Recensioni di Ghostro

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Recensione alla storia Nel mio cielo non c'è nessun dio - 29/12/23, ore 13:08
Capitolo 10: Capitolo 10
Valutazione non ufficiale del Contest "D&D Mania - Vol. 2"

Grammatica e stile:
Sia dal punto di vista dello stile che della grammatica non ho molto da dire. La storia è coinvolgente, è scritta bene. Si mantiene sullo stesso livello qualitativo per quasi tutta la sua durata. Giusto nel finale si vede che hai avuto un po’ di fretta e hai dovuto chiudere le trame aperte come potevi. Forse hai dovuto tagliare ben più di un paio di capitoli, visto il lavoro eccezionale e corposo che hai messo in piedi. 
Menzione d’onore, lasciando da parte le descrizioni - che ho trovato decisamente evocative - e il perfetto stacco tra le varie scene, va fatta per i dialoghi. Vero fiore all’occhiello di questa storia. Variegati, realistici, mai pesanti. Perfettamente pennellati sull’emozione, il rapporto e lo status di ciascuno dei vari interpreti. Una gestione così sontuosa la trovi solo nei libri di livello, e qui parliamo di livello professionistico. Davanti a questo devo togliermi il cappello. 

Trama:
Anche su questo punto, sono molti gli elogi da fare. Hai sviluppato una trama in modo naturale e ragionato, tenendo conto della lore dei personaggi selezionati e del mondo, aggiungendo ed elaborando informazioni proprio come speravo. I punti grigi erano lasciati volutamente affinché i partecipanti di questo contest li riempissero e tu hai saputo giocarci perfettamente; la trovata che i Demoni fossero stati solo esiliati durante il tempo dei dragonidi, è solo uno dei tanti esempi ed è stata una graditissima sorpresa. 
E l’hai fatto nel modo più difficile: creando una storia ramificata, con una spruzzata di politica e decine di personaggi ed eventi da tenere in considerazione. Alcune cose magari meritavano un approfondimento maggiore (io che ho aiutato a creare la lore so esattamente cos’è un Arcidemone, ma la Cerchia Interna cos’è?), ma nel complesso non si può non premiare tutto il lavoro che è stato fatto. Per di più se si pensa al titolo che hai scelto: quale che sia la divinità, bene materiale, spirito o quant’altro in cui vuoi credere, in ogni religione si è vista una netta contrapposizione tra interessi e dogma. Gli Zeloti sono i più corrotti, ma la Chiesa di Shuva non è così pulita come sembra. Il culto che si stava costruendo intorno alla Pazza si è spento proprio all’apice, quando la loro “profeta” aveva mostrato davanti agli occhi del mondo che aveva ragione; a dimostrazione che intorno ad essa si era riunita solo una cerchia di esaltati, attratti dal fermento e dal potere. La fede può essere corrotta, la ricchezza perduta, ma la realtà non può esserlo. 
Può essere chiamato intervento divino, destino, fortuna, ma la verità è che il mondo è salvo perché a scapito di tutto si sono trovati nel posto giusto, con i ruoli giusti da giocare, e con la giusta dose di volontà ferrea per risolvere la situazione. Non è stata una divinità a dare loro questi poteri, ma la forza interiore che hanno mostrato di possedere. 
Dove la fede vacilla, è la volontà dell’uomo che sale in cattedra. 

IC:
Tralasciando Till, direi che i personaggi di Jonah e Dandaelyon sono piuttosto fedeli. Sia il primo che il secondo non lo sono completamente, ma il rispettivo carattere e le loro azioni mi sono sembrate del tutto coerenti con le informazioni che sono state fornite; e sono convinto che la mancanza di tempo abbia influito negativamente soprattutto sull’ex Tumulatore, perché un confronto molto importante nella sua storyline ho l’impressione che sia stato tagliato. 
Prima di tutto, Jonah. È timido, quando potrebbe essere uno dei migliori. Un lupo in mezzo alle pecore, che crescendo tra loro ha imparato a comportarsi come tale. Penso che questo pensiero, proprio di Dandaelyon, riassuma tutto perfettamente. Timido, impacciato, costantemente alle prese con la malasorte e chi lo circonda ne è perfettamente consapevole; non a caso, il soprannome Crisantemo. È stato preso sotto l’ala protettiva del Prelato, ma la presenza del Demone Maggiore continua a ostacolarlo. L’unica cosa che manca è quel distacco che dovrebbe mettere tra sé e gli altri, perché conscio della sua sfortuna non vuole nuocere a nessuno, ma qui non mi sento di considerarlo un difetto. Il personaggio è costruito in modo chiaro e questo aspetto risalta anche se non viene espressamente menzionato. 
Lo Zelota, d’altro canto, manca di quella rabbia “fredda”, che non ha materialmente avuto il tempo di dimostrare. Io sono fermamente convinto che verso l’epilogo ci sarebbe dovuto essere un confronto con il Vescovo Supremo e che questo, purtroppo, sia stato tagliato per problemi di tempistiche. Sarebbe stato il momento perfetto dove far esplodere tutto il malessere che lo attanagliava, per un passato che gli apparteneva e che in quell’occasione poteva saltar fuori. Dimostrando che anche lui poteva chiudere i conti col passato in modo più “attivo”. Da questo punto di vista, la scelta sul finale mi appare sensata. Vuole cambiare gli Zeloti, ma non avendo ancora chiuso i conti con il passato i tempi non sono ancora maturi. 
