.

Lentamente, si girò verso la ragazza che fino a pochi secondi prima aveva baciato con passione, fissandola sconvolto. Non assomigliava neanche lontanamente a Gabriela.

Come diavolo aveva fatto a confonderle? Era tutto così confuso...

Mentre si rigirava, vide la vera Gabriela Suarez fissarlo con gli occhi appannati di lacrime, prima di scappare via.
Provò a rincorrerla, ci provò davvero. Ma non aveva la minima idea di dove fosse andata.
Arrivato in cortile, sentì le forze abbandonarlo di punto in bianco.
Lottando contro le lacrime che minacciavano di uscire, crollò in ginocchio e vomitò anche l'anima.

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Mattina 1 Gennaio 2021
, Villa Black


Daniel - mezzo rincoglionito e con un forte mal di testa - aprì un occhio e si guardò attorno.
Dov'era finito?
Allungò un braccio sul materasso, alla ricerca di Eleonore, ma quella parte del letto era vuota.
Si tirò così su di scatto per cercare di capire almeno in quale parte della villa si trovasse. A quanto pareva, erano finiti nella Sala dell'Albero. Chiamata così perchè attaccato al muro era presente l'albero genealogico della famiglia Black.
E proprio lì davanti si trovava la ragazza, avvolta in una coperta che usava come mantello, con una tazza in mano, mentre scrutava l'enorme arazzo.
"Spero che quello sia caffè." Esclamò il Tassorosso raggiungendola.
"Ovviamente." Gli rispose lei allungandogli la tazza. "Si riempie automaticamente, quindi serviti pure."
Daniel ne bevve una lunga sorsata prima di circondarle il busto con un braccio, girarla verso di sè e darle il suo personale buongiorno. Cosa ci poteva essere di meglio contro il mal di testa? "Buon compleanno amore!"

"Cosa c'è di tanto interessante in quel vecchio arazzo?" Le chiese dopo un po'.
"Il fatto che segnala che siamo imparentati, in qualche modo." Rispose lei, mentre con un dito percorreva la linea che legava Lyra Black, la nonna paterna di Daniel, a suo nonno Augustus.
"Se è per questo, anche la mia bisnonna materna Cassandra era una Black." Aggiunse lui, indicando un altro ramo. "Tutte le famiglie purosangue sono imparentate, l'abbiamo sempre saputo no?"
Eleonore annuì pensierosa. "Mancano dei nomi però." Con la punta dell'indice, sfiorò un cerchio bruciato. "Qui ci dovrebbe essere Camille, insieme a Fran e Gaby. E qui zia Andromeda, insieme a Ninphadora e Ted." Aggiunse spostando la mano un po' più in là, dove c'era solo un enorme spazio vuoto. "Senza contare che qui manca anche Harry Potter, l'uomo che ha eliminato Lord Voldemort dalla faccia della terra!" Concluse indicando un altro punto. *
"Dove vuoi arrivare amore?" Chiese depositandole un bacio sulla tempia. Non riusciva proprio a starle lontano quando era nelle sue vicinanze. Lo attirava come una calamita.
"Voglio arrivare al fatto che chissà quante persone ci sono al mondo che hanno agito, che magari hanno cambiato anche la storia e delle quali non è rimasta alcuna traccia solo perchè ritenuti indegni!" Esclamò infervorata.
Per un solo secondo, Daniel si chiese se la sera prima fosse lei, tra loro due, quella davvero ubriaca. Non poteva avere una reattività così elevata di prima mattina, dopo la sbornia presa. "Stiamo ancora parlando dell'albero genealogico?" Domandò dubbioso "Perchè mi sembra che Harry Potter ne abbia lasciate di tracce... sai com'è, è presente in metà dei libri di storia della magia oltre che... beh ovunque." Concluse in tono ironico.
Quel commento la riportò alla realtà. "Sì... cioè no... è più che altro una constatazione per un ragionamento che ho fatto con papà qualche giorno fa." Spiegò.
"Allora davanti a Brian Grimm mi arrendo." Commentò Daniel, alzando scherzosamente le mani verso l'alto in segno di resa.
"E mi stavo chiedendo se fosse possibile ripararli, gli alberi genealogici." Continuò Eleonore sovrappensiero.
"Non credo che un reparo sia sufficiente in effetti." Le rispose lui, allungando una mano verso l'arazzo, sfiorando il suo nome. "Credo che funzionino con un meccanismo legato al sangue, papà me l'ha spiegato una volta, quando ero piccolo, ma non mi sono mai troppo interessato a queste cose. Lo sai che per me la faccenda dell'essere purosangue non conta."
La Corvonero annuì, allungando a sua volta il braccio verso la mano del ragazzo. Nel momento in cui le loro dita si intrecciarono, sfiorando con il dorso l'arazzo, una piccola scintilla dorata scaturì dalle loro mani, saltando verso l'albero genealogico, che la assorbì.
Davanti ai loro occhi, i rami contenenti i loro nomi e volti iniziarono a muoversi, avvicinandosi sempre di più l'uno all'altro, esattamente come i proprietari. Questo diede un'idea a Daniel. "E se provassimo ad ordinarglielo?" Chiese a mezzavoce.
"Come?"
"Ci ha già riconosciuti." Iniziò a spiegare. "E' bastato sfiorarlo per fargli capire che apparteniamo alla famiglia Black e si è attivato. Lo sai che voglio diventare uno spezzaincantesimi... nel momento in cui uno della famiglia brucia un altro componente, di fatto l'albero smette di generare quel ramo. Ma se qualcun altro della stessa famiglia - che sia ufficialmente riconosciuto - gli ordinasse di ricrearsi? Se si spezza il blocco, il ramo dovrebbe rigenerarsi da solo." Ragionò.
"Tuo padre ha detto che il meccanismo è legato al sangue?" Chiese a quel punto lei, con gli occhi che le brillavano.
"Mi pare proprio di sì."
"Perchè è sempre tutto legato al sangue?" Borbottò la Corvonero a mezza voce, estraendo una lama da non si sa bene dove e incidendosi
decisa il palmo della mano.
"Elly!"
Ignorandolo, strisciò il sangue sull'arazzo, lasciandone un po' in un tutti i punti bruciati. Poi scandì per bene la formula "Reparo."

Per qualche minuto non successe assolutamente niente, poi - quando ormai entrambi erano sicuri che non avesse funzionato - l'albero genealogico dei Black germogliò di colpo di fronte a loro.

"Adesso mi spieghi perchè ti interessa così tanto l'argomento all'improvviso?" Chiese Daniel con un sorriso soddisfatto, mentre attirava la mano ferita della ragazza verso di lui e la fasciava con un colpo di bacchetta.
"Perchè se è stato possibile riparare l'albero genealogico dei Black, sarà possibile farlo anche con quello dei Grimm."

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* nella prima versione della Rowling, nell'albero genealogico della famiglia Black compare James Potter (il padre di Harry) come figlio di Charlus Potter e Dorea Black. Successivamente la scrittrice ha cambiato idea, dicendo che il padre di James si chiamava Flemount
(o qualcosa del genere) e nella madre non c'era traccia dei Black . Io mi attengo alla prima versione.

Domanda della settimana (risposte entro giovedì):
per il ritorno ad Hogwarts volete un capitolo col viaggio in treno oppure salto direttamente al Castello? 

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Capitolo 25
*** 19 - Riunione ***


20 - Riunione


Si tratta solo di un capitolo di assestamento. Ma direi che un po' di pace - in attesa dei risvolti futuri - ci sta no?

Alcuni dei vostri personaggi sono appena accennati. Non l'ho fatto apposta, ma non succedendo niente di particolare non riuscivo ad inserirli tutti per bene e dar loro il giusto spazio senza finire per annoiare.

Buona lettura! ;)


- Riunione - 


 Gennaio 2021, Aeroporto di Londra


Crimilde scese tremante dalla scaletta posizionata davanti all'aereo, mentre Nick al suo fianco le sosteneva la vita con un braccio.
Quando arrivarono sulla terra ferma, la ragazza bonfocchiò qualcosa sul fatto di volere un secondo, poi si accasciò a terra respirando profondamente per qualche minuto.
Si trattenne per non vomitare addosso al detective - non aveva la minima intenzione di mettersi in ridicolo fino a quel punto. Ma per lei, ciò che aveva appena fatto - prendere un aereo - era stato qualcosa di totalmente inconcepibile.
Avrebbe preferito cento volte smaterializzarsi, oppure usare l'elitrasporto o anche la polvere volante.

Ma dove Merlino li avrebbe trovati tutti quei mezzi, agendo così alla cieca?

Anche se aveva capito - grazie a quel servizio alla televisione - che la magia esisteva ancora, non aveva ben capito dove la comunità magica si nascondesse.
Quando aveva vissuto lei - secoli prima - la magia veniva praticata ancora apertamente, anche se in maniera accorta, ma adesso ogni cosa sembrava magia ai suoi occhi. Anche quella macchina di metallo mostruosa con la quale avevano volato fino a lì. Ma non lo era.

L'unico indizio che aveva in mano era Londra. Quindi la sua prima tappa sarebbe stata recarsi nei luoghi che aveva conosciuto nel passato, sperando di trovare qualcosa.

Chissà se Diagon Alley esisteva ancora.




Anastasia si svegliò con un sussulto. Per pochi secondi rimase immobile, con la schiena rigida.
Con tutto ciò che era successo si era proprio scordata di riferire ai Grimm ciò che aveva visto prima di Natale, ma quella nuova visione le aveva ricordato di colpo ogni cosa.

Crimilde Grimm era arrivata a Londra, alla ricerca dei suoi parenti magici.

E quella sera lei, alla riunione dei prefetti, lo avrebbe comunicato ad Eleonore.

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13 Gennaio 2021
, sera Hogwarts


Raphael sprofondò il volto tra le mani mentre vedeva Federica e Lex uscire a braccetto dalla Sala Comune senza degnarlo di uno sguardo.

In qualsiasi altra occasione lo avrebbero aspettato.


D'altra parte, dovevano andare tutti e tre alla riunione dei Prefetti che si sarebbe tenuta di lì a mezz'ora nelle stanze dei Capiscuola.
Ma da quando aveva combinato quel casino a Capodanno buona parte degli studenti, compresi quelli della sua Casa, lo evitavano come la peste.
Non era servito a nulla spiegare a tutti che era ubriaco, che probabilmente in quelle circostanze non avrebbe saputo riconoscere neanche sua madre.
Ogni volta che scrutava i volti dei suoi compagni, leggeva solo accuse nei loro occhi.

E quella sera avrebbero avuto la prima riunione dei prefetti del semestre.

Ciò avrebbe significato una sola cosa per lui: rivedere Gabriela.

Starle vicino senza poterle parlare, senza poterla toccare, senza potersi spiegare. L'unica volta in cui ci aveva provato - sul treno - lei l'aveva lasciato parlare per appena cinque secondi. Prima di urlargliene contro di tutti i colori, girare i tacchi e andarsene.

E dovendo subire il suo sguardo accusatore. Il suo, come quello di molti altri.
Perchè ovviamente quasi tutti gli amici della ragazza erano prefetti... o Caposcuola.

Il rumore della porta chiusa - o meglio sbattuta - lo fece sussultare, mentre buona parte dei Serpeverde si girò verso di lui per fissarlo. Sapevano che Lex aveva preferito sbattere quella piuttosto che prenderlo a pugni.

Con un sospiro riemerse dalla poltrona. Una parte di lui avrebbe voluto andare dai Caposcuola - o meglio, dalla Preside visto chi copriva le due cariche - e rinunciare alla spilla da Prefetto. Ma l'altra parte si opponeva. Forse in una di quelle riunioni avrebbe potuto convincere Gabriela a parlare con lui. E risolvere tutto.
Appellando ogni briciola di coraggio di cui disponeva, decise di uscire a sua volta dalla Sala Comune.

Già li vedeva gli altri prefetti girarsi come un sol uomo al suo ingresso e incenerirlo con lo sguardo.


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"Devo andare" Borbottò Virginia staccandosi da Caos.
"Perchè?" Chiese lui con il tono di un bambino piccolo al quale stavano negando una fetta di torta.
La ragazza sorrise di fronte alla sua espressione persa. Non sapeva se fosse stata proprio quella ad attirarla, ma in quel momento la trovava adorabile.
Caos Pagano era un gran bel ragazzo, che avrebbe potuto far capitolare ai suoi piedi metà delle ragazze di Hogwarts, se solo avesse voluto. Ma non se ne rendeva minimamente conto. Meglio per lei!
"Perchè ho riunione dei Prefetti ricordi? Mi hanno nominato poco prima delle vacanze Natalizie." Spiegò paziente. A volte avere a che fare con lui era davvero come confrontarsi come un bambino di cinque anni. Non riusciva a mantenere l'attenzione sulla stessa cosa per più di due secondi.
"Oh già..." Commentò il Tassorosso, prima di riattirarla verso di sè e baciarla di nuovo.

Un bambino che però certe cose le sapeva fare proprio bene.

Arrossendo - non era mai uscita con qualcuno prima, figurarsi fare altro - Virginia si staccò da lui, alzandosi velocemente in piedi. "Allora io vado eh!" Esclamò imbarazzata, prima di sparire oltre la porta.

Appena raggiunse la Sala Comune, trovò Fabian e Michael seduti sul divano. 
"Ehy!" La salutò il secondo. "Andiamo?"
La ragazza li fissò per un attimo, confusa. Poi si maledisse mentalmente. Anche loro due erano prefetti!
"Non è che stavate aspettando me, vero?" Chiese leggermente in imbarazzo.
"No tranquilla, saremmo partiti comunque a momenti... ma visto che devi venire anche tu abbiamo aspettato qualche secondo per capire se saresti arrivata oppure se eri già andata là." Spiegò il primo con tono pacato.
Virginia annuì, ma sapeva che il ragazzo avrebbe detto così comunque. Fabian Martin era un ragazzo dolcissimo e sin troppo tranquillo, che cercava di mettere ogni persona a suo agio. Non avrebbe mai detto o fatto nulla per creare imbarazzo.
"Ok, allora andiamo." Concordò lei aprendo la porta della Sala Comune. E trovandosi davanti ad un'altra scena imbarazzante. Milly e Alex erano appoggiati al muro, avvinghiati l'uno all'altro.

Tanto per peggiorare le cose, il coprifuoco era già scattato da un pezzo, perciò Alex - che non era un prefetto - avrebbe dovuto trovarsi dentro alla Sala Comune, non al di fuori.
Fabian si schiarì più volte la gola, prima che i due si accorgessero della loro presenza. Si staccarono di colpo, mentre i loro volti assumevano tutte le sfumature possibili e impossibili di rosso. 
"In teoria dovrei toglierti dei punti, ma non ho voglia di fare questo torto alla mia Casa." Commentò divertito il prefetto, incrociando le braccia al petto, all'indirizzo dell'altro ragazzo. "Perciò se ti defili in tre secondi, io non ti ho visto."
"Lo stesso vale per me." Lo appoggiò Virginia.
"E per me." Concluse Michael.
"Grazie ragazzi." Borbottò lui, prima di augurare la buonanotte alla Grifondoro e darle un altro bacio a fior di labbra. Poi sparì dietro alla porta.
"Sì infatti... grazie." Commentò a sua volta Milly, in imbarazzo. "Ehm... che dite... a questo punto vengo con voi per la riunione?"

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Brian si stiracchiò mentre osservava Micah aprire, tenere galantemente aperta la porta sia per Page che per Anastasia e poi uscire a sua volta dalla torre dei Corvonero. Dovevano recarsi tutti e tre alla riunione dei prefetti.
Ma lui, a differenza loro, non era un prefetto. Quindi sarebbe rimasto lì, in Sala Comune ad annoiarsi. Da solo.
Non si era mai reso pienamente conto di quanto quell'anno avesse completamente rivoluzionato la sua vita.
Prima il suo maggior pensiero era il fatto di non poter vedere Caroline per lunghi periodi, comunque interrotti dalle frequenti gite che venivano concesse agli studenti ad Hogsmeade.
Adesso invece, quello era il suo ultimo problema. Le gite erano state fortemente ridotte, così come qualsiasi altro svago. E non poteva chiamarla lì per paura di un altro attacco, così come non poteva spedirle una lettera - a quanto pare le vie erano ancora controllate e la posta intercettata.

Tutti vivevano nella paura.
Paura dei Dempiries.

Non si sapeva dove fossero nè dove avrebbero colpito la volta successiva, così come ancora nessuno sapeva con che cosa potessero essere sconfitti.
Passi avanti erano stati fatti con l'incantesimo che aveva coperto Londra per tutto il periodo Natalizio - alla fine Brian Grimm era riuscito a rimuoverlo - ma di fatto la Comunità Magica non aveva ancora in mano nulla di concreto.

Con un sospiro, attirò verso di sè il libro di trasfigurazione e il tema che aveva iniziato il giorno prima. Non aveva la minima voglia di finirlo, ma non aveva neanche niente altro da fare. Con un altro sospirò, intinse la penna nel calamaio, piegò la testa e iniziò a scrivere.

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"... fino a quando rimarrete in Germania quindi?" Chiese Eleonore a suo fratello.
"Per tutto il tempo che sarà necessario." Le rispose Hans, piegato a chinino verso il fuoco da dove la testa della sorella sbucava. "Comunque non siamo ancora riusciti a riparare l'albero genealogico come ci hai suggerito di fare tu."
"Per volontà o per necessità?" Indagò la Corvonero aggrottando le sopracciglia.
"Per necessità." Intervenne Ariel. Era seduta sul letto con le gambe incrociate e non si era persa una singola sillaba della conversazione avvenuta. "Mio padre al momento è... come dire... instabile... riparare l'albero genealogico, soprattutto se segnalasse la presenza nella nostra famiglia di babbani, avrebbe sicuramente risultati devastanti." Commentò sbuffando.
Ogni altro possibile commento venne interrotto dalla testa di Daniel che comparve a sua volta nel fuoco. "Ehm... scusate se vi interrompo ma..." Si girò verso la sua ragazza "Elly, cinque minuti e arrivano tutti per la riunione." Così com'era comparso, sparì.
"Oh! Ok." Disse a quel punto la ragazza al vuoto. Poi rigirò la testa verso gli altri due. "Devo andare! Ci riaggiorniamo. Vi voglio bene!"

Quando tornò con tutto il corpo nella stanza trovò il Tassorosso seduto sul tappeto, intento a fissare il vuoto.
Gattonò verso di lui e quando fu a pochi centimetri, vedendo che il ragazzo continuava ad ignorarla, gli chiese "Tutto bene?" mentre si sedeva al suo fianco.
Daniel la attirò con un braccio verso di lui, facendole poggiare la testa sul suo petto. "Sono solo un po' agitato." Confessò. "Mai mi sarei aspettato di diventare Caposcuola."
"Andrà benone, tranquillo." Cercò di calmarlo lei. "Ricordati solo che sono i tuoi soliti compagni e amici, ma che adesso sei un gradino sopra di loro, nel bene e nel male."
"Com'è andata la conversazione?" Chiese lui per distrarsi. "Hanno riparato l'albero?"
Ma Eleonore scosse la testa. "Ancora no."
"Con Jakob ed Erik in giro per casa immagino non sarà semplice farlo." Commentò a quel punto il Tassorosso, senza avere idea della tempesta che quel commento scatenò nella ragazza.

Erik...

Non aveva più pensato a lui e al messaggio che le aveva mandato poco dopo Natale.
Non gli aveva ancora risposto. Per qualche giorno si era anche scordata della cosa. Ma poi le era tornato in mente.

Ma non l'aveva ancora detto a nessuno.
Suo padre avrebbe combinato un macello di sicuro, se ne fosse venuto a conoscenza. Suo fratello si sarebbe messo in allarme inutilmente e ovviamente non poteva dirlo ad Ariel senza che Hansel lo venisse a sapere. Così come non poteva dirlo a Daniel: se il Tassorosso aveva un punto debole, era la gelosia.
Così aveva semplicemente ignorato il tutto, facendo finta di non aver mai ricevuto quel messaggio.
Ma gennaio stava velocemente trascorrendo e una parte di lei voleva sapere cosa si nascondesse dietro a quella strana richiesta.
Non era solo curiosità.
Percepiva quasi la cosa come un'esigenza. Come se fosse necessario sapere.


"A che pensi?" Interruppe i suoi pensieri Daniel, spostandole una ciocca dietro all'orecchio.
"Al fatto che tra due giorni è il tuo compleanno." Gli rispose con un sorriso furbo, accoccolandosi meglio sul suo petto. "Quindi non mi chiedere altro, o finirò per rovinarti la sorpresa!" Concluse girando la testa verso di lui e facendogli la linguaccia.
"A questo punto non vedo l'ora." Commentò il ragazzo avvicinandosi sempre di più.
Il bacio che seguì l'affermazione venne interrotto dall'ingresso nella stanza di Francisco, Gabriela, Lex e Federica.

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Francisco continuava ad ascoltare pigramente ciò che Eleonore - seduta a gambe incrociate sul tavolo posizionato a metà stanza - stava loro dicendo.
O meglio cercava di ascoltare. In realtà continuava a sbattere ripetutamente le palpebre, cercando di catalizzare quanto la sua migliore amica - che in quel momento stava gesticolando - stesse dicendo in quel momento, ma il suo cervello continuava a sconnettersi.

In realtà non aveva la minima idea di come sentirsi
, in quella riunione.

La Corvonero e Daniel avevano fatto un breve riassunto per spiegare ai nuovi
- con tutte le perdite che avevano subito, c'erano diverse persone appena nominate, che non avevano mai ricoperto la carica - in che cosa consistesse il ruolo di prefetto, discorso che ormai lui conosceva a memoria. Quindi, almeno da quel lato, era annoiato.

Poi c'era la questione del nuovo Caposcuola. Non che Francisco non conoscesse Daniel, ma era strano per lui vederlo in quelle vesti. Soprattutto per il fatto che - fino a pochissimo tempo prima - era stato un altro - un Grifondoro - a coprire la carica. Joseph.
Una parte degli studenti si era convinta che la preside avrebbe perciò nominato lui - Francisco - invece la scelta era ricaduta sul Tassorosso. Non che gli importasse. Era già prefetto e capitano della squadra, un'altra carica sarebbe stata alquanto difficile da gestire.

Poi, con la coda dell'occhio, aveva visto Raphael entrare nella stanza quasi di soppiatto. E la sua gemella irrigidirsi completamente. Avrebbe voluto prenderlo a pugni di nuovo, tanto per sfogare un po' della rabbia che aveva in corpo.

La situazione in generale era alquanto strana.

Stranezza rimarcata ancora di più quando Eleonore tirò fuori quattro sacchetti. Gli stessi quattro sacchetti che Joseph aveva tirato fuori nel treno ad inizio anno, alla prima riunione dei prefetti. I sacchetti dai quali lui si era offerto volontario per estrarre i nomi dei suoi compagni, in quella giornata che sembrava essere accaduta quasi secoli prima anzichè a soli pochi mesi di distanza.

La stessa riunione dalla quale era partito tutto.

Dovevano modificare i turni.
Con un sospiro, vide Lex alzarsi, dirigersi verso i due, prendere il primo sacchetto in mano ed iniziare ad estrarre i nomi.
"Il Grifondoro per il turno del lunedì è Milly Halliwell." Annunciò la Serpeverde, prima di passare al sacchetto dei Tassorosso.

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20 Gennaio 2021, luogo imprecisato dell'Inghilterra

Erik Grimm Image and video hosting by TinyPic



Erik stava per addormentarsi sulla poltrona quando un patronus comparve nel salotto.

Era un lupo.
Eleonore.


Il ragazzo si tirò su di scatto, tendendo le orecchie al massimo, mentre catalizzava tutta la sua attenzione sul messaggio che la cugina gli mandava.

Non ci sperava quasi più.

Aveva temuto che lei non gli rispondesse, facendo risultare così vano ogni sforzo, ogni ricerca.
E invece, finalmente, gli era arrivata la risposta.
Lapidaria, certo. Ma gli era arrivata.

"26 gennaio, Hogsmeade. Ti manderò un patronus con luogo ed orario esatto. E le condizioni. Una sola mancante e non ci sarò."

Poi il patronus scomparve nel nulla. Ed Erik si permise di sorridere.

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Domanduzze della settimana (risposta entro giovedì):
- nuova gita ad Hogsmeade per fine mese ... che posti volete visitare/cosa volete far fare ai vostri OC a questo giro?
- secondo voi che vorrà Erik?

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Capitolo 26
*** 20 - Di Erik Grimm... ***


21 - Di Erik Grimm...

Allora, viste le richieste che mi sono arrivate, faccio una breve spiegazione sulla struttura delle fantomatiche "stanze dei Caposcuola": immaginate una sorta di appartamento diviso in 3 stanze, ognuna con una porta d'accesso propria. Al contempo tutte e 3 le stanze hanno delle porte comunicanti. Per accedere al salotto serve una parola d'ordine (che conoscono i Caposcuola, i prefetti una volta al mese per la riunione, gli insegnanti e chiunque venga informato di volta in volta), invece per accedere DIRETTAMENTE alle Camere private, ogni Caposcuola può decidere autonomamente il metodo.


              Camera di Eleonore             Salotto             Camera di Daniel


Buona lettura! ;)



- Di Erik Grimm... - 

Domenica 26 Gennaio 2021, Hogwarts



Daniel bussò alla porta della stanza della sua ragazza, mattiniero.
Era da un po' che voleva parlarle seriamente e forse quella sarebbe stata la giornata giusta.
Con buona parte degli studenti fuori dai piedi - ad Hogsmeade - avrebbero avuto probabilmente meno intoppi. E più tempo.

C'era qualcosa che non andava e quello l'aveva già capito da un pezzo.


Era da dopo Natale che Eleonore si comportava in maniera strana, come se gli stesse tenendo nascosto qualcosa.
Aveva provato a darle tempo, a non fare pressioni, a starle accanto senza chiedere niente.
Ma quella situazione non gli piaceva. Se c'era una cosa che in una relazione lui metteva quasi sullo stesso piano dell'amore, era la fiducia reciproca. E la verità.
Ma in quel momento lei non gli stava dando nè l'una nè l'altra.
L'aveva già sorpresa due o tre volte rientrare a notte fonda. E puntualmente la ragazza era sobbalzata, spaventata nel ritrovarselo davanti così all'improvviso. Come se non se lo aspettasse minimamente.
Senza contare che era sempre nervosa, pronta a scattare alla minima occasione.
E Daniel voleva capire il perchè.

Non percependo risposta, il ragazzo abbassò la maniglia ed entrò in punta di piedi nella stanza.

Forse stava ancora dormendo, approfittando del fatto che fosse domenica mattina?

Ma il letto della ragazza era già rifatto. E vuoto. Così come la stanza.
Il Tassorosso si lasciò sfuggire un'imprecazione. Ma poi percepì la porta del salotto aprirsi e tornò sui suoi passi.
Solo per vedere entrare Gabriela.
"Che ci fai qui?" Chiese soffiando, in tono quasi accusatorio.
"Eleonore mi ha chiesto di sostituirla per qualche ora nella ronda, stamattina." Fu la risposta nervosa della ragazza. Non aveva idea di quello che stava succedendo, ma la cosa non le piaceva.
Se Daniel aveva reagito in quel modo, significava solo una cosa: tempesta con Eleonore in arrivo.

Il ragazzo si rese 
subito conto dell'errore commesso. Stancamente si passò una mano sul volto, scompigliandosi i capelli. "Scusa Gaby, non volevo. Solo che non sapevo niente di questo cambio. Tu non c'entri niente."
La Grifondoro abbozzò un sorriso. "Tutto bene tra voi due?"

Domanda inutile.
Era chiaro che non andava bene.


"A te per caso ha detto dove andava?" Indagò lui, fornendole così una mezza risposta.
"Da suo padre."
A quella risposta, il Tassorosso rimase ancora più perplesso. "Se davvero doveva andare da suo padre... perchè non mi ha detto niente?" Il suo tono era quasi abbattuto.
Gabriela si avvicinò e con delicatezza gli sfiorò una guancia. "Magari ti dice tutto appena torna. Forse devono parlare di cose 'alla Grimm'... lo sai anche tu che quando c'è di mezzo la sua famiglia tende a chiudersi a riccio."
Daniel scosse la testa. "Non è solo una questione di stare insieme Gaby. Siamo entrambi Caposcuola adesso, quindi ogni minima cosa deve essere concordata prima. E' rispetto anche questo."
La Grifondoro non potè far altro che dargli silenziosamente ragione.

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"Secondo te sto bene così o è troppo?" Chiese per l'ennesima volta Virginia alla sua compagna di stanza, facendo una giravolta su se stessa e facendosi scrutare per bene.
Helena Moore roteò gli occhi. Era il centesimo cambio che la sua compagna si faceva. "Sì, stai bene. E no... non è troppo. Esattamente come stavi bene e non erano 'troppo' neanche gli altri novantanove che hai provato prima di quello." Borbottò esasperata.

"Sei sicura?"

Virginia era un fascio di nervi.

Di fatto, quella era la sua prima uscita.
Non solo la sua prima uscita con Caos come una coppia, ma anche la sua prima uscita in generale con un ragazzo che non fosse un suo amico.
"Dovrebbero inventare un manuale per le coppie al primo appuntamento." Commentò disperata. "Cosa fare, cosa non fare, cosa dire e cosa non dire, come vestirsi. Il mago che lo scriverà renderà tante persone felici... oltre che se stesso!" Ululò togliendosi anche quell'ennesimo vestito e rimanendo in mutande e reggiseno.
Con uno scatto nervoso, si girò verso il mucchio di abiti che aveva accumulato sul letto. "Cosa mi mettooooo?" Iniziò a piagnucolare.
"Maddai, tranquilla!" Cercò di alleggerire la cosa la sua compagna di stanza. "Quello è talmente svagato che non si accorgerebbe neanche se tu uscissi con un abito viola con i pallini arancioni!"

Proprio in quel momento la porta venne aperta.
"Gin sei pro...?"
Ma Caos Pagano non ebbe la forza di dire altro. Strabuzzò gli occhi di fronte alla visuale che gli si era prospettata davanti e rimase a fissarla, incapace di muovere un muscolo.

Invece Virginia si mosse eccome.


"ESCI SUBITO DI QUI!" Urlò con tutta la voce che aveva in gola, afferrando la prima cosa che le capitò tra le mani e cercando di coprirsi il più velocemente possibile.
Sentiva tutto il corpo andarle a fuoco, sotto allo sguardo del ragazzo, che continuava a restare immobile, imbambolato, a fissarla.

"Io... io... scu... scusa..." Iniziò a balbettare lui, riprendendosi dallo stato di trance e scappando velocemente dalla stanza. "Ti aspetto fuori!" Lo sentirono entrambe urlare al di là dalla porta.

Quando si fu ripresa dallo choc, Virginia si rese conto che la sua amica se la stava ridendo della grossa.
"Smettila subito!" Urlò isterica agitando le braccia.
"Beh, adesso non è più un problema cosa indossi!" Esclamò lei asciugando le lacrime. "Tanto... ha già visto... cosa c'è sotto!" Riuscì a farfugliare tra una risata e l'altra. "E da come ti mangiava con gli occhi... direi che ha anche apprezzato!" Concluse singhiozzando.

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Hogsmeade



Eleonore, con passi felpati, giunse fino al luogo di incontro.
Era una radura molto particolare, nascosta in mezzo alla boscaglia che segnava idealmente il confine tra la Foresta Proibita e l'inizio di Hogsmeade.
L'aveva scoperta per caso qualche anno prima, mentre cercava un posto tranquillo lontano dal solito trambusto scolastico.
E nei giorni precedenti si era recata lì spesso, per installare una serie di incantesimi.

Non si fidava di Erik.

Aveva accettato di incontrarlo, ma questo non significava assolutamente che fosse diventata una sprovveduta all'improvviso.

Innanzitutto, voleva avere la sicurezza che Erik sarebbe venuto da solo. Perchè se si fosse presentato con Jakob, la Corvonero sapeva che non sarebbe riuscita in alcun modo ad affrontarli.
Poi non voleva essere interrotta nella loro ipotetica chiacchierata. Quindi quel posto era l'ideale. Poco conosciuto.
E ottimo per eventuali fughe.

Un crack la riscosse dai suoi pensieri.
Suo cugino si era materializzato nella radura... ed era finito gambe all'aria.
Una corda invisibile lo teneva a penzoloni a testa in giù, mentre il suo corpo continuava ad essere dondolato in maniera ritmica dall'incantesimo che Eleonore aveva posto.
La Corvonero, senza perdere tempo, gli puntò la bacchetta contro, disarmandolo.
Poi, dopo essersi accertata che non ci fosse nessun altro in zona - l'incantesimo che aveva posto per tutto il perimetro della radura glielo avrebbe segnalato altrimenti - lo liberò.

Erik riuscì comunque a cadere a terra con grazia. Anzi, fece una capriola a mezz'aria, riuscendo così ad atterrare in piedi. "L'accoglienza non è delle migliori, ma non potevo aspettarmi altro." Commentò tranquillo.
"Arriva al dunque." Lo incitò lei senza starci a girare intorno. Voleva sapere cosa voleva e poi tornare al Castello il più velocemente possibile.
Il Grimm, con un sospiro, si sedette per terra. "Subito al sodo eh? Siediti, sarà una chiacchierata non facile." La invitò, indicando il terreno accanto a lui.
"Decido io cosa fare." Rispose lei quasi ringhiando e appoggiandosi al tronco di un albero. Stava perdendo tempo.
"D'accordo." Il ragazzo si passò una mano sul viso. "Ho bisogno di una scusa per rimanere in Inghilterra."
Eleonore, a quelle parole, strinse gli occhi, corrucciata. "E allora? Non ci sei già? Dovevi scomodarmi per questo?"
"Ci sono, è vero, ma al momento sono qua di nascosto. Come ti ho detto, mio padre - come chiunque altro - è convinto che io sia in Olanda, a caccia di uno Zauberbiest. Sei l'unica a sapere che mi trovo qui. Ma diventa sempre più difficile muovermi occultando tutte le tracce, soprattutto con tuo padre costantemente in allerta. E il mio con il fiato sul collo. E' già un miracolo che non si sia ancora accorto che non sono dove dico di essere." Iniziò a spiegare lui. "Ciò che mi serve è potermi muovere liberamente, senza avere nessuno che mi stia addosso."
"Perchè? Per fare cosa?"

Erik, a quella domanda, seppellì il volto tra le mani, cercando di respirare profondamente.
Stava per confessare ad Eleonore una cosa che nessuno al mondo sapeva e che aveva cercato in tutti i modi di non far emergere.
Aveva finto, detto bugie e formulato inganni uno dietro l'altro pur di non far capire a nessuno la verità.
Era arrivato anche a saltarle addosso in quella maniera per niente decorosa, in stazione. E tutto perchè sentiva lo sguardo di suo padre perforargli la nuca, giudicarlo per ogni singolo respiro. Non voleva che lui sapesse, così come non voleva che nessun altro sapesse.
Ma come poteva pretendere che lei lo aiutasse, se non le avesse spiegato ogni cosa?

"Devo avere il tempo per ritrovare la mia fidanzata." Riuscì a formulare alla fine, facendo sgranare gli occhi a sua cugina. "E' babbana, è inglese e sembra scomparsa nel nulla. Spero solo che si sia presa una vacanza e non abbia avvisato, oppure che si sia stufata di aspettarmi, date le mie continue comparse e scomparse nella sua vita. O magari..." Gli faceva quasi male pensarlo, figurarsi esprimerlo ad alta voce "... o magari che abbia trovato un altro e si sia trasferita. Mi va bene qualsiasi cosa, ma voglio avere la certezza di ciò che è successo. Perchè ho il terrore che possa essere rimasta vittima dei Dempiries."

Eleonore rimase completamente spiazzata da quel discorso. Alla fine, dopo un lungo silenzio, riuscì a chiedere "Tu... e una babbana? Ma mi stai prendendo in giro?"
Ma non c'era traccia di divertimento negli occhi del ragazzo. "Ti pare che potrei scherzare su una cosa simile?"
"E io come potrei aiutarti? Perchè chiedi a me?" Domandò perplessa.
O era un bravissimo attore - e non ne dubitava, conoscendo il modus operandi della famiglia Grimm - oppure stava davvero dicendo la verità.
Ma qualcosa dentro di lei le suggeriva che quella era la verità.
"Perchè possiamo aiutarci a vicenda." Rispose lui con tono di voce grave.
Pensava che la parte più difficile sarebbe stato confessare la sua relazione con una babbana, ma
in quel momento si accorse  che la parte più dura sarebbe stato convincerla.
"Tu convinci tuo padre a darmi il lascia passare per l'Inghilterra. E io comunico al mio che abbiamo appianato le divergenze e che siamo d'accordo nel convolare a nozze tra qualche anno. Questo dovrebbe tenerlo buono per un po' e tu potresti continuare
tranquillamente la relazione con il tuo fidanzato metamorphomagus - non fare quella faccia, so tutto! - Meglio fare finta di dare a Jakob Grimm quello che vuole, piuttosto che averlo apertamente contro. E avremo tempo entrambi." Disse alzandosi in piedi. "Devo andare. Sono già rimasto fermo qui fin troppo." Aggiunse velocemente, guardandosi attorno circospetto. "Posso riavere indietro la mia bacchetta?" Chiese allungando la mano destra verso di lei. "Pensaci, per favore. Ho davvero bisogno di trovarla e sapere che sta bene." La sua voce era quasi diventata supplicante nell'ultima parte.
Senza dire ne sì ne no, ancora spiazzata per quelle notizie, Eleonore gli allungò la bacchetta.
E lui sparì in un crack.


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"Ehm... che hai detto?" Chiese Raphael distrattamente a suo fratello, facendo vagare lo sguardo verso una stradina laterale di Hogsmeade.
Michelangelo sbuffò semi rassegnato. Era tutto il giorno che suo fratello era distratto. Aveva proposto quel giro al villaggio - con l'intenzione di trascinarlo nei suoi posti preferiti - per cercare di distrarlo.
Il Serpeverde non aveva ancora fatto pace con Gabriela e sembrava stare sempre peggio per quella situazione.
Ma l'unico risultato che aveva ottenuto era vedere il gemello perdere continuamente la concentrazione e ciò avveniva soprattutto ogniqualvolta che sulla loro strada incrociavano una chioma bionda.

"Raph" Iniziò bloccandosi in mezzo alla strada e poggiandogli le braccia sulle spalle con aria decisa. "Basta."
Il gemello lo fissò per qualche secondo, in silenzio. "Basta cosa?"
"Basta tormentarsi. Gabriela oggi non è venuta ad Hogsmeade, l'ho sentita parlarne con alcuni compagni di casa stamattina. Ma anche se fosse venuta, anche se fosse qua in giro, non è un tuo problema. Ti ho fermato per Capodanno, perchè stavi facendo una stronzata. Sai che non approvo quando bevi come una spugna, ma quel che è successo è successo. Basta. Hai provato a spiegarle e a chiarirti, ma lei non ha fatto il minimo passo verso di te. Ed è già passato un mese ormai. Sta sbagliando anche lei adesso."
Il Serpeverde ingoiò a vuoto, mentre le parole del Grifondoro gli facevano vedere per la prima volta le cose sotto un'altra prospettiva. "Ma ho sbagliato io." Cercò di ribattere. Voleva comunque difenderla.
"Torno a ripetere: hai fatto una grossissima stronzata." Gli rispose pazientemente Michelangelo. "Ma è da un mese che stai male e stai facendo di tutto per cercare di chiarire e lei non te ne ha mai dato la minima possibilità. Quindi, adesso, basta. Sei fuori con me, pensa a divertirti con me. O alla prossima luna piena ti pesto. Chiaro?"
"Da quando sei diventato grande Mic?" Chiese lui, leggermente sorpreso.
Il Grifondoro sbuffò roteando gli occhi. "Anche questa è un'altra cosa che deve finire. Ho un minuto in meno di te, non diec'anni."
Di fronte all'espressione corrucciata del gemello, Raphael gli scompigliò i capelli. "Lo so, ma rimarrai sempre il mio fratellino... E grazie."

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"Sei sicura di voler venire con me?" Chiese Micah per l'ennesima volta alla sua ragazza. "Puoi tornare al Castello, oppure uscire con delle amiche oppure..."
"Ti ho detto che voglio venire con te.
E non cambierò idea." Lo rassicurò decisa. Per dare maggiore risalto alla sua affermazione, si fermò in mezzo alla strada, lo girò verso di lei e lo fissò negli occhi. "Chiaro?"
Di fronte a quell'ennesima dimostrazione, il Corvonero non trovò più nulla da ribattere. "Cosa ho fatto per meritarmi una ragazza come te?" Chiese attirandola a se per baciarla. "Andiamo." La prese per la vita ed entrambi si smaterializzarono.

Quando Page riaprì gli occhi - si era smaterializzata poche volte in vita sua e sempre congiuntamente con Micah, ma era un metodo di viaggio che
decisamente non le piaceva - si ritrovò in una grande stanza dalle pareti color bianco panna.
Si guardò 
interessata attorno e fece appena in tempo a deviare di lato - gli allenamenti a Quidditch servivano evidentemente a qualcosa - per evitare dieci promemoria di un colore blu brillante svolazzarle a pochi centimetri dal volto, dirigendosi a massima velocità verso una porta di legno chiusa.
Sempre più 
incuriosita, vide i promemoria arrestarsi e il primo mettersi in verticale, piegando e allargando se stesso più volte per simulare il rumore della bussata.
Pochi secondi dopo, la porta venne aperta e i promemoria schizzarono dentro.

"I signori desiderano?" Chiese una voce maschile dietro di loro. Page sobbalzò - la scena dei promemoria aveva attirato tutta la sua attenzione, perciò non si era accorta di nulla - invece Micah rispose immediatamente "Sono Micah Price. Ho un appuntamento con il magiavvocato Bloom tra dieci minuti."
"Price... Price..." Fu il commento dell'uomo, mentre cercava il cognome del ragazzo nella lista che aveva in mano. "Ah sì, trovato! Vado ad avvisare il magiavvocato!" Disse prima di sparire a sua volta dietro alla porta di legno.

Dieci minuti esatti dopo, Bloom si presentò davanti a loro. E Page spalancò la bocca stupita.
Aveva sempre sentito parlare del magiavvocato, perciò aveva sempre dato per scontato che fosse un uomo.
Invece era una donna. E anche molto avvenente.
"Signor Price!" Lo accolse lei allungando una mano. "Come si trova nella nuova casa? E chi è questa affascinante signorina?"
Chiese spostando lo sguardo verso la Corvonero.
"Molto bene, la ringrazio. Anche se ho avuto appena il tempo di fare il trasloco.
" Rispose lui tutto d'un fiato. "Lei è la mia ragazza, Page."
"Oh capisco." Disse la donna gettando un'occhiata inquisitrice alla ragazza, che si sentì in soggezione. "Così finalmente conosco anche il pomo della discordia. Ora ho il quadro completo."

Page in quel momento ebbe una sola certezza: quella donna non le piaceva.

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Anastasia bloccò Fabian in mezzo alla strada.
Il Tassorosso aveva insistito fino allo sfinimento per portarla in giro per il villaggio e che in quel momento stava insistendo di nuovo per portarla a Mielandia.
La Corvonero aveva una gran voglia di andare a Mielandia - in realtà - ma non capiva per quale motivo il ragazzo si fosse intestardito così tanto con lei.
"Fabian... cos'hai?" Si decise a chiedere alla fine.
"Io? Nulla!" Le rispose lui facendo spallucce.
"A me pare proprio invece che tu abbia qualcosa." Insistette lei.
"E' solo che non ce la facevo più a stare là dentro..." Si arrese il ragazzo. "E sono sicuro che non ce la faccia più neanche tu. Per quello ho insistito per farti uscire. Dovevamo cambiare aria entrambi, anche se è difficile." Concluse.
"Non ti seguo." Fu la risposta perplessa della Corvonero.
Vide il ragazzo sospirare prima di chiedere con un filo di voce "Eri molto amica con Robin?"
"Era una delle mie migliori amiche, così come Diamante... e Jo." Rispose lei con voce ancora più bassa, realizzando di colpo quanto avesse perso esattamente in quell'anno. Praticamente tutti gli amici con i quali era cresciuta. E Joseph.
Ne era sempre stata consapevole, in un certo senso, ma trovarsi così, all'improvviso, a realizzare tutto quanto le fece mancare il fiato, per pochi secondi. Poi, però, si accorse di un'altra cosa. Lui le aveva chiesto solo di Robin. Non degli altri. "Perchè mi chiedi di lei?" Domandò alla fine perplessa.
"Per lo stesso motivo per cui ho insistito per portarti fuori dal Castello. Avevo bisogno di sfogarmi e confrontarmi con qualcuno che l'ha persa come me." Riuscì a confessare alla fine.
"Ehm..." Anastasia non riuscì a dire altro, perchè Fabian la interruppe.
"Io e Robin stavamo uscendo insieme da poco. Non mi sono innamorato di lei, non ho fatto in tempo, ma averla persa in quel modo..." Continuò a parlare come un fiume in piena "...è una cosa senza senso... Volevo solo... avere qualcuno che mi capisse..."
Le labbra della Corvonero formarono una O di sorpresa. Non ne sapeva assolutamente nulla di quella situazione.
Fabian sembrò leggerle nel pensiero, perchè fece un leggero sorriso. "Lo so, non lo sapevi. Robin non voleva dire niente a nessuno finchè non fosse stata sicura di quello che provava. Beh, adesso non ne avrà mai la certezza." Concluse con tono amaro.
"Mi dispiace." Riuscì solo a dire lei.
"No, dispiace a me di averti trascinato qui per forza e..." Iniziò a scusarsi lui.
"Fabian?" Lo interruppe però lei. "Hai ragione tu. Dovevo uscire e cambiare aria. Così come devi farlo anche tu. Rimanere chiusi dentro al Castello non serve. Quello che è successo a Natale è stato emblematico. Ministero o casa tua... cos'è cambiato? Sono arrivati comunque."

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Hogwarts


Michael mollò un numero imprecisato di libri sul tavolo più grande della biblioteca. Il tonfo che produssero gli fece ottenere un'occhiataccia dalla bibliotecaria, nonostante, di fatto, il luogo fosse mezzo vuoto.
Tre secondi dopo, la Pince - che evidentemente non aveva nulla di meglio da fare, visto che aveva rinunciato alla sua tranquilla pensione per continuare a ricoprire il suo ruolo - gli era già col fiato sul collo. "Attento ai libri ragazzo! Vanno trattati con rispetto! Come ti permetti di sbatterli sul tavolo in quella maniera..."
Continuò a sbraitare contro di lui per un po', ma il Tassorosso non la ascoltò minimamente. La sua attenzione era concentrata su tutt'altro.  
Quando però decise di averne abbastanza di quel rumore di sottofondo, la interruppe bruscamente. "Ma non ha qualcun altro da importunare o al quale rompere? Capisco che la biblioteca sia mezza vuota, ma per Merlino! Vada in pensione o si trovi un altro hobby!" Sbottò adirato. "Io ho altro da fare che stare ad ascoltarla."
Quello fece scattare la donna ancora di più. Iniziò ad inveire contro di lui ad alta voce, facendo roteare gli occhi per la disperazione a Michael.
"Meno male che la biblioteca è un luogo silenzioso!" Borbottò cercando di raccattare tutti i libri, alzarsi e andarsene. "Pensa te se fosse stato rumoroso cosa poteva succedere!"
Ma i libri che aveva cercato di portare con sè erano troppi. Talmente tanti che il ragazzo barcollò sotto al loro peso.
"Sai, un incantesimo di levitazione aiuterebbe." Lo prese in giro una voce leggermente canzonatoria dietro di lui.
Subito dopo, il Tassorosso sentì il peso dei volumi abbandonarlo, mentre questi iniziarono a volteggiare a mezz'aria.
Si voltò così riconoscente verso Brian Hunt, che nel frattempo si era rivolto alla bibliotecaria. "Sa, sta facendo più casino lei di lui! Qui c'è gente che sta studiando! Si gradirebbe un minimo di pace, grazie!"
Madama Pince non fu in grado di ribattere di fronte all'ovvietà e alla inattaccabilità di quelle parole, perciò decise di girare i tacchi e andarsene, borbottando qualcosa sulle nuove generazioni maleducate.

Quando anche l'ultima ciocca dei suoi capelli sparì in uno dei tanti corridoi della biblioteca, Michael si rivolse nuovamente a Brian. "Grazie per l'aiuto!"
"Di nulla amico! Figurati!" Gli rispose lui con un occhiolino. "Ma come mai così tanta voglia di studiare oggi?" Chiese poi facendo un cenno con la testa all'enorme mole di libri che continuava a galleggiare pigra a mezz'aria.
La risposta del Tassorosso però, gli fece morire il sorriso sulle labbra. "Sto cercando una soluzione per Diamante. So che non la troverò qui, ma stare con le mani in mano mi sta facendo impazzire."

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Hogsmeade

"Dove vuoi andare adesso?" Chiese Alex quando uscirono dall'ennesimo negozio del villaggio.
Milly strinse le spalle, come ad indicare che per lei era indifferente.

Avevano già fatto tappa più o meno in tutti i posti convenzionali e si erano riforniti di dolci a Mielandia - ad occhio e croce avrebbero avuto una scorta per i successivi tre mesi - quindi non aveva davvero idea di dove poter ancora andare.
Si fermò a guardare il Tassorosso, che in quel momento sembrava leggermente affaticato a causa dell'enorme pacco che trasportava tra le braccia: non solo non aveva voluto che lei tenesse nulla, ma aveva anche pagato tutto di tasca sua.

"E' indifferente dove andiamo. Piuttosto sei sicuro di non volere una mano?" Chiese per l'ennesima volta.
Alex si fermò in mezzo alla strada.
"Hai ragione" Ammise con un sorriso.
Con fatica estrasse la bacchetta dalla tasca dei jeans e la puntò contro il sacco che teneva tra le braccia, iniziando a farlo galleggiare di fronte a sè.
"Una mano in più fa sempre comodo." Concluse prima di afferrare una di quelle della ragazza tra le sue. "Devo solo capire perchè non ci ho pensato prima."
Milly non potè far altro che sorridere di fronte a quella affermazione.
Tre secondi dopo erano già uniti in un dolce bacio.

"Che ne dici se andiamo a pranzo adesso?" Chiese lui quando si staccarono.
Nonostante la Grifondoro fosse già piena da scoppiare a causa dell'enorme quantità di dolci che avevano consumato a Mielandia, non riuscì a dirgli di no.
Per lei era ormai impossibile negare qualcosa a quel ragazzo che lentamente e dolcemente le stava conquistando il cuore.
"Andiamo."

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Lex si voltò leggermente perplessa verso Chris, che era appena scoppiato a ridere.
"Che c'è?"
"Hai i baffi!" La prese in giro lui con tono ilare.
"Che?" Chiese lei inorridita. Senza dare neanche al ragazzo la possibilità di spiegare, si precipitò dentro alla borsetta per estrarre uno specchietto portatile.
Appena vide il suo riflesso dentro lo specchio, capì il vero senso delle parole del ragazzo. E scoppiò a ridere a sua volta. "Anche stavolta non sono riuscita a bere una burrobirra senza combinarne una delle mie." Pronunciò non appena riuscì a concludere quell'attacco di ilarità.
Il ragazzo si sporse verso di lei per baciarla. "Adesso non li hai più i baffi." Sussurrò non appena si staccarono.
"No, infatti adesso li abbiamo in due." Fu il commento divertito della ragazza.
Chris, a quelle parole, le fregò lo specchietto dalle mani "Cosa?" per riflettersi a sua volta. Prima di scoprire che la ragazza lo aveva solamente giocato.
"Bugiarda!" Esclamò ilare.
Lex - tra le risate - fece finta di correre via, per scappare dal 'lupo cattivo'. Lupo che però la afferrò al volo appena concluso il giro intorno al tavolo, trascinandola a sedere su di sè e baciandola di nuovo.
"Non mi scappi."

Era quello che le mancava di lui mentre era ad Hogwarts. La quotidianità.

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Hogwarts


Brian Grimm percorse il lungo corridoio che conduceva verso la camera della figlia.
L'aveva contattato circa due settimane prima, ma per una ragione o per l'altra non era mai riuscito a trovare il tempo per recarsi al Castello. Il che lo rendeva leggermente ansioso perchè, dal tono che aveva usato Eleonore, la cosa sembrava piuttosto urgente.
Giunto davanti alla porta e interrogato dal ritratto per entrare, imprecò. Maledetta Hogwarts e maledetta la sua mania delle parole d'ordine! A Durmstrang era tutto diverso!
Non avendo alternativa, si mise a bussare, sperando che ci fosse qualcuno all'interno e che questo qualcuno lo sentisse.
Dopo pochi secondi, Daniel venne ad aprirgli e Brian vide passare sul suo volto tutte le espressioni possibili di sorpresa.
Ma la vera sorpresa fu la sua, quando il ragazzo aprì bocca solo per formulare una domanda: "Dov'è Eleonore?"
L'uomo incrociò le braccia al petto, alzando un sopracciglio. "Strano, stavo per farti la stessa domanda."

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Lo so: mi state odiando! Ma ogni cosa ha un suo perchè.

Il prossimo capitolo (già in parte pronto) sarà un po' particolare: sarà un po' una continuazione di questo e un po' ci sarà un salto temporale di qualche settimana. PERTANTO  --------------------->
Domanda: dal momento che ci sarà una lezione (ebbene sì, ogni tanto ci sono anche quelle!) su cosa e come la volete? (Difesa, trasfigurazione, incantesimi, pozioni...) --> entro giovedì! (Ma meno ci mettete a rispondere, prima mi metto a scrivere, prima pubblico!)  (io avrei pensato a dei duelli, ma ditemi se volete qualcos'altro!)


ps: scusate per eventuali errori ma ho finito di scrivere le ultime scene e ho pubblicato senza ricontrollare. Nel caso segnalate! ;) Alla prossima!

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Capitolo 27
*** 21 - ... e altri guai ***


22 ... e altri guai

Faccio un piccolo riassuntino:

-1 settembre (domenica): parte il treno per Hogwarts: primo attacco dei Dempiries
-2 settembre (lunedì) = iniziano le lezioni
-6 settembre = i ragazzi affrontano la trappola del diavolo e Anastasia finisce in coma
-7 settembre = i ragazzi chiedono spiegazioni ad Eleonore e lei si rifiuta di dar loro la pozione

-13 settembre (venerdì) = Eleonore dà la pozione a Jon e più o meno contemporaneamente Melanie Hellcat ne conferma l'esistenza agli altri
- 4 ottobre (venerdi, 3 settimane dopo) = Gabriela e Jon completano la pozione, ma devono lasciarla almeno una settimana a riposo prima di poterla usare su Anastasia

- 13 ottobre (domenica) = attacco dei Dempiries ad Hogsmeade; Anastasia si risveglia ed inizia ad avere visioni su una ragazza rapita, Emily Blackwood
- 23 ottobre (mercoledì) = Eleonore, Page e Micah scoprono uno schema negli attacchi
- 31 ottobre/ 1 novembre (giovedì/venerdì) = attacco ad Hogwarts (luna piena anticipata)
- 10 novembre (domenica) = prima partita di Quidditch (Corvonero vs Serpeverde)
- 15 novembre (venerdì) = Brian Grimm tiene la lezione sui Dempiries e Anastasia lo informa delle sue visioni
- 24 novembre (domenica) = seconda partita di Quidditch (Grifondoro vs Tassorosso)
- 8 dicembre (domenica) = seconda gita ad Hogsmeade pre vacanze natalizie (sotto stretto controllo degli Auror)
- 20 dicembre (venerdì) = ritorno a casa; vacanze di Natale
- 25 dicembre (mercoledì) = una parte degli studenti trascorre la notte di Natale
al Ministero, un'altra a casa Martin: tutta Londra viene attaccata dai Dempiries. Brian Grimm unisce gli Auror ai poteri dei gemelli Suarez e incanta la città (subito dopo, duella con suo zio Jakob). Ciò attira, dall'altra parte del mondo, l'attenzione di Crimilde Grimm
- 31 dicembre (martedì) = festa di Capodanno, Eleonore e Daniel riparano l'albero genealogico dei Black

- 13 gennaio (lunedì) =  Crimilde Grimm arriva a Londra con Nick Burkhardt e Anastasia avvisa Eleonore dopo la
riunione dei Prefetti
- 26 gennaio (domenica) = Eleonore incontra Erik ad Hogsmeade, dopo aver detto a Gabriela di essere con suo padre


Non mi sono concentrata su tutti i personaggi perchè se no il capitolo sarebbe diventato infinito, ma dovrebbero essere citati più o meno tutti (e può anche essere che d'ora in avanti mi concentri di più su un personaggio in un capitolo e su un altro in un altro).
Poi ho fatto ricomparire Robert e Melanie, visto che in molti di voi mi avevano chiesto che fine avessero fatto.

Buona lettura! ;)



- ... e altri guai - 

Domenica 26 Gennaio 2021, Hogwarts




Merda.


Fu questa l'unica cosa che Eleonore riuscì a pensare appena messo piede nella stanza.
Suo padre era lì, con le braccia incrociate, contro al muro. Aveva gli occhi socchiusi, ma lei - che lo conosceva bene - sapeva che quello era solo un modo per concentrarsi e non scatenare la rabbia.
Cosa ci faceva lì, accidenti?


Daniel invece la fissava. E il suo sguardo l'aveva inchiodata alla porta.
Era furioso.

"Si può sapere dove diavolo sei stata?"


Non importava neanche chi dei due l'avesse chiesto. Era una domanda che avrebbero potuto formulare entrambi.
La Corvonero boccheggiò per un attimo, in cerca di ossigeno.
Nella sua testa, si era organizzata per affrontarli uno per volta. Ma contemporaneamente? Non era psicologicamente pronta.

Con chi avrebbe dovuto parlare per primo? Con suo padre o con il suo ragazzo?

"Io..." cominciò senza sapere bene come continuare.

Cosa poteva dire che andasse bene ad entrambi? Non poteva dire ad uno le stesse cose che avrebbe potuto dire all'altro.

"Allora" prese la parola Brian "fammi capire... mi contatti perchè hai bisogno di parlarmi urgentemente, io vengo qua, dove tu dovresti essere ma dove non sei. Contemporaneamente dici al tuo fidanzato che sei con me. Spiegami... la logica in tutto questo... dov'è?" Il tono era calmo ma la voce gelida.
La ragazza abbassò gli occhi. "Non credevo saresti venuto oggi... ti ho contattato più di due settimane fa..." Iniziò a pigolare a voce bassissima.
"Sono venuto appena ho potuto." Soffiò lui. "E comunque non è una scusa. Quindi te lo richiedo: dove sei stata? Perchè di sicuro non eri con me e non credo di avere un sosia."
Quel tono ironico e irato contemporaneamente fece scattare qualcosa in Eleonore. Rabbia. "Devo proprio affrontarvi insieme?" Sbottò, mentre sentiva lo sguardo di Daniel perforarla.
"Oh ma certo!" Esclamò a quel punto lui, intervenendo per la prima volta. "Comoda così eh, Elly? Così prima parli con uno e gli dici 'a' poi vai con l'altro e dici 'b'. In ogni caso non c'è problema... affronta pure tuo padre... io tolgo il disturbo. Tanto, come al solito, non mi dirai proprio nulla. Non sono un Grimm, non capirò mai le problematiche di un Grimm e non sarò mai all'altezza dei Grimm... quindi perchè dovrei essere informato delle cose che riguardano voi Grimm?" Sputò fuori pieno di rabbia, prima di attraversare la stanza a grandi falcate e andarsene.
"Daniel!" Cercò di richiamarlo lei.
Ma non sapeva quanto avesse sentito il ragazzo. Uscendo, aveva sbattuto la porta, coprendo buona parte della sua voce.
La Corvonero si girò un attimo incerta verso suo padre, indecisa su cosa fare.

Riferirgli quello che aveva detto Anastasia su Crimilde - e a questo punto anche di Erik - oppure rincorrere il suo ragazzo?

Rimase per qualche secondo immobile, in lotta con se stessa, poi decise che, per lei, Daniel era più importante. 
Gettando un'occhiata di scuse al padre, si precipitò sulla scia del Tassorosso.

Lo trovò due piani più su, mentre scatenava la rabbia su una coppietta che si trovava in mezzo al corridoio, in uno di quelli dove era vietato accedere.
Non era stato difficile trovarlo. Aveva solo dovuto seguire le urla.
"Basta così." Intervenne "Venti punti in meno a Corvonero, Calmus e venti in meno a Grifondoro, Noel. E adesso sparite!"
I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte, dandosela a gambe.
Daniel invece si girò verso di lei, ancora più infuriato. "Ero perfettamente in grado di cavarmela da solo." Ringhiò "O neanche questo vuoi farmi fare? Cos'è? Serve essere un Grimm anche per togliere dei punti e assegnare punizioni adesso?"
"Dan... per favore..." Cercò di farlo ragionare. "Sai che non è così."
"E allora com'è?" Esplose lui. "Dimmelo! Perchè davvero non riesco più a starti dietro! Non mi dici le cose, quando me le dici sono menzogne... o al massimo parziali verità! E' da dopo Natale che mi nascondi qualcosa di grosso! Pensavi davvero che non me ne fossi accorto? Oggi volevo parlarti, cercare di capire cosa sta succedendo... e invece mi sono ritrovato davanti Gabriela... e una bugia grossa come una casa! Dimmi... come faccio a fidarmi di te in queste condizioni? Dove sei stata veramente?"

Eleonore sapeva che quello che lui le stava dicendo era la verità, ma la rabbia prese il sopravvento.
Di tutto quello che lui le aveva detto, aveva afferrato solo una cosa.

Lui non si fidava di lei.
Dopo tutto quello che era successo e dopo tutto quello che avevano fatto, lui non si fidava di lei.


Fu quello che la portò a ribattere "Tanto anche se te lo dicessi, Daniel... cosa cambierebbe?" Chiese con una risata amara. "Se non ti fidi di me potrei anche raccontarti che sono andata in un pub per prendermi una burrobirra. E tu non mi crederesti. Pensavo che avessi imparato a conoscermi abbastanza, in questi due anni, da sapere che dietro ad ogni mia azione c'è sempre un motivo, anche quando non te lo spiego subito. Ma a quanto pare non è così. Tu non mi conosci davvero." Dichiarò gelida, stringendo i pugni.
"Come faccio a conoscerti se ogni volta ti chiudi a riccio o mi menti, porco Salazar?" Sbottò lui. "DOVE.SEI.STATA?"
"Ho diciott'anni, non devo giustificarmi con te ogni volta che apro bocca!" Strillò lei in risposta.
"Lo vedi? Stai continuando a tergiversare! Bugie, bugie e ancora bugie! Come al solito! Dove sei stata?"
"Tecnicamente la bugia non l'ho detta a te, ma a Ga..." Lo contestò lei.
Un'occhiata di fuoco le fece però morire le parole in gola.
"Perchè? Cambia forse qualcosa a chi hai mentito?" Soffiò in risposta, irato. "Sempre una bugia rimane! E lo sapevi che Gaby me l'avrebbe detto! Dove sei stata?"
"Cambia per me!" Esclamò esasperata. "E' per questo che non ti ho detto niente! Non volevo mentirti! E volevo parlarti faccia a faccia di certe cose, solo quando avrei avuto la certezza di come dover agire."
"Oh allora la gravità delle bugie cambia in base alla persona alla quale le dici?" Chiese a quel punto lui incredulo, agitando le braccia. "Bene, allora, visto che sono qui e stiamo parlando faccia a faccia, adesso puoi anche smetterla di tergiversare. Dimmi dove sei stata! Voglio la verità!" Le ultime due frasi suonarono come un ordine.
E a quel punto Eleonore non ne potè davvero più.
Avrebbe voluto dirgli tutto appena tornata, ma lui l'aveva aggredita in quel modo, non dandole neanche la possibilità di spiegare. E pretendeva le cose come se gli fossero dovute. Non si fidava di lei e lo dimostrava il fatto che le chiedesse di giustificare ogni singola azione.

