Recensioni per
Dispercezione
di Slappola

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
07/07/16, ore 13:57


L'elemento cardine di questo elaborato originale è l'impiego del narratore inattendibile,  sfruttato (come da tradizione) attraverso il racconto in prima persona singolare. L'incipit cala il lettore nei panni di un uomo dominato dalla vocazione per un mestiere che ingurgita tempo e mente. Si ha la sensazione che la casa, anziché rappresentare un nucleo domestico, sia scissa fra io pubblico e privato, nella diversa accezione di studio del libero professionista e di luogo dei rapporti affettivi. Questi ultimi vengono fagocitati dalla prospettiva del lavoro da svolgere, posto come missione dell'ego, della carriera, obiettivo messo a fuoco nella scala dei valori per la realizzazione del singolo e perciò fattore che spinge a trascurare l'alterità, gli affetti prossimi. Si tratta di una facciata sbilenca che dà modo di subodorare il marcio celato nell'apparente serenità del personaggio principale: le certezze scricchiolano, donano un'impressione d'incompletezza e preparano il terreno per l'innesco del plot twist decisivo.
Presenti un individuo al di sopra di ogni sospetto, con una routine consolidata che ha a sua volta generato degli usi, delle convenzioni e dei punti di familiarità a cui il protagonista presta attenzione nello svolgimento delle proprie attività: predispone appuntamenti e agisce secondo tempi e orari delimitati, si organizza e "pulisce" la mole di impegni. Eppure gli imprevisti non esitano a palesarsi e a rimescolare gli eventi, scardinando il desiderio di ordine e banale tranquillità dell'uomo. Le abitudini determinano l'andamento secondo cui lo psicologo riconosce come personale (e gestisce di conseguenza) l'esistenza giornaliera che gli appartiene.

Il filo logoro degli accadimenti si spezza con la comparsa del paziente. Umano e poco professionale, da un punto di vista deontologico, è il comportamento tenuto dallo psicologo, in special modo per come reagisce alle provocazioni, senza seguire un codice raziocinante, ottenebrato da un senso di colpa che scombina i propositi e le buone intenzioni. L'astio lo acceca ed è un odio che deve essere gettato fuori, scagliato per risanare una ferita aperta in un tentativo inconscio di difesa. C'è un'ambiguità con-fusa, che si attorciglia al mobilio e rende palpabile la presenza di una nota stonata entro le quattro mura della dimora, a partire dal padrone dell'abitazione. Il primo distacco dalla realtà è poco chiaro, "sottovoce", improntato su una sottile dissonanza tra le percezioni sensoriali e ciò che avviene. La sospensione iniziale, tramite cui il lettore poteva legare con l'indolenza della quotidianità e afferrarne i contorni realistici, viene elusa per mezzo di un clima straniante, carico di conflitto e di risentimento. L'interazione con l'altro è motivo di scontro, di crollo intimo, di allontanamento dalle regole precostituite di pacifica convivenza e di registro professionale: non può esserci equo scambio né senso della misura. L'aggressività verbale si erge come garante della sopraffazione, come metodo assoluto per prevaricare e screditare l'alterità. Le domande acquistano una valenza retorica, tipica della rassegnazione e del rimpianto; le risposte alla perdita e al senso di colpa sono già conosciute, ma non c'è traccia di auspicio né di spiragli per una conclusione costruttiva. Le parole al fiele sono gettate sull'altro con una violenza forse eccessiva, quasi manieristica rispetto alla genuinità introduttiva. L'intruso svela l'inganno abusando della pazienza del suo terapeuta e ponendo il lettore nella scomoda posizione del testimone. Si tradisce così l'osservatore, fino a quel momento convinto di vedere la storia attraverso occhi e voce sinceri. Non è più semplice condividere, rapportarsi a questo personaggio, poiché ha compiuto un'azione indigesta da metabolizzare senza incorrere in facili etichette.
Eviti di scadere in qualunquismi etici e dai funzionalità narrativa all'accaduto. Il soggetto si sfalda e diventa un estraneo in maniera repentina, così com'era stato immediato comprenderlo e reputarlo vicino alla propria concezione di vita giornaliera, confonderlo con l'immagine scevra di ombre dell'uomo medio, del gentiluomo della porta accanto. D'improvviso la prossimità emotiva acquista le peculiarità della distanza e scinde lettore e personaggio, eleggendo entrambi complici di un dramma interiore.