A differenza di Jonah, però, questo è un aspetto caratterizzante di cui si avvertono la mancanza e infatti, dei tre, si ha la sensazione che Dandaelyon sia il meno sviluppato. Relegandosi, sul finale, a mero strumento coercitivo per tenere buono Till. 

Gradimento personale:
Raramente lascio il voto massimo in questa sezione, ma la tua storia mi è piaciuta parecchio. Ti intrattiene, ti tiene incollato allo schermo dall’inizio alla fine ed è molto evocativa. Solo la parte degli agenti dell’Opus, devo essere sincero, è un corpo un po’ estraneo al resto. Senza un ruolo veramente attivo. Se ci pensiamo bene, a parte Jonah indirettamente, nessun personaggio è davvero risolutivo della situazione. I veri eroi sono clamorosamente la Pazza e il Prelato che ha istruito Jonah; e anche questo, sinceramente, è un aspetto che mi è piaciuto non poco. 
Ogni personaggio risalta degnamente tra i vari capitoli ed è perfettamente integrato nel mondo che li circonda. Alcuni hanno poco spazio, altri di più, ma nessuno è inserito solo per fare numero. Che sia piccolo o grande, il suo apporto aggiunge sempre qualcosa al mondo dove si svolge la trama e aggiunge qualche piccolo tassello senza ricorrere a infodumb. La chiacchierata tra il Vicario Penitente e il suo Bruciato ne è un esempio: oltre a mostrarci che c’è tra loro la stesa complicità di alti ufficiali militari che ricordano vecchie battaglie, combattute all’apice della loro prestanza fisica, spiegano cosa succede ai demoni più forti quando tirano le cuoia. 
Proprio la piaga dei demoni si respira in ogni momento. Sono un pericolo concreto, quasi quotidiano. Globale. E nella difficoltà la gente non può che aggrapparsi alla religione più che mai; come inoltre evidenziano, clamorosamente, proprio i più alti esponenti della Chiesa di Shuva. Un male in cui tutti vedono qualcosa di personale: un’opportunità, carne da macellare per denaro, uno strumento per tenere uniti i popoli e accrescere il proprio status. Le divinità rappresentano solo un contorno, una scusa, a cui gruppi di uomini e donne con uno scopo possano aggrapparsi per giustificare e fomentare le proprie azioni. 
È un mondo crudo che si nasconde dietro delle maschere dalle bocche acuminate. Se ci pensiamo bene, ogni fazione non è così dissimile dalle mostruosità demoniache che cercano di nutrirsi dalla carne degli esseri umani. Sempre pronta a divorarne un’altra per diventare più potente e affermarsi, in una guerra che non avrà mai fine. E in tutto questo, Till è l’unico che ha l’occhio più lungo di tutti: fa quello che fa senza giustificarsi. Dopotutto, è solo un enorme gioco per la sopravvivenza. 
E adesso ha due compagni di viaggio con cui instaurare una bromance. Nel caso volesse. 
Tre menzioni d’onore: 
Il fatto che ogni volta che si combatte un demone fa sempre caldo (un dettaglio nascosto della macro-lore che mi è piaciuto); 
Il dialogo tra i mercenari e il Prelato della Spedizione Punitiva della Chiesa è qualcosa di esilarante xD; 
Il “Duca” che se la “tela” appena arraffa tutti i manufatti draconici, lasciando i Tumulatori nella m***a fino al collo è così IC che ero tentato di aggiungere un altro punto in quella sezione.


Ehilà. Intanto ti faccio i miei migliori auguri di buon anno!
Volevo aspettare il responso di Spoocky, ma credo che non sia più entrata nel forum da un po' e non aveva senso tergiversare oltre.
Per ora ti lascio qui la recensione. Nel caso la sposterò all'ultimo capitolo quando avrai finito di pubblicare.
Confermo tutto quello che ho scritto e rinnovo i miei più sinceri complimenti. Questa storia vale davvero la pena e sono davvero onorato, come dovrebbero esserlo tutti i partecipanti, che da questo lavoro di lore condivisa sia nato un lavoro così interessante.
Alla prossima.
Ghostro 
Recensione alla storia I quattro regni - 02/08/23, ore 13:58
Capitolo 1: La Dea Rinata
Rieccomi qui.
Allora, direi che questo capitolo ha subito una lievissima revisione per quanto concerne la trama. Ovviamente la memoria della vsrsione precedente non è più fresca, ma mi pare, correggimi se sbaglio, che ci sia stato qualche cenno maggiore alla sorella di Astelera. Anche il dettaglio che gli altri popoli venissero dal mare, mi pare che sia stato aggiunto; anche se in questo caso, non ci metto la mano sul fuoco perché non ne sono sicurissimo. Comunque, è senz'altro più agevole capire perché gli elfi ci tengano tanto a conquistare (riconquistare) le loro agognate, e massacrate, terre. 