Non si fidava di lei.


Voleva
sapere la verità? Bene, gliela avrebbe detta nel peggiore dei modi.
"Okay... ottimo! Allora che verità sia, visto che la vuoi a tutti i costi! " Annunciò facendo calare il totale silenzio. Ce n'era talmente tanto che lo sentì trattenere il fiato. "Ero con Erik. Erik Grimm. Lo stesso che, secondo le regole dei Grimm, io dovrò sposare."

Quasi potè percepire il cuore di Daniel rompersi, mentre faceva assumere un significato tutto suo alla frase detta da lei poco prima.
'Volevo parlarti faccia a faccia di certe cose, solo quando avrei avuto la certezza di come dover agire.'

"E adesso, se vuoi scusarmi, vado da mio padre, a giustificare ogni singolo respiro che faccio e ad informarlo di cose che riguardano i Grimm." Concluse prima di voltargli le spalle e andarsene.

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Lunedì 10 Febbraio 2021, Hogwarts



"Caos si può sapere cosa ci fai nella mia aula?" Chiese Melanie a metà lezione con voce perplessa, accorgendosi solo in quel momento della presenza del ragazzo.
Il Tassorosso sbattè un paio di volte le palpebre, confuso. Poi si guardò intorno con la sua tipica aria persa.
Era finito nell'aula di trasfigurazione - insieme agli allievi del quarto anno - e si era seduto in un banco in fondo, motivo per cui non era stato notato subito dall'insegnante.
"Adesso non avresti lezione di difesa contro le arti oscure?" Continuò lei pazientemente, mentre buona parte della classe scoppiava a ridere divertita.
Non era la prima volta che Caos sbagliava aula e si metteva a seguire insegnamenti altrui. Poteva rimanere anche per l'intera lezione rannicchiato su un banco - senza farsi notare minimamente - per poi accorgersi solo negli ultimi minuti che quella non era la lezione che avrebbe dovuto seguire.

"Oh, oh già!" Rispose dopo un po'.
"Allora che ci fai ancora qui? Vai!" Lo incitò la professoressa Hellcat, indicandogli la porta con un ampio cenno della mano.
Il ragazzo si alzò e fece per uscire dall'aula, quando la voce della donna lo richiamò. "A proposito! Buon Compleanno!"
Caos non potè fare a meno di sorridere. La prof si era ricordata di lui! "Grazie Lanie!" Urlò prima di precipitarsi fuori dall'aula e spiccare una corsa.

Quando arrivò finalmente nella Camera dei Segreti, la lezione era già nel pieno dell'azione. E a quanto pare era concentrata sui duelli.
Imprecando - i duelli erano una delle sue cose preferite, ma evidentemente era arrivato troppo tardi per vedersi assegnato un compagno - fece scorrere lo sguardo nella stanza.
Gli bastò un leggero colpo d'occhio per capire chi fosse avvantaggiato e chi no.

Raphael era in netto vantaggio su Alex - e non poteva essere altrimenti, data l'enorme potenza dei suoi incantesimi fornita dall'essere un lupo mannaro. Inoltre il ragazzo aveva anche una grande capacità tecnica. Ma il Serpeverde sembrava comunque intenzionato a non dare mai il colpo di grazia, preferendo un lungo e lento logoramento.

Francisco e Daniel invece erano in completa parità e sembravano entrambi guidati da una furia cieca. Senza contare che avevano entrambi avuto un'insegnante eccellente in quel campo. Eleonore. La stessa ragazza che non parlava con il Tassorosso da due settimane. La stessa ragazza dalla cui parte il Grifondoro si era, neanche a dirlo,
immediatamente schierato. E nonostante le continue richieste da parte della Corvonero di non intervenire, aveva approfittato di quel duello per sfogarsi. Prima Gabriela, poi la Grimm... un periodo sfortunato per le sue sorelle in amore.

Anche Lex stava contrastando senza difficoltà il suo avversario, Brian. Di sicuro, una che trascorreva intere giornate in compagnia di un branco di licantropi non si sarebbe fatta battere facilmente da un avversario. Anche se Corvonero.

Finalmente Caos trovò quello che veramente stava cercando... Virginia. Stava duellando contro Milly e, esattamente come il ragazzo si aspettava, stava battendo la Grifondoro alla grande. Era proprio brava la sua ragazza nei duelli.

"Caos! Pensavo ti avessero rapito le scale!" Lo distrasse la voce di Robert al suo fianco, facendolo sobbalzare. "Allora visto che sei in ritardo, ma non mi va di affibbiare punizioni, facciamo così: combatti contro Eleonore."
A quelle parole, il ragazzo sbiancò. Fu quasi tentato di chiedere la punizione, ma si morse la lingua. Era bravo nei duelli e certamente non si sarebbe tirato indietro, ma duellare con una Grimm - tra l'altro furiosa?
La ragazza sembrò leggergli nel pensiero, avanzando verso di lui, perchè non potè fare a meno di fargli un sorrisetto. "Tranquillo... dopo quello che mio padre ha fatto per salvarti la vita, non ho intenzione di togliertela." Gli comunicò con un occhiolino.
Seguendo le indicazioni di Robert, si inchinarono velocemente.
Poi diedero vita al duello.

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Micah scartò di lato per evitare l'ennesimo incantesimo di Page.
Era alquanto perplesso per lo stile di combattimento che aveva assunto la ragazza quel giorno, stile che non la rispecchiava assolutamente. Era come se fosse guidata più dalla furia che dalla logica, come se volesse colpirlo più per fargli del male che non per batterlo lealmente in un duello. Come se ce l'avesse con lui per un motivo sconosciuto.
Il Corvonero borbottò un'imprecazione mentre schivava l'ennesimo zampillio.

Ma che diamine prendeva alla sua ragazza?

Magari aveva fatto o detto qualcosa che l'aveva turbata? Gli era sembrato tutto normale, almeno fino a quella mattina. Invece, in quel momento, c'era una furia scatenata contro di lui.

Evocò il quinto incantesimo scudo del duello per parare due incantesimi che si dirigevano a velocità folle verso di lui. Ma non si accorse del terzo, che lo prese in pieno alle spalle, facendolo andare gambe all'aria.
"Ok, mi arrendo!" Proclamò con voce soffocata, dopo qualche secondo, mentre decideva saggiamente di rimanere a terra. Non era comunque sicuro di riuscire ad alzarsi. La botta era stata parecchio potente.
Forse fu il tono di voce a far rinsavire la ragazza.
In tre secondi gli fu accanto, con un'espressione in viso desolata. "Ti ho colpito troppo forte?" Chiese con un filo di voce. "Mi dispia..."
Ma il ragazzo la interruppe con un gesto deciso della mano. "Non mi interessa la botta, ma il perchè l'hai fatto. E non mi dire che non hai niente. Quello non è il tuo modo tipico di duellare."
La Corvonero rimase per qualche secondo in silenzio, mentre le tremava un labbro. Sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
"Perchè sono gelosa." Ammise alla fine con un tono di voce talmente basso che Micah, per un solo secondo, pensò di aver sentito male.
Il ragazzo, strabuzzando gli occhi, riuscì finalmente a tirarsi su, mentre domandava stupito un "Che cosa? E di chi?"

Nel frattempo ripensò a tutto quello che aveva fatto o detto nelle ultime settimane, tutte le ragazze con le quali aveva parlato, cercando di individuare un comportamento che avrebbe potuto sembrare ambiguo, in un qualche modo. Ma non ne trovò.
Maledisse se stesso e il suo cervello: possibile che fosse così brillante e sveglio e poi, ogni volta che si trattava di Page, questo sembrava completamente azzerarsi?

Vedendo che la ragazza non rispondeva, le mise entrambe le mani sulle spalle, scuotendola leggermente. "Amore, me lo vuoi dire che succede per favore? Di chi è che saresti gelosa? Ho parlato in modo ambiguo con una ragazza senza rendermene conto? Ho fatto un apprezzamento su qualcuna e tu l'hai inteso male? Ho..."
Ma lei lo interruppe a metà. "Mi ha definito il pomo della discordia." Sussurrò appena, facendo sgranare gli occhi al ragazzo.

"Bloom? Sei gelosa di Bloom?"

Tutto si aspettava forchè quello. Però, effettivamente, adesso che ci ripensava, gli sembrava quasi di scorgerlo il comportamento leggermente più freddo del solito che lei aveva tenuto da quando erano andati insieme in quello studio.

Ma perchè non se n'era accorto prima, maledizione?

Con un sospiro, le prese il volto tra le mani, in modo da fissarla negli occhi. "Page, santo Merlino! IO TI AMO. Quindi levati qualsiasi stronzata ti possa essere venuta in testa su quella donna: è brusca, ma
è una delle migliori sul campo. Ed era un'amica di mia madre, perciò ci tiene a me - per quello ha fatto quella battuta aspra. Ma se dici che non ti piace, allora appena esco di qui vado in guferia e le spedisco una lettera per toglierle la causa. Cercherò qualcun altro. Va bene?"

La ragazza rimase immobile per qualche secondo, incamerando per bene le parole del ragazzo, prima di boccheggiare "Sono una stupida."
"No lo stupido sono io." La contraddisse però lui. "Perchè immagino ti sarai anche arrabbiata nello scoprire solo sul momento che si tratta di una donna... o sbaglio?"
Page si trovò costretta ad annuire. "Sì anche quello ha contribuito, ma avrei potuto chiedere anzichè arrabbiarmi."
Micah ridacchiò. "Ed eccoci qua: due cervelli brillanti Corvonero che davanti ai sentimenti vanno in tilt."
"Già." Gli rispose "In ogni caso... guai a te se spedisci quella lettera." Poi lo attirò a sè per baciarlo.


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Virginia, con un gesto quasi annoiato, respinse l'ennesimo incantesimo di Milly.

La Grifondoro aveva provato a metterla in difficoltà in tutti i modi, ma se c'era una cosa in cui la Tassorosso si sentiva davvero brava erano i duelli.
Forse una delle più capaci nella scuola.
Era potente e aveva tecnica.
Sicuramente era in parte avvantaggiata: tutti i figli delle famiglie purosangue venivano educati ai duelli magici con istruttori privati dal momento in cui iniziavano a fare magie e lei, da sempre appassionata, aveva cercato di assimilare il più possibile. Senza contare l'altro motivo che la spingeva a dare il meglio di sè in quelle situazioni: voleva essere in grado di difendersi da sola, in qualsiasi situazione potesse venire a trovarsi. In qualsiasi situazione potesse capitarle.

Non aveva bisogno di un principe azzurro, lei.


Virginia era una di quelle ragazze che avrebbe sempre lottato con le unghie e con i denti per salvarsi da sola. E per salvare anche gli altri.
Radunando tutte le energie, si concentrò sull'incantesimo che - nella sua testa - avrebbe usato per porre fine a quel duello.
Ma poi sentì la voce di Fabian chiamare con tutto il fiato che aveva in gola il nome del loro professore di Difesa e sia lei che Milly lasciarono perdere il duello di colpo.

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Fabian riuscì a deviare verso l'alto - all'ultimo secondo - l'incantesimo che stava per lanciare su Anastasia.

C'era qualcosa che non andava e l'aveva capito da come la ragazza si era irrigidita all'improvviso.


La Corvonero non guardava più lui, o chiunque altro nella stanza, così come non prestava attenzione agli incantesimi che continuavano a danzarle attorno, lanciati dagli altri impegnati nei loro duelli.
Restava completamente immobile, rigida, con gli occhi sbarrati. Occhi che avevano perso il loro solito colore azzurro per diventare due enormi pozzi neri.
Il Tassorosso rimase un attimo paralizzato - l'aveva forse colpita con un incantesimo sbagliato? - poi, di punto in bianco realizzò cosa stava succedendo.

La Corvonero stava avendo l'ennesima visione.


"Robert!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, cercando di attirare l'attenzione del prof.
L'uomo accorse subito - era da inizio anno che stava sempre e costantemente in allerta ormai - e afferrò la ragazza prima che cascasse a terra.




Crimilde, ignorando lo sguardo perplesso di Nick, appoggiò la mano su una delle mattonelle che segnavano l'ingresso a Diagon Alley. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì veramente felice.
Non aveva bisogno della sua vista per vedere la magia che emanava quel muro. La percepiva scorrere tutt'intorno a sè, mentre la accarezzava dolcemente, quasi come una madre che riaccoglieva la figlia dopo un lungo periodo passato lontano da casa, mentre turbinava come pulviscolo impazzito.
Magia che scorreva libera ed incontrollata esattamente come trecento anni prima, esattamente negli stessi luoghi.

Allora non tutto era cambiato, qualcosa era rimasto uguale.

Era a casa.

Chiuse gli occhi per qualche secondo, sopraffatta dall'emozione. Poi, sospirando, rilasciò una piccola parte della sua magia, mentre invitava il detective a fare un passo indietro.
Immediatamente, rispondendo al comando, il muro si aprì un varco e la strada della Londra Magica apparve davanti a loro in tutta la sua grandezza e magnificenza.

"Benvenuto nel mio mondo Nick. Prima tappa: negozio di bacchette."

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"NO!"
Michael avvertì l'aria abbandonargli i polmoni mentre ascoltava le ultime parole del discorso della McGrannitt. "Mi dispiace."
Per pura fortuna era già seduto su una sedia - la preside stessa aveva insistito per farglielo fare - o sarebbe crollato dritto a terra.
Si piegò su se stesso, cercando di ingoiare le lacrime amare che avevano iniziato a scorrergli sul volto. E soffocare i singhiozzi. Poi si rese conto che non gli importava di nascondersi, che quella reazione era umana, naturale.
Umana quanto la fragilità di un corpo che non aveva retto.

Che la Preside lo vedesse piangere allora!

"Quindi..." Riuscì a formulare tra un singhiozzo e l'altro "...non è servito... a niente?"

Non era servito a nulla il suo intervento.
Non era servito a nulla che si fosse privato del sangue, rischiando a sua volta di morire.
Non erano serviti a nulla le infinite giornate - e nottate - passate in biblioteca per cercare qualcosa - qualunque cosa - per salvarla.

Diamante era morta.

Pianse e singhiozzò senza sosta - non sapeva neanche lui quanto tempo era rimasto in quello studio, osservato dai ritratti tristi dei precedenti presidi - e continuò a piangere anche quando la McGrannitt fece il giro della scrivania per andare ad abbracciarlo. "Prenditi il tempo che ti serve Michael. Gli insegnanti sono stati avvisati. E ovviamente avrai la libera uscita il giorno del... funerale."

Poi un singhiozzo sfuggì anche a lei. Quanti studenti aveva già perso quell'anno?

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"No!"
Urlò crollando in ginocchio.
"Ti prego, no!"
Ripetè con tono terrorizzato.
"Per favore, ti supplico!"
Portò le mani alla testa, iniziando a scuoterla ripetutamente.
"No, ti prego! No, non farmelo fare, non farmelo fare."
Si rannicchiò in un angolo della stanza, tremando come una foglia.
"Ti prego, ti supplico, ti scongiuro, no!"
Ma non c'era verso, non c'era modo di fargli cambiare idea. E non aveva neanche modo di combatterlo.
Era nella sua testa e non poteva in alcun modo contrastarlo.
Era più forte, era sempre stato più forte.
Non aveva armi.

Singhiozzò ripetutamente, dondolando e continuando a scuotere la testa.
Continuando a supplicare, con uno sforzo estremo, si alzò da terra, cercando di lottare con tutte le sue forze.
Riuscì a raggiungere lo specchio - voleva romperlo, romperlo e farsi del male, qualsiasi gesto estremo per far capire agli altri che c'era qualcosa che non andava - ma nel momento in cui alzò lo sguardo capì di non avere speranze.
Nello specchio non vide riflesso il suo volto. Ma lui.

Lui era al suo posto, lui era nella sua testa, lui aveva il controllo totale su ogni cosa.

Poteva anche provare a scappare, dimenarsi e ribellarsi, ma non avrebbe mai potuto cambiare quel semplice dato di fatto.

Lui aveva il controllo. 

Lui si mise a ridere e lo fece con la sua bocca.
"Lo farai. Mi riferirai ogni cosa. E se le cose non dovessero andare come voglio, interverrai per fare in modo che accadano. O ne pagherete tutti le conseguenze."

Terrore. Solo terrore.
Un ultimo moto di ribellione. Fino all'ultimo secondo, finchè avrebbe potuto non avrebbe ceduto.
Ma lui era comunque il più forte. Avrebbe vinto.
Come aveva vinto sempre nell'ultimo mese.
Un ultimo singhiozzo, un'ultima preghiera.
"Sei forte, ma non abbastanza."
Poi il suo sguardo divenne vitreo.

E capì di non avere più una volontà propria.

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Domanda della settimana: cosa volete per il prossimo capitolo? Lezione (nel caso di cosa?), partita di Quidditch (nel caso quali squadre?), ronda (chi volete vedere all'opera? ), altro (potete anche suggerirmi un luogo che il vostro personaggio vorrebbe visitare) ... ? --> entro venerdì (così nel weekend scrivo!)

Condivido un brindisi virtuale con voi! Alla prossima!

ps: grazie a tutti, ma tenete gli occhi aperti, non è ancora finita!

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Capitolo 28
*** 22 - Se disturbo vado via! ***


23 - Sfoghi

Piccola considerazione iniziale:
è inutile che vi lamentiate dell'assenza/poca presenza dei vostri OC nel capitolo: se voi mi ignorate io faccio altrettanto (non a caso si tratta di una interattiva!). L'ho già spiegato come funziona e non intendo ripetermi oltre. 


Detto ciò vi lascio alla lettura.


- Se disturbo, vado via! - 

Lunedì 24 Febbraio 2021, Hogwarts




"Io continuo a non capire..." Fu il commento perplesso di Lex rivolto ad Eleonore.
In quel momento si trovavano entrambe nella camera della Caposcuola, sdraiate sul letto.
E la Serpeverde, per la prima volta da quando la conosceva, aveva visto la Corvonero piangere (anche se aveva cercato di nascondere la cosa ponendosi un cuscino sulla faccia).
"Non è importante che tu capisca." Le giunse la risposta soffocata dell'altra.
"Elly per le mutande consunte di Merlino! Io voglio capire!" La contestò però lei. "Sono una delle tue migliori amiche e non ti ho mai chiesto nulla. Ma a questo punto basta! Tu e Daniel siete in questa situazione di stallo da un mese ormai! E avete litigato per cosa esattamente? E' chiaro che avete detto quelle cose spinti più dalla rabbia che non da altre motivazioni, ma a volte tra le coppie capita. L'importante è non far passare troppo tempo e chiarire prima che sia troppo tardi."
La Grimm si tirò su di scatto, poi, a sorpresa, la strinse per le spalle, scuotendola leggermente. "Io non devo chiarire un bel niente con lui. Quelle cose le ho dette perchè erano vere. Voleva la verità e verità ha avuto." Sibilò arrabbiata.
La prefetto però non si scompose. Avere a che fare con un branco di licantropi le aveva fornito un forte autocontrollo. "La verità?" Iniziò a deriderla. "Eleonore tu gli hai praticamente fatto intendere di aver passato la giornata con Erik Grimm! Lo stesso che hai schiantato in stazione! Lo stesso che tuo padre - davanti a tutta la società magica inglese - ha cacciato dall'Inghilterra. Lo stesso Erik che hai rifiutato proprio perchè ti sei innamorata di Daniel. Perciò dimmi... come può essere la verità? Mi sorprendo che lui non ci sia arrivato!" Affermò convinta delle sue opinioni. Ma le bastò vedere come la ragazza si era afflosciata davanti a quelle parole per capire che la realtà era molto più complessa.
"E' esattamente questa la verità Lex: che tu ci creda o no, quel giorno ero davvero con Erik." Fu il commento agitato della Caposcuola, mentre sentiva il sangue affluirle al cervello. Un capogiro e un'enorme nausea la travolsero, mentre lentamente si risdraiava sul letto, privata di colpo di tutte le forze. Non aveva la forza di affrontare quella discussione, ma al contempo aveva capito che, a quel punto, la Serpeverde non se ne sarebbe andata senza una spiegazione adeguata.
"Perchè?" Domandò infatti l'altra con un filo di voce. Non ci poteva credere. Non ci voleva credere. Non voleva credere alle parole della Corvonero. "Non ha senso. Come faceva ad essere con te se tuo padre l'ha esiliato? Come ha fatto ad avvicinarsi così tanto a te senza che nessuno se ne sia accorto?"

Una domanda. Una sola domanda. Quella domanda. Sarebbe bastata porre quella per capire tutto. Ma nessuno l'aveva mai fatto. Almeno fino a quel momento.

"Appunto. Ci sei arrivata finalmente." Era una constatazione. Ma fatta con un tono talmente debole che Lex pensò di esserselo sognato.
Poi la Corvonero scoppiò in singhiozzi.
Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno.
Non pretendeva che Lex arrivasse a capire. Ma che almeno la ascoltasse. "Papà li ha esiliati, ma Erik era qua comunque: sta scorazzando libero per l'Inghilterra da mesi e nessuno se n'è accorto! E lui ha la metà delle capacità di suo padre! E se ci fosse anche lui qui? Se ci fosse anche Jakob?" Riuscì a formulare tra un singhiozzo e l'altro. "Quando ho parlato con Erik, mi ha detto chiaramente di sapere di Daniel! Sa chi è e sa che cosa è! La mia famiglia uccide le persone come Daniel! E se Jakob sapesse?" Continuò con un tono di voce sempre più alto e sempre più isterico. "Anzi... lo sa già! Sono sicura che lo sa già! Tu non c'eri al Ministero, non hai visto che occhiata omicida gli ha lanciato! Porco Merlino! Lo ucciderebbe senza muovere un muscolo! Ha già perso troppi componenti della famiglia! Mia madre era una purosangue e non gli è bastato! E io al Ministero ho solo peggiorato le cose intervenendo!"
Lex neanche provò a fermarla. La Corvonero era ormai un fiume in piena.
"Preferisco che Daniel mi odi per quel litigio, dove ho volutamente marcato questioni che sapevo lo avrebbero ferito. Preferisco che mi odi per le cose che ho aggiunto dopo, tanto per completare l'opera! Voglio che si allontani da me del tutto! Voglio che mi odi! Preferisco che tutti sappiano che abbiamo rotto nel peggiore dei modi! Staremo male entrambi per un po', ma almeno lui sarà vivo."

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"Buh!" Esclamò Caos sbucando dal nulla in mezzo al corridoio e facendo prendere un infarto a Virginia, che per la sorpresa imprecò ad alta voce.
"Hai detto qualcosa?" Le giunse la voce di Federica dall'altra parte del corridoio - quella sera avevano la ronda insieme.
La Tassorosso ci mise qualche secondo per rispondere. Gettando un'occhiataccia a Caos, che in quel momento era in preda a silenziose risate, decise di rispondere con un vago "No niente! Ho sentito un rumore, ma era un falso allarme! Vai pure avanti, ti raggiungo tra poco!"
"Okay!"
La ragazza a quel punto si girò infuriata, sibilando un "Sei morto!" a fior di labbra. Ma non riuscì a dire altro, perchè il ragazzo, con l'espressione da cucciolo più tenera che riuscì a produrre, la attirò a sè per baciarla.
"Eddai Gin! Volevo solo farti uno scherzo innocente!" Si giustificò con aria abbattuta. "Non puoi volermi morto solo per questo! Così mi spezzi il cuore!" Continuò con tono melodrammatico. "Ma se disturbo vado via!"
Virginia roteò gli occhi sbuffando, mentre gli allacciava le braccia al collo per baciarlo a sua volta. "Sei fuori dal dormitorio... - bacio - dopo il coprifuoco - altro bacio - e hai fatto venire un mezzo infarto - bacio approfondito - ad un prefetto."
Quando si staccarono per l'ennesima volta, lui la trascinò dietro ad una colonna. "Quindi cosa significa? Che vuoi mettermi in punizione... Ginevra?"
Chiese con tono volutamente roco... e ironico.
La ragazza ci pensò un attimo. "Potrei anche farlo sai? Ne ho tutti i diritti... oltre che i poteri." Gli rispose, prima di rendersi conto di quanto quella frase potesse suonare maliziosa. Divenne perciò rossa come un peperone.
Caos sghignazzò alquanto divertito. Era troppo divertente vedere come tutte le volte la ragazza ci cascasse, imbarazzandosi subito dopo. Ma trovava il suo arrossire alquanto adorabile. "Allora non vedo l'ora di farmi mettere in punizione da te!" Concluse, usando il suo miglior tono malizioso. E ricevendo un pugno sul braccio dalla ragazza, il cui volto aveva ormai assunto tutte le colorazioni possibili ed immaginabili di rosso.

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"Fede abbassa quella bacchetta o finirai per accecarci!" Commentò Micah all'indirizzo della Serpeverde, non appena questa li raggiunse nel corridoio del terzo piano.
Loro due, Milly e Virginia erano di turno per la ronda quella sera e il Corvonero era stato nominato capogruppo. Era l'unico del settimo anno, il veterano della situazione. Perciò il più indicato per ricoprire tale ruolo.
La mezza vampira fece subito quanto richiesto. "Scusa, ho sentito un rumore e..."
"Siamo tutti un po' tesi. Lo so. Ma io e Milly abbiamo appena controllato tutto il corridoio e non ci dovrebbe essere nessuno." Concluse lui per lei.
"Dov'è Virginia?" Chiese invece la Grifondoro. Quando si erano divisi, lei e il Corvonero erano andati da una parte e la Serpeverde e la Tassorosso dall'altra. Ma mentre Federica era lì, davanti a loro, Virginia non si vedeva da nessuna parte.
"Lei... voleva controllare una cosa e mi ha detto di andare avanti. Ma dovrebbe raggiungerci a minuti." Fu la risposta della ragazza, volutamente lasciata vaga. Sapeva perfettamente cosa la sua compagna avrebbe davvero controllato, ma aveva preferito voltarsi dall'altra parte e far finta di niente. D'altronde lei e Francisco non avevano forse abusato leggermente della loro posizione all'inizio?
"Uhm... ok." Commentò Micah gettandole uno sguardo penetrante ed indagatore. "Ma spero per lei che si tratti veramente di soli pochi minuti."
Federica per un attimo si chiese se davvero il ragazzo avesse solo un enorme intuito, come dicevano i suoi amici di provenienza babbana che l'avevano risoprannominato Sherlock, oppure se, dato anche il suo retaggio purosangue, non avesse imparato l'arte della legimanzia. Applicandola anche nei momenti meno opportuni.
Non credeva che uno come Micah Price potesse essere davvero un pettegolo o un curiosone, però sapere che poteva intuire così tante cose dal minimo indizio era una cosa che da una parte la affascinava, ma dall'altra la spaventava alquanto. Era molto più rassicurante pensare che fosse un abile legimens... fino ad un certo punto però.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Milly, la quale, puntando un dito verso il fondo del corridoio, in un punto ben preciso alle spalle della mezza vampira, esclamò "E infatti di pochi minuti si trattava! Eccola!"
Virginia li raggiunse con un ampio sorriso. E rossa come un peperone. Confermando i dubbi di Micah. Che però decise di agire come Federica, facendo finta di nulla. "Se è tutto tranquillo e a posto, direi che possiamo concludere qui la ronda. Informo io i Caposcuola. Signorine, vi auguro la buonanotte!"

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Brian, con un blocco di fogli in una mano e la sua fidata chitarra nell'altra, si accomodò in una delle poltrone della Sala Comune.
Quello era il momento della serata che preferiva in assoluto. Passata la mezzanotte, quando la maggioranza degli studenti era già andata a dormire.
Lasciando così il salotto mezzo vuoto. Silenzioso. In pace.
Era il momento perfetto, quello dove poteva dar corso ai suoi pensieri senza distrazioni. Quando poteva produrre la sua musica senza filtri, quando poteva comporre canzoni senza far vagare la sua mente verso altri orizzonti. Verso altre preoccupazioni.
Dopo aver insonorizzato la stanza - non voleva disturbare nessuno dei suoi compagni - iniziò a pizzicare qualche corda del suo strumento, producendo però volutamente note solo basse. Nonostante l'incantesimo aveva comunque paura di disturbare qualcuno.
Immerso com'era nella produzione, non si accorse che altre due persone erano presenti nella stanza. Persone che non aveva inizialmente notato perchè sedute su delle poltrone rivolte verso il fuoco che davano le spalle al ragazzo.
"E' molto bella." Si complimentò Anastasia girandosi verso di lui e andandosi a sedere sul bracciolo di un'altra poltrona.
"Confermo!" Fu il commento di Page, comparendo a sua volta.
Il Corvonero, a quelle parole, arrossì. "Grazie." Riuscì solo a dire, in imbarazzo. Pensava di essere solo, non di avere un pubblico. E questo l'aveva portato a sbagliare qualche passaggio. Se solo avesse saputo che qualcuno lo stava ascoltando, si sarebbe impegnato molto di più. Ma forse, se avesse saputo di avere un potenziale pubblico, neanche si sarebbe messo a suonare.
"Da quanto suoni la chitarra?" Chiese Page curiosa.
"Da sempre, da quando ho ricordi ho in mano una chitarra." Rispose lui sorridendo. "Ho anche un gruppo mio, con il quale suono, quando sono a casa." Aggiunse.
"Se tutte le canzoni sono come questa, immagino che avrete molte fan." Fu il commento dolce di Anastasia. Stava pian piano riniziando a vivere, dopo quanto accaduto a Capodanno. "E' una canzone triste, ma molto bella."
Il ragazzo annuì, non trovando però opportuno confermare che la tristezza che aveva messo in quella canzone prendeva spunto dalla vita reale. Da quello che avevano passato in quegli ultimi mesi. Perciò preferì tergiversare, cambiando argomento di conversazione. "Da quanto mi stavate ascoltando?"
"All'inizio non mi ero neanche accorta della tua presenza. Sono qua per aspettare Micah ed ero completamente immersa nei miei pensieri." Fu la risposta di Page. "Però era impossibile non essere attirati dalla tua melodia. Me ne sono accorta dopo un po', quindi non so risponderti in maniera precisa."
"Io ti ho visto entrare nella stanza, ma non mi sembrava il caso di distoglierti da quello che stavi facendo. Quindi direi dall'inizio. Anzi, scusa se ti ho interrotto!" Replicò invece l'altra ragazza. "E ti prego, continua! Se ti da fastidio la mia presenza, vado in dormitorio senza problemi." Concluse, mentre Page al suo fianco annuiva.
Ma a Brian non davano affatto fastidio le due ragazze. Era una situazione che trovava stranamente rilassante. Poteva suonare e ciò che suonava era apprezzato. "Se restate qui vi suono qualche altro pezzo." Propose entusiasta.

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Fabian arrestò di colpo i suoi passi, perplesso.
Erano passate le due di notte e si era recato dalla camera alla Sala Comune a causa della mancanza di sonno.
Di sicuro non pensava di trovare qualcuno in salotto. E ancora meno di trovarci Daniel. Non aveva più frequentato la Sala Comune da quando era diventato Caposcuola. Quindi per quale motivo farlo alle due di notte?
Il ragazzo sembrò non accorgersi minimamente della sua presenza. Restò rannicchiato sulla poltrona, continuando a fissare il fuoco.
Fabian ritenne quindi opportuno segnalare la sua presenza, schiarendosi la gola.
"Oh! Ciao." Fu il commento dell'altro ragazzo dopo essersi girato di soprassalto nella sua direzione "Non pensavo ci fosse qualcuno a quest'ora."
"Non riuscivo a dormire."
"Neanch'io... e non riuscivo a restare... là..." Confessò Daniel con un filo di voce. "Qui mi sento leggermente più a mio agio... ma se disturbo vado via." Concluse iniziando ad alzarsi.
"Fino a prova contraria sei un Tassorosso." Lo bloccò però Fabian. "Questa è anche la tua sala comune... e a parte noi due non c'è nessuno. Chi è che disturberesti?"
Daniel, a quelle parole, si risedette sulla poltrona con un sospiro. Ma dal modo in cui lo fece sembrò quasi avere l'intenzione di diventare un tutt'uno con il tessuto del mobile. Subito dopo si portò la testa tra le mani.
"Va davvero così male tra voi due?" Trovò il coraggio di chiedergli il prefetto dopo un po'.
"Non ci parliamo da quando abbiamo litigato." Fu la risposta lapidaria del Caposcuola.
"Non hai almeno provato a chiarire?" Indagò Fabian. Non che gli interessasse sul serio - a lui non piaceva farsi gli affari degli altri - ma Daniel gli sembrava davvero disperato. E con un forte bisogno di parlare con qualcuno.
"Io sì. Ma..." Il ragazzo si interruppe di colpo, mentre la voce sfumava man mano nell'aria.

Eleonore gli aveva praticamente puntato la bacchetta contro, intimandogli di stare lontano da lei il più possibile. Ribadendogli di non volerlo più. Che era finita. Lei aveva avuto il coraggio di dirlo a voce alta, lui invece non era neanche in grado di ripetere quanto sentito con le sue stesse orecchie.

"Mi dispiace." Fu il commento inutile dell'altro. Si sentiva a disagio in quelle situazioni. Non sapeva mai cosa dire esattamente. E cosa si può dire d'altra parte in tali circostanze?

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Scusate il ritardo, ma fino a pochi giorni fa ero completamente impelagata! Però la buona notizia è che... HO FINALMENTE FINITO GLI ESAMI ALL'UNIVERSITAAAAAAA'!!!! :D :D :D
Quindi d'ora in poi dovrei tornare ad essere più regolare (tesi permettendo).


Alla prossima!


ps: prossimo capitolo, partita di Quidditch! ;)(le squadre che si affronteranno non le so ancora, dipendono da voi: vedete quello che ho scritto sopra!)


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Capitolo 29
*** 23 - Daniel ***


24 - Grifondoro vs Corvonero

Eccomi qui!

A discapito del titolo, il capitolo non sarà concentrato solo su Daniel (ci sono tutti gli OC)... semplicemente sarà una cosa un po' diversa ecco...

Unica cosa (che ho già specificato, ma secondo me ve ne siete scordati): in questa ff Scorpius Malfoy, Albus Potter e Rose Weasley sono tutti e tre Corvonero. E i primi due giocano in squadra.

Buona lettura! ;) 


- Daniel - 


Settembre 2014 (sette anni prima), Hogwarts



Daniel era appoggiato ad una parete del corridoio, mentre aspettava che sua sorella finisse di parlare con quella sua compagna di casa... Elena, Elaine... Emily? Si ricordava solo che il nome della Corvonero iniziava per E.
A quanto aveva capito, la sua gemella non era riuscita a capire molto bene alcuni passaggi della lezione di Difesa Contro le Arti Oscure e così si era fermata dopo lezione per chiedere dei chiarimenti a... Eleonore! Ecco qual era il suo nome!
Il perchè Lindesay * avesse deciso di chiedere proprio a lei, però, rimaneva per lui un mistero: non avrebbe fatto prima a chiedere direttamente al prof?
Sbuffando - stava iniziando ad annoiarsi - lanciò un'occhiata in direzione delle due, che erano ancora dentro l'aula, immerse in una fitta conversazione. Ma che avevano da parlare tanto?
Con una vaga idea di dirigersi verso la sorella per comunicarle l'intenzione di andare a pranzo - si sarebbero visti dopo -, si staccò dal muro. E si ritrovò dondolante e a penzoloni a testa in giù.
Non riuscì proprio a trattenere un urlo di sorpresa. "Ma che cavolo...?"
Nella sua visuale comparvero due ragazzi - due Serpeverde almeno del sesto/settimo anno a giudicare dalle divise e dalla corporatura - che se la stavano bellamente ridendo. "Cosa ci fa un primino di Tassorosso in un corridoio deserto all'ora di pranzo?" Lo canzonarono.
Nonostante tutto, Daniel provò un moto di sollievo. I due avevano notato solo lui, non sua sorella - e la sua amica. Pensavano fosse solo.
Sollievo che durò due secondi, quando dalla porta dell'aula uscirono proprio Lindesay ed Eleonore, probabilmente attirate dal suo urlo. La prima cacciò a sua volta un urlo spaventato, la seconda fece vagare per qualche secondo lo sguardo da lui, ancora sospeso a mezz'aria a testa in giù, ai due ragazzi e infine alla sua compagna di casa. "E' tuo fratello quello?" Chiese come se stesse parlando del tempo.
Davanti al cenno di assenso di Lindesay, spostò nuovamente lo sguardo verso i Serpeverde e la sua voce risuonò limpida e chiara. Calmissima. "Prima e ultima possibilità. Mettetelo giù. Subito." Comandò estraendo la bacchetta.

Daniel strabuzzò gli occhi. Era forse impazzita?

Il primo dei due Serpeverde che si riprese da quella situazione paradossale - una primina che osava minacciarli? - assunse un tono beffardo. "Oh ma certo! Subito! E dovremmo farlo solo perchè ce lo chiedi tu, vero principessa?"
"Esattamente." Rispose lei annuendo, come se non avesse percepito il timbro vocale.
"Che ne dici invece se facciamo fare un giretto per aria anche a te?" Si intromise il secondo "Sarebbe un record! Una settimana di scuola e faresti già vedere le mutande a tutta il Castello!"

Andate via! Per amor di Merlino, andate via!
Si ritrovò a pensare Daniel, mentre sentiva il sangue affluirgli alla testa, dandogli sempre più fastidio.
Ma entrambe le Corvonero rimasero ferme lì.
"Io non lo farei, fossi in voi." Consigliò loro Eleonore, trovando non si sa bene come la forza di fargli addirittura un occhiolino. "E se pensate di farmi paura... sappiate che ho affrontato cose peggiori di due poveri imbecilli."
"Che diavolo sta succedendo qui?" Li interruppe una terza voce.

La ragazzina approfittò di quell'attimo di distrazione per puntare la bacchetta in direzione del Tassorosso e liberarlo, rallentandone anche la caduta. Contemporaneamente, i due Serpeverde si ritrovarono sbattuti con violenza a terra.
Sempre più confuso, il ragazzo si tirò su e un gemito di sollievo gli fuoriuscì dalle labbra. Non ce la faceva proprio più a restare a testa in giù.
"Ti ho fatto atterrare male?" Si interessò lei.
"No... ma come hai fatto?" Domandò stupito lui, non sapendo più in che direzione guardare.
La voce che li aveva distratti apparteneva ad un terzo Serpeverde - anche lui del sesto o settimo anno. Con una spilla da Prefetto in bella vista sul petto.
Un sorriso trionfante si disegnò sul viso dei due - che si tirarono su di scatto. Ma anche su quello di Eleonore.

"Ho chiesto..." Ripetè il nuovo arrivato incrociando le braccia "che cosa diavolo sta succedendo qui!"
"Volevano appendermi a testa in giù e far vedere le mie mutande a tutta la scuola." Emerse con limpidezza la voce della Corvonero prima che chiunque altro riuscisse a dire altro. "E poi..."
Ma il ragazzo alzò una mano per fermarla. Zittendo contemporaneamente anche le esclamazioni dei suoi compagni di Casa.
Non gli interessava sapere altro. "Voi due volevate fare che cosa A-MIA-SORELLA?" Ringhiò furioso, girandosi verso i suoi compagni con sguardo omicida. Le ultime tre parole le sillabò.
Alla parola sorella, i due sbiancarono. Quella era Eleonore Grimm? "No!" Provarono a giustificarsi "Noi..."
Ma Hansel li interruppe di nuovo. "No? State dicendo che mia sorella è una bugiarda allora?"
I due scossero la testa, incapaci di formulare un pensiero coerente. Se c'era qualcuno che era in grado di terrorizzare gli studenti Serpeverde - come anche tutti gli altri - alla pari se non peggio di un professore, quello era Hansel Grimm. E lo faceva ancora prima di diventare Prefetto.
"Bene." Commentò lui. "In piedi tutti e due. Adesso." Entrambi si affrettarono ad obbedire. L'ultima cosa che volevano era contraddirlo. Era già abbastanza arrabbiato. "Siete in punizione fino a Natale... devo solo decidere cosa farvi fare. Ma vi assicuro che vi farò pentire di essere nati.
Prima di andarsene, si girò per fare un occhiolino ad Eleonore, che non riuscì proprio a nascondere un sorrisetto.

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Sabato 8 Marzo 2021, Hogwarts


"Come hai detto scusa?" Chiese Micah a Francisco strabuzzando gli occhi. "Perchè dobbiamo giocare noi contro di voi? Non dovevano giocare i Tassorosso contro i Serpeverde, domani?"
Il Grifondoro l'aveva bloccato a metà del corridoio del sesto piano per comunicargli la notizia, da Capitano a Capitano. L'aveva cercato per metà scuola. E anche lui era stato informato da pochissimo.
"Sì, ma a quanto pare il nuovo cercatore dei Serpeverde si è infortunato e non può giocare." Iniziò a spiegare Fran. "I Tassorosso hanno già giocato contro di noi e... e tu faresti giocare la tua cercatrice contro la squadra di Daniel al momento?" Chiese con tono ironico.
Il Corvonero non potè far altro che confermare "Si ammazzerebbero in campo..."

Dopo la prima fase di disperazione, i due ex fidanzati avevano iniziato a litigare per ogni singola cosa. Non era difficile, girando per i corridoi, sentirli strillare l'uno contro l'altro per un qualsiasi motivo. Anche il più banale.

"Appunto. Senza contare lo stato di Michael. Credo che non saprebbe distinguere un bolide da una pluffa, al momento." Aggiunse Francisco, tanto per dare maggiore completezza al quadro.
"D'accordo." Si arrese Micah. "Devo solo sperare che la squadra non faccia fuori me prima per aver accettato."
Francisco scoppiò a ridere. "Se vuoi toglierti le castagne dal fuoco, di' loro che l'ordine perentorio ed assoluto viene dalla Preside." Gli suggerì.
Il Corvonero fece un sorriso tirato. "Mi sa che seguirò il tuo consiglio."

Stavano per salutarsi, quando il Grifondoro lo richiamò. "A proposito... come va la causa contro tuo nonno?"
L'altro si girò con un sorrisetto. "Non vuole mollare ma ormai ha tutti contro. Credo che prima della fine dell'anno scolastico riuscirò a riottenere ogni cosa che mi spetta di diritto... appena succederà - dopo i MAGO - vi porto tutti a cena fuori per festeggiare!"
"Non vedo l'ora!" Commentò Fran con un sorriso. "Ma non è che se vi battiamo domani poi cambi idea eh?"
"Saremo noi a battere voi."

Con un ultimo cenno di saluto, Micah si diresse con un sospiro verso la torre di Corvonero. Preparandosi mentalmente ad una sua probabile morte.

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Domenica 9 Marzo 2021, Hogwarts

Fabian non aveva idea del perchè ultimamente si ritrovasse sempre in certe situazioni.
Ci si trovava e basta.

A Capodanno, si era trovato a consolare Anastasia per la perdita di Joseph. E non solo quella volta.
Qualche giorno prima, aveva cercato di sollevare il morale a Daniel per la rottura con Eleonore.
Adesso si ritrovava con Michael per cercare di convincerlo ad abbandonare il suo letto - nel quale era sprofondato in catalessi dopo la notizia della morte di Diamante - per cercare di portarlo fuori.
E farlo assistere alla partita.
Si sentiva molto come il buon samaritano della situazione.
Nonostante anche lui non avesse propriamente una situazione rosea alle spalle.

"Un po' di aria ti farà bene!" Provò ad insistere per l'ennesima volta. "Non puoi rimanere chiuso qua dentro per sempre dai!"

Miracolosamente, il ragazzo alla fine si convinse. E lo seguì senza particolari storie fino al campo da Quidditch.
Tutti i tentativi portati avanti da Fabian per provare ad instaurare una conversazione però, caddero nel vuoto.
Michael continuava a guardare fisso, verso un punto indefinito davanti a sè. Come se non fosse davvero lì con lui, ma perso da qualche parte nei meandri della sua mente.

Fabian sospirò rassegnato. Anche se la partita fosse durata solo cinque minuti, perchè uno dei due cercatori sarebbe riuscito ad acchiappare subito il boccino, per lui sarebbe comunque stata una partita molto lunga.

E per fortuna che non dovevano giocare loro contro i Serpeverde!

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La McGrannitt nascose il volto tra le mani, iniziandosi a chiedere se l'avanzata età non le avesse giocato un brutto tiro.

Davvero, nel momento in cui Caos Pagano le aveva chiesto di commentare la partita, aveva accettato senza neanche provare a fargli cambiare idea?

Davvero non aveva cercato qualcun altro? Davvero aveva deciso di far commentare tutto a quel tassorosso che non riusciva neanche a ricordare il nome della sua ragazza - la donna riteneva Virginia una santa ormai -?

Già lo vedeva storpiare nomi e cognomi, trovare assonanze strane, addormentarsi a metà partita e chissà che altro.
Non si sarebbe neanche sorpresa se a metà del gioco il ragazzo avesse deciso di arrampicarsi sulla balaustra e decidere poi di penzolare da lì, attaccato come una scimmia, con il microfono in mano.
Minerva McGrannitt si aspettava ormai di tutto da Caos Pagano.

Vide il ragazzo prendere in mano il microfono, dopo essersi schiarito la voce, e lentamente iniziò a pregare tutti gli dei conosciuti e sconosciuti di aiutarla. E di rendere la partita il più breve ed indolore possibile.

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Page, scossa dalle risate, scartò di lato per evitare un bolide, poi si tuffò verso il basso per recuperare la pluffa.
Caos aveva appena storpiato il suo secondo nome da "Raegar" a "Regaz".
Con un cenno della testa fece capire a Brian, che volava tre metri più su, di essere in difficoltà e il ragazzo, senza perdere altro tempo, spedì velocemente un bolide contro il suo avversario, Michelangelo.
Con una certa soddisfazione, la Corvonero percepì il tonfo di un bolide andato a segno e con uno scatto fulmineo lanciò la pluffa ad Anastasia, che si trovava a pochissima distanza da lei.

Dopo pochi minuti però, i Grifondoro, grazie ad una azione di Milly, riuscirono a riappriopiarsi del gioco e Gabriela ne approfittò per iniziare a dirigersi verso le porte dei Corvi, dopo il cugino Scorpius la stava aspettando spavaldo.

Neanche a dirlo, Brian la bloccò nuovamente, permettendo così ad Anastasia di appropriarsi nuovamente della pluffa che le era stata sottratta.

"Pagano ci vogliamo muovere?" Sbraitò alle spalle del ragazzo la Preside. "Ci sono stati cinque scambi e tu non ne hai commentato neanche uno!"
"Mi stavo solo chiedendo se fosse normale che, in un cielo così limpido, ci fossero tutte le nuvole assemblate in quell'unico punto!" Fu la risposta del ragazzo.
"90 a 70 per Corvonero!" Sbraitò lei al microfono, dopo essersene appropriata avendolo strappato di mano al ragazzo.
Senza fare una piega, il Tassorosso lo riprese in mano, aggiungendo un suo commento "Grande azione, Regaz!"

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Virginia spostò lo sguardo dal campo, dove ormai la partita infuriava, a Daniel, che sedeva accanto a lei.
Era pronta a scommettere tutti i suoi averi - compresa la rana - che il ragazzo non avesse seguito un singolo passaggio della partita. Probabilmente non sapeva neanche il punteggio.
Tutto il tempo del gioco, non aveva fatto altro che far scattare la testa da un lato all'altro del campo, seguendo solo la traiettoria disegnata dal volo di Eleonore.
Tutto il resto, gol, bolidi impazziti, picchiate raso terra, voli della morte ecc non li aveva neanche visti.
"Daniel?" Provò a richiamarlo.
Come si aspettava, il ragazzo neanche la sentì. Forse perchè in quel momento un bolide aveva appena sfiorato la Corvonero. E quest'ultima, per evitarlo, aveva dovuto buttarsi velocemente a testa in giù.
"Dan?" Provò di nuovo.
"Che c'è?" Chiese lui senza staccare gli occhi dal campo. O meglio, dalla sua ex ragazza.
"Lo dico per il tuo bene: smettila di fissarla. E di tormentarti." Provò lei. Ormai glielo ripeteva da settimane.
E lui le rispondeva sempre allo stesso modo. "Non mi sto tormentando."
"Ah no?" Commentò lei sarcastica. "E allora perchè non le stacchi gli occhi di dosso dall'inizio della partita?"
L'unica risposta fu un borbottio indistinto. Che la fece sbuffare e roteare gli occhi.

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"Ma che fa? E' pazzo?" Chiese Lex portandosi una mano davanti agli occhi e puntando lo sguardo verso il palco centrale, quello degli insegnanti.
Era talmente concentrata per cercare di capire cosa stesse combinando Caos - che nel frattempo si era arrampicato sugli spalti per raggiungere il punto più alto possibile, "Così posso seguire meglio la partita!" aveva esclamato prima di partire in quarta -  che non si era neanche resa conto di aver appena rivolto la domanda a Raphael, con il quale non parlava da Capodanno.
Sembrò sorpreso anche lui, tanto che per qualche secondo si guardò attorno confuso, come aspettandosi di vedere qualcun altro lì in giro. Ma c'era solo lui.
"Lo sai che quello è sempre stato un po' suonato." Replicò alla fine il Serpeverde, dopo un'attenta riflessione.

In quel momento lo stadio risuonò della voce del Tassorosso, che informò gli spettatori che Grifondoro si era appena portata in vantaggio di un gol. "110 a 100 grazie all'azione congiunta della Halliwell, che ha destabilizzato la Regaz e poi grazie ad Ham Ham che ha segnato!" Urlò facendo piegare il pubblico in due.

Raphael strizzò gli occhi perplesso. Da quando suo fratello era diventato "Ham Ham"? E che diavolo era? L'aveva forse scambiato per il cartone animato
con i criceti per bambini?

"Tra l'altro, non me lo sono mai chiesto ragazzi... ma dite che la Halliwell è imparentata con il famoso trio di streghe di San Francisco?" Continuò tranquillamente a risuonare la voce di Caos.

Lex, a quelle parole, sbarrò gli occhi. Non sapeva
più neanche lei se ridere o piangere. Si chiese in quanti, tra tutti gli studenti, avrebbero capito a che cosa il ragazzo si stesse riferendo. "Ma quello è un telefilm babbano! E anche di parecchi anni fa!" Protestò al nulla. Di sicuro Caos non poteva sentirla da lì.

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Anastasia si precipitò nell'abbraccio collettivo della squadra, mentre Caos acclamava a gran voce il risultato finale della partita... a modo suo. "I Corvi erano in svantaggio di 40 gol, ma la cercatrice, che non ne sbaglia mai una, è riuscita ad acchiappare il boccino prima che la situazione per loro precipitasse! 280 a 170 per Corvonero! Il Corvo ha acceccato con gli artigli il leone! Ripeto: il Corvo ha accecato con gli artigli il leone!"

"Ma sta usando un codice segreto per comunicare con qualcuno?" Domandò la voce di Brian dietro di lei, con la fronte aggrottata.
A pochi passi da loro, intanto, Micah aveva recuperato Page dall'abbraccio collettivo e poi l'aveva baciata facendola girare. Da quando non era più sotto l'egida dei nonni era molto più espansivo.
"Probabilmente non sa neanche lui quello che sta dicendo." Commentò Anastasia girandosi e abbracciando il ragazzo velocemente. "Ma chissenefrega! Abbiamo vinto!"

Poco più in là, Gabriela stava abbracciando tristemente suo fratello - avevano perso di nuovo - quando un formicolio alla testa le fece aprire gli occhi e girare. Si sentiva osservata.
Con la coda dell'occhio, vide Raphael che la fissava immobile a bordo campo.
Sospirando, la ragazza sciolse l'abbraccio e iniziò a dirigersi verso di lui.

Era venuto il momento di affrontarlo.


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"Come sarebbe a dire che non c'è?" Chiese Eleonore allarmata. Un po' di cenere le andò su per il naso per la sorpresa e la ragazza iniziò a tossire.
"Significa esattamente quello che ti ho appena detto, sorellina!" Commentò Hansel pazientemente, quando lei riuscì a riprendere fiato. "Io e Ariel siamo riusciti finalmente a riparare l'albero, trovare il famoso detective - quindi abbiamo davvero dei parenti babbani - ma non c'è nessuna Emily Blackwood."
La Corvonero rimase per qualche secondo in silenzio.
Com'era possibile?

Era sicura che, una volta riparato l'albero, ogni cosa sarebbe andata al suo posto, confermando le sue teorie. E invece... "Allora come ha fatto Crimilde a prendere possesso del suo corpo, se non c'è nessun legame di sangue? E' impossibile!" Disse demoralizzata.
Anche suo fratello rimase per un po' senza dire nulla.
C'era qualcosa che non tornava, era chiaro.
"Non lo so." Ammise alla fine. Non sapeva davvero cosa pensare.
"Tornate in Inghilterra." Gli giunse all'improvviso la richiesta della Caposcuola. "Per favore, Hans. Tornate qui! Non serve a nulla che restiate là, ormai. Per favore!" Lo supplicò in un sussurro.
L'ex Serpeverde allungò una mano verso il fuoco, per accarezzare il viso della ragazza. "Abbiamo già le valige pronte."

Terminata la conversazione, Eleonore ritirò la testa dal camino con un leggero sorriso.
Hansel e Ariel - il cui pancione iniziava ormai ad essere bello grosso essendo entrata nel sesto mese - stavano tornando.  E con un po' di fortuna avrebbe potuto almeno assistere alla nascita del suo nipotino - o nipotina: nessuno dei due glielo aveva voluto dire. "Sarà una sorpresa." Avevano commentato.
L'unica bella notizia dell'ultimo periodo.
Tutto il resto, per lei, continuava ad essere un disastro.
E il fatto che Emily Blackwood non fosse una Grimm...


Sentendosi osservata, si girò di scatto. E trovò Daniel intento a fissarla.
Era uno sguardo strano, intenso. Diverso dal solito. Come se volesse perforale l'anima.

Bastò quello per farle scordare tutto il resto.

Per un po' non fu in grado di dire assolutamente nulla, incapace di fare qualsiasi cosa che non fosse fissarlo a sua volta.

Da quant'è che non si guardavano? Da quant'è che non si parlavano - escluse le urla che si lanciavano in preda alla rabbia l'uno contro l'altro continuamente?

Restarono così per un tempo indefinito - per pochi secondi o molti anni - completamente immobili. Come se temessero entrambi quello che sarebbe potuto succedere se uno dei due avesse compiuto anche solo il minimo gesto.
Poi il Tassorosso si chinò di scatto e - fulmineo - le afferrò il viso per baciarla.
Anche il bacio era strano, diverso da tutti quelli che si erano scambiati nei due anni in cui erano stati insieme.

Geloso.

Possessivo.
Per rimarcare il fatto che la ragazza fosse sua. Sua e di nessun altro.

Vedendo che non reagiva - continuava a restare completamente immobile, spiazzata - Daniel la attirò verso di sè, continuando a baciarla.
Pretendendo una risposta.

Che la ragazza lo respingesse, se davvero non lo voleva più. A gesti, non a parole.

Eleonore - passato l'attimo di smarrimento iniziale - aprì la bocca per chiedergli di smetterla. Voleva far cessare quella follia ancora prima che iniziasse.
Ma lui scambiò quella apertura per un invito e, prima che lei potesse emettere un suono, approfondì il bacio. Contemporaneamente fece vagare una mano sulla sua schiena e con l'altra le tirò leggermente i capelli, quel tanto che bastava per farle alzare la testa.

E la Corvonero cedette.
Non ce la faceva a respingerlo. Non ce la faceva.

Daniel le mancava terribilmente. Troppo.


Circondò con le braccia il collo del ragazzo, sprofondò le mani nei suoi capelli e lo attirò ancora di più verso di sè.
In un gesto automatico, gli circondò la vita con le gambe, mentre si sdraiavano entrambi sul pavimento.
Poi sentì la bocca di lui spostarsi.

Labbra.

Collo.
Seno.

Con una piccolissima parte della mente, lo percepì iniziare a spogliarla. Con foga. E rabbia.
Rabbia che però non si estendeva mai a lei. Appena le mani di Daniel si scontravano con la sua pelle, automaticamente si tramutavano in carezze.
Senza riuscire a trattenersi, iniziò a spogliarlo a sua volta.

Sapeva che la mattina dopo se ne sarebbe pentita amaramente.

Che sarebbe stato ancora più difficile rapportarsi con lui.
Che sarebbe stato ancora più difficile respingerlo nuovamente.
Che avrebbe fatto ancora più male.
Ma proprio non riuscì a fermarsi.
E neanche a fermarlo.

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* per chi non se lo dovesse ricordare, Daniel ha una gemella, Lindesay: si fa riferimento a lei nel capitolo "4 bis - La trappola del diavolo".

1) Potrei anche farne altri in futuro di capitoli del genere (concentrati su altri personaggi). Vi piacerebbe?

2) Il primo che mi commenta con un "Evviva! Sono tornati insieme!" vuol dire che non ha capito nulla.

3) stavolta non mi sono soffermata granchè sulle dinamiche della partita perchè mi sono concentrata su altro, ma se questa soluzione non vi piace ditemelo che torno allo schema tradizionale! ;)

Ci vediamo settimana prossima!


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Capitolo 30
*** 24 - Un giorno di lezioni quasi normale ***


25 - Un giorno di lezioni quasi normale

Specifico una cosa prima di lasciarvi alla lettura: non è mia intenzione mettere in ridicolo nessun personaggio (ormai mi sono affezionata, sono anche creature mie!). Però insomma, ho cercato un po' di sdrammatizzare!


- Un giorno di lezioni quasi normale - 

Lunedì 10 Marzo 2021, Hogwarts



Daniel si svegliò con un peso che gli premeva sul corpo.
Gli servì qualche secondo per capire la situazione, ma quando ci riuscì non osò muoversi di un millimetro.
Aveva il braccio sinistro in preda ad un fortissimo formicolio ma non lo avrebbe spostato neanche se lo avessero pagato oro.
Il peso non era altro che Eleonore: stranamente stava ancora dormendo. 
Avrebbe voluto svegliarla baciandola, ma non sapeva come avrebbe reagito, una volta sveglia.
Così preferì restare fermo. 

Per quale motivo avevano litigato? Come aveva fatto a perderla così facilmente? Davvero le aveva detto di non fidarsi di lei, dopo tutto quello che avevano passato? Come avevano fatto quelle parole ad uscire dalla sua bocca?

Lei è andata con Erik, è per quello che non ti fidi.
Gli fece notare una vocina nella sua testa.
No! Gliel'ho detto prima che me lo dicesse. E lei non è andata con... lui... non è vero, non ci credo. L'ha detto solo per ferirmi, perchè era arrabbiata. Perchè io ho ferito lei per primo. Se l'ho persa è solo colpa mia.
Ma allora dov'è andata quel giorno? Perchè con suo padre non era di sicuro.
Non mi importa, non è importante. Che si tenga i suoi segreti, non mi interessano più. Voglio solo riaverla.
Potrebbe anche succedere. In fondo stanotte non ti ha respinto.

La sera prima non aveva affatto preventivato di arrivare a quel punto. L'aveva vista uscire dal fuoco con un lieve sorriso. E la gelosia l'aveva colto.
Così, l'aveva attirata a sè per baciarla, soltanto per riassaporare quelle labbra. Era certo che tutto si sarebbe concluso lì, che lo avrebbe respinto come al solito. Ma era successo l'esatto contrario. E lui non sapeva più cosa pensare.


"Dan" Lo riportò alla realtà la sua voce. Si era svegliata.
Il ragazzo sentì la gola seccarsi. Cosa poteva mai dirle? Buongiorno? Ciao? Come si salutavano gli ex dopo essere finiti a letto insieme di nuovo? Ma tu non la consideri ancora la tua ex.
Nel frattempo Eleonore si era alzata di scatto, appellando i vestiti della sera prima e iniziando a rivestirsi. Dandogli le spalle.
"Elly..." Iniziò titubante "per favore... possiamo parlarne?" 
"Di cosa?" Domandò gelida.
"Come di cosa? Di que..."
"Non abbiamo niente da dirci." Lo interruppe però lei tagliente. "Siamo stati insieme due anni e l'attrazione fisica è rimasta. Fine." Fece per alzarsi in piedi, ma lui la trattenne per un polso, ritrascinandola accanto a sè.
"Elly, ti prego.
" La supplicò "Per quanto vuoi ancora punirmi per quello che ho detto in un attimo di rabbia? Mi dispiace! Ne sono amaramente pentito. Se avessi una giratempo tornerei indietro per impedire a me stesso di dirti quelle parole!" Le prese il volto tra le mani, costringendola a girarsi. E a guardarlo. "Io mi fido di te, mi fido! Ti affiderei la mia vita!" A quest'ultima frase la vide impallidire di colpo. "Dammi un'altra possibilità! Dimmi cosa devo fare! Sono disposto a tuttoqualsiasi cosa, ti prego! Io ti a..."
Ma non riuscì a concludere. Con uno strattone la Corvonero si liberò dalla sua presa e scattò in piedi. "Tra dieci minuti abbiamo lezione. Muoviti o arriverai in ritardo." Disse prima di scappare fuori dalla stanza.

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Non erano in molti a frequentare le lezioni di Cura delle Creature Magiche. Proprio per questo motivo gli studenti del sesto e del settimo anno erano stati messi insieme.
E ciò poteva essere una grandissima fonte di divertimento, pensò Milly guardando Caos all'opera.
Quel giorno avevano una lezione con gli snasi. E il Tassorosso, senza aspettare che la prof aprisse bocca, si era avvicinato alla cesta e ne aveva preso uno delicatamente tra le mani, avvicinandolo entusiasticamente al viso.
"Ma che creatura dolcissima!" Aveva esclamato felice come un bambino davanti ad un negozio di dolci. "Non li abbiamo mica questi, in Italia!"
La creatura a quanto pare aveva apprezzato, tuffando la testa dietro al suo orecchio ed emettendo gorgoglii soddisfatti per le attenzioni che il ragazzo le stava dedicando.
"Ehm sì Pagano, ma dovremmo iniziare la lezione adesso." Commentò la professoressa con tono rassegnato. Ormai aveva rinunciato a trovare una logica nelle azioni dell'italiano. Anzi, forse quella era una delle cose più tranquille che lui aveva fatto fino a quel momento.
"Se mi consegna i moduli da compilare, lo addotto subito. Perchè si possono adottare vero?" Fu la risposta.

Come non detto.


Davanti a quella affermazione, Milly scambiò un sorrisetto ironico con Brian che fece finta di tossire per soffocare la risata.
"Iniziamo." Sospirò la professoressa alzando gli occhi al cielo.
"Credo che ti chiamerò Charlie, così va bene sia se sei un lui sia se sei una lei. Ti piace il nome Charlie vero?" Iniziò Caos a conversare con l'animale. "A proposito: come faccio per capirlo?" Domandò alzandolo in aria e iniziando a scrutarlo per cercare eventuali segni di riconoscimento. Lo snaso non apprezzò quella mossa e iniziò ad agitarsi.
Il tono della tosse di Brian aumentò di volume. 
"Magari" Gli rispose Milly divertita a mezza voce, avvicinandosi a lui "se tu ascoltassi la lezione lo capiresti."
"E magari mettilo giù. Vedi come si sta agitando? Agli snasi non piacciono le altezze, di solito vivono sotto terra." Gli suggerì Brian, quando riuscì a tornare finalmente serio.