La relazione con l'ambiente, inteso anche come spazio in cui sono presenti oggetti caratteristici e con valenza affettiva, è contratta in un passaggio delicato: quello che annuncia e porta a galla la nuda verità. L'epifania è limpida, ma l'ansia che serpeggia nel narrato la rende meno forte a livello di coinvolgimento emotivo. C'è il sentore che qualcosa sia falsato, irriconoscibile e irriconciliabile con l'attualità, con l'aderenza al reale.
La menzogna è allestita e calibrata all'interno di un arco narrativo che si muove sul limitare di confini spazio-temporali ben stabiliti. Le righe sono sature di rimandi attendibili in un "mondo possibile". Finzione e realtà si inanellano e accrescono la loro rilevanza in uno slice of life dalle tinte thriller.
Il lettore si appropria dell'inquietudine dell'"osservato". L'autorevolezza e il potere dello psicologo, capace di ordinare la vita altrui, si affievoliscono di fronte al caos che regna nella sua mente. La sicurezza e la garanzia degli impegni quotidiani sono spezzate dall'incerta condizione umana, che si presenta nello stato psichico (la vulnerabilità dovuta alla dispercezione) e nella caducità fisica (la dipartita dei cari, la trascuraezza). L'osservatore, che analizza e individua i nodi dei pazienti, viene a sua volta studiato nel momento più critico e la lente d'ingrandimento si sposta sulla sua sfera intima. È uno sguardo ravvicinato e intenso fra lettore e personaggio, che non viene risparmiato da fandonie, segreti inconfessabili e custoditi come scheletri in un habitat di normalità.
L'intreccio con l'ambiente - il disordine dei fogli - è l'unico nodo critico di un racconto ben studiato. La cesura affrettata qui ha il suo perché: il taglio netto con l'ossessione e la sua ciclicità spezza la struttura circolare su cui si era costruita un'esistenza di percezioni falsate, una scappatoia dolorosa per il protagonista. Resta in tensione in un limbo, drammaticamente solo con ciò che lo aspetta. Tuttavia, la strada indiziaria s'inceppa: dovrebbe condurre a un climax ed essere più profonda. L'ambiente non deve limitarsi ad accogliere elementi del puzzle, ma nel suo caos fornire risposte ed essere specchio del personaggio - come accenni, in maniera accessoria, piste falsate che sembrino condurre a sbocchi concreti.

La tua rimane una prova dall'indubbio fascino: la stonatura di una mente che non ha più un equilibrio, ma vive di rimpianti e di lapidi interiorizzate.

Recensore Master
24/11/15, ore 16:43

C'è una cosa che mi ha colpito in tutta la storia, il ritmo calmo e tranquillo. Anche nelle scene più attive c'è sempre una patina strana, come se fosse distante e distaccata.
Tutto ciò. secondo me, rende il tutto ancora più ansioso e angosciante, come è richiesto dalla storia, del resto.

Hai avuto un'ottima idea nel non dare riferimenti cronologici o date, così dal rendere il lettore ancora più spaesato.
Non sappiamo cosa sia successo alla famaiglia dell'ormai ex dottore, ma è qualcosa che lo ha fatto diventare un'ombra di sé.

Davvero bens scritta, anche le poche descrizione sono semplici ma arrivano al punto; tutto partecipa per creare l'atmosfera e lo fai in modo molto bello.


(recensione premio per il contest - Le sinfonie del Tradimento)

Recensore Master
25/09/15, ore 21:31

io sono sinceramente spaventata dall'idea di partecipare ad un contest con te, oramai. due storie e hai vinto già a più contest di quanti io abbia mai partecipato. mi limito a inchinarmi a te e metterti tra gli autori preferiti, così ogni volta che voglio sentirmi al cospetto di una divinità maggiore posso trovare subito le tue storie.
ma comunque, anche questa shot è stupenda.
per confermare la teoria che prima o poi anche uno psicologo ha bisogno dello psicologo, ci troviamo a osservare l'altra parte della barricata.
il dialogo è impostato in maniera estraniante, con le battute spesso riferite in maniera indiretta. i due personaggi non hanno nome e, a parte pochi dettagli sul cliente, non hanno nemmeno un volto.
questo rafforza la mia percezione che sia tutto un sogno dello psicologo, una specie di dialogo con la sua coscienza, che non tace, nemmeno con gli alcolici o le pasticche, un po' come lui che cerca di zittire il cliente con la ricetta per i medicinali. mi dispiace, ma nemmeno quelli lo fermeranno.
storia bellissima, ne ho lette poche di così belle, coinvolgenti e allo stesso tempo estranianti.
ti faccio i miei più sinceri complimenti
Alsha
P.S. so che Eli ti ha già ringraziato da parte mia, ma siccome non credo sia abbastanza, ti ringrazio -questa volta direttamente- per le recensioni premio che hai "dirottato" a me. grazie, non so come altro riferirti il piacere che ho provato sapendo del regalo che mi hai fatto ^^