Anche la scena del taglio dei rifornimenti, e dei demoni che riescono a combattere finché il sovrannumero di elfi non alza la malia a livelli intollerabili, mi pare sia stata aggiunta; se non altro approfondita.
C'è più cura per i piccoli dettagli e più "umanità" in Astelera. Alla fine, entrambi gli schieramenti risaltano come né buoni né davvero cattivi. Gli elfi rivogliono le loro terre e sono disposti a bandire gli invasori, non a macellarli e basta; quella diventa una conseguenza della loro strenue resistenza. La colazione di uomini, demoni e nani, di contro, è chiamata a difendersi ma non è completamente senza peccato. È stata la loro sete di guerra e potere a smuovere gli animi fino al punto di rottura. La reincarnazione della Dea può essere un evento casuale, ma non è un caso che gli elfi abbiano subito messo in moto i preparativi per darle un esercito.
Astelera rappresenta la vendetta promessa a un popolo che l'attendeva da tempo. La scena della presa della roccaforte dei nani mostra che lei non è solamente questo. Versare il sangue dei nemici, però, è anche il suo dovere e a mali estremi non può fare altrimenti.
Alla prossima
Ghostro
Recensione alla storia Una lunga caduta nell’oscurità - 01/08/23, ore 10:04
Capitolo 1: Una lunga caduta nell’oscurità
Buondì.
Ora che ho completato la storia per questo contest, e che sono in ferie, posso finalmente chiudere le questioni lasciate aperte e passare a curiosare. 
È interessante vedere che, finora, l'approccio di tutti quelli che hanno consegnato è stato sempre diverso. Tu nello specifico ti sei concentrato molto sull'evento traumatico in sé, facendolo diventare parte di una trama più grande. E, siccome questo contest chiedeva di concentrarsi sul trauma, condivido in pieno la scelta di tagliare la trama dopo aver chiuso tutti i punti. Il finale è allo stesso tempo aperto e autoconclusivo. Potrebbe essere parte di una storia più grande, forse un prologo, ma a conti fatti ciò che importava erano le sensazioni di Nasly, come stava vivendo lo sconforto e cosa l'aveva segnato così profondamente da spezzarlo emotivamente.
Molto azzeccata la scelta di far raccontare a Nasly la sua storia dividendola in varie sezioni. Non solo è una scelta che non ha appesantito la trama, ma ha aiutato anche me lettore a entrare pian piano in sintonia con il personaggio, mentre apprendevo la sua storia. Il fatto, poi, che ha deciso di spargere qua e là indizi sul possibile, futuro tradimento di Num non l'ho trovato semplicemente un espediente di trama: è stato anche un modo sottile per mantenermi sul "chi vive" e immedesimarmi con il protagonista. Che era grato dell'aiuto e della compagnia di Num, ma anche aperto al sospetto come doveva essere; soprattuto dopo l'esperienza che ha avuto con Ethiar.
Vediamo Nasly vivere il suo trauma in tutte le fasi. Un fardello aggravato dal senso di colpa per aver tradito la moglie, dall'impotenza che dever aver provato nel prevedere il pericolo e non avere fatto il possibile per evitare che accadesse. Fattori che lo hanno spinto al suicidio e poi, scoprendo che neanche quell'estremo tentativo aveva funzionato, a rompersi definitivamente. A vagare febbricitando, immagino per mesi, finché stremato non è stato soccorso e trascinato "nella tana del lupo".
Questa storia in sintesi trovo sia un'ottima miscela tra narrativa e fedeltà alle condizioni del contest. Inoltre credo sia un ottimo passo soprattutto per il te scrittore. Nasly è un protagonista ben diverso dal tuo solito. Un po' come Fearus (sì, ho finito di leggere il nuovo primo capitolo dei Quattro Regni), ma in questo caso la differenza è molto più marcata. È fallace, commette errori. Non ha sempre pronta la soluzione e questo rende più facile entrare in sintonia con la sua storia. 
Soprattutto in questo tipo di storia.
Mi è piaciuta molto. Questa entra di diritto nel podio delle tue migliori.
Alla prossima
Ghostro (in ferie)
Recensione alla storia Ghiaccio e sangue - 17/04/23, ore 20:28
Capitolo 6: Capitolo VI
Prima Classificata: Dark Sider – Ghiaccio e Sangue

Grammatica e stile:
A livello grammaticale la tua storia è ineccepibile. Non solo hai dimostrato tutta la tua competenza nella gestione e nella costruzione delle frasi impostando la narrazione al passato, ma anche al presente. Soprattutto all’inizio, con la scelta che reputo eccellente di accendere l’attenzione del lettore con un flashforward che mostra i protagonisti inermi in mezzo al mare e al gelo, sferzati dal malumore e dal freddo. I refusi si contano sulle dita di una mano (due) e se anche ne avessi mancato qualcuno, tra una rilettura e l’altra, il loro numero è così esiguo da essere assolutamente trascurabile ai fini di questa valutazione.
