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Recensione alla storia Circunderunt me fluctus mortis - 21/08/13, ore 22:40
Capitolo 1: Circunderunt me fluctus mortis
Durante tutta la lettura ho avuto in mete questa immagine di Erik:

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(Soprattutto quando suona le corde vocali di Raoul.)
No, donna mia, così non va perché davanti a questa meraviglia mi posso solo inchinare (:゚;Д:゚:) Sul serio, l'idea di utilizzare le budella di coristi stonati, pedofili e vincitori di X Factor per creare strumenti perfetti da cui sprigionare musica perfetta è a dir poco GENIALE (scritto tutto in maiuscolo perché noblesse oblige). E poi sai che amo le storie di geni psicopatici che fanno uso di riciclaggio organico (<--- termine politically e biologically correct approvato dagli ambientalisti per descrivere il riutilizzo di sostanze organiche di umana origine nel creare oggetti utili - non si spreca niente!). E poi, Erik che suona la Resurrezione di Lazzaro con le interiora del violinista svedese - Dio mio! - un autentico colpo di GENIO! (Di nuovo, noblesse oblige.)
Ma il colpo di scena finale.
I. DANNATISSIMI. FEELINGS.

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Io non credo che tu sia andata OOC. Per lo meno dal mio punto di vista, questo è uno dei tanti lati di Erik, il più oscuro, orrifico e, a mio parere, il più geniale perché dalla follia nasce il suo genio e viceversa. Mi ha ricordato molto il serial killer Ed Gei, il necrofilo serial killer che costruiva oggetti d'arredo con parti del corpo delle vittime e staccando la pelle dai cadaveri delle done esprimeva la sua oppressa transessualità - difatti voleva cambiare sesso (c'è sempre un serial killer che ha compiuto simili atti IRL per quanto impressionanti e inverosimili possano sembrare).
Sono davvero senza parole. È... è stupenda. Non merito che tu me la dedichi, è davvero troppo bella ;w;
Passo e chiudo perché altrimenti rovinerei l'atmosfera macabra e pervasa di humor nero e folle genio.
Ange <3
P.s.: con le musiche di Ennio Morricone rendono tutto più bello 8D
Recensione alla storia MONSTER: something about me... - 10/07/13, ore 01:19
Capitolo 1: MONSTER: something about me...
Ho solo ein piccolo appunto da fare: si scrive "in fondo", "infondo" è la prima persona del verbo "infondere".
Lasciando da parte la modalità grammarnazi, la storia in sé è schön, o turbogasmica, cinebrivido se preferisci. Il tema centrale, ovvero il sentirsi inadatti, fuori luogo, freak, mi è caro come l'emisfero destro e occupa gran parte della mia scatola toracica. La parte che ho preferito? Quella dell'infanzia, of course! (Freud imperat)
Intendiamoci, i bambini sono degli esseri cosí plasmabili, ogni cosa entra nella loro anima e - pluff! - sembra che sparisca per anni per poi ricomparire da adulti sotto forma di psicosi e perversione. Adoro discutere di traumi infantili di fronte a una tazza di ginseng la mattina. Ha il profumo dei manicomi.
Il rapporto con la madre è quanto di più struggente ci possa essere. Ricordo ancora la frase del libro di Leroux: "la mia povera madre, che mi fece dono, piangendo, della mia prima maschera!". Sí, amo l'infanzia di Erik.
(Nah, il libro di Susan non l'ho ancora letto. Dovrò ordinarlo, prima o poi.)
Arrivederci, tovarish!
Ange
Recensione alla storia No One Would Listen - 09/07/13, ore 23:21
Capitolo 37: 35. Monsieur, I bid you welcome
Oh, sì! Capitolo! Sì!
(sono l'ultima arrivata ma mi farò valere <_< )

Inizierò con un commento a caldo: quant'è bello essere figli unici. Per lo meno, è conveniente per certe cose. Jean-Louis sarà anche un bravo ragazzo, ma è troppo geloso e mi pare un blablabla (quando le onomatopee sono più esplicite di qualsiasi aggettivo).
Erik bravo ragazzo mi fa ancora un po' d'impressione, ammetto. Hai gestito magnificamente la sua evoluzione da assassino a... uhm, a condizione quasi normale di psiche umana. E il tutto senza psicofarmaci. Bravo, Erik, bravo!

