Oh bene, sono la prima *si sfrega le mani*.
Una cosa importante da sapere su di me è che odio nella maniera più categorica gli addii, di qualunque genere.
Hai presente quella sensazione di vuoto che ti assale quando hai finito di leggere una storia bellissima e ti chiedi come farai a tornare alla tua vita normale?
Ecco.
Sono in questo stato proprio adesso.
Quindi grazie.
Grazie perché questa storia mi ha scaldato un cuore freddo da troppo tempo.
Grazie per i piccoli sorrisi che mi hai strappato.
Grazie per la piccola oasi di felicità che hai creato nei miei momenti peggiori.
Grazie per avermi emozionata dall'inizio alla fine.
Grazie di non aver giudicato le mie povere recensioni scritte alle tre del mattino.
Grazie per questi John e Paul, di cui mi sono innamorata.
E grazie soprattutto a te per essere una meravigliosa scrittrice e una meravigliosa persona.
Ora basta smancerie e torniamo al capitolo, dai.
Non so perché, ma mi ero convinta che questa storia sarebbe finita male, sai, con John che aspetta per sempre Paul e Paul che torna mai.
Invece, per fortuna, mi sbagliavo.
Ho qui la mia solita scaletta:
-"Aveva toccato il fondo di nuovo, aveva bevuto davvero troppo, di nuovo, e si stava odiando, di nuovo."
Il mio povero cuoricino stretto da una mano gelida, ah. Io non posso vedere John soffrire, dico sul serio.
Ecco perché faccio sempre soffrire Paulie
Dicevo, John era davvero solito affogate il dolore nell'alcol, era solito odiarsi e disprezzarsi, era solito non vedere quanta forza ci fosse in lui.
Quindi, beh, per quanto la cosa mi provochi dolore, John Lennon era anche infinitamente debole.
-"Bloccato tra tanti altri passeggeri e i loro bagagli si sentiva dannatamente solo."
Non si è mai tanto soli come quando si è in mezzo alla gente, quanto è vero.
E il fatto che John non possa parlarne con nessuno, il fatto che nessuno ricordi nulla di Paul peggiora la situazione.
È un'immagine straziante che a suo modo ritrae molto la realtà, tutti noi abbiamo bisogno di parlare del nostro dolore con qualcuno.
-“Io lo so come agiscono. Ti portano via ciò a cui tieni e ti lasciano alla vita di tutti i giorni all’improvviso, a chiederti se ti sei sognato tutto, se sei andato fuori di testa o se è effettivamente successo.”
La mia mente ha fatto una strana associazione con la canzone Working Class Hero, che (se non si fosse notato insomma) io adoro alla follia.
Ho avuto la stessa sensazione che provo nell'ascoltare questa canzone, specialmente nella parte che recita: "As soon as you're born they make you feel small, by giving you no time instead of it all".
E questa storia del tempo e della "follia" indotta da altri si vede anche nella tua storia, in un certo senso.
(Sì, sto cercando di giustificare i miei problemi mentali).
Insomma, è stato come se questi due fossero davvero degli eroi che lottano contro una forza più grande di loro, questa "società stellare" che non è poi così diversa dalla nostra in quanto a pregiudizi.
-“Spero di vederti tornare a Didsbury in compagnia, amico. Ma se ciò non dovesse succedere, beh, sappi che il mio divano ci sarà sempre, anche per un viaggiatore solitario.”
Quanto trovo adorabili John e George insieme.
Forse è perché sono abituata a leggere di un Harrison molto freddo e scostante (che poi dove se lo sono visto lo sanno solo loro).
Finora George ha, in un certo senso, "ostacolato" la loro storia, ma davanti all'amore che li lega non è cieco, e anzi promette a John che avrà sempre un porto sicuro dove tornare.
-"Chi se la sentiva di scrivere nero su bianco che la vita fa schifo, e che non tutti quelli che si amano hanno un finale felice? La gente non aveva bisogno di leggere la cruda verità in un libro. Che si illudessero tutti che potesse esistere un mondo in cui le cose andavano bene."
*alza la mano*
Come umile scrittrice e amante di angst non mi trovo d'accordo con Jawn.
A me piace far finire male le storie, OKAY?
Non giudicarmi Lennnn.
A parte gli scherzi, John scrittore è affascinante come pochi.
Daje, pure io scenderei dal cielo per lui.
Scenderei senza paracadute.
Di faccia.
Con le mani in tasca.
-"Ormai Paul era uno dei personaggi del suo libro, non era tornato e non si era più palesato, se non nella sua testa. Insomma, era l’ora di voltar pagina per davvero."
Questa frase mi ha preso il cuore e lo ha lanciato giù dal cielo davvero.
Giuro.
Ma quale personaggio? Ma quale pagina vuoi voltare?
Che poi, la prendo sul personale perché sto vivendo la stessa cosa con una persona a cui tengo da morire.
I nostri ricordi sono così lontani che sembrano appartenere a una delle mie storie, e a volte ho bisogno di sforzarmi, perché come dice Isabel Allende "La mente tende ad abbellire alcuni ricordi e a dimenticarne altre".
Cioè, più o meno diceva così.
Credo.
Non ho una gran memoria.
-“Sono fiera di te, John.”
Ah Mimi, meno male che ci sei tu.
Mia unica gioia.
Lo so che te lo dico sempre, però davvero io questa donna la amo, e merita un sacco di spazio nelle storie perché senza di lei Jawn sarebbe con molta probabilità diventato uno spacciatore di capelli e baffi.
Perché ne aveva da vendere, capisci.
No, non è divertente.
-"Era per la sua mamma, e stava per chiedere se “Yoko andasse con la i o con la j o con la y”, quando una voce maschile interruppe il flusso dei suoi pensieri."
Vai via, vai via Yoko.
Per fortuna non c'è lei in prima persona perché mi avrebbe guastato tutto il lieto fine.
Kyoko, tua madre me la lecca.
E Paul arriva proprio al momento giusto, allontanando anche solo il pensiero di Yoko.
Magari fosse andata così anche nella realtà.
-“Pensano che il semplice fatto che due uomini vogliano stare assieme sia una punizione più che sufficiente.”
Okay che amo l'angst.
Okay che mi piace veder soffrire i personaggi.
Okay che tratto male Paul e lui vuole la rivincita.
Però questo non me lo merito.
È la frase più fottutamente bella di tutta la storia, non esagero.
-“Io ho aspettato di rivederti per un anno intero, ho bevuto, Dio solo sa quanto ho bevuto! Ho fumato, ho fatto cazzate che mi vergogno di ripetere, sono persino tornato a Manchester… tutto questo per te.
Ho passato settimane intere chiuso in casa perché il solo pensiero di affrontare un mondo in cui non saresti stato al mio fianco era spaventoso, terrificante. Ho creduto di aver sognato ogni cosa, perché tutti mi dicevano che ero un pazzo, che non eri mai esistito. E ora sei qui con me, finalmente. E questo non è un sogno, è la dannatissima realtà. Non lascerò che tu vada via da me un’altra volta, non lo permetterò.”
OH, FINALMENTE.
Fagli vedere chi è che porta i pantaloni, Jawn!
Quanto è bello questo monologo, aiuto.
John che parla di quanto il mondo gli faccia paura senza Paul al suo fianco è stato il colpo di grazia.
E quel "da me" quando gli chiede di non andare più via, oh, quanta perfezione.
Quell'imbarazzo fra di loro era insopportabile, aspettavo solo che qualcuno si decidesse a spezzarlo e calpestarlo perché vaffanculo loro si amano e io voglio che siano felici.
Barboni o non barboni, pregiudizi o non pregiudizi, non mi interessa.
-"Lo sguardo di John era la cosa più bella che Paul avesse mai visto. Non c’erano stelle che potessero reggere il paragone con quegli occhi ora. Gli occhi di un uomo che costruiva un gigantesco, meraviglioso, sogno su misura per loro due."
Ecco, in questo punto ero in lacrime e ci sono rimasta fino all'ultima, straziante parola.
Un sogno su misura, già.
É quello che leggo negli occhi di John in ogni foto o video in cui guarda Paul.
Lo guarda per proteggerlo, come se i suoi occhi potessero difenderlo da tutto lo schifo che c'è nel mondo.
Questo, questo è l'amore.
Grazie per averlo ritratto così bene, Anya.
Grazie davvero.
Spero di rileggerti maledettamente presto, un bacio immenso a te, a John, a Paul, e a tutti gli altri personaggi a cui hai dato vita in questa storia meravigliosa.
Grazie ancora. |