C’è solo un’insidia che voglio sottolinearti:
“In pochi istanti, la posizione della principessa era stata diramata tra gli eserciti, e quello era stato il momento in cui i generali avevano deciso che la loro alleanza fosse terminata (era terminata).”
Questo è il caso in cui una frase dev’essere costruita in termini di certezza, non di possibilità. Il fatto che l’alleanza termina con la scoperta della posizione di Emeryl è una certezza: loro l’hanno deciso. Un caso limite che può trarre in inganno, e ce ne sarebbe un altro che però non ho citato perché alla fine l’ho giudicato coretto. Nulla di tutto ciò, comunque, ha inficiato il voto finale, visto che parliamo di una situazione isolata e il resto del racconto non presenta imprecisioni.
A livello di stile, devo ammettere che sono rimasto combattuto. La narrazione è altalenante, ma attenzione: questo termine non viene usato per esprimere criticità. Si comincia al presente nelle prime fasi – una scrittura molto evocativa, molto ricercata nei termini, introspettiva, crea subito un certo coinvolgimento nel lettore -, poi si torna indietro nel tempo e non mi riferisco soltanto ai mesi. Il racconto muta, si plasma a seconda del bisogno che ha questa storia di esprimere sé stessa. Accelera andando indietro (inteso come tempo verbale), poi si stabilizza, va avanti. Dall’introspezione si passa a una narrazione votata a collegare i puntini, che fa un sunto sull’evoluzione dei personaggi e dei loro rapporti, che getta le basi della trama e mette in moto eventi che succedendosi si diramano verso quel futuro (che torna ad essere il presente), e si chiude con un focus ancora più marcato sui pensieri finali di Kevst.
È uno schema molto particolare. Non so se sia un esperimento o una nuova fase del tuo io scrittore. Quello che posso dire con certezza è che l’inizio è stato magistrale. Davvero molto coinvolgente e mi ha tenuto sul pezzo. Una narrazione ricca di pathos e di dettaglio, diretta.
Tutto ciò, tuttavia, non fa che ampliare la forbice di differenza che si sente tra le varie fasi della storia. Su come esse abbiano un differente risalto. Perché, come ho detto, questo racconto è camaleontico. Si adatta al momento. Cerca, nei limiti che ho imposto, di dare non solo un ordine a tutto ciò che accade, ma di farlo con una certa coerenza. Ecco, credo proprio che questo stile si possa definire coerente. Mira a definire e raccogliere tutto ciò che è importante, lo comprime, e lo fa ruotando intorno a quell’unico personaggio di cui abbiamo il punto di vista. Lo racconta, lo rende un protagonista, quasi un antagonista, un servo, un amante… un martire. Sposta la concentrazione su di lui, ne esalta i pregi e i difetti, lo rende il centro di tutto. E chiude la storia insieme a lui: con uno strappo netto.
L’idea certamente è giusta per dare una certa continuità e naturalezza agli eventi (difatti si ha l’impressione che i rapporti si evolvano con il giusto decorso del tempo), ma al tempo stesso sembra quasi spaccare la storia in tante sezioni troppo diverse tra loro.
Per chiudere la disamina sullo stile, sono consapevole dei limiti stringenti che ho imposto e davvero entusiasta di come tutti vi siete ingegnati per fronteggiare il problema. Capisco benissimo che non tutto poteva essere trattato con la giusta dose di dettaglio, anzi ritengo che deve essere assolutamente premiato il tentativo provare qualcosa di diverso. L’unico neo che ho trovato (e si rapporta a quello che dirò nell’ultima sezione) riguarda la costruzione dei periodi. Grammaticalmente perfetta, ma a volte sono davvero lunghi e in netto contrasto con gli altri, in cui la narrazione è visivamente più dinamica e coinvolgente.

IC:
Emeryl è senza dubbio il cuore pulsante di questa storia. A differenza di Kevset, che rappresenta i nostri occhi all’interno di questo universo, lei è il fulcro della lore e della trama. È il fattore scatenante nonché il punto di congiunzione che porta i vari protagonisti a raggrupparsi intorno a lei. È una maga potente, astuta, una donna che sa ragionare a mente lucida anche nella situazione più complicata, traendone il massimo profitto: se esistesse un definizione più accurata di esperienza, fornitemene una. Una maga/strega alle prime armi sarebbe andata nel panico, avrebbe ceduto al dolore, avrebbe perso il controllo della situazione. Lei invece dimostra che della ragazza che fu ne ha conservato solo l’aspetto: il cuore e l’acume sono quelli di una donna forgiata per portare a termine la sua missione. Per quanto spaventosa possa essere, per quanto dolore debba sopportare nel tragitto. È una principessa esiliata che conserva la sua dignità, la sua presenza si sente e non è solo frutto del maggiore “minutaggio” che le hai fornito rispetto agli altri personaggi. Immagino che solo una donna del genere potesse avvicinarsi a Kevset in modo così intimo. Senza averne paura e dimostrando che il passato, in particolar modo le circostanze del loro primo incontro, non definisce la natura di un rapporto. Può essere coltivato. Può nascere qualcosa di più potente dell’asservimento. Cedere per primi qualcosa, per ottenere in cambio un dono più prezioso. Gli ha affidato la sua vita… e Kevset alla fine gliel’ha salvata di sua spontanea volontà.