Ormai considerava quel Tassorosso uno spasso... e un piacevole diversivo dalle lezioni. C'era solo da sperare, quando un insegnante diventava troppo noioso, che Caos Pagano fosse nelle vicinanze. Poi il divertimento era assicurato.


"Giusto! Avete ragione." Commentò lui riprendendo la creatura tra le braccia, che sembrò apprezzare smettendo immediatamente di agitarsi. Poi alzò la mano per attirare l'attenzione. "Prof? Come faccio a capire se è un maschio o una femmina? Non voglio dare un nome sbagliato!" Esclamò interrompendo così la lezione che era iniziata da appena cinque minuti. "E si ricordi i moduli per l'adozione!" Ripetè.

La professoressa roteò nuovamente gli occhi prima di rispondere. Se regalargli uno snaso significava tenerlo buono, allora gliene avrebbe regalata volentieri un'intera cucciolata.
Ma, pensandoci meglio, quella non era esattamente una buona idea. Probabilmente si sarebbero ritrovati snasi in giro per tutto il dormitorio dei Tassorosso... e probabilmente anche per il Castello. No, era davvero una pessima idea.

Vedendo l'espressione della donna, Brian non riuscì più a trattenersi e scoppiò apertamente a ridere. Trascinando prima Milly poi buona parte della classe con sè.

Sì, Caos Pagano era davvero uno spasso.

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"Allora? Avete fatto pace finalmente?" Chiese Lex in un sussurro. 
A quelle parole, Eleonore si irrigidì impercettibilmente, invece Gabriela, seduta al suo fianco, sobbalzò.
"Con chi stai parlando?" Domandò alla fine la Grifondoro.
Anche Francisco, seduto accanto alla Serpeverde, si sporse per ascoltare meglio.

Erano tutti e quattro accomodati allo stesso tavolo, nell'aula di Incantesimi, nel pieno svolgimento della lezione. Quel giorno si stavano esercitando con delle rane, i cui gracidii riempivano completamente l'acustica della stanza.
Era la situazione ideale per poter parlare senza essere sentiti. Ma Lex, per maggiori precauzioni, lanciò attorno a loro un muffliato.

"Dalla reazione che avete avuto, direi con entrambe." Continuò la ragazza con un ghigno divertito.

Gabriela l'aveva vista allontanarsi con Raphael a fine partita, ma la Caposcuola era una vera e propria sorpresa. Aveva finalmente capito che la sceneggiata che stava portando avanti con Daniel era un grossissimo errore?

"Diciamo che abbiamo trovato un punto d'incontro." Rispose la bionda, con un piccolo sorriso. La domanda l'aveva presa in contropiede, ma non aveva problemi a parlarne.
"Ottimo. Tu invece Elly?" Chiese la rossa facendo ruotare lo sguardo verso la mora.
"Non so di cosa tu stia parlando." Fu la risposta neutra della Corvonero.
"Ok. Che punto d'incontro avete trovato Gaby?" Domandò a quel punto Lex. Ormai aveva la pulce nell'orecchio e voleva sapere. E doveva distrarre la sua migliore amica, facendole credere di puntare ad altro. 
La Grifondoro fece spallucce prima di rispondere "Abbiamo semplicemente deciso di ripartire da capo. Poi vedremo cosa succederà." Concluse senza riuscire a trattenere un sorrisetto.

In realtà sperava con tutto il cuore che ogni cosa andasse bene quella volta. Raphael in fondo le era mancato in quei mesi.

"Ma gli ho anche detto che se prova a toccare un'altra goccia d'alcool nei prossimi mesi per me è pari ad un uomo morto." Aggiunse con tono minaccioso.
"Io non sono d'accordo. L'hai perdonato troppo in fretta." Intervenne Francisco beccandosi così tre paia di occhiatacce.

Come faceva a dire che l'aveva perdonato 'troppo in fretta' se gli aveva tenuto il muso per quasi due mesi e mezzo? A Gabriela era sembrato un tempo infinitamente lungo.


"Ma se è quello che vuoi, dimmi solo quando cambi idea che vado di nuovo a prenderlo a pugni." Concluse il ragazzo cercando di parare il tiro.
"Attento Fran. Sarai anche un Elterneil, ma lui è pur sempre un lupo mannaro." Lo reguardì Lex. "Comunque Gaby sono felice per te." Aggiunse riprendendo il filo del discorso prima che i due fratelli potessero mettersi a discutere in merito. La sua intenzione era puntare ad un altro obiettivo. "E speriamo che non faccia stronzate, questa volta. Se no mi unisco volentieri a tuo fratello." Fece un attimo di pausa, prima di aggiungere. "E questo ci riporta a... Elly e i suoi segni inequivocabili sul collo. L'euforia del dopo partita ha fatto la sua parte?" 
Se prima la Caposcuola non aveva quasi reagito, all'affermazione di Lex scattò come una molla per sollevare il colletto della camicia, imprecando poco elegantemente in tedesco.
La Serpeverde capì così di avere fatto centro.

"Rilassati, non li hai." Si affrettò a specificare Francisco, divertito dalla piega che stava assumendo la conversazione. Come cavolo aveva fatto Caitriona ad accorgersene?
"Fran! Mi hai rovinato la trappola!" Protestò la rossa.
"Ormai la reazione l'ha avuta. Ho preferito renderglielo noto prima di farla andare in paranoia. Per le altre domande è tutta tua." Comunicò lui facendo spallucce. "Però sono curioso: come hai fatto a capirlo?"
"Se fosse per lei non ci sarei mai riuscita. Sai che è abbastanza impassibile. Ma la faccia di Daniel" e qui la Serpeverde fece un cenno con la testa verso il tavolo dove il Tassorosso era seduto insieme a Michael e Micah "dice tutto."
"Due anni insieme. Attrazione fisica rimasta. E avevo bevuto nei festeggiamenti." Sibilò la Corvonero a denti stretti. Maledizione a Daniel e alla sua espressività! E a Lex che non si faceva mai gli affari suoi.
Le altre due ragazze sbuffarono alzando gli occhi al cielo.
"Non ti ho ancora perdonata per la vittoria sai?" Borbottò invece Francisco. "
Comunque, convinta tu. Però almeno con noi tre potresti ammetterlo."
"Per forza che non mi hai ancora perdonato, ti ho battuto solo ieri. Comunque, meglio che ti abitui Fran: quest'anno il campionato lo vinciamo noi. E stai sbagliando il movimento con la mano, per quello non ti riesce l'incantesimo. Non deve essere una carezza ma una stoccata." Commentò lei, cercando di deviare la conversazione.
Tentativo miseramente fallito. "A proposito di stoccate e carezze: te lo ripeto per l'ennesima volta.
Torna sui tuoi passi prima che sia troppo tardi. Non è il modo corretto di affrontare la cosa." Controbattè la Serpeverde, riportando la discussione all'origine. "Se si stufasse della situazione e iniziasse ad uscire con un'altra?"
Gabriela, che le era seduta di fianco, vide la Corvonero stringere il pugno sulla bacchetta fino a farsi diventare le nocche bianche. "E' quello che spero." Sibilò alla fine.
Poi alzò una mano per attirare l'attenzione di Vitious, che arrivò in pochi secondi. "Ha bisogno, signorina Grimm?"
"Non mi sento molto bene. Posso uscire?" 
Il vice preside la osservò velocemente. In effetti la ragazza era piuttosto pallida. "La congedo per il resto della lezione, non si preoccupi. Tanto sono sicuro che l'incantesimo lo conoscesse perfettamente anche prima di entrare nella mia aula. Ha bisogno di qualcuno che la accompagni in infermeria?" Domandò preoccupato.
"No, la ringrazio. Faccio da sola." Rispose lei prima di alzarsi in piedi ed andarsene.

Appena il piccolo professore si spostò ad un altro tavolo, Francisco si girò arrabbiato verso Lex. "Era proprio necessario dirle l'ultima frase?"
"Sì Fran. Sarebbe l'unica vera cosa in grado di farla reagire, secondo me. Sai quanto è testarda."
"Più di un ippogriffo." Confermò lui. "Ma non sarebbe meglio far sapere a Daniel come stanno le cose, invece?" Propose. "A me piacerebbe essere informato, se la mia fidanzata iniziasse a dare di matto."
"O magari" Intervenne Gabriela a quel punto "la cosa migliore sarebbe farci gli affari nostri e aspettare che risolvano da soli. Nessuno è intervenuto, con me e Raphael, e mi avrebbe dato
molto fastidio se fosse successo, così come so che darebbe molto fastidio anche a lei. Siamo amici di entrambi, quindi preoccuparci è normale. Ma mi sembra che la situazione abbia già iniziato a sbloccarsi da sola. Non è fatta di acciaio - anche se vuole farlo credere - e prima o poi cederà.*"

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Micah alzò gli occhi al cielo sbuffando sonoramente.
Inutile dire che nessuno dei suoi due compagni di tavolo se ne accorse minimamente. Daniel era totalmente perso nel suo mondo. E Michael... pure.


Perchè ad inizio anno aveva accettato di mettersi al tavolo con loro? Perchè?

Perchè non potevi immaginare minimamente che sarebbe scoppiato tutto quel pandemonio, ecco perchè.


Era già molto che il secondo Tassorosso si fosse presentato a lezione. Sembrava volersi impegnare a riprendere in mano la sua vita pian piano, ma il Corvonero sapeva che sarebbe stato un processo parecchio lungo.
Lui non aveva idea di come avrebbe reagito, se si fosse trovato nella medesima situazione. Non voleva neanche pensarci, se un destino simile fosse capitato alla sua Page.

Cercando di ignorare il silenzio insistente che lo circondava - e anche per scacciare via certe immagini dalla sua mente -, il Corvonero tornò a concentrarsi sull'incantesimo che stavano provando quel giorno.
Non era affatto semplice. In pratica, consisteva in una sorta di surrogato dei raggi x babbani: si passava il fascio di luce che fuoriusciva dalla bacchetta su un corpo solido e immediatamente si riusciva a vedere cosa c'era all'interno.

"Radium!" Esclamò con voce limpida.
E finalmente, al quarto tentativo, l'incantesimo gli riuscì perfettamente.
"Ottimo lavoro signor Price!" Lo sorprese la voce del vice preside dietro di lui. "Provi lei adesso, signor Freeman."

Con una certa urgenza, Micah si affrettò a sgomberare il tavolo di tutti i suoi averi - oltre che della rana con cui si era esercitato fino a quel momento.
Aveva paura che uno dei due Tassorosso potesse finire col dare fuoco al tavolo.
 
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"Raphael se la prossima partita contro i Grifondoro perdiamo, sappi che tutte le colpe ricadranno su di te." Minacciò Federica finendo di tagliare le radici di asfodemia ed aggiungendole alla pozione che stava bollendo pigramente sul fuoco.
"Perchè?" Chiese lui sorpreso. "Che ho fatto?" Chiese molto più pacatamente di quanto avrebbe fatto fino a pochi giorni prima.
Era riuscito finalmente a risolvere con la Suarez, perciò girava per il Castello con aria sognante. Probabilmente, se fosse stato un cartone animato, avrebbe avuto gli occhi a cuoricino.
"Hai fatto pace con Gabriela e il tuo gemello fa parte della stessa squadra." Constatò la Serpeverde, continuando la sua opera.
"E allora?" Intervenne Michelangelo, mentre osservava suo fratello fare un sorriso da ebete al sentir nominare la Grifondoro. "Mica l'abbiamo deciso noi di condividere l'utero materno! A volte la cosa infastidisce anche me." Borbottò a mezza voce roteando gli occhi. "Mi ha anche rubato lo spazio, accidenti."
"Io non ti ho rubato un bel niente! Tu hai rubato a me lo spazio vitale!" Brontolò Raphael in risposta. "Sono uscito per primo proprio perchè non ti sopportavo più, là dentro!"
"O magari ti ho buttato fuori io!" 
"Ma sta zitto Ham Ham!" Lo rimbeccò il fratello, utilizzando in chiave ironica il nomignolo che gli aveva affibbiato Caos solo il giorno prima. "Torna a fare compagnia ai criceti!"
"E io stavo parlando con Raphael, non con te!" Riprese il filo della conversazione Federica. "Si trattava di una chiacchierata privata tra capitano e cacciatore! Tu non c'entri."
"Allora non farla nel bel mezzo della lezione!" Esclamarono entrambi in coro.

Una risata allegra interruppe la scenetta.
Quella di Virginia. Stava lavorando con Page alla pozione nel tavolo di fianco e aveva ascoltato l'intera conversazione. "Meglio che smetta di ascoltarvi o finirò per non stare attenta e aggiungerò qualche ingrediente sbagliato!" Esclamò con le lacrime agli occhi.
"Non finchè ci sarò io a controllarti!" Controbattè la seconda, mentre cercava di rimanere seria. Stava tagliando della radice di zenzero. E il taglio doveva essere netto e preciso. Non tremante a causa delle risate.

Le due ragazze erano già arrivate allo stadio che il libro definiva "intermedio" e perciò la loro pozione aveva assunto una vivace colorazione azzurro acceso.
Anche se c'era solo da aspettarselo da loro. Un discendeva da una nota stirpe di alchimisti e l'altra era una Corvonero.

"Però Fede da che pulpito! Non sei tu quella che se la fa con Francisco, il capitano dei Grifoni, nonchè gemello della sopracitata Gabriela?" Non riuscì però a trattenersi dal commentare con un sorrisetto ironico Page.
 

Colpita e affondata.


Federica arrossì di botto e, incapace di dare una risposta coerente, borbottò qualcosa di indefinito. "Io non 'me la faccio' con lui. Siamo felicemente fidanzati da ottobre!" Optò alla fine. "Quindi la nostra situazione è ben diversa. Raphael deve guadagnarsi tutto invece."
Il Serpeverde e Michelangelo non poterono trattenere le risate.

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Crimilde stava camminando velocemente per una stradina laterale di Diagon Alley quando lo sentì.
Una sorta di brusco strappo che le attraversò velocemente tutto il corpo, quasi come se la stessero tagliando a metà. Boccheggiante e senza fiato, in preda ad un dolore atroce, dovette fermarsi all'improvviso. Per poi accasciarsi a terra. Era come se fosse stata privata di colpo di ogni singola briciola di energia. Come se le fosse stata tranciata di netto.

"Crimilde!"
Si accorse solo dopo un bel po' che Nick era al suo fianco, mentre la chiamava preoccupato.

Per qualche minuto aveva completamente perso il contatto con la realtà: non solo era stata attraversata da quel dolore atroce, ma aveva anche smesso di respirare... e vedere. Tutto intorno a lei si era fatto buio.
Quando riuscì finalmente a riprendersi e a visualizzare il viso del detective, si accorse che c'era qualcosa che non andava comunque. Non era stato un semplice mancamento.
Ogni cosa attorno a lei era sfocata. Non solo le immagini, ma anche i suoni e gli odori. E le sensazioni.

Stava perdendo completamente il controllo del corpo che l'aveva ospitata fino a quel momento. E ciò che la lasciava spiazzata, a parte la velocità con cui ciò stava succedendo, era il fatto che non riusciva a capire il perchè. Non poteva fare nulla per impedirlo.
Emily stava riemergendo piano piano e lei... era come se qualcosa nel corpo di quella babbana la stesse respingendo. E distruggendo.

E ogni cosa stava accadendo talmente velocemente che Crimilde aveva ormai una sola paura: non riuscire a sopravvivere ancora per molto. Non riuscire a sopravvivere abbastanza a lungo per poter trovare gli altri Grimm. E sconfiggere Rivus e i suoi dempiries una volta per tutte.
Lei, Crimilde Grimm, sopravvissuta per tre secoli in una gabbia con le creature più pericolose di sempre, rischiava di essere annientata dal corpo di una babbana. E non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.

Cosa stava succedendo?




"Ani!"
Anastasia spalancò gli occhi all'improvviso, richiamata alla realtà dalla voce di Fabian. E si ritrovò di punto in bianco sugli spalti del campo da Quidditch. Come ci era arrivata fin lì?
"Ani tutto bene?" Chiese il Tassorosso.
La ragazza boccheggiò in cerca d'aria, massaggiandosi vigorosamente i fianchi. La sensazione che aveva provato Crimilde, di essere spaccata a metà, l'aveva provata anche lei.
"Ani?" La chiamò nuovamente Fabian preoccupato.
"Sto bene." Rispose con un filo di voce. Anche se non ne era poi così sicura. "Dammi solo un minuto per riprendermi."
Le serviva sempre un minuto, dopo una visione, per riappropriarsi della sua vita. Per ricordare a se stessa che lei non era Crimilde Grimm o Emily Blackwood ma Anastasia Davies. Lentamente, iniziarono a riaffiorarle nella mente i ricordi della giornata. Il risveglio, la colazione, le lezioni... alla fine dell'ultima, si era diretta al campo da Quidditch con Fabian, per la loro chiacchierata settimanale. Ormai era diventata un'abitudine.
Alla fine si girò verso il Tassorosso, che continuava a fissarla preoccupato, mentre il suo respiro si regolarizzava sempre di più.

Sì, lei stava bene. Ma a quanto pare Crimilde no.

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* domanda n°1: quale strategia preferite tra le tre?

Domanda 2: cosa vorreste per il prossimo capitolo?

Altra nota di servizio: NON siamo alle battute finali, ma molto oltre la metà della storia sì. Ho finito di scrivere la storyline esatta e non manca poi così tanto (anche perchè l'anno scolastico si conclude a fine giugno e siamo a metà marzo!). Alcuni di voi credo ormai abbiano capito la verità, altri credo siano ben lontani da essa, perciò, per chi ci è già arrivato, VI CHIEDO di non scrivere nulla al riguardo nelle recensioni  per lasciare con il fiato sospeso chi ancora non ha capito
(insomma, non spoilerate ecco! Al massimo mandatemi un MP se proprio!).

Ci vediamo settimana prossima! ;)


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Capitolo 31
*** 25 - Il disegno ***


26 - Il disegno

Ciaoooo!
Lo so che molti di voi mi davano per dispersa, in realtà il capitolo era già pronto da un po' solo che quei simpaticoni dei miei genitori mi hanno informato giovedì sera che venerdì mattina si partiva per il mare. Ergo  ho fatto le valige e poi sono partita (senza computer e senza internet).
Ma ora sono qua... quindi... buona lettura! ;)
Ps: mi raccomando le note finali!

- Il disegno - 

Sabato 15 Marzo 2021, Hogwarts




Eleonore, con gli occhi ancora chiusi, rotolò su un fianco per fare spazio accanto a lei nel letto.
Tre secondi dopo, un peso abbassò il materasso e si accoccolò al suo fianco.
"Gre, sono le quattro di mattina." Borbottò la Corvonero sollevando le coperte e facendo rifugiare la sorella sotto. Poi la avvolse e se la trascinò più vicino, cercando di riscaldarla anche con il proprio calore corporeo. "Sei fuori dal dormitorio e sei congelata. Non mi dire che devo metterti in punizione o togliere dei punti a Grifondoro, perchè proprio non ne ho voglia." Disse con voce assonnata.
Sentendo che la sorella continuava a tremare accanto a lei, si decise ad aprire un occhio. Poi sistemò meglio le coperte, mentre la più piccola si ancorava al suo petto singhiozzando.
"Gre, che hai?" Domandò a quel punto allarmata, svegliandosi di colpo.
"Ti... ti ho sognata... stavi dormendo..." Riuscì a balbettare alla fine l'altra, continuando a tremare. "Ma non era un sonno normale... Eri fredda come il ghiaccio... immobile... con gli occhi roteati verso l'alto... pallida come un fantasma... e non c'era modo di risvegliarti." Riuscì a formulare tra un singhiozzo e l'altro.
Eleonore quasi sospirò di sollievo sentendo quella frase. Per un attimo aveva temuto di molto peggio. "Qui l'unica fredda come il ghiaccio al momento sei tu." Commentò iniziando a sfregarle le mani sul corpo per velocizzare il processo di riscaldamento. Ma ormai sentiva che la pelle della sorella stava tornando tiepida. "Comunque... hai letto il diario di Biancaneve o Rosaspina prima di andare a dormire? Perchè dalla descrizione credo tu abbia sognato una Fluchschlafes*."
Gretel rimase per un attimo ferma poi, molto lentamente, annuì con la testa. Aveva sempre meno freddo e i singhiozzi diminuivano contemporaneamente ai tremolii.
"Era solo un incubo. Anche a noi Grimm capitano. Siamo persone come tutte le altre." Cercò di tranquillizzarla la maggiore, accarezzandole la testa e soffocando uno sbadiglio. "Adesso che ne dici se dormiamo entrambe per qualche ora? Senza maledizioni ovviamente."
Fece per accomodarsi meglio nel letto, quando la voce della sorella la fece irrigidire. "Ma se dovesse succedere, chi ti risveglierebbe? Daniel non ce l'hai più."
"Se mai dovesse presentarsi il problema, sono sicura che una soluzione salterà fuori. Adesso dormi." Tagliò il discorso.
"Ci vai alla festa stasera?" La raggiunse di nuovo dopo un po' la voce ormai assonnata di Gretel.
"No, non ci vado. E' già tanto che come Caposcuola non la denunci alla Preside. Non parlarmene più: meno ne so e meglio è. Anzi, preferirei se non ci andassi neanche tu. Buonanotte."

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"Oh andiamo Dan! Sono sicura che ti divertirai!" Cercò di convincerlo per la decima volta Virginia.
"No, non ci vengo." Ribattè testardo lui.
"Eddai!" Provò di nuovo lei. "Ci sarà da bere, da divertirsi e anche tutti i nostri amici, non puoi non venire! E sarà qualcosa di molto più tranquillo e leggero, non come ad Halloween o al Ministero dove servivano tutti quegli abiti da cerimonia!" Continuò imperterrita.
Il ragazzo dovette trattenere al pelo una smorfia. Halloween e il Ministero. Proprio le due feste in cui si era divertito di più. "Virgi, sono serio. Apprezzo questo tuo tentativo ma no. Già sono un Caposcuola, quindi queste cose dovrei denunciarle alla Preside." Spiegò lui. "Ma partecipare anche? No grazie. Non verrò a quella festa. E meno ne so, meglio è."
La Tassorosso strinse gli occhi, come ogni volta in cui iniziava a perdere la pazienza. "Non vuoi andare alla festa oppure non vuoi scoprire che la vita può essere divertente anche senza Eleonore?"
Lo vide per un attimo sgranare gli occhi, incerto, poi portarsi le mani dietro alla testa e sdraiarsi sull'erba con un sospiro. Erano in un angolo riparato del cortile, dove non poteva sentirli nessuno. E quel giorno splendeva il sole, stranamente. "Che cosa c'entra lei? Se non ho voglia di andare ad una festa, non ci vado. Indipendentemente da chi mi circonda."
Virginia sospirò, sdraiandosi a sua volta per terra. "La mia amica Helena..." Iniziò a dire, sapendo già che lui l'avrebbe fermata.

Infatti.

"Non mi interessa." La bloccò subito. "Lo so già cosa mi stai per dire... mi sbava dietro da secoli ma non ha mai avuto il coraggio di farsi avanti perchè sono sempre stato con Elly. Mi dispiace per la tua amica, ma può puntare le sue attenzioni su qualcun altro. Non ho la testa per buttarmi in un'altra relazione. E di sicuro non lo farò con una ragazza il cui nome è uguale al suo secondo! Lo sai che suo padre" - continuò riferendosi a Brian Grimm - "la chiama sempre così? Penso di averlo sentito tre volte, da quando stiamo insieme, chiamarla con il suo vero nome. Mi dispiace, ma non ho la minima intenzione di uscire con un'altra ragazza in generale. E ancora meno se si chiama Helena."
La Tassorosso si tirò su di scatto. "Ma ti senti quando parli almeno?" Sbottò incredula "'Da quando stiamo insieme'? Parli ancora al presente di una storia che è finita da un mese e mezzo!"
"E che è durata più di due anni!" Esclamò Daniel in risposta, alzando la schiena di scatto. "Scusa tanto se non la considero ancora come qualcosa di concluso!" Prima che Virginia potesse dire qualsiasi altra cosa per trattenerlo, si alzò in piedi. "Fammi un favore: fatti gli affari tuoi. Non cercare di trascinarmi alle feste o combinarmi appuntamenti con le tue amiche. E' l'ultima cosa che mi serve. Ho già una vita abbastanza incasinata." Poi se ne andò, tornando a grandi falcate verso il Castello.

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"Raph!" Gabriela bloccò Raphael in mezzo al corridoio, raggiungendolo di corsa.
Il Serpeverde non potè fare a meno di aprirsi in un sorriso, vedendola sbucare da dietro l'angolo.
"Ehy!" Esclamò felice arrestando i suoi passi e aspettandola. "Ciao!" Avrebbe voluto baciarla, ma sapeva che sarebbe stata una pessima idea.
La ragazza gli sorrise di rimando, avvicinandosi ancora di più a lui, poi - in un sussurro e con fare cospiratorio - gli chiese "Tu ci vieni alla festa stasera?"
Il ragazzo rimase paralizzato per qualche secondo, mentre un angolo remoto della sua mente si chiedeva se quella della ragazza non fosse solo una domanda trabocchetto. Se lo ricordava molto bene quello che lei gli aveva detto subito dopo la partita, durante il tanto agognato chiarimento "Tocca un'altra goccia d'alcool e per me sei un lupo morto."
E di sicuro alla festa di alcool ne sarebbe girato. Tanto.
Fu per quel motivo che il ragazzo esitò prima di rispondere.
Quale sarebbe stata la risposta giusta? Sì, no?
Poi, con orrore, si accorse di un altro particolare, al quale non aveva inizialmente minimamente pensato. Lui non aveva chiesto a Gabriela di andare alla festa con lui. La cosa non gli era passata neanche per l'anticamera del cervello.
Il Serpeverde iniziò a sudare freddo.
Più ci pensava, più la sua situazione si faceva complicata
.
"Ehm..." Si ritrovò a boccheggiare incerto. E adesso che le avrebbe detto?

La ragazza sembrò intuire una parte del suo turbamento perchè gli venne inaspettatamente in aiuto. "Ti ho detto che se toccherai un'altra goccia di alcool per me sarai pari ad un uomo morto. Quindi la festa mi sembrava l'occasione giusta per vedere se hai intenzione di tener fede alla promessa... o no." Disse tutto d'un fiato, sempre a voce bassissima, guardandosi nervosamente attorno - non voleva di certo che un'insegnante lo venisse a sapere da lei.
Più che una promessa, quella a Raphael era sembrata da subito un'imposizione. Ma non gli sembrò il caso di contestarla. Avevano appena fatto pace, per Merlino! Ed erano sul filo del rasoio. "Sì, stavo pensando di andare a dare un'occhiata. Vuoi essere la mia dama?" Chiese velocemente "E sei autorizzata a prendermi a pugni se mi vedi anche solo allungare il collo verso il tavolo degli alcolici." Aggiunse, sperando di aver azzeccato la risposta giusta.

Dal sorriso soddisfatto della Grifondoro, suppose di sì.

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Federica, mano nella mano con Francisco, entrò nella Stanza delle Necessità addobbata ad hoc per l'occasione. Per fortuna che la stanza poteva ingrandirsi all'infinito - in quel caso era diventata uno stanzone enorme, ancora più grande della Camera dei Segreti - o tutti gli studenti presenti all'interno non ci sarebbero mai stati altrimenti.
Sembrava quasi che tutta la scuola si fosse data appuntamento lì. E forse era davvero così, pensò la giovane Serpeverde, riconoscendo alcune delle coppiette che si stavano già dando da fare sui divanetti.
"Vuoi qualcosa da bere?" La distrasse la voce del Grifondoro.
"Ehm... come?" Chiese lei riportando l'attenzione sul portiere..
"Ti ho chiesto se vuoi qualcosa da bere." Ripetè pazientemente lui. Le sembrava che la ragazza avesse un po' la testa tra le nuvole ultimamente. "Il sangue non è contemplato nel menù però." La prese in giro bonariamente.
Prima che la ragazza potesse replicare in qualche modo però, una voce che entrambi conoscevano - accompagnata da una melodia dolce - si espanse per la sala.
E Francisco approfittò dell'occasione per trascinarla sulla pista da ballo.



La voce non era altro che quella di Brian Hunt.
Alla fine, dopo un pressing infinito da parte di Anastasia e Page, che avevano volutamente sparso la voce prima tra i Corvonero e poi tra il resto dei compagni di scuola, aveva accettato di essere lui a svolgere l'accompagnamento acustico per tutta la durata della festa.
Aveva inizialmente cercato di sottrarsi - senza il suo gruppo non era poi così sicuro di riuscire a suonare in modo completo ed esaustivo - ma di fronte alle insistenze continue delle due ragazze, e poi dei vari amici, aveva dovuto cedere.
Aveva così prima suonato un pezzo abbastanza movimentato, seguito subito da altri tre, tanto per scaldare un po' la serata e movimentare gli animi, poi vedendo dal palco che il numero di coppie continuava ad aumentare, aveva deciso di agevolare la situazione intonando dei pezzi lenti.

 
Proprio su uno di questi pezzi lenti stava ballando Page, abbracciata dolcemente a Micah.
Era stata una vera e propria sorpresa, per lei, quando le aveva chiesto di andare con lui alla festa.
Non tanto per il fatto che lo avesse chiesto a lei - se avesse chiesto a qualcun altra gli avrebbe fatto passare di sicuro una bruttissima giornata - quanto il fatto che avesse anche solo pensato di andarci.
Se solo qualche mese prima le avessero detto che Micah Price, il suo perfettino ragazzo Micah Emmanuel Price, avrebbe deciso di partecipare ad una festa clandestina - ovvero non autorizzata dagli insegnanti - gli avrebbe come minimo riso in faccia. Se non addirittura preso per pazzo.
Micah non era il tipo da fare cose che gli insegnanti - o l'autorità in generale - non avessero espressamente concesso. Eppure ultimamente queste cose le faceva sempre più spesso.
Nel bene e nel male ciò che era successo quel Natale al Ministero lo aveva cambiato. E lo stava ancora cambiando.

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Lex, con una bottiglia di burrobirra in mano, si rintanò in uno dei pochi angoli vuoti della stanza.
Da quando ad Hogwarts prolificavano le coppiette esaltate? Pensò infastidita. Ce n'è una in ogni angolo, non è possibile.
Ma forse non erano loro che si erano moltiplicate. Era a lei che mancava semplicemente Chris. Aveva provato a convincere Eleonore ad andare con lei, per fare una serata solo loro due, ma la Corvonero non aveva voluto saperne mezza.
Maledizione alla cocciutaggine della sua migliore amica!
La Serpeverde era talmente avvolta nei suoi pensieri che si accorse solo dopo un bel po' che non era sola. Nell'angolo del divano dove si era rifugiata, credendolo vuoto, c'era in realtà anche qualcun altro. Milly.
"Oh ciao!" La salutò leggermente annoiata. "Dove hai lasciato il fidanzato?" Chiese con una nota sarcastica.
"E' andato a prendere da bere." Rispose la Grifondoro con un sorriso, facendo finta di non cogliere il tono di voce dell'altra ragazza.
Molti studenti avevano scoperto a loro spese quanto fosse poco opportuno contrariare Caitriona in un momento no.
"Buon per voi." Commentò infatti Lex in un borbottio indistinto. "Se vi serve il divano tolgo il disturbo." Continuò con tono appena più alto, scorbutica.
Un'altra volta ancora Milly fece finta di non cogliere l'ironia. "C'è una fila tale al bar che non credo ce la farà per la prossima mezz'ora... Quindi chiacchieriamo: come va Lex?" Provò a fare conversazione.
"Come al solito." Rispose lei scrollando le spalle. "Tu?"
Ma la risposta di Milly venne interrotta dal suo ragazzo, tornato in quel momento con due enormi calici. E Lex sbuffò. "Questa festa è alquanto noiosa. Vado a letto. Ciao ragazzi!" Li salutò prima di alzarsi e andarsene.

Anche se non era proprio sicura che i due l'avessero sentita.

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Caos gettò un'occhiata al centro del bar, dove Michael stava preparando in maniera meccanica un cocktail dietro l'altro, preso da una strana frenesia.
Lasciando perdere quello che stava miscelando in quel momento lui, gli si avvicinò. Forse non era stata una buona idea permettergli di lavorare al bar con lui, ma quando l'altro ragazzo glielo aveva chiesto quasi implorandolo non era riuscito a dirgli di no.

"Non riuscirei a partecipare alla festa e divertirmi, ma almeno avrei la possibilità di uscire dalla mia camera e tenere la mente concentrata su qualcosa." Lo aveva praticamente supplicato solo qualche ora prima. "E tu hai bisogno di un aiuto al bar, non conosci quanto possono essere assatanati sotto a quel frangente i nostri compagni di scuola." Aveva insistito.

Caos avrebbe voluto replicare che un'idea più che opportuna in merito se l'era già fatta alla festa di Capodanno - anche lì aveva lavorato come barista - ma poi aveva ritenuto più opportuno non replicare.
Michael non era ancora molto in sè e già il fatto che si fosse proposto di aiutarlo indicava quanta buona volontà ci stesse mettendo per ritornare alla vita di prima. Andava incoraggiato, non frenato.
E Caos non aveva alcuna intenzione di ostacolarlo.

"Mike ehy!" Lo scosse leggermente facendolo sussultare. "Guarda, il cocktail va girato in questo modo o non sarà mai miscelato nel modo corretto." Gli spiegò compiendo i passaggi molto più lentamente di quanto sarebbe stato opportuno. E vedendo il Tassorosso seguire ogni sua singola mossa. "Hai capito tutto?" Domandò alla fine.

"Grazie." Fu la risposta inaspettata.
"Ehm... di cosa?" Chiese lui.
"Di farmi tenere la mente occupata. Avete ragione tutti: bisogna andare avanti."

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L'ennesimo lento terminò e Anastasia aprì gli occhi, trovandosi davanti lo sguardo profondo di Fabian.
Non si era poi sorpresa così tanto dell'invito del ragazzo alla festa. Ultimamente stavano passando sempre più tempo insieme.
L'amicizia che era nata da quegli eventi strani e terribili si stava rilevando un toccasana per entrambi.
Si stavano aiutando a vicenda. Si stavano guarendo a vicenda.
E forse quell'amicizia non era più solo una semplice amicizia. Forse era destinata a diventare qualcos'altro.

La Corvonero fissò il Tassorosso per qualche secondo. Forse fu l'alcool ad agire al suo posto. O forse solo la voglia di andare avanti.

Avevano entrambi diciassette anni, non potevano restare a rimpiangere qualcuno a vita. Qualcuno che era stato magari estremamente importante, ma che - nel bene e nel male - non poteva più far parte della loro.

Che fosse per un motivo o per l'altro, o per altri ancora e che nessuno dei due aveva minimamente considerato, quella sera le labbra di Anastasia Davies si appoggiarono per la prima volta su quelle di Fabian James Martin.

Trovandole estremamente morbide e adatte a lei.

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"La tua impazienza sta diventando una debolezza che non ci possiamo più permettere Rivus." Commentò l'uomo con tono gelido.
"Sono stato liberato da quella gabbia per distruggere i Grimm e invece cosa ho ottenuto? Solo una lunga serie di sconfitte per mano loro!" Sbraitò in risposta il diretto interessato.
"Peccato che sia successo proprio a causa della tua impazienza." Fu il commento serafico - e anche leggermente canzonatorio - del primo.
"Ho aspettato trecento anni chiuso in quella gabbia!" Ululò a quel punto il mezzo vampiro "Ho aspettato ABBASTANZA. ADESSO-VOGLIO-LA-MIA-VENDETTA." Sibilò a denti stretti senza neanche staccare le parole.
"E non sapendo aspettare hai ottenuto solo sconfitte. Un ottimo risultato direi. Ma continua pure su quella strada, se è ciò che vuoi." Lo canzonò l'altro. "Oppure, se hai finito con i tuoi piani geniali - che si traducono sempre con l'attaccare a testa bassa senza ragionare - potresti sempre fermarti e decidere di seguire il mio, come avevamo preventivato dall'inizio."
Calcò in particolare sulla parola 'geniali' per sottolineare la differenza tra i due: il suo piano era geniale, quelli di Rivus... soltanto gesti istintivi dettati dalla rabbia.

Non c'era un disegno preciso dietro alle azioni di Rivus.
Invece il suo... il suo non era semplicemente un disegno: era un capolavoro. Lui era un maestro. Era rimasto in disparte per anni per realizzarlo. In un angolo della scena, dove chiunque avrebbe potuto avvertire la sua presenza, ma dove nessuno - in realtà - avrebbe mai potuto davvero ricollegarlo agli eventi. Era intervenuto solo poche, pochissime volte. Ma erano state fondamentali. Ed era riuscito ad arrivare fino a lì.
Muoversi nell'ombra, nell'oscurità, era la sua specialità.
Agire sugli eventi e piegarli al suo volere, fare in modo che le cose andassero esattamente come era stato preventivato da lui sin dall'inizio.
Per ogni piano da realizzare, crearne altri cinque di riserva. Per ottenere sempre il medesimo risultato.

"Come faccio a fidarmi" interruppe i suoi pensieri il mezzo dissenatore "dei piani di un uomo che non ha mai mostrato il suo volto?"
Non ti fideresti di me se mi vedessi a volto scoperto. Pensò lui. Ma disse tutt'altro. "I piani di quest'uomo incappucciato sono quelli che hanno permesso di trovare l'unica con sangue Grimm in corpo incapace di difendersi. Sono i piani che ti hanno liberato dalla gabbia dopo tre secoli. Sono quelli che ti permetteranno di ottenere la vendetta che hai covato per trecento anni. La vendetta che, senza i piani di quest'uomo, saresti stato incapace di realizzare. Senza i miei piani, adesso, saresti ancora rinchiuso dentro quella gabbia. A marcire. Adesso dimmelo tu: come fai a non fidarti?"

Davanti al silenzio di Rivus, l'incappucciato ritornò ai suoi ragionamenti.
Aveva la sua spia, ad Hogwarts come all'interno della famiglia Grimm. Qualcuno di insospettabile, del quale nessuno si sarebbe mai accorto. Del quale nessuno dei Grimm si sarebbe mai accorto.
Abbastanza forte per fare al caso suo, troppo debole per poterlo contrastare.

"Cosa vuoi fare quindi?" Lo raggiunse di nuovo la voce del mezzo vampiro.
L'altro dovette trattenersi per non sbuffare per l'esasperazione. Si era scelto un rincoglionito per alleato. "Come ho detto troppe volte, la famiglia Grimm ha un solo punto debole. Eleonore Grimm. Non si sa bene come, ma quella patetica ragazzina li tiene tutti in pugno. Suo padre dipende da lei: ha stravolto tutti i suoi principi, per accontentarla sempre e comunque. Suo fratello farebbe qualsiasi cosa per lei. Sua sorella? L'ha scambiata per sua madre. La matrigna? Donna senza spina dorsale in continua ricerca di un po' d'affetto, che lei - nonostante tutto - le da. La cognata Ariel? Farebbe qualsiasi cosa per il marito, soprattutto adesso che aspettano un bambino. Tocca Eleonore e ci sarà un effetto domino. Impazziranno tutti e non saranno in grado di accorgersi di nient'altro." Spiegò.
"E suo nonno Jakob?"
La figura quasi scoppiò a ridere di fronte alla domanda. "Jakob non muoverà un passo per difenderla. La considerava già indegna di appartenere alla famiglia Grimm prima, perchè la forte somiglianza con la madre esprime quanto Brian Grimm non abbia rispettato le regole della famiglia. Senza contare la figuraccia che gli ha fatto fare al Ministero, aizzandogli contro il padre. Sarà solo felice di vederla morta."
A quella affermazione seguì un attimo di silenzio. "Sei sicuro che non possa accorgersi di nulla? Ha già dimostrato di avere un cervello notevole." Ragionò Rivus.
"Fortunatamente, al momento, non è in grado di accorgersi di niente: è troppo presa dalla rottura con il suo patetico fidanzato. E infatti non è stata in grado di ricollegare i pezzi. Credevo l'avrebbe fatto, dopo la discussione avuta con il cugino. Invece non si è neanche accorta che la persona che stanno cercando tutti da mesi è la stessa." Era stata la cosa che più lo aveva terrorizato. Che lei capisse, che ricomponesse i pezzi del puzzle. Ma... "Su cosa si è concentrata invece? Sul fatto che i Grimm sanno di quel metamorphomagus da quattro zellini. Patetica." Concluse con tono disgustato.
"Ed ecco la tua grande falla nel piano." Lo prese in giro l'altro. "La sopravvivenza di quella babbana." Ormai sembrava che Rivus si divertisse a metterlo in difficoltà.
Ma l'incappucciato si strinse le spalle con aria noncurante. "Ha i giorni contati. Non è adatta ad ospitare una Grimm, non essendolo."
"Quindi?" Riprese il discorso Rivus. "Cosa vuoi fare, a parte sproloquiare? Far fuori il ragazzo?" 
Le labbra dell'uomo si piegarono in un sorrisetto. "Non mi tentare! Sarebbe divertente - vederla agitarsi tanto per poi rendere vani i suoi tentativi di tenerlo al sicuro - ma no. Se uccidi il ragazzo le fornisci un martire. Uccidendo il ragazzo diventerebbe una furia scatenata, impossibile da controllare. Se non sai come abbattere un nemico, circondalo. Si è già privata da sola del fidanzato, priviamola anche dei suoi amici. Facciamo in modo che si isoli. E quando sarà completamente sola, colpiremo. Tutti."

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* maledizione del sonno

Allura... ho visto che la domanda di una festa è andata per la maggiore, quindi vi ho accontentato. Inoltre ho notato che Brian (Hunt) e la sua chitarra hanno riscosso molto successo, quindi l'ho riproposto.
E adesso mollo tutto per andare ad aprire un allevamento di snasi! *appare Caos: "Mio!"*

Passando alle note serie:

1) come avete capito siamo alla svolta (anzi secondo me qui avete davvero capito tutti, ma nel dubbio vi richiedo di non spoilerare nelle recensioni).
Il tutto sarà accompagnato, per i prossimi capitoli, da un cambio stilistico: ci saranno molte meno scene "spezzate" e pezzi molto più lunghi concentrati solo su alcuni personaggi, quindi se non vedrete comparire il vostro personaggio in futuro sarà solo ed unicamente per questo motivo (anche se cercherò sempre di farli comparire tutti o comunque il più possibile).

2) Come avrete capito, di qui a poco, ci saranno nuovi attacchi e qua VOGLIO ESSERE CHIARA: non saranno più importanti i "ma io ho sempre recensito" oppure eventuali "stai punendo il mio personaggio perchè non mi sono fatto sentire?". La storia era stata elaborata così dall'inizio (le morti che sono avvenute nel frattempo sono state dettate invece dagli autori spariti, queste future no).
Io ho avvisato dal primo capitolo, se volevate la fiabetta della Disney non vi iscrivevate qui.
Ma questo non significa che potete sparire... ci metto un attimo ad allargarmi o a far partire un incantesimo volante. u.u

3) Ho fatto un breve calcolo e mi mancano circa una decina di capitoli per concludere. E ho dato questa scansione: i mesi di marzo e aprile saranno INFINITI e le vacanze di Pasqua saranno collocate a fine aprile: quando i nostri beniamini torneranno a scuola (primi di maggio), si avrà la scena finale della storia (dopodichè ce ne saranno altre di routine come esami, Quidditch ecc ma la storia di fatto sarà già conclusa). Perciò chiedo: obiezioni?

Alla prossima!

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Capitolo 32
*** 26 - Dopo la festa ***


27 - L'inghippo
- Dopo la festa - 



Notte tra sabato 15 e domenica 16 Marzo 2021, Hogwarts



Virginia si allontanò dalla festa mano nella mano con Caos.
Ormai erano tutti talmente ubriachi da non riuscire più a distinguere chi stesse lavorando al bar e la maggioranza aveva iniziato a crearsi i cocktail autonomamente.
Michael, avendo visto come si stava evolvendo la serata, aveva preferito ritornare in Sala Comune.
E Caos aveva preferito allontanarsi con lei. Non aveva più senso la sua presenza alla festa. Non quando il grado alcolico era talmente alto da non far più distinguere ai vari studenti la differenza tra una scarpa e una sciarpa.
"Vieni con me, ti mostro un posto." Le aveva sussurrato misterioso all'orecchio, prima di trascinarla via.
Avevano girato per così tanti corridoi che, più di una volta, la Tassorosso si era convinta che in realtà il ragazzo la stesse trascinando a caso per il Castello. Oppure che si fossero persi.
Per questo rimase sorpresa quando lui, dopo aver aperto l'ennesima porta, le disse "Okay, siamo arrivati." E dolcemente la guidò all'interno della stanza.
Virginia, divorata ormai dalla curiosità, avanzò di qualche passo, sorpassando la porta. Si aspettava un'aula, magari un po' particolare.

Invece si ritrovò di colpo nel bel mezzo della foresta, illuminata leggermente dal manto stellato. *

"Wow!" Esclamò guardandosi attorno incuriosita.
Com'era possibile? Era sicura di non aver abbandonato il Castello. Il ragazzo l'aveva fatta per caso entrare in un passaggio segreto senza che se ne fosse accorta? 

"Ti piace?" Chiese lui avvicinandosi e attirandola a sè. Virginia ne approfittò per stringersi subito a lui e Caos non perse l'occasione per iniziare a baciarla.
"Come l'hai trovato questo posto?" Domandò lei, quando si staccarono l'uno dall'altro.
"Segreto..." Fu la risposta, seguita da una strizzatina d'occhio "e magia, ovviamente."
La Tassorosso gli circondò il collo con le braccia. E lui approfittò subito della posizione per baciarla di nuovo.

Ma era un bacio molto diverso dal solito e questo la ragazza lo avvertì da subito.
Lo avvertì dalla dolcezza che ne trasparì, lo avvertì da come le mani di Caos avevano iniziato ad accarezzarla e le sue labbra a baciarla, sempre più esigenti.
Lo avvertì da come, pian piano, lui la stesse guidando a terra, senza però mai staccarsi dalla sua bocca.
Lo avvertì da come, pian piano, iniziò a spogliarla, dandole però il tempo di tirarsi indietro, se avesse cambiato idea.
Ma lei decise di andare avanti.

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Domenica 16 Marzo 2021, Hogwarts


Lex raggiunse di buon'ora la sala comune dei Serpeverde quella mattina e si sorprese leggermente dello spettacolo che le si parò davanti.
Michelangelo - nonostante fosse un Grifondoro - era rannicchiato sul divano, mentre dormiva accanto al gemello, che aveva la testa inclinata all'indietro: era a sua volta profondamente addormentato.
Poche poltrone più in là, sempre addormentata ma con appena un po' più di compostezza, c'era Federica. Aveva le braccia incrociate sul tavolo davanti a lei e usava la propria borsa come cuscino.
Caitriona dovette trattenere a stento una risata, indecisa se svegliarli oppure se lasciarli lì a dormire - magari avrebbe potuto scattare loro una foto e solo dopo svegliarli.
Alla fine optò per la prima ipotesi: se lei avesse dormito anche solo per cinque minuti in una di quelle posizioni le si sarebbe indolenzito il collo. Non poteva proprio pensare che magari loro ci avevano dormito sopra anche tutta notte.
Era, ovviamente, convinta che le cose non fossero andate in quel modo: probabilmente i ragazzi erano tornati da pochissimo ed erano crollati lì in attesa che venisse l'orario della colazione.
In ogni caso li svegliò.

"Lex" Fu il borbottio di Michelangelo. "Cosa ci fai nella mia stanza?" Evidentemente era ancora nel mondo dei sogni.
"Veramente" Lo contraddisse lei divertita "Sei tu che sei nella mia Sala Comune."
"Uhm, che mal di testa!" Fu invece il commento di Federica, mentre apriva lentamente gli occhi. La luce le sembrava troppo fastidiosa. E meno male che si trovavano nei sotterranei!
"'Giorno Lex!" Fu invece il commento pimpante di Raphael. Stranamente, era il più arzillo dei tre. Evidentemente la cura "o l'alchool o Gabriela" stava iniziando a dare i suoi frutti.
"Ma che ci faccio qui?" Domandò a quel punto Michelangelo confuso.
"Ah non chiederlo a me!" Borbottò Federica stropicciandosi gli occhi. "Quando sono arrivata voi due non c'eravate... o se c'eravate ero troppo stanca per ve... ve... vedervi!" Formulò soffocando uno sbadiglio.
"E io vi ho trovato scendendo adesso." Trillò Lex, sempre più divertita dalla situazione: Raphael sobrio e Michelangelo ubriaco?
"Mic semplicemente 
sei crollato sul tavolo verso le tre di mattina. Quindi scusami tanto, ma ero troppo stanco e non avevo le forze per trascinare il tuo prezioso culo fino alla torre dei Grifoni." Fu la risposta di Raphael che chiuse il discorso di quella strana domenica mattina.

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Daniel si trovava in una situazione poco chiara... e anche molto scomoda.
Era a metà del corridoio del sesto piano e aveva di fronte a sè Gretel che stava accusando tre ragazzini del quarto anno - Corvonero - di averla spintonata a terra senza motivo. Gli accusati invece affermavano l'esatto contrario: era stata lei ad averli fatti volare a terra.
Se da una parte il Caposcuola non aveva motivo di credere che Gretel potesse mentire - e i tre erano già stati beccati più di una volta in comportamenti tipicamente da bulli - dall'altra si chiedeva per quale motivo avessero deciso di prendere di mira proprio lei: mettersi contro ad una Grimm, perdipiù sorella della Caposcuola? Era letteralmente un suicidio per gli studenti di Hogwarts.

All'improvviso, una voce a lui sin troppo nota si intromise, facendolo voltare. "Cosa Merlino sta succedendo qui?" Gli sembrava quasi un deja vu: Eleonore - come ogni volta in cui c'era sua sorella di mezzo - era comparsa in mezzo al corridoio, sbucata apparentemente dal nulla.
"Era quello che stavo cercando di capire." Si limitò a rispondere con una scrollata di spalle, mentre vedeva la Corvonero lanciargli un'occhiata inceneritrice.

Non ne poteva più di quella situazione. Ce l'aveva con lui per cosa, adesso?


"Mi hanno buttata a terra." Emerse la voce di Gretel mezzo secondo dopo, indicando con un cenno della testa i tre ragazzi incriminati, facendo così partire immediatamente le loro proteste.
La Caposcuola fece scorrere lo sguardo sulla scena, zittendo le lamentele sul nascere con un'occhiataccia. Alla fine incrociò gli occhi con l'ex fidanzato. "Mi sembra una situazione molto semplice Daniel. Cos'è che devi capire, esattamente?" Chiese in tono piatto. "Voi tre siete in punizione."
"Ma non è andata così!" Si lamentò uno dei ragazzi.
"Silenzio!" Ordinò però lei, prima di prendere la sorella per le spalle e iniziare a pilotarla verso l'altra parte del corridoio. "Ti riaccompagno alla torre." Borbottò al suo indirizzo.
Daniel contò mentalmente fino a dieci prima di allungare il passo per raggiungerla. "Elenore, aspetta!" Provò a richiamarla. Vedendo che non si fermava, allungò il braccio per afferrarle un polso, mossa che però lei scansò. In ogni caso si fermò, girandosi verso di lui. "Cosa vuoi ancora?" Chiese fissandolo dritto negli occhi.

Mossa sbagliata per entrambi.

Il ragazzo tentennò per un momento. Non solo perchè, per un attimo, in quegli occhi si era perso, ma anche per quello che stava per dirle. Sapeva già che si sarebbe arrabbiata. Molto.  "Non dovresti ascoltare anche la loro versione prima di assegnare punizioni?" Decise di domandare alla fine, con tono deciso. 
Vide la ragazza sbattere le palpebre perplessa, in un riflesso di ciò che stava facendo in quel momento anche la sorella minore. "Non capisco..." Iniziò con tono confuso "Stai forse mettendo in dubbio la mia capacità di giudizio? Oppure... stai dando a mia sorella della bugiarda?" Chiese aumentando leggermente il tono di voce. "Ah no, aspetta, ci sono!" Continuò sarcasticamente. "Io sono una bugiarda, quindi anche mia sorella lo è. Non ti fidi di me, quindi non ti fidi neanche di lei. Io ti ho fatto soffrire" Adesso la sua voce era gelida "quindi adesso vuoi vendicarti su di lei!" Concluse furibonda.
Daniel, davanti all'infondatezza di quelle accuse, perse la pazienza.

Non ne poteva davvero più.


Gliel'aveva già detto di essersi pentito di quelle parole. Aveva cercato di farglielo capire in tutti i modi, ripetendolo in tremila toni diversi: dall'arrabbiato - dopo l'ennesime litigata  - al disperato - quando l'aveva letteralmente supplicata di tornare con lui, di dargli un'altra possibilità. Eppure la ragazza sembrava scordarsene ogni volta.
"Oh ma certo!" Iniziò ad urlare a sua volta "Ruota tutto attorno a te vero? Ma ti rendi almeno conto delle stronzate che dici?" Continuò furibondo. "Non ho detto che Gretel è colpevole e loro innocenti, ho solo detto che, essendo noi due Caposcuola, dovremmo ascoltarli entrambi! Essere imparziali è il nostro ruolo! O hai già scordato tutto quello che tu mi hai spiegato ad inizio anno, quando ho ricevuto la spilla?"

Gretel in quel momento avrebbe voluto solo sprofondare da qualche parte e sparire. Sentiva le mani della sorella che le artigliavano le spalle, unico vero segno che ne tradiva il nervosismo. E si sentiva profondamente in colpa per quell'ennesimo litigio tra i due. Era colpa sua. Era tutta colpa sua. Però non riusciva a dire una parola. Era letteralmente paralizzata.

"Quindi quando mio fratello mi ha creduto subito, ti è andato bene - perchè ti ha tirato fuori dai guai - ma se io credo a mia sorella è un problema? Cosa fai? Cambi versione a seconda di chi ti trovi davanti o a seconda di cosa ti fa comodo?" Strillò Eleonore in risposta.
Daniel strabuzzò gli occhi. "Davvero hai ripescato un episodio di sette anni fa?" Domandò incredulo. "Ero un bambino!"
"Avevi esattamente la sua età!" Sibilò lei. "Però lì non ti ho visto chiedere ad Hans di ascoltare anche la loro versione dei fatti! In quella occasione ti è andato più che bene che mio fratello abbia creduto direttamente a me, senza indagare oltre, nonostante fossero dei Serpeverde. E questi tre" continuò indicando i ragazzi con un cenno della testa, i quali, più o meno come Gretel, assistevano attoniti e in silenzio al litigio "sono della mia Casa. Quindi spetta a me decidere. Tu puoi andare."
Non era un consiglio. Era un'ordine mascherato.
E il Tassorosso lo capì molto bene. Non ci sarebbe stato verso di smuoverla dalle sue convinzioni. "D'accordo." Si arrese alla fine sospirando. "Ma sappi che stai sbagliando tutto."
Deluso e amareggiato per la situazione - che lo stava ormai facendo impazzire - le voltò le spalle, preferendo allontanarsi. Se fosse rimasto lì un secondo più non avrebbe risposto di se stesso.

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Anastasia interruppe i suoi passi nel corridoio, sentendo la voce di Fabian che la chiamava.
Lentamente, si girò verso di lui, mentre avvertiva una strana sensazione invaderle la bocca dello stomaco. Non sapeva neanche lei cosa provava esattamente.
Si ricordava perfettamente ciò che era successo la sera prima, ma ciò che non sapeva era se se lo ricordasse anche lui.
In tal caso avrebbe dovuto informarlo o fare finta di nulla?
E nel caso in cui anche lui se lo fosse ricordato, cosa ne avrebbe pensato? Certo, erano diventati molto amici in quell'ultimo periodo ma...

"Ehy!" La salutò lui con un sorriso. "Stavo andando dall'altra parte quando ti ho vista."
"Ciao." Fu la risposta incerta, mentre il cuore iniziava a batterle all'impazzata. Ricordava? Non ricordava?
Il Tassorosso sembrò leggerle nel pensiero. "In realtà ti ho fermato non solo per salutarti, ma anche per parlarti di... ieri sera." Iniziò titubante.
Il cuore della Corvonero, a quelle parole, fece una capriola.
"Ricordi tutto anche tu vero?" Continuò lui.
Nonostante la gola ormai secca, la ragazza riuscì a balbettare un "Cosa ricordi?"
"Questo." Rispose lui prima di farsi coraggio, afferrarle il viso e baciarla di nuovo. "E spero tanto di non essermelo solo sognato." Aggiunse prima di riprendere a baciarla.

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Brian, dopo aver trangugiato il contenuto del bicchiere che gli aveva appena passato Page, appoggiò il calice sul tavolino che aveva di fronte a sè nella Sala Comune dei Corvonero.
"Sicura che non fosse veleno?" Chiese con tono disgustato, facendo ridacchiare Micah, che sedeva sul divanetto insieme alla fidanzata.

Quella mistura aveva un sapore davvero orribile.


La ragazza rise a sua volta scuotendo la testa. "Giuro che non lo è." Asserì incrociando le dita nel tipico segno di giuramento. "E poi me l'hai chiesto tu un qualcosa che aiutasse la tua gola."
Il cantante annuì, mentre si passava la mano sul collo. "Questo non toglie che il sapore resti comunque schifoso." Commentò. "Senza offesa eh! Tu rimani comunque una pozionista abilissima! Io non ce l'avrei mai fatta a preparare questa mistura strana in cinque minuti."

La sera prima aveva forse leggermente esagerato a cantare e per quel motivo la gola gli dava fastidio. Ma presentarsi in infermeria per chiedere quella soluzione avrebbe di sicuro attirato domande sconvenienti, che volevano tutti evitare. Perciò non aveva potuto far altro che rivolgersi alla compagna. Sperando che lei potesse essere in grado di aiutarlo.

"E' la migliore sulla piazza!" Confermò Micah, facendo passare un braccio sulle spalle della fidanzata e attirandola verso di sè.
"Vedrai che serviranno solo cinque minuti per far sì che agisca. Abbi fede!" Lo incoraggiò lei. "Poi, appena avrà agito, potrai anche metterti a fare un altro concerto se vorrai!" Concluse con una leggera strizzata d'occhio.
"Ma anche no! Non ne voglio più sapere per almeno due mesi!" Fu la risposta ironica di Brian. "Se proprio volete, ne possiamo riparlare per la festa di fine anno, ma non prima."
"In ogni caso, davvero complimenti per ieri sera." Commentò Micah, sorridendo pigramente all'indirizzo dell'altro ragazzo. "Quando Page mi ha detto quanto eri bravo non ci volevo credere, ma ieri sera ho dovuto cambiare idea."
"Piano con i complimenti, se no mi fai diventare rosso!" Commentò divertito Brian, portandosi una mano davanti al viso, fingendo di arrossire.

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"Milly so cosa stai facendo e ti ringrazio, ma davvero, non ce n'è bisogno." Esordì Michael.
La ragazza, per tutta risposta, sbattè le palpebre. "Ehm... come?" Domandò alla fine.
"Inutile che fingi. Guarda che lo so, ma ripeto: non serve." Continuò lui serafico.
"Davvero non so di cosa tu stia parlando." Continuò lei stringendosi le spalle.
Il Tassorosso sospirò, mentre un leggero sorriso gli increspava le labbra. "Lo so che tutti voi ragazzi vi siete messi d'accordo per non lasciarmi mai da solo." Iniziò a spiegare.
Davanti alla faccia perplessa della ragazza, che sembrava quasi volergli domandare solo tramite l'espressività come facesse a saperlo, rispose "Ho sentito Daniel mentre ne parlava con Lex, Francisco e Micah, mentre si dividevano i turni tra i vari studenti delle diverse case. E so che oggi tocca a te."
Nonostante tutto, la ragazza provò a negare. "Ma che stai dicendo? Probabilmente hai capito male!" Provò a contraddirlo.
Però il ragazzo scosse la testa. "Ripeto, siete molto dolci a farlo. Ma non dovete. Anche se molto lentamente, mi sto riprendendo. Non ho bisogno dei baby sitter, devo tornare a potermi reggere solo sulle mie gambe. Quindi, per favore, non sentirti obbligata a passare la giornata con me."
Davanti alla completa sorpresa della ragazza - di certo Milly non si aspettava minimamente che Michael potesse accorgersene e chiedere spiegazioni così apertamente - il Tassorosso le si avvicinò per depositarle un bacio in fronte. "Grazie Mils, a te e a tutti voi. Ma davvero, di' loro che non ce n'è bisogno. Devo tornare a vivere, ma devo riuscirci da solo."
Poi le voltò le spalle e si diresse a passo tranquillo verso la biblioteca.

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* è possibile che molti di voi non l'abbiano riconosciuta, ma l'aula alla quale mi riferisco è stata usata nel 5° libro dal centauro Fiorenzo per la sua lezione di divinazione, quando sostituì la Professoressa Cooman

Lo so che il titolo fa schifo, ma non mi veniva in mente altro. Il capitolo è un po' di passaggio, ma a suo modo è comunque fondamentale per le dinamiche che portano verso la fine di questa storia (e per eventuali errori abbiate pietà! Sto pubblicando all'1 di notte!)

Ci vediamo settimana prossima! ;)

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Capitolo 33
*** 27 - Parziali chiarimenti ***


28 - ...

Che dite, iniziamo a ricomporre un po' i pezzi del puzzle?
D'ora in avanti richiamerò delle frasi di capitoli precedenti prima di iniziare la storia vera e propria... chissà che non capiate tutto quanto prima della fine ;)

Buona lettura!
- Parziali chiarimenti - 

Sabato 22 Marzo 2021, Hogwarts



"Io mi fido di te, mi fido! Ti affiderei la mia vita!" A quest'ultima frase, Daniel la vide impallidire di colpo.
Cap 24, Un giorno di lezioni quasi normale





"Eleonore?" Chiese Daniel bussando alla porta con una nota d'urgenza nella voce.
Nessuna risposta.
"Eleonore!" Provò di nuovo bussando leggermente più forte.
Dovevano parlare. Dovevano assolutamente parlare. Soprattutto dopo il casino che era successo.
Silenzio.
"Grimm!" Provò nuovamente, alzando un po' la voce.
Ancora nulla.
Dopo aver provato per altri cinque minuti senza aver ricevuto risposta, iniziò a perdere la pazienza.
Loro due dovevano parlare, accidenti a Morgana. Soprattutto dopo quello che aveva detto loro la Preside.

A quanto pare uno dei ragazzi - se non tutti e tre - che erano stati messi in punizione da Eleonore dopo l'episodio con la sorella, si era andato a lamentare. E quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
La McGrannitt li aveva convocati nel suo studio, furiosa. E li aveva minacciati senza mezzi termini: o avrebbero trovato un modo per tornare ad essere Caposcuola seri e competenti - che significava mantenere tra loro un comportamento quantomeno civile e quindi non litigare per ogni minima cosa - oppure avrebbe rimosso loro TUTTE le cariche. Che significava non solo il ruolo di Caposcuola. Lui, Daniel, era anche capitano della squadra di Quidditch, oltre che battitore. E la Corvonero non avrebbe più potuto giocare come cercatrice.
Nel frattempo aveva loro tolto cinquanta punti a testa. E gli aveva rifilato una punizione per un mese.
Quindi sì, dovevano parlare. Ma lei non gli apriva neanche la porta.