Recensore Veterano
23/09/15, ore 11:52

Prima classificata al contest "V'è un piacere nello... scrivere" di AmahyP e Chloe R Pendragon - Valutazione di Chloe R Pendragon

Grammatica: 14,5/15
Non posso fare altro che complimentarmi con te, vista la perfezione del testo. Ho davvero sudato sette camicie per scovare anche solo l’ombra di un errore, una svista, un “pelo”: l’unico neo che ho trovato è stato nella frase “Gli chiedo, lo supplico di tornare a noi, alla sua seduta, non la mia.”, dove avresti dovuto usare la preposizione articolata, dato ti riferisci “alla seduta” (alla sua seduta, non alla mia). A parte questa sciocchezza, non ho beccato nient’altro, il che la dice  lunga sulla tua bravura e sulla strabiliante conoscenza della grammatica: insomma, hai fatto un lavoro eccellente, complimenti!
 
Stile e lessico: 15/15
Credo che il punteggio sia davvero eloquente, ma precisare non fa mai male: sei stata assolutamente perfetta, hai creato un testo incantevole grazie a uno stile magnetico e accattivante. Ogni frase ha una sua ragion d’essere, sembra che siano studiate per trascinare il lettore in una spirale di emozioni indescrivibile: i periodi risultano bilanciati in modo sublime, ognuno di essi ha una lunghezza ben precisa, così da impartire un ritmo di lettura a dir poco ammaliante, in perfetta armonia con il contenuto. Crei il giusto pathos e accentui la tensione grazie a una costruzione encomiabile delle frasi, aiutata dall’impiego esemplare della punteggiatura: ogni segno d’interpunzione aveva una funzione ben precisa, studiata per impartire un ritmo ben preciso e per scandire la lettura in favore dell’impatto emotivo. Di solito trovo sempre una virgola che mi sembra fuori posto o un punto e virgola che aggiungerei per inserire una pausa particolare, ma nel tuo caso mi è sembrato tutto assolutamente perfetto, ogni scelta aveva un suo perché e le emozioni fluivano senza ostacoli dal testo al cuore del lettore.
Anche il registro linguistico è la prova della cura che hai avuto nei confronti del testo, essendo decisamente adeguato al contesto in cui si trova: hai puntato su un lessico semplice ma efficace, senza troppi virtuosismi né espressioni fuori contesto. Hai scelto un registro quotidiani arricchito da termini particolari, così da non cadere nel banale, evitando nello stesso tempo di rendere lo stile artificioso; insomma, non mi resta altro da dire se non chapeau!
 