Ma non c’è solo il lato saggio o il lato calcolatore. C’è la passione, la fragilità, la grinta. Direi che ci siamo.
Garni mi ha lasciato la stessa sensazione di completezza. Il carattere è quello, e ho apprezzato che le sue azioni sono costantemente fonte di guai per il gruppo. Il rapimento di Emeryl è avvenuto anche per causa sua; dico anche perché mi è sembrato comunque pianificato abbastanza da riuscire anche senza che Garni compromettesse il party; correggimi se sbaglio. È giovane, ha uno spirito irrequieto. È arrogante per certi versi e passionale.
Out of the contest, ti dico che manca giusto di un piccolo approfondimento; da una gestione così accurata come la tua me lo sarei aspettato. Nel racconto, le sue azioni possono passare per quelle di un giovane uomo, competente e impavido, ma avventato. Un combinaguai, per intenderci. Il gruppo si è adeguato fino ad accettare queste esuberanze… fino al rapimento di Emeryl. Una scena, un monologo magari, in cui lui mettesse a nudo i motivi dietro le sue scelte eccessivamente imprudenti, invece di lasciare solo il messaggio, attraverso gli occhi di Kev, che lui ha imparato la lezione. Mi sarebbe piaciuto leggerlo (come mi è piaciuto, ad esempio, il confronto tra Kev e Emeryl sui loro passati).
Anche Stella mi sembra ben caratterizzata, sebbene la trovo la meno riuscita del quartetto. È un personaggio che, come plausibile che sia, ci mette molto ad aprirsi; forse solo Kev ci avrebbe messo di più, in altre circostanze. È una principessa in fuga, una donna dal carattere gentile ma provata da un fardello e da un trauma che si può solo immaginare. Il suo comportamento è distante, schivo, perfettamente in linea con la sua lore. Manca, magari, di qualche fregio del suo regno che la renda anche fin troppo riconoscibile. Del suo passato infatti si è detto molto, ma allo stesso tempo non ho trovato così marcato quel conflitto tra il bisogno di nascondersi e l’impossibilità per lei di abbandonare davvero quelle insegne del suo sacerdozio, del suo passato, che inevitabilmente tradiscono la sua appartenenza a Iberia.
Di Damien mi è piaciuto vederne evidenziata la natura mite, quasi remissiva se messa a confronto con il resto del gruppo; anche il fatto che Kevset all’inizio detesti alcuni dei suoi atteggiamenti per lui fin troppo leggeri mi è piaciuto molto. È chiaro come il sole quanto sia preda di un “freno emotivo”, qualcosa che gli impedisce di acquisire quella sicurezza necessaria a compiere l’ultimo passo verso la grandezza. E finché non ci riuscirà, rimarrà un guaritore, un personaggio che agirà sempre alle spalle del gruppo per sostenerlo, mai per proteggerlo. Difatti, il suo ruolo nella vicenda per quanto importante non è mai “attivo”. Solo di supporto, per guarire o, nel caso della battaglia finale, sostenere la sua consanguinea nel sigillare il Dormiente.
Di lui non è stato mostrato molto altro, ma è qui che ci tengo a mettere il punto. Damien non è stato caratterizzato in modo esaustivo (in un altro tipo di valutazione, gli avrei dato un voto molto inferiore), lui è stato ruolato, ed anche molto bene. È IC e la sua lore risalta pur non essendo mai citata. Come in un’avventura di D&D, in cui un personaggio non si presenta agli altri snocciolando sin da subito nome, cognome, codice fiscale, lui non rivela nulla che non voglia o (per esperienza o per carattere) non rivelerebbe.

Gradimento personale:
La storia mi è piaciuta. Soprattutto la parte iniziale, come ho già scritto sopra. L’idea d’impostare la narrazione al presente e descrivere gli affanni di Kevst, sia al livello fisico che mentale, è stata magistrale. Benché abbia la sua importanza relativa, anche la scena in cui esorta Kavor a riprendersi e continuare a condurre la barca l’ho trovata altrettanto significativa. Non solo da un’idea di che personaggio sia Kevst, ma aggiunge quel pizzico di realismo che esalta tutto ciò che è stato detto: il problema del freddo è concreto, quel tizio morirà di ipotermia prima ancora di sbarcare, è già più di là che di qua. Potrebbe salvarsi, forse, andando sotto coperta. Ma è troppo importante arrivare a Iberia, anche a costo vederlo morire.