Esasperato per quel comportamento infantile, il Tassorosso estrasse la bacchetta, iniziando ad urlare "APRI SUBITO QUESTA STRAMALEDETTA PORTA O LA FACCIO SA...!" 
Non riuscì a finire la frase però: la porta - finalmente - si aprì e la ragazza fece capolino.  "Provaci e quel braccio te lo trancio di netto." Sibilò
infuriata.
E Daniel capì anche perchè ci aveva messo tanto a rispondergli, mentre sentiva la saliva azzerarsi. Aveva solo un asciugamano addosso ed era completamente gocciolante. Era appena uscita dalla doccia.
"Allora che diavolo vuoi? Che hai da urlare tanto?"

Ma il ragazzo non se lo ricordava più: il suo cervello si era completamente spento.
Dopo aver deglutito un paio di volte, riuscì a malapena a formulare un "Io..."
"
Esci fuori subito." Lo interruppe però lei, su tutte le furie. Quello sguardo che le aveva lanciato - e che continuava a lanciarle - le faceva tremare le gambe, ma non voleva ripetere ciò che era successo dopo la partita. "Me lo dici dopo."
Avrebbe voluto sbattergli la porta in faccia, ma lui non glielo permise. Quella storia lo aveva caricato di una rabbia che solitamente non gli apparteneva. E che in quel momento lo fece riprendere dallo stato di trance. "Perchè dovrei uscire?" Chiese canzonatorio, mentre la sorpassava per andare a sedersi sul letto. "Cos'è, ti vergogni all'improvviso?" Continuò incrociando le braccia e fissandola. "Non c'è niente che non abbia già visto più volte. L'ultima non troppo tempo fa."
"Bene! Fa' quello che ti pare, allora." Sibilò incollerita, passandogli di fianco per recuperare almeno una maglia dall'armadio. Si sarebbe cambiata in bagno a quel punto. Sempre che lui non decidesse di buttare giù anche quella porta.
"E' un invito?" Fu la risposta senza senso del ragazzo. O almeno, senza senso finchè lei non si sentì trascinare per i fianchi e atterrare sul letto. "Perchè è questo, quello che voglio fare." Le sussurrò prima di privarla dell'asciugamano e iniziare a baciarla con foga. "E non mi sembra che tu, l'ultima volta, ti sia opposta." Formulò tra un bacio e l'altro.

Con un enorme sforzo di volontà, Eleonore si staccò da lui.
"Smettila." Sussurrò appena. Fece fatica a sentirsi da sola, perciò si sorprese nel momento in cui le diede ascolto.
"Vuoi davvero che mi fermi?"
Le chiese in un sussurro ancora più basso - con tono roco - ancorando gli occhi ai suoi. Grigio tempesta contro verde smeraldo.
No. "Sì."
Il Tassorosso la scrutò attentamente per qualche secondo, prima di dichiarare lapidario. "Bugiarda." E riprendere esattamente da dove si era interrotto. Sentendola rispondere sempre più accoratamente.
Era davvero andato lì per parlarle. Ma il suo cervello, quando aveva a che fare con lei, tendeva sempre a fare le valige e partire per l'Australia.


"Ti sei sfogato, adesso?"
Quella domanda sibillina fece sobbalzare Daniel. Stava giocando con i ricci della ragazza con la mano sinistra e con il braccio destro era ancorato alla sua vita. Convinto che lei stesse dormendo. "In che senso?" Optò per chiedere alla fine con tono neutro.
"Sei arrivato in camera come una furia, quindi volevo sapere se ti eri calmato oppure no." Fu la risposta. 
Il ragazzo si staccò da lei lentamente "Mi stai accusando di usarti come sfogo, adesso?" Domandò incredulo.
"Ti avevo chiesto di fermarti!" Replicò a quel punto Eleonore perdendo le staffe e incrociando le braccia al petto. "E invece te ne sei altamente fregato, costrin..."
"Oh no! Non ti azzardare a dirlo!" La bloccò però lui, infuriandosi a sua volta. "Non azzardarti a dire che ti ho costretta! Toccheresti proprio il fondo così!" Continuò aumentando man mano il tono della voce. "Lo volevi e lo sai benissimo." Tanto per tenere le mani impegnate, iniziò a raccattare gli indumenti sparsi per la stanza. Non riusciva più a restare fermo. "Io, un Sondereith, che costringe te, una Grimm, a fare una cosa che non vuoi?" Ormai stava urlando, mentre cercava di riallacciarsi la camicia - non riuscendoci a causa delle mani tremanti di rabbia - "
Non sei tu quella che affronta i demoni da sola? Non sei tu quella che li ammazza? Di solito non siete voi Grimm a farci fuori?" Calcò su quest'ultima domanda solo per vedere la sua reazione. Esattamente come previsto, la ragazza divenne più bianca del lenzuolo che stringeva spasmodicamente tra le mani. "Come avrei fatto a costringerti se sei in grado di uccidermi senza che io me ne accorga?" Davanti all'impallidimento totale della Corvonero, dovette trattenersi per non scoppiare a ridere. Allora ci aveva visto giusto. Poi si avvicinò di nuovo per baciarla. "Perchè non mi hai fermato se non volevi? Fermami adesso allora!"

All'ultimo la ragazza girò la testa per scansarlo. Fissando testardamente la parete, pur di non guardare lui. Ma quando ormai il Tassorosso credeva che non avrebbe ottenuto altro, sentì due parole appena sussurrate. "Hai ragione."
A quelle parole, Daniel si bloccò. "Come?"
"Hai ragione." Ripetè di nuovo lei. "Posso ucciderti quando voglio. Così come potrebbe farlo chiunque nella mia famiglia. E tu non te ne renderesti minimamente conto." A sorpresa, gli afferrò una mano, lasciandoci cadere sopra un piccolo oggetto.
Un bottone. Della sua camicia.
"Te l'ho strappato direttamente dal taschino che hai all'altezza del petto, quello interno." Continuò lei. "E non te ne sei neanche accorto. Te l'ho strappato con la stessa facilità con cui avrei potuto strapparti il cuore. Come chiunque nella mia famiglia."
Incredulo, il Tassorosso slacciò leggermente la camicia - che aveva appena finito di riallacciare - solo per appurare il dato di fatto: il filo dove fino a pochi secondi prima il bottone era attaccato, in quel momento era strappato e penzolante. "
No amore, ti sbagli. Non potete farlo: ne avevo solo uno e me l'hai già strappato tu." Commentò amaro. "Ma a questo punto dimmela tutta." Sussurrò "Chi della tua famiglia vuole uccidermi?"
Davanti al mutismo della ragazza, che aveva ricominciato a fissare la parete, perse di nuovo la pazienza. "Eleonore, porca miseria, guardami quando ti parlo!" Le afferrò il volto con le mani per costringerla a girarsi verso di lui. "E guardati un po' attorno. Quanti sono già morti da inizio anno? Quanti? E quanti di loro erano davvero legati a te? Pensi davvero che allontanandomi io sia più al sicuro? Con i Dempieries in circolazione? Siamo in pericolo tutti! Quindi preferirei saperlo, se abbiamo litigato per un motivo serio oppure se hai esasperato i toni solo per farmi allontanare da te!"

Qualche secondo di silenzio, poi lei gli si gettò addosso singhiozzando. Tutte le barriere ormai crollate. 

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Le due Grimm si avvicinarono ai lupi mannari, coprendoli completamente con un mantello rosso. Sotto agli occhi esterefatti dei presenti, appena il corpo di un lupo veniva coperto, riacquistava forma umana.
"Ma quello cos'è?" 
"E' il famoso mantello di Cappuccetto Rosso."

Cap 10 bis, Luna piena


A Gabriela e Francisco sarebbe piaciuto davvero tanto poter andare ad Hogsmeade quel giorno, ma alla fine avevano optato per rimanere entrambi ad Hogwarts. E il motivo era più o meno lo stesso: Raphael, Michelangelo e Federica sembravano tre morti viventi.
In quel momento erano tutti e tre seduti - o meglio accasciati - su un tavolo della Sala Grande e non sembravano minimamente intenzionati a compiere neanche il più piccolo sforzo.
Francisco trattenne appena un ghigno: sapeva perfettamente a cosa era dovuto quello stato. Per i cari lupetti si stava avvicinando la luna piena e casualmente quel periodo coincideva con la terza settimana di Federica - ovvero il periodo del mese in cui la sua parte vampiresca emergeva e la ragazza aveva bisogno di bere sangue anche solo per alzare un dito. "Ma guardatevi! Gli zombie a voi non fanno proprio un baffo!" Li prese in giro bonariamente.
Nonostante la sua ragazza non avesse la forza neanche per alzare un sopracciglio, riuscì comunque ad incenerirlo. "Sta zitto o mi nutro di te." Lo minacciò accigliata, mentre gli altri due ragazzi mugugnavano il loro consenso. Odiava quando il Grifondoro faceva quelle battute stupide!
Gabriela scoppiò a ridere e allungò una mano per scompigliare i capelli a Raphael. "Non esiste qualcosa per alleviarvi i sintomi? Magari Elly..." Iniziò a chiedere.
"Eleonore fa già abbastanza per noi, anche troppo." La interruppe Michelangelo. "E se esistesse qualcosa credo ce lo avrebbe già procurato."
"Magari esistessero anelli lunari - come in The Vampire Diaries - per controllare la trasformazione!" Borbottò suo fratello "Ma purtroppo non esistono in questa dimensione."
"A proposito di trasformazione... Mi dovete ancora spiegare cosa combinate con lei durante la luna piena!" Esclamò Francisco interessato. Li aveva visti più volte allontanarsi la sera della luna piena insieme, ma poi la sua attenzione aveva sempre finito per concentrarsi su altri problemi. "Come mai viene con voi?" Indagò.
"E' semplice" Iniziò a spiegare Michelangelo "La Stamberga è fuori dai confini della Scuola, perciò non è altrettanto protetta. Con i Dempieries in circolazione le sere di luna piena siamo parecchio a rischio attacco, quindi spesso resta lì a controllare la situazione, pronta ad intervenire in caso di pericolo. E a volte si porta dietro anche Gretel."
Federica alzò di scatto la testa "Ma questo non dovrebbero farlo gli insegnanti? E Gretel... ha undici anni per Merlino!" Protestò.
Raphael si strinse nelle spalle. "Avrà anche undici anni, ma insieme sono pur sempre due Grimm."
"Rimane il fatto che dovrebbero pensarci gli insegnanti a queste cose, non due studentesse!" Insistette la ragazza.
Gabriela non riuscì a trattenersi dallo sfornare un sorrisetto sarcastico. "Ti direi che hai ragione se fossimo in circostanze normali, ma credo che quelle due ne sappiano di più anche degli stessi insegnanti. E penso che abbiano affrontato di peggio di due lupi mannari, nel caso la situazione dovesse mettersi male... e a proposito... se i Dempiries dovessero presentarsi? Voi - come lupi - non ve ne accorgereste no? Quindi come fareste?"
Michelangelo alzò lievemente la testa prima di borbottare una parola che suonò molto simile a 'mantelli'.
"Come prego?" Domandò Fran, sempre più divertito.
"Siete suoi amici da una vita e non lo sapete?" Lo prese in giro Raphael con un leggero ghigno. "Vi ricordate la festa di Halloween?"
"E chi se la scorda! Indimenticabile!" Brontolò Gabriela. "Luna piena che spunta all'improvviso e tutta la Sala Grande nel panico!"
"Oh! Vi ha messo quei mantelli rossi addosso e siete tornati normali!" Esclamò Federica ricordandosene all'improvviso. "Ma allora, se hanno questo potere, perchè non li usate ad ogni luna piena?" Domandò curiosa.
"Perchè creano un meccanismo perverso. Assorbono la nostra magia - quella che ci lega alla luna - e ce la scatenano contro al contrario." Spiegò Michelangelo, decidendosi ad alzare la testa dal braccio - dove era rimasta sepolta fino a pochi secondi prima "Di fatto, più a lungo quel mantello ci rimane addosso, più ci indebolisce. Insomma, verrebbero usati solo in caso di estrema necessità."
"Che significa" Completò per lui il discorso Raphael "che se mai i Dempiries o chiunque altro decidesse di attaccarci, avremmo si e no le forze per tornare normali e scappare a piedi. Ma è l'unica soluzione che siamo riusciti ad escogitare, pertanto ben vengano i mantelli di Cappuccetto Rosso."

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Lex attraversò quasi di volata la strada che dal Castello conduceva ad Hogsmeade.
Le sembrava un secolo dall'ultima volta in cui c'era andata - davvero erano passati quasi due mesi?
Per correre ancora più in fretta - Chris le aveva assicurato che alle 10 in punto si sarebbe fatto trovare davanti alla stradina che conduceva dentro al villaggio e lei non aveva la minima intenzione di sprecare neanche un minuto - si tramutò direttamente nella sua forma da animago. Quattro zampe erano sempre più veloci di due.
E alla fine della strada lo vide. Eccolo lì, nella sua forma umana, con le braccia incrociate e un sorriso luminoso solo per lei.
Non seppe come riuscì a farlo, ma la sua corsa addirittura accelerò.
Poi gli balzò addosso riacquistando contemporaneamente la sua forma umana ed entrambi - a causa della foga che ci aveva messo - rotolarono a terra ridendo.

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Crimilde era sdraiata sul letto, con il petto ansante, mentre cercava di riprendere fiato. Si era semplicemente alzata in piedi... e un enorme capogiro l'aveva colta, facendola risprofondare nel letto da quale si era appena alzata.
Ormai non riusciva quasi più a fare niente. Era priva di quasi tutte le forze ed energie e ogni minima azione che compiva le sembrava di realizzare una delle imprese di Ercole. Una fatica immane.
Con la coda dell'occhio vide Nicholas distogliere lo sguardo dalla finestra per osservarla preoccupato. Era seduto su una sedia, a poca distanza dal suo letto. E ormai passava quasi tutta la sua giornata ad accudirla, visto che lei non era quasi neanche più in grado di alzarsi in piedi.
L'uomo si avvicinò lentamente "Perchè non fai emergere un po' Emily, così risparmi le forze? Se c'è lei ad avere il controllo sul corpo tu consumi meno energie no?" Domandò preoccupato. Si era ormai abituato a quella strana doppia personalità che coabitava in quel corpo e dopo che Crimilde era riuscita ad appropriarsi di una bacchetta magica e gli aveva mostrato tutto ciò che era in grado di fare con questa, aveva smesso di pensare che qualcosa potesse ancora sorprenderlo.
"Forse hai ragione." Commentò lei, prima di chiudere gli occhi, senza nascondere però una nota di preoccupazione. Se non riusciva neanche ad alzarsi in piedi, quanto avrebbe ancora retto su di loro l'incantesimo di occultamento che aveva lanciato per evitare che chiunque li trovasse? Certo, così rendeva difficile anche ai suoi stessi parenti di localizzarla, ma sia Emily che Nick erano babbani, incapaci di difendersi.
E se li avesse trovati Rivus prima dei Grimm?
Li aveva trascinati lei dentro a quel gran casino. Doveva difenderli a tutti i costi.


Anastasia si risvegliò con un sussulto sulla poltrona della Sala Comune dei Corvonero, sentendo la voce di Page che la chiamava. Anche Micah e Brian la stavano osservando. Certo, ormai avrebbero dovuto farci tutti quanti l'abitudine, ma non era comunque facile abituarsi ad una loro compagna che di punto in bianco si irrigidiva ed estraniava dalla realtà per molto tempo.
"Tranquilli ragazzi, solita visione." Borbottò al loro indirizzo, scuotendo la testa rassegnata. "Ditemi che ore sono piuttosto."
"Sei sicura di stare bene?" Le chiese Page con aria materna.
"Sì sto bene, tranquilla." Borbottò lei, mentre Brian sollevava il braccio per guardare il suo orologio da polso. "Sono le undici e un quarto." Rispose alla sua domanda.
Anastasia quasi saltò in piedi a quelle parole. Accidenti! "Sono in ritardo!" Esclamò.
"Appuntamento con Fabian ad Hogsmeade?" Domandò perplesso Micah "Eppure ero convinto che oggi i Tassi avessero l'allenamento di Quidditch."
Ma la hexenbiest scosse la testa. "Infatti mi ha chiesto se volevo andare ad assistere agli allenamenti." Spiegò arrossendo leggermente.
Il suo capitano, a quelle parole, si alzò dalla poltrona con un sorriso sornione. "Allora che stiamo aspettando? Ti accompagno!" Esclamò porgendole il braccio.
Mentre Anastasia lo fissava perplessa e Brian scoppiava a ridere, Page esplose in uno scandalizzato "Micah!"
Il ragazzo si girò verso di lei facendole un occhiolino. "Non ti tradisco cara, ma ho le mie buone ragioni per farlo."
"Che sarebbero?" Domandò Brian divertito. In realtà l'aveva già capito - come pensava l'avesse già capito anche Page - ma sentirlo uscire dalla bocca del ragazzo aveva tutto un altro sapore.
Micah si passò una mano tra i capelli, mentre un sorrisetto sarcastico affiorava. "Credevo fosse ovvio! Ma vi rendete conto che quest'anno dovremo vedercela con loro per conquistare la Coppa? E a proposito di Coppa... se ad Ani viene un'altra visione mentre scende le scale, si estranea, non vede dove mette i piedi, cade e si fa male io chi faccio giocare al suo posto? Ci tengo alla salute dei miei giocatori!"
"Per me la fai troppo tragica." Borbottò Page scuotendo la testa divertita, mentre Brian scoppiava nuovamente a ridere.
"Andiamo Ani, in marcia! Non vorrai fare tardi col tuo Fabian vero?" Chiese prima di afferrarle un braccio e iniziare a dirigersi deciso verso l'uscita della torre.


Quando arrivarono nel campo da Quidditch si accorsero che anche qualcun altro stava osservando l'allenamento dagli spalti.
"Ciao Milly!" La salutò Anastasia, andando a sedersi accanto a lei e trascinandosi dietro Micah. "Da quanto hanno iniziato?"
La Grifondoro si girò allegra verso di loro. "Ehy ragazzi! Siete qua per spiare le mosse dell'avversario?" Chiese in tono scherzoso. "In realtà non vi siete persi nulla. Non hanno ancora iniziato." Rispose poi alla domanda, indicando con un cenno della testa i Tassorosso che in quel momento svolazzavano per il campo.
"Come mai?" Chiese Micah perplesso "Non dovevano iniziare mezz'ora fa?"
Milly si strinse nelle spalle, come per indicare che non lo sapeva neanche lei.


Virginia lanciò con più foga del solito la pluffa addosso a Caos, che l'afferrò al volo e gliela tirò indietro. Si stavano riscaldando in attesa di iniziare.
"Dove diamine è Daniel?" Sbottò lei bloccando la pluffa. "Non ha mai fatto ritardo in vita sua!"
Il ragazzo si strinse le spalle, mentre accanto a loro svolazzava Fabian, che, percependo quanto la tassorosso aveva appena detto commentò con un neutro "Si sarà rimesso a litigare con Eleonore, figurati. Lancia un po' Virgi!" Aggiunse poi alzando le mani per farsi passare la pluffa.
"Di nuovo?" Commentò lei scagliando la pluffa con energia verso di lui - Fabian dovette scartare di lato per non prenderla in faccia e afferrarla al volo "Ma non gli è bastato il richiamo avuto dalla Preside? Ci hanno tolto cinquanta punti accidenti! E tutto per colpa della Grimm!" Urlò arrabbiata mentre riafferrava la pluffa che Fabian che le aveva rilanciato e la scagliava a sorpresa contro Michael. Quei cinquanta punti persi non le andavano proprio giù.
"Capisco la tua rabbia, ma conservala per i Corvonero." Fu il commento di Michael, dopo essere riuscito ad afferrare la pluffa al pelo. "Qui stiamo giocando a Quidditch, non a tiro al bersaglio!"
"Mi scoccia che io abbia rinunciato ad una gita ad Hogsmeade per allenarmi e lui neanche si presenta!" Continuò a borbottare lei.
"Sono sicuro che arriverà." Commentò Fabian mentre sorrideva e faceva un cenno di saluto all'indirizzo di Anastasia, seduta negli spalti sotto.
"FABIAN!" Urlò lei richiamandolo all'ordine. "Non ti ci mettere anche tu!"
"Infatti vi informo che è appena arrivato." Commentò invece Caos indicando con l'indice il fondo del campo, dove il loro scomparso capitano era appena riapparso.
"Era ora!" Borbottò furiosa la sua ragazza. "FREEMAN MUOVITI! STIAMO ASPETTANDO SOLO TE!"


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Ehilà!
Ragazzi ho notato un calo dell'attenzione nell'ultimo capitolo che ho pubblicato... capisco che sia estate, ma mancano pochi capitoli alla fine, quindi cercate di stringere i denti e fare uno sforzo finale ssu!
Altrimenti l'altra ipotesi sarebbe sospendere temporaneamente la storia e pubblicare la parte finale in autunno... cosa preferite? (risposta obbligatoria, è una domanda seria u.u )

Nel prossimo capitolo ci sarà l'attacco preventivato 2 capitoli fa. Così, giusto per non farvi salire l'ansia! :P

Ciaoo!

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Capitolo 34
*** 28 - L'attacco ***


29 - L'attacco

Vi avviso subito: quasi nessun personaggio comparirà nel capitolo, che sarà molto Eleonore-centrico, sorry. XD

Ps: cito testualmente quanto già scritto nelle note del capitolo 25 'Il disegno' perchè non voglio storie:
non saranno importanti i "ma io ho sempre recensito" oppure eventuali "stai punendo il mio personaggio perchè non mi sono fatto sentire?". La storia era stata elaborata così dall'inizio. Io ho avvisato dal primo capitolo: se volevate la fiabetta della Disney non vi iscrivevate. Quindi se a qualcuno non andranno giù le morti del proprio personaggio da qui in avanti 'affari suoi'.

ps: io l'ho messo come avvertimento generale alla storia, ma non si sa mai: il capitolo ha contenuti forti.

Buona lettura(?)!

- L'attacco - 

Sabato 5 Aprile 2021, Hogwarts



"Quindi cosa vuoi fare? Far fuori il ragazzo?" 

"Non mi tentare! Sarebbe divertente ma no. Priviamola dei suoi amici. E quando sarà completamente sola, colpiremo."
Cap 25, Il disegno

La collana di Gabriela aveva un ciondolo molto particolare, a forma di stella, che si illuminava ogni volta che stava per arrivare un pericolo.
Cap 2, Un arrivo molto movimentato

Diamante guardò il foglio sconvolta, dove un volto stava assumendo sembianze a lei ben note, ripetuto più e più volte. Accanto ad ogni ritratto, lampeggiavano le lettere G ed M, unite alla parola MORTE.
Cap 7, Visioni


Gabriela stava camminando per uno dei corridoi deserti del Castello, quando avvertì una presenza alle sue spalle.
Si voltò di scatto, ma non vide nulla. Così si rigirò. Trovando davanti a lei all'improvviso una persona che conosceva benissimo. Fece un balzo all'indietro, portando una mano al petto.
"Oh scusa. Ti ho spaventata?" Chiese la figura con tono innocente.
Cercando di calmare il battito accelerato, la Grifondoro fece due profondi respiri per incamerare aria. "Giusto un po', ma solo perchè avevo sentito un rumore e..."
Un sorriso angelico sbucò sul volto di chi aveva di fronte. "Probabilmente sarà stato un ratto. Ce ne sono talmente tanti qui."
"E' molto probabile." Concesse la Elternteil. "Cosa ci fai qui comunque? E' molto presto per andare in giro." Cambiò poi discorso.

Non sapeva perchè, ma c'era qualcosa in quella situazione familiare che la metteva a disagio.
Il suo istinto le urlava di scappare.
E a conferma notò che anche la sua collana si era illuminata all'improvviso.

"Dobbiamo andare via di qui." Cambiò così bruscamente discorso, cercando di afferrare il polso della persona davanti a lei. "Non so cosa stia succedendo, ma siamo in pericolo."
"Forse tu." Si oppose liberandosi con uno strattone. Poi sbuffò infastidita. "Mi ero dimenticata di quella stupida collana. Diffindo! Accio! Confrigo." Disse gli incantesimi con una tale velocità che Gabriela fece fatica a distinguerli. Sapeva solo una cosa: era paralizzata dal terrore.

Perchè lo stava facendo? Perchè?


Con i frammenti della collana in mano, la persona mosse un passo verso di lei. "Ecco, adesso non abbiamo più scocciature."
E con un movimento della bacchetta respinse senza sforzo l'attacco che Gabriela aveva provato a spedirle contro, scoppiando a ridere. "Sei ridicola." La derise. "E i tuoi poteri sono inutili: io li ammazzo quelli come te. Come puoi anche solo pensare di contrastarmi?"

Ormai terrorizzata - non capiva più nulla di ciò che stava succedendo, se non il fatto che era in pericolo - la Grifondoro giocò l'ultima carta che aveva in mano. La fuga.
Arrivò fino a metà corridoio gridando aiuto prima di essere sbalzata indietro da una forza invisibile, che la sbattè a terra violentemente, mozzandole il respiro.
"Mai sentito parlare delle anerkengunn?" Domandò l'altra con voce ironica. "Sono barriere che riescono a distinguere i purosangue da tutti gli altri, decidendo chi far passare. E tu, mia cara, sei un completo abominio. Mezzosangue e Sondereith. Non meriti di passare. Così come non meriti minimamente di vivere. Crucio."
Davanti alle lacrime della ragazza, che nel frattempo aveva bloccato a terra con incantesimo non verbale, aumentò solo il volume della risata. Le puntò la bacchetta contro, pronunciando una formula che in pochissimi conoscevano.
"Kreuzfolter."

Poi, dopo aver obliviato la memoria della Grifondoro - che era ormai preda di violentissimi spasmi a causa della maledizione - rimosse con un cenno della mano la barriera che fino a poco prima bloccava il passaggio. E se ne andò.

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"Elly, ti prego. Dammi un'altra possibilità! Dimmi cosa devo fare! Qualsiasi cosa, qualsiasi! Sono disposto a tutto."
Daniel, Cap 24: Un giorno di lezioni quasi normale



Eleonore si svegliò presto quella mattina, ritrovandosi avvolta nell'abbraccio di Daniel.
Ci avevano messo poco a riprendere le loro vecchie abitudini. Almeno lì dentro.
La Corvonero era innamorata, certo, ma non stupida. Quella riappacificazione non aveva cambiato le cose. Per nulla.
Fuori da lì non c'erano solo i Dempiries. C'era anche un pazzo scatenato che avrebbe fatto di tutto per riunificare la famiglia Grimm ... a suo modo. E lei era terrorizzata da quel 'suo modo'.

Ormai avvertiva la presenza di Jakob Grimm ovunque.

Era quasi come se fosse presente nella scuola... ed era convinta che non fossero affatto sue paranoie, come invece aveva cercato di suggerirle Lex.
Era una cosa che si sentiva sin dentro alle ossa. Era abituata ad avvertire il pericolo.
Per quello aveva letteralmente implorato Daniel di non far sapere a nessuno della loro riappacificazione.
Agli occhi di tutti si sarebbero dati una calmata solo come conseguenza delle minacce della Preside.
Non si sentiva tranquilla e molte notti le passava ad agitarsi continuamente nel letto, incapace di prendere sonno. 
Incredibilmente, il Tassorosso non aveva fatto storie, non si era apposto a questa sua richiesta.

Così come non le aveva chiesto nulla di quella fatidica giornata di fine gennaio che era stata alla base del loro litigio. Oppure dove si recasse così spesso il venerdì sera - usando i cristalli - e allontanandosi dal territorio della scuola. La sera prima si era semplicemente limitato ad aspettarla sul divano, sempre senza fare domande.
Sembrava voler tenere fede alla supplica che le aveva rivolto. Qualsiasi cosa. Appena sfioravano l'argomento 'Grimm' cambiava discorso alla velocità della luce.

"Mi ami Eleonore?"
"Sì."
"Allora non voglio sapere altro."

Sapevano entrambi che la situazione così com'era non sarebbe potuta durare per sempre. Che era un qualcosa di totalmente precario e instabile, che sarebbe bastato un nulla per far crollare tutto di nuovo.
Ma nessuno dei due vedeva delle vere alternative all'orizzonte. Non di quelle che potessero accordare entrambi. Soprattutto lei.
'Paranoica' Le risuonò per l'ennesima volta in testa la voce di Lex. 'Fino a pochi mesi fa non ti facevi di questi problemi sulla tua famiglia. Che cos'è cambiato?'
'Fino a pochi mesi fa erano in Germania e mi sembravano alquanto lontani. Con il loro arrivo a Natale è cambiato tutto.'

No, non voleva pensarci di nuovo. Si era già fatta troppe volte quel discorso in testa.

Aveva bisogno di distrarsi.

Si girò così verso il ragazzo che continuava a dormire tranquillo al suo fianco - beato lui! - e con una mano recuperò una piuma sfuggita al cuscino. Con un sorriso divertito, andò a solleticargli prima la punta del naso e poi l'attaccatura dei capelli.
A differenza del proprietario, che la mattina aveva i tempi di reazione di un orso in letargo, le parti del corpo solleticate reagirono subito allo stimolo. I capelli cambiarono colore, passando dal biondo al rosso e il naso cambiò forma e si ingrandì.
Eleonore non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, finendo per svegliarlo del tutto. Il ragazzo sorrise e la attirò ancora di più verso di sè per baciarla. "E' bello vederti allegra di prima mattina. Vorrei fossi sempre così." Le sussurrò accarezzandole uno zigomo.
"Magari... se tu tramutassi la tua faccia in quella di un ornitorinco..." Lo incalzò scherzosamente lei, circondandogli il collo con le braccia.
"Così?" Chiese lui tramutandola invece in quella di un criceto gigante.
"Che cretino!" Lo prese in giro lei ridacchiando.
"Allora così?" Domandò di nuovo lui, trasformandola in quella di un rospo. "Per tornare alla mia forma normale mi devi baciare però, se no non funziona!"
E lei l'avrebbe anche fatto, se una figura argentata non fosse schizzata nella stanza interrompendoli.

Un alano enorme.
Gretel.
"Elly, corridoio del quinto piano. Gabriela attaccata. Kreuzfolter. Sto facendo di tutto per tenerla stabile. Corri!"

Alla voce agitatissima - quasi isterica - della sorella che pronunciava quelle parole, la Corvonero impallidì. "No, no, no!"
Si alzò di scatto e si precipitò nella sua stanza, da dove tirò fuori alla massima velocità dei sacchetti di pelle e altri strumenti che Daniel - che l'aveva seguita altrettanto velocemente - non conosceva.
"Dan" Lo riscosse lei mentre con un colpo di bacchetta si trasfigurava i vestiti e con un altro radunava tutto il materiale in una borsa "Chiama un Grimm, il primo disponibile, e di' che è un'urgenza. Usa i cristalli."
Poi si precipitò fuori.

 


Quando arrivò sul posto trovò m
olti studenti che intasavano il corridoio, probabilmente attirati dalle urla.
"FATE LARGO!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Immediatamente molti si scansarono per farla passare, aprendo così un varco verso sua sorella e Gabriela.


Capì a colpo d'occhio quanto critica fosse la situazione. Con una scivolata, si inginocchiò per terra, dove la sua amica d'infanzia era ormai preda di vere e proprie contorsioni e urlava come una forsennata a causa del dolore.
Dalla borsa estrasse un sacchettino che le depositò sulla fronte, iniziando a borbottare strane formule in una lingua sconosciuta. Immediatamente la Grifondoro sembrò calmarsi leggermente, ma Eleonore continuò imperterrita.

Magari fosse bastato così poco per contrastare quella maledizione!

Pochi minuti dopo, per lo stesso varco che aveva usato lei, passò anche Robert. "Che diamine...?"
"Kreuzfolter." Gli rispose Gretel ancora prima che finisse di formulare la domanda. Sua sorella non poteva interrompere in alcun modo la cantilena che aveva iniziato, o Gabriela non avrebbe avuto alcuna chance di sopravvivere. A momenti neanche respirava, per paura di interrompere il lieve contatto che era riuscita a creare.
L'imprecazione che seguì da parte del professore fece capire a tutti quanto la situazione fosse davvero grave.
Senza perdere tempo, l'uomo si unì alle due. "Ditemi cosa posso fare per aiutarvi."
"Disperdere la folla: il chiacchericcio deconcentra." Rispose la più piccola, mentre sbriciolava delle foglie stranissime - che aveva recuperato dalla borsa della Corvonero - dentro ad una ciotola e poi iniziava a schiacciarle e tritarle con un pestello. Quando la mistura raggiunse la densità giusta, le passò alla sorella, che cominciò a spargerle per il volto di Gabriela disegnando strani ghirigori - tutto questo senza mai smettere di recitare la sua cantilena.

Uno sbuffo dorato fuoriuscì all'improvviso dal corpo a terra della Grifondoro, facendo sobbalzare tutti i presenti, che nel frattempo avevano iniziato ad allontanarsi sotto minaccia del professore.
Subito dopo il corpo di Gabriela si sollevò a mezz'aria, iniziando a girare su se stesso sempre più velocemente. E a quanto pare quella cosa non era prevista, perchè tutti i presenti nel corridoio poterono udire chiaramente il "No!" disperato di Eleonore, che non potè far altro che assistere impotente alla scena.


"Retlozuerk" Risuonò ad un certo punto una voce sconosciuta.
Il corpo di Gabriela venne raggiunto da un fascio azzurro e smise immediatamente di girare, tornando dolcemente a terra.
In mezzo al corridoio, con la bacchetta e gli occhi puntati addosso alla Grifondoro, c'era un ragazzo quasi a tutti sconosciuto.

Erik Grimm.
Per un attimo, fece vagare gli occhi chiari intorno a sè, poi, tre secondi dopo, era a sua volta inginocchiato vicino alle tre e senza chiedere nulla aveva iniziato a rovistare nella borsa di Eleonore.

"Hai messo anche un catalizzatore qui dentro, da qualche parte?" Domandò alla ragazza, con un forte accento tedesco.
La Corvonero, che aveva appena ricominciato a pronunciare la cantilena, annuì.
"Bene, perchè è venuto il momento di usarlo." Continuò lui estraendolo dalla sacca.
"Erik... no!" Provò a dissuaderlo Gretel mentre sgranava gli occhi.
"Volete dare una chance alla vostra amica oppure no?" Ribattè però a tono lui.
"Non vorrei neanch'io, ma la maledizione è troppo estesa." Cercò di spiegare "E ogni secondo che passa è un secondo che le togliete."

Passò un millesimo di secondo, in cui Eleonore alzò le iridi chiare verso il cugino.
Momento nel quale Gabriela iniziò a tossire e sputare sangue.
E fu quello a convincere la Corvonero ad annuire. Non avevano tempo. "Fallo."

Erik prese lo strumento tra le mani per attivarlo ma un'altra voce lo interruppe. "Non ti azzardare a toccare mia sorella!"
Un attimo di sconcerto, poi Eleonore si alzò di scatto in piedi. Per inchiodare Francisco alla parete. "Lascialo fare Fran. Sa cosa sta facendo."
"Certo che lo sa! Vuole uccidere mia sorella!" Urlò lui mentre cercava di forzare la presa della ragazza, senza però riuscirci. "E tu glielo stai permettendo!" Continuò a gridare, agitandosi sempre di più e iniziando ad usare i suoi poteri su di lei.
"Fran ti prego, calmati!" Cercò di farlo ragionare.
"Da quando sei passata dalla loro parte? Da quando sei diventata una vera Grimm?" Iniziò ad accusarla lui. "Da quando vuoi ucciderci?"
"Stiamo cercando di salvarla non di ucciderla!" Tentò di spiegare la Corvonero, mentre si limitava a parare i colpi.
"E allora perchè la state dissanguando?"

E poteva sembrare davvero così ad un occhio esterno.
Nel momento in cui il catalizzatore era stato appoggiato su Gabriela, dal suo corpo avevano iniziato ad aprirsi ferite sempre più estese, dalle quali uscivano copiosi rivoli di sangue. Che appena sfioravano il pavimento diventavano neri, prima di sparire evaporando.


Ormai tutti i presenti in corridoio non sapevano più dove guardare, nè cosa fare. E anche i professori accorsi nel frattempo erano paralizzati.

Da una parte c'erano Gretel ed Erik Grimm con quello strano aggeggio e dall'altra Francisco ed Eleonore che stavano ormai lottando in mezzo al corridoio. O meglio, lui stava furiosamente attaccando la ragazza e lei tentava di difendersi senza colpirlo, cercando al contempo di non farlo avanzare verso la meta dal Grifondoro tanto agognata. Sua sorella.

La Corvonero capì che non c'era soluzione: in quel momento era impossibile ragionare con Francisco Suarez.
Per quello si mosse velocemente colpendolo alla gola, mozzandogli il fiato e facendolo cadere a terra.

Tre secondi dopo venne però sbattuta violentemente contro il muro da Federica, intervenuta non appena aveva visto il fidanzato in difficoltà.
"
Vuoi ucciderci tutti?" Le domandò con un ringhio, prima di tirarle un pugno, che però prese in pieno la parete, crepandola. Eleonore si era velocemente scansata. E con un gesto della mano - sfruttando la magia - aveva creato una piccola onda d'urto che aveva buttato la mezza vampira al suolo.

Non voleva far loro del male, ma non aveva altra scelta. Doveva metterli fuori gioco finchè erano entrambi in difficoltà o sarebbero stati loro a mettere fuori gioco lei.
Per questo approfittò del momento per stringere lentamente la mano destra a pugno, alzandola verso l'alto.
"Traditrice." Boccheggiò
il ragazzo tossendo, portandosi le mani alla gola, a specchio con ciò che stava facendo anche Federica. Li stava soffocando. Poi entrambi crollarono a terra svenuti.

"Qualcuno li porti in infermeria per favore." Fu il commento della ragazza, prima di girargli le spalle e ritornare da suo cugino e sua sorella.

Nessuno osò più avvicinarsi.

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"Perchè lui?"
Eleonore si girò di scatto verso la Preside, comparsa all'improvviso di fianco a lei in infermeria. O forse non l'aveva semplicemente percepita arrivare. Era esausta. "Mi scusi?"

La Corvonero, da quando erano riusciti a stabilizzare la situazione, aveva seguito i gemelli Suarez e Federica in infermeria. Per non staccarsene neanche per l'ora di cena. Gretel, dopo aver provato a convincerla inutilmente a farlo, le aveva portato un panino, che però lei non aveva neanche toccato. Aveva lo stomaco sottosopra. E si sentiva tremendamente in colpa.

"Tuo cugino Erik. Perchè l'hai chiamato?" Specificò la donna. "Come faccio a sapere che non ha ragione Francisco?"
La ragazza fece un enorme respiro prima di rispondere. "Per quanto riguarda il perchè ho chiamato Erik, è presto detto: la maledizione che è stata lanciata su Gabriela, la kreuzfolter, è stata inventata da mio padre... e perfezionata da Erik.  Purtroppo però non posso darle motivazioni valide sul perchè Francisco ha torto. Può solo decidere se fidarsi oppure no." Spiegò tornando a girarsi verso Gabriela, che continuava a giacere sul letto pallida come un fantasma.

"Sopravvivrà almeno?" Domandò ancora la Preside.
La Corvonero, davanti a quella domanda, sentì la gola seccarsi. "Solo se riesce a passare la notte." Riuscì ad ammettere alla fine.
"Ma questo non dipende da me."

Nella mente della Corvonero risuonavano ancora le parole che Francisco - che si trovava a pochi passi di distanza ma che non era mai stato così lontano - le aveva rivolto solo poco prima, appena si era ripreso. "Spero per te che sopravviva. Non vorrei aver donato dieci anni della mia amicizia ad un'assassina."

Nascondendo la testa tra le mani e rannicchiandosi su se stessa, iniziò silenziosamente a piangere. Si sentiva uno schifo. E senza forze.





"Daniel?"
Il ragazzo, appoggiato alla porta dell'infermeria, si voltò verso Gretel. "Dimmi."
"Sono preoccupata per mia sorella. Non si stacca da lì da quando è arrivata." Spiegò la ragazzina. "E ci scommetto anche che è dalla cena di ieri sera che non mangia."
Lentamente, il ragazzo si ritrovò ad annuire. "Temo tu abbia ragione." Davanti allo sguardo insistente della ragazzina, si ritrovò a richiedere "Ma io cosa posso farci?"
"Non potresti provare a parlarci?" Tentò lei.
Il ragazzo si strinse le spalle "
Non ha ascoltato te, dubito ascolterà me. E' sempre stata molto testarda, lo sai. E poi noi due abbiamo rotto, ricordi?"
"Veramente so che vi siete riappacificati. Lei mi dice tutto." Lo contraddisse la Grifondoro riducendo la voce ad un sussurro. Il silenzio che ne seguì le fece capire di avere l'attenzione del ragazzo. "E comunque, al momento, non serve che le parli. Basterebbe molto meno." Con un cenno della testa, Gretel lo invitò a guardare verso sua sorella.
Il Tassorosso spostò così lo sguardo verso la Corvonero, la cui testa aveva iniziato a ciondolare. Si era appena addormentata.
"Mi basterebbe se riuscissi a farla dormire tranquilla. Si è addormentata, non sarà un problema per te trasportarla fino in camera no? Almeno dormirebbe normalmente, anzichè tutta storta e scomoda!" Cercò di convincerlo la Grifonforo quasi implorante. 
Daniel si agitò, incerto. Da una parte non poteva far altro che darle ragione. Ma dall'altra sapeva che se Eleonore si fosse svegliata durante il tragitto, probabilmente si sarebbe opposta. E probabilmente avrebbero finito per litigare di nuovo. Se avesse voluto muoversi da lì, lo avrebbe già fatto.
"I Dempiries, i Grimm a Natale, il litigio con te... e adesso questo! Non ne posso più di vederla così! E' esausta!" Continuò Gretel con tono sempre più accorato. "Non puoi lasciarla qui, mentre è così stanca, con le stesse persone che si professavano suoi amici e che poco fa le hanno dato dell'assassina!" Concluse lanciando un'occhiataccia a Francisco e Federica.
"Cosa?" Domandò a quel punto il ragazzo, sgranando gli occhi. "Cosa le hanno detto?"
"Probabilmente una frase dettata dalla rabbia, ma Francisco gliel'ha detta. Dopo che lei è quasi morta dissanguata ad ottobre per salvarlo. Bella riconoscenza!" Commentò lei piena di rabbia.
"D'accordo. La porto via." Si convinse lui, avvicinandosi per prenderla tra le braccia e poi dirigendosi verso l'uscita. Nel sonno, Eleonore si rannicchiò sul suo petto.
"Grazie. Io torno alla Torre. Buonanotte." Si congedò Gretel con un sorriso, incamminandosi verso l'altro lato del corridoio.

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Gabriela si svegliò di soprassalto in piena notte, sudata e con il fiatone.
Era come se avesse corso per miglia e miglia senza mai fermarsi, senza mai riprendere fiato.
Aveva un grandissimo mal di testa.
E la gola secca e arsa.
Aveva una gran sete.
E, con sua profonda inquietudine, provò ad aprir bocca, non riuscendo però ad articolare il minimo suono.
Cercò almeno di tirarsi su con la schiena, scoprendo però di non riuscire a fare neanche quello.
Era bloccata.

"Ciao Gaby." La salutò una voce nota. "Ti vedo un tantino in difficoltà. Permettimi di aiutarti."
La Grifondoro sbattè le palpebre, confusa, mentre una forza le premeva sulla spina dorsale costringendola a sollevare la schiena.
"Tuo fratello sta dormendo un sonno profondo, quindi non può aiutarti. Ed è inutile che provi ad attaccarmi. Sei priva di poteri magici, sia quelli normali che da Elternteil. Ti sono stati rimossi giusto stamattina con un catalizzatore. Naturalmente, chi lo stava facendo, pensava di agire per il tuo bene. Non poteva sapere che, così facendo, avrebbe firmato la tua condanna a morte. Certo, non mi aspettavo saresti riuscita a sopravvivere alla kreuzfolter, ma non ha importanza. Domattina, per chiunque, sarai morta proprio a causa di questa. E se tutto andrà nella migliore delle ipotesi, la colpa ricadrà proprio su Eleonore. Buonanotte per sempre, Gabriela Suarez. Avada kedavra."

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Mettete via i forconi, vi ho avvisato sin troppe volte! u.u 

Detto ciò vi ripropongo un po' di domandine (lo so che vi mancavano!) La risposta me la dovete mandare per MP entro venerdì 22:
1) passo direttamente alla scena successiva o volete introspezione psicologica per i vostri personaggi nel prossimo capitolo?
2) e nel caso come reagiscono i vostri OC a questa ennesima morte?


 

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Capitolo 35
*** 29 - Senza sapere cosa fare ***


30 - Senza sapere bene cosa fare
Ragazzi, giuro che mi sento molto Rowling con questa storia.
Io di indizi ne ho disseminati a milioni ma vedo proprio che quasi nessuno di voi ha davvero capito. Ogni tanto qualcuno prende l'infilata giusta ma poi il ragionamento che ne consegue è totalmente sbagliato.
Vaaabbbè, vorrà dire che quando arriverete al finale rimarrete a bocca spalancata.

Buona lettura! ;)

- Senza sapere cosa fare - 

Domenica 6 Aprile 2021, Hogwarts


"Non siamo stati noi Grimm, ma agendo così alcuni governi potrebbero pensare che siamo i mandatari. Ed essendo le vittime in maggioranza Sondereith potrebbero decidere di non fare nulla. Se faranno qualcosa, invece, i primi contro i quali punteranno il dito saremo noi."
Eleonore a Daniel, Page e Micah.
Cap 9, Parziali Verità



La McGrannitt continuava a mantenere lo sguardo fisso davanti a sè, non avendo la minima idea di come comportarsi.
Era nel suo studio, insieme ad almeno altre dieci persone, quasi tutti Auror.
L'unica a non esserlo, a parte lei, era la ragazza che le si trovava di fronte. Una che fino a poco tempo prima aveva sempre giudicato come una delle studentesse più affidabili della scuola, oltre che una delle migliori.
Era bastato poco però per far crollare quel mito.
E non perchè in quel momento - anche se nessuno aveva ancora formulato la cosa ad alta voce - era sospettata di omicidio.

La Preside non l'aveva pensato neanche per un attimo. Semplicemente, si rifiutava di credere che Eleonore Grimm potesse aver fatto una cosa simile.
Anche nella peggiore delle situazioni, la donna era convinta che quella ragazza non avrebbe mai potuto farlo. Già una volta aveva dubitato di un suo studente, credendo che questo avesse voltato le spalle ai suoi amici, mentre invece la realtà si era rivelata essere molto più complessa. Minerva non voleva fare lo stesso errore due volte.
Ma allo stesso tempo non riusciva più a fidarsi di quella studentessa.
Aveva fatto entrare diverse persone nella scuola, oltrepassando i sistemi di sicurezza. Aveva perso la testa in parecchie occasioni, comportandosi in maniera indegna rispetto alla carica che le era stata affidata. Soprattutto quando di mezzo c'era la sorella più piccola. E infine aveva fatto entrare nella scuola un Grimm, lo aveva fatto entrare in una scuola piena di Sondereith. E a seguito di quell'ingresso, un Sondereith era morto.

Chi era stato davvero ad uccidere Gabriela?

Erik Grimm, approfittando della situazione, oppure era stata davvero la conseguenza di quella maledizione?
E quel qualcuno che aveva lanciato la maledizione era magari uno studente, un insegnante, qualcuno della scuola oppure era qualcuno che non c'entrava nulla?
Magari che era entrato nella scuola nello stesso modo in cui era entrato Erik Grimm?
E come aveva fatto ad entrare?


Questi interrogativi non davano pace alla anziana preside, che continuava ad agitarsi nervosa sulla sedia, mentre la testa le scoppiava sotto il peso di quella ennesima morte. E dei suoi dubbi.

Quella mattina, appena la voce della morte si era sparsa, un piccolo contingente di Auror si era precipitato al Castello. Ma, considerato anche chi era la prima sospettata, nessuno si era azzardato a formulare la cosa ad alta voce. Si era creata così  una vera e propria situazione di stallo.
Chi avrebbe mai voluto o potuto, d'altra parte, accusare la figlia di uno dei Capi del Dipartimento?
Brian Grimm era un Auror, Hansel Grimm era un Auror e lei stessa avrebbe potuto, l'anno successivo, diventare una di loro. Senza neanche passare dai tre anni di addestramento. L'addestramento l'aveva già ricevuto a casa, per anni.
Senza contare che l'unico che avrebbe potuto denunciarla, Draco Malfoy, dopo averla ascoltata - distrutto dal dolore - si era limitato ad abbracciarla e a ringraziarla per quello che aveva tentato di fare per salvare Gabriela. E si era scusato per ciò che le aveva fatto Francisco. "Lo so che non puoi essere stata tu. E lo sa anche lui. Deve solo avere il tempo per poterlo accettare."

Così la ragazza si era limitata a prendere posto su quella sedia, mentre il silenzio calava nello studio. Nessuno sapeva veramente cosa fare.
Un solo Auror aveva provato a formulare un paio di domande. Lacunose e fumose, come se non ci credesse neanche lui. E le risposte piccate della Corvonero gli avevano subito fatto chiudere la bocca.

Di sicuro era una situazione molto diversa da quella di inizio anno, subito dopo che il treno era stato attaccato. Lì gli Auror non avevano esitato un secondo a puntare il dito contro chi ritenevano colpevole. In quel momento invece, probabilmente anche memori del passato, non avevano osato fare quasi nulla.
Ed Eleonore continuava a restare in silenzio, con la testa tra le mani. Mentre le persone attorno a lei borbottavano ipotesi a mezza voce.
Senza sapere come muoversi.



Dopo quelle che parvero ore, la porta si aprì e nello studio entrò proprio Brian Grimm.
Eleonore dovette stringere i pugni nelle tasche del giubbotto per impedirsi di seguire il suo istinto primario: alzarsi e andare ad abbracciarlo. Anzi, farsi abbracciare. Invece rimase lì, con i muscoli contratti, senza neanche azzardarsi a guardarlo in faccia.
L'uomo la fissò intensamente per un attimo poi, sospirando, la chiamò. "Elena"
La ragazza alzò così finalmente lo sguardo verso di lui, intercettando tutte le emozioni che il padre stava affrontando in quel momento. "Sì?"
"Raccontami esattamente tutto ciò che è successo. Da come hai scoperto della maledizione lanciata su Gabriela Suarez fino a stamattina. Non tralasciare nulla."
La Corvonero emise un sospiro.

Poi iniziò a raccontare.





Quando Eleonore - qualche ora dopo - uscì dall'ufficio della Preside, trovò ad aspettarla fuori l'ultima persona che si sarebbe mai immaginata. Federica.
La Corvonero la fissò stranita per qualche secondo, bloccando a metà la porta. Poi, accorgendosi di ciò che stava facendo, se la richiuse alle spalle, alzando un sopracciglio in maniera scettica, come a volerle chiedere cosa ci facesse lì.
La Serpeverde prese un enorme respiro. "Fran non sa che sono qui." Iniziò a spiegare. Vedendo che l'altra non faceva nulla ne per incoraggiarla ne per fermarla, proseguì. "Ti volevo solo chiedere scusa per come mi sono comportata ieri. Ho visto Francisco in pericolo e... ho perso la testa. Ma non avrei mai dovuto attaccarti in quel modo. Sei stata una delle poche a prendere le mie parti sin da subito, ad inizio anno, e io non dimentico."
La cercatrice annuì con la testa "Grazie. Ma sappi che non te ne faccio una colpa. Il tuo comportamento è stato più che comprensibile." La rassicurò "Così come capirò se nei prossimi giorni non ti fiderai più di nessuno." Fece scorrere una mano tra i suoi capelli, portandoseli dietro alla nuca e sospirando.
"Volevo solo scusarmi con te. Ma beh... è difficile fidarsi di qualcuno in questi tempi." Commentò Federica, girandosi verso la porta per uscire.
"So che è scontato ma..." La richiamò però la Grimm, facendola voltare di nuovo verso di lei "Stai vicino a Fran. Fallo anche per me. Adesso più che mai ha bisogno di te. Potrà sembrare un cretino, a volte, ma..."
"Lo so. Puoi contarci."
"Grazie." Poi Eleonore la sorpassò, dirigendosi velocemente verso la sua camera.

Aveva affrontato gli Auror e aveva parlato anche con la mezza vampira, ma c'era una conversazione che doveva ancora avere e che non sapeva se aveva davvero il coraggio di affrontare.
Quella con Daniel.

E le bastò arrivare lì per capire che, ancora una volta, quella conversazione sarebbe stata rimandata.
Non ne aveva la forza.

Si limitò a sedersi sul divano accanto a lui e pochi secondi dopo avvertì le sue braccia stringerla in vita ed attirarla verso il suo petto. Così si limitò ad accoccolarsi meglio, mentre percepiva le labbra del ragazzo depositarsi leggere sulla sua testa.

Era il resto ad essere pesante.
Pesante come le domande che nessuno dei due - in quel momento - aveva il coraggio di porre all'altro.

Perchè mi hai portata via ieri sera?
Perchè non mi hai lasciata lì?
Lo sai che se fossi rimasta Gabriela sarebbe ancora viva?
O forse sarei morta anch'io, quella maledizione era un messaggio per me.

Ho attivato i cristalli, come mi hai chiesto, e questi si sono indirizzati da soli verso Erik. Perchè proprio lui?
E' nella sua casa che sparisci tutti i venerdì?
E cosa fate insieme in quelle ore?
Ha davvero cercato di aiutare Gabriela oppure ne ha agevolato la morte?
Come faccio a sapere che non ti stai infilando da sola in una trappola?

Eleonore gliele leggeva negli occhi quelle domande silenziose e inespresse, ma in quel momento non aveva la forza di fornire una risposta. Per quel motivo decise semplicemente di stringersi di più a Daniel e sfogare finalmente il suo pianto.



E fu così che li trovò Lex qualche ora dopo.
Aveva attraversato i vuoti corridoi che dai sotterranei portavano al terzo piano, solo per vedere se Eleonore aveva bisogno di qualcosa. La notizia che la sua migliore amica era stata interrogata dagli Auror e che l'unico motivo per cui non era stata accusata formalmente era che suo padre... era suo padre, l'aveva destabilizzata.
'Quanto fa in fretta l'uomo a dimenticare.' Si era ritrovata a pensare percorrendo i bui corridoi.
Quando finalmente era arrivata davanti alla porta che conduceva nel salottino, aveva sussurrato la parola d'ordine all'arazzo. Ed era entrata in punta di piedi. Era quasi come se se l'aspettasse.
Un leggero sorriso comparve sul suo volto.
Erano abbracciati. E addormentati.
In qualsiasi altra circostanza non avrebbe tardato un secondo a svegliare la Corvonero per prenderla in giro a vita. Era sicura che prima o poi quei due sarebbero tornati insieme. Ma in quella circostanza preferì lasciar perdere.
Così optò per uscire altrettanto silenziosamente da quel salotto, preferendo non disturbare il loro sonno.
Decidendo di ritornare in Sala Comune.


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Quello non era il clima adatto per festeggiare.
Non lo era proprio per niente.

Fabian guardò la Sala Comune dei Tassorosso - dove era presente anche Anastasia - addobbata di tutto punto per il suo compleanno.
Nonostante l'attacco che c'era stato il giorno prima, i ragazzi avevano comunque lavorato a quei festoni per rallegrare la stanza, sperando con tutto il cuore che Gabriela Suarez sarebbe riuscita a sopravvivere alla notte. Per avere un doppio motivo per festeggiare quel giorno.
E invece, proprio quella mattina, era arrivata la doccia fredda per tutti.

Gabriela era morta.


Fabian fece scorrere lo sguardo verso i suoi compagni di casa, non avendo il coraggio di alzarsi dalla poltrona per chiedere se qualcuno voleva una fetta di torta.
Torta che faceva bella mostra di se stessa su quel tavolo e che mai come in quel momento gli era sembrata meno invitante di così. E dire che era la sua preferita.
Ma si sentiva in colpa a festeggiare.
Come poteva celebrare la sua nascita lo stesso giorno in cui era morto qualcun altro?

Non sapeva davvero cosa fare.

Alla fine fu Michael a toglierlo dagli impicci. Era sconvolto tanto quanto ogni persona in quella stanza, ma allo stesso tempo sentiva che non potevano crollare in quel modo ogni volta che veniva loro tolta una persona cara.
Aveva già perso troppe persone a lui vicine e non aveva più lacrime per piangere.
Scambiando uno sguardo deciso con il Tassorosso, appoggiò una mano sulla sua, guidandolo al taglio della torta.
Poi iniziò a distribuire delle fette in giro partendo da Anastasia, che lo ringraziò con un debole sorriso. Tutti l'avevano sorretto quando aveva rischiato di crollare a causa della morte di Diamante. Adesso era il suo turno di aiutare gli altri.

Terminata l'opera, lasciò la fetta più grossa al festeggiato e lo osservò mentre si ancorava ad Anastasia, che aveva iniziato a smanciucchiare con poca voglia il suo pezzo di torta in braccio a lui.
Fabian, riscossosi, agitò la bacchetta, facendo planare verso ognuno di loro un calice contenente un po' di vino bianco.
Poi alzò il proprio. "A Gabriela." Esclamò con tono lugubre prima di tracannarne il contenuto in un sol fiato.

"A Gabriela" Risposero le voci mischiate di Caos, Virginia, Michael e Anastasia.


"Tu cosa ne pensi di tutto questo?" Domandò Virginia dopo un po' al fidanzato, a voce bassissima.
Alla domanda, avvertì la stretta di Caos sulla sua vita intensificarsi. "Non conoscevo bene Gabriela ma conosco bene Eleonore. E so che non può essere stata lei."
La ragazza, perplessa, gli passò una mano sul volto, sfiorandolo in una carezza leggera. "Cosa intendi?" Naturalmente era d'accordo con lui. Non poteva semplicemente pensare che Daniel, il suo migliore amico da una vita, potesse essersi sbagliato così tanto su una ragazza. Certo, avevano litigato in quel modo assurdo ma da lì a dare dell'assassina a una loro coetanea ne passava di strada.
"Brian Grimm mi salvò la vita anni fa." Fu la risposta del ragazzo, mentre il suo sguardo si adombrava. "Ha educato sua figlia con gli stessi principi. Loro i Sondereith non li uccidono, a meno che non sia strettamente necessario. Il colpevole è qualcun altro. Per forza."
Virginia avrebbe voluto chiedere di più al riguardo, ma aveva visto negli occhi del fidanzato un lampo di tristezza. Che non dipendeva affatto da quella situazione. Così preferì non indagare oltre.
Gli appoggiò la testa sulla spalla, accarezzandogli distrattamente i capelli. Restando in silenzio.

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Più o meno dello steso argomento si stava parlando anche nella sala comune dei Corvonero.
Eleonore Grimm era sempre stata una di loro, come potevano pensare che proprio la Caposcuola si fosse macchiata dell'omicidio di una delle sue migliori amiche?
Eppure molti non credevano a questa versione. Erano convinti che l'unico motivo per il quale non era stata formalmente accusata era solo ed unicamente la presenza del padre nel Dipartimento Auror.
"Figurati, una Grimm! Era chiaro che il comportamento tenuto in questi anni era solo una montatura. Dovevano dimostrare a tutti di essere in grado di integrarsi nella società inglese. Quindi il padre ha, approfittando della sua posizione, ottenuto il ruolo di Auror, poi si è fatto strada nell'Ufficio. Con le sue capacità era indubbio che avrebbe scalato i vertici in poco tempo. Ha detto ai figli di starsene buoni e magari farsi vedere in compagnia di qualche non purosangue, poi, appena la società magica si è distratta, hanno colpito. E per coprire le tracce hanno attivato quella buffonata con i Dempiries." Era la linea di un Corvonero del quinto anno, che continuava a tenere banco, beccandosi gli applausi da parte di alcuni e sollevando le perplessità di altri.

"Magari è come dici tu, o magari ti brucia ancora per la punizione che ti ha assegnato non troppo tempo fa, Turner." Intervenne a quel punto Brian, alzando la voce e gelando il ragazzo sul posto. "Il fatto che lei sia una Caposcuola di Corvonero non significa che debba fare favoritismi alla sua casa." Sibilò alterato, guadagnandosi un'occhiata di approvazione da parte di Micah.

Il purosangue si era ampiamente stufato di quei discorsi. Conosceva Eleonore da molto prima dell'inizio della Scuola, era stato trascinato dai suoi nonni a casa della ragazza e non era incline a credere a quella versione dei fatti.
E neanche Page, che in quel momento si trovava al suo fianco e che aveva scosso ripetutamente la testa davanti a quelle accuse. Era stata sul punto di intervenire, ma Brian li aveva anticipati entrambi.
"Proprio tu che sei un mezzosangue la difendi, Brian?" Lo derise il ragazzo, dopo un attimo di smarrimento.
"Il fatto che tu lo chiami mezzosangue dimostra quanti pregiudizi hai radicati in testa, anche più di un Grimm, Turner." Intervenne a quel punto Micah. "Quindi, a meno che tu non abbia qualche prova a supporto della tua teoria, ti consiglio di tacere, se non vuoi beccarti un'altra punizione. Da me. Tu come chiunque altro oserà ancora portare avanti queste teorie assurde... o chiamare qualcuno mezzosangue in mia presenza." Concluse il discorso.
Questo bastò a zittire i comizi successivi e Page, vedendo la situazione momentaneamente rientrata, si accoccolò meglio sul petto di Micah. "Non può essere stata lei Mic, non può. L'hai visto anche tu ieri, come si è spesa per cercare di salvarla. E anche quando ha atterrato Fran e Fede... avrebbe potuto ucciderli quando li ha soffocati, invece ha chiesto che venissero portati in infermeria. Non può essere stata lei!

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Federica stava contemplando ormai da dieci minuti buoni la Signora Grassa, che non si era lasciata addolcire dal fatto che dovesse andare a consolare il suo fidanzato e perciò non l'aveva fatta passare.
Ma se c'era una cosa che contraddistingueva la Serpeverde era la testardaggine, soprattutto per una cosa alla quale teneva. Così continuava a restare lì, immobile. Qualcuno sarebbe entrato o uscito, prima o poi.
Le sue preghiere vennero esaudite quando una voce dietro di lei la chiamò. "Fede?"
Fu così che la mezza vampira si girò in direzione di Milly Halliwell, che stava arrivando dalla parte opposta con dei libri sottomano.

Non che avesse voglia di leggere o studiare. Ma aveva sentito una forte esigenza di allontanarsi dalla Sala Comune, nella quale era sceso un clima da funerale da quella mattina.
La Grifondoro si era allontanata con la prima scusa disponibile - andare in biblioteca - appena ne aveva avuto l'occasione. Era sconvolta tanto quanto gli altri, certo. Ma non ne poteva neanche più di piangere. E lì dentro si sentiva soffocare.

"Oh ciao Mils." Le rispose la Serpe leggermente guardinga. Come aveva intuito perfettamente Eleonore poco prima, non si fidava più di nessuno. Non ne era più in grado.
"Cosa ci fai qui?" Domandò l'altra, rallentando il passo. Non le piaceva l'espressione che Federica le aveva rivolto. Quasi come se l'avesse appena messa sotto esame.
"Sai com'è... il mio ragazzo ha appena perso la sorella. Vorrei stare con lui. Peccato che questo ritratto si rifiuti di farmi passare." Ringhiò l'altra in risposta.
"Hai ragione, domanda stupida. Scusa." Si affrettò a scusarsi l'altra. "Ti faccio entrare io, dai." Poi si voltò per sussurrare la parola d'ordine al ritratto.
Precauzione inutile, visto che l'udito da mezza vampira era molto più sensibile di quello di qualsiasi umano. La sentì perfettamente pronunciare la parola 'dalhia bianca'.
Ma in quel momento a Federica non importava nulla delle parole d'ordine. Con un breve cenno della testa ringraziò frettolosamente Milly, poi si precipitò alla volta delle scale, verso la stanza dove sapeva avrebbe trovato Francisco.