Utilizzo del pacchetto: 9/10
Hai impiegato in modo davvero encomiabile gli elementi a tua disposizione, dando a ciascuno di essi il giusto spazio all’interno della storia. Partiamo dal genere dell’opera, rispettato in modo sublime: la drammaticità della vicenda è a dir poco palpabile, parola dopo parola il pathos cresce sempre più rendendo questo racconto angst allo stato puro. Non c’è un solo istante in cui venga meno questo aspetto, anzi esso trova nuove conferme con il procedere della lettura, perciò direi proprio che questo elemento è stato ampiamente rispettato.
Passando al pacchetto vero e proprio, la trama è stata sfruttata in modo particolare, però non mi ha convinto interamente; il protagonista è uno psichiatra la cui vita è a pezzi, alle prese con un paziente piuttosto ingestibile, per lo meno per lui. Il problema sta proprio qui: la situazione nel pacchetto richiedeva che fosse il paziente a sconvolgere l’esistenza del terapista, invece qui funge unicamente da catalizzatore. Mi spiego meglio: leggendo la storia ho avuto la sensazione che la vita del protagonista fosse già a pezzi e che il paziente lo mettesse davanti al fatto compiuto, come se fosse la voce della sua coscienza – o meglio, delle sue colpe – piuttosto che la causa scatenante dei suoi problemi. Personalmente, ho apprezzato questa interpretazione della trama, non posso negarlo, ma se devo guardare l’aderenza a quanto richiesto il dubbio che ho espresso rimane, per questo motivo non ho potuto darti il massimo.
Per quanto riguarda la citazione, mi è piaciuto moltissimo il modo in cui l’hai utilizzata, fungendo da base su cui è costruita l’intera storia: il terapista ha bisogno di solitudine, perso com’è tra rimpianti e sensi di colpa. Non riesci a darsi pace per l’incidente in cui ha perso la su famiglia, così cerca in tutti i modi di negare a se stesso la verità, evitando il funerale della figlia, annegando il suo dolore nell’alcol o sabotando involontariamente la sua professione.
Insomma, sono più che soddisfatta dal modo in cui ti sei destreggiata tra i vari elementi, nonostante quel dubbio di cui ti ho parlato, perciò ottimo lavoro!
 
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10
Come puoi notare, il punteggio è davvero altissimo e il merito è della tua bravura. Hai caratterizzato il tuo protagonista in modo assolutamente impeccabile, sviscerando il suo tormento gradualmente e mettendo a nudo la sua fragilità. Hai mostrato inizialmente un uomo un po’ caotico ma apparentemente professionale, capace di svolgere il suo lavoro serenamente e in modo competente. Il problema sorge quando il suo paziente lo incalza di domande, partendo dal colore delle pareti dello studio fino ad arrivare alle foto di famiglia: da lì in poi la situazione precipita drasticamente, rivelando tutta la devastazione che il protagonista ha dentro di sé. La fuga dalla realtà, il bisogno di solitudine, l’incapacità di perdonarsi: tutti elementi che confluiscono in un’unica spiegazione, ossia la fragilità del protagonista. I sensi di colpa lo annichiliscono, alterando le sue percezioni e impedendogli di affrontare la realtà. L’introspezione è talmente convincente da angosciare il lettore e rendendolo partecipe delle sofferenze del terapista: davvero perfetto, lasciamelo dire.
Un discorso a parte va fatto per il “paziente”. Le virgolette non sono messe lì per caso, ma perché sinceramente non riesco a togliermi dalla testa una domanda: esiste davvero un paziente in questa storia? Esattamente, non sono così sicura che esistano realmente due personaggi in questa vicenda, dato che quello che dovrebbe essere il secondo personaggio è a conoscenza di particolari che non potrebbe sapere nessun’altro: come fa a sapere che non è andato al funerale della moglie e della figlia? E poi come ha fatto a “sparire. Di nuovo”? Magari sono io che ho immaginato una storia nella storia, ma non ho trovato altra spiegazione al discorso sul funerale, senza contare i particolari della casacca lurida che indossano entrambi o della “ricetta”. Che si tratti di un paziente o di un’allucinazione, hai comunque fatto un gran bel lavoro: la sua arroganza, l’ostinazione nel continuare quel discorso scomodo, l’arroganza con cui si rivolge al protagonista, sono tutte caratteristiche che danno una vera e propria concretezza al personaggio, rendendolo palpabile e coerente con il suo ruolo. Insomma, anche stavolta non posso fare a meno di dirti bravissima!
 
Originalità: 9,5/10
Inutile girarci intorno, ho trovato questa storia estremamente originale. Ci sono alcune dinamiche che sono piuttosto comuni, ad esempio il rifiuto della realtà a causa dei sensi di colpa,  ma non è questo a rendere un racconto davvero originale: si possono riprendere elementi già conosciuti, a patto che vengano sviluppati in modo innovativo, proprio come hai fatto tu. Il discorso di prima ha inciso profondamente su questo parametro: il fatto stesso che esista il dubbio sull’esistenza o meno di questo paziente è originale, a maggior ragione se ciò fosse vero. Trovo che sia una novità anche l’interazione tra i personaggi, con l’alternarsi di discorso diretto e indiretto a seconda di chi sta parlando, contribuendo a creare un divario tra i due. Insomma, mi hai davvero impressionato, perciò complimenti!
 
