Recensioni per
Sorry seems to be the hardest word
di Mrs Teller

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
17/01/13, ore 17:57

Ciao cara, dopo tantissimo tempo, (chiedo scusa, ma esami e vita reale, mi hanno tenuta impegnata più di quanto avevo previsto) rieccomi qui! Che dire? Questa tua penultima fanfic è bellissima, come tutte le tue altre d'altra parte.
E' straziante la parte iniziale con i sentimenti di John che si leggono con un nodo in gola, e dolcissima l'ultima, dove l'amaro pianto di Sherlock fa crollare John.
Sei brava insomma, ma questo te l'hanno detto tanti. Torvo che sia inutile ripetermi.
Un bacio, ci sentiamo presto. <3

Recensore Master
03/01/13, ore 16:05

Ci metto un po' ad arrivare (queste vacanze, poi, per carità di Dio, mi hanno distrutta) ma arrivo. Vorrei tanto abbracciarti e dirti che sei fantastica quando scrivi smut, ma ho un debole per queste post-reichenbach (così è stato e così sempre sarà) che ogni tanto la tua mente partorisce perché riesci a scavare nell'animo di questi due, come se lo facessi con le mani, piano per non fare del male a nessuno, e poi portassi alla luce quei tratti con precisione chirurgica. L'ultimo pezzo, quando John entra in bagno e sente Sherlock che piange perché ha paura - comprensibilissima - che lui non lo perdonerà, io credo di essermi trattenuta a stento dallo singhiozzare. E' un'immagine bellissima e perfetta. Ho sentito il cuore gonfio d'angoscia e poi sciogliersi in lava quando gli dice che lo perdona da quando l'ha rivisto e io penso che andrà così. John sarà arrabbiato, sclererà, ma è Sherlock e Sherlock è tornato da lui. Grazie per queste perle, Simo, GRAZIE. Ne ho tanto bisogno in un periodo come questo <3


Jess

Recensore Master
02/01/13, ore 15:42

GESUGIUSEPPEMARIAETUTTIISANTI! **corre per casa urlando** tu non puoi scrivere, NON PUOI! IL MIO CUORE! **cade a terra**

**si riprende lentamente**
cioè io sono senza parole.. è una one-shot meravigliosa, ti entra dentro, ti strangola le viscere e poi ti dà la mazzata finale facendoti sciogliere dalla gioia. Adesso sono un ammasso tremante, ma felice. grazie <3

Recensore Veterano
30/12/12, ore 10:28

Dio. Dio mio. Cosa dire...
Simona, mi hai spezzato le gambe. L'immagine di Sherlock che piange, che non è OOC perché, ricordiamolo, è esattamente quello che fa su quel tetto maledetto, mi ha scavato qualcosa dentro di incomprensibile. Credo sia la scena di reunion più bella su cui i miei occhi si siamo posati. La presa di coscienza di John è tanto tangibile da fare male. "Ma come... muore per tre anni, poi ritorna, e tutto quello che so fare è rispedirlo via da me?" No, certo che no. Perché quello Sherlock sporco, infangato e insanguinato ha scritto addosso ad ogni centimetro del proprio corpo quanto abbia sofferto lontano da John, quanto la sua premessa sul tetto del Barts' sia stata vera e non negoziabile, ovvero dare la propria vita in cambio di quella di John, e tutto questo non può e non deve essere dimenticato, o frainteso. E John lo capisce, lo vede. Perché lo ama. Capisce che tutti hanno visto la SUA sofferenza in quei tre anni, e quella di Sherlock non l'ha vista nessuno: la vede lui,adesso, nuda e crudele davanti a sé. E può finire in un solo modo.
Dio, dio mio. Quanto ho amato questa storia. Mi sento colpita nel profondo, triste e addolcita nello stesso tempo... piena di amore, comunque. Quello sempre, quando leggo qualcosa di tuo.
Splendida, come tutto quello che fai.
Ti abbraccio
Cla