Entrò quasi in punta di piedi nella stanza, trovandolo rannicchiato sul letto, con il volto stravolto dalla sofferenza. Non era riuscito a versare neanche una lacrima, così come non era riuscito a muovere un muscolo. Non aveva neanche idea di come ci fosse arrivato sin lì. Probabilemte l'avevano trascinato di peso mentre delirava.
Non aveva voluto vedere neanche suo zio Draco. Non riusciva a fare o pensare nulla di sensato.
Federica si avvicinò a lui quasi con timore, poi, vedendo che il ragazzo non reagiva, si accoccolò al suo fianco, trascinandolo dolcemente verso di sè.

E finalmente, avvolto nel suo abbraccio, anche Francisco riuscì a piangere.

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Michelangelo non sapeva più cosa fare per cercare di consolare suo fratello.
Era da  quella mattina,
quando aveva sentito uscire dalla bocca della Preside le parole "Mi dispiace darvi questo annuncio, ma purtroppo, a seguito dell'aggressione di ieri, Gabriela Suarez non ce l'ha fatta.", che Raphael si era chiuso nel suo mutismo.
Si era attaccato al suo gemello come una cozza, impedendogli anche di andare in bagno da solo e poi non aveva più proferito parola.
Quando Michelangelo gli aveva chiesto se voleva parlarne, Raphael l'aveva guardato con occhi smarriti, prima di domandargli, con il tono più sorpreso e innocente del mondo "Di che cosa?"
Il Grifondoro sapeva che quella era la tecnica preferita dal gemello per esorcizzare il dolore: non accettare la realtà e fare di tutto per tenerla lontana da se stesso. Quello e restare appiccicato a lui per un bel po' di tempo.

Sapeva quindi che suo fratello sarebbe andato avanti così per giorni, rifiutandosi di credere a quella notizia.
Nella sua testa, Gabriela Suarez non era morta.
E non lo sarebbe stata probabilmente per tutta la settimana successiva.

Semplicemente, Michelangelo sapeva che Raphael si sarebbe chiuso in una bolla tutta sua, dove la ragazza si sarebbe allontanata da scuola per chissà quale motivo, ma non di certo perchè era morta.
Senza però rendersi conto che, così facendo, procrastinava solo una realtà inevitabile.

"Non è morta Mic, non è morta. Ho visto suo zio Draco prima. E' venuta a prenderla per portarla a casa e curarla meglio di come farebbero a scuola. Non è morta."


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Volevate il capitolo sulle emozioni e ciò avete avuto.

Nel prossimo si ritorna alla storia vera e propria! ...
E finalmente ci sarà la svolta tanto attesa! :)
Poi il capitolo successivo sarà concentrato sulle vacanze di Pasqua ;)

See you soon!


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Capitolo 36
*** 30 - La svolta ***


31 - Verità
La scena con cui apro ha contenuti forti (cosa già detta, ridetta e stradetta ma non si sa mai!).
Per il resto avrete una scena quasi unica e molto lunga (quindi di nuovo mi dispiace ma molti personaggi non compaiono), però è fondamentale. 

Buona lettura!


- LA SVOLTA - 



Dicembre 2010, Italia (11 anni prima)



Caos era stanco quella sera. Molto stanco. Eppure era felice.
Aveva passato tutta la giornata in giro per biblioteche con sua madre Christine che stava facendo di tutto per trovare una copia di quell'antico manoscritto.
Per un bambino di sei anni non era di certo il modo migliore per trascorrere la giornata, ma quello che lo rendeva felice era il fatto di averla trascorsa con la sua mamma.
Essere il quarto di quattro fratelli presupponeva avere ben poco tempo da trascorrere con i propri genitori. E con la scusa di andare con lei, il Tassorosso era riuscito a passarci insieme l'intera giornata.

Caos era assonnato, per quel motivo trascinava i piedi - in quella strada semivuota - mentre la donna lo incitava: mancavano solo pochi isolati per ritornare a casa. Un piccolissimo sforzo e avrebbe potuto dormire comodamente nel suo letto.

Forse a causa del sonno, ma di colpo il bambino sentì la voce di sua madre spegnersi. E pochi secondi dopo la mano di Caos venne staccata da quella della donna con un violento strattone.
E Christine urlò.
"Tesoro scappa!"

Ma lui non era in grado di fuggire. Era paralizzato dal terrore.

Cos'era quell'ombra scura che incombeva su sua madre? Cos'era quel liquido rosso che le usciva dal collo? E perchè ogni secondo che passava lei diventava sempre più smorta e pallida?


Quel giorno, Caos Pagano vide sua madre morirgli davanti agli occhi.

La vide dimenarsi sempre più debolmente, per sfuggire alla presa di quel mostro e cercare di mettere al sicuro lui, suo figlio. Vide ogni singolo gesto che la donna provò ad attuare per cercare di liberarsi, senza però riuscirci.
Vide gli occhi di sua madre, sempre così vitali ed energici spegnersi pian piano, mentre veniva privata goccia a goccia della sua linfa vitale.
Vide il mostro mollare di colpo sua madre, che cadde a terra come un burattino al quale erano stati tagliati i fili, con gli occhi sbarrati e ormai privi di vita. Lo vide passarsi una mano sulla bocca, per asciugare il sangue caldo ancora gocciolante. E lo vide puntare gli occhi famelici su di lui, iniziando ad avanzare per prenderlo e fargli subire la stessa sorte della madre.

Caos non riusciva nè ad urlare nè a muoversi. Era paralizzato dal terrore.

Il vampiro era ad un passo dal bambino, quando si fermò, emettendo un intenso verso. Di dolore.
Una lama affilatissima era appena uscita dal suo petto, trapassandolo da parte a parte.
A rallentatore, il mostro abbassò lo sguardo per vedere l'arma, sporca del suo stesso sangue. Poi si girò, mentre un sorriso ironico gli sbucava tra le labbra. "Chiunque tu sia, non basterà questo per fermarmi."
Davanti a lui, in quel momento, c'era un uomo. "Oh lo so eccome." Disse con tono pacato e tranquillo, come se gli capitasse tutti i giorni di incontrare un vampiro sul suo cammino. "
Quello serviva solo per distrarti."

L'uomo non si mosse di un millimetro, mentre il mostro partiva alla carica a testa bassa.
Scattò all'improvviso, afferrando
con la mano destra la testa del vampiro. Con un movimento brusco e violento gli spezzò il collo. Poi, mantendo su di lui una presa ferrea, estrasse un'altra lama che fece scorrere per tutta la lunghezza della gola del vampiro, tagliandogli la testa, staccandogliela dal collo con un colpo netto e preciso, che spruzzò sangue ovunque. Lasciando cadere il resto del corpo violentemente a terra.
Senza perdere tempo, Brian Grimm puntò la bacchetta sui resti del vampiro per dargli fuoco.

Poi estrasse un fazzoletto con il quale pulì gli schizzi di sangue dal volto e si diresse lentamente verso il bambino, che continuava a restare fermo immobile, paralizzato a causa di ciò al quale aveva appena assistito.
L'uomo si inginocchiò di fronte a lui, per mettersi alla sua altezza e poggiargli una mano sulla spalla. "Caos" Lo chiamò dolcemente "Mi dispiace. Non avrei voluto che succedesse tutto questo."
Uno sguardo perso e spaesato e Brian lo prese in braccio, cercando di calmare con vuote parole il pianto che finalmente era sgorgato negli occhi del bambino.
"Ti riporto a casa."


Pochi minuti dopo Ercole Pagano stringeva tra le braccia suo figlio, che continuava a chiedere di sua madre, in stato di choc. Si rifiutava di credere a ciò al quale aveva assistito. Senza sapere che ogni volta che pronunciava la parola 'mamma' apriva una ferita in più nel cuore di suo padre.
Althea invece non aveva versato una lacrima. Le aveva già versate tutte anni prima. Non ne aveva più a disposizione.
"Mi dispiace Tea. Non sono arrivato in tempo." Continuava a scusarsi Brian, mentre lei lo fissava senza vederlo veramente.
Alla decima frase di scuse, la donna gli tirò un pugno dritto sul naso. Che l'uomo non fece nulla per scansare. "Smettila di tormentarti. Sei arrivato in tempo per salvare mio nipote. E tanto basta."
Poi lo abbracciò.

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Mercoledì 16 aprile 2021, Hogwarts


Caos stava camminando con aria svagata in uno dei tanti corridoi della scuola. Aveva la vaga impressione di essersi perso e di star girando in tondo.
Quella statua non l'aveva già forse vista tre volte nell'ultimo quarto d'ora?


Ma smise di preoccuparsi delle statue, quando il suo udito venne attirato da un suono. Così si fermò per cercare di capire cosa fosse esattamente e da dove provvenisse. Gli sembrava un misto tra pianto e singhiozzo.
Incuriosito, cercò di farsi guidare solo da quello. Fu così che entrò in un'aula che non aveva mai visto prima. E rannicchiata in un angolo, c'era...
"Elly!" Esclamò chiamandola. Stava davvero piangendo. "Ehm... stai bene?" Chiese avvicinandosi lentamente.
La ragazza, al suo ingresso, aveva fatto un balzo ed era indietreggiata verso la parete. "Ss.. sì" Riuscì a rispondere balbettando dopo un po', mentre si asciugava velocemente le lacrime con la mano.
"E allora perchè piangi?" Domandò lui avvicinandosi e abbracciandola.
Stranamente la ragazza lo lasciò fare, almeno per qualche minuto. "Cosa ci fai qui?" Chiese dopo un po'. Più passava il tempo più sembrava riacquistare il suo solito volto impassibile. "Pensavo che questo posto non fosse conosciuto."
Il Tassorosso decise di non dare peso al fatto che lei non avesse risposto. "Mi sono perso." Ammise con naturalezza. "Lo sai che sono un disastro nell'orientarmi."
La Caposcuola fece un mezzo sorriso - che al ragazzo sembrò più una smorfia - poi iniziò a dirigersi verso la porta. "Andiamo, ti riporto in... dov'è che volevi andare esattamente?" Poi, scuotendo la testa, borbottò a mezza voce, quasi divertita "Solo tu potevi riuscire a trovare questo posto."
"Dovevo andare in biblioteca." Rispose lui. "Ma... ho cambiato idea. Adesso ho voglia di tornare in Sala Comune."

Quando giunsero davanti all'ingresso dei Tassorosso, Eleonore arrestò i suoi passi. "Ecco, sei arrivato. Io vado." Provò a congedarsi.
"No, aspetta!" La richiamò lui. "In realtà... dovevo parlarti da un po'... e darti anche delle cose. Perchè non entri anche tu?" La invitò.
"Nella Sala Comune dei Tassorosso?
Caos non mi sembra il caso." Cercò di farlo ragionare lei.
"Allora vengo io da te! Aspetta qui un attimo!" Concluse allegro lui, prima di sparire dietro al passaggio e ritornare poco dopo con un enorme scatolone tra le mani.

Quando furono entrambi nel salottino dei Caposcuola, Eleonore lo vide trafficare nello scatolone ed estrarne dopo poco un album, diverse fotografie sfuse e un foglio di pergamena arrotolato e sigillato. "Sono sicuro che con questi riacquisterai il sorriso." Commentò spingendo il tutto verso di lei, che continuava a restare in piedi, a differenza sua che si era seduto per terra. "Dai siediti!" La invitò con un sorriso. "E' tutto per te." Concluse porgendole il foglio, che si rivelò essere una lettera: Eleonore riconobbe a colpo d'occhio la grafia di Althea e leggendo un piccolo sorriso le spuntò sulle labbra. Sorriso che aumentò quando vide le foto. Erano tutte della zia di Caos e di sua madre. E in alcune compariva anche suo padre.
"Scusami ancora se non te le ho consegnate prima. Ma in questa scuola sembra non esserci mai un attimo di pace." Commentò il Tassorosso sistemandosi a gambe incrociate. "Così mi sono scordato."
"Credo che tu me le abbia date al momento giusto." Replicò lei, soffermandosi su una in particolare. "Penso di non averlo mai visto sorridere in questo modo, negli ultimi dodici anni." Non riuscì a trattenersi dal commentare, indicando Brian. Nella foto in questione Talisia gli era saltata addosso all'improvviso e lui, non aspettandoselo, era finito dritto a terra. O forse l'aveva fatto apposta per atterrare con lei sopra e baciarla. Ad Eleonore risultava difficile credere che suo padre potesse davvero essere colto di sorpresa.
"Aveva diciannove anni e - da quel che mi ha raccontato zia - era pazzo di tua madre. E se non sbaglio di grosso, qua avevano scoperto di aspettare tuo fratello." Spiegò Caos dopo essersi sporto leggermente, per vedere a quale foto la ragazza si stesse riferendo.
A quelle parole, il sorriso della Corvonero divenne triste. "Fa fatica a parlare di mamma ancora adesso, a dodici anni di distanza. Mi chiedo se ci riuscirà mai."
Un leggero sospiro uscì dalla bocca del ragazzo. "Anche mio padre fa fatica a parlare di mia madre, nonostante siano passati dieci anni."
Il silenzio calò tra i due, interrotto solo dal fruscio delle pagine sfogliate da Eleonore, che nel frattempo si era seduta per terra, con l'album sulle gambe.

"Se vuoi... vedere un qualche ricordo legato ad una di esse devi solo chiedere." Propose Caos ad un certo punto.
Aveva notato come lo sguardo della ragazza si fosse fossilizzato su una foto in particolare: ogni tanto tornava indietro per riguardarla e ogni volta che lo faceva il suo sorriso si allargava un po'.
"Davvero?" Chiese lei alzando la testa così velocemente da farsi male al collo.
"Te lo sto proponendo io." Confermò il ragazzo annuendo. "Ormai so controllare il mio potere alla perfezione." Aggiunse orgoglioso.
La Corvonero lo scrutò per un attimo, in silenzio, domandando a se stessa se davvero voleva fare ciò che lui le stava proponendo. E le bastò poco per convincersi. "Questa." Affermò porgendogli la foto prescelta. Ma prima che lui potesse prenderla in mano, la ritrasse. "Sei davvero sicuro?"
Caos, sbuffando, allungò il braccio e se ne appropriò. "Mi sono offerto io." Ripetè prima di iniziare a concentrarsi sulla foto. Quando trovò il momento esatto nel tempo, bloccò il flusso di immagini che gli scorrevano nella mente e la invitò a sedersi vicino a lui, allungando la mano destra. "Sai perfettamente cosa fare, no?"
La Corvonero gliela strinse. "Legimens."

Brian, con un gesto di stizza, abbassò il mantello che fino a tre secondi prima aveva usato come scudo per evitare che Althea li fotografasse per l'ennesima volta.
Perchè era da quando erano andati in giro per la Salem babbana e Althea Pagano aveva scoperto le macchine fotografiche che stampavano automaticamente le foto che la ragazza ne scattava in continuazione. Tanto aveva incantato il mezzo per produrne all'infinito. E a farne le spese erano soprattutto lui e Talisia. A quanto pare i soggetti preferiti della ragazza.
"Eddai Grimm! Non essere musone! Un giorno mi ringrazierai per queste foto!" Lo prese in giro lei, scattandone un'altra - a tradimento - alla coppia. "E Talisia le adora. Vero Lis?"
"Black, ti prego! Di' di no! Se no la istighi!" La pregò con tono supplichevole Brian, nascondendo il volto tra i capelli della ragazza, che rise divertita. Il ragazzo la afferrò per la vita, facendole fare un giro di novanta gradi e piegandosi per cercare di nascondersi dietro al corpo della fidanzata, che in quel momento, a causa del giro, dava la schiena ad Althea.
"Tea dai! Ci sono tante altre cose da fotografare, a parte noi due." Cercò di fare da mediatrice Talisia.
"Il tuo uomo affronta i demoni ma non vuole farsi fotografare? Ma che problemi ha?" Fu la risposta canzonatoria "E poi... siete così carini!"
"Devi solo ringraziare di non essere un demone e di essere una ragazza. Altrimenti..." Iniziò a borbottare Brian.
"BRIAN GRIMM RITIRA SUBITO QUELLO CHE HAI DETTO!" Lo interruppe però subito la sua fidanzata "E CHIEDI SCUSA A TEA!"
Ma Althea sembrava non essersela presa affatto. "Sìsì va bene, va bene, Brian hai dimostrato la tua virilità." Lo canzonò "Ora che ne dici se vi voltate e..."
"E voi due cosa state facendo?" Si intromise una voce che nulla aveva a che fare con il ricordo.
Sia Eleonore che Caos tornarono così bruscamente alla realtà.
Solo per trovarsi davanti alla faccia perplessa di Virginia, che guardava sconcertata le loro mani ancora unite. E dietro di lei, tanto per peggiorare la situazione, c'era Daniel.
Nel frattempo la Tassorosso era avanzata, vedendo anche le foto sparpagliate sul tavolino. E in modo particolare quella che Caos aveva in mano. "Che diamine..." Continuò a boccheggiare, senza riuscire a formulare qualcosa di senso compiuto, prendendone una a casaccio. Una che aveva come unico soggetto Talisia. E che poteva essere scambiata tranquillamente per quella di Eleonore. "Che ci fai con delle sue foto?" Infatti.
"Virginia..." Tentò la Corvonero "se..."
"Tu-stai-zitta." Sibilò però lei.
"Ma..." Cercò di nuovo di prendere la parola la Caposcuola.
"Non-ho-chiesto-a-te." Fu la risposta della ragazza, prima di girarsi con furia verso il fidanzato. "Allora? Perchè hai una sua foto in mano?"

Inaspettatamente fu Daniel a risponderle. Aveva fatto scorrere lo sguardo dai due, ad Eleonore - che continuava a gettargli occhiate con le quali lo pregava silenziosamente di non giungere a conclusioni affrettate - alle foto - sparpagliate tra pavimento, tavolino e ora in mano a diverse persone.
Ma era soprattutto dalla foto che aveva in mano Virginia che aveva capito. "Quella non è una foto di Eleonore, Virgi. Ma di sua madre, Talisia." Nel dirlo aveva usato un tono sin troppo pacato. Ma, almeno per lui, era impossibile non riuscire a distinguerle. Tutti continuavano ad affermare quanto la Corvonero fosse la perfetta replica della madre, ma il Caposcuola, guardando le foto, non riusciva a far altro che notare le differenze.
La Tassorosso si girò così perplessa verso di lui. "Co... come?" Era rossa come un peperone, a causa della rabbia malamente trattenuta. E aveva una gran confusione in testa.
"Era quello che cercavo di dirti." Si intromise di nuovo, quasi con timore, Eleonore. "Quelle foto sono di mia madre."
"E... cosa... c'entra... Caos?" Chiese a quel punto lei, spiazzata. Come faceva Daniel ad essere così tranquillo in quella situazione?
"C'entro perchè mia zia è la madrina di Eleonore." Spiegò a quel punto il ragazzo, facendo sgranare gli occhi alla fidanzata. Come?
"E i miei genitori i suoi." Completò la Corvonero.
"Oh" Fu tutto ciò che ottennero come risposta. Era la verità o un'ennesima bugia? "E questo vi da il diritto di prendervi per mano?" Chiese di nuovo in tono aggressivo dopo un po'.
"Gin..." Cercò di prendere la parola Caos.
"Cosa dovrei pensare scusa?" Lo interruppe però bruscamente lei.
"Oh per amor di Merlino! Se vuoi delle spiegazioni, almeno ascolta le risposte!" Sbottò a quel punto Eleonore, perdendo la pazienza. Era dall'omicidio di Gabriela che veniva sempre più spesso additata come qualcosa che non era e accusata di fare cose che non aveva fatto. Ci mancava solo l'accusa di farsela con Caos Pagano!
"Risposte? Come quelle che da un po' di tempo dai a Daniel? A metà? Oppure bugie belle e buone? Perchè dovrei credere a quello che esce dalla tua bocca?" Non riuscì a trattenersi dal risponderle piccata. "Con tutte le accuse che ti stanno rivolgendo, qualcosa di vero ci sarà! Quindi-perchè-dovrei-crederti?"
"Non mettermi in mezzo! E comunque lo sai che quelle accuse non sono vere!" Cercò di difenderla
Daniel, trovandosi però sotto a due sguardi irati. Quello di Eleonore, che con quella frase sibillina aveva capito che Virginia sapeva della loro storia molto di più di quanto avesse dovuto e quello della sua amica d'infanzia perchè "Daniel ma come fai ancora a difenderla dopo tutto quello che ti ha fatto passare? Il tuo amore non può renderti così cieco!"
"Io non..." Provò a parlare Daniel senza riuscire ad andare oltre.
"Ragazzi..." Cercò di intervenire Caos, senza però essere minimamente calcolato.
"Avanti Virginia! Dillo! Di' quello che state pensando tutti!" La provocò la Corvonero alzando gradualmente la voce "Dillo che sono un'assassina! Dillo che ho ucciso io Gabriela! Dillo che ho fatto entrare Erik apposta a scuola per far fare il lavoro sporco a lui! Tanto lo so che è questo che pensate! Vuoi avere il piacere di pronunciarlo ad alta voce? Accomodati! Tanto... sono una Grimm no? E' questo quello che facciamo!" Continuò ad urlare, con le lacrime agli occhi. "Ma, se così fosse, non mi avresti trovato a tenere per mano Caos ma con una bacchetta puntata alla sua tempia!" Sbraitò ormai senza controllo.
"Perchè?" Domandò l'altra ragazza incredula.
"Perchè sono un obiektespeiler!" Intervenne nuovamente Caos, parandosi tra le due con le braccia allargate. "Basta! Era una cosa che si poteva risolvere in cinque minuti! Ma perchè voi donne dovete sempre complicare tutto?" Borbottò esasperato.
"Sei un... che cosa?" Chiese Virginia con voce stridula sgranando gli occhi. Aveva il mal di testa.
"Obiektespeiler" Scandì per bene Caos. "Significa che prendendo un oggetto tra le mani sono in grado di rivedere tutta la sua storia dal momento in cui è stato creato fino al presente. Mi ha insegnato Brian - suo padre - a controllare questo potere." Spiegò con tono pacato "Ed era quello che stavamo facendo prima: stavamo visualizzando un ricordo legato a questa foto. " Disse sventolandola, avendola ancora in mano. "
Un ricordo legato ai suoi genitori. Gliel'ho proposto io e mi serve un contatto diretto - come una stretta di mano - con la persona per farla entrare nel ricordo insieme a me. Quindi, riassumendo: mia zia è la sua madrina, suo padre il mio padrino, ci conosciamo dalla nascita - anche se ci siamo persi di vista per parecchi anni - e sono un Sondereith anch'io, ma mai una volta hanno alzato la bacchetta su di me. Ti basta come spiegazione?" Chiese avvicinandosi pian piano alla ragazza, che stava tornando man mano a respirare normalmente. 
"Sì." Sussurrò lei in risposta, mentre il ragazzo - ormai a pochi centimetri da lei - allungava le braccia per stringerla.
"Ok, allora noi due andiamo adesso." Annunciò Caos passandole un braccio sulle spalle e spingendola delicatamente verso la porta. "Per le foto... ne parliamo un'altra volta ok?"


Daniel, in maniera molto cauta, si sedette sul pavimento accanto ad Eleonore.
Era da quando Virginia e Caos se n'erano andati che la ragazza  si era limitata a sedersi per terra, ai piedi del divano, senza dire una parola. L'unica cosa che aveva fatto era stato mettere l'album sulle gambe per sfogliarlo.
"Sei arrabbiata?" Si arrischiò a chiedere in un sussurro.
Un "No" non molto convinto risuonò dopo parecchi minuti. Senza aggiungere altro.
"Lene..." Provò di nuovo ad iniziare un discorso lui.
"Shh!" Lo interruppe però la ragazza.

Si era appena soffermata su una foto.  Di sua madre, sorridente, con il pancione. Era la gravidanza sua o di Hansel?
Con premura, la girò per vedere se c'era una data segnata da qualche parte. 1998. Allora stava aspettando Hansel.
In un angolo c'era una firma scarabocchiata con mano incerta. Talisia Grimm. Era la scrittura di sua madre. Anche dopo sposata aveva sempre fatto fatica a considerarsi una Grimm. E di sicuro Jakob, con la sua aperta ostilità, non aveva agevolato le cose. Eppure, in un certo modo, Talisia aveva smesso di essere una Black ancora prima del matrimonio con Brian. Era diventata una Grimm nel momento in cui aveva scoperto di essere incinta di Hansel.
Ed Eleonore iniziò a tremare, mentre tutti i pezzi mancanti del puzzle andavano finalmente al loro posto.

"Io e Ariel siamo riusciti finalmente a riparare l'albero, ma non c'è nessuna Emily Blackwood."
"Allora come ha fatto Crimilde a prendere possesso del suo corpo, se non c'è nessun legame di sangue?" 


"Non è possibile!" Esclamò a mezza voce tremante, mentre Daniel la guardava perplesso.

"Devo avere il tempo per ritrovare la mia fidanzata. E' babbana, è inglese e sembra scomparsa nel nulla." 

"Erik"


"Hanno usato una babbana per aprire la gabbia? Com'è possibile? Metti anche che fosse una... che ne so! Una Grimm
abbandonata alla nascita perchè magonò... 
per aprire la gabbia non gli serviva soltanto il sangue di un Grimm... doveva scorrere anche la magia nelle sue vene!"

Oppure serviva una... "Gravidanza".
La Corvonero si alzò in piedi di scatto, pallida e tremante.
Se aveva ragione, se davvero le cose stavano come aveva pensato, allora Emily non si era salvata per miracolo. A farne le spese era stato suo figlio. Un bambino non ancora nato e probabilmente neanche formato. Il figlio di Erik. Un suo consanguineo. Un Grimm.

Luna di sangue.

Non l'avevano usata come sostituta della magia, come aveva inizialmente pensato. L'avevano usata per aumentare e rafforzare quella poca che già esisteva. Perchè un feto non sarebbe stato abbastanza potente per aprire la gabbia. Ma nessuno di loro sarebbe mai riuscito a mettere le mani su un vero Grimm. Catturare Emily - una babbana incinta di un Grimm - era stato molto più semplice.

La Caposcuola continuava a balbettare parole a mezza voce, incredula, mentre per la prima volta riusciva a scorgere il quadro nella sua interezza. Ignorando i richiami sempre più insistenti di Daniel.
Perchè non aveva mai chiesto ad Erik come si chiamava la fidanzata? Quando avevano passato tutti quei pomeriggi a cercarla, provando ogni tipo di incantesimo di localizzazione che conoscevano?
"Merlino! Ho passato con lui interi pomeriggi e non gliel'ho mai chiesto!" Borbottò mentre con un colpo di bacchetta appellava i cristalli e li disponeva davanti a lei in modo tale da aprire il passaggio. Sapeva che la via che conduceva a casa di Erik era sempre aperta.
Lo stesso Erik che aveva messo incinta una babbana. Non sapeva più se piangere per la gravità della situazione oppure ridere - se solo Jakob avesse saputo cosa aveva combinato il suo prezioso figlio maschio! Lui che aveva tanto criticato suo padre per aver messo incinta Talisia prima del matrimonio!
"Due millenni di storia e ancora gli uomini Grimm non sanno usare gli anticoncezionali!"
In quel momento tutte le pietre si illuminarono e lei saltò in mezzo al cerchio.
Per lasciare nuovamente Hogwarts e recarsi nel luogo dove Erik si trovava da gennaio. 

Senza avere idea del casino che si era appena lasciata alle spalle.
Senza avere idea che, con le sue mezze verità, aveva di nuovo messo in allarme Daniel.
Senza sapere che, con le sue mezze frasi borbottate, il Tassorosso aveva capito una cosa molto lontana dalla realtà: che lei era incinta... di Erik.
Non pensava minimamente a tutte quelle cose perchè, di punto in bianco, l'aveva investita una nuova consapevolezza: sapeva come trovare Crimilde.

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"ERIK GRIMM!"
Davanti a quella voce soave, Erin e Alexander Walsh* scattarono allarmati, solo per vedere i cristalli dell'elitrasporto spegnersi ed Eleonore Grimm comparsa nel bel mezzo della stanza.
"Ehm... ciao Elly." La salutò la prima "temo che nostro cugino sia fuori con James. Ma accomodati pure." Le comunicò con tono pacato.
La Corvonero si girò così di scatto verso i due, notando per la prima volta la loro presenza nella stanza. "Fuori dove? Qui vicino?" Domandò brusca. Non aveva tempo da perdere.
"Ciao Alex, ciao Erin, scusate se piombo in casa vostra in questo modo. E' un piacere vedervi. Come state? I bambini stanno be..." Iniziò a prenderla in giro il ragazzo.
"Alex?" Lo interruppe però sua moglie.
"Sì?"
"Sta zitto." Le era bastata un'occhiata per capire che c'era qualcosa che non andava. "Vado a chiamartelo." Aggiunse alzandosi in piedi e sparendo dietro alla porta.
"Hai una piantina di Londra?" Chiese Eleonore al cugino acquisito. "E mi serve il materiale per la localizzazione."
Rinunciando a capirci qualcosa - avrebbe chiesto spiegazioni in un altro momento - Alexander appellò tutto il necessario sul tavolino. "La state ancora cercando?" Si limitò a chiedere, curioso. "Perchè non provate a chiedere a Ruby?"
"No, non serve. Oggi la troviamo." Gli rispose criptica la ragazza, senza riuscire a contenere il nervosismo. Sperava solo di riuscire ad arrivare in tempo. Mentalmente si diede ancora una volta della stupida. Come aveva fatto a non arrivarci prima, dannazione? D'istinto, mollò un pugno sulla parete, crepandola.
"Hai intenzione di distruggermi il salotto?" Fu il commento divertito del ragazzo, che riparò tutto con un colpo di bacchetta. Era troppo abituato agli scatti di Erin per esserne davvero sorpreso. E ormai quella abitazione, tra James ed Erik, era diventata da mesi la succursale di casa Grimm. Di sicuro non un luogo tranquillo nel quale vivere.
La risposta della ragazza venne però soffocata dalla porta riaperta, da dove fecero capolino proprio i tre. Ed Eleonore, non volendo perdere altro tempo, scattò in avanti e afferrò Erik per un braccio "Muoviti!", trascinandolo con forza verso il tavolo. Poi, senza spiegare nulla, gli aprì una ferita sulla mano, facendo cadere alcune gocce di sangue dritto sulla piantina di Londra e altre dentro al pendolo.
"Cosa...?" Iniziò a chiedere lui dubbioso.
"Abbiamo sempre cercato Emily nel modo sbagliato. Dovevamo concentrarci non su un oggetto a lei caro, ma su qualcosa che aveva dentro al corpo." Iniziò a spiegare velocemente lei, mentre continuava a far oscillare il pendolo avanti e indietro, ignorando la faccia sconvolta del cugino. Non le aveva mai detto come si chiamava la sua ragazza e lo aveva fatto per scelta. Quindi come faceva Eleonore a saperlo? "Il tuo sangue. Erik, mi dispiace dirtelo, ma Emily era incinta. Non è solo rimasta vittima dei Dempiries, è stata usata per liberarli. Crimilde si è impossessata del suo corpo, credendola sua discendente, perchè gli era rimasto del sangue in circolo, il tuo sangue, il sangue di vostro figlio. Ma se continua così, si uccideranno a vicenda. Ma se c'è ancora una singola goccia del tuo sangue nel suo organismo, allora possiamo trovarla. Salvarle entrambe. E con Crimilde, sconfiggere i Dempiries una volta per tutte."
 
E mentre lo diceva il pendolo si fermò in un punto molto preciso di Londra.

"Trovata."

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Nicholas Burkhardt rischiò di morire di infarto quel giorno.

Continuava a fare avanti e indietro per la stanza dove lui e Crimilde erano rinchiusi ormai da giorni, sentendosi completamente inutile. Un leone in gabbia.
Vedeva la ragazza indebolirsi man mano, ma non sapeva cosa fare per aiutarla. Aveva provato a convincerla a portarla almeno all'ospedale, magico o babbano che fosse, ma lei si era opposta fermamente. Avrebbero sicuramente attirato l'attenzione ed era l'ultima cosa che voleva. Ma allo stesso tempo era consapevole che non le era rimasto molto tempo. Nè a lei, nè ad Emily. E l'aveva capito anche la babbana.
Cosa fare dunque?

La risposta arrivò a tutti e tre quel giorno, quando due ragazzi si materializzarono di colpo nella stanza con un sonoro crack.
Nick, scattando come una molla, puntò la pistola contro di loro, sentendosi un completo idiota.
La ragazza, con un gesto annoiato, gliela fece volare via di mano. Invece il ragazzo aveva lo sguardo perso nel vuoto. Aveva iniziato a fissare il letto, dove Crimilde era sdraiata e sembrava intenzionato a non guardare nient'altro.

"Non devi avere paura di noi Nick." Lo riscosse la voce della ragazza, avanzando verso di lui con le mani alzate, come per dimostrare che veniva in pace. Come cavolo faceva a sapere il suo nome? "Non vogliamo farti del male." Cercò di parlare con tono di voce calmo e pacato, ma si vedeva che era fortemente agitata.
"Parla per te!" Esclamò l'altro, avvicinandosi al letto. "Che diavolo le ha fatto?" Chiese prendendo delicatamente tra le braccia il corpo di Emily.
"Erik! Non è colpa sua! Anastasia me l'aveva detto che stava sempre peggio." Lo riprese lei, girandosi poi di nuovo verso Nick, che aveva cercato di raggiungere di nuovo la pistola, approfittando della loro distrazione. Con un gesto della mano la fece nuovamente volare lontano. "Nick..." Lo richiamò "Non ci siamo presentati. Io sono Eleonore e questo è mio cugino Erik. Grimm."

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* personaggi de "Gli Invisibili" di Furia Bianca --> http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=3404436
(io e l'autrice abbiamo creato un "crossover" e gli autori dei personaggi che sto usando sono iscritti anche a questa ff)

Allora, quando vi siete ripresi dal capitolo, vi faccio la domande di rito (credo che saranno le ultime in assoluto perchè la storia è quasi finita --> chi non risponde non compare u.u --> entro giovedì 4/08!). Visto che siamo entrati nel vivo (anche se in modo un po' assurdo, lo ammetto!) delle vacanze di Pasqua:
1) il vostro OC le passerà a casa o ad Hogwarts?
2) cosa farà?
3) cosa ne penserà della "fuga" di Eleonore? (perchè agli occhi di tutti questa sarà una fuga bella e buona dalla scuola a causa delle sempre più pressanti accuse di omicidio)

PS: se modifico il rating da arancione a rosso qualcuno ha problemi? (nel senso ci sono minorenni che stanno seguendo la storia e ai quali efp non fa accedere alle scene?)


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Capitolo 37
*** 31 - Vacanze di Pasqua ***


32 - Vacanze di Pasqua

Buona lettura!


- VACANZE DI PASQUA -
 

Periodo compreso tra sabato 19 e venerdì 25 aprile 2021, diverse zone della Gran Bretagna




Eleonore emise un sospiro di sollievo accomodandosi sul divano. Si tastò il braccio massaggiandoselo e poi reclinò la testa all'indietro. "Non so come tu abbia fatto per tutti questi mesi Emily. Io ce l'ho avuta per cinque giorni e già non ne potevo più." Commentò rivolgendosi alla ragazza seduta qualche poltrona più in là.

Appena l'avevano trovata, lei ed Erik si erano resi conto subito di quanto critica fosse la situazione, per quel motivo Eleonore, senza perdere tempo, si era proposta immediatamente come nuovo corpo ospitante per Crimilde. 
Poi avevano trasportato sia Emily che Nick a casa dei Walsh e avevano avvisato più o meno tutti coloro che conoscevano la vicenda.
E così si erano ritrovati a passare il periodo delle vacanze di Pasqua tutti insieme.
"Credo di non aver mai visto così tanti Grimm radunati in un unico posto." Era stato il commento di una Ruby parecchio divertita, che si era aggiunta alla felice combriccola solo il giorno prima.
Aveva saputo da James del miracoloso ritrovamento e non si era voluta perdere il divertimento.
"E' dai tempi degli Invisibili che non vedevo una tale mobilitazione." Fu la sua spiegazione, una volta arrivata lì.
E aveva ragione.

In quei pochi giorni era successo di tutto in quella casa.

Appena Brian era arrivato, preoccupato a morte per la figlia, era stato 'accolto' in casa da James. Che gli aveva tirato un pugno dritto in faccia. "Questo è per come hai trattato mia sorella." I due uomini avevano quindi passato il resto del pomeriggio a fare a botte, mentre Ruby e Alex scommettevano su chi avrebbe vinto il duello e gli altri cercavano di sottrarre più oggetti possibili dalla loro furia.
Il combattimento, con grande scorno degli scommettitori, venne interrotto da Erin, che li aveva entrambi presi per le orecchie e buttati fuori. A farla scattare era stata la rottura di un mobile lasciatole dalla madre Gretel.

Ma avere così tanti Grimm a disposizione si era anche tramutato in un vantaggio: c'era voluto pochissimo per riuscire a creare un corpo che riuscisse finalmente ad ospitare Crimilde ed Eleonore, appoggiata al divano, era ben felice di non averla più dentro di sè.
Così come era felice, per la prima volta in vita sua, di essere circondata dalla sua famiglia.

Certo, suo padre - una volta terminata la lotta all'ultimo sangue con James - aveva sbraitato contro di lei per più di mezz'ora per essere fuggita da scuola in quel modo senza avvisare nessuno. Ma Eleonore, più che per la ramanzina, era rimasta sorpresa per il suo comportamento.
Non l'aveva evitata, così come non aveva evitato il litigio come avrebbe fatto in qualsiasi altra occasione. Brian Grimm, con quella scenata, si era comportato da padre. 

L'unica nota dolente in quel quadretto apparentemente perfetto, era la mancanza di sua sorella. Per le vacanze di Pasqua aveva preferito rimanere ad Hogwarts.

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"Beh, ehm, ecco, spero che non vi dispiaccia se vi ho messo in camera insieme. Ma state insieme da così tanto che..." Cominciò a spiegare in imbarazzo Brian.
"Tranquillo, va benissimo." Lo tranquillizzò con un sorriso Page, mentre Micah al suo fianco annuiva.
L'invito a passare le vacanze a casa Hunt era arrivato un po' inaspettatamente per entrambi, ma avevano accettato con gioia.

Nessuno dei due aveva mai visitato la zona della Gran Bretagna in cui Brian viveva e - soprattutto Page - aveva espresso una gran curiosità per sentir suonare Brian con il suo gruppo. Quindi avevano finito per accettare al volo quell'occasione. Soprattutto Micah, che come alternativa aveva o rimanere al Castello, oppure trascorrere le feste nella sua enorme casa vuota, l'ex dependance di Villa Black.
Page l'aveva rassicurato dicendo che avrebbe potuto trascorrere le vacanze di nuovo a casa sua, ma Micah aveva dimostrato disagio davanti a quella ipotesi: i signori Andrews l'avevano già ospitato per Natale, si sarebbe sentito in imbarazzo a farsi ospitare una seconda volta.
L'invito di Brian aveva così tolto entrambi dagli impicci. E si era rivelato anche essere divertente.

Non deludendo affatto le aspettative, Brian li aveva trascinati in giro per la piccola cittadina in cui viveva. E i due erano stati più che curiosi di scoprire un perfetto esempio di integrazione tra società magica e babbana.
Nella cittadina di Coatswald infatti, erano presenti un numero spropositato di erboristerie e negozi di magia, scambiati per negozi caratteristici e particolari dai babbani del luogo, ma ampiamente sfruttati dai maghi che risiedevano lì.

Il primo giorno avevano conosciuto Caroline, che prima li aveva sommersi di allegre chiacchiere e poi li aveva trascinati su una pista di go kart, la stessa dove lei e Brian si erano incontrati la prima volta.
In particolare, si divertirono a osservare Micah cercare di dare il meglio di sè alla guida. Anche se la prima prova, per lui, fu un vero e proprio disastro. Mentre Page rideva fino alle lacrime per la prestazione alquanto scarsa del fidanzato in pista, Brian e Caroline cercavano di fornirgli utili consigli.

Ma Micah non se la prese affatto per quelle risate. Non si era mai divertito così tanto in vita sua.
Aveva proprio bisogno di staccare la mente e di concentrarsi su cose futili. Non voleva affatto pensare a quello che li avrebbe probabilmente aspettati una volta tornati al Castello.

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"Sei sicura di volerlo fare?"
"Sì."
"Ma sei proprio sicura?"
"Ti ho detto di sì!"
"Guarda che una volta fatto non si torna indietro, sai?"
"Caos..." Lo reguardì Virginia con tono leggermente minaccioso.
"Ok, ok... andiamo." Fu il commento del ragazzo prima di prenderla per mano e alzare l'altra per bussare alla porta.
Tre secondi dopo un ragazzo biondo venne ad aprire... e Virginia entrò per la prima volta in contatto con il resto del clan dei Pagano.
"Ciao! Tu sei Ginevra vero?" Le chiese con un sorrisone e un occhiolino sfrontato. "Io sono Enea. Ma puoi anche chiamarmi 'cognatino caro' se preferisci." Concluse con un baciamano.
Virginia lo guardò con gli occhi sgranati, mentre Caos, borbottando il nome corretto della ragazza, alzava gli occhi al cielo. Beh, quantomeno la ragazza era partita con il peggiore tra i suoi fratelli, le cose potevano solo migliorare... forse.
"Enea! La traumatizzi ancora prima di farla entrare in casa? Vergognati!" Risuonò una voce femminile dietro di lui. In pochi secondi anche Althea aveva fatto la sua comparsa, avvolta in un grembiule e con i capelli sporchi di farina. "Entra pure in casa e non fare complimenti cara. Sei la benvenuta!" Poi si voltò, agitando il mestolo di legno contro Enea, che nel frattempo stava provando a svignarsela su per le scale. "Non ci provare neanche signorino! Tu vieni in cucina con me e mi aiuti per il pranzo. ADESSO."
"Ma perchè io? Achille ha dichiarato sciopero?" Fu il commento del ragazzo, mentre faceva dietro front sbuffando per accontentare la zia.
"Achille e Dioniso stanno trasportando tutto quello che serve in cortile, quindi fa' poco il furbo!" Rispose la donna continuando ad agitare il mestolo nella sua direzione.
"Ehm... se vuole posso aiutarla io in cucina." Si offrì Virginia timidamente.
"Ecco visto? Lo può far..." Ma Enea non riuscì a concludere il discorso: Althea gli aveva tirato addosso il cucchiaio, colpendolo dritto in fronte all'urlo de "Lei è un'ospite, razza di sciagurato!"

"Io ti avevo avvisato." Le sussurrò all'orecchio Caos facendola ridacchiare, prima di passare dietro alla schiena della zia - che nel frattempo si era messa a sbraitare contro il nipote - e trascinandola con sè fino in cucina.
Lì sollevò un coperchio, afferrò al volo due tartine, ne cedette una alla ragazza e poi aprì la porta a vetro che dava sul cortile. Dove due ragazzi avevano animato le sedie pieghevoli per coinvolgerle in una gara di velocità, mentre una ragazza era impegnata a fare il tifo.

"Oh! Finalmente conosco la famosa Virginia!" Risuonò una voce maschile dietro di loro.
"Gin, ti presento mio padre Ercole." Fece le dovute presentazioni Caos, mentre la ragazza allungava la mano per stringergliela.

"COME SAREBBE A DIRE CHE LE HAI MANGIATE TUTTE TU?" Risuonò all'improvviso la voce amorevole di Althea, facendoli sobbalzare.
"E' assodato: Enea non vuole arrivare vivo a Natale." Commentò Caos scuotendo la testa.
Poi scoppiarono tutti e tre a ridere.

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Francisco, sdraiato sul suo enorme letto, appallottolò la lettera che aveva in mano e la scagliò contro la parete della sua camera con violenza. Subito dopo se ne pentì e con un movimento della bacchetta la appellò e la lisciò per farla tornare alla condizione originaria.
Quella lettera era di Federica. Gli scriveva dall'Italia, dove era andata a trascorrere in un piccolo paesino di montagna le vacanze di Pasqua insieme alla sua famiglia. Gli aveva descritto il posto, il paesaggio, il panorama e addirittura tutte le mosse che aveva imparato di uno sport babbano, gli sci.
Non c'era stato un singolo giorno in cui la ragazza non gli avesse scritto. Peccato che lui non le avesse mai risposto. Forse era un'egoista, ma dopo la morte della gemella vedeva quell'allontanamento come un tradimento.

Tutto era un tradimento per lui.


Gabriela era morta e in tutta la scuola non si faceva altro che vociferare che dietro all'omicidio ci fosse la famiglia Grimm. Il Grifondoro sapeva che quelle voci erano nate soprattutto a causa di quello che lui aveva fatto, così come sapeva che le voci erano aumentate dopo la fuga di Eleonore dalla scuola. Una vocina nella sua testa gli ripeteva anche che la ragazza, la stessa con la quale era cresciuto e che conosceva da più di dieci anni, non poteva essere la colpevole, come invece lui l'aveva accusata di essere in un momento di rabbia e sconforto.
Ma al contempo non riusciva proprio a trovare la forza per alzarsi in piedi e fare qualcosa di diverso dal restare sdraiato su quel letto, solo per fissare insistentemente il soffitto.

Avrebbe potuto alzarsi e mettersi alla scrivania per scrivere a Federica, i cui toni risultavano sempre più preoccupati ad ogni lettera che gli mandava.
Avrebbe potuto scrivere ad Eleonore, giusto per cercare di capire dove fosse sparita nell'ultima settimana. E magari scusarsi di quelle accuse infondate.
Avrebbe potuto attraversare il corridoio, prendere una scopa e raggiungere suo zio e suo cugino sul campo da Quidditch, come l'avevano invitato a fare più volte in quei giorni.
Avrebbe potuto tirare fuori i libri e iniziare i compiti.

L'unica cosa che fece fu rimettersi a leggere quella lettera, mentre rabbia, disperazione e sconforto prendevano di nuovo possesso di lui.

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Fabian, in un primo momento, non alzò la testa dal letto sul quale era sdraiato, quando sentì la porta della sua camera aprirsi.
Lo fece però subito dopo, quando una voce a lui nota lo salutò allegramente. "Hey, non starai mica dormendo vero?" Chiese Anastasia richiudendo la porta alle sue spalle e andando ad accomodarsi sul letto accanto a lui.
Il Tassorosso allungò un braccio per attirarla verso di sè e farla sdraiare nel letto accanto a lui. Poi le diede un leggero bacio a stampo.
"Come sei arrivata fin qui?" Domandò curioso.
"Mi sono smaterializzata, ho bussato e tua madre mi ha aperto la porta." Gli rispose lei in tono ovvio.
"Ah già, è vero che tu hai già dato l'esame di smaterializzazione" Borbottò distrattamente. Ogni tanto tendeva a scordarsi che lei aveva un anno in più di lui.
Anastasia gli accarezzò dolcemente i capelli prima di chiedergli in tono scherzoso "E' un modo come un altro per dirmi che sono vecchia?"
Il Tassorosso scosse la testa divertito. "No, è un modo per dirti che sei una Corvonero intelligentissima." Affermò prima di iniziare a baciarla.

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Lex era seduta nel mezzo di una radura, intenta a guardare scorci del limpido cielo azzurro che si intravedevano tra i rami degli alberi. Stranamente non era presente neanche una nuvola.
Quelle vacanze di Pasqua stavano presentando un clima molto più sereno di quanto fosse solito aspettarsi per quella stagione in Scozia.
O forse era lei che si aspettava una vera e propria tempesta, dati gli avvenimenti susseguitisi fino a quel momento. Almeno a livello mentale, era un clima da temporale, non da cielo terso e limpido.
I Dempiries, la morte di Gabriela e adesso anche la fuga di Eleonore.
Era sicura che la sua migliore amica non fosse fuggita. Doveva sicuramente aver avuto i suoi buoni motivi per andarsene in quel modo.
Ma Lex aveva visto Daniel talmente tanto demoralizzato, subito dopo quella sparizione improvvisa, che per la prima volta la Serpeverde aveva nutrito dei dubbi sulla sua reale capacità di giudizio.
Aveva provato a parlarci per cercare di capire di più sulla situazione, ma non era riuscita a cavare al ragazzo nulla di più che un "Se n'è andata Lex. Smettila di chiedere a me come se avessi tutte le risposte! Io non lo so più che cos'ha nella testa! Pensavo di conoscerla, ma a quanto pare mi sbagliavo." Poi il Tassorosso le aveva voltato le spalle e l'aveva piantata nel bel mezzo del corridoio.

"Un zellino per i tuoi pensieri." La distrasse la voce di Chris, sbucato da un punto indefinito dietro di lei, mentre si sedeva al suo fianco.
"Valgono così poco?" Chiese la ragazza canzonatoria.
"Allora facciamo un galeone." Stette al gioco lui.
"E' che... non so più cosa pensare."

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"A che pensi Raph?" Domandò Michelangelo prendendo posto accanto al gemello in salotto.
Avevano appena terminato il pranzo pasquale ed entrambi avrebbero potuto tornare comodamente ad Hogwarts rotolando.
"A molte cose." Fu la risposta vaga del Serpeverde.

Ed era vero. La sua mentre era composta da un'intricata massa di pensieri in quel momento. Pensieri tra loro completamente opposti che cozzavano violentemente l'uno con l'altro.
Dopo un periodo di buio totale, aveva iniziato ad accettare l'idea che Gabriela fosse veramente morta. E c'era riuscito solo grazie alla presenza costante al suo fianco del gemello, che non l'aveva lasciato da solo neanche per un attimo. Ma la presa di consapevolezza non aveva migliorato le cose. La fase del lutto era arrivata con ritardo per lui e questo l'aveva portato a disperarsi in un periodo successivo a tutti gli altri. Situazione che in molti, nella scuola, non avevano capito fino in fondo.

E infine, per completare il quadro, era arrivata alle loro orecchie la notizia della fuga di Eleonore Grimm.
Secondo Michelangelo, che tendeva a vedere sempre il meglio delle persone, era dovuta a ben altri motivi.
Per Raphael invece era una vera e propria ammissione di colpevolezza, nonostante il Grifondoro provasse a dimostrargli il contrario. "Quante notti di luna piena abbiamo passato con lei Raph? Se veramente fosse vero tutto questo, allora non pensi che ci avrebbe già uccisi? Magari non sopportava più gli sguardi di accusa e se n'è andata perchè voleva un po' di pace."
Davanti a quei discorsi, il Serpeverde non aveva trovato nulla con cui obiettare. Nulla di soddisfacente quantomeno. Però la sua indole, unita agli eventi accaduti nell'ultimo periodo, gli facevano ormai pensare solo al peggio delle persone.
"Appena torneremo a scuola, subito dopo queste vacanze, ci sarà la luna piena Mic. Come faccio a recarmi alla stamberga strilante con lei, se ho il dubbio che possa voler usare la mia pelliccia come tappezzeria?"

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Daniel stava vivendo quei giorni in una sorta di mondo ovattato e irreale.
Aveva deciso di ritornare a casa per le vacanze, un po' perchè aveva voglia di rivedere la famiglia - e in particolare sua sorella - e un po' perchè provava un enorme desiderio di distrarsi.
Non aveva più sentito Eleonore dopo che era fuggita in quel modo. Perciò non aveva la minima idea di dove fosse, nè con chi, nè cosa stesse facendo in quel momento. Non sapeva assolutamente nulla. E forse non lo voleva neanche sapere. O forse sì.

Sospirò, mentre si sedeva sui gradini della villa che quel giorno ospitava lui e la sua famiglia.

I Fawley avevano dato una festa per Pasqua e avevano invitato tutte le famiglie purosangue inglesi in circolazione. E lui era stato trascinato lì dai genitori. O forse si era lasciato trascinare. Forse, una piccolissima parte di lui, sperava che anche Eleonore fosse presente a quella festa. In fondo era una purosangue anche lei.

"Hey Dan, anche tu qui?" Lo riscosse una voce.
Michael Morris, con una bottiglia di burrobirra in mano, aveva fatto la sua comparsa accanto a lui.
Daniel si strinse le spalle, come a dire "Dove altro potrei essere?"
"Hanno incastrato anche te? Io non volevo venire ma mi hanno praticamente costretto." Dopo tale affermazione Michael, con un gesto della bacchetta, sdoppiò la bottiglia e gliela porse, poi si accomodò accanto a lui e rimase in silenzio.

Si conoscevano da prima della scuola e gli era bastata un'occhiata per capire in che stato d'animo versasse il suo amico. Non di sicuro quello ideale per una felice chiacchierata.

Senza dire nulla, gli battè una pacca sulla spalla.

"Forse una piccola parte di me voleva trovarla qui." Riuscì a confessare il Caposcuola dopo un po', attirando l'attenzione del ragazzo. "Non è scappata Mike. Ha avuto... altri motivi... per fare ciò che ha fatto, ma ti assicuro che non è scappata per un omicidio che non ha commesso."
Dal tono in cui disse "altri motivi" Michael capì che non era il caso di indagare.

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La signora Halliwell entrò nella camera da letto della sua primogenita e spalancò le tende, illuminando completamente la stanza. 

Per tutta risposta la ragazza si tirò su il lenzuolo, provando così a mettersi al riparo dalla luce. “No mamma ti prego! Ancora cinque minuti! Ho sonno!” Tentò di convincerla.
“Milly! Sono già le dieci e mezza, a che ora ti vorresti svegliare, nel pomeriggio?” Rispose secca la donna, con una voce leggermente più acuta del normale.
“Ma ieri sera sono arrivata a casa alle…” Provò a ribattere lei, ma la madre non gli diede il tempo di concludere il discorso.
“Abbiamo tutta la famiglia a pranzo e le tue sorelle sono capaci solo di farmi dannare. Milly, ti prego, sei l'unica sulla quale posso davvero contare!" Cercò di convincerla la donna. "Su dai che la colazione è in tavola! Riesci ad essere giù tra cinque minuti?”

“Veramente io vorrei dormire.” Borbottò lei, girandosi dall’altra parte. In qualsiasi altra occasione sarebbe stata molto più servizievole con la madre, ma quella mattina la sua voglia di alzarsi aveva fatto le valige per il Canada.

“Dai Milly, forza e coraggio. Solo tu riesci a tenere buona quella peste di tua sorella!"

Vedendo però che neanche quella frase era servita per convincere la figlia, la donna si decise a strappare sia il lenzuolo sia il cuscino dal letto, lasciando la povera Grifondoro senza niente con cui ripararsi e costringendola così ad aprire gli occhi.

"E va bene, ho capito. Arrivo!" Sbuffò lei, acconsentendo finalmente ad alzarsi.

Non che sua madre le avesse lasciato molta scelta.

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Eleonore, con la piccola Alya in braccio - l'ultimogenita di casa Walsh, che in quel momento stava giocando con i suoi boccoli - si sedette al tavolo dove, n quel momento, era radunata tutta la sua famiglia.
Era stata Crimilde a volere quell'incontro. Adesso che possedeva un corpo tutto suo, era più motivata che mai a portare a termine quello che aveva iniziato.

Sconfiggere i Dempiries una volta per tutte.

E per farlo il primo passo era sfruttare tutta la capacità e le conoscenze magiche della famiglia Grimm.

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Ed ecco a voi gli ultimi due di casa Grimm!



Image and video hosting by TinyPic   Crimilde e James Grimm        Image and video hosting by TinyPic                    

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Capitolo 38
*** 32 - Inganni e verità ***


33 - Inganni e verità

Probabilmente troverete questo capitolo molto più lungo del solito e ciò è dovuto al fatto che all'inizio erano 2, che poi ho unito. Il motivo è che sto partendo per le vacanze, quindi è probabile che non riesca più ad aggiornare fino a fine mese (ma riuscirò comunque a leggere le vostre recensioni / messaggi e a rispondervi).
Ma questo non significa che voi possiate sparire... anzi dovreste approfittare di questo periodo più lungo del solito per mettervi in pari (anche perchè, appena torno pubblico e per chi non sarà presente non avrò pietà u.u): non avete scuse.

ps: chiedo scusa per eventuali cambi di stile nel testo, non ho idea del perchè NVU mi faccia questo -.-'

Buona lettura (?)! ;)


- Inganni e verità -


1745, Portland 


Incatenati nelle tenebre, ripudiati dalla luce,
vivrete per il resto dei secoli nel modo più truce.

Rosaspina Grimm si fermò un attimo, dopo aver pronunciato quelle parole. 

Gettò un'occhiata in direzione di Crimilde: sapeva che sua sorella stava combattendo contro Rivus, per trattenerlo e impedirgli di andare da lei. Così come sapeva che il suo compito era ultimare l'incantesimo per intrappolare lui e tutti i suoi simili in quella gabbia per il resto dell'eternità. Ma allo stesso tempo, sentiva le lacrime scorrerle indomate sulle guance.

Lei e la sorella stavano rinunciando a tutto.

Crimilde alla sua anima, che sarebbe rimasta intrappolata per sempre nella gabbia insieme a quei mostri. E lei alla sua magia, che avrebbe consumato fino all'ultima goccia per intrappolarli.

Ma in fondo era quello il destino di un Grimm. Combattere le creature oscure, anche a costo della vita. 
Fu quel pensiero che spinse Rosaspina a riprendere l'incantesimo. 

E a ripeterlo finchè non perse i sensi, prosciugata di tutte le energie.




"Signorina! Non vi sentite bene? Rispondete, ve ne prego!"
Rosaspina aprì gli occhi e sbattè le palpebre più volte, confusa. Alla fine riuscì a mettere a fuoco i volto di un ragazzo, che la sovrastava con aria preoccupata. "Oh meno male, vi siete svegliata!" Esclamò lui non appena i loro occhi si incrociarono. "Cosa facevate nella foresta sola? Siete stata assalita da dei briganti per caso?" Continuò premuroso. "Se riuscite ad alzarvi in piedi vi accompagno fino in città."
Ci volle qualche minuto perchè Rosaspina ricordasse tutti gli avvenimenti della sera prima.
Senza dare spiegazioni al ragazzo di fronte a lei, scattò in piedi - ignorando il forte giramento di testa - e si diresse
barcollante verso il luogo dove la gabbia era stata chiusa.
Tutti gli alberi erano stati sdradicati e dove prima era presente una rigogliosa foresta, in quel momento era presente solo una radura di erba rinsecchita.
Una lacrima corse sulla sua guancia.

Lei e sua sorella avevano adempiuto al loro dovere fino in fondo. Ma a che prezzo?




Rosaspina viveva da anni a Portland ormai, nella comunità babbana, dove tutti la conoscevano come Rose. Il suo vero nome avrebbe attirato troppe domande. 
La sua famiglia d'origine la credeva morta. E forse era meglio così.

Si era innamorata di un babbano, lo aveva sposato e aveva avuto due figli.

Avrebbe solo voluto dimenticare.

Avrebbe voluto... ma si era accorta che ciò non era affatto possibile per lei. E neanche per i suoi figli. Nessuno di loro tre aveva magia in corpo, eppure qualcosa di diverso lo avevano. 

Loro potevano vedere i Wesen. 

A quanto aveva scoperto nel tempo, molti demoni, braccati dalla sua famiglia nel mondo magico, si erano rifugiati in quello babbano, unendosi agli uomini e alle donne e generando creature ibride. 

Metà uomini e metà demoni.

E loro, lei e i suoi figli, erano in grado di vederli per ciò che erano veramente. E di dargli la caccia. 
Per quel motivo Rosaspina, dopo tanti anni, era ritornata in quella che un tempo era stata la sua casa. 
La magia, la stessa che l'aveva riconosciuta appena aveva varcato la soglia, l'aveva mantenuta intatta, ma si vedeva che erano anni che nessuno entrava lì dentro. 
Con un groppo in gola, ripercorse quei corridoi familiari fino alla sua camera. E lì trovò tutte le copie dei diari dei suoi antenati. Con cautela li mise dentro alla sacca, insieme ad alcuni oggetti da sempre appartenuti alla sua famiglia e li portò via con sè.

Lei e i suoi discendenti, nel silenzio e nell'ombra, avrebbero svolto nel mondo babbano le stesse cose che i Grimm avevano sempre svolto nel mondo magico.

Di certo Rosaspina Grimm, ormai da tutti conosciuta come Rose Burkhardt*, non poteva sapere che neanche tre secoli dopo la gabbia sarebbe stata riaperta e che il suo pronipote avrebbe nuovamente incrociato la strada dei Grimm babbani con quella dei Grimm magici.




Lunedì 28 Aprile 2021,
Hogwarts



Anastasia si svegliò di soprassalto quell'uggioso lunedì mattina.
Per un attimo si guardò attorno spaesata, alla ricerca del proprio comodino, poi si ricordò che non si trovava più a casa. Era ritornata ad Hogwarts proprio la sera prima.
Sospirando, decise di alzarsi - di sicuro non sarebbe più riuscita a dormire - e iniziare a prepararsi per scendere a fare colazione.

Nella testa aveva però un dubbio martellante: a chi avrebbe potuto raccontare la sua visione? Non le sembrava di aver visto Eleonore Grimm il giorno prima. Nè sul treno nè a cena al tavolo dei Corvonero.
Possibile che fosse davvero scappata?

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"BASTA! SMETTETELA SUBITO!" Continuava a sbraitare Micah all'indirizzo di due ragazzi - un Serpeverde e un Corvonero - che avevano deciso di inaugurare il ritorno dalle vacanze pasquali con una bella scazzottata in mezzo al corridoio.
Micah non era l'unico prefetto ad essere intervenuto, ma sembrava che quei due neanche li sentissero, presi com'erano a darsele di santa ragione.
Il Corvonero aveva provato a fermarli in tutti i modi, minacciando
sia punizioni sia di togliere punti alle rispettive case, ma i due ragazzi continuavano a prendersi a pugni.
Mentre estraeva la bacchetta, il prefetto vide
con la coda dell'occhio Page allontanarsi di corsa dal corridoio per andare a chiamare aiuto e tornare poco dopo seguita da Daniel. Non era sicuro che un Caposcuola avrebbe fatto la differenza, ma, in un certo senso, era ben felice che qualcuno "più in alto di lui" nella scala gerarchica si occupasse della situazione.
Quello che non poteva di certo prevedere era che uno dei due contendenti - il Serpeverde - di punto in bianco si girasse e mollasse un pugno proprio in faccia al Tassorosso. Per poi iniziare a picchiarlo selvaggiamente. Mentre Daniel, preso completamente alla sprovvista, cercava di bloccarlo.
Il tutto comunque durò pochissimo.

Il Serpeverde venne di colpo sbalzato via, buttato a terra e fatto scivolare di pancia sul pavimento per parecchi metri, trascinato da una forza invisibile.
"Puoi provare a prendere a botte anche me, se vuoi, ma sappi che ti troverai davanti ad un'avversaria di tutt'altra pasta." Fu il commento ironico di Eleonore, comparsa apparentemente dal nulla in mezzo al corridoio.
Il silenzio era calato così all'improvviso che la sua voce risuonò come uno squillo di tromba. E il ragazzo non osò muoversi di un millimetro.  "Bene, spettacolo finito. Tutti in classe e alla svelta. Dopo parlerò con i prefetti presenti per capire le dinamiche, ma adesso potete andare. In quanto a voi due - continuò indicando
con l'indice quelli che avevano dato il via alla rissa - potete considerarvi fin da ora in punizione."
Poi si avvicinò a Daniel e delicatamente gli scostò le mani dal naso per controllare che non fosse rotto.
Micah rimase per qualche secondo imbambolato a fissarla - più o meno come buona parte degli studenti - finchè un "Ahi!" di Daniel lo fece risvegliare. Scosse perciò la testa, incredulo. "L'AVETE SENTITA? TUTTI-A-LEZIONE." Urlò con un tono che non ammetteva repliche. "Lo sapevo che non potevi essere fuggita. Non sono le circostanze migliori ma... bentornata Elly." Le sussurrò passandole di fianco, prima di afferrare Page per mano e seguire la folla, che finalmente aveva iniziato a disperdersi.