Gradimento personale: 9,5/10
Non è facile esprimere quanto mi sia piaciuta questa storia, nonostante la brevità. Ho trovato molto efficaci i personaggi, questa contrapposizione tra i due, così diversi eppure così simili: come ho già detto diverse volte, mi sono persuasa a credere che in realtà si tratti della stessa persona, perciò ho apprezzato ancor di più questo aspetto. Fino alla fine sono stata convinta del fatto che quel “paziente” non fosse altro che l’incarnazione dei suoi sensi di colpi, una crudele voce della coscienza traviata dal dolore della perdita, cosa che mi ha letteralmente conquistato. Ho gradito molto la struttura del testo, quell’alternarsi tra discorso diretto e indiretto è stata proprio una scelta azzeccata: allo stesso modo mi ha colpito quel paragone tra la sigaretta e la vita del protagonista, poste rispettivamente all’inizio e alla fine del racconto. Questi accorgimenti hanno dato maggiore spessore alla tua storia, aiutati anche dallo stile accattivante e dalla grammatica impeccabile: ottimo lavoro!
 
Totale: 67/70

Recensore Veterano
22/09/15, ore 21:07

Prima classificata al contest "V'è un piacere nello... scrivere!" di Chloe R Pendragon e AmahyP

Grammatica:
Ho riletto più volte la tua storia, e non ho trovato nessun errore di grammatica od ortografia, nemmeno di battitura, quindi comincio la mia valutazione facendoti i complimenti per la cura che hai dimostrato dal punto di vista formale.
Ho notato un’unica cosa, per la quale non me la sento assolutamente di togliere punti: tu hai scritto “T’oh, questa qua”, mentre la forma corretta di quell’esclamazione è toh oppure to’, con l’apostrofo. A parte questa piccolezza è tutto perfetto e ti sei meritata il punteggio pieno, complimenti!
 
15/15
 
Stile e lessico:
Ho trovato il tuo stile davvero molto buono e adatto alla storia che ci hai presentato. Credo che sia stata una buona idea mettere le parole che vengono pronunciate dal misterioso paziente in corsivo e non tra virgolette, perché questo ha contribuito a farmi pensare che stesse accadendo tutto nella testa del protagonista, che quell’uomo fosse un fantasma, un ossessione che tormenta lo psichiatra. Il tuo racconto è scorrevole e, complici anche la brevità e l’immediatezza del fatto raccontato, l’ho letto tutto d’un fiato senza neanche accorgermene. Ho apprezzato molto alcune espressioni rapide, crude, quasi colloquiali, che hai utilizzato per far entrare nel flusso dei pensieri del personaggio principale, ad esempio “disincrostarlo dalla mia vita”, o altre espressioni che, analogamente a questa, mi hanno fatto comprendere la sua frustrazione. Ho apprezzato anche molto l’alternanza tra discorso diretto e indiretto, con il protagonista che riporta sempre le proprie parole e non le pronuncia mai direttamente. Altra cosa che mi è piaciuta è la struttura ad anello con la descrizione della sigaretta che diventa, alla fine, la descrizione della vita dell’uomo. Anche se la descrizione è molto macabra e forse alla fine un po’ troppo “decadente” (tuttavia questa è una questione di gradimento personale), sicuramente è davvero efficace.
L’unica frase che ho trovato da appuntarti perché, a parer mio, non scorre molto, è la seguente: Niente potrà riportarle indietro, impedirti di alzare il gomito la sera del compleanno della piccola, fare un incidente mortale: secondo me sarebbe necessario aggiungere un “di” o un “e di” prima di “fare un incidente mortale”: scritto in questo modo, anche se dal contesto è ovvio che non è così, la terza coordinata dipenderebbe dal verbo iniziale, quindi sembrerebbe essere “niente potrà […] fare un incidente mortale”. Se invece si aggiunge il “di”, oltre a suonare a mio parere meglio, non c’è nessun problema.
Anche qui hai ottenuto un ottimo punteggio, brava!
 
14,5/15 

Utilizzo del pacchetto: Il pacchetto che avevi scelto era stato creato da Chloe, tuttavia posso dire che, per quanto mi riguarda, è stato rispettato alla lettera e con una buona idea alla base. Sono una fan delle citazioni messe all’inizio o alla fine delle storie, perché a mio parere se usate bene creano un’atmosfera particolare che tu hai saputo gestire benissimo: la solitudine del protagonista è evidente, anche e soprattutto quando è in compagnia del suo paziente, forse frutto della sua schizofrenia. Lui vuole questa solitudine perché lo rende completamente consapevole di ciò che ha fatto. Non sappiamo quanto successo abbia ottenuto con la sua professione, ma sicuramente il suo è un “caso particolare”. Inoltre, avevi scelto l’opera “Tristia”, e ho apprezzato il senso generale di tristezza e rimpianto che si respira dall’inizio alla fine leggendo la tua breve storia: è una sensazione opprimente, che si rispecchia nel personaggio come nel suo studio e nei dettagli delle descrizioni.
 
9/10
 
Caratterizzazione dei personaggi:
Hai presentato i personaggi in modo molto particolare, e ho apprezzato la tua idea. Nonostante il tuo racconto sia molto breve, ho trovato il tuo protagonista ben caratterizzato, un po’ dalla personalissima e particolare narrazione in prima persona, strutturata come monologo interiore, un po’ dalla descrizione dell’ambiente e della situazione.
Anche il misterioso paziente, trasandato e insinuatore, mi ha affascinato con il suo modo di parlare assillante e ripetitivo, la sua curiosità macabra e le sue dipendenze da alcol e droga, che mi sembra di aver capito siano anche ciò che caratterizza il protagonista (perciò, e per il dettaglio della bottiglia di Glen Grant, si arriva a pensare che i due siano uno sdoppiamento della stessa persona). Il suo modo di parlare è secco e immediato, utile per raggiungere lo scopo di far riemergere vecchi ricordi sepolti. Come ho già detto, l’introspezione del personaggio principale è ottima, anche se vediamo solo questo lato di lui: è un uomo ossessionato dal crimine che ha commesso, che si rende conto di essere un assassino e che, pur volendo all’apparenza dimenticare la moglie e la figlia morte (personaggi su cui forse avresti potuto soffermarti un po’ di più, ma del resto anche il lasciarle così “nel mistero” non mi è dispiaciuto), in realtà ne è morbosamente ossessionato. Hai fatto davvero un buon lavoro anche qui.
 
9/10 


Originalità: Pur avendo, come ho scritto prima, seguito pressoché alla lettera il prompt che ti avevamo dato, e avendo interpretato, come l’altra ragazza che aveva scelto il tuo stesso pacchetto, il caso che ha gravi ripercussioni sulla vita come qualcosa di collegato ad un omicidio, posso dire che la tua storia è molto originale sia per il modo in cui l’hai presentata sia per la suspense che hai saputo mantenere nello svelare, pian piano e dolorosamente, la vicenda della morte della moglie e della figlia del protagonista. Anche l’idea di inserire la figura di un paziente/allucinazione così ambiguo e misterioso è a mio parere originale, e devo dire che mi ha davvero colpito: già ad una prima lettura, la tua storia mi è subito rimasta impressa. 
 
9,5/10 

Gradimento personale: Purtroppo forse qui non potrò dilungarmi molto, perché rischierei di ripetermi fin troppo: come penso tu abbia capito dai punti precedenti, la tua storia mi è piaciuta molto. L’ho trovata scorrevole, ben scritta e affascinante, è riuscita a tenere i miei occhi incollati alla pagina e a lasciarmi alla fine quel senso di straniamento, disorientamento e quasi di disagio che, credo, fosse tua intenzione passare con un racconto del genere. La cosa che ho più apprezzato è stata l’atmosfera, che mi ha completamente rapita, era come se vedessi la scena davanti agli occhi, con una sorta di nebbia che la velava, e sono riuscita ad immaginare tutto dall’inizio alla fine. Inoltre, ho apprezzato la tua padronanza del lessico e il tuo uso, come ho già scritto sopra, del discorso diretto e indiretto. L’idea che si stesse svolgendo tutto nella testa del protagonista, espressa in modo così affascinante, ha contribuito a farmi apprezzare ancora di più la storia. Quando mi hai inviato il file e ho letto il titolo, devo dire che in principio non mi ispirava, ma dopo aver letto la storia mi sono ricreduta: “Dispercezione” è perfetto.
Brava!
 
8,5/10 

Totale: 65,5/70 

Grazie per aver partecipato e complimenti!

Recensore Junior
02/09/15, ore 09:35

1° Classificato al contest "Ombre del passato - Quando dimenticare è impossibile" di _Vintage_

Grammatica:
20/20
Ok. Perfetta. Termini appropriati, puliti, perfetti per la situazione descritta.
 
Stile e lessico: 19/20
Non c’è che dire, uno stile longilineo, pulito da qualsivoglia ridondanza e marcaggi abusivi che fanno sanguinare le orecchie. L’unica cosa – ma è una mia fissa, specifico – non avrei utilizzato il corsivo per i dialoghi, perché molte volte può essere difficile individuare un principio di conversazione – ma comunque sia veramente brava.
 
Originalità: 9/10
Premetto che il 10/10 non l’ho ancora mai messo, ma se è per questo i miei 9 si possono contare sulle dita di una mano. Mi è piaciuta. E anche molto. Un misto di rabbia, frustrazione, malinconia, dolore, diniego, un passato che torna prepotente e che macchia la mente del protagonista. Che dire, molto sottile e molto raffinato. Niente eccessi. Brava.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10
Il paradossale è questo: due personaggi, due anime dannate, la prima per il proprio passato, la seconda non ci è dato sapere. Un gradevolissimo bisticcio di caratteri che discutono animatamente sul passato della persona sbagliata, un rapporto in cui è impossibile salvarsi, per nessuno dei due. E la cosa che più ho gradito è che ho sofferto con loro, ma non so neanche i loro nomi. Veramente incredibili.
 
Gradimento personale: 4,5/5
La tua storia mi ha piacevolmente impressionata, non mi capitava da un po’. Vivere nella storia è qualcosa che non viene dal lettore, ma dalla bravura dello scrittore e tu sei stata veramente in gamba. Ancora complimenti.
Grammatica: 20/20
Ok. Perfetta. Termini appropriati, puliti, perfetti per la situazione descritta.
 
Stile e lessico: 19/20
Non c’è che dire, uno stile longilineo, pulito da qualsivoglia ridondanza e marcaggi abusivi che fanno sanguinare le orecchie. L’unica cosa – ma è una mia fissa, specifico – non avrei utilizzato il corsivo per i dialoghi, perché molte volte può essere difficile individuare un principio di conversazione – ma comunque sia veramente brava.
 
Originalità: 9/10
Premetto che il 10/10 non l’ho ancora mai messo, ma se è per questo i miei 9 si possono contare sulle dita di una mano. Mi è piaciuta. E anche molto. Un misto di rabbia, frustrazione, malinconia, dolore, diniego, un passato che torna prepotente e che macchia la mente del protagonista. Che dire, molto sottile e molto raffinato. Niente eccessi. Brava.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10
Il paradossale è questo: due personaggi, due anime dannate, la prima per il proprio passato, la seconda non ci è dato sapere. Un gradevolissimo bisticcio di caratteri che discutono animatamente sul passato della persona sbagliata, un rapporto in cui è impossibile salvarsi, per nessuno dei due. E la cosa che più ho gradito è che ho sofferto con loro, ma non so neanche i loro nomi. Veramente incredibili.
 
Gradimento personale: 4,5/5
La tua storia mi ha piacevolmente impressionata, non mi capitava da un po’. Vivere nella storia è qualcosa che non viene dal lettore, ma dalla bravura dello scrittore e tu sei stata veramente in gamba. Ancora complimenti.

Recensore Junior
29/08/15, ore 21:45

Eccezionale, davvero.
Descrizioni perfette, narrazione scorrevole. La storia del protagonista viene spiegata in modo implicito, un particolare elegante, se sfruttato bene e tu lo hai sfruttato molto bene. La lettura è scorrevole però dà anche un senso di angoscia. Il finale che richiama all'incipit è un tocco di classe.
So che le mie recensioni sembrano scritte da un robot, ma secondo la mia mente contorta è il modo migliore per commentare qualcosa, senza troppi giri di parole.
Bella storia, complimenti.

Tu sai chi

Recensore Veterano
29/08/15, ore 18:30

Sono profondamente offesa che non abbia ancora ricevuto recensioni... È meravigliosa. Non saprei che altro dire, onestamente, se non che è una storia meravigliosa, che rende alla perfezione il disagio di questo povero psicologo, che vede se stesso come un paziente in putrefazione. L'ho adorata e sono anche un po' arrabbiata, perché dici di non essere capace a scrivere e mi verrebbe da darti una testata. Conquisterai il mondo, già lo so, e potrò