Le antipatie tra Jean ed Erik promettono momenti ricchi di lolleggiamento 8D forse mi sbaglio, ma quando parlo dell'uno e quando parli dell'altro sembra che lo stile cambi... a tratti è più ottocentesco e a tratti più moderno (seppure la cosa sia lieve. Dico, stonerebbe troppo utilizzare un linguaggio Bukowskiano o Palahnukiano o Burgessiano o quel che vuoi). Ma forse è una mia impressione dettata dalla mente stanca che vede cose che voi altri umani eccetera eccetera.

La mia parte preferita: l'agguato. Come spiegare in poche parole la fantastica reazione di Jean tipica di qualsiasi ragazzo dell'epoca moderna poco abituato alle incursioni e a difendersi da simili malintenzionati? È qui che si vede quanto si trovi in un ambiente a lui sconosciuto, a tratti spaventoso e oscuro dove la luce elettrica (correggimi se sbaglio) ancora non era stata resa pubblica e le strade erano buie e puzzolenti.
Plic.
Buh.
AAAAH.

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Duca de Blanchard, sto iniziando ad adorarlo. Sai, parla della testardaggine del figlio ma lui non è da meno. Teste di legno entrambi. AH, che lotta, che lotta! Amo questo tipo di confronto padre/figlio (a tal proposito c'era un magnifico poema - sfortunatamente incompleto - sassone del XII secolo o giù di lì. Maledizione, non ricordo il titolo ma è robaccia di filologia germanica >:U ).
Secondo me Banchard è uno dei personaggi che i è venuto meglio. Forse è presto dirlo, ma il fatto che all'inizio sembrasse un vecchietto ingenuo e ora si scopre essere capace di rapire una giuovin donzella pur di raggiungere i suoi scopi... beh, adoro i geni del male. Sembra quasi di vedere un Erik anziano dopo un intenso intervento di chirurgia plastico-facciale.
A proposito, noto ora la somiglianza alle fiabe con donzella rapita e aitante cavaliere che corre a salvarla! Uhuh! //le shot

"Avete avuto la vostra occasione e non ne avete fatto buon uso, razza di idiota!"
Erik ha ragione.

Ora torno a occuparmi di dettagli costruttivi e quotature varie *ritorna allo stato larvale*