Tra la massa di studenti una certa persona osservò il tutto con un ghigno. Ovviamente lo sapeva benissimo che sarebbe tornata. Così come sapeva che per prima cosa sarebbe andata da lei.
Per quello aveva messo sotto Imperio quei due ragazzi. Li aveva così costretti a fare a botte, sapendo che come prima cosa sarebbero intervenuti i prefetti e i Caposcuola.
Era stato un giochetto far colpire Daniel.
Con Eleonore concentrata su di lui, lei poteva continuare il suo lavoro in tutta tranquillità.
Si voltò un'ultima volta a guardare la sorella, che con un colpo di bacchetta aveva riaggiustato il naso al ragazzo. E dovette trattenere una smorfia di disappunto. Lo stava quasi trascinando a forza in infermeria per fornirgli una medicazione migliore. Come se gli incantesimi di un Grimm non fossero abbastanza efficaci per un semplice naso rotto.
Ma Eleonore era sempre così prevedibile e patetica quando c'era di mezzo lui.
E, in fondo, meglio così.
Concentrata su altro, non l'avrebbe tartassata con inutili domande e non le avrebbe fatto perdere tempo. Nella migliore delle ipotesi, quei due avrebbero litigato di nuovo. Non a caso, giusto la sera prima, si era diretta verso la camera di Eleonore, fingendosi dispiaciuta per non averla trovata. E lasciandosi sfuggire quelle mezze frasi che avevano solo aumentato i dubbi di Daniel.
La credeva incinta di Erik! Beh... chi era lei per contraddirlo? Così gli aveva riferito che, effettivamente, i due cugini si erano avvicinati parecchio nell'ultimo periodo. E che sua sorella era parecchio confusa su quei nuovi sentimenti che stavano emergendo.
Il Tassorosso avrebbe di sicuro chiesto spiegazioni ad Eleonore, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo in modo esplicito. E la cosa sarebbe sicuramente degenerata. Ne era sicura. Così la Corvonero non avrebbe avuto tempo per lei.
E Gretel avrebbe potuto completare in pace la pozione. Attuando finalmente il piano.


"Non ce n'è bisogno. Sto bene." Ripetè per l'ennesima volta Daniel secco, ma Eleonore, sorda alle sue proteste, lo aveva già trascinato nelle loro stanze e fatto sedere. Poi gli aveva premuto l'indice in un punto preciso del volto, che aveva strappato al ragazzo un gemito di dolore.
"Lo vedo." Fu il commento ironico della Corvonero. "Quello là non ti ha soltanto rotto il naso. Hai parecchi tagli e contusioni, quindi lasciami fare."
Il Caposcuola si strinse i pugni nelle tasche.

In che diavolo di situazione era finito?
Come faceva lei a comportarsi come se niente fosse?
Era scappata in quel modo prima di Pasqua e non si era più fatta sentire. Non l'aveva cercato, non gli aveva scritto.
E non era sul treno il giorno prima. L'aveva cercata per cercare di capire la situazione, per sapere se davvero era incinta di Erik. Ma lei non c'era.

"Quando sei tornata?" Formulò alla fine solo per rompere il silenzio. "Non eri sul treno ieri." Disse in tono accusatorio.
"Sono tornata venti minuti fa tramite camino. Giusto in tempo no?" Provò a stemperare il clima lei con un mezzo sorriso.
Ma la risposta non fu quella che si sarebbe aspettata. Daniel scosse la testa e con un movimento brusco si sottrasse alla sua presa. "No, Eleonore. No. Smettila."
"Ti sto facendo male?" Chiese lei, spiazzata.
"Perchè sei sparita prima delle vacanze? E soprattutto dove e con chi?" Replicò a quel punto lui diretto. 
Ottenendo in cambio solo un lungo silenzio. "Daniel..." Fu tutto quello che disse, cercando di riprendere le medicazioni.
Ma lui glielo impedì, bloccandola per i polsi. "Perchè, dove e con chi." Ripetè risoluto. "E voglio la verità. Così non ce la faccio. Non ce la faccio proprio."
La vide mordersi nervosamente le labbra prima di parlare. "Avevi detto che non ti interessava più sapere certe cose." Lo disse con un tono talmente basso che il ragazzo, nonostante si trovasse a pochi centimetri da lei, fece fatica a sentirla.
"Ho cambiato idea." Replicò secco. "Allora?"
Ma lei rimase in un ostinato silenzio, continuando a mordersi nervosamente le labbra.
"Ho capito." Formulò lui alzandosi in piedi. "Non mi dirai nulla come al solito. Ma questa volta non voglio tormentarmi inutilmente. Se vuoi dirmi la verità, sai dove trovarmi. Se invece non vuoi farlo... beh non vedo più motivi per continuare a stare insieme."
Davanti a quella frase, alla Corvonero mancò il fiato. "Co-come? Daniel... no..."
"Allora dimmi la verità. Ti ha costretta? Non so se sarò in grado di accettare il tutto, ma almeno vorrei sapere come stanno le cose." Continuò lui imperterrito. "Credo di essermelo meritato."
La vide assumere un'espressione confusa, mentre scuoteva la testa in preda alle lacrime. "Dan... ma di che cosa stai parlando? Costretta? Cosa...?
Il Tassorosso contò fino a dieci per cercare di calmarsi. Adesso faceva anche finta di non capire? Decise di interromperla ma la voce gli uscì tremante. "Bene... ho capito. Allora... è finita. Tanto sarebbe successo comunque." Disse con tono amaro.
La Caposcuola sbarrò gli occhi ma non fu in grado di articolare un suono.
"Vado a lezione." Concluse lui in fretta prima di precipitarsi fuori dalla porta.
Non aveva intenzione di rimanere lì dentro un secondo di più.
Sapeva che sei lei l'avesse pregato di restare, avrebbe finito per cedere.
Ma per fare cosa poi? Per vivere un altro mese o due in agonia? Per vedere il suo ventre gonfiarsi man mano?
No, non sarebbe stato in grado di reggere.

Doveva semplicemente togliersela dalla testa.
Peccato che fosse molto più facile a dirsi che a farsi.

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Fabian fece scorrere lo sguardo nell'aula di pozioni, seguendo la traiettoria di Federica, che era appena entrata dalla porta e si era diretta al suo solito posto, di fianco a Milly.
"Sono riusciti a sedare la rivolta di sopra?" Le chiese Brian, provando a scherzarci sopra. Non che gli piacessero le risse, però quella aveva sollevato un bel po' di polverone.
"Dopo che Eleonore è intervenuta, non credo che qualcuno avesse più molta voglia di menar le mani." Fu la risposta della Serpeverde. In effetti quella rissa le dava da pensare, soprattutto perchè uno dei due che le aveva dato il via era un loro compagno di casa. Un ragazzo che conosceva bene e che non era solito comportarsi così. Una rissa in piena regola non se la sarebbe di certo aspettata da lui.

Ulteriori commenti sulla vicenda vennero interrotti dal professor Dalton, che in quel momento entrò in aula. "Oggi vi cambio di posto." Annunciò. Davanti alle espressioni perplesse dei suoi studenti, spiegò "Lavoreremo su una pozione complicata che vi impegnerà per un bel po', quindi i gruppi di lavoro in cui vi dividerò rimarrano i medesimi per le prossime due settimane. Detto ciò, i gruppi li ho già formati io: saranno composti da quattro persone ognuno, una per casa." Concluse. "Il primo è composto da Daylerk, Halliwell, Hunt e Martin. Il secondo da Andrews,
i due Hamato e Petronovick. Il terzo..."

Fabian si alzò dal suo banco con un'espressione sollevata - così come buona parte degli altri ragazzi - e si apprestò a raggiungere i suoi compagni.
A quanto pareva il professore era stato più che buono in quella divisione, tenendo conto delle amicizie che intercorrevano già tra i suoi studenti.
Fu per quello che, dopo essersi seduto al tavolo delle due ragazze, che a colpo d'occhio aveva battezzato come il più grande tra quelli che avevano a disposizione, fece un sorriso ad entrambe.
Milly gli rispose altrettanto allegramente: anche lei aveva temuto il peggio alle parole del professore, invece non solo era stata messa in gruppo con persone con le quali andava d'accordo, ma era stata lasciata addirittura con la sua solita compagna di banco, con la quale aveva già uno schema di lavoro consolidato.
Invece Federica sembrava persa nei suoi pensieri, perchè gli fece si e no un leggero cenno col capo.
Dopo poco li raggiunse anche Brian e i quattro si sistemarono al meglio per cercare di sfruttare nel migliore dei modi lo spazio disponibile.

"Su che cosa lavoreremo quindi professore?" Domandò a quel punto Federica riscuotendosi.
"Sulla pozione ottenebrante." Fu la risposta.
"Prof, mi scusi, ma quel paiolo invece cosa contiene? Non mi sembra di averlo mai visto." Chiese invece Milly, indicandone uno che bolliva pigramente dietro la cattedra del prof. L'aveva notato solo alzandosi in piedi per fare posto a Fabian.
"Questo Milly, ve lo spiego alla prossima lezione." Commentò lui con una strizzatina d'occhio. "Adesso che ne dite di cominciare a lavorare? Gli ingredienti e le istruzioni sono scritte alla lavagna." Disse agitando la bacchetta e facendo comparire le scritte. "Buon lavoro!"

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"Ma che succede oggi? Avete dichiarato tutti sciopero?"
Domandò confusa la prof, non appena messo piede in aula.
Lex non potè far altro che scrollare le spalle.
In effetti lei stessa era seduta da sola in un banco dove di solito stavano in quattro. Eleonore non si era presentata a lezione e Francisco non era tornato a scuola. Ma guardando il resto dell'aula mancavano anche Daniel, Micah e Michael.
In pratica erano presenti soltanto lei, Caos e Anastasia.
"Credo che sia a causa di ciò che è accaduto stamattina." Rispose alla fine, visto che nessun altro sembrava aver voglia di parlare.
"Intende la rissa?" Chiese l'insegnante sospettosa. "Non mi sembra una buona scusa."
"Eleonore, Daniel e Micah sono rimasti coinvolti, visto che sono quelli che hanno cercato di fermarla. Ho visto che Daniel era anche ridotto parecchio male" Tentò di giustificarli la Serpeverde. "Magari sono dalla Preside, oppure in infermeria."
Ma la donna la contraddisse. "Se così fosse, sarei stata avvertita."
"Allora non so cosa dirle. Se non che, se vuole, posso provare ad andare a cercarli." Si offrì Lex. In effetti era preoccupata.
Perchè nessuno si era ancora presentato?

La ragazza vide la prof assumere un'espressione indecisa. Da una parte voleva sapere che fine avessero fatto i suoi studenti, ma dall'altra non voleva perderne un'altra. "Vada." Si decise alla fine "Ma se entro quindici minuti non torna sottrarrò dieci punti a Serpeverde. E venti ad ogni studente mancante."
"Si rende conto che in quindici minuti non riuscirò neanche a percorrere il corridoio vero?" Provò a protestare Lex. Ma davanti ad un'occhiataccia della donna, decise di mandarla mentalmente al diavolo e di alzarsi.
A quanto pare le clessidre di tutte le case erano destinate a svuotarsi parecchio quel giorno.
Con ampie falcate si diresse verso la porta e poi uscì.

Come prima cosa si diresse verso le Camere dei Caposcuola. E quando arrivò ringraziò di essersi diretta subito lì.
Eleonore era rannicchiata in un angolo della stanza, in preda ad un pianto isterico e disperato.
"Elly... Ma che è successo?"

Non l'aveva mai vista piangere così tanto come in quell'anno.

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Micah avrebbe tanto voluto recarsi a lezione quel giorno.
La porta dell'aula era una delle mete più agognate in quel momento, perchè avrebbe significato poter tornare alla normalità dopo quello stranissimo periodo pasquale.
Ma a quanto pare il fato - o chi per lui - aveva deciso diversamente.
Prima aveva incontrato Daniel, che camminava per il corridoio con aria assente, con ancora i segni dei colpi ricevuti sul volto. Alla domanda sul perchè li avesse ancora, il ragazzo gli aveva rivolto un ringhiante "Fatti gli affari tuoi." prima di recarsi irritato nella direzione opposta.
Il Corvonero era quindi andato oltre, capendo che ogni domanda sull'argomento avrebbe fatto arabbiare solo di più il Caposcuola.
Peccato che dopo neanche cinque minuti la sua strada si fosse incrociata con un Michael sconvolto.
"Vieni con me, per favore... ho bisogno... di dirti... una cosa." Aveva boccheggiato prima di afferrlo per una manica e iniziare a trascinarlo.
In un primo momento Micah lo aveva seguito senza protestare, ma poi, vedendo che il ragazzo si stava allontanando sempre di più dai soliti corridoi adibiti all'uso scolastico, aveva iniziato ad opporsi. "Mike... rischiamo di fare tardi a lezione!" 
Ma il Tassorosso assunse un tono accusatorio. "Io ho bisogno d'aiuto e tu pensi alle lezioni?" Gli chiese mentre sbucavano in un corridoio deserto dove il Corvonero non era mai stato. 
Il capitano dei Corvi iniziò ad avvertire uno strano senso di inquietudine. "Mike, cosa c'è? Cos'è successo?" Si arrischiò a chiedere, infilando contemporaneamente una mano nella tasca dei pantaloni per cercare la bacchetta.

C'era qualcosa che non andava in quella situazione. Tutti i suoi sensi glielo stavano urlando.

"Cercavi questa?" Domandò l'altro, mostrandogli la bacchetta che stava proprio cercando. Poi, con un movimento velocissimo, lo pietrificò. 
Per qualche secondo lo fissò impassibile, poi parlò "Tu sei un purosangue e questo è un bene. Ma fai troppe domande e ti interessi di cose delle quali non dovresti occuparti." Spiegò con un tono di voce che non era quello di Michael.
Nonostante fosse pietrificato e non potesse muovere un muscolo, Micah scorse finalmente i suoi occhi. Erano vitrei.

Come aveva fatto ad essere così cieco? Il Tassorosso era sotto Imperio.
Si era infilato in una trappola da solo.

"Ad esempio, non dovresti sostenere la posizione della Grimm." Continuò l'altro. "Sai ero convinto che dopo l'uccisione di Gabriela nessuno le avrebbe creduto. Ma a quanto pare la vostra fiducia nei suoi confronti è molto più grande di quello che avevo preventivato. In ogni caso non è un problema. Da oggi non sarà più così. I Corvonero li convincerai proprio tu. Imperio." 

E Micah capì di non essere più dotato di volontà propria. Chiunque stesse controllando sia lui che Michael, era molto più forte di lui.

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Mercoledì 30 Aprile 2021, Hogwarts

Gretel, alla fine della cena, si avvicinò al tavolo dei Corvonero con in mano una coppa.
"Elly, l'ho fatta per te." Dichiarò appoggiandola sul tavolo e facendosi spazio sulla panca di fianco alla sorella.
"Che cos'è?" Chiese lei incuriosita, distogliendo lo sguardo dal tavolo dei Tassorosso.

Non parlava con Daniel da tre giorni. Per evitare ogni possibile contatto, lui aveva svuotato la camera ed era tornato nel suo vecchio dormitorio. E se la incrociava a lezione, si allontanava velocemente.
Lei non riusciva più a dormire decentemente. Era tutto l'anno che non ci riusciva, ma in quei tre giorni era stato ancora peggio. Perchè sapeva che la colpa di tutto era solo sua.
E tanto per peggiorare la situazione, si era accorta che ormai la maggioranza degli studenti le rivolgeva sguardi accusatori. Anche coloro che in un primo momento l'avevano difesa.

"Una pozione per il sonno." Spiegò Gretel. Davanti allo sguardo perplesso della Caposcuola, aggiunse concitata "E non mi dire che non ne hai bisogno! Fai fatica a dormire - le tue occhiaie toccano terra - e tra poco hai i MAGO! Devi riposare almeno un po'."
Eleonore sorrise leggermente mentre faceva passare un braccio intorno alle sue spalle. "Sei molto dolce, Gre. Ma stasera c'è la luna piena ricordi? Devo passare la notte con i Lupi. E perciò devo restare lucida." Concluse allontanando da sè la coppa.
Ma Gretel non si arrese. "Non devi occuparti sempre di tutto tu! Ci penso io a loro stasera!" Si offrì. Di fronte alla espressione incerta della sorella, aggiunse "Mi hai sempre dato tutto, molto di più di quanto il tuo compito avrebbe richiesto! Non sei stata solo una sorella per me, ma una madre. Per una sola volta, lascia che sia io a toglierti un peso dalle spalle!"
La Corvonero a quel punto sospirò. Sapeva quanto sua sorella poteva essere testarda, molto più di lei.

Per una sera avrebbe potuto fare una pausa. E magari... magari per una volta avrebbe potuto mandare tutto all'aria.
Crimilde, i Dempiries, i Grimm.
Per una volta avrebbe potuto infischiarsene dei segreti della sua famiglia.
Era da un po' che quel pensiero non le lasciava tregua.
Avrebbe potuto tornare dritta nelle sue stanze, chiamare Daniel e raccontargli tutto.
Era disposta a correre quel rischio pur di non perderlo di nuovo.
E dopo avrebbe potuto farsi una bella dormita. Magari proprio con lui.
Non le sembrava neanche di essere tornata dalle vacanze solo tre giorni prima. Si sentiva solo a pezzi. Distrutta.
Se per una sola sera si fosse comportata come una normale ragazza di diciott'anni - quale era - che male avrebbe potuto derivarne?

"D'accordo." Cedette alla fine. "Quanta ne devo bere?" Chiese prendendo la coppa tra le mani. "E soprattutto... quanto prima? Quanto tempo ci metterà per funzionare?"
"Devi berla tutta. E puoi farlo anche adesso. L'ho modificata apposta: farà effetto solo quando tu vorrai attivarla. Quindi, in pratica, sarai tu a decidere." Le rispose angelicamente Gretel, allargando il sorriso.
"Okay."

E bevve.

"Ha un sapore strano." Commentò perplessa, dopo la prima sorsata.
"Te l'ho detto che l'ho un po' modificata." Le rispose la minore con una scrollata di spalle.
"Sì ma... ho preso delle pozioni per dormire. E non riesco a sentire nessuno degli ingredienti tipici..." Spiegò Eleonore, bloccandosi all'improvviso. Capendo che c'era qualcosa che non andava. Qualcosa che non andava affatto. "Gretel..." Iniziò con voce incerta "Che cos'è veramente?" Chiese tremando. "Cosa mi hai dato?"
Il volto della ragazzina, a quelle parole, si tramutò in un ghigno, mentre pronunciava il nome di una pozione che Eleonore mai in vita sua avrebbe provato a creare. "Fluchschlafes."
Forse fu il delirio dato dalla pozione, ma per un attimo la Corvonero non vide sua sorella, ma Jakob. "NO! Gretel... perchè?"
" L'avevo detto io che avevi bisogno di dormire."
Fu la risposta della Grifondoro prima di girarle le spalle e andarsene.

Eleonore non cercò neanche di correrle dietro. Avrebbe solo perso tempo prezioso. Già aveva iniziato a perdere lucidità.
Cercando di restare sveglia, si diresse barcollante verso la sua unica speranza, pregando tutti gli dei conosciuti e sconosciuti che, nonostante tutto, nonostante tutto quello che era successo, lui la amasse ancora. E soprattutto, che fosse davvero lui quello giusto. Non avrebbe avuto nessun altro al quale rivolgersi, in caso contrario.
E sarebbe stata la sua fine.

"Daniel" Lo chiamò con un filo di voce, mentre cercava di aggrapparsi a lui - faceva fatica a tenere gli occhi aperti, così come faceva fatica a restare in piedi.
Il sonno la stava assalendo.
Il ragazzo si girò perplesso verso di lei. Così come i suoi vicini.
"Daniel per favore baciami." Lo implorò in un sussurro, lottando con le unghie e con i denti per rimanere sveglia. "Ti supplico."

Il Tassorosso era paralizzato.
Gli sembrava di essere stato chiaro tre giorni prima. Le aveva spiegato come stavano le cose. E lei lo aveva rifiutato per l'ennesima volta. Non si parlavano da allora. Allora perchè lo stava supplicando di baciarla di punto in bianco? Forse l'aveva visto chiacchierare con la ragazza di fianco a lui ed era stata colta dalla gelosia? No, non aveva senso. A meno che... "Eleonore... sei ubriaca per caso?"
La vedeva ondeggiare e sentiva la presa della ragazza farsi sempre più debole sulla sua camicia, ma non riusciva a capire cosa stesse esattamente succedendo.
"No... è la fl..." Ma prima di completare la vide roteare gli occhi verso l'alto - che rimasero fissi lì - e poi crollare svenuta.
Non se ne accorse, nel trambusto che seguì, ma la ragazza aveva appena lasciato cadere per terra una coppa.

Non seppe come c'era riuscito.
Sapeva solo che tre secondi prima era seduto sulla panca. E tre secondi dopo era dall'altra parte, in piedi, con la Corvonero tra le braccia. L'aveva afferrata al volo per impedirle di schiantarsi sul pavimento.
"Elly!" La chiamò scuotendola leggermente e appoggiandola delicatamente a terra.
Era solo svenuta no?


Non sentiva neanche le voci degli altri studenti attorno che si erano alzati in piedi per osservare meglio la scena. "Cos'è successo?" "E' svenuta!" "La Grimm è svenuta!"
Se ne accorse solo quando molti iniziarono a circondarli.
A quel punto la riprese in braccio ed estrasse la bacchetta dalla tasca. "FATE LARGO. HA BISOGNO D'ARIA."
Lo disse con un tono di voce talmente deciso e urgente, che la folla si aprì automaticamente in un varco. E lui ne aprofittò per dirigersi velocemente verso l'infermeria.


Virginia fece per seguirlo - sapeva che il suo migliore amico era completamente fuori di sè in quel momento - ma Caos la trattenne per un braccio.
"Gin aspetta... Cosa ci fa quella coppa per terra?" Chiese indicandogliene una.
La ragazza si girò verso di lui incredula. Eleonore era appena svenuta e lui pensava alle coppe? "Amore probabilmente sarà caduta nella concitazione generale. Ti sembra il momento?" Gli chiese con tono quasi materno. In quel momento voleva solo seguire Daniel. Non le interessava altro.
Ma il ragazzo non si arrese. "Gin... quella non è una 

tipica coppa di Hogwarts. Non ne ho mai vista una così in Sala Grande." Insistette. "E mi sembra di aver visto Eleonore arrivare con quella in mano, prima che perdesse i sensi." Spiegò prima di allungarsi per prenderla. "Se vuoi andare in infermeria vai, ma io resto qui. Vi raggiungo dopo." Concluse deciso.
A quelle parole Virginia capì cosa aveva in mente. E impallidì. "Caos... se davvero hai ragione... Eleonore l'aveva in mano ed è svenuta. E se fosse pericolosa?" Chiese cercando di bloccarlo e farlo ragionare.
"In tal caso... correrò il rischio. Se davvero è questa coppa la causa... io devo saperlo e riferirlo capisci?" Senza aspettare una risposta, la afferrò con entrambe le mani e chiuse gli occhi. "Se dovessi svenire anch'io, non toccarla per nessun motivo e chiama un insegnante." Concluse.
"Caos, no!"

Ma il tassorosso già non la ascoltava più: una serie di immagini avevano iniziato a scorrergli nella mente.
Concentrandosi intensamente, cercò di visualizzare solo l'ultima mezz'ora di vita dell'oggetto.
Non fu facile, ma ci riuscì.

Fu così che vide Gretel seduta al tavolo dei Grifondoro, con la coppa in mano. La vide scrutarla per qualche secondo, per poi versare al suo interno un liquido bluastro. La vide alzarsi, dirigendosi verso il tavolo dei Corvonero. E convincere Eleonore a bere.
Nel momento in cui sentì Gretel pronunciare la parola Fluchschlafes mollò la coppa di colpo, facendola cadere di nuovo a terra e tornando così alla realtà.
Aveva il fiatone.
"No... non è possibile... no." Fu solo in grado di balbettare, incredulo. Non riusciva a dare un senso a ciò che aveva appena visto.

Gretel? Come poteva aver fatto lei una cosa del genere? Come poteva aver usato la maledizione del sonno su sua sorella?

Caos conosceva benissimo quella maledizione. Si era documentato moltissimo su ogni minima cosa che riguardava i Grimm, visto il legame che aveva con quella famiglia. E sapeva perfettamente quanto fosse pericolosa. Era stata usata moltissimo nel corso della storia, migliaia di volte, per eliminare avversari senza avere sulla coscienza un omicidio.
Portava la vittima a cadere in un sonno profondo, in un coma che poteva durare anche secoli.
E sapeva bene che, su migliaia di casi, solo in due erano riuscite a risvegliarsi.

Non c'era speranza.

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A Raphael Hamato non era mai piaciuto aspettare. Eppure la sua vita era una continua attesa.
In particolare, ciò che a lui non piaceva, era stare fermo immobile prima della luna piena: sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto di lì a breve, ma non poteva farci nulla. L'unica cosa che poteva fare era proprio quella: aspettare. Aspettare che il sole tramontasse, che i suoi ultimi raggi si perdessero dietro la linea dell'orizzonte, che la luce si facesse sempre più tenue, mentre iniziavano a sbucare le prime stelle.
E infine che facesse la sua comparsa proprio lei: la luna piena, la sua condanna. La loro condanna.

Loro perché lui non era l'unica vittima di quella maledizione. No. A condividerla c'era anche lui, suo fratello, il suo gemello. Michelangelo. E questo era ciò che gli faceva più male: avrebbe volentieri raddoppiato la sua agonia, se ciò avesse significato toglierla completamente al fratello.

"Tutto bene Raph?" Fu proprio la voce di Mic a distrarlo dai suoi pensieri.

"Spero solo che si sbrighino, qualsiasi cosa pensino di voler fare. Non manca molto alla luna piena." Rispose lui in tono brusco.

Le altre volte, a quell'ora, erano già da un pezzo dentro al tunnel del Platano Picchiatore. 
Invece, quel giorno, erano ancora lì, dentro ad un'aula dei sotterranei. A pochissimi passi da una moltitudine di studenti vulnerabili. 
E loro potevano sentire benissimo, grazie ai sensi ultrasviluppati, ogni singolo passo, ogni singolo battito presente nel castello. E la cosa li terrorizzava.

"Basta, io esco e vado dal Platano da solo. Non posso correre questo rischio così grande." Esclamò Raph dopo qualche altro minuto trascorso in totale silenzio.

"No Raph fermati! Ci hanno detto di aspettare qui!" Esclamò Mic, aggrappandosi ai vestiti del gemello per trattenerlo. 

Come a dar ragione ai suoi pensieri, la porta si spalancò, facendo entrare nella stanza Gretel. Da sola. 
Era leggermente trafelata e portava arrotolati attorno alle braccia due grandi mantelli rossi.

"Chiedo scusa ragazzi, ma abbiamo avuto un piccolo problemino al piano di sopra. Possiamo andare direi." Affermò con un sorriso.

"Come mai sei da sola? Dov'è Eleonore?" Le chiese Mic perplesso.

"Stasera era molto stanca e ha preferito lasciare la cosa in mano a me. Ma non preoccupatevi, sono perfettamente in grado di cavarmela da sola. Sono pur sempre una Grimm." Rispose lei con naturalezza."Andiamo?" Davanti alle espressioni perplesse dei due, sfoderò il suo miglior sorrisetto ironico. "Ma se volete restare qua e attaccare gli studenti durante la trasformazione, fate pure. Io non mi farò di certo problemi a tramutarvi in tappezzeria."

Quest'ultima frase li convinse. Fu così che entrambi i gemelli la seguirono fuori dalla scuola, per il prato e lungo il tunnel fino alla Stamberga. 

E fu nel momento in cui misero piedo dentro alla casa abbandonata che capirono che c'era qualcosa che non andava.

Gretel agitò la bacchetta facendole disegnare un arco perfetto sulla sua testa, mentre recitava una lunghissima formula sconosciuta. In risposta ad essa, i corpi dei due lupi mannari iniziarono a brillare, mentre nessuno dei due, per quanto si sforzasse, era più in grado di muovere un muscolo.

"Gretel... cosa stai facendo?" Domandò Raphael terrorizzato, stupendosi di riuscire ancora a parlare.

"I Dempiries sono attratti dai Sondereith. Mi sembrava lo avesse spiegato molto bene mio padre ad inizio anno. Quindi sto amplificando le vostre auree. Non riusciranno a resistere al vostro richiamo. E si precipiteranno qui." Spiegò lei con un sorriso che si allargava man mano. "Buona trasformazione."

Poi se ne andò. 

Più tardi, a tempo debito, sarebbe tornata per dare fuoco alla capanna. Tanto non potevano fuggire da nessuna parte. Li aveva bloccati dentro.

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* ovviamente il cognome di Rose da sposata non è Burkhardt (visto che nella serie è la madre di Nick ad avere il "gene" Grimm e non il padre), ma era per far capire a tutti da chi discende il nostro caro poliziotto ;)

Riassumendo:
- buona parte degli studenti (tra cui Michael e Micah) sono sotto Imperio
- Eleonore è stata maledetta ed è entrata in coma
- Caos sa la verità ma non sa se riuscirà a fare qualcosa per sistemare la situazione
- i gemellini lupacchiotti si trovano intrappolati nella Stamberga Strillante, sapendo che potrebbero diventare a breve cibo per Dempiries
- Gretel... è la spia (complimenti a Jennifer per esserci arrivata qualche capitolo fa!)

Secondo voi cosa succederà nei prossimi capitoli?

Lo so, vorreste uccidermi per aver lasciato le cose così. Ma è anche questo il bello (mi avete dato della sadica, quindi subitevi una sadica :P ).


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Capitolo 39
*** 32 bis - Amore ***


33 bis - Amore

Piccola nota prima di lasciarvi alla storia.

Ho leggermente modificato il capitolo precedente nella parte che riguarda Francisco: il ragazzo, dopo la morte della sorella, ha deciso di terminare gli studi a casa e non tornare ad Hogwarts dopo Pasqua.
Questo semplicemente perchè l'autrice non si fa sentire da 4 capitoli e per tutto il corso dell'interattiva è stata scostante. Avevo detto che chi non recuperava in questo mese avrebbe avuto l'OC eliminato e così ho fatto (non avevo voglia di fare una strage di famiglia, ma non tornerò neanche sui mie passi: il personaggio è fuori dalla fan fiction e basta).
Agire in maniera diversa mi sembrerebbe una mancanza di rispetto nei confronti di chi, invece, è sempre stato costante nella partecipazione.

A chi è rimasto, buona lettura! ;)

- Amore -
 



Dicembre 2018, Villa Black - Grimm (vacanze invernali del quinto anno di Eleonore)



Brian si materializzò in salotto... e il suo volto venne preso in pieno da una scarpa volante.
L'uomo, alquanto sorpreso, alzò un sopracciglio. "Che diavolo...?" iniziò a chiedere, mentre focalizzava la figura della figlia, in piedi di fronte a lui, con in mano l'altra scarpa, in procinto di lanciare anche quella. Tuttavia, avendo visto su chi era atterrata la prima, aveva bloccato il gesto a mezz'aria.
"Scusa scusa scusaaaaa!" Pigolò avvicinandosi lentamente a lui, sempre con la seconda scarpa in mano. "Ti ho fatto male papà?"
"Sono stato colpito da cose peggiori." Commentò l'uomo ruotando contemporaneamente su se stesso di centottanta gradi. Solo per vedere Hans - il vero destinatario della scarpa - che stava lentamente scoprendo il volto, protetto fino a quel momento con le braccia. "Ma... cos'è che ha scatenato il tuo istinto fratricida?" Domandò inarcando un sopracciglio. Era suo figlio quello scalmanato. Lei era sempre stata un angioletto, una Tassorosso mancata. Quindi perchè di punto in bianco si era messa a lanciare oggetti addosso al fratello?
"Perchè..." Iniziò la Corvonero con voce titubante, senza però essere in grado di proseguire. Le si era seccata la gola. Come avrebbe reagito suo padre sapendolo?
"A lui non puoi lanciare scarpe addosso, eh Elly?" La riprese sarcastico Hansel.
"Sta' zitto!" Scattò di nuovo lei "Non sono affari tuoi!"
"Sì che lo sono!" Urlò a quel punto lui. "Sei mia sorella! E io non ti permetto di..."
"Non mi permetti? Sai cosa me ne faccio del tuo permesso?" Lo interruppe però la ragazza strillando.
"BASTA!" Si intromise Brian, facendoli zittire di colpo. "COSA-STA-SUCCEDENDO?"
"Eleonore vuole uscire con un ragazzo, ecco cosa sta succedendo!" Urlò Hansel a quel punto.
Per tutta risposta, suo padre inarcò di nuovo il sopracciglio, proprio mentre la figlia esplodeva in un "Per l'ultima volta, non sono affari tuoi!"
"Ho detto BASTA!" Ripetè l'uomo, girandosi verso di lei. "Elena?" Chiese con tono che non ammetteva repliche. Voleva solo che confermasse o smentisse. La vide boccheggiare e arrossire.
"Non è importante! Tanto non ci andrà!" Si intromise di nuovo Hansel, gettando un'occhiata inceneritrice alla sorella.
"E me lo impedirai tu?" Lo sfidò lei con tono canzonatorio, riprendendosi di colpo e stringendo pericolosamente la bacchetta tra le mani, facendo volare delle scintille.
"Non servirà: papà non te lo permetterà mai!" Esclamò il ragazzo trionfante.
"HANSEL-HO-DETTO-BASTA." Scandì Brian perdendo la pazienza. "Tua sorella ha una bocca per rispondere e un cervello per ragionare." Poi si girò nuovamente verso la figlia incrociando le braccia al petto. "Allora? Mi spieghi?" Chiese trovandosi davanti a due occhioni verdi che lo fissavano imploranti.
"Papà ti prego." Sussurrò. 
No, quegli occhi no. Si ritrovò a pensare lui. Sua figlia non poteva chiedergli qualcosa mentre sfoggiava quello sguardo. Lo stesso di Talisia quando voleva convincerlo di qualcosa in cui lui non era d'accordo.
"E' un ragazzo con cui ho iniziato a vedermi in quest'ultimo mese. E mi ha chiesto se potevamo continuare a vederci anche durante queste vacanze." Spiegò Eleonore tutto d'un fiato.
"Papà non starai mica pensando di lasciarla andare vero? E' troppo piccola!" Si intromise nuovamente Hansel.
"Disse quello che alla mia età aveva già scopato metà delle ragazze di Hogwarts!" Fu la risposta piccata della Corvonero. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Hansel Grimm sarebbe morto all'istante.
"Ma io sono un maschio!" Ribattè lui. "E' diver..."
"Ci scommetto che Ariel non la penserà allo stesso modo!" Lo interruppe lei con sguardo minaccioso.
Se possibile, Brian vide suo figlio impallidire. "Che... che vuoi dire?" Chiese infatti con un filo di voce l'interessato. "Cosa c'entra Ariel?"
Per quanto lo spettacolino si preannunciasse interessante - e anche parecchio divertente - all'uomo premeva ritornare all'argomento principale. Per quello li interruppe di nuovo. "Hansel... Non ti avevo detto di stare zitto?" Aveva già scoperto di punto in bianco che sua figlia, sua figlia, stava uscendo con un ragazzo. Era già un duro colpo così. Non aveva bisogno anche degli strilli isterici di entrambi. Quand'è che era diventata una donna? Da quant'è che aveva iniziato a nutrire interesse per i ragazzi? Da quant'è che aveva iniziato ad attirarne gli sguardi? "Allora? Chi è? Voglio sapere nome, cognome, età, casa e dove abita."
Vide la ragazza aprire la bocca per rispondere... e subito dopo richiuderla. "Non ho alcuna intenzione di darti queste informazioni davanti a mio fratello." Affermò decisa dopo un po', incrociando le braccia al petto e assumendo un'aria determinata.
"COSA?" Esplose quest'ultimo.
"Molto bene. Hansel esci." Ordinò Brian. "E non ti azzardare a origliare."
"Ma..."
"HAI SENTITO QUELLO CHE HA DETTO PAPA'? ESCI SUBITO!"

Mezz'ora dopo Eleonore uscì dal salotto saltellando e rivolse un sorriso trionfante - e una linguaccia - al fratello, che quasi le ringhiò addosso. Certo, aveva dovuto comunicare al padre ogni minimo dettaglio di cui era in possesso su Daniel - ed era certa che l'uomo sarebbe andato anche a spulciare ulteriori carte al Ministero - così come aveva dovuto accettare il fatto che sarebbe stato lui ad accompagnarla e a venirla a riprendere a Londra a determinati orari che non aveva potuto in alcun modo modificare. Però aveva detto che poteva andare. Le aveva dato il suo permesso. Non poteva essere più felice di così.

Hansel invece rientrò in salotto furioso. "Come hai potuto permettere una cosa del genere? Ha solo quindi...!" Esclamò all'indirizzo di suo padre. Che bloccò le sue proteste con una sola occhiata.
"Ha solo un anno in meno di quando tua madre è rimasta incinta di te." Lo interruppe.
"Ma..." Tentò di nuovo lui.
Vide l'uomo passarsi una mano sul volto, prima di intimargli con un gesto del capo di sedersi. Poi prese un enorme respiro per cercare di calmarsi e parlargli con tono neutro. "Hans... sai qual era la peggiore paura di tua madre?"
Il ragazzo scosse la testa spiazzato. Era rarissimo sentir parlare suo padre di Talisia.
"Avere una figlia femmina." Continuò l'uomo. "Sapeva perfettamente che, una volta nata, quella bambina non avrebbe mai potuto decidere autonomamente della propria vita." Ogni parola pronunciata gli costava fatica "Che ci sarebbe sempre stato qualcuno pronto a decidere per lei, a prendere le decisioni al suo posto, a controllare e manovrare ogni suo singolo respiro. Quando scoprì di essere incinta di... Eleonore... ne rimase terrorizzata." Fece un enorme respiro prima di proseguire "Sembra ironico, visto come si era abituata in fretta al tipo di vita che conducevo io, alle schifezze e all'orrore che le portavo spesso in casa. Non si è mai spaventata davanti a mostri e demoni, eppure le è bastato sapere di essere incinta di una bambina per crollare. E aveva dannatamente ragione." Continuò aumentando leggermente il tono di voce "Tua sorella non aveva neanche un mese e già Jakob voleva destinarla ad Erik, mentre i Black volevano usarla per riappacificarsi con i SaintClaire, per il matrimonio saltato di tua madre. Come se fossero due oggetti interscambiabili. Talisia ha fatto fatica a dormire per un mese. Appena apriva gli occhi si precipitava a controllare che tua sorella fosse ancora nella culla, come se avesse paura che qualcuno potesse rapirla mentre dormivamo. Per calmarla ho dovuto giurarle - e non una sola volta - che mai e poi mai una cosa del genere sarebbe accaduta. E intendo rispettare questo giuramento, a-qualsiasi-costo: tua sorella vivrà esattamente la vita che vuole vivere. E tu come chiunque altro non potrete far altro che accettarlo."
Il silenzio calò per qualche secondo tra padre e figlio, prima che l'uomo riprendesse la parola con voce divertita. "E poi Hansel... me lo spieghi come avresti potuto impedire a tua sorella di andare all'appuntamento, se non usi la bacchetta neanche per ripararti dalle scarpe che ti lancia? Le braccia usate come scudo? Sul serio?"


Stesso anno, Londra, Mondo Babbano


Emily si asciugò nervosamente le mani sudate sull'orlo della gonna, ingoiando a vuoto. Era nervosa. Parecchio nervosa.
Avrebbe quasi preferito non riceverla quella lettera. Perchè quando lo Stato chiamava, i cittadini dovevano rispondere. E lei era stata chiamata per far parte della giuria che avrebbe deciso su un caso di omicidio.
Come poteva lei, a solo vent'anni, decidere se l'uomo che avrebbe avuto di fronte durante il processo era colpevole o innocente?

Era una responsabilità troppo grossa. E lei non si sentiva minimamente pronta. Era talmente immersa in questi pensieri, che si era fermata nel bel mezzo del corridoio del tribunale. E per quel motivo venne travolta in pieno da un ragazzo. Che senza neanche chiederle scusa, tirò dritto. Come se lei, per lui, non esistesse minimamente.
"EHY TU!" Urlò lei iniziando a corrergli dietro "MA TI PARE IL MODO?"
Il giovane, attirato dalla voce, si fermò un attimo, girandosi nella sua direzione. "Mi pare che tu sia ancora in piedi no?" La canzonò con un forte accento straniero. "Ora se permetti, bellezza, ho altro da fare che ascoltare le tue urla isteriche."
Emily sbattè le palpebre, spiazzata... e il ragazzo scomparve nel nulla.



Erano passati tre giorni da quando il processo era iniziato. Ed Emily si sentiva sempre più confusa sulle dinamiche che avevano portato all'omicidio.
I poliziotti, i testimoni, gli avvocati... sembravano tutti alquanto... bipolari.
Quando interveniva l'accusa sostenevano una teoria, quando invece il controinterrogatorio veniva svolto dall'avvocato della difesa, ecco che tutti modificavano la loro versione, sostenendo l'esatto opposto. Era quasi come se le realtà fossero due... oppure l'avvocato della difesa era solo molto bravo a far cambiare opinione a chi gli stava davanti.
Ma se così era... come potevano loro decidere lucidamente? Neanche i poliziotti che avevano svolto le indagini sembravano immuni all'avvocato. E se non ci riuscivano loro...
Senza contare quell'enorme mal di testa che ormai persisteva da giorni. Emily si sentiva la mente alquanto annebbiata.
Eppure quel giorno la sua attenzione venne catalizzata su qualcos'altro. Un ragazzo che sedeva nelle prime file... lo stesso che l'aveva travolta. Se non avesse dovuto rimanere ferma lì, nel banco riservato alla giuria, si sarebbe alzata di scatto per raggiungerlo e prenderlo a schiaffi.
Lui sembrò accorgersi del suo sguardo, perchè si girò nella sua direzione e iniziò a fissarla con insistenza, rivolgendole addirittura un occhiolino con aria sfrontata.
Emily avampò di rabbia. Come si permetteva? Ma contemporaneamente quello sguardo aveva qualcosa di magnetico e lei si sentiva completamente esposta: era come se, solo con quella occhiata, lui l'avesse completamente denudata. A disagio, distolse lo sguardo.
E quando tornò a guardare in quella direzione, lui era sparito. Di nuovo.


"Pausa pranzo?"
Ad Emily venne quasi un infarto sentendo quella voce. Eccolo di nuovo, il ragazzo che l'aveva travolta quattro giorni prima. Era sbucato apparentemente dal nulla e stava agitando un sacchetto di carta davanti al suo naso.
"Eh?" Chiese inizialmente spiazzata. Per poi ricordarsi di come l'aveva trattata e incrociare le braccia al petto offesa. "Non mi compri con un pranzo. Neanche se fosse il giapponese più buono del mondo."
"Ehm... in effetti, a proposito dell'altro giorno, ti chiedo scusa. Stavo rincorrendo un..." E qui il ragazzo esitò prima di concludere con un tono strano "... una persona e non potevo farmela scappare."
"Sei straniero." Constatò lei. Aveva già notato l'accento il primo giorno, ma con quello scambio di battute la cosa si era solo accentuata.
"Tedesco." Confermò lui. "Allora questo pranzo?" Domandò poi, agitando di nuovo il sacchetto.
Senza dire una parola, Emily glielo strappò di mano e lo aprì, rimandendo a bocca aperta. Era davvero cibo giapponese. Il suo piatto preferito. "Ehy! Come hai..." Iniziò a chiedere, prima di rendersi conto di stare parlando all'aria.


"Erik."
Emily si bloccò di colpo. L'aveva sentita solo quattro volte, ma quella voce l'avrebbe riconosciuta ovunque. "Come?" Domandò girandosi di scatto.
"Mi stavo presentando." Le rispose il ragazzo con una scrollata di spalle.
"Mentre ti do le spalle?" Chiese perplessa lei. "Se non mi avessi parlato, neanche ti avrei visto."
"Non mi piace fare le cose seguendo le regole Emily." Rispose lui con un sorrisetto impertinente.
"Come fai a sapere il mio nome?" Domandò guardinga.
"Magari una volta o l'altra te lo spiegherò... in ogni caso sappi che il tuo processo durerà ancora per poco. Non ti fidare dell'avvocato della difesa: è un gran bastardo. Spero ti sia piaciuto il tuo pranzo l'altro giorno!" Detto ciò la superò con poche falcate e, ignorando i richiami della ragazza, sparì appena svoltato l'angolo.


Non sapeva come, ma Erik aveva avuto ragione.
Al quinto giorno di processo consecutivo, l'avvocato principale della difesa non si presentò. Venne sostituito da un altro dello stesso ufficio che però, evidentemente, non aveva le stesse capacità del collega.
Per la prima volta da quando quel processo era iniziato, le versioni narrate dai vari soggetti coinvolti coincisero, permettendo alla giuria di farsi un'idea piuttosto chiara della situazione. E, per la prima volta, Emily non ebbe quel mal di testa persistente che le annebbiava il cervello e la capacità di giudizio.
Erik, seduto in terza fila, sfoggiava un sorrisetto piuttosto soddisfatto, ma sembrò notarla solo lei, la sua presenza.


Erik Grimm osservava da lontano Emily Blackwood chiaccherare con alcuni colleghi della giuria.
Sapeva che ciò che stava per fare era un'immensa cazzata. Non poteva e non doveva.
Era andato in quel tribunale londinese soltanto perchè gli erano giunte strane voci. Un avvocato che non aveva mai perso una causa, neanche nelle situazioni impossibili. Di sicuro i babbani avrebbero potuto pensare semplicemente ad un avvocato molto bravo. Ma non lui. Soprattutto se il tutto veniva collegato ad una diminuzione innaturale del numero di rospi presenti in zona. Si trattava per forza di uno ziegevolk. Che lui aveva prontamente eliminato. 
Ciò che non si aspettava di certo, era che in quei cinque giorni una semplice babbana sarebbe riuscita ad attirare la sua attenzione.
Ripetendosi mentalmente che nel caso sarebbe stato solo per quella volta e che probabilmente, visto il caratterino della ragazza, avrebbe sicuramente rifiutato, si fece avanti schiarendosi la gola.
"Ehm... Emily..." La chiamò attirando la sua attenzione "...devo ancora farmi perdonare per averti travolto, cinque giorni fa. Quindi stavo pensando: e se ti invitassi a cena?"
Lei si girò, scrutandolo attentamente per qualche minuto. "Sì perchè no?" Fu la risposta dopo un attento ragionamento. "Chissà, magari riuscirai a spiegarmi anche un paio di cosette."
"Del tipo?" Domandò lui con tono innocente.
"Del tipo come fai a sparire e riapparire dalla mia vista in un battito di ciglia."
"Chi lo sa Blackwood... magari sono un mago!"

Non sarebbe stata solo una semplice cena. E non sarebbe stata affatto 'solo quella volta'.



Mercoledì 30 Aprile 2021,
Hogwarts




Anastasia spalancò gli occhi di colpo, rendendosi conto che l'unico motivo per cui era ancora in piedi - e non sdraiata per terra - era l'abbraccio con cui Fabian l'aveva avvolta.
Era stato l'unico ad aver notato di come lei stesse per perdere i sensi: tutti gli altri avevano concentrato la loro attenzione sullo svenimento appena avvenuto di Eleonore Grimm.
"Tutto bene Ani?" Le chiese premuroso. "Sei rimasta incosciente per un pezzo. Vuoi fare un salto in infermeria?"
Continuando ad aggrapparsi a lui, la ragazza scosse la testa. "Tranquillo, sto bene. Ho solo avuto... più visioni insieme diciamo." Si sporse oltre le spalle del tassorosso, notando così la confusione che alleggiava in tutta la Sala Grande. "Fabian... cos'è successo mentre non ero cosciente?" Domandò titubante. "Perchè sono tutti così agitati?"
"Eleonore è svenuta... in modo molto strano." Spiegò lui.
"L'ho appena vista." Sussurrò lei ripensando di colpo alla sua visione.
"L'hai vista svenire? Ma... eri incosciente anche tu!" Esclamò Fabian perplesso.
"No... l'ho vista... due anni fa... ho avuto una visione su di lei di due anni fa..." Cercò di spiegarsi la Corvonero mentre cercava di ricollegare i pezzi. "E poi... ho visto... Crimilde... no, aspetta... era ancora Emily... ed Erik Grimm" Continuò boccheggiando, rendendosi conto man mano di quello che aveva appena effettivamente visto. "OH PER MERLINO! Erik Grimm! Ecco qual era il collegamento con la babbana... CIRCE E MORGANA..."
"Non ti seguo..." Mormorò perplesso Fabian.
"Eleonore è stata portata in infermeria?" Lo interruppe però Anastasia.
"Sì, da Daniel di..." Le rispose lui, senza riuscire però a dire altro: la Hexenbiest era già partita di corsa.

Fabian fece per seguirla, ma la sua strada venne bloccata da Michael Morris. "E tu cosa pensi di fare? Non hai sentito cosa hanno detto gli insegnanti? Tutti gli studenti devono seguire i prefetti nelle loro Sale Comuni. Siamo entrambi prefetti, quindi devi venire con me e aiutarmi." Affermò il ragazzo con un tono talmente deciso che Fabian non trovò il coraggio di opporsi.

In fondo Anastasia se la sarebbe cavata anche da sola no?


Non gli rimase così altro da fare che seguire il suo compagno di casa, aiutandolo a radunare tutti i dispersi.
Senza sapere che, così facendo, in realtà lo stava solo aiutando a realizzare un piano più grande.

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"Sei sicuro di quello che hai visto?"
"Faccio fatica a crederci anche io, ma sì."
"Non puoi... che ne so... aver interpretato male?" Chiese Virginia con una nota speranzosa nella voce.
Ma Caos scosse la testa. "Non mi sto sbagliando, anche se sembra assurdo. Io vedo semplicemente quello che è stato, non sono un veggente o un profeta le cui parole devono essere interpretate." Cercò di spiegare mentre entrambi si dirigevano a passo svelto verso l'infermeria.
Virginia dovette correre per stargli dietro. Fu solo sforzandosi un bel po' che riuscì a superare le gambe lunghe del ragazzo, passargli davanti e bloccargli la strada con le braccia spalancate. "Caos, non possiamo dire tutto questo a Daniel! Ti rendi conto di quello che stiamo per fare? La ragazza che ama, con la quale ha litigato di nuovo appena due giorni fa, è caduta in coma e a ridurla così è stata la sorella. Merlino! Gli verrà un collasso! Lui ha sempre adorato Gretel! Non ho la minima idea di come potrebbe reagire a tutto questo! Potrebbe anche decidere di andarla a cercare... e finirebbe per farsi ammazzare! Nessuno di noi reggerebbe cinque minuti con un Grimm! Senza contare che Gretel potrebbe anche non agire da sola..." Avrebbe continuato così all'infinito, ma il tassorosso le mise una mano sulla bocca per fermarla.
"Non servirà dirgli tutto: i Grimm hanno parecchi nemici. Intanto diciamogli che cosa ha ingerito Eleonore, poi vediamo come si evolve la situazione. Dici che è la donna che ama? Beh, spero che sia davvero così."

Nel frattempo erano arrivati davanti all'infermeria.
Dove trovarono una Lex intenta a fare avanti e indietro per il corridoio con aria nervosa.
Arrestò i suoi passi per qualche secondo vedendoli arrivare, poi riprese l'attività esattamente dove l'aveva lasciata.
Aveva provato ad entrare in infermeria più volte nell'ultimo quarto d'ora, ma glielo avevano ripetutamente impedito, cosa che l'aveva lasciata alquanto contraddetta.
Ma, si ritrovò a ipotizzare Caos, lei non conosceva le reali condizioni in cui versava la sua migliore amica o non sarebbe stata così - relativamente - tranquilla. L'ipotesi venne confermata proprio dalla Serpeverde che, dopo aver indirizzato loro un debole sorriso, iniziò con un filo di voce un monologo autoincoraggiante. "E' solo molto stanca Lex... quest'anno è stato un anno molto stressante... e gli ultimi due giorni... è solo crollata... adesso Daniel uscirà dicendo che sta bene... e poi tu li prenderai a schiaffi e li obbligherai a fare pace... sta bene... sta be..."

Virginia e Caos si lanciarono uno sguardo preoccupato. Era il caso di informare anche lei?

L'andirivieni di Lex nel corridoio venne interrotto dalla porta dell'infermeria aperta all'improvviso, dalla quale venne sbattuto fuori a forza Daniel.
"Non ci aiuti in questo modo. Torna nel tuo dormitorio ragazzo!" Fu il commento secco della donna prima di sbattergli la porta in faccia.

Per qualche secondo, tutti i presenti nel corridoio si bloccarono, come se il tempo fosse stato sospeso.
Poi il Caposcuola, con il volto stravolto dal dolore, si scagliò con forza contro la porta, urlando a gran voce di voler entrare.
Era uno spettacolo a dir poco straziante vedere Daniel così fuori di sè. I suoi lineamenti erano completamente devastati dalla sofferenza che stava provando e nulla sembrava in grado di farlo ragionare, neanche i ripetuti richiami di Virginia.
Aveva definitivamente perso la testa nel momento in cui gli avevano riferito che la Corvonero era entrata in coma e che niente di quello che le avevano somministrato aveva avuto il minimo effetto.
Lentamente, si lasciò scivolare lungo il muro, nascondendo il volto tra le mani. Non aveva neanche la forza per piangere.

E a quel punto Caos decise di intervenire. Cercare di far ragionare il suo compagno di casa in quel momento era completamente inutile, perciò decise semplicemente di agire, mentre dentro di sè pregava di aver intuito la cosa giusta.
Più ci pensava, più gli pareva l'unica soluzione ovvia. In fondo Eleonore era andata proprio da Daniel, prima di svenire. Quindi doveva averlo pensato anche lei.
Non gli rimaneva altro da fare che tentare.
Nel modo più calmo del mondo avanzò verso la porta, estrasse la bacchetta e alzò un braccio per bussare. "Scusate, non è che si può avere una pozione per il mal di testa? Mi sta scoppiando! C'è troppa confusione qui!" Chiese aumentando progressivamente il tono della voce.

Virginia, Lex e Daniel, davanti a quella insolita richiesta, si girarono di scatto nella sua direzione, ma lui gli ignorò. "Neanche mi considerate eh? Beh, scusate tanto ma io ne ho proprio bisogno... BOMBARDA!" Concluse facendo esplodere la porta.
Prima di dare il tempo a Madama Chips e alla sua aiutante di realizzare pienamente la situazione, puntò loro la bacchetta contro e - ripetendosi mentalmente che lo faceva per una buona causa - le pietrificò. "DANIEL! Anzichè disperarti per niente MUOVI-IL-CULO e vieni a baciarla." Ordinò in un tono che non ammetteva repliche. "Mai sentito parlare di fluchschlafes?" 


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Dopo lo svenimento di Eleonore Grimm, gli insegnanti avevano dato il preciso ordine ai prefetti di riaccompagnare ogni singolo studente nei rispettivi dormitori e di aspettare lì fino a nuovo ordine.
Per quel motivo Milly Halliwell, insieme agli altri prefetti dei Grifondoro, aveva - non senza fatica - convinto tutti gli studenti della sua casa a seguirla fino alla Torre e a farli accomodare, tra gli sbuffi e le proteste, nella Sala Comune.
Di certo non poteva smorzare però tutte le loro chiacchere, che si riversavano come un fiume in piena in ogni angolo della stanza.
Solo facendo l'appello dei presenti - l'elenco le era stato dato frettolosamente in mano da un professore - si accorse che alcune persone erano assenti.
Due per l'esattezza: Gretel Grimm e Michelangelo Hamato.
Non ci fece caso più di tanto:
sapeva che quella sera c'era la luna piena ed era convinta che la più piccola delle sorelle in quel momento si trovasse in infermeria con Eleonore.
Per quel motivo quando la ragazzina entrò dal buco del ritratto, ponendosi davanti all'ingresso, il suo istinto fu andare verso di lei e chiederle come stesse la Caposcuola. A quanto pareva bene, dato il sorriso che sfoggiava.
Peccato che da vicino quel sorrisino fosse tutto forchè confortante. E Milly fece d'istinto un passo indietro.
"Grazie Halliwell, li hai radunati tutti tu, risparmiandomi la fatica." Disse Gretel con un tono di voce che non le apparteneva. "MIA SORELLA E' IN COMA!" Esclamò facendo girare tutti nella sua direzione, mentre alzava la bacchetta in aria dalla quale iniziò ad uscire un gas. "CHE NE DITE DI FESTEGGIARE CON UNA BELLA DORMITA? In fondo, quando una principessa si addormenta, porta con sè tutti i suoi sudditi."

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"Micah, cosa stai facendo?" Chiese tossendo con tono di voce disperato Page, mentre si copriva la bocca con un fazzoletto e avanzava barcollante verso di lui.
"Quello che va fatto, sanguesporco. Adesso ci facciamo tutti quanti una bella dormita e vedrai che quando aprirai gli occhi ti ritroverai in un mondo molto migliore." Spiegò il Corvonero con voce zuccherosa.
Page cercò di estrarre la bacchetta dalla tasca per fermarlo, ma il ragazzo sembrò intuire i suoi pensieri, perchè pochi secondi dopo si ritrovò a volare per aria e a sbattere violentemente contro la parete.
Boccheggiante e con il fiato mozzo, guardò il fidanzato incredula. "Che cosa... che cosa ti è successo?" Domandò con le lacrime agli occhi.
Nonostante la vista appannata però, vide comunque un'omba muoversi alle spalle di Micah e, suo malgrado, capì cosa doveva fare.

Doveva distrarlo.

Distrarlo finchè fosse riuscita ad avere fiato.
Quello non era il suo Micah.

Per quello, mettendosi a carponi - non aveva la forza e neanche il fiato per rialzarsi, senza contare l'enorme mal di testa che aumentava ogni secondo - iniziò ad avanzare strisciando verso di lui.  "Mic... Mic... guardami! Qualsiasi cosa..."
Ma venne nuovamente buttata contro la parete da un incantesimo che però perse forza a metà tragitto.
Brian, aprofittando del diversivo che lei gli aveva fornito, aveva sbattuto la chitarra in testa a Micah, facendogli perdere i sensi. E bloccando così tutti gli incantesimi che il prefetto stava eseguendo contemporaneamente. Anche il gas infatti smise di uscire dalla bacchetta.
"L'ho sempre detto che con una chitarra posso fare più danni che con una bacchetta." Commentò il ragazzo soddisfatto, dirigendosi il più velocemente possibile verso la finestra e spalancandola. "Ma che gli è preso?" Chiese poi aiutando la sua compagna di casa a rialzarsi. "Stai bene Page?"
La Corvonero accettò volentieri quell'aiuto e tremando come una foglia puntò la bacchetta verso il suo ragazzo per legarlo. "Scusa, ma è anche per la tua sicurezza." Si scusò rivolgendosi al fidanzato svenuto. "Credo fosse sotto Imperio, Brian... il che significa che siamo tutti in pericolo."
"Avvisiamo un insegnante?" Propose lui con tono dubbioso.
"No... di qualsiasi cosa si tratti ho paura che possano essere coinvolti anche loro... consapevolmente o meno..." Sussurrò lei a bassa voce. Aveva notato che molti dei loro compagni di casa li stavano osservando di sottecchi, mentre cercavano di riprendersi da quanto appena avvenuto.
"Perchè dici così?"
"Perchè mi sembra che tutti gli avvenimenti che stanno accadendo stasera sia atti soltanto a distrarci da qualcosa di più grande."
"Credo che tu abbia ragione." Confermò la voce di Anastasia, comparsa in quel momento dietro di loro. "E adesso capisco perchè prima Micah mi abbia trascinato a forza fin qui, impedendomi di andare in infermeria come era nelle mie intenzioni. Muoviamoci, vi spiego strada facendo."

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Eleonore aprì gli occhi... e si ritrovò ad osservare il nulla.
Anzi, era più corretto dire che era lei a non vedere nulla. Intorno a lei c'era solo buio.
Un buio pesante e spaventoso che, se possibile, diventava ancora più pesto ogni secondo che passava.
La ragazza di solito non aveva paura. Era stata abituata a controllare le emozioni negative sin dall'infanzia. Ma in quell'occasione sembrava che tutti gli insegnamenti Grimm l'avessero abbandonata.
Non era solo spaventata. Era terrorizzata.
Avrebbe voluto aprire la bocca per chiedere se lì intorno c'era qualcuno, ma si accorse di non riuscire ad emettere neanche il più piccolo suono. Perchè aveva la bocca piena... di terra.
Se ne accorse con orrore quando provò a deglutire: le sue corde vocali si riempirono di terriccio, impedendole così di incamerare aria.
Sempre più disperata, tentò una fuga. Per correre dove, non lo sapeva neanche lei.
L'unico desiderio che aveva era di allontanarsi da lì il più possibile. Ovunque fosse questo 'lì'.
Ma riuscì a muovere solo tre passi in modo malfermo che una voragine si spalancò davanti a lei, facendola sprofondare ancora di più.

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"No ragazzi, vi state sbagliando... non posso essere io." Affermò Daniel scuotendo la testa.
"Oh andiamo muoviti! E' una cosa che hai fatto per due anni di fila e adesso ti fai dei problemi?" Sbottò Virginia incrociando le braccia al petto. "Vedila così Daniel... se Caos ha ragione e questa cosa funziona, allora vi siete complicati la vita da soli tutto l'anno. Se invece non sei tu... beh... almeno avrai una buona scusa per rifarti una vita e non restare per sempre ancorato al suo ricordo." Lo provocò invece Lex. "Ma sappi che, in entrambi i casi, vi beccherete comunque entrambi un pugno da me."
"Non può essere così semplice..." Borbottò ancora lui, volgendo lo sguardo verso Eleonore. Era distesa sul letto di schiena, con le braccia incrociate sulla pancia. Era pallida come un fantasma e sembrava respirare appena. "Le cose dei Grimm non sono mai semplici..."
"E invece lo è, se sei quello giusto." Lo incoraggiò Caos "In fondo cosa ti costa provare?"

In fondo cosa gli costava provare? Avere la possibilità, seppur minima, di essere quello che l'avrebbe strappata dalla maledizione? Dimostrare a tutti - Grimm compresi - che anche lui valeva qualcosa. Che poteva essere alla sua altezza. Che...
Ma se lei si era fatta mettere incinta da Erik... allora forse toccava a lui risvegliarla...
Merlino! Non ci voleva pensare.

"Daniel... le due incantevoli infermiere non resteranno bloccate tutto il giorno." Interruppe il filo dei suoi pensieri Lex con tono inviperito. "Quindi MUOVITI!"

E va bene! 

Non sono in infermeria e lei non è in coma.

Daniel si chinò su di lei.
Non è successo niente di quello che è successo quest'anno. E' una mattina come le altre e lei sta stranamente ancora dormendo.
Le scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
E tu vuoi svegliarla solo per dispetto. Perchè in fondo ti diverte sentirla inveirti contro con finta voce arrabbiata mentre invece i suoi occhi verdi ridono.
La baciò.