Recensore Junior
30/12/12, ore 00:49

Forse dovei aspettare, prima di recensire.
Forse, dovrei prendere un respiro profondo, accendere la luce che avevo spento per perdermi ancora più nelle tue parole e ricordarmi che va tutto bene, Sherlock non è davvero morto e io non sono davvero un soldato distrutto dal dolore. Forse dovrei, perché se mentre leggevo mi è arrivato un messaggio (credo fossi tu, tra l’altro) e io non riuscivo proprio a capire cosa stesse succedendo, perché ero talmente persa nel quadro emozionale intenso, vivido, acuto che tu hai dipinto, da cadere in un limbo in cui la tua personale realtà diventa talmente sottile da sparire, schiacciata da un’altra che può essere anche più triste e drammatica, ma che è sicuramente più viva in quattro pagine di quanto lo sia stata la tua in anni interi, allora non so quanto il mio giudizio possa essere oggettivo.

Per tutto il tempo ho avuto la sensazione che ti danno quei film in cui c’è una voce profonda che ti accompagna per tutta la durata, esprimendo con parole armoniose e profonde quello che stai provando. Quei film in cui la voce ti racconta una storia lunghissima, di mille sentimenti, di marciapiedi che non hanno più lo stesso colore, di cibi da asporto che non hanno più lo stesso sapore, di pioggia che sembra avercela con te, ma in cui tu la capisci e la percepisci davvero dalle immagini che fanno da sfondo a quel racconto, o forse al contrario. Immagini di piccoli momenti che in rapporto al complesso potrebbero anche non essere niente, o potrebbero essere tutto, ma che comunque ti entrano dentro, toccando quelle corde e quei tasti in te che sono direttamente collegati alla tua capacità di provare emozioni. E così, smetti di essere un’adolescente davanti a un computer e inizi ad essere un uomo solo in un appartamento, iniziando a capire quanto davvero la vita e la morte siano capaci di darti e di toglierti tutto, fino a lasciarti agonizzane in un mondo che non ha pietà di te.

Tre fottutissimi anni durante i quali Sherlock ti ha avvelenato la vita con la menzogna, ti ha fatto a brandelli il cuore buttandoti addosso un dolore così grande che ancora fatichi a credere di non essere impazzito quando hai dovuto fare i conti con gli incubi ricorrenti e il suo sangue rosso vivo che invadeva ogni santa notte le pareti del tuo cervello e della tua anima.

Eccola, l’immagine di cui parlavo. Un’immagine così vivida, ricca e concreta da non essere il fotogramma di un momento delineato, ma un album di tante scaglie di vita vissuta, vissuta senza Sherlock, senza la sua musica e il suo essere rumoroso, senza il suo disordine e le sue schifezze geniali, senza il suo calore mascherato da fredda indifferenza, vissuta in quel silenzioso ordine così vuoto da fare male. Una vita che deve essere un inferno da come l’hai descritta tu, logorata dal dolore insopportabile di una perdita che non può avvenire senza distruggerti, non se lui era la persona più importante della tua vita. Una vita che non ha più sonno, più notte o giorno, perché ogni sogno è un incubo rosso come il sangue. Grazie per questo mosaico di giorni difficili e di momenti in cui l’unica cosa che deve aver desiderato è stata una morte istantanea e veloce, perché a volte la tendenza superficiale prevale a lasciar raccontare solo i grandi fatti, quelli delle svolte, delle urla, dei giornali e a sintetizzare tutto il resto con un “era stato davvero un periodo difficile” o “la sofferenza l’aveva accompagnato per tre anni”, ma in realtà è il sopravvivere al dolore di ogni giorno che forma la storia e tu, con la tua immensa capacità di capire il mondo nel profondo, hai saputo esplicarlo nel migliore dei modi.

