Già il fatto che parti con un flashfoward mi ha fatto trasalire. Leggiamo di qualcosa -ancora non troppo definito- che l'ha fatta ricadere nel vortice di dolore cui era vittima (e cui, in verità, non c'è una vera e propria scappatoia. Solamente... il dolore con gli anni, prima o poi, impari a conviverci).
E siccome sapevo qual era questo sconvolgimento... giuro, ho letto il capitolo tutto d'un fiato per arrivare fino a quando lei incontra i suoi genitori... i genitori di Kendeas che per lei erano un po' come le figure genitoriali che le erano sempre mancate.
Devo dire che hai reso benissimo il flashback con lei e Kendeas da bambini, a parte la tenerezza e i feels dolci come una torta Viennetta (perché io adoro le torte Viennetta), ho trovato interessante come una frase di un bimbo il 'volere bene' sia in realtà il significato e il significante più importante della vicenda.
Lei voleva, vuole bene a quella famiglia. Solo che il dolore e la paura aveva cercato di allontanarli... eppure sono sempre lì, pronti a ricordarle che non è finita, che non c'è un sistema per spazzare via la morte dal cuore.
Così si trova a rivedere quelle due figure... e a non riconoscerle più. Non sono gli anni, sono il dolore dipinto sui loro corpi, sui loro visi... l'amore consuma, e non consuma solo interiormente... quando finisce per colpa del fato.
E scappa.
Povera piccina.
Ho sentito proprio il magone quando ho letto queste righe... e ancor di più quando tutto quel dolore lei lo reprime ancora e di nuovo pur di non essere 'giudicata'. Giudicata dai propri amici che non capirebbero perché 'si grogiola nel dolore', da Ariadne -che ne ha viste troppe- che le direbbe 'che ha ancora tutta la vita davanti e non può sotterrarsi sotto un cuscino'. Eppure... eppure Anthia soffre. E questo è un dato di fatto. Non può farne a meno, si sente sconfitta dalla morsa di questo dolore acuto che viene a bussarle alla porta.
Però...
Però pensa anche a Saga perché, nonostante sia sofferente lei, non può rompere l'unico legame bello instaurato in questi mesi. Instaurato dopo che lui le ha salvato da quel gesto che lei stessa definisce 'egoista'. Quindi seppur stia male... lei va sulla spiaggia. Lei non rifiuta di vederlo, lei non vuole tirarsi indietro. Decide di non dire nulla neppure a lui, perché la paura del giudizio di un Cavaliere d'Oro che sono anni che convive con la morte, il dolore, i sacrifici... la fanno impallidire. Lei ha paura di trovare solo insofferenza e... non la vuole.
Questa parte è... BELLISSIMA. Io lo so che i complimenti dopo un po' divengono qualcosa di abitudinario, ma devi capire che sì, ogni tuo capitolo mi riempie di emozioni, eppure questa parte è stata splendida. PERFETTA.
Hai caratterizzato Anthia e Saga meravigliosamente e non devi farti nessun problema perché, davvero, ormai quei personaggi SONO TUOI, sono seriamente TUOI. Riesci a gestirli come se l'avessi creati e non lo scrivo tanto per scrivere. Credici.
Non è smielato l'ultimo pezzo, è bello. Reso bene, scritto bene e naturale.
Se tu trovi un amico che piange e che si sta sfogando gli vai vicino, cerchi di ascoltarlo, non te ne vai.
E Saga AMA dolorosamente, senza poterlo dire, Anthia. Quindi è più che normale che resti lì e poi l'abbracci e le metta una mano fra i capelli. Tutto è così genuino e puro da essere tristemente reale. In più non l'ho trovata solo una 'scena dolce', ma anche una scena amara, in cui le confidenze rimbalzano da una parte all'altra. Quando Saga afferma di 'capirla', Anthia sa che non c'è disapprovazione negli occhi. Non ne sa il motivo, non sa che Saga ha un fratello 'che è come morto. Un ingrato compito e una tristezza nel cuore che lo lacera', eppure SA che sta davvero capendo il dolore di Anthia.
E questo è fenomenale, questa unione è bellissima.
E niente, mi sto perdendo... aiuto.
Ti faccio i miei complimenti e ti saluto -perché son prolissa e mi sa che devo darmi una calmata-,
Giò.
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