Qualche secondo in cui non successe assolutamente nulla.
Poi la Corvonero spalancò gli occhi e si alzò di scatto, tossendo e cercando di incamerare aria.
Tra un respiro e l'altro boccheggiò una parola.
"Lupi"

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Ehilà!
Sono tornata!
Che ne dite? Avrei voluto aggiungere un'altra scena ma sarebbe diventato infinito (e non volevo lasciarvi a secco per troppo tempo) così l'ho chiuso qui e il resto sarà nel prossimo (sperando di non far diventare questa notte infinita).

Zoey nel prossimo i tuoi bimbi avranno ampio spazio ;)

Ci vediamo tra una settimana! Ciaoo!





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Capitolo 40
*** 32 ter - La notte degli inganni ***


33 ter - La notte degli inganni

Scusate se non ho risposto alle vostre recensioni, ma avevo l'ispirazione e ho preferito scrivere questo.
A chi mi segue anche in "Un erede per i Black" sappiate che il mancato aggiornamento è dovuto allo stesso motivo, ma arriverò presto anche lì (ho già scritto mezzo capitolo).

Buona lettura! ;)

- La notte degli inganni - 


Mercoledì 30 Aprile 2021, Hogwarts



Milly aprì lentamente gli occhi, accorgendosi così di essere sdraiata sul freddo pavimento della Sala Comune.
Sbattè un paio di volte le palpebre, confusa, prima che gli ultimi ricordi in suo possesso le invadessero la mente.

Gretel.
La notizia di Eleonore in coma.
Il gas.

Cercò di alzarsi di scatto, ma un forte mal di testa - insieme ad una voce nota - la fecero desistere.
"Milly resta giù ancora per qualche minuto. E' tutto ok, ma per favore fallo."
"Anastasia?" Domandò titubante riconoscendone la proprietaria. Prima di rendersi conto di un'altra cosa. La Davis era una Corvonero... "Che cosa ci fai qui?" Domandò mentre faceva lentamente perno sui gomiti per alzarsi e guardarla in faccia. Sentì due braccia aiutarla a compiere quel movimento e si accorse che anche Caos era alle sue spalle.
"La parola d'ordine ci è stata data da Eleonore. Lei è una Caposcuola, le sa tutte." Spiegò la Hexenbiest girando contemporaneamente per la stanza e chinandosi man mano sui vari Grifondoro svenuti. Ad ognuno di loro faceva colare sugli occhi poche gocce di qualcosa contenuto in una boccetta e man mano i ragazzi si riprendevano.

"Quindi sta bene? Non era in coma?" Domandò ancora Milly, portandosi una mano alla testa. Era tutto così confuso! E il mal di testa che aveva in quel momento era assurdo.
"Sta bene, tranquilla." La rassicurò lei "Ma adesso sta cercando di sistemare questo grande casino." Spiegò a grandi linee.
Caos intanto, mentre compiva le stesse azioni della ragazza, ripensava a ciò che era successo.

Subito dopo il bacio di Daniel, nell'infermeria erano arrivati di gran carriera anche Page, Anastasia e Brian. E, unendo i pezzi, si erano fatti tutti un'idea abbastanza precisa di cosa stesse succedendo.
Eleonore li aveva così trascinati di gran carriera nella sua camera, nella quale aveva recuperato l'antidoto all'incantesimo che - a quanto pare - era stato usato su tutte le sale comuni. Poi li aveva divisi in vari gruppi.
A Caos e Anastasia era toccato il compito di risvegliare i Grifondoro e i Tassorosso mentre a Page e Brian i Corvonero e i Serpeverde.
Virginia, Lex e Daniel li aveva invece portati con sè, senza però spiegare quale sarebbe stato il loro ruolo. Aveva solo borbottato qualcosa sui lupi mannari, prima di andarsene di corsa.

Qualunque cosa fosse, Caos sperava soltanto che riuscissero tutti a cavarsela. In fondo, si erano proposti loro di aiutarla. Anzi... l'avevano costretta ad accettare il loro aiuto, facendole notare che non aveva tempo per stare a discutere.

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"Mic" Raphael non aveva idea di come riuscisse a parlare ancora. Aveva tutti i muscoli del corpo bloccati. Tutti, tranne la lingua. "Mic, fosse l'ultima cosa che faccio, ti farò uscire vivo da qua. Te lo giuro."

Entrambi ormai sentivano l'influenza lunare su di loro, fin dentro alle ossa. Di lì a poco si sarebbero trasformati, ne erano ben consapevoli.
E già percepivano le loro ossa scricchiolare, aumentando pian piano la loro massa corporea, facendo vacillare così il corpo.
Ma non era quello a spaventarli. Alle trasformazioni erano ormai entrambi abituati.
No, a spaventare i gemelli Hamato in quella occasione era l'ignoto.
Gretel li aveva bloccati lì: non solo con il corpo, che nessuno dei due era più in grado di muovere, ma anche all'interno di quella catapecchia. L'avevano sentita sigillare con diversi incantesimi tutte le porte, finestre e ogni singola fessura esistente prima di andarsene.

Anche se fossero riusciti a sbloccarsi, non sarebbero riusciti ad uscire.

E anche se fossero riusciti a fare entrambe le cose, sapevano dell'inutilità di quel gesto. Da lupi mannari non avrebbero potuto comunque controllare nessuna loro azione.

E i Dempiries stavano arrivando. Proprio richiamati dalla loro aurea potenziata.

Erano fottuti. Indipendentemente da quello che poteva dire Raphael.
"Raph... lo sai che ti voglio bene. E apprezzo quello che stai tentando di fare. Ma non fare promesse che non puoi mantenere. Lo sappiamo entrambi come andrà a finire."

Mentre Raphael borbottava un 'no' soffocato dalle lacrime, un raggio di luna entrò dalla finestra, colpendo in pieno il braccio di uno dei due.
E entrambi iniziarono a perdere coscienza di loro stessi.

La trasformazione era cominciata.

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Micah Price ne aveva passate di esperienze negative durante la sua breve vita. E non aveva mai pianto.
Almeno fino a quella sera.
Quella sera, una volta risvegliato da Brian e Page e preso coscienza di ciò che aveva rischiato di fare, era scoppiato a piangere come un bambino, mentre continuava a restare inginocchiato per terra implorando il perdono della sua ragazza.

Come aveva fatto un Imperio a metterlo ko?
Proprio lui, che aveva sempre avuto una predisposizione naturale per l'occlumanzia. Non riusciva ancora a spiegarselo. Sapeva solo che la presenza che aveva sentito nella mente era stata troppo forte per poterla contrastare. E nonostante ogni fibra del suo essere gli avesse urlato per tutto il tempo di ribellarsi, non era riuscito proprio a farlo.
Non era riuscito in alcun modo ad opporsi. E a farne le spese erano state le persone che amava di più. Aveva rischiato di ammazzare Page.

"Oh Merlino, cos'ho fatto!" Continuava a ripetere disperato, nonostante la ragazza - e anche Brian - lo avesse rassicurato in merito più e più volte, dicendo di stare bene.
"L'unica cosa che ha subito danni è stata la mia chitarra." Aveva cercato di stemperare la tensione Brian. "Ma visto tutti i soldi che hai ricevuto, sono sicuro che me ne comprerai una nuova, vero amico?" Gli aveva chiesto con un ghigno. "Anche perchè se non lo fai - e se non la smetti subito di piangere - ti sbatto in testa i resti." Lo aveva alla fine minacciato, vedendo che Micah continuava a disperarsi.
"Non è successo nulla e non è colpa tua. Adesso alzati che abbiamo ancora un po' di cose da fare." Gli aveva intimato alla fine Page. "Forza. Sto bene. E se proprio ti senti in colpa, allora vieni ad aiutarci così potrai rimediare." Aveva detto in tono imperioso, riuscendo finalmente a convincerlo. "Non sei stato l'unico ad aver agito inconsapevolmente per portare avanti questo piano. E' anche colpa nostra."
Micah, a quelle parole, alzò la testa di scatto. "Cosa vuoi dire?"
Fu Brian a rispondergli "Qualche giorno fa a lezione, noi del sesto anno abbiamo preparato la base per la pozione oscurante. Senza sapere che se si unisce quella alla pozione galdentis, che si trovava già pronta nella stessa stanza, si ottiene esattamente ciò che tu hai cercato di somministrare a tutti noi. Quindi è colpa tua quanto nostra. Nessuno ha agito di propria volontà. Siamo stati tutti ingannati."
"Quindi anche il professore di pozioni è coinvolto?" Chiese Micah incredulo, mentre cercava di fare appello a tutto l'autocontrollo che anni e anni di educazione purosangue gli avevano inculcato. Con un notevole sforzo - gli scoppiava la testa a causa della mole di informazioni -, riuscì alla fine nel suo intento. "D'accordo. Ditemi cosa devo fare."

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"Pronta?"
"No"
"Ok, andiamo."
Senza aspettare un cenno di assenso da parte di Virginia, Lex si tramutò in un lupo, avanzando così a grandi balzi verso la Stamberga Strillante.
A Virginia non rimase altro da fare che seguirla. In fondo non sarebbe mai stata pronta per una cosa del genere. Tanto valeva buttarcisi a capofitto.

"Ok, allora. La barriera fa passare solo i purosangue non sondereith. Quindi se mi metto qui e formulo l'incantesimo come mi è stato detto" Commentò la Tassorosso posizionandosi in un punto ben preciso "dovrei confonderle le idee. Bene, proviamo. Confundus anerkengunn
! Prova a passare adesso Lex."
Mentre lo diceva, la ragazza incrociò le dita.

E la lupa, che portava tra le zanne due mantelli rossi, passò attraverso quella sottile barriera appena visibile.

Adesso la salvezza dei due lupi mannari dipendeva solo da lei. Virginia non poteva andare oltre: un po' perchè doveva tenere libero il passaggio e un po' perchè non potevano permettersi di farla mordere da un lupo mannaro.
Lex invece, come animagus, non correva quel genere di pericolo.

Pregando tutti gli dei conosciuti e non che funzionasse, Lex iniziò a girare per la casa, cercando i due lupi mannari e sperando di non incrociare niente - o nessuno - di pericoloso sul suo cammino. Come lupo aveva riflessi molto più agili e veloci, ma al contempo non poteva usare la magia per difendersi.

Era esposta.


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Il volto di Gretel, a quelle parole, si tramutò in un ghigno, mentre pronunciava il nome di una pozione che Eleonore mai in vita sua avrebbe provato a creare. "Fluchschlafes." 
Forse fu il delirio dato dalla pozione, ma per un attimo la Corvonero non vide sua sorella, ma Jakob.
Cap 32 - Inganni e verità

Virginia non fece in tempo ad esultare per essere riuscita a fregare la barriera che una voce la gelò sul posto. Una voce che, purtroppo, si aspettava dall'inizio.
"Ma brava!" Gretel era comparsa dal nulla davanti a lei, come sputata fuori dalla terra stessa. "I mie più vivi complimenti." Battè le mani l'una contro l'altra mimando un fiacco applauso. "Sei riuscita ad ingannare un incantesimo Grimm. L'ho sempre detto che i purosangue hanno una marcia in più. Ma dimmi... tu non dovresti dormire come tutti gli altri Tassorosso?"
"Evidentemente ci sono diverse falle nel tuo piano." Replicò Virginia con tono pacato.
"Ad esempio?" Chiese la più piccola delle Grimm, prima di tirare fuori la bacchetta e - con un gesto fulmineo - ripararsi dall'incantesimo che Eleonore aveva appena provato a lanciarle.
"Attacchi alle spalle sorellona? Papà non te l'ha insegnato che è alquanto sleale?" Domandò voltandosi lentamente. "In effetti sono sorpresa. Credevo stessi dormendo anche tu." All'improvviso, scattò verso di lei, iniziando a lanciare maledizioni. 
"Credo che tu abbia sottovalutato sin troppe cose stanotte."
Replicò la Corvonero, mentre indietreggiava in direzione della foresta, limitandosi a parare e schivare.

Già da lì si vedeva la differenza nello stile di combattimento tra le due. Gretel attaccava senza dare spazio di manovra, mentre Eleonore giocava principalmente in difesa. La sua unica volontà era allontanare il più possibile sua sorella dalla Stamberga, dai lupi e dai suoi amici. Non voleva farle del male. Mentre quella della Grifondoro era solo colpire, cercando di creare più dolore possibile.

Quando si furono allontanate abbastanza, Daniel si voltò con aria preoccupata verso Virginia. I lampi degli incantesimi si vedevano fin lì.
Era combattuto.

Da una parte voleva andare là, per accertarsi con i suoi occhi che Eleonore stesse bene.
Ma dall'altra sapeva quanto la sua presenza, in quella circostanza, potesse diventare solo un peso per lei. Sapeva benissimo di non avere speranze contro nessuna delle due in un duello. E non voleva che la sua presenza potesse distrarre in qualche modo la Corvonero, preoccupata per la sua incolumità.

A farlo decidere  fu l'improvviso spegnersi dei lampi che si erano susseguiti fino a quel momento. Significava una sola cosa: una delle due si era aggiudicata il duello.
"Vai Daniel. Io aspetto Lex."
Non ci fu bisogno dell'incoraggiamento di Virginia per farlo iniziare a correre.

Peccato che il Tassorosso fosse appena sparito dall'orizzonte, quando un lampo di luce rossa colpì la Tassorosso in pieno, facendola crollare a terra svenuta.
Poi Jakob Grimm emerse dall'ombra e, con un guizzo della bacchetta, diede fuoco alla capanna.



Daniel, con il cuore in gola, si diresse nel punto dal quale era arrivato l'ultimo lampo di luce.
"ELLY!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

"Sono qui Dan!"
Eleonore, che a quanto pare era riuscita a tramortire la sorella, era inginocchiata sul suo corpo e ne teneva il volto tra le mani, mentre sussurrava una cantilena in una strana lingua. In risposta a ciò che stava dicendo, il corpo di Gretel iniziò a brillare di una luce azzurrognola, che creava uno stranissimo contrasto con la sua pelle pallidissima.
"Come pensavo." Sussurrò alla fine, rivolta a nessuno in particolare. Aveva la voce rotta e si stava trattenendo per non piangere.
"Elly... Cosa?" Chiese Daniel avvicinandosi ad entrambe lentamente.
Vide la Corvonero passarsi una mano sugli occhi per asciugare le lacrime prima di iniziare a spiegare "La buona notizia è che non è stata davvero mia sorella a fare quello che ha fatto. La cattiva è che era sottoposta alla gedankorpergeist. "

Daniel a quelle parole rabbrividì. Gedankorpergeist. Era cento volte peggio dell'Imperio. Una maledizione Grimm, tanto per cambiare.

"E la cosa peggiore, è che io non me ne sono accorta fino ad adesso." Si colpevolizzò. "Sono pessima."
"Siamo stati ingannati tutti quest'anno... e non una sola volta a quanto pare." Cercò di consolarla Daniel, inginocchiandosi di fianco a lei. "Non sei infallibile Eleonore. Nessuno di noi lo è."
Avveva appena finito di dirlo, quando vide l'espressione della ragazza mutare di colpo. Alzò la testa all'improvviso e, prima il ragazzo riuscisse ad emettere un suono, evocò un incantesimo scudo che li protesse entrambi.

"Eleonore... che piacere. E io che pensavo di dovermi scomodare fino al Castello per venirti a prendere. Devo dirtelo: mi hai sorpreso parecchio questa sera. Ma alla fine va bene anche così. In fondo, ciò che conta, è che tu sia qui." Commentò Jakob con un sorrisino divertito emergendo dall'ombra. "E che tu abbia condotto tutte le persone alle quali tieni di più dritto in trappola."

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Fabian guardava Anastasia girare tra i ragazzi svenuti di Tassorosso, che man mano riprendevano coscienza. Aveva un enorme mal di testa.

Quando si era reso conto di ciò che Michael aveva intenzione di fare aveva provato a ribellarsi. Ma l'altro prefetto era molto più grosso e alto di lui. Così si era beccato una botta in testa. E ancora non sapeva se il suo svenimento fosse stato causato da quella oppure dal gas. Forse da entrambe le cose insieme.
In ogni caso non era importante. Aveva capito che il suo compagno di casa non aveva agito di sua volontà, che era sotto Imperio.
E lo confermava il fatto che, appena ripresi i sensi, il suddetto ragazzo aveva iniziato a chiedere scusa a tutti quelli che gli capitavano a tiro, tormentandosi le mani e non riuscendo a trovare pace.

C'era voluto del bello e del buono da parte di Anastasia per convincerlo di non essere colpevole di nulla. Era stato ingannato, come tutti.

Era caduto mani e piedi in una trappola preparata in un arco di tempo infinitamente lungo. Nelle cui maglie era finito, in un modo o nell'altro, ognuno di loro. Nessuno escluso.


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Mentre Brian e Micah erano fuori dalla porta a fare da palo, Page e Caos entrarono nella camera di Eleonore per recuperare le pietre che servivano per l'elitrasporto.
Caos sapeva perfettamente dove erano collacate e Page, almeno in teoria, sapeva come farle funzionare.

Non era sicura di come funzionassero esattamente, perchè in realtà lo aveva studiato solo nella teoria, incuriosita dalla cosa dopo averne sentito parlare
da Eleonore.

Nessuno dei due aveva la minima voglia di fare l'uccello del malaugurio con Brian Grimm, ma al contempo si rendevano conto di non avere alternative.
Soprattutto da quando, parlando tra di loro, avevano capito che anche i professori, consapevolmente o meno, erano coinvolti nella vicenda.
Avevano bisogno di un aiuto concreto. E in quel frangente non gli venivano in mente altre soluzioni possibili. Dovevano avvisare la famiglia di Eleonore. Sperando che credessero loro subito e non perdessero tempo con domande inutili.
Anche per quello era presente Caos. Essendo il figlioccio di Brian sperava di riuscire a prenderlo per il verso giusto. Perchè il Tassorosso sapeva benissimo di avere a che fare con una bomba ad orologeria.
E sperava che l'uomo, sentendo che erano coinvolte le sue figlie, non perdesse la testa.

"Eccole!"
Pregando mentalmente che funzionasse e di non combinare danni - aveva letto molto sull'argomento e sapeva quanto quel tipo di magia fosse instabile - Page si mise all'opera per aprire il passaggio.

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Lex, nella sua forma canina, aveva appena raggiunto i gemelli - ormai trasformati anche se ancora immobilizzati dall'incantesimo di Gretel - quando i suoi sensi sviluppati avvertirono un'enorme puzza di bruciato.
In un primo momento non ci fece caso più di tanto.
Vedendo che i gemelli non erano in grado di muovere un muscolo, si affrettò a riacquistare forma umana e a gettargli addosso i mantelli rossi, che agirono subito facendo tornare i ragazzi normali. Poi puntò la bacchetta su di loro, sbloccandoli.
Fu una fortuna che, almeno lei, fosse in grado di tenere in mano una bacchetta.
Entrambi i ragazzi infatti crollarono sulle ginocchia, svuotati di tutte le energie proprio dal mantello.

Pochi secondi dopo, la stanza si riempì di fumo e le fiamme iniziarono a circondarli.

"E tu... cosa... ci fai... qui?" Domandò Raphael portandosi una mano alla bocca, tra un colpo di tosse e l'altro.
"Vengo a salvarvi il culo. Muoviamoci." Rispose Lex a fatica, puntando la bacchetta contro le fiamme per cercare di contenerle. "Virginia ci sta aspettando all'uscita per ingannare la barriera. Forza!"
Nonostante l'evidente sforzo, Raphael aiutò Michelangelo a rialzarsi in piedi. Glielo aveva promesso che l'avrebbe tirato fuori di lì a tutti i costi. E intendeva mantenere quel giuramento.

Poi tutti e tre iniziarono a dirigersi verso quella che speravano fosse la loro fonte di salvezza.

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"Innerva"

Virginia riaprì gli occhi e sbattè le palpebre. Ci mise un po' per mettere a fuoco la figura accanto a lei, ma alla fine si accorse che a farla rinvenire era stata Federica.
La Tassorosso si portò una mano alla testa, che le pulsava terribilmente. "Che cosa... ci fai tu qui?"
"Vi ho seguito. E a quanto pare ho fatto bene." Fu la risposta dell'altra. "Sono una mezza vampira ricordi?" Poi le porse una mano per aiutarla a rialzarsi. "Quel gran bastardo figlio di puttana!" Esclamò all'indirizzo di Jakob, mentre aiutava l'amica a rimettersi in piedi. "Dammi una mano a spegnere le fiamme!" Concluse puntando la bacchetta contro la catapecchia e iniziando a lanciare getti d'acqua.

Ma l'incendio era già troppo esteso per riuscire a fermarlo. E questo Federica lo capì in poco tempo.

Sperando che Virginia non si facesse prendere di sorpresa una seconda volta, capì che c'era un unico modo per aiutare i ragazzi intrappolati ancora all'interno. Entrare a sua volta sfruttando la sua velocità e la sua forza.

"Ehy Gin. Mettiti di nuovo sulla barriera e ripeti l'incantesimo di disturbo. Io vado dentro. Siamo tutti nelle tue mani."

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"Visto che siamo parenti ti concedo cinque minuti per convincere il tuo ragazzo ad andarsene. Questa è una riunione di famiglia." Disse Jakob. "E già che ci siamo, libero anche tua sorella
dal gedankorpergeist." Continuò puntando la bacchetta contro Gretel "Tanto non mi serve più."
Eleonore, davanti a quelle parole, strinse i pugni per la rabbia. "Come puoi aver fatto questo alla tua stessa nipote?"
"Il fine giustifica i mezzi mia cara. Ma non occuparti di me. Il tempo scorre. Tick tack. Dopo avremo tutto il tempo per parlare." Rispose l'uomo allargando il sorriso.
"Anche Gretel allora." Fu la risposta della Corvonero.
"Come?"
"Se deve andarsene Daniel, allora voglio che si porti dietro anche Gretel." Ripetè la ragazza.
"Sei impazzita? Io non vado da nessuna parte!" Si ribellò Daniel.
"Come vuoi tu." La accontentò invece Jakob. "Tanto, come ho detto, tua sorella non mi serve più. Tick tack."
"Bene. Daniel prendi mia sorella e allontanati da qui il più possibile." Gli ordinò la Corvonero.
"No, non lo farò. Quello è pazzo!" Si oppose nuovamente il ragazzo.
"Dan..." Iniziò lei in tono ammonitore.

Ma un gemito li distrasse entrambi. Gretel aveva appena ripreso i sensi e si stava guardando attorno confusa. "Elly..." Balbettò sbattendo più volte le palpebre. "Elly cosa..."
Non riuscì a dire altro, perchè Eleonore la soffocò in un abbraccio. "Va tutto bene, tesoro. Adesso ti alzi e torni al Castello con Daniel d'accordo?"
Ma anche la ragazzina scosse la testa. "No... io..."
La Caposcuola a quelle parole roteò gli occhi, mentre l'ennesimo 'tick tack' di Jakob risuonò nell'aria.
"Daniel prendi mia sorella e andatevene adesso. Dovessi anche mettervi io
sotto gedankorpergeist." Minacciò impugnando la bacchetta e puntandola contro di loro. "Al momento per me voi due sareste solo un peso. Quindi toglietevi di mezzo! ... Con le buone o con le cattive."

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Allura... questa volta vi siete lasciati ingannare un po' di meno, quindi complimenti a quelli che hanno pensato che Gretel non agisse di propria volontà e anche a chi ha capito che nella lezione di pozioni c'era sotto qualcosa. BRAVI! ;)
Sky tu perchè hai cambiato idea? Eri l'unica che aveva pensato da subito a Jakob! :P (vabbè dai brava comunque)

INFINE...

Ragazzi ci ho pensato e vi faccio un'altra domanda --> RISPOSTE PER MP ENTRO IL 5 SETTEMBRE! (non le accetterò tramite recensione)


Tempo fa vi avevo fatto votare per la Coppa delle Case, ma 3/4 dei voti sono stati dati da persone che non ci sono più e non dati da persone che ora ci sono, quindi rifaccio fare la votazione.

Avete 2 voti a disposizione: potete decidere di darne uno solo ad una casa che non sia la vostra e uno alla vostra (se lo date alla vostra DOVETE darlo anche ad un'altra casa)

Es 1--> Eleonore Grimm: Tassorosso
             
oppure

           es 2 -->
Eleonore Grimm: Corvonero e Tassorosso


(E adesso sono curiosa: chi scriverà la recensione n°500? :P )
A presto! Ciaooo!

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Capitolo 41
*** 32 quater - Verità svelate ***


33

Ciao a tutti!

Eccomi qua di nuovo!


Immagino vi siate già accorti che il sito di efp ha avuto dei problemi ultimamente (ha cancellato dei capitoli già pubblicati, delle recensioni e anche dei messaggi privati) quindi ho aspettato a pubblicare il capitolo proprio per questo, inoltre, sempre per lo stesso motivo, chiederei a tutti voi di andare a controllare se le recensioni che mi avete inserito negli ultimi 2 capitoli (32 bis e ter) ci sono tutte oppure se ne manca qualcuna ed eventualmente comunicarmelo (sperando che il problema si sia risolto definitivamente e che i vostri messaggi mi arrivino).


Detto ciò, vi lascio alla 
lettura del capitolo, l'ultimo di questa lunga notte! Non tutti i personaggi compariranno e non tutti avranno lo stesso peso perchè darò priorità alle "situazioni aperte".

Buona lettura! ;)

- Verità svelate - 


Notte tra mercoledì 30
aprile e giovedì 1 maggio 2021, Hogwarts


Jakob, con uno scatto veloce, balzò di lato, evitando così l'ennesimo incantesimo offensivo lanciatole dalla nipote. Doveva ammetterlo: quella ragazzina l'aveva sottovalutata un bel po'.

Nell'ultima mezz'ora, dopo essere riuscita a convincere sia il fidanzato che la sorella ad andarsene - cosa che l'uomo non avrebbe mai creduto possibile - gli aveva dato parecchio filo da torcere, parando ogni suo incantesimo e contrattacando con altrettanta ferocia.
L'uomo aveva ormai capito quanto la ragazza stesse combattendo con le unghie e con i denti e che non gliela avrebbe mai data vinta finchè avesse avuto fiato in corpo. Ma al contempo aveva capito, e lo aveva capito anche lei, che la Corvonero non aveva la minima chance contro di lui.
Gli incantesimi della Caposcuola erano sempre più deboli e nonostante cercasse di agrapparsi con tutte le sue forze alla volontà di non farsi battere, il lungo duello di logoramento portato avanti da lui stava iniziando a dare i suoi frutti. La ragazza era stanca già di suo - Jakob poteva vederne le profonde occhiaie - e di sicuro la maledizione del sonno l'aveva solo spossata ulteriormente.

Era solo questione di tempo: prima o poi sarebbe crollata del tutto.

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"Daniel!" Lo chiamò Virginia dopo aver visto il ragazzo comparire dal buio con una Gretel svenuta in braccio. "Cos'è successo? Dov'è Eleonore? Merlino! Non sarà mica..." Iniziò a farneticare presa dal panico.
Ma lo scuotere la testa del ragazzo la fermò. "No... ha schiantato lei Gretel e mi ha obbligato a portarla via... sta combattendo con Jakob adesso..." Spiegò lui con il fiatone, facendo strabuzzare gli occhi alla Tassorosso. "Ma cos'è successo qui?" Domandò a sua volta, riferendosi alla Stamberga Strillante che continuava a bruciare. "Oh Merlino! Ma i gemelli e Lex sono ancora dentro?"
"Anche Federica adesso è dentro... ma con Jakob intendi... Jakob Grimm? Ma..." Balbettò lei, senza sapere come cosa dire o come muoversi. Per poi porre l'unica domanda sensata "Che facciamo adesso?"
Il Caposcuola però non aveva una risposta da darle. "A parte cercare di spegnere le fiamme? Non lo..."

Ma Daniel non riuscì a dire nient'altro: si piegò all'improvviso su se stesso emettendo un sorpreso verso di dolore, seguito da urla sempre più intense.
"Daniel? Che c'è? Che hai?
"Non lo so... è come se... qualcuno... mi stesse... cruciando" Riuscì a malapena a boccheggiare lui, senza fiato, accasciandosi al suolo.

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Eleonore strinse i denti per non urlare con tutto il fiato che aveva in gola. Non gliela avrebbe mai data quella soddisfazione. Con sollievo, si accorse all'improvviso che Jakob aveva sollevato la bacchetta per interrompere l'incantesimo di tortura.

Un incantesimo malamente parato l'aveva messa in difficoltà pochi minuti prima, dando così il tempo all'uomo di sopraffarla. Prima che la Corvonero se ne rendesse conto, era stata buttata a terra e le erano stati legati polsi e caviglie con una corda. Non una qualunque: serviva per privare temporaneamente dei poteri chiunque o qualunque cosa legasse. E la vittima in quel momento era lei.

Sapeva di non avere scampo: senza bacchetta e senza poteri era una normalissima ragazza di diciott'anni. Ma l'istinto le urlava di allontanarsi da lì il più possibile, di scappare. E lei tentò comunque di farlo, strisciando sui gomiti. Prima di essere afferrata da una forza invisibile che le fece disegnare un arco per aria e atterrare violentemente sulla schiena.
A causa della botta ricevuta, il fiato le mancò per qualche secondo.

"Allora? Hai finito di renderti ridicola?" Le chiese Jakob afferrandola per i capelli e dandole un violento strattone. "Cerchi di scappare strisciando sui gomiti? Mi prendi in giro?"
Eleonore neanche si diede la pena di rispondergli. Era senza fiato e dolorante in tutte le parti del corpo. Ma sapeva ancora riconoscere una domanda ironica. "Perchè questo accanimento contro di me?" Domandò invece con un filo di voce, cercando di non piangere. Non le sembrava  di fare altro da mesi
, ormai

"Perchè tu, con la tua esistenza, hai rovinato tutta la mia vita."

Con l'ennesimo schiantesimo della serata, le fece perdere i sensi.

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Page, sudando sette camicie, riposizionò per la quinta volta a terra la pietra, sperando che quella fosse la volta buona.
Nell'ultima mezz'ora si era resa conto di quanto fosse difficile far funzionare l'elitrasporto: la teoria era una cosa... la pratica era tutt'altra questione.

"Coraggio Page, lo so che ce la puoi fare." Cercò di incoraggiarla Caos, a sua volta sull'orlo di una crisi nervosa.
Ancora di più che la situazione in generale, ciò che lo infastidiva era sapere di essere bloccato lì senza poter fare nulla di concreto: per quanto ne sapeva, Virginia poteva anche essere morta in quel lasso di tempo. E non solo lei. Anche se sperava con tutto il cuore che le cose si risolvessero per il meglio.

"Novità?" Si aggregò la voce di Brian. Più volte durante quell'arco temporale lui e Micah si erano affacciati nella stanza per vedere come procedevano i lavori. Da una parte non volevano disturbare la Corvonero, ma dall'altra nessuno dei due riusciva a stare fermo per più di cinque minuti.

"Ancora no" Sbottò lei stizzita "E se la smetteste di chiederlo ogni cinque minuti non mi fareste continuamente deconcentrare!"
Stava per aggiungere qualcos'altro, quando le pietre si illuminarono. Ma in quel caso non era stata lei a concludere l'azione.

Qualcuno stava cercando di aprire il passaggio dall'esterno.

Pregando che quel qualcuno fosse una persona giusta, Page roteò la pietra sul pavimento, riuscendo così finalmente ad aprire il varco.

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Michelangelo fu il primo a bloccarsi: nonostante non fosse più un lupo grazie all'effetto del mantello, aveva comunque i sensi più sviluppati. E aveva sentito un odore familiare. Raphael, al suo fianco, lo invitò invece a proseguire.

Erano troppo lenti, non avevano tempo anche per le soste. Il fuoco li stava circondando da ogni parte.

Lex, con un lembo del mantello davanti alla bocca, stava per chiedere loro se c'era qualcosa che non andava, quando trattenne al pelo un urlo di sorpresa. Una figura era appena sbucata dal nulla davanti a lei. Una figura che non si aspettava affatto ma che non fu mai così felice di vedere. Federica.

"Tu aiuta Mic, io aiuto Raph. Così riusciremo ad uscire da questo inferno." Ordinò la capitana dei Serpeverde. "Andiamo."

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"Erin tu rimani a casa"
"Manco per sogno."
"Alex falla ragionare!"
"Per ricevere un pugno in faccia da una mezza Grimm incazzata? No grazie!"
"Se non lo fai lo riceverai da UN Grimm incazzato."
"Fortunatamente, con quel Grimm non ci vado a letto tutte le sere. Con la mezza Grimm sì. Questione di priorità, scusa."
"TU COSA FAI CON MIA CUGINA?"
"Oh per amor di Merlino James! Siamo sposati e abbiamo due figli, come credi che siano nati? Per opera dello Spirito Santo?"
"Qualche volta lo preferirei..."

Caos Pagano era abituato alle numerose liti che si consumavano quotidianamente in casa sua, ma doveva ammettere che quella famiglia era una loro degna concorrente.
Quando dieci minuti prima Brian e Celia Grimm erano comparsi dentro al cerchio dell'elitrasporto, il Tassorosso gli aveva semplicemente indicato la porta che portava fuori della camera dicendo "Stamberga Strillante. Eleonore e Gretel. Fluschschlafes
. Pericolo" per farli precipitare con gli occhi sgranati e la bacchetta spianata fuori dal Castello. Prima però, l'uomo aveva avuto l'accortezza di posizionare le pietre in modo da tenere aperto il passaggio e senza tanti complimenti aveva spinto il ragazzo dentro al cerchio, intimandogli di avvisare "gli altri".
Solo dopo Caos aveva capito chi Brian intendesse con il termine "altri".

Hansel, Ariel ed Erik, appena sentito il resoconto di Caos, si erano direttamente precipitati nel passaggio. Gli altri invece si erano messi a litigare su chi dovesse andare e chi no.

"BASTA VOI TRE! SIETE PIU' LITIGIOSI DI UN BRANCO DI MOLOC!" Sbottò Crimilde incrociando le braccia al petto e interrompendo così il litigio che si stava consumando davanti ai suoi occhi.
"Cosa sono i Mo...? Ok, lasciamo perdere." Borbottò Alex davanti all'occhiata di fuoco della donna.
"Bene... Alex e James: voi due rimanete a casa con Emily, Nick e i bambini. Erin tu vieni con me." Comandò la donna con un tono che non ammetteva repliche. "Io sono la più vecchia, io decido. Erin andiamo."

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Daniel, sostenuto da Virginia, era rannicchiato su se stesso, in preda a fortissimi dolori.
Era già crollato in ginocchio da un pezzo e faceva anche fatica a respirare, mentre diverse piccole ferite si aprivano in continuazione sul suo corpo, per richiudersi subito dopo. Stava stringendo i denti per cercare di non urlare ad ogni nuova scossa di dolore, ma la cosa diventava sempre più difficile.
Finchè, di punto in bianco, ogni cosa finì. Per una decina di minuti - che a Virginia sembrarono ore - rimase accasciato a terra, con il fiatone, cercando di riprendersi da quella situazione assurda.
Poi, all'improvviso, ricominciò ad agitarsi.

"Daniel!" Abbaiò all'improvviso una voce a lui nota, sopraggiunta dal nulla.
Per un attimo, il Tassorosso pensò che il dolore gli avesse fatto avere una allucinazione uditiva, poi, di punto in bianco, le figure di Brian e Celia Grimm si pararono davanti a lui.

L'uomo gettò un'occhiata veloce al ragazzo, ancora accasciato per terra, a Virginia, inginocchiata accanto a lui e infine a Gretel, ancora svenuta a terra, sulla quale Celia si era immediatamente precipitata. E capì di non avere tempo da perdere. Per quello prese la testa di Daniel tra le mani, intenzionato a usare la legimanzia per capire nel minor tempo possibile cosa stesse succedendo. Si aspettava di vedere di tutto nella mente del ragazzo.

Ma non si aspettava di certo di venire catapultato nella mente di Eleonore.





Eleonore riprese i sensi mentre il suo corpo veniva trascinato sul terreno scosceso e immediatamente cercò di ribellarsi: si stava riempiendo le braccia e il busto di tagli e graffi a causa delle radici e dei rami spezzati contro i quali prendeva continuamente.

Ovviamente Jakob se ne accorse. E, con un gesto seccato, le puntò la bacchetta contro immobilizzandola. Continuando a trascinarla per le gambe, iniziò a parlare. "Posso anche raccontarti tutto, cara nipote. Tanto non andrai a raccontarlo a nessuno. Lo porterai con te nella tomba. Voi donne Eleonore... voi donne siete sempre state la mia rovina. Avevo due sorelle, una volta: Gretel e Ursula. Tua nonna e la tua prozia. Ed entrambe mi hanno tradito. Ma questo tu lo sai già vero?"

Jakob si interruppe un attimo per riprendere fiato e scrutare l'orizzonte, mentre un sorriso si allargava sul suo volto.

I Dempiries stavano arrivando.

Poi, come se niente fosse, riprese a parlare e a trascinarla. "Gretel ha preferito un lurido nato babbano alla sua famiglia, generando quella mezzosangue indegna che mi ha strappato via mio figlio James. E Ursula... ha cresciuto tuo padre, sostenendolo addirittura quando lui ha preferito una donna qualsiasi a mia figlia, una Grimm. Potevo anche accettare il loro matrimonio, in un primo momento. In fondo, Brian ha dodici anni in più di Celia e capisco che un uomo debba avere la possibilità di sfogare i propri istinti. Ma quando è arrivato il momento giusto, tuo padre si è rifiutato di ripudiarla:  ho dovuto agire di conseguenza."

Si erano fermati di nuovo. E questa volta Jakob si girò nella sua direzione, si piegò e la prese per i capelli, strattonandola fino ad un grosso albero. "Se c'è una cosa che tuo padre non ha mai sopportato, sono i lupi mannari: la sua piccola Eleonore... la sorellina uccisa davanti ai suoi occhi da uno di loro quando lui aveva otto anni e lei appena uno. Certi traumi non li scordi. E io gliel'ho fatto rivivere con tua madre. Sì, tuo padre ci aveva visto giusto su di me. D'altra parte chi avrebbe mai potuto annullare tutte le protezioni che lui aveva messo? Vivevate nella casa più protetta della Gran Bretagna! Ma non ha mai avuto prove concrete in mano. Sono bravo a non lasciare tracce."

Eleonore era a dir poco terrorizzata. Era spacciata e ne aveva la consapevolezza.
E poi era così stanca di combattere. Non ne aveva più le forze.

Ma quella frase attirò di nuovo la sua attenzione.
Sono bravo a non lasciare tracce.
Si stava riferendo a lei.
Ma allora perchè aveva lasciato andare Daniel e Gretel?
A meno che...


"Pensavo di avere risolto tutto, ma ecco che Talisia ha continuato a far sentire la sua presenza anche dalla tomba: tu sei sempre stata la sua copia, il punto debole di tuo padre. A causa di questa somiglianza, ti ha permesso di fare ciò che volevi! Addirittura sei riuscita a strappargli il permesso per uscire con un maledetto Sondereith. Preferendolo a Erik! E' colpa tua se, non potendo averti, ha iniziato a frequentare quella puttana babbana! Quando ho scoperto che era addirittura rimasta incinta, mi sono reso conto che non potevo più restare a guardare la mia famiglia andare a catafascio. Dovevo intervenire." Continuò lui con il suo monologo, appendendola all'albero prescelto a testa in giù, legata per i piedi.

Non sapeva se la cosa fosse dovuta alla stanchezza, al dolore o ai residui della pozione che aveva ingerito solo poche ore prima, ma per un attimo Eleonore non si ritrovò più appesa a quell'albero. Era sdraiata a terra di schiena, tra le braccia di suo padre, mentre le alte fiamme di qualcosa che andava a fuoco rischiaravano la notte.
Con un enorme sforzo ritornò alla realtà.

"E cosa ci poteva essere di meglio, per riunire nuovamente la famiglia, di una minaccia antica? Serviva il sangue di un Grimm per aprire la gabbia, quindi mi sono servito della babbana per farla morire dissanguata insieme alla creatura immonda che portava in grembo: due piccioni con una fava! E una volta liberati, i Dempiries hanno fatto il lavoro sporco al mio posto, uccidendo un numero considerevole di Sondereith." Con un colpo di bacchetta, l'uomo fece comparire dal nulla un calderone contenente una pozione fumante di colore biancastro e un foglio di pergamena che srotolò.

"E adesso ucciderò anche te, eliminando l'ultimo elemento che tiene ancorato tuo padre a Talisia. La sua copia. Ma non temere! La tua morte non sarà invano: i Dempiries stanno arrivando qui, attirati dalla mia trappola, e il tuo sangue servirà per chiuderli nuovamente in gabbia, esattamente come richiesto dall'incantesimo di Crimilde." Concluse con un tono di voce gioioso, mentre con un incantesimo non verbale le posizionava il calderone sotto al corpo e le apriva delle ferite ovunque, per far sì che il sangue della ragazza colasse dritto nella pozione.


Una settimana prima (vacanze di Pasqua), Casa Walsh

Crimilde congiunse le mani e vi appoggiò sopra il mento prima di iniziare a parlare. Aveva l'attenzione di tutti puntata su di lei.
"Siete stati coinvolti in questa storia, è giusto che sappiate anche com'è iniziata. E sono sicura che la versione che conoscete non sia esattamente corretta. La storia è sempre fatta dai vincitori in fondo. E se vogliamo distruggere i Dempiries insieme, dovete sapere la verità." La donna fece una pausa, mentre tutti i presenti pendevano dalle sue labbra. "Non era solo l'amore che c'era tra me e Rivus a dare fastidio a tutti, Grimm o demoni che fossero. Era anche quello che facevamo insieme. Noi due stavamo... studiando le origini della magia stessa." Spiegò vedendo gli occhi di tutti sgranarsi.

"Era iniziata come una ricerca sulle origini della mia famiglia, ma poi, man mano, ci siamo resi conto di avere tra le mani qualcosa di molto più grosso. C'è un motivo se la nostra dinastia è la più antica di cui si ha notizia nel mondo magico, se le sue origini si perdono nel mito e nella leggenda, se il nostro albero genealogico risale addirittura ai tempi dei Faraoni, se non addirittura prima. E il motivo è uno solo: la magia, tra gli uomini, l'abbiamo portata noi."

Crimilde vide la maggioranza di loro aprire la bocca per dire qualcosa, ma con una mano bloccò sul nascere ogni possibile commento. "Le domande dopo. Millenni fa, quando l'uomo aveva appena iniziato ad assemblarsi in piccoli villaggi, era una preda facile per i demoni che abitavano sulla terra. E ogni giorno, i demoni chiedevano all'uomo un tributo di sangue e di vite, che diventava sempre più alto man mano che il tempo passava. Finchè un uomo più coraggioso - o forse solo più pazzo - degli altri decise di ribellarsi: i vecchi del villaggio avevano stabilito che quello sarebbe stato il turno dei suoi figli di essere sacrificati e lui si oppose. Si unì così ad altri uomini che la pensavano come lui e insieme prepararono una trappola per il demone che veniva a ritirare le vittime. Non senza fatica, riuscirono miracolosamente a catturarlo. E, presi dall'euforia, lo uccisero e banchettarono con le sue carni e il suo cuore. Scoprendo solo successivamente che, insieme a questi, nel loro organismo era entrato qualcosa di diverso, che aveva mutato completamente il loro sangue, qualcosa che avrebbero trasmesso, da quel momento in poi, a tutti i loro discendenti. La magia era entrata in loro. L'uomo che guidò la rivolta, si chiamava Jhar'Him."

Un silenzio assordante si propagò per la casa, mentre il significato più profondo di quelle parole prendeva pian piano posto nelle loro menti.
"Una verità del genere... manderebbe all'aria tutte le teorie sul mondo magico... le divisioni tra famiglie purosangue, mezzosangue e nati babbani... il fatto stesso che noi Grimm ci poniamo al di sopra di tutti gli altri maghi verrebbe minato alla base! Tutti i maghi sarebbero Grimm, tutti i maghi sarebbero in parte demoni e tutti i maghi - di fatto - discenderebbero da babbani! " Esclamò alla fine Eleonore incredula.

"Una verità alla quale eravamo arrivati anche io e Rivus" Concordò Crimilde "E che volevamo rendere nota a tutto il mondo. Ma si trattava di una verità scomoda per troppe persone. Ci tesero una trappola, Grimm e demoni insieme. Ironico che nel momento in cui noi volevamo mettere in luce le ragioni per farli andare d'accordo, loro si accordassero alle nostre spalle per impedirci di farlo. Catturarono Rivus e lo sottoposero per mesi a torture infinite. Fino a fargli scordare chi fosse. Ma il loro unico obiettivo era fargli scordare ciò che avevamo scoperto. E fecero passare me per pazza, denigrandomi e screditandomi a livello internazionale. Molte prove da noi raccolte vennero distrutte. Il resto lo sapete. Rivus impazzì e quando lo liberarano iniziò a disseminare morte e orrore ovunque: anche questo servì per distrarmi e non farmi andare avanti con le ricerche. E quando riuscii finalmente a rinchiuderlo nella gabbia, rimasi intrappolata all'interno a mia volta. Ed ecco come tutto il mondo magico venne privato della verità per tre secoli." Concluse Crimilde con tono amaro, mentre una lacrima scivolava sulla sua guancia. "Io devo distruggere i Dempiries, perchè sono creature senza ragione e senza controllo, ma allo stesso tempo devo fare in modo che questa verità diventi di dominio pubblico. Almeno questo glielo devo... a lui e a me stessa."

Per qualche minuto rimasero tutti in silenzio, finchè James non prese la parola dopo averle preso la mano.  "Faremo in modo di continuare ciò che tu hai iniziato Crimilde. Lo giuro. Ma dobbiamo anche occuparci di un altro problema adesso: come evitare che mietano altre vittime. Perchè non ci spieghi nel dettaglio come funziona la gabbia intanto? Poi, pian piano, penseremo a tutto." 

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"Tu resta qua con loro, io vado. Non ammetto discussioni. E spegni le fiamme già che ci sei." Le aveva ordinato Brian prima di correre via.

Celia l'aveva visto impallidire parecchio dopo essere entrato nella mente di Daniel. Ma non aveva fornito spiegazioni su ciò che aveva visto. Come al suo solito, aveva dato gli ordini e poi se n'era andato.
Ma forse, solo per quella volta, il suo comportamento era ampiamente giustificato. Anche se, per l'ennesima volta, aveva preferito correre da Eleonore, piuttosto che preoccuparsi dell'altra sua figlia, ancora svenuta a terra.

Con un colpo di bacchetta, la donna spense le fiamme che si erano propagate in ogni angolo della Stamberga. E con un altro polverizzò direttamente la struttura, permettendo così finalmente a tutti coloro che erano intrappolati all'interno di uscirne illesi.

Fu così che Federica, Lex e i gemelli Hamato, tossendo abbondantemente a causa del fumo che avevano respirato, emersero dai residui dell'edificio.

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Jakob stava rovesciando la pozione a terra, mentre ripeteva tra se e sè l'incantesimo che avrebbe pronunciato di lì a breve - Eleonore ci avrebbe impiegato almeno mezz'ora per morire dissanguata - quando un rumore non previsto attirò la sua attenzione.
Si voltò infastidito per capire cosa fosse stato.

E venne buttato gambe all'aria da un Brian Grimm decisamente fuori di sè.

Contemporaneamente le corde che tenevano legata Eleonore vennero tranciate e la ragazza si ritrovò a precipitare verso terra, prima che la sua caduta venisse bloccata a metà. Dolcemente, planò verso il suolo.
Pochi minuti dopo venne raggiunta da Hansel che immediatamente iniziò a rimarginarle le ferite.

Non aveva idea di come suo fratello avesse fatto ad arrivare fin lì, così come non sapeva se davvero lui si trovasse accanto a lei oppure se fosse tutto frutto di una sua allucinazione.
Ma, allucinazione o no, si trovava tra le braccia di suo fratello, che continuava a cullarla e a rassicurarla come una bambina.
"Va tutto bene Elly, va tutto bene."

Poteva finalmente smettere di lottare con le unghie e con i denti per rimanere lucida.
Fu così che accolse con gioia il buio.

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Allora... quasi tutti i misteri sono stati risolti (e anche i problemi ormai... QUASI).
Le ultime cose che ho lasciato in sospeso le troverete nel prossimo capitolo (ci sono ancora i Dempiries in circolazione... e pure Jakob nel caso ve lo foste scordati).

A presto! ;)


ps: ho addirittura distrutto la Stamberga Strillante, nel caso non ve ne foste accorti (scusa Remus!)


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Capitolo 42
*** 33 - Per quanto possa essere lunga la notte, ci sarà sempre un nuovo giorno ***


34
Al posto della solita introduzione vi metto un brano scritto apposta per voi da Slash! ;) (SORPRESA!)

 Settembre 2016, Italia (Casa Nene_92)

Nene P.O.V.

"Bene… E a anche questo capitolo è andato. Dove ho lasciato la tesi?" Chiudo la pagina Word e metto un po’ di musica mentre cerco dei fogli sullo scaffale della stanza. Quanti mesi sono che pubblico questa fanfiction? Nove? Ah… Mi mancherà quando finirà tutto. Chissà come sarebbe viverla.
Prendo un libro, lo appoggio sulla tastiera del pc e, sotto il peso del testo, si premono tasti a caso. Ehi, ma i Grimm non vogliono proprio andarsene eh? 
Guarda caso il libro ha fatto riaprire la pagina Word del capitolo con sopra un'ulteriore finestra.
“Vuoi vivere quello che hai scritto? Perché non me lo hai detto prima!” –Il mio cuore perde un colpo, ha letto i miei pensieri?! –Qua sto diventando pazza. Sicuro >> Chiudo la finestra con la scritta e cerco un file che ho salvato per la tesi.
Si è aperta un’altra finestra senza che io faccia qualcosa!
“Allora sei pronta! Bene, tutti gli altri sono qua… Manchi solo te!” …
*Basta! Ho bisogno di una dormita, sto impazzendo!* Chiudo nuovamente la finestra e vado a spegnere il computer ma è tutto inutile, il pc fa di testa sua.

Lo schermo si fa di colpo bianco con un puntino nero esattamente al centro del monitor. La macchiolina nera man mano si ingrandisce fino a prendere tutto lo schermo, finché…. 

"AAAAAAAAH PERCHE’ TUTTO QUESTO!" Senza poter avere alcuna scelta vengo risucchiata nel monitor e cado nel vuoto. 

E pensare che ho ancora tanto da vivere… Non pensavo di morire in questo modo. Già mi immagino i titoli del prossimo telegiornale: “Giovane studentessa universitaria viene risucchiata nel proprio computer… Opera di hacker o di alieni?”


Improvvisamente quel che pensavo essere il vuoto infinito ha una fine! Senza capire come, ad un certo punto comincio a rimbalzare, come se fossi atterrata su un materasso ad acqua. Nel vuoto esistono i materassi ad acqua?

"Ahi! Ma che…" Qualcosa mi colpisce in testa, le parole mi muoiono in gola e perdo rovinosamente conoscenza.

"Ehi ragazze, si sta svegliando!" Sento una voce che parla poco distante da me mentre provo a mettere a fuoco la situazione.
"Dottore! Dottore vieni, sta riprendendo conoscenza!" Una seconda voce attira la mia attenzione. Dottore? Possibile che… No, non ci posso credere.
"Nene stai giù, non ti alzare. La botta è stata forte ma non si poteva fare altrimenti per farti uscire da là" Questa voce la conosco ma mi sembra così surreale. 
Tutto questo è sicuramente un sogno, appena aprirò gli occhi mi renderò conto che sono distesa nel mio letto e tutto ciò è solo frutto della mia mente contorta.
Apro lentamente gli occhi fino a quando, facendo perdere un ulteriore colpo al mio cuore, mi rendo conto che non è un sogno. Quello che mi guarda con faccia preoccupata è proprio lui, il Decimo Dottore!
"Pensavamo che ci avresti messo molto di più a svegliarti, ci stavamo cominciando a preoccupare" Mi costringo a staccare di malavoglia gli occhi da quelli del Dottore e vedere chi mi circonda; dodici ragazze e un ragazzo mi guardano come se fossi in punto di morte. Ehi grazie per la fiducia che ponete in me eh!
"Che cosa significa tutto questo? Che ci facciamo tutti qua?" Ho così tante domande che mi affollano la testa che mi sembra quasi di scoppiare.
"Il Dottore ha deciso di “convocarci”…" Comincia a parlare l’unico ragazzo presente nella stanza facendo le virgolette con le dita mentre proferisce l’ultima parola.
"Beh se la chiami convocazione questa. Più che altro è un sequestro di persona bello e buono!" Una ragazza blocca subito l’amico commentando la sua ultima parola in tono piccato. Tutto questo mi continua a sembrare una pazzia.
"Va bene ma ciò non cambia che ci ha buttati tutti all’interno del Tardis senza spiegarci il motivo. L’unica cosa che ha detto è 'Avrete tanto da vedere, tornerò a prendervi quando tutto sarà finito… Se mi ricordo' " Finisce di parlare il ragazzo squadrando il Dottore che nel frattempo se ne è andato a schiacciare bottoni sul computer di bordo.
"Io stavo vedendo il film delle Tartarughe Ninja… Non torneremo in tempo per la fine del film, no?" Una ragazza, combattuta tra l’essere felice per l’avventura che sta vivendo e l’essere preoccupata di cosa può succedere, commenta sbuffando sonoramente.

Il rimanere sdraiata in quel letto mentre quindici persone vanno in giro per il Tardis è troppo per me, così, con l’aiuto di una delle ragazze mi alzo e mangio una Cioccorana… Viva! Se lo raccontassi mai a qualche amico non mi crederebbe mai.

"Bene, è molto importante che rispettiate una regola: NON-INTERFERITE-CON-LA-STORIA" Finalmente il Dottore decide di staccare gli occhi dalla console del proprio Tardis e ci guarda uno ad uno con quei suoi fantastici occhi marrone scuro in cui mi ci perdo per un attimo… E pensare che a me piacciono quelli con gli occhi chiari!
"Ma…" Una ragazza con capelli rossicci prova a controbattere ma il Dottore non la sente, o la evita di proposito, e continua a parlare.
"Ok, la storia prende corpo in circa un anno scolastico ma ci sono vari flashback che vanno dalle poche ore a interi secoli. Quindi l’intreccio temporale non è lineare come può sembrare e… –Si ferma un attimo per tirare verso l’alto una grossa leva –Non sarà semplice portarvi all’inizio del racconto. In ogni caso vi porterò dove il Tardis sente il maggior accumulo di emozioni per essere sicuri di fare centro" Conclude il discorso puntando il proprio cacciavite sonico alla porta del propria macchina del tempo.
Impossibile non notare come svolazza a ogni minimo movimento il suo soprabito marrone che, a quanto lui stesso afferma, gli è stato donato da Janis Joplin. Difficile, poi, non notare le sue Converse All-Star color lilla. E’ sempre stato un tipo particolare.
"Buona fortuna e ricordatevi quanto vi ho detto! Se mi ricorderò verrò a prendervi alla fine di tutto!" Senza troppi complimenti ci butta fuori dalla propria astronave ancora in volo, in chissà quale dimensione, chiudendo dietro di noi la porta di quella che all’esterno sembra una comune cabina del telefono blu, usata dalla polizia britannica negli anni sessanta.

L’atterraggio non è dei più comodi e mi fa quasi rimpiangere lo pseudo materasso ad acqua su cui sono stata buttata qualche ora prima. 

"Quell’essere… Se lo prendo gli tiro il collo come una gallina!" Le imprecazioni si sprecano e alcune sono alquanto colorite, mi metterei pure a ridere se non fosse che ho un mal di schiena terribile, è notte e non vedo un granché.

I miei occhi si abituano alle flebile luce della luna che filtra tra le chiome di alcuni alberi che ci sovrastano, solo ora mi accorgo di indossare la divisa dei Corvonero. 
"Di là vedo del fuoco, muoviamoci! Lumos!" Riconosco la voce di Jennifer con cui ho parlato nel Tardis, seguendo il suo esempio tutti quanti sguainiamo le bacchette e richiamiamo a noi un po’ di luce mentre ci muoviamo nel fitto bosco.

Io una maga, chi l’avrebbe mai detto… Più si va avanti e, invece che trovare risposte alle mie domande, trovo solamente più punti interrogativi. 


"Beh… Di sicuro non ci ha portati all’inizio di tutto" Il commento di Clove rispecchia quello che tutti noi pensiamo guardando cosa succede poco lontano dalla foresta. 

Una vecchia casa che va disastrosamente a fuoco per poi scomparire lasciando al suo posto quattro giovani sporchi e feriti.

La Stamberga Strillante…

Come ipnotizzati, seguiamo con gli occhi un uomo che si allontana da vicino la struttura e che si tuffa in un’apertura del bosco. 
Brian Grimm… 

"Dovremmo intervenire?" La voce di Hermione distoglie la nostra attenzione dal punto in cui l’uomo si è buttato e ci fa tornare alla realtà. Per quanto strana, questa è pur sempre la realtà, no?

"No, hai sentito il Dottore… Avviciniamoci ma rimaniamo nascosti" Intervengo bloccando ogni possibile commento da parte del gruppo. 

Io, l’autrice, nella mia stessa storia? So già cosa succederà tra poco, dopotutto l’ho scritto io stessa, ma è ben diverso viverlo in prima persona.


Ci avviciniamo al recinto che delimita la Stamberga e, rimanendo accovacciati là vicino, osserviamo attentamente cosa succede…



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- Per quanto possa essere lunga la notte, ci sarà sempre un nuovo giorno -

Notte tra mercoledì 30 aprile e giovedì 1 maggio 2021, Hogwarts


"HANS!”
Il ragazzo, ancora con la sorella tra le braccia, si voltò verso la proprietaria della voce e un sorrisetto sarcastico gli comparve sulle labbra. “Fai sempre quello che ti pare eh Ariel? Non ti avevo chiesto di rimanere al Castello per aiutare quei poveri ragazzi? Sei all’ottavo mese, per Merlino! Non dovresti sforzarti.”
“È quello che le ho detto anch’io, ma lo sai che non da retta a nessuno.” Concordò Erik, che l’aveva preceduta di appena qualche passo.
La ragazza incrociò le braccia al petto e roteò gli occhi. Sì, era all’ottavo mese ma questo non significava di certo che fosse un’incapace! Questa cosa però non riusciva proprio a metterla in testa a quei due zucconi del marito e del fratello. “Una volta che avrò capito cosa sta esattamente accadendo qui, potrò valutare se tornare al Castello oppure no. Perché nostro padre e il tuo stanno combattendo? E perché Eleonore è svenuta e ferita? E perché i Dempiries stanno arrivando in branco? Parla alla svelta e non provare ad indorare la pillola.”
Il ragazzo tentennò appena un secondo prima di dirle tutta la verità, verità che aveva appena letto con la legimanzia nella mente della sorella. “Ok, ma voi due dovete credermi, perché non abbiamo tempo per stare a litigare. Tutte le cose che mi hai chiesto sono tutte riconducibili ad un’unica persona: vostro padre.” Senza darle loro il tempo di reagire, si alzò e prese il volto della moglie tra le mani, creando con lei un contatto visivo. Pochi secondi dopo, avvertì una lieve pressione mentale, che riconobbe come la richiesta di Erik per poter accedere a sua volta. Fu così che riversò nelle loro menti l’intera serata di Eleonore, dal momento in cui aveva ingerito la fluchschlafes
fino a pochi minuti prima, quando le aveva curato le ferite.

Per un attimo, Hansel temette che la moglie gli potesse svenire davanti agli occhi: Ariel era diventata di colpo più bianca di un fantasma.

La donna sapeva che suo padre era molto più integralista degli altri componenti della loro famiglia… ma arrivare addirittura a mettere sotto gedankorpergeist
Gretel, far bere a Eleonore la fluchschlafes con l’inganno e poi tentare di ucciderla! Aveva addirittura liberato lui i Dempiries…Allora Brian non aveva torto quando lo indicava come il responsabile della morte di tua madre…” Riuscì a boccheggiare senza fiato. “E io che a Natale ti ho convinto a fermarli…

Ma quello più sconvolto di tutti, era Erik.
Sconvolto e pieno di sensi di colpa.
Era sempre stato convinto di avere tutto sotto controllo, che suo padre non sapesse assolutamente nulla di quella storia. Su questa certezza, aveva coinvolto Eleonore, convincendola a non dire nulla a nessuno… facendola litigare con Daniel.
E invece Jakob non solo aveva sempre saputo tutto. Aveva cercato di uccidere Emily, la donna che amava. E l’aveva privato di un figlio.

All'improvviso, Erik seppe perfettamente cosa fare.

Con uno scatto fulmineo afferrò la bacchetta e colpì suo padre alle spalle, prendendolo in pieno con l’incantesimo più doloroso che potesse conoscere. Solo dopo, si accorse che Ariel aveva appena fatto la medesima cosa.


Vacanze di Pasqua, Casa Walsh

Alle parole di James, Crimilde fece un debole sorriso. Non le piaceva ricordare come aveva funzionato quell’aggeggio infernale. Ma poi diresse lo sguardo verso Nickolas Burkhardt, l’unico babbano presente al tavolo. E dal suo sguardo prese coraggio. Non se n'era accorta subito, ma l'uomo aveva lo stesso sguardo di sua sorella Rose. Gli stessi occhi. E per lei, sapere che la sorella era sopravvissuta in un qualche modo, era stato il conforto più grande.
"La gabbia ha due punti cardinali: le due estremità. A capo di esse devono essere poste due persone diverse. Ed entrambe devono essere disposte a sacrificarsi. La prima dovrà pronunciare l'incantesimo per costruire la gabbia: è una struttura composta dalla magia, perciò la persona dovrà essere disposta a rinunciare completamente ai suoi poteri: ogni singola briciola. Lo fece mia sorella Rose 300 anni fa ed ero sicura non sarebbe sopravvissuta. Oggi so che non è stato così." Iniziò a spiegare Crimilde, girandosi verso Nick e sorridendogli.


Crimilde si mise in posizione.

Era arrivata giusto in tempo con Erin per vedere Jakob Grimm crollare sotto gli incantesimi congiunti di Ariel ed Erik. Non aveva ricevuto spiegazioni di cosa fosse esattamente accaduto, ma poteva percepire molto bene l'arrivo dei Dempiries.
La temperatura attorno a loro era già calata di dieci gradi in pochi minuti e continuava a scendere.
Brian Grimm inoltre, con aria parecchio soddisfatta, era venuto a comunicarle che per pura coincidenza erano già disponibili tutti gli ingredienti che servivano per ricreare la gabbia. "Te la senti di essere tu ad eseguire l'incantesimo per aprirla?" Le aveva poi chiesto mentre quel sorrisetto impertinente continuava ad allargarsi sul suo volto.

In qualsiasi altra circostanza, Crimilde gli avrebbe chiesto spiegazioni per quella sua aria soddisfatta. Ma in quel momento avevano ben altri problemi.


"Naturalmente." Aveva acconsentito la donna. "Ma non dovevo essere io a rinunciare al mio sangue?"
"Le circostanze... cambiano." Le aveva risposto cripticamente lui. "Erin... saresti così gentile da raggiungere i miei figli per favore? Devo parlare un attimo da solo con Crimilde." Aveva poi concluso lanciando uno sguardo strano alla ragazza, che aveva annuito anche se leggermente confusa.

"Sei sicuro di quello che stai per fare Brian?"
L'uomo si limitò ad annuire.
E Crimilde iniziò a recitare la formula che avrebbe aperto la gabbia. Ma prima ne recitò velocemente un'altra.