Au revoir!
Sai chi sono.
(Recensione modificata il 09/07/2013 - 11:51 pm)
Recensione alla storia No One Would Listen - 06/03/13, ore 23:57
Capitolo 36: 34. Oui, c'est toi, je t'aime
Avrei voluto scrivere l'ultima (per ora) recensione domani ma è meglio farlo ora che i sentimenti sono belli freschi e le parole, anche se ingarbugliate dal sonno, sincere. E poi i sentimenti marciscono talmente in fretta e sono in edizione limitata.
I precedenti capitoli appaiono ora come una specie di rampa di lancio dell'amore tra questi due e l'ultimo capitolo per ora postato ne rappresenta l'apice. In un certo senso, l'andamento della storia mi ricorda le montane russe: si sale (primo incontro e primo innamoramento), si scende fino a sfiorare terra (follia di Erik, depressione di Giulia), si risale fino a sfiorare le stelle (scoperta della vera identità di Giulia e apice dell'amore con il fantasma). Conoscendo le montagne russe (il loro inventore doveva essere un gran bastardo), dopo la salita più grande c'è l "discesa kamikaze", ovvero un volo in picchiata verso il basso col cuore che ti finisce in gola e i polmoni che escono fuori mentre le budella si scompigliano e formano intrecci inverosimili dentro il sacco di carne chiamato comunemente corpo, non so se ho reso l'idea. Seguendo questa logica, a me questo capitolo ultimo denso di amore e positivismo e ottimismo più che pace e felicità mi ha dato angoscia, di quelle angosce "positive" alla Ungaretti (per lo meno, a me Ungaretti mette angoscia, per quanto ami "Veglia" e altre poesie sue).
La scena che ha destato le mie emozioni più nitide è stata la scena in cui Giulia incappa in un pezzo di vetro che si inficca nel piede e poi Erik che lo estrae. Forse non ha molto senso, però mi ha ricordato una descrizione di un altro libro: in suddetto libro (biografia dell'autore ergo tutto vero ergo emozioni vere ergo fa ancora più male pensarci) il protagonista/autore della biografia si becca una pallottola nel piede e lo operano senza anestesia. Quel libro era particolarmente crudo, eppure fra tutte le scene crude (subito dopo quella in cui l'autore vede un uomo con il cranio spaccato e una vena pulsante per cui ancora vivo) quella mi ha sconvolto per il modo in cui ne parlava, così tremendamente vivo. Ecco, la scena di Giulia mi ha ricordato tutto questo, e nonostante tu ci abbia risparmiato descrizioni eccessivamente dettagliate, io ho rabbrividito. Dannati piedi, loro e tutti nervi che stanno sulla pianta.
Passando ad altro (forse sono l'unica che si perde per una scena del genere, guh), la scena di pathos di >Erik che si dedica esclusivamente al suo Don Juan? AH! IL DRAMMA! Il continuo riferimento a parti del libro in quella scena non ha fatto altro che farmela amare. E poi il persiano va a salvarlo. Poco più molto meno come nella oneshot che hai scritto per me, d'aww! Ora Erik si ritroverà costretto a trattare meglio il suo schiavo, se ha un minimo di senso di riconoscenza. Cosa non del tutto ovvia, a ben pensarci.
Poi, piccolo pensiero a parte: leggendo gli scritti di Garnier che descrive la propria creazione sono giunta alla conclusione che l'Opera Garnier sia un'ode al narcisismo dell'architetto - superata forse dalle opere di Zaha Hadid. E cosa meglio può presentare Erik se non un'architettura così narcisista e ampollosa, lui, orgoglioso com'è? (...e Garnier mi sta antipatico, ma queste sono altre considerazioni. Ah, BAUHAUS FOREVVAH. E anche Peter Eisenman forevvah.)
Chiusa questa piccola parentesi:

"Con una rivoltella in una mano e un cappio nell'altra – entrambi sapientemente celati allo sguardo preoccupato della giovane – Erik si diresse fuori dalla stanza, andando incontro all'intruso."

Oh, zì, il nostro fantasma biricchino e maniaco omicida torna ai suoi antichi divertimenti <3
Crollo sulla tastiera per la fame, ti lascio questa recensione così com'è, miserevolmente più corta delle altre, con la speranza di poter fare una recensione più lunga al prossimo capitolo il più presto possibile.
Sai chi sono.
Recensione alla storia No One Would Listen - 25/02/13, ore 23:58
Capitolo 30: 28. Dove accadono diverse cose contemporaneamente
Finisco la mia giornata lavorativa recensendo questa storia che si fa mano mano più interessante, e soprattutto rilassandomi dopo aver assistito a cose che voi umani non potete neanche immaginare.
Dunque, partiamo subito senza preliminari dalle scene che più mi hanno colpito, riportate non necessariamente nell'ordine cronologico degli avvenimenti ma alla membrum canis, ovvero dalla più sconvolgente:

-l'incontro tra Erik e il padre. Oh, magari qualcuno obietterà, a ragione, che c'erano scene migliori a livello descrittivo/sentimentale, ma vuoi per esperienze personali, vuoi per una latente sindrome di Elettra, le relazioni padri (notare: PADRI, non madri) e figli mi hanno sempre suscitato un piacevole disagio mentale e sconvolgimento emotivo largamente maggiore di qualsiasi scena d'affetto fra due innamorati (anzi, diciamocelo chiaramente, nelle giornate no le scene romantiche mi danno lo stesso effetto dell'acqua sul batterio cocco - ovvero nullo). Insomma, forse non è quella dove tu ci hai messo più cuore nello scriverla, ma è quella dove il MIO cuore ha perso più colpi leggendola; mentirei se dicessi di non aver pensato alla scena di Luke e Darth Vader (quando il vecchio aristocratico dice "Io sono tuo padre" ho lanciato un LOOOL epico), e confesso che più le scene sono drammatiche più il mio umorismo da borgata trova terreno fertile, ma nonostante questo il mio animo ha trovato spazio anche per il pathos (insomma, o sono bipolare oppure il mio cuore è bifamiliare con tanto di terrazza). Per cui aspetto che questa relazione padre/figlio così complessa trovi spazio anche nei prossimi capitoli. Ah, per curiosità, ti sei in parte ispirata alla miniserie del 1990?

-l'entrata in scena del fratello di Giulia. Okay, qua niente pathos per me, ma molto umorismo. La sua entrata in scena è stata, a suo modo, comica, direi (perfino nella sua iniziale disperazione per la scomparsa della sorella ho sogghignato; dico, questo si deprime e la sorella intanto si diverte. E' comico, no? No? ...no, eh?). Buffo a dirsi, ma non avrei mai detto che sarebbe passato pure lui attraverso lo specchio (che a questo punto deve essere una sottospecie di Stargate senza gli alieni... e ho detto 'Attraverso lo specchio'? Oh, Carrol, esci dalla mia testa, ORA). Avrei quasi giurato che sarebbe passato per vie alterne. Tanto tra catacombe medievali, metropolitana, bunker del '40 e rifugi antiaerei Parigi poggia su una fetta di gruviera (in effetti mi chiedo secondo quale sistema meccanico strutturale quella città non crolli su se stessa *scervell scervell*). Però il ragazzo già si orienta bene. Anche lui ha fatto come Hitler e si è studiato le piante dell'edificio a memoria perché era la sua architettura preferita di Parigi? (sì, l'Opera Garnier era l'edificio preferito di Adolfo, sì, si era studiato piante e sezioni e prospetti a memoria). Bellissima la scena in cui si scontra con Erik e rischia di essere infilzato come un salsicciotto bavarese durante l'Oktoberfest (ignora la teutonica similitudine, ma è la migliore che mi viene in mente al momento per rendere l'idea).
...
Azz, mi sono dimenticata il resto del discorso. Passiamo al prossimo punto.

-la relazione tra Erik e Giulia. Teoricamente dovrebbe essere il centro della storia, ma come ho già accennato e come avrai intuito io e il romanticismo siamo, come dire, come von Moltke e i felici unicorni rosa: agli antipodi (se hai presente la faccia di von Moltke capirai). Ogni volta che provo inserire nel sistema dati del mio cervello suddetto virus che porta il nome di romanticismo, il sistema protettivo dei miei neuroni si attiva e dà errore 404 Not Found. Nonostante questo, ho provato a eludere il firewall del mio sistema operativo e sono riuscita, per amore del fantasma, ad apprezzare le scene di affetto tra i due. Mi spiace con tutto il cuore di non essere riuscita per i problemi sopra citati ad apprezzare le scene quanto avrebbero meritato, perché sono le scene in cui, si vede lontano un miglio, ci hai messo più cuore. E quelle scene meritano, meritano davvero, sbrodolano emozione da tutte le parti ("sbrodolano", che brutto termine... blah, concedimelo e sostituiscilo con uno dal suono più gradevole). Tuttavia se sono riuscita ad apprezzarle almeno in parte è stato anche grazie alla tua bravura di ricreare il personaggio del fantasma, che mai rinuncia troppo al suo lato più - passami il gioco di parole - fantomatico e perverso (uno che tratta in modo simile una signorinella è un po' perverso, ed è anche carico di tensione sessuale, ma di questo ne avevamo già parlato su deviantArt dove per fortuna sono in pochi a parlare italiano e a capire ciò che dico). Un WHATTHEFUCK se l'è meritata questa frase:

"Troppo gli era stato negato un simile contatto con una donna, per quanto non se ne fosse mai completamente privato – di donne che regalavano una notte di piaceri in cambio di qualche soldo ve n’erano parecchie, infatti"

anche se, pensandoci e ragionandoci, è più che logico che Erik sia andato ogni tanto a puttane (e per fortuna, visto che è da Freud che è provato che l'astinenza provoca nevrosi - e già Erik è nevrotico di suo, figuriamoci in astinenza). Tuttavia il WHATTHEFUCK è dovuto al fatto che ho ancora l'idea forse romantica dell'Erik Lerouxiano che un corpo femminile manco sa abbozzarlo. Però prendendo in considerazione l'Erik di Gerard Butler, sì, è perfettamente IC. Anzi, forse sarebbe stato assurdo che non si fosse concesso simili piaceri. Un complimento in questo caso va al coraggio di 'aver osato', mantenendoti IC pur inserendo un elemento non esattamente coerente col personaggio ma realistico (non so se tu mi hai capito ma io mi sono capita e questo è già un inizio).
Poooi...
*pondera pondera pondera*
Ah, sì! La scena sul tetto dell'Opera! Ah quella è bella. In tutto ciò c'è il RISCATTO per l'eccellenza: lì, nel luogo dove per la prima volta Christine l'aveva tradito promettendo pace, amore e meno tasse a Raoul, ecco, esattamente lì lui fa le stesse promesse a Giulia. Tiè! Questo è il Karma, per tutti i veli di Visnù! (a furia di parlare di karma e chakra mi prenderai per una buddhista, ma il fatto è che frequento gente che mi parla in continuazione di queste cose perché vuole convincermi ad andare a meditazione - ma io a meditare NON ci vado e mi tengo i chakra scombinati e i flussi di energia negativa)
Tornando alle cose serie, sì, è stata la scena perfetta e forse la chiave di volta del tutto. Sarebbe una scena meravigliosa vista su grande schermo.

Parliamo ora dei coniugi De Chagny. Hanno figliato (Gustave, e che sei, il figlio di Erik come nel trash-musical LND il cui nome già puzza di malware? Ti prego dimmi di sì, piccolo bastardino, che così sconvolgi le vite di mezza Parigi 8D ), si son trasferiti, e il loro ritorno in patria è puntale quanto il timer di una bomba ad orologeria piazzata da uno svizzero in una banca tedesca in bancarotta. E anche altrettanto voluti. Ammetto a malincuore che Raoul mi fa pena - mi ha fatto sempre pena, lo vedo più come vittima dei fatti - a essere trascinato contro la sua volontà nella tana del suo peggior nemico che se lo trova lo riduce a spezzatino. Molto interessante è il modo con cui Raoul odia l'Opera allo stesso modo con cui egli odia Erik: è lo stesso sentimento che si riscontra nel libro, dove l'Opera è Erik, Erik è l'Opera, e Raoul si sente minacciato dall'Opera perché sente che essa altro non è che parte di Erik. QUesta è forse una delle cose che più mi sono piaciute nel romanzo, e ogni volta che un fanfiction riprende questo tema vado in estasi. Grazie, davvero, per aver inserito questo rapporto Erik/Opera, che anche se si riscontra spesso nel ftto che Erik ne sia il direttore, è reso maggiormente palpabile e messo più in evidenzia dall'astio che Raoul prova nei confronti dell'edificio tanto amato da Hitler Erik.

Ora vado a crollare da qualche parte. Perdonami se alcune frasi sono confuse, ogni tanto tendo ad essere astratta.
Rinnovo i complimenti e buona notte!
Sai chi sono.