La storia prosegue su questo livello di dettaglio anche dopo. La battaglia della Torre d’Opale, la fuga di Emeryl, l’acume di Kevst nell’avvicinarla senza essere attirato in inutili scontri; è stato disposto a rompere la gamba di Emeryl, pur di fermarla. Ogni evento descritto è crudo, reale, e il fatto che il punto di vista sia proprio di Kevst arricchisce tutta la storia dei particolari che solo un tipo attento come lui potrebbe distinguere e tenere di conto. Ma più evidente di tutto è l’alternanza di cui parlavo prima, questi cambi di forma nella narrazione che mettono in evidenza un fine ben preciso: raccontare una storia che sia il più completa possibile. Dare credibilità all’inizio, allo svolgimento, alla fine. Creare armonia mettendo dentro tutto il possibile.
È un obiettivo che vi siete posti tutte e tre.
Ho premiato a livello di stile questa ricerca di una soluzione, ma se parliamo della storia in sé si nota che il lavoro non è esattamente equilibrato. Ciò che si cerca di raccontare in 30.000 parole è troppo esteso per essere trattato con lo stesso livello di enfasi dall’inizio alla fine. Da qualche parte si deve accelerare, per cercare di chiudere il cerchio, e questo nella tua storia si sente particolarmente proprio in quei punti nevralgici. Per una Stella che a un certo punto si rivela come principessa al resto del gruppo, abbiamo un Kevst e una Emeryl che approfondiscono la loro relazione finanche un ad avere intramezzo amoroso e un dialogo intimo sul proprio passato. Si crea una storia praticamente a più velocità.
L’idea di base non è sbagliata. L’ho apprezzata, anzi. Ed è proprio per questo che ti suggerisco di utilizzarla di nuovo, ma senza limiti di parole. Dove puoi gestire ogni singola scena e personaggio come meglio credi, senza dover centellinare o scegliere su chi mettere il focus e chi lasciare più in secondo piano.

Certamente mi trovo più a mio agio nei panni dell'autore, piuttosto che del giudice xD
Però sono contento di averti vista partecipare. Spero davvero che questo contest ti sia piaciuto.
A presto!
Recensione alla storia ӀƖ ẟangue di ⱴe’ Ʀah - 17/04/23, ore 20:25
Capitolo 8: Ϯ CAPITOLO OTTAⱴO + EPILOGO Ϯ
Seconda classificata: Nina Ninetta – Il sangue di Ve’Rah

Grammatica e stile: 
La tua storia ha una buona resa grammaticale. Ci sono pochissimi errori di cui tenere conto e per la maggior parte sono dei refusi.
Per lo stile, invece, manca un po’ di sostanza. È chiaro: i problemi principali di questo contest sono il limite di parole e la mole di personaggi e informazioni che voi scrittori dovevate in qualche modo farcire come un pollo ripieno. L’esito non può essere un racconto dove sia facile soffermarsi sui particolari e dare voce al proprio estro. Fatta eccezione per alcune scene, in cui hai voluto soffermarti e ribadire che il tocco ce l’hai. Per esempio, quella in cui viene presentato Garni. Il personaggio della figlia del locandiere è la perfetta espressione della Nina scrittrice, che soffre questi vincoli e vorrebbe invece di spiccare il volo. E, per quanto sia una cosa che mi senti dire spesso, spero davvero che questo racconto diventi una long. Gli ingredienti ci sono tutti. Senza limitazioni, ne verrebbe fuori una storia davvero interessante.
Alla luce di tutto questo, un plauso va fatto alla tua gestione dei punti di vista. Scegliere di spaziare da un personaggio all’altro in modo fluido, e quasi sempre chiaro e preciso, ha dato molto pepe a questo racconto. Se non fosse stata usata quest’accortezza nella narrazione, credo proprio proprio che la storia ne avrebbe risentito e in negativo. Questo stile ti ha permesso di gestire e dare più spazio a vari personaggi, senza limiti di Pov o di capitolo. Davvero un’ottima scelta.

IC:
Per quanto possa dire che Garni è gestito a mio avviso benissimo, sei tu che l’hai creato. Ma, out of contest, l’epilogo che hai dato a lui e Stella penso che non potesse riassumere in modo migliore i difetti e i pregi di un personaggio che, quasi letteralmente, ha il fuoco dentro.
Veniamo ad Emeryl. In generale, di lei hai snocciolato quasi tutta la lore. Tra i vari capitoli ci sono riferimenti al suo passato, al trauma che ha vissuto in un periodo imprecisato. Pochi sono stati approfonditi, ma come ho già anticipato non importa. Il contest non chiedeva di riportare le schede in ogni singolo punto. Anzi, ad essere sinceri sarebbe stato meglio se alcune informazioni fossero state taciute, per non dare alla sua storyline quel senso di incompiutezza che alla fine ho percepito.
Va detta una cosa: quando si parla di ruolare un personaggio, e in questo caso di valutarne l’IC, i particolari del suo background si possono omettere, si può evolvere il personaggio dalle basi iniziali, ma almeno dal punto di vista caratteriale gli elementi cardine dovrebbero essere presenti, almeno inizialmente; se creo un personaggio che ha solo una parte del carattere di quello che ho immaginato, quel personaggio non può essere definito IC.