"La seconda persona - e qui viene la parte difficile - dovrà rinunciare alla sua vita: dovrà rinunciare al suo sangue e deve essere per forza un Grimm. Chi di noi potrebbe essere disposto ad un sacrificio così grande?"
Continuò Crimilde iniziando a scrutarli uno ad uno. Sapeva che difficilmente qualcuno sarebbe stato disponibile, ma la soluzione non era poi così difficile. Si sarebbe offerta di nuovo lei, nel caso.


Jakob, con un forte dolore alla schiena, riaprì gli occhi. E quello che vide non gli piacque affatto.
Era sdraiato per terra con i polsi legati - legati dalla stessa corda che lui aveva usato in precedenza con Eleonore - e qualcuno lo stava trascinando.
"Papà, ti sei svegliato finalmente! Stavo iniziando a preoccuparmi! Il grande Jakob Grimm svenuto non è uno spettacolo che si vede tutti i giorni!" Risuonò una voce sarcastica in un punto imprecisato sopra di lui.
"Ariel..." Boccheggiò l'uomo riconoscendola. "Ariel cosa stai facendo?" Chiese iniziando ad agitarsi.
"Io? Assolutamente niente, papà. E' Erik che ti trascina. Io mi godo solo lo spettacolo." Rispose lei con voce gelida. "In fondo, sai com'è, sono incinta. Non devo sforzarmi troppo. Oppure chi sarà a partorirti dei nipoti che potrai comandare con la
gedankorpergeist?" Continuò sarcastica. "Oh a proposito! Credo che sia poco carino da parte tua anche far sforzare Erik, sai? Ti sta già trascinando di peso, non puoi anche intralciarlo agitandoti. Immobilus!"

Nel frattempo erano arrivati all'albero dove fino a neanche mezz'ora prima era stata legata Eleonore. E si accinsero a fare la stessa cosa con l'uomo.
"Sai papà?" Prese la parola Erik iniziando a tirare la corda e usando un tono ancora più ironico della sorella. "Per rintrappolare i Dempiries serve un Grimm disposto a sacrificarsi rinunciando a tutto il suo sangue. Eravamo leggermente a corto di volontari, ma tu hai insistito così tanto per prendere il posto di Elonore... ci sembrava poco carino dire di no."

Il ragazzo strinse la bacchetta per qualche secondo, ripensando all'incubo in cui aveva vissuto negli ultimi mesi. E a quelli che ancora viveva Emily, quando si risvegliava nel cuore della notte completamente terrorizzata, con delle urla che rieccheggiavano per tutta casa. Ripensò a quante volte l'aveva dovuta stringere a lui per delle ore intere per cercare di calmarla. E si ritrovò a pensare che tutto ciò che quella povera ragazza aveva passato era stato solo perchè aveva avuto la sfortuna di incrociare lui, Erik. Se solo avesse guardato meglio dove stava andando quel giorno in tribunale, non l'avrebbe mai travolta. E soprattutto, la strada di Emily Blackwood non sarebbe mai andata ad incrociarsi con quella di Jakob Grimm. Quell'uomo meritava ogni singola briciola di sofferenza.

Il ragazzo riaprì gli occhi e sbloccò le corde vocali di suo padre. Voleva sentirlo gridare fino alla morte. Per questo si accinse ad aprirgli la prima di una lunga serie di ferite mortali. "Sectusempra."


"Ma così facendo... saremmo punto e a capo." Intervenne Erin mentre si alzava per prendere in braccio sua figlia Alya che aveva iniziato ad agitarsi. Girò un po' per la stanza cullandola, mentre continuava a parlare. "Lo so che se già riuscissimo a risbattere quei mostri in gabbia metà dei nostri problemi sparirebbero, Ma chi ci garantisce che non venga rifatta la stessa cosa tra qualche secolo? Io lascerei la gabbia come ultima opzione. Dobbiamo trovare un modo per sconfiggerli del tutto."
E dopo qualche minuto di silenzio, la risposta arrivò. "
Halloween e Natale." Era stato appena un sussurro quello di Eleonore, ma il silenzio nella stanza era tale che tutti la sentirono chiaramente. E si voltarono all'uninsono verso di lei.
"Come?" La incoraggiò Crimilde.
"Halloween e Natale." Ripetè la Corvonero a voce appena più alta. "Ad Halloween... hanno cercato di attaccare la scuola." Cominciò a spiegare, radunando le idee per metterle in fila "Io non sapevo lo avrebbero fatto, ma ho rafforzato le difese del castello usando le pietre dell'elitrasporto come catalizzatori per i flussi di magia di quella notte... e non sono riusciti ad entrare! A Natale... abbiamo incendiato l'intero Ministero aggiungendo patroni e l'incantesimo che hai inventato tu papà! Finchè è rimasto attivo su Londra, loro non sono riusciti a passare e quelli presenti sono stati sbalzati via." Continuò sempre più eccitata. "Ma se non potessero essere sbalzati via? Se si trovassero all'interno di un posto chiuso senza via d'uscita?"
"Verrebbero disintegrati." Completò per lei Brian. "E lo spazio senza via d'uscita potrebbe essere proprio la gabbia."
 

Le ultime gocce di sangue uscirono dal corpo di Jakob Grimm ma ne Erik ne Ariel le videro.
Si erano allontanati nel momento in cui avevano visto l'uomo spirare e avevano raggiunto Erin e Hansel, che nel frattempo aveva ripreso Eleonore - ancora svenuta - in braccio. 
A vedere quelle gocce raggiungere il suolo, facendo aprire un'enorme voragine che iniziò a risucchiare tutti i Dempiries presenti, fu invece qualcun altro. Brian.
L'uomo si voltò brevemente verso la sua famiglia, che ancora non aveva la minima idea di cosa stava per fare.
L'aveva detto solo a Crimilde. Se avesse fatto diversamente, avrebbero provato a fermarlo.
Sospirando, l'uomo evocò le fiamme. Poi chiuse gli occhi.


Brian rincorse la figura di Talisia per un corridoio dell'Istituto di Salem. "Ehy Black!"
La ragazza si girò alquanto infastidita. "Che vuoi Grimm?"
"Io so qual è il tuo cognome e tu sai il mio, ma non ci siamo ancora presentati."
"E allora?" Gli rispose lei tornando a camminare e allontandosi. "Tanto ci siamo scontrati una volta per sbaglio. Dubito succederà di nuovo." Concluse salutandolo con un sventolio della mano.
Solo quando si fu allontanata abbastanza, Brian sussurrò a mezza voce "E invece succederà."


"E' un piacere rivederti Black." Pronunciò Brian alquanto divertito, smorzando così le risatine delle ragazze che circondavano Talisia. "Serve che ti elimini qualche altra punizione?"
"No,direi di no. Ma grazie per l'interessamento."
Brian stava per andarsene, quando la voce della ragazza lo richiamò
"Però, c'è qualcosa che potresti fare per me."
 Si stava sbagliando o il tono della ragazza era malizioso?
Non riuscì a pensare ad altro, perchè lei lo baciò.


"Salem e gli Stati Uniti non sono la mia casa... ma qui io ho te."
L'ammissione della ragazza era arrivata dopo mesi che uscivano insieme.
Forse era venuto il momento anche per lui di ammettere qualcos'altro.
"Ti amo Lis."



"Black, non ti agitare. Va tutto bene."
"Come fai a dire che va tutto bene? Sono minorenne, incinta e non ho nessuno!"
"Amore? Come fai a dire che non hai nessuno? Io cosa sono, il vicino della porta accanto?"


"Ti amo Talisia Black e non stancherò mai di ripetertelo. Quindi la domanda è: vuoi sposarmi e sentirlo ripetere all'infinito?"
"Considerato che sono incinta da quattro mesi sarebbe un po' difficile rispondere di no."
"E se tu non fossi incinta?"
"La risposta rimarrebbe comunque sì."
"Saggia decisione Black. Perchè in caso contrario ti avrei tormentato a vita finchè non avresti modificato la risposta."


"Hai già in mente un nome per il bambino?"
Il volto di Talisia si illuminò mentre si sfiorava il ventre. "Se è un maschio... beh lo sai qual è la mia fiaba dei Grimm preferita."
"Quindi Hansel per il maschio e Gretel per la femmina?"
"Veramente preferirei se fosse un maschio."
"Già, ma se fosse femmina?"
"In tal caso... vorrei chiamarla... come tua sorella. Eleonore."


"Sono incinta di una bambina. Brian... ho paura."
L'uomo strinse la moglie in un abbraccio. "Non ho mai capito il perchè di questa fobia."
"Perchè è una purosangue. Sarà usata come un oggetto da tutti e non potrà mai decidere per se stessa."
"A lei non succederà. Te lo giuro sulla mia vita Lis: nessuno toccherà mai nostra figlia."


"Come ti ho già detto Celia, sono disposto a tutto per i miei figli."
"Anche io porto in grembo tuo figlio." Quella della donna era quasi una supplica.
"Infatti vale anche per lui... o lei." *


Sono disposto a tutto per i miei figli.

Era vero. Li amava tutti incondizionatamente. Tutti e tre. Forse l'aveva dimostrato poco, forse non era mai stato in grado di dimostrarlo del tutto.
Ma l'amore si vede più dai gesti che compi che non dalle parole che dici.
E lui, di gesto, ne stava per compiere uno estremo, senza possibilità di ritorno.
In fondo, il suo compito era esaurito.
Hansel era sposato e in procinto di diventare padre.
Eleonore aveva avuto la fortuna di trovare un ragazzo che la amava più di se stesso.
Gretel aveva sua madre e i suoi fratelli. Non aveva bisogno di un padre che aveva sempre faticato a dimostrarle il suo affetto. Era stato anche a causa di quella distanza, se nessuno si era accorto dell'incantesimo di Jakob.
E Celia sarebbe rimasta per sempre incastrata in un matrimonio che nessuno dei due voleva, finchè lui fosse rimasto in vita. Perchè non esiste il divorzio nella società purosangue. E lei sarebbe rimasta per sempre al suo fianco per dovere e non per volontà. Dodici anni erano stati anche troppi.

la cosa più importante era che nessuno di loro avrebbe vissuto in un mondo in cui i Dempiries potevano essere liberati da un momento all'altro.

"EXPECTO PATRONUM" Una enorme tigre si materializzò davanti a lui e l'uomo saltò dentro alla gabbia, pronunciando contemporaneamente l'ultimo incantesimo mancante. "SOLARIUM."
Per un breve istante, la notte venne completamente illuminata a giorno. Poi la gabbia si chiuse, intrappolando ogni creatura al suo interno.


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Anastasia non riusciva a capire in che posto fosse finita.
Era sdraiata su un tiepido pavimento di legno finemente intagliato che non aveva mai visto prima. E, sollevando lo sguardo, vide delle pareti riccamente decorate che delimitavano una stanza arredata con molto gusto. Non sembrava un luogo pericoloso. Ma solo la stanza di una casa appartenente a gente molto ricca.
Chiedendosi mentalmente dove diavolo fosse finita, la Corvonero si alzò in piedi, cercando la bacchetta con un gesto automatico.

"Ciao Anastasia." La salutò una voce gentile.
La hexenbiest si girò di scatto. "Eleonore?" Chiese confusa davanti alla ragazza che con un sorriso si stava accomodando sul divano.
"Non proprio." Fu la risposta.
E in effetti, dal momento che ci guardava più attentamente, la Corvonero vide delle differenze. La Caposcuola era sicuramente più giovane della persona che si trovava davanti a lei, era meno formosa, aveva i capelli più chiari. E sicuramente un taglio diverso degli occhi. Ne aveva sentito parlare spesso della loro somiglianza, ma non credeva di certo che nell'arco della sua vita avrebbe avuto l'occasione di parlare con... "Talisia Black" Sussurrò alla fine perplessa. Perchè la madre di Eleonore era comparsa proprio a lei?
"Talisia Grimm" La corresse la donna sempre sorridendo. "Credo di doverti dare qualche spiegazione. E la possibilità di sciegliere. Accomodati." La invitò con un gesto della mano mentre nell'altra compariva una brocca piena di the caldo.
"Sciegliere cosa?" Domandò la ragazza perplessa, sedendosi su una poltrona.
"Se restare una hexenbiest... oppure no." Fu la risposta della donna mentre riempiva una tazza e gliela passava. "Non ti sei mai chiesta perchè tu lo sia diventata all'improvviso proprio quest'anno? Ma soprattutto, non ti sei mai chiesta perchè le uniche visioni che hai avuto fossero in qualche modo legate sempre alla mia famiglia?"
"Tante volte" Ammise lei, completamente spiazzata dalla situazione. "Ma alla fine si è rivelato utile no?"
"Tu credi di essere una nata babbana, ma non è così. La tua trisavola Maysee era come te. Il gene non si è più ripresentato nella tua famiglia... almeno finchè non sei nata tu." Iniziò a spiegare Talisia "Ma era un gene recessivo. Per questo motivo, anche se non lo puoi ricordare, sono intervenuta quando ad inizio anno avete affrontato la trappola del diavolo. Lì si entra in una dimensione parallela, raggiungibile sia dai vivi che dai morti. Sapevo già cosa aveva intenzione di fare Jakob alla mia famiglia. Dovevo cercare di contrastarlo in tutti i modi possibili, ma il tempo che avevo a disposizione era pochissimo. Giusto quello per far riattivare un potere antico che ti scorre nelle vene. Giusto il tempo di farti diventare una hexenbiest. E per mandare a te, e conseguentemente a tutti, i segnali necessari per aiutarvi a capire."

Anastasia non riusciva ad emettere un suono davanti a quella enorme mole di informazioni. Le domande che le si affollavano in testa erano milioni.

"Spero tu riesca a perdonarmi per averti usato in questo modo." Continuò Talisia "Adesso però voglio darti la possibilità di scegliere: posso annullare l'incantesimo e farti tornare ad essere una ragazza normale. Oppure puoi restare una hexenbiest. In ogni caso, i tuoi poteri di strega non ne risentiranno."
Prima ancora di averci riflettuto, le labbra di Anstasia si mossero in una risposta spontanea. "Voglio rimanere una hexenbiest."
"Sicura?"
"Sì." Non era mai stata più determinata di così.
"Allora è venuto il momento di salutarci." Esclamò a quel punto la donna scattando in piedi e iniziando a sistemare il salotto a colpi di bacchetta. "Devo riordinare casa per accogliere mio marito. Non vedo l'ora di rivederlo, dopo dodici anni! Grazie di tutto Anastasia. E buona fortuna."


"Ehy no! Aspetta! Dev..." Ma la Corvonero non riuscì mai a porre le domande che aveva in testa. Perchè si risvegliò su una poltrona della Sala Comune dei Tassorosso, avvolta in una coperta.
"Ani... cosa ci fai con una tazza piena di the in mano?" Domandò la voce perplessa di Fabian. 
"Come?" La ragazza alzò lo sguardo per incontrare gli occhi del fidanzato, accorgendosi solo dopo di stringere ancora l'oggetto datole da Talisia poco prima. "Oh!" Esclamò sorpresa e ancora frastornata. "E' una storia lunga."
Vide Fabian andare verso di lei, prendere la tazza e appoggiarla sul tavolino. Poi il ragazzo la prese in braccio e si accoccolò sotto di lei, depositandole un bacio sulla fronte. "Non vedo l'ora di sentirla." Affermò convinto "Con tutto quello che è successo stanotte, credo che molto difficilmente riuscirò ancora a sorprendermi."

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Eleonore quella mattina si svegliò con tutti i muscoli indolenziti e un forte mal di testa. Però era avvolta in qualcosa di caldo e morbido che le trasmetteva un enorme senso di pace e sicurezza. Lentamente, la ragazza rotolò su un fianco e aprì un occhio.
Per riconoscere accanto a lei una figura familiare che stava più o meno facendo la stessa cosa. "Daniel..." Sussurrò a mezza voce, prima di cercare di alzarsi facendo perno sui gomiti. Aveva la gola secchissima e la voce le uscì alquanto impastata, ma il ragazzo la sentì comunque.
"Ciao."
Erano talmente vicini che alla ragazza bastò sporgersi di poco per lasciargli un leggero bacio sulle labbra. Mentre il Tassorosso rispondeva accarezzandole il viso.

Non erano gesti estremi, avevano entrambi fatto cose molto più intense, ma quel bacio fu qualcosa di completamente diverso. Perchè mentre lo baciava, Eleonore percepiva i sentimenti che Daniel provava per lei e Daniel percepiva quelli di Eleonore.

Fu per questo che si staccarono come se si fossero scottati. Non di certo per la voce acida di Madama Chips "Per quanto sia felice di vedere che entrambi vi siete ripresi, una infermeria non è il luogo in cui pastrugnarsi."

A quelle parole, la Corvonero si girò di scatto. Pentendosene tre secondi dopo, quando venne colpita da una fitta lacinante alla testa, confermata da un "Ahi!" del ragazzo. "Infermeria? Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo?"
"Posso provarci io."
"Erin?" Domandò perplessa mettendo finalmente a fuoco la figura familiare di sua cugina.
Ma vennero tutti e tre distratti poco dopo dal vagito di un neonato.
"Andiamo con ordine Elly. Direi che un buon punto di partenza possa essere il momento in cui hai perso i sensi. Poi posso spiegarti anche come siamo diventate zie."



"Secondo te si riprenderà?" Chiese Lex in un bisbiglio a Caos, distogliendo lo sguardo dalla sua migliore amica, alla quale avevano appena comunicato la morte del padre. La Corvonero si era portata le mani davanti alla bocca e poi aveva iniziato a singhiozzare.
Il Tassorosso sospirò, mentre teneva la mano a Virginia.
La ragazza si era addormentata così neanche due ore prima e lui non se la sentiva di allontanarsi da quel letto.
Era stanchissimo, ma non aveva affatto sonno. Era sin troppo lucido. O forse aveva ancora troppa adrenalina in circolo per tutto quello che era successo quella notte. "Se la caverà. Eleonore era molto legata al padre, ma ci sono tante persone qui che la amano. Riuscirà a riprendersi. Tu invece come stai? Non credo sia stata una notte semplice neanche per te."
La Serpeverde scosse la testa e si strinse le spalle prima di rispondere. "Non lo è stata per nessuno. Ma me la caverò. Anche se, dopo stanotte, credo di non voler vedere più delle fiamme per qualche secolo."
"Credo che tu non sia l'unica." Commentò Caos, accennandole con la testa ai letti accanto, dove Michelangelo e Raphael stavano dormendo pacificamente. Avevano dovuto attendere che la luna piena calasse prima di togliere loro i mantelli e questo li aveva privati di ogni singola goccia di energia. Per quel motivo erano entrambi crollati subito.
Federica, che si trovava su una sedia tra i letti dei due gemelli, girò per un attimo lo sguardo nella loro direzione, rivolgendogli un debole sorriso e rannicchiandosi ancora più su se stessa. Aveva le gambe raccolte al petto e la faccia sulle ginocchia, ma neanche lei aveva voglia di dormire. Non in quel momento per lo meno. Probabilmente da là stava ascoltanto tutto ciò che succedeva nella stanza. Ma non lo dava affatto a vedere.
"E tu invece Caos?" Lo riscosse la voce di Lex. "Come ti senti? In fondo Brian Grimm era il tuo padrino... anche se mi riesce difficile immaginarlo in quelle vesti. Non sono mai riuscita ad immaginarmelo neanche come padre."
Il Tassorosso a quelle parole le rivolse un debole sorriso, mentre una lacrima gli rotolava sulla guancia. "Ti posso assicurare che è stato un ottimo padrino. Quando ho avuto bisogno di lui c'è sempre stato, anche se a suo modo. E c'è stato anche per la sua famiglia, fino alla fine."

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"Michael chiedimi un'altra volta scusa per avermi messo sotto Imperio e ti crucio." Minacciò Micah a denti stretti. "Siamo tutti sia colpevoli che innocenti a quanto pare. E sotto Imperio ho fatto anche io cose di cui mi vergogno profondamente." Ammise alla fine.

Quando quella mattina lui, Page e Brian erano scesi a colazione - non che qualcuno di loro fosse riuscito a dormire poi tanto quella notte - il Tassorosso si era avvicinato a lui e aveva iniziato a scusarsi per ciò che aveva fatto. E nonostante le continue rassicurazioni da parte del ragazzo, nessuno era riuscito a fargli cambiare idea.

"Se lo dice lo fa e credo che con stanotte la sua pazienza abbia toccato il limite. Non provocarlo ulteriormente." Gli consigliò Page sorridendo e passando una mano tra la zazzera di capelli del fidanzato.
Davanti a quelle minacce congiunte, finalmente Michael si decise a chiudere bocca. "No è solo che... ok non dico più nulla." Concluse il ragazzo facendo scoppiare a ridere Milly.
La Grifondoro li aveva raggiunti da poco al tavolo - che mai come quella mattina sembrava non rispecchiare per nulla le divisioni tra Case - per salutarli e chiedere loro cosa sapessero dei fatti di quella notte. Non che le voci non fossero circolate a macchia d'olio per la Scuola, ma le teorie erano una più assurda e diversa dell'altra e ormai quasi nessuno sapeva più a cosa credere.
"Credo che l'unico modo per sapere con esattezza tutto sia chiedere ad Eleonore appena esce dall'infermeria." Ragionò Brian "Quindi credo che ci toccherà aspettare."
"Secondo voi intanto possiamo uscire nel parco?" Domandò Page a quel punto, attirando così gli sguardi dei ragazzi su di lei.
"Divieti precisi non ne sono arrivati." Ragionò Micah facendo spallucce. "Quindi credo di sì. Ma come mai questa idea?" Le domandò poi assumendo uno sguardo indagatore.
La Corvonero si strinse le spalle. "Beh... lo sai che sono molto curiosa."

Silenziosamente, i cinque ragazzi si alzarono dal tavolo e si diressero verso il portone di quercia. Poi, vedendo che nessuno li richiamava, lo aprirono ed uscirono fuori nel parco deserto, dove un sole splendente sembrava aspettare solo loro.

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Eleonore avvertiva le braccia di Daniel stringerla mentre cercava di soffocare i singhiozzi. Non sapeva neanche lei se di disperazione o di felicità.
Di notizie con quella chiaccherata ne aveva ricevute talmente tante da avere il mal di testa. Di belle e di brutte.

A quanto pareva, lei e Daniel erano legati in maniera inscindibile l'uno all'altro per effetto della
fluchschlafes: solo il tempo avrebbe saputo dire con certezza se la cosa sarebbe stata permanente o solo momentanea.
Hansel e Ariel quella notte erano diventati genitori di una bellissima bambina, Talisia Grimm. Le emozioni forti alla quale Ariel era stata sottoposta l'avevano condotta al travaglio prima del tempo.
E sempre in tema di bambini, un altro piccolo Grimm di pochi mesi dormiva tranquillo nella culla accanto. Il figlio di Erik ed Emily.
Crimilde, prima di sacrificare nuovamente se stessa, aveva pronunciato un antico incantesimo di scambio di anime. Il corpo in cui dimorava era un semplice contenitore, che avrebbe potuto ospitare chiunque. Per quello aveva deciso di offrirlo all'anima pura di quel bambino, la prima innocente vittima di tutta quella storia. Il bambino non aveva ancora un nome - perchè Erik voleva sentire il parere di Emily in merito - ma era già stato allattato da Ariel, venendo così riconosciuto in toto come membro della famiglia Grimm.
Ma alle notizie belle seguono anche quelle brutte. E per Eleonore, ave
r saputo della morte del padre era stato un bruttissimo colpo.

Con gli occhi offuscati, vide Erin in procinto di allontanarsi per lasciarle il tempo di metabolizzare ogni cosa.
"Erin aspetta! C'è ancora una cosa che non mi è chiara. Quando Jakob... mi stava torturando..." Un brivido l'attraversò mentre la cugina ritornava ad appolaiarsi sul suo letto, allungando una mano per stringergliela "Ha detto che lui è... era..." si corresse quasi subito "... che era molto bravo a fare piani, ma soprattutto bravo a non lasciare tracce... allora mi chiedo... come è possibile? Il suo piano di ieri notte... non aveva buchi... ma intere voragini.  Io non capisco."
"Non provare a capire i piani di quello che si è rivelato essere solo un vecchio pazzo Eleonore. Non pensarci troppo e pensa solo a riprenderti." Cercò di tranquillizzarla Erin, accarezzandole dolcemente una guancia.

"Perchè il suo piano non era quello." Si intromise Gretel con voce tremante. Fino a quel momento era rimasta in silenzio in un altro letto a poca distanza, dove sua madre non l'aveva lasciata da sola un secondo, continuando ad abbracciarla e ad accarezzarla.
Tutti si girarono così verso di lei. "Come?"
"Il piano di Jakob... era diverso. Lui non voleva darti la pozioni mentre eri in Sala Grande. Dovevo convincerti a lasciarmi da sola con i lupi, così come è successo, ma dovevo darti la pozione solo dopo, quando saresti rimasta da sola nella tua camera. Così non avresti attirato attenzione svenendo, Daniel non ti avrebbe raggiunto e non avrebbe potuto risvegliarti, gli altri studenti non si sarebbero messi in allarme e non l'avrebbero fatto neanche i professori."

Gretel si fermò per un secondo per riprendere fiato. Aveva buttato fuori tutto di getto, senza mai fermarsi. E soprattutto cercando di non guardare nessuno negli occhi. Si sentiva profondamente in colpa per tutto quello, quasi come se il piano fosse stato elaborato da lei.

"Tutti si sarebbero addormentati come previsto e lui sarebbe venuto a prenderti per compiere il rituale per rinchiudere nuovamente i Dempiries. E poi avrebbe predisposto ogni cosa per farla sembrare un incidente. Voleva liberare i lupi, ucciderli e far sembrare che vi foste uccisi a vicenda." Concluse.
Un silenzio attonito seguì il discorso della Grifondoro, almeno finchè Daniel, schiarendosi la gola, decise di rompere il silenzio. "Ma se questo era il piano... come mai non è stato attuato?"
"Avevo dei momenti di lucidità. Brevissimi, ma li avevo. Avevo provato ad avvertirti già in precedenza Elly! Ti ricordi quando ti ho detto dell'incubo in cui eri sotto 
fluchschlafes?" Spiegò lei stringendo i pugni "Ieri sera... è stato uno di quelli. Sapevo di non poter fare nulla per contrastarlo... ma potevo almeno... fare qualcosa. Come consegnarti e convincerti ad assumere la pozione nel momento in cui avrebbe attirato di più l'attenzione. Io..." La voce della ragazzina si spezzò, mentre lacrime sempre più fitte ricominciavano a scorrerle sulle guance. "Io non volevo niente di tutto questo... Non volevo farti del male... speravo davvero che tu, Dan, fossi quello giusto per lei e..." Non riuscì a concludere perchè scoppiò nuovamente a piangere, mentre si arrampicava sul letto per buttarsi tra le braccia di Eleonore.
"E ci hai visto giusto." La rassicurò lei stringendola. "Non hai alcuna colpa. L'unico che le ha è morto. E non ci farà più del male."
"Mi dispiace!"

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* sono tutti stralci di one shot pubblicate qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3412991

E niente... vorrei scrivere qualcosa di sensato ma non ci riesco. Questo capitolo è stato un parto.
Sono ancora sotto shock per aver ucciso Brian Grimm. 
Ci vediamo presto con i 2 di chiusura.


Scusate i cambi di stile ma il sito fa i capricci stasera. -.-'


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Capitolo 43
*** 34 - Di chiavi, ultimi ripassi, Coppe ed esami finali ***


35
 
Vi ricordo che il risultato per le Coppe (Quidditch e Case) lo avete deciso voi u.u


Per coloro che seguono la serie Grimm invece... ricodate la vicenda delle chiavi * e della Foresta Nera? Bene, perchè questo capitolo le tratterà! ;) (VI RICORDO CHE IO MI SONO SCOSTATA DALLA STORYLINE DALLA META' DELLA QUARTA STAGIONE!)

Buona lettura! ;)


- Di chiavi, ultimi ripassi, Coppe ed esami finali - 

Inizio maggio 2021, Casa Walsh

 

Celia si stava dirigendo verso le scale, quando venne attirata da voci che ormai conosceva molto bene. Quelle di Nicholas ed Emily.

Incuriosita, non potè trattenersi e si avvicinò alla stanza. Fu così che li trovò accomodati attorno ad un tavolo con due oggetti luccicanti sopra e…

“Quella è una mappa della Foresta Nera?” Domandò curiosa dopo essere scivolata alle loro spalle senza che nessuno dei due se ne fosse accorto. La conosceva bene quella zona. Era esattamente lì che era cresciuta.

Entrambi sobbalzarono sorpresi. Poi si rilassarono visibilmente alla vista della donna. Anzi, Nick le fece segno di avvicinarsi, cedendole la sedia. "Stavamo chiacchierando un po'... e tra le varie cose... abbiamo creato un'ipotesi. Magari campata per aria, però potrebbe avere un senso." Iniziò a spiegare, prima di allungare la mano per prendere uno degli oggetti che si trovavano sul tavolo. "Celia... tu hai mai visto qualcosa del genere?"

Era una lamina dorata con diversi segni sul bordo che la Grimm riconobbe all'istante. "Sì certo. E' uguale al ciondolo di una collana che ci trasmettiamo da generazioni... Si dice che il ciondolo fosse appartenuto a Crimilde." Rispose leggermente incerta, allungando una mano per prenderlo. "Ma le incisioni sono completamente diverse..." Continuò rigirandoselo tra le mani e sfiorando i ghirigori sulla lamina con i polpastrelli. 

"Viene trasmesso anche nella mia famiglia da generazioni... e recentemente ne ho trovato un altro. Si dice che siano sette... e che se li unisci si crea una mappa che indica dov'è nascosto un tesoro dal valore inestimabile." Spiegò brevemente Nick, mentre Celia alzava lo sguardo verso di lui, iniziando ad intuire dove i due volessero andare a parare.

"E io ho spesso molti flash della vita di Crimilde" Aggiunse Emily "Credo sia normale dopo averla avuta nel mio corpo per così tanti mesi... ma davanti a questa chiave... ho avuto una sorta di invasione dei ricordi che la... anzi le riguardano. Ne era come ossessionata."

"Quindi" Riprese la parola Nick "Ci siamo detti... un tesoro dal valore inestimabile, il nome di Crimilde che ritorna e qualcosa di talmente grosso da doverlo nascondere ma al contempo proteggere... e se non fosse esattamente un tesoro? Se fosse più una..."

"Verità troppo grande da far conoscere ma che deve essere conosciuta da tutti?" Completò Emily con uno sguardo determinato. Ci aveva quasi rimesso la vita e un figlio. Ormai era diventata una questione di principio per lei.

Un lampo passò anche negli occhi di Celia "Voi dite che è lì che ha nascosto le poche prove che lei e Rivus hanno trovato sulla nascita della magia e che sono sopravvissute alla distruzione portata avanti dai loro nemici?" 

"Ne siamo quasi certi. E sicuramente, con l'aiuto della vostra magia, trovare le altre chiavi potrebbe essere qualcosa di molto più facile del previsto."


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Fine Maggio 2021, Hogwarts




"Ma siamo proprio sicuri di doverci alzare?" Domandò una Eleonore ancora mezza addormentata, accoccolandosi meglio sul petto di Daniel, che ridacchiò divertito.
"Temo proprio di sì."
"Ma perchè?" Chiese di nuovo lei stropicciandosi gli occhi.
"Partita. Finale di Quidditch. Corvonero contro Tassorosso. Capitano io e cercatrice tu... ti dice niente?" La prese in giro lui, facendole finalmente spalancare gli occhi di colpo.
"E' OGGI?" Esclamò a quel punto la Caposcuola tirandosi su di scatto.

Certo, si era allenata in quelle settimane, ma più che altro l'aveva fatto per tenere la mente occupata e non pensare a tutto ciò che era successo. Non aveva davvero fatto caso al tempo che scorreva.

"E' oggi." Confermò Daniel alzandosi a sua volta. "E se non ci presentiamo in campo noi due temo che entrambe le squadre verranno a cercarci con le mazze. Quindi forza e coraggio." Senza darle il tempo di replicare, la afferrò per la vita e la trascinò in bagno.
"Daniel!" Protestò lei divertita.
"Una doccia in due risparmia tempo e acqua."



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Page si tuffò in una picchiata raso terra per recuperare la pluffa che era appena fuggita dalle mani di Virginia, colpita da un bolide lanciatole da Brian.
La mossa azzardata venne premiata con la conquista dell'oggetto e dieci minuti dopo Corvonero, grazie al tiro preciso di Anastasia, riuscì a segnare.

"80 a 70 per Corvonero!" Esclamò la voce di Milly dagli spalti. Era lei quel giorno a fare la telecronaca. E se da un lato le dispiaceva che Grifondoro non fosse riuscita ad arrivare in finale, dall'altra era ben contenta di non dover giocare. Entrambe le squadre sembravano intenzionate a non mollare di un millimetro e il gioco si faceva sempre più serrato man mano che proseguiva.

La parte di tifoseria colorata di blu esultò, ma la loro gioia durò poco: dopo aver recuperato la pluffa, Fabian l'aveva lanciata a Caos - il cui spirito di competizione aveva raggiunto le stelle - e quest'ultimo, con un tiro che sorprese lui per primo, la lanciò dritto in porta, segnando da diversi metri di distanza, facendo così tornare il punteggio in parità.

Come c'era da aspettarsi dall'andazzo che avevano assunto entrambe le squadre nel corso del torneo, quella sarebbe stata una partita molto sofferta.

E a fare la differenza sarebbero stati i cercatori.





"Tu per chi tifi?" Domandò Lex sedendosi accanto a Gretel, che stava scrutando ansiosa il campo per vedere che fine avesse fatto la sorella, appena sparita dietro ad una coltre di nubi. "Per tua sorella o per tuo... cognato?" Non riuscì proprio a trattenersi.
La ragazzina si strinse le spalle, mentre rispondeva in un tono di voce molto basso che tifava indifferentemente per entrambi.

Quell'esperienza l'aveva segnata nel profondo. E le persone che le stavano accanto si chiedevano se sarebbe riuscita a tornare solare, allegra e spontanea come un tempo. Non bastava, per lei, sapere che Jakob Grimm era morto e che non avrebbe mai più potuto farle del male. La consapevolezza di ciò che l'aveva costretta a fare contro la sua volontà le aveva lasciato un segno indelebile, che l'avrebbe accompagnata probabilmente per il resto della vita.

Lex capì immediatamente cosa passasse per la testa a Gretel, perchè la attirò in un abbraccio.
Quando lo sciolse, due mani si appoggiarono sui suoi occhi impedendole qualsiasi visuale e strappandole un versetto di sorpresa. Ma non aveva bisogno di guardare, per riconoscere le mani di Chris.
Mentre si girava su se stessa per baciarlo, per il campo risuonò la voce di Milly che annunciava il decimo gol dei Tassorosso.






Tre ore più tardi Micah, completamente sfinito ma con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, stava stritolando
in un abbraccio spaccaossa la sua cercatrice, che esibiva un sorriso trionfante per il boccino appena conquistato.

Era stata una partita molto sofferta, che aveva lasciato con il fiato sospeso tutti gli spettatori.
Nessuna delle due squadre era - di fatto - riuscita a prevalere sull'altra fino all'ultimo, costringendo i componenti di entrambe a rimanere con la concentrazione alta fino alla fine. Ma era stata Eleonore che aveva conquistato il boccino, regalando la vittoria - e la Coppa - alla sua squadra e alla sua Casa.

Il capitano non riusciva ancora a crederci: era il suo ultimo anno ed erano riusciti finalmente a vincere il Torneo di Quidditch. Non c'era modo migliore per concludere il suo percorso di studi.

"Ehy! Dici che ce riesci a lasciarcene un pezzettino?" Domandò Brian dopo aver sgomitato nella calca per arrivare fin lì. Poi, senza aspettare una risposta, si aggiunse all'abbraccio urlando a squarciagola "ABBIAMO VINTO LA COPPAAAAAA!!!!!"

Ben presto i tre furono raggiunti anche da Page, Anastasia e il resto della squadra, che si lanciarono a capofitto l'uno sull'altro, creando così un enorme abbraccio di gruppo.


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Giugno 2021, Hogwarts



"Le cinque proprietà della radice di luna sono..." Iniziò a ripetere Page, interrompendosi subito.
Come Merlino faceva a concentrarsi?

"Sono?" Chiese Micah continuando a baciarle indisturbato il collo.

Erano entrambi seduti sul pavimento, in camera del ragazzo. In teoria per ripetere una buona parte del programma per gli esami finali. In realtà erano riusciti ad andare avanti solo di poche pagine. Soprattutto da quando il Corvonero aveva deciso di sedersi dietro di lei e farle da poltrona.

"Come faccio ad andare avanti se mi distrai ogni cinque secondi?" Borbottò semi esasperata. Era ben felice di quelle attenzioni, ma voleva anche studiare. Gli esami di fine anno erano importanti e ci teneva ad ottenere un ottimo risultato.
Il ragazzo ridacchiò divertito. "Mettila così... se riesci a ripetere tutto in queste condizioni... all'esame non ti ferma nessuno."

Di fronte agli sbuffi della fidanzata - non poteva vederla ma era sicurissimo che se avesse potuto lo avrebbe incenerito con lo sguardo - la sua ilarità aumentò. Fece per aggiungere qualcosa, ma la vide alzarsi e iniziare a raccogliere i libri, quindi si limitò a chiedere perplesso "Dove vai?"
"In biblioteca." Fu la risposta ovvia.
"Solo con quella maglietta addosso?" Domandò perplesso "Magari tu riusciresti anche a studiare... ma diventeresti una fonte di distrazione per gli altri."
La Corvonero roteò gli occhi. "Idiota. Stavo giusto pensando di togliermi anche la maglia e girare per i corridoi in reggiseno sai? Tanto fa caldo!" Commentò ironica. Poi, tornando seria, si piegò sulle ginocchia e gli diede un altro bacio. "Puoi anche seguirmi - se vuoi - ma almeno lì non potremo fare ciò che facciamo qui."
Prima che lui potesse fare o dire qualsiasi cosa, era già uscita dalla stanza, con i libri sotto braccio, per dirigersi in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.

Sbuffando leggermente, un po' per il caldo e un po' perchè gli era stata tolta così bruscamente la sua fonte primaria di divertimento, si apprestò ad alzarsi.
Page aveva - ovviamente - ragione, ma la sua voglia di studiare in quel momento aveva deciso di partire per l'Australia. In effetti era da un po' di giorni che non aveva voglia di fare nulla. Certo, a parte cercare di recuperare il tempo perduto con  la sua ragazza.
Non riusciva ancora a pensare a quello che era accaduto circa un mese prima senza rabbrividire... 
Non ci voleva minimamente ripensare.


Aveva mosso pochi passi verso la scrivania, mentre cercava di convincere se stesso a prendere i libri e raggiungere la Corvonero in biblioteca - aveva ragione, ci sarebbero stati gli esami a breve, quindi bisognava studiare - quando sentì la porta aprirsi di nuovo.
"Ehy! Stavo pensando di raggiungerti in biblio..." Iniziò girandosi, ma si interruppe subito. La ragazza, senza tante cerimonie, gli buttò le braccia al collo e lo baciò con trasporto. Prima che entrambi fossero interrotti dalla porta che si apriva per la seconda volta.

"Ehy capitano!"
"BRIAN!" Urlarono entrambi in coro, mentre il ragazzo, vedendo cosa aveva appena interrotto, si copriva il volto con le mani e borbottava scuse imbarazzato.
Dopo qualche secondo, si azzardò ad alzare lo sguardo, scoprendo che i due Corvonero erano decisamente più imbarazzati di lui.
Non riuscì proprio a trattenerla, la risata.


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Quali e quanti sono gli usi della pietra di ombrascura? E come si ricava il relativo estratto? Elencare in maniera dettagliata tutto il processo ad esso relativo.

Federica alzò lo sguardo dal foglio, contenente i quesiti dell'esame finale scritto di pozioni, e gettò un'occhiata attorno a sè. Michelangelo era seduto due banchi più avanti, piegato su se stesso e intento a scrivere. In quello accanto, anche se distanziato di mezzo metro, si trovava Milly, intenta ad attorcigliarsi nervosamente una ciocca di capelli. E davanti a lei, impegnato a grattarsi la testa, si trovava Raphael.

Forse non era il momento migliore per farlo, ma una mezza risata scappò comunque alla Serpeverde.
Considerava gli esami di fine anno come qualcosa di importantissimo, visto che voleva intraprendere la carriera di Magiavvocato una volta presi i MAGO, ma se ripensava a ciò che era accaduto neanche un mese prima, tutto le sembrava solo molto ridicolo.
Un mese prima la sua unica preoccupazione era stata riuscire ad uscire viva da quelle fiamme, quelle stesse fiamme tra le quali si era buttata senza pensarci due volte per salvare la vita alle stesse persone che aveva osservato solo pochi secondi prima.

Un esame, in confronto, le sembrava davvero qualcosa di insignificante in quel momento.

"Avete ancora 30 minuti ragazzi." Risuonò la voce del professore dal fondo dell'aula.

Insignificante, non inutile.

Federica riabbassò lo sguardo senza smettere di sorridere. Poi inziò a scrivere la risposta.


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"Davis Anastasia!" Chiamò una voce imperiosa proveniente da dietro l'enorme portone di quercia.
La suddetta ragazza si alzò in piedi tremando leggermente e impugnò la bacchetta, mentre lanciava uno sguardo terrorizzato ai suoi amici.
"Coraggio Ani! Questo è l'ultimo esame, poi potrai finalmente considerarti libera!" La incoraggiò Daniel con un occhiolino.
"Non mi dire che una hexembiest ha paura del futuro!" La prese invece bonariamente in giro Lex.
"Su vai! E auguri!" Chiuse il discorso Eleonore, dando alla compagna di casa una leggera spintarella.
"Grazie. A dopo ragazzi!" Affermò la Corvonero, radunando le forze e dirigendosi con passo appena più deciso verso la porta.
L'ultimo esame e poi avrebbe concluso per sempre il suo percorso scolastico.

Avrebbe concluso i sette anni ad Hogwarts e i MAGO.


"Quindi io sarò l'ultimo ad essere chiamato del gruppo?" Constatò Micah qualche secondo dopo, facendo un rapido calcolo mentale. Dopo Anastasia sarebbe toccato a Daniel e subito dopo a Lex. Avendo Price come cognome era collocato in fondo alla lista.
"Sei subito dopo di me." Confermò Caos, non staccando la testa dal libro col quale stava portando avanti un disperato ripasso dell'ultimo minuto. Libro che gli venne sottratto tre secondi dopo da Eleonore. "Caos basta." Affermò chiudendolo con un colpo 
secco. "Quello che sai sai... e non saranno cinque minuti prima dell'esame a cambiarne l'esito."
"Parli così solo perchè l'esame è quello di difesa contro le arti oscure!" Si lamentò lui facendole la linguaccia. "Appena sentiranno il tuo cognome ti inviteranno a prendere il the con loro anzichè esaminarti." La prese in giro, facendo scoppiare a ridere tutti.
"Io dico che con quello che abbiamo affrontato quest'anno... in difesa dovrebbero promuoverci a pieni voti."


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Virginia sollevò il cucchiaio all'altezza del viso per riflettersi velocemente. Ritendosi soddisfatta del risultato, si girò con aria di trepidante attesa verso il tavolo degli insegnanti.
Quella non era solo l'ultima cena di quell'anno scolastico. Era anche la sera in cui sarebbe stata consegnata la Coppa delle Case.
Si girò leggermente verso la sua destra, dove era seduto Caos, nervoso quasi quanto lei. In Italia non avevano un sistema come quello ed essendosi trasferito proprio l'ultimo anno non avrebbe più potuto prendere parte ad una cosa simile.
Virginia ci teneva parecchio quindi che quella cerimonia fosse indimenticabile per lui.
Con un sorriso che si allargava sempre di più, gli strinse la mano, vedendo il ragazzo sorriderle di rimando e sporgersi per baciarla.

Fabian osservò il bacio che si scambiarono i due compagni di casa per un attimo, prima di distogliere velocemente lo sguardo e spostarlo dal tavolo dei Corvonero - rivolgendo così un occhiolino ad Anstasia - a quello degli insegnanti.
Ormai aveva rinunciato a mangiare.
 
Tassorosso e Corvonero quell'anno, esattamente come era successo nel Torneo di Quidditch, avevano affrontato un testa a testa anche nei punti assegnati. E gli insegnanti sembravano divertirsi ad aumentare l'ansia degli studenti, visto che nessuna decorazione con i colori della casa vincitrice era presente.

Fu per quello che un silenzio quasi irreale calò su tutta la Sala Grande, quando la Preside si alzò in piedi. Tutte e quattro le tavolate si erano zittite di colpo.

"Immagino che a questo punto vogliate sapere i risultati della Coppa delle Case." Esordì la professoressa "Dunque eccovi accontentati. Al quarto posto Grifondoro con 330 punti." Un clap clap educato risuonò per la stanza, prima che il silenzio calasse di nuovo "Al terzo Serpeverde con 340." Lo stesso applauso si ripetè anche per la casata di Salazar, anche se più smorzato. Tutti ormai volevano sapere da chi sarebbe stato occupato il primo posto. "Al secondo posto... Corvonero con 390 punti. Pertanto sono felice di annunciare che la Coppa delle Case, quest'anno, se l'è aggiudicata Tassorosso con 400 punti!" Concluse battendo le mani e decorando tutta la Sala Grande con i colori dei Tassi.

La tavolata vincitrice esplose in urla di gioia e applausi. Che si tramutarono in ampie risate quando Caos, avendo capito di aver vinto, aveva sollevato per aria Virginia, iniziando ad urlare "ABBIAMO VINTOOOOO!!!!!" a squarciagola.


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Michelangelo chiuse con un colpo secco il baule e, dopo essersi accertato di non aver lasciato in giro nulla per la camera, si avviò verso l'uscita della Sala Comune.
Davanti al ritratto della Signora Grassa trovò ad aspettarlo Raphael, già pronto e con un'enorme valigia al suo fianco.
"Fammi capire Raph... sei venuto fin qua sù con la valigia per poi tornare giù?" Lo prese in giro con un leggero ghigno. "Non è fatica sprecata per i tuoi regali muscoli?"
"La valigia l'ho fatto levitare cretino!" Fu l'amorevole risposta. "E ti sono venuto a cercare perchè ci hai messo un secolo! Sarei venuto anche in Sala Comune... ma purtroppo la grassona non mi ha fatto passare!"
"Ehy!" Protestò la Signora Grassa. "Non sono grassa."
"Se protesti significa che hai la coda di paglia tesoro!" Le rispose a tono il Serpeverde.

Ma prima che la situazione potesse degenerare, Michelangelo lo afferrò per un braccio e lo trascinò via. "Andiamo!"

"Raph?"
"Uhm?"
"A te non mancherà questo posto durante l'estate?"
"Dopo che abbiamo rischiato di morire bruciati vivi per colpa di uno psicopatico? Ovviamente Mic, ovviamente."

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Vi dico che:

1) il prossimo capitolo sarà l'epilogo

2) avrei l'idea di fare una piccola raccolta di one shot ambientate qualche anno dopo che faranno vedere un po' come se la sono cavata i protagonisti.

L'idea vi aggrada? Però patti chiari e amicizia lunga: valgono le stesse regole
che ho messo per l'interattiva (vi dovete far sentire ogni 2 capitoli). E sappiate che potrei anche mettere più di una OS sullo stesso personaggio, quindi se smettete di recensire dopo aver ottenuto la prima quella dopo sarà sulla sua morte.

Pertanto...

3) chi vuol tirarsene fuori me lo dica senza problemi, per gli altri vorrei una breve idea - entro la fine di questa settimana - su come vedete il vostro OC tra qualche anno





* ED INFINE:
per chi non dovesse seguire la serie Grimm, le chiavi sono queste. Vengono tramandate nella famiglia di Nick da generazioni e la leggenda narra che siano 7. Se radunate tutte insieme, mostrano il luogo dove è nascosto un tesoro inestimabile nascosto secoli prima da alcuni cavalieri Templari (ordine nel quale erano presenti anche dei Grimm). Io qua ho dovuto un po' modificare per adattare il tutto alla mia storia.

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Alla prossima!



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Capitolo 44
*** 35 - Epilogo ***


36

Ed eccoci arrivati al tanto sospirato epilogo!

*partono le proteste*

Come non detto!

*Nene fugge via urlando "Buona letturaaaa!"*



- EPILOGO - 


Fine luglio, Ristorante babbano

"Credo che prima della fine dell'anno scolastico riuscirò a riottenere ogni cosa che mi spetta di diritto... appena succederà - dopo i MAGO - vi porto tutti a cena fuori per festeggiare!"
Micah Price (Cap. 23 - Daniel)



"Eccoli, stanno arrivando!"
Page staccò la mano dalla guancia di Micah - che aveva appena accarezzato dolcemente - e girò la testa nella direzione indicatale dal fidanzato.

Per quella sera avevano prenotato un'intera sala - con quello che il Corvonero era riuscito alla fine a strappare a suo nonno avrebbe potuto permettersi di comperare anche l'intero ristorante - e si erano seduti in un angolo del tavolo, in attesa che gli invitati facessero la loro comparsa.

Il primo ad entrare, mano nella mano con una sorridente Anastasia, fu Fabian.
Page non perse tempo, correndo subito ad abbracciare la sua ormai ex compagna di casa, che aveva scoperto da poco essere stata promossa a pieni voti ai MAGO. Uno dei motivi per cui era da giorni così raggiante.
Invece Micah, che nonostante il grosso cambiamento continuava a mantenere un atteggiamento leggermente distaccato, si limitò a stringere la mano al Tassorosso.
Fabian, per nulla sorpreso della cosa, scosse la testa divertito, prima di attirare il ragazzo in un abbraccio e poi fece subito dopo la stessa cosa con Page.
Micah stava sciogliendo l'abbraccio con il quale aveva accolto Anastasia, quando una voce ironica - e una mano - sulla sua spalla non lo fecero voltare.
"E a me niente abbracci?"
"Ma certo Brian!" Fu la risposta del ragazzo, che però si bloccò a metà del giro su se stesso, sgranando leggermente gli occhi. "E ehm... quello cosa sarebbe di preciso?" Domandò incerto, gettando un'occhiata confusa a ciò che il cantante teneva tra le mani.

"Ciao Carol!" Salutò contemporaneamente Page la bionda che stava al fianco del Corvonero, facendosi avanti per baciarle la guancia.
Le tre ragazze si rifugiarono subito in un agolo della stanza, pronte ad informarsi a vicenda sullo scorrere delle loro vite nell'ultimo periodo.

"Questo mio caro..." Iniziò a spiegare Brian con finto tono misterioso "sarà il segreto del successo di questa sera!" Davanti alla faccia sempre più perplessa dell'amico, scoppiò brevemente a ridere prima di chiedere "Hai detto che hai affittato l'intera sala del ristorante no?"
"L'ho fatto..." Fu la risposta perplessa.
"Allora non disturberemo nessuno. Questa è una chitarra elettrica e questo è un amplificatore portatile." Spiegò ancora, alzando contemporaneamente gli oggetti man mano che li nominava. "L'avevo detto che sarei stato felice di cantare di nuovo dopo gli esami. E stasera mi sembrava la serata adatta." Concluse con un sorriso. "Hai affittato anche i camerieri per caso? Così mi faccio aiutare a sistemare tutto!"
Fabian, che aveva seguito il discorso tra i due, davanti a quella domanda scoppiò inevitabilmente a ridere.
"Guarda che quello puoi farlo comunque!"

Come avessero fatto Micah Price e Brian Hunt - che erano il giorno e la notte - a diventare così tanto amici nell'arco di quell'anno rimaneva un qualcosa di inspiegabile. Ma Fabian, mentre osservava il chitarrista spiegare nel dettaglio gli usi e le funzioni dell'amplificatore portatile, pensò solo a quanto la cosa potesse rivelarsi divertente.

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"Non verrà."
Federica, nonostante le parole di Raphael, rimase a scrutare l'orizzonte fuori dal ristorante ancora per qualche minuto, prima di voltarsi verso il compagno di casa.
Lo sapeva anche lei che Francisco non sarebbe venuto, ma ci aveva comunque sperato fino all'ultimo.

Il Grifondoro non aveva mai risposto alle sue lettere e non si era ripresentato a scuola dopo la morte di Gabriela. Nessuno aveva più sue notizie da prima di Pasqua.

"Sua sorella è morta e lui non ha saputo affrontare la cosa." Mormorò la Serpeverde. "Se da un lato posso solo capirlo, dall'altro non ci riesco. Sono forse solo un'insensibile egoista?"
Ma il ragazzo scosse la testa. "No, ho un gemello anch'io e non so cosa potrei fare se lo perdessi, ho perso Gabriela anche io, ma non penso che tu sia un'egoista. Tutti noi abbiamo subito perdite pesantissime quest'anno e tu stessa hai rischiato la tua vita per salvarci, in quella maledetta stamberga. Ma dobbiamo imparare ad andare avanti, in qualche modo. E lui dovrebbe concentrarsi su quello che ancora ha, non su quello che non ha più."
Un lungo silenzio seguì alle parole del Serpeverde, finchè Federica non commentò "Ho provato ad andare a casa sua sai? Più e più volte. Non mi ha mai voluto vedere."
"Allora forse è il caso di lasciarlo andare e andare avanti."

Sì, forse era il caso di farlo sul serio pensò la ragazza voltando finalmente le spalle all'orizzonte e aprendo la porta del ristorante.

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"Sono sicura che arriverà!" Ripetè Virginia per l'ennesima volta a Caos, divertendosi quasi a vedere il fidanzato che continuava ad allungare il collo per cercare tra la folla la figura di Eleonore. "Tanto manca anche Daniel!"
"Sì, ma non è mai arrivata in ritardo in vita sua!" Sbuffò il Tassorosso alzandosi in punta di piedi per cercare di vedere meglio.
"Tesoro... avranno avuto da fare." Cercò di convincerlo con una nota di avvertimento nella voce, prima che il suddetto ragazzo esplodesse in un "OOH! ECCO!"
"L'hai trovata?" Chiese a quel punto roteando gli occhi.
"No, ma ho appena visto Lex e Chris!" Esclamò lui con voce allegra prima di prenderla per la vita e iniziare a trascinarla verso i due ragazzi, non lasciandole - di fatto - possibilità di scelta.

Beh, in fondo dove c'era una era facile che comparisse presto anche l'altra.

"Ehilà!" Li salutò nel frattempo Caos, lanciandosi letteralmente addosso a Caitriona.
"Caos, ho i tacchi! Non puoi buttarti su di me a peso morto!" Sbuffò la Serpeverde divertita.
"Ops, hai ragione, non ci avevo pensato! Sorry Madam!" Si scusò il ragazzo, mentre la fidanzata e Lex si lanciavano uno sguardo di reciproca comprensione, a metà tra l'esasperato e il divertito.
"Ci rinuncio." Borbottò anche a mezza voce Virginia, mentre Chris scoppiava a ridere.

"Sai? E' la stessa cosa che dice sempre anche Althea!" Risuonò una voce divertita alle loro spalle.
"Elly!" Esclamò Lex felice, facendosi avanti per abbracciarla. "Ciao Daniel!" Aggiunse salutando anche il ragazzo, che ricevette una pacca sulla spalla da Chris.

"Visto?" Commentò Caos con tono ovvio, puntando il dito nella direzione dei due fidanzati appena arrivati e spostando lo sguardo su Virginia "Trovi Lex e trovi anche Eleonore!"

"Come mai così in ritardo?" Stava intanto chiedendo la Serpeverde alla sua migliore amica "Mi è quasi venuto il dubbio che aveste cambiato idea!"
"Oggi pomeriggio ho fatto la zia a tempo pieno. E quando Daniel è venuto a prendermi dovevo ancora fare tutto! Neanche me ne rendo conto del tempo che passa quando sono con loro!" Spiegò Eleonore al settimo cielo "Ve le ho già fatte vedere le foto di Talisia e Brian?"
"Almeno un milione di volte, ma quei frugolotti li riguarderei all'infinito!"
"Qui mi sa che qualcuno si deve sbrigare a far diventare madre qualcun altro!" Fu il commento di Caos, prima di beccarsi una gomitata da Virginia.

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Milly osservò per qualche secondo la lunga tavola imbandita, dubbiosa.
Era carica di talmente tante pietanze e piatti che non era esattamente sicura di come riuscisse a non crollare sotto il suo stesso peso. Forse anche i babbani facevano ricorso a delle magie a volte, si ritrovò a pensare.

Da quel che la Grifondoro aveva capito da Micah, inizialmente la serata doveva essere una tradizionale cena al tavolo, ma l'arrivo di Brian e della sua chitarra aveva rivoluzionato tutto.
Così gli ultimi quindici minuti erano serviti per modificare completamente la disposizione della stanza e tutti i tavoli, con tanto di cibarie annesse, erano stati posizionati sul fondo, in modo tale da ricavare lo spazio che sarebbe servito come zona "di concerto" e pista da ballo.

"Secondo te come fa a stare su?" Chiese una voce alle sue spalle. Michelangelo.
"E' esattamente ciò che mi sto chiedendo anch'io." Rispose perplessa lei.
"E secondo te..." Continuò lui abbassando progressivamente la voce fino a farla diventare un sussurro "Se frego qualcosa da mettere sotto i denti prima del tempo mi notano?"
A quelle parole, Milly esplose in una risatina divertita. "Se ti sbrighi... io non ti ho visto."
Mic le strizzò l'occhio e poi, dopo essersi guardato attorno con circospezione, appellò alcune tartine. "Il tuo silenzio sarà premiato con una degna ricompensa." Sussurrò prima di passarle velocemente una tartina e dileguarsi in direzione della sua ragazza.
Sempre ridacchiando, la Grifondoro si accinse a fare la stessa cosa.

Da quanto aveva intuito, i suoi amici avevano tutta l'intenzione di ricreare la festa che si era tenuta nella Stanza delle Necessità a metà marzo. E lei aveva tutta l'intenzione di divertirsi.

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Agosto 2021, Ministero della Magia, Atrium

 

Celia, prima di salire sulla piattaforma che l'avrebbe sopraelevata rispetto alla folla, gettò un'occhiata attorno a sè.

Kingsley rispose al suo sguardo con un sorriso pacato, mentre suo fratello Erik le indirizzò un occhiolino. Ma non era lo sguardo di nessuno dei due che lei stava cercando.

Finalmente incrociò gli occhi di Nick e si permise di sorridere, sentendosi immediatamente più rilassata. 

Quando si erano incontrati per la prima volta nel periodo pasquale a casa Walsh, tra di loro era immediatamente scattata una profonda attrazione fisica, per entrambi inspiegabile. E che ognuno aveva cercato di arginare a suo modo. Il detective era ancora troppo immerso nel ricordo della ex fidanzata Juliette e lei era sposata con Brian, per quanto quel matrimonio esistesse solo sulla carta. E subito dopo suo marito era morto. Tempismo perfetto.

Ma poi era venuta fuori quella ipotesi azzardata sulle chiavi e la Foresta Nera. E ogni membro della famiglia aveva accampato una scusa diversa - e in certi casi anche poco credibile - per tirarsene fuori. Con il senno di poi, Celia lo aveva capito molto bene: avevano notato tutti l'attrazione che li legava. E avevano fatto in modo che la cosa avesse l'occasione per nascere. Aveva ricevuto tacitamente la benedizione di ognuno di loro.

Era successo ad Augsburg, in Baviera. Dove avevano trovato l'ultima chiave della mappa. 

Ancora a distanza di settimane, Celia non sapeva dire con precisione come fosse successo. L'aveva abbracciato, felice per aver finalmente tutti i pezzi del puzzle a disposizione. E quell'abbraccio non si era più sciolto.

Non sapeva neanche lei dove quella storia li avrebbe portati e non le interessava neanche saperlo. Per la prima volta in vita sua era davvero felice, libera di quel cappio che - solo adesso se ne rendeva pienamente conto - le aveva gravato sul collo sin dalla nascita. Poteva finalmente decidere autonomamente della propria vita. E aveva tutta l'intenzione di viverla pienamente.

"Celia, siamo pronti. Quando vuoi." La riscosse dai suoi pensieri la voce di Kingsley.

La donna annuì e salì sulla pedana, avvicinandosi al microfono. Poi, dopo essersi schiarita la gola e essersi assicurata di avere tutta l'attenzione dei giornalisti su di sè, iniziò a parlare. "Mi chiamo Celia Grimm. Probabilmente mi conoscerete non tanto per quello che ho fatto, ma per il mio cognome. Immagino vi stiate chiedendo per quale motivo siete stati convocati qui oggi, voi giornalisti provenienti da tutto il mondo. Il motivo è semplice: vi devo raccontare una storia. Una storia diversa rispetto a quelle che siete abituati ad ascoltare dalla nostra famiglia. Perchè ci riguarda tutti. Una delle domande più antiche e che è oggetto continuo di studi è: com'è nata la magia? Oggi vi forniremo finalmente una risposta. Unica e inequivocabile. Della quale abbiamo finalmente le prove. E questa verità sarà oggi rivelata al mondo."


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Ebbene sì, anche questa storia, come tutte le cose belle, è giunta al termine.

Credo che a questo punto fare dei ringraziamenti sia d'obbligo... peccato che non sappia da dove (o meglio da chi) partire.

Allora parto da quelli che mi hanno seguito dall'inizio, ovvero dalla prima versione di questa storia, che provai a pubblicare ma che non riuscii a portare a termine. Parlo di:
- Zoey
- Jennifer
- Hermione
- Skistorn

Poi passo a coloro che mi hanno seguito dall'inizio di QUESTA versione e che hanno avuto la pazienza di recensire e aiutarmi a costruire a storia dall'inizio alla fine:
- Alidifarfalla
- Inazumiana
- Cloveravenclaw
- Abbygrace

Dopodichè passo alle ultime arrivate (ma non per questo meno importanti)
- Coco
- Regina di cuori

Ho lasciato fuori due persone, perchè credo che a loro vada un ringraziamento speciale:

- Notaro Slash: insignito da me del titolo di "CAVALIERE DELLE RECENSIONI". All'inizio della storia, la prima volta che ho accettato Brian, ho pensato "ma chi è questo qua? o.o" Inutile dire che è la stessa domanda che mi pongo ora, anche se con tutti altri toni XD le tue recensioni sono diventate leggenda ormai e le chiaccherate che ci facciamo quasi quotidianamente mi trasmettono una grande allegria, quindi grazie.

-FuriaBianca
: ti ho conosciuta proprio grazie ad efp e sei diventata una mia carissima amica. Credo che in pochi sarebbero in grado di subire/sopportare i miei scleri in modo così stoico e alle ore più improbabili del giorno e della notte. Ringrazierò sempre il giorno in cui ho deciso di riaprire le iscrizioni e tu mi hai mandato Caos. Senza di lui, ma soprattutto senza di te, credo che la storia sarebbe andata in tutt'altro modo. Quindi grazie davvero per tutto.


E poi ringrazio le 16 persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le 27 che l'hanno messa tra le seguite e le 7 persone che, sempre grazie a questa storia, mi hanno inserita tra le loro scrittrici preferite.


Infine, per chi volesse continuare a seguire le mie pazzie, segnalo le altre mie "opere":

"Un erede per i Black" -->
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3468601&i=1

"Tendaggi e sorrisi di plastica" (è una OS che ho scritto in un momento di sclero, chissà che non ne faccia un seguito) --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3532419&i=1


Ci vediamo presto con le OS sui nostri bimbi!
Ciaoooo! ;)

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