Hey~
Allora, premetto che saranno passati, boh, anni dall'ultima volta che son passata per efp e non mi ricordo nemmeno più com'è che si recensisce. Mi sono ritrovata per puro caso a bazzicare su questo sito e la curiosità di studiare questo fandom in italiano è stata troppa. Le sorprese sono state due; la prima è la quantità di ereri che mi son trovata davanti, la seconda è questa fic. Sì, perché l'avevo vista già girare su tumblr in inglese e mi ha fatto piacere scoprire che questa sia l'"originale". Non l'aveva mai letta prima d'ora perché mi è stata presentata un po' come la classica drug addiction AU e per tanti vari motivi ho preferito non leggerla. Però ora so che fermarsi a quella definizione è stato davvero riduttivo.
Iniziamo questa recensione, via.
Inizio dal tipo di narratore che hai scelto. Ammetto che, il più delle volte, la prima persona mi inquieta. Personalmente la tengo a bada con l'oggettività usandola solo nei saggi brevi o tutt'al più negli articoli. Ma noto con piacere che la sai sfruttare molto meglio di me, che tu l'abbia identificata non nel semplice dialogo interiore di Levi, che solitamente tende alle riflessioni inutili e rimane un po' piattino, ma che tu l'abbia resa come esposizione dei fatti non solo a se stesso ma anche ad un vero e proprio destinatario del quale spesso richiama l'attenzione senza intaccare la scorrevolezza della lettura, con domande retoriche e gli altri accorgimenti del caso e con un'ironia schietta e un po' volgare che personalmente non mi dispiace. Quindi sì, sul PDV ci siamo.
Ora, stravolgendo l'ordine con cui commento di solito i testi, mi sembra il momento di parlare dell'IC di Levi. Levi, un personaggio a me - e non solo, immagino - tanto caro. Lo hai inquadrato subito grazie alla tipologia di narrazione e sì, ci sta. Ti dico, raramente nelle fic ben scritte trovo spiacevole o addiruttura errata la caratterizzazione dei personaggi perché è inutile fingere che ogni autore non abbia un modo di percepire e presentare i personaggi. Il linguaggio scurrile è il suo, molto forte e diretto. Il fatto che mi faccia un effetto diverso dal solito (tra l'altro lo trovo divertente, ma questo forse, non so, dipende dal mio senso dell'umorismo che è peggio di quello di Levi e Hanji messi assieme, ma non peggio di quello di Nile se mai ne possiede uno) è probabilmente legato al fatto che non ho mai letto una sola sua frase in italiano (ignoriamo per favore le traduzioni dei manga panini che non so perché ancora mi ostino a comprare). In sostanza, il Levi che ci proponi è cinico, sfavato, una di quelle persona che nascono con la luna storta e che sono state deluse così tanto dai meccanismi della vita da non trovare una vera ragione per abbozzare un sorriso. Però - e qui ci vuole un però grosso come una casa perché sento che i capitoli futuri si reggeranno su questo - nonostante il male di vivere montaliano che gli si annida dentro in modo crudo e disincantato, c'è ancora qualcosa che lo spinge a comportarsi come un monello, come uno di quei mocciosi insopportabili che non sanno per niente cosa significhi patire davvero. E io che per l'eruri ho perso la testa (che in realtà valeva poco ah) sono così lieta che a istigare Levi a questi suoi momenti di egoismo fanciullesco ci sia niente di meno che Erwin Smith. Erwin Smith che sopporta il lavoro sfiancante, che sopporta chiamate senza risposta e minuti sprecati davanti a un portone chiuso e un citofono inutile. Ah, Erwin Smith lavoratore diligente che dice cose che non dovrebbe dire e fa visite che non dovrebbe fare. Per cosa poi? Questo ancora non lo so. Questo capitolo parla di una sorta di intimità - termine a dir poco azzardato in realtà - che è poco più di una breccia nella professionalità. L'attrazione fisica Levi prova può significare poco o nulla. Sono altri gli elementi importanti, che hai sapientemente sparso per il capitolo, quasi impercettibili tra tutta l'amarezza e le parolacce di questo protagonista inappagato, che si chiede però se il suo fascicolo venga ancora sfogliato. E sento anche che questa strana confidenzialità sia frutto di tanto tempo speso insieme di cui ancora sono allo scuro.
Parliamo di Erwin che, non lo nego, è lo shingeki che più mi sta a cuore. Mi piace il tuo Erwin, è fresco, vero, ma non arriverei a definirlo sincero nell'accezione propria del termine. E ciò dà una nota veramente positiva alla storia, perché quella sua sicurezza e forza d'animo incredibile che dimostra nel canon (ma chi è attento sa che c'è chi riesce a vedere e sorreggere le sue immani fatiche *indica il tizio basso che gli sta sempre intorno*) e in forse troppe fanfiction lascia spazio alla sua umanità, alla stanchezza, al suo non essere infallibile (per la fuga di Ymir) e al collaterale bisogno di conforto (dover vedere Levi?). Però, ancora, è Erwin perché non manca quel qualcosa che non dice, quella sincerità non completa, nascosta nel tentativo di non distaccarsi dalle formalità. E poi, be', Erwin assistente sociale è un caloroso "per me è sì" da parte mia; sarà per la mia sorta di confidenza con la facoltà di Educazione Professionale, sarà perché lui è l'uomo di quelle cause che sembrano perse ma che diventano vittorie se nutrire con impegno e speranza.
Ora, vorrei fare un passo indietro e tornare un secondino alla questione delle tematiche forti con cui avevo aperto la recensione e che ho lasciato da parte (e mi scuso sul serio, sto parlando a caso). Non mi ha dato fastidio, nonostante la mia sensibilità sul tema, anzi, sono contenta che nel quadro della storia tu abbia dipinto in primo piano il ricostruirsi una vita, l'andare avanti, piuttosto che l'affogare. Davvero, non è una cosa da poco. Di solito quando si tratta il tema della droga nella fic (ma non solo), almeno per quello che ho riscontrato io, ci si sofferma sull'abuso, la dipendenza. E, vuoi che non sia semplice scriverne senza cadere in mille errori di diverso tipo, vuoi che finisce che la faccenda viene quasi sempre idealizzata, il tuo approccio mi ha decisamente accontentata *alza il pollice*. So che il dolore del passato deve ancora emergere, sono all'inizio, e ciò mi incuriosisce e mi spaventa insieme. Mi rassicura capire che ci sia stato Erwin, dico solo questo.
Sullo stile non ho molto da dire. Il registro è quello che è, non mi sento davvero in grado di commentarlo. Grammatica e sintassi non hanno problemi (grazie, ho scritto centinaia di recensioni a fare la maestra elementare più che altro YoY).
Nel complesso la storia mi ha preso molto, il mio desiderio più grande sarebbe quella di leggerla e recensirla tutta d'un fiato ma purtroppo si sa, prima il dovere e poi piacere.
Compliementi davvero per aver messo in pratica questa idea interessante, tra l'altro in un fandom che che pecca di storie di questi vecchi signori mielosi. Mi scuso per questa recensione non riletta (per l'amor di Dio mi sono accorta ora che non c'è più la segnalazione degli errori di battitura come un tempo qui su efp aaaagh) senza capo né coda, io ora devo tornare, come sempre, a studiare.
Un bacio
Lally |