L’Emeryl che vediamo è un personaggio diviso a metà. Parte del suo carattere c’è e si vede. Cede alla rabbia ed in lei esiste una predisposizione naturale a comportarsi come una figura di autorità; mi è piaciuta molto la scena in cui ha completato la frase del padre, sottolineando quanto le sue lezioni siano radicate in lei ancora oggi e come sarebbe potuto essere il loro rapporto in altre circostanze. Una donna che è istruita al comando e che si aspetta che le persone facciano quello che ordina senza esitazione. Ma, dall’altra parte, c’è una cosa che in questa Emeryl a mio giudizio manca: il fascino. Non si parla dell’estetica ma del modo di porsi, del senso di autorevolezza che dovrebbe incutere semplicemente con la sua presenza, una sorta di magnetismo. L’ex principessa dovrebbe essere un personaggio maturo, più di quanto l’età suggerisca, ed è proprio questo astratto bagaglio di sicurezza, saggezza ed esperienza a renderla un personaggio che calamita l’attenzione su di sé. Ci sta che personaggi come Garni, Kvest, non subiscano questo fascino ma, come si evince ad esempio nel dialogo tra i vari regnati e la Màthayr delle Din Nadair nel prologo, avrebbero dovuto almeno capire di trovarsi davanti a una figura con cui non abbassare la guardia; il genere di donna a cui, per quanto tu possa essere incosciente, non ti verrebbe mai in mente di strappare il boccale di birra di mano; così come nessuno si sarebbe azzardato a toglierlo dalle mani di Kevst.
È il modo in cui lei si comporta che, a mio avviso, la fa sembrare una semplice coetanea degli altri personaggi, piuttosto che una donna quantomeno più matura ed esperta. Senza la conoscenza pregressa della Scheda, l’impressione che avrei avuto di lei sarebbe stata quella di una ragazza che si sta ancora costruendo; non certo di una maga esperta che dovrebbe incutere rispetto.
Kevset invece mi è sembrato più quadrato. Il suo atteggiamento schivo, misurato, è nello stesso tempo sia molto IC, sia il perfetto esempio su come “non inserire” tutti i dettagli di lore di un personaggio e al tempo stesso non escluderli: il fatto che lui non si apra molto, men che meno sul suo passato, non vuol dire a priori che gli eventi della Scheda non siano avvenuti. Semplicemente quegli eventi sono stati taciuti, o raccontati in modo approssimativo come sentito dire e quindi aperti a qualunque possibilità.
Questo particolare Kevst non si distingue per le doti strategiche – nulla vieta di immaginare che nei vari scontri abbia dato prova delle sue capacità, ma non c’è mai stato un momento in cui si è distinto. Vederlo disposto a mentire pur di raggiungere l’obiettivo più logico (la salvezza del mondo in cambio di una sola vita) è senz’altro prova di cinismo.
Il senso morale che esplode solo alla fine, al pensiero di aver condannato un amico a morte certa, è sia considerabile come un’evoluzione che un modo di far emergere quei lati del carattere, giocoforza, difficili da mostrare. Il Kevst di base infatti difficilmente si sarebbe esposto in maniera così, possiamo anche definirla, plateale. Per sbloccare la parte più vulnerabile del suo carattere occorreva tempo e una certa affinità con gli altri protagonisti. Anche se ritengo sia stata soprattutto l’ossessione verso il fallimento, l’unica crepa nel suo pensiero altrimenti sempre logico, a dare una certa naturalezza al tutto: sentire di aver fatto la cosa giusta, e al tempo stesso di non averlo fatto, con una persona che sotto sotto aveva designato meritevole del suo rispetto, l’ha costretto a sfogare la rabbia e l’angoscia in un modo che altrimenti non si sarebbe mai permesso di fare; per di più, a portata d’orecchio di un’intera gilda di guerrieri. Molte delle cose che gli abbiamo visto fare – sia chiaro, non tutte - sono interpretabili leggendo la sua Scheda ed è proprio per questo che il mio voto è alto.
Stella nel suo complesso si avvicina molto al voto massimo. Vive di contrasti. Si nasconde, ma non riesce ad abbandonare davvero quelle insegne del suo passato che la rendono fin troppo riconoscibile. Cerca di allontanare le persone e, anche se nel racconto non sappiamo esattamente perché, leggendo la Scheda si capiscono benissimo le sue motivazioni; le ragioni che la spingono a respingere Garni, all’inizio, salvo piano piano cedere ai sentimenti che prova per lui. Rimane una paladina dei più deboli e la missione che s’impone - tornare al suo regno, liberare il suo popolo - non è che una logica conclusione del suo percorso: riunire quei due aspetti di sé, la principessa e la donna del popolo, e donare alla sua gente la sovrana che merita. Mi frenano dal darle il voto massimo alcuni atteggiamenti iniziali, come salire sul cavallo di Kevset per interrogarlo. Da un personaggio così chiuso, almeno inizialmente, mi sarei aspettato che indagasse le intenzioni e gli atteggiamenti degli altri personaggi in modo diverso e meno diretto rispetto ad andare muso a muso con un mezzo gigante e chiedergli cosa nasconde.