La reazione di John al ritorno di Sherlock è un’altra di quelle fotografie di vita che possono parlare da sole. Se dovessi fare un paragone, mi vengono subito in mente quei quadri in cui c’è così tanto colore che sembrano avere vita propria, come se fosse possibile entrarci dentro, e tuffarsi in mezzo a spighe di grano o onde di un mare sconosciuto. Perché in quel pugno appena accennato nel racconto, in quelle urla sentite in sottofondo tra le tue parole, c’è tanta di quella rabbia che mi è arrivata addosso e mi ha fatto quasi male, potente come uno schiaffo in pieno viso, ma lenta e grave come una ferita che sanguina. Possiamo solo provare a immaginare quanto si può essere arrabbiati con un dolore che ha due occhi azzurri e una pelle candida e che si è preso tutta la tua vita, masticandola per tre anni, ma tu, con poche righe e parole dure e sincere, hai saputo dirlo senza lasciare a John la scena per il suo monologo di disperazione e ira, ma posando dolcemente un indice sulle sue labbra e raccontando tu una favola come solo gli aduli che ne conoscono il “e vissero felici e contenti” sanno fare.
Certo, una favola che prima di arrivare a quel lieto file bagnato e tanto atteso ti graffia l’anima irreparabilmente più e più volte. Come qui, quando forse ho pianto più io dentro di me che Sherlock nella doccia: E’ quello che hai appena deciso ed è quello che gli hai urlato in faccia per più di un’ora: non ti voglio più, vattene via.

Ah, già, Sherlock che piange l’avevo quasi dimenticato. O almeno ci ho provato.
Mai c’è stato un parallelismo grave, travolgente e sentimentale come quello tra la sensazione quasi fisica del dolore di John che piano piano arriva a una consapevolezza che non poteva che essere tale, e quello di Sherlock, comunque legato a una consapevolezza, di aver sbagliato, di aver fatto soffrire, di aver aspettato troppo, due dolori, due conclusioni, così simili tra loro eppure opposti: l’una tendente verso un risorgimento che sta per avvenire, l’altra verso un buio dal quale non si può far ritorno.

E quando il sole e la luna si incontrano il bellissimo fenomeno dell’eclissi ti incanta. Che sia in cielo, o che sia sotto una doccia. Così quando John va dal suo amore perduto e gli sussurra quel “Sssh.. Va tutto bene Sherlock..” tutto sembra tornare lentamene al suo posto, come quando piangi e credi che il mondo ti stia per crollare addosso, ma lentamente ti riprendi e inizi a rivedere la luce di un futuro. Un futuro insieme, in questo caso. Le scuse arrivano, quelle scuse desiderate, sofferte, piante, e finalmente tutto il resto può tacere ascoltando la rabbia che diventa sesso, il sesso che diventa fusione, la fusione che diventa amore.

Ho adorato la struttura della storia, il racconto basato su un flash back in un breve lasso temporale che ti ha permesso di dare spazio alla reazione impulsiva e allo riflessione più profonda. La tua capacità di trasmettere emozioni con la scrittura si enfatizza ancora di più se mossa al disegno di qualcosa di profondamente drammatico come la perdita e il ritrovarsi.

Sei sempre più brava, ogni volta che pubblichi e io sono davvero fiera di te, come fan che ti ha seguito e adorato fin da subito e come amica, che sa di avere accanto una persona che farà grandi cose.

Recensore Master
28/12/12, ore 19:59

Sherlock che piange sotto la doccia e' devastante. E bellissimo. E John che prende consapevolezza di se stesso - di loro due - e' parimenti devastante e devastato. Non so se la sua reazione al ritorno sarà proprio così (fra i due e' lui quello più paziente - di solito) ma senz'altro tu la descrivi in maniera veramente toccante e vivida: non posso fare a meno di vederli, capisci, di vedere quella doccia e le spalle di Sherlock scosse dai singhiozzi (chi se la può scordare mai la scena del tetto...) e poi finalmente il suo dottore che entra, di prepotenza e con foga, con tutti i sentimenti repressi che finalmente scoppiano... È' una scena splendida, scritta magnificamente. Un abbraccio forte perché mi hai emozionata fortemente. Efy

Recensore Master
28/12/12, ore 19:08

Ho letto questa shottina di fretta, come ogni cosa qui su EFP del resto, perché purtroppo il mio tempo libero è quello che è. Ciononostante sono contenta di averlo fatto, perchè sarà anche senza pretese come dici tu (cosa che non penso), ma è comunque deliziosa e tenera. Hai catturato un momento importante e sei riuscita a presentarlo in modo né banale né sdolcinato. Bello il POV di John e come lo hai reso. Toccante la scena di Sherlock singhiozzante sotto la dolce e terribilmente dolce e struggente il loro ritrovarsi, senza mai esagerare. Stupenda l'immagine di John fradicio... *___* Bacio <3

