Castore è adulto.
È sempre più atletico ed attivo, tanto da essere diventato un pilota dell'esercito. Ora partecipa a quella che è stata una delle più enigmatiche guerre della storia recente, che ha insanguinato i Balcani e che ha visto popoli più che fratelli massacrarsi; oserei dire che l'Occidente ci ha messo una gran mano in tutto questo, con le sue bombe all'uranio impoverito. Il contesto è profondo: ci vedo una metafora sui gemelli anche nella scelta nel conflitto e del fatto che Serbi e Croati sono a tutti gli effetti popoli gemelli.
La passione per il volo di Attilio e la citazione, sognante e sinistra assieme, del passo di Ovidio che precede la morte di Icaro, è travolgente e appare come un preludio, così come l'allusione al destino che viene fatta subito dopo. Ancora vediamo un richiamo al sangue, alla stirpe - e quindi alle radici, evocate nel primo capitolo- nel ricordo dell'avo aviatore della Grande Guerra e da quel quid eroico ereditato dal nostro. La mentalità arcaica ed eterna vede bene come tutto questo sia reale e fisico, di come diventiamo un prolungamento perfetto di trisnonni che mai abbiamo conosciuto, di come la serpe che stava ai piedi del paterfamilias altro non rappresentava che questo eterno ritorno; e così capiamo finalmente il senso profondo del culto dei Lari eroici, degli umbratili Mani e del Genio della Famiglia.
Attilio poi nasconde un segreto, un impeto nascosto dell'animo, che tanto accomuna gli uomini eroici dai tempi di Achille e Patroclo; è legato a Silvius con quel sentimento di omoerotismo che solo certi uomini possono provare in quella sfumatura.
Ora vedremo cosa succederà ;) (Recensione modificata il 02/09/2015 - 06:58 pm) |