Damien è perfettamente IC dal mio punto di vista. Per chi non conosce la lore di Elden Ring, e con tutte le mani avanti del caso, mi sembra simile al personaggio di Miquella. È un mago potente, un guaritore, molto vicino alla natura e molto gentile. La sua missione è fermare l’avanzare del gelo e il fatto che riesca, non solo a capire le situazioni, ma praticamente a origliare una conversazione di importanza mondiale, in uno dei luoghi più segreti del continente, e andarsene via senza che nessuno abbia nemmeno sospettato di lui, è solo indice dell’enorme potenziale magico che alberga in lui; anche per lui, della sua Scheda viene menzionato pochissimo eppure è uno dei personaggi più IC. Nonostante la sua discendenza, la rivelazione che lui è un consanguineo di Emeryl non risulta affatto campata per aria; magistrale, anzi, è stato mostrare il re spaccare il bicchiere ed emettere fulmini, dando la chiusa e l’indizio finale su come Damien e Emeryl possano essere imparentati. Sono questi i dettagli che spiegano molto, senza dire praticamente quasi nulla. Dettagli che hanno un enorme peso e che rispondono alle domande lasciate in sospeso; quanto basta per farsi un’idea.
La gestione di Damien, pertanto, e per quanto sia il personaggio che meno appare sullo schermo, secondo me è la perfetta combinazione tra IC e “role play”. Quei pochi dettagli che servono a definirlo emergono dalle situazioni che si trova ad affrontare. E proprio alla fine, quando il suo maestro lo mette alle strette, svela tutto il potenziale inespresso. Quello che, vuoi per carattere e vuoi per timore, finora non aveva mai mostrato.

Gradimento personale:
Tenuto conto di tutto ciò che ho scritto sopra, il racconto nel suo complesso è buono. Non il migliore che abbia letto; parlo dei tuoi. Era possibile concentrare l’attenzione su una sola cosa e hai scelto di focalizzarti sul gruppo che man mano diventava più coeso intorno a Garni. Compagni di viaggio, amici, amanti nel caso di Stella. La storia, dunque, si concretizza in un viaggio nel quale si uniscono e s’interfacciano tra loro Garni e gli altri protagonisti, e si conclude con la liberazione di Iberia, intervallato dalla storia d’amore tra il gatto e il lupo.
Quello che manca, a mio avviso, è una linea di continuità. Il prologo nasce con la precisa scelta di gettare una base: è Garni la chiave per risolvere il problema dell’Era Glaciale. Si prospetta dunque una caccia all’uomo. Totale, senza quartiere, con quasi tutti i potenti del mondo pronti a dare fondo alle proprie risorse pur di trovarlo; persino il suo padre adottivo, vedendo una tale coesione, non può che restare inerme e questo la dice lunga. Le Din Nadair trovano Garni per prime e già le cose iniziano a cambiare. La trama s’infittisce e si prende consapevolezza che esistono sostanzialmente due fazioni: una, Iberia, che vuole Garni morto per X motivi, l’altra patrocinata dalle Din Nadair e Vermyl tra i più, che responsabilizza Garni sull’importanza della sua missione e cerca di aiutarlo in gran segreto; nonostante, eccetto per i Leonid e l’Accademia, nessun’altra fazione dei continenti ha alla fine dei conti ostacolato/cercato di catturare Garni. Da caccia all’uomo, la trama si è trasforma in una caccia all’uomo con alle spalle un machiavellico gioco nell’ombra: con una fazione (Re, Din Nadair, Lupi) che aiuta i protagonisti di nascosto, altri (imprecisati) che dovrebbero catturare Garni per costringerlo a fare qualcosa che lui, già di suo, stava andando a fare, e altri (Iberia e Accademia) che per motivi che si rivelano solo alla fine, cercano attivamente di fermarlo e nel frattempo di catturare Stella.
Le basi vacillano quando Garni si consegna. La missione è finita, la scelta è fatta. Il suo ruolo primario nella vicenda cessa. Tutto ciò a cui il prologo ha dato l’incipit viene superato. La seconda e ultima parte della storia poggia su un sospetto, lanciato sì nel prologo ma proprio lì anche declassato a mera diceria. La battaglia finale nasce da un mero incontro del caso, quello tra Garni e Stella. Ma non è questo il punto: lo è la costruzione.
È come se, per fare un esempio, nel prologo del Signore degli Anelli venisse detto che l’Anello va gettato nel Monte Fato per distruggere Sauron. La trama va avanti. Si arriva alla battaglia finale. E alla fine Sauron cade in combattimento per mano di Aragorn e si scopre che l’Anello si poteva distruggere anche così, liberando Frodo dal suo fardello. La trama di Frodo, per quanto importante anche per altri motivi, non avrebbe più lo stesso impatto.
La battaglia finale in questo modo diventa una questione quasi secondaria. Quell’ultima missione, lasciata in sospeso, da fare perché la campagna principale è finita troppo presto.


Per il prossimo contest farò in modo di dare molta più libertà agli autori, sia sul fronte parole che sulla scelta dei personaggi.
Ma devo fare anche in modo che ce la facciate a fare tutto in 4 mesi... ^^'