Recensore Veterano
28/12/12, ore 17:33

Oh Dio Mio! Ma ti rendi conto che ci stiamo scartavetrando l'anima e friggendo i lobi temporali nell'immaginare quello che succederà al Ritorno di Sherlock ma ancora non se ne viene proprio a capo e non si vede la luce in fondo al tunnel. Io leggo i vostri scleri e anch'io mi faccio le mie belle pippe mentali e vorrei tanto avere la tua eccezionale bravura a scrivere ( sei incredibilmente brava ma che te lo dico a fare tanto ormai avrai acquisito piena coscienza di tale fatto incontrovertibile!) per metterle nero su bianco ma non c'è che una soluzione: urge la visione della terza serie da iniettarci direttamente in vena in una soluzione al sette per cento!! avete ( abbiamo) immaginato ogni opzione possibile: pugni, disperazione, tanto amore, sesso bollente,pazzia, matrimoni,figli,separazioni eterne... ma sono sicura che tra le 100 opzioni trovate, quei due geniali fetenti di Moffat e Gattiss troveranno quella centounesima che ci sorprenderà e ci deluderà in egual misura perchè- e questo è sicuro-di amore e pianti rivelatori sotto la doccia non ne vedremo neanche l'ombra! E per questo la parte più sentimentale del mio cuore ti manda un sentito grazie perchè-Deo gratias!- esistono storie che come la tua mi fanno sognare...

Recensore Master
28/12/12, ore 17:23

*_____________*
What what what??
Una stronzata ce non volevi pubblicare?? Ti salto alla giugulare la prossima volta che ti sento dire una cosa del genere!
E' dolcissima Simo!!!! Bellissima!!! E hai raccolto in quanto?! In due pagine -forse- tutto il dolore di John! E Sherlock è un fottuto genio (sì sì okay, ho scoperto l'acqua calda...) perché farsi la doccia per prendere tempo e far pensare John è stato fantastico!
Oltretutto... Sherlock che piange nella doccia... Quanto volevo coccolarlo?? QUANTO?? Per fortuna che ora c'è John che lo coccolerà <3 <3 Perché è anche dolcissimo il fatto che lui torni e vada da John totalmente sporco! E' tornato proprio subito subitissimo!!!
E' adorabile Simo, semplicemente adorabile!!! *_____*

Recensore Master
28/12/12, ore 16:40

Non dire più che  una tua fanfiction è orrenda o brutta perché ti vengo a cercare *fissa male* credo, anzi no, sono convinta che per te sia geneticamente impossibile scrivere qualcosa di brutto! A parte la fanart che è assolutamente splendida, ma il contesto che hai costruito attorno ad essa è emozionante e si sente tutta la rabbia di John e i suoi sentimenti contrastanti verso il ritorno di Sherlock. Si sente anche tutta la tristezza del detective, che per quanto si sforzi non riesce a dire quelle parole che John ha bisogno disperatamente di sentire... o almeno così credeva, perché come la sua mente recupera un pò di lucidità alla fine capisce che non gli importa niente delle scuse verbali: Sherlock è tornato, ha compiuto il miracolo che gli aveva chiesto, conta solo questo. Il dettaglio del detective che si presenta sporco, insanguinato e fisicamente provato mi ha spiazzata, perché all'inizio neanche io avevo realizzato il vero motivo per cui era in quelle condizioni. Le lacrime versate in silenzio sotto l'acqua, trattenute per troppo tempo e ora lasciate libere perché è tutto finito sono state un tocco di classe, così dolci e dolorose ma che fanno capire ancora di più quanto quei 3 anni siano stati duri anche per Sherlock. La scena sotto la doccia poi è jdndfhbcnkaasdjcbnsdja... dura, incisiva, carica di sentimento e passione e frustrazione che finalmente può essere sfogata. Bella bella bella! Come ho detto, è geneticamente impossibile per te scrivere qualcosa che non sia FANTASTICO, e questa fic è per me l'ennesima conferma di ciò. Bravissima come sempre!
Un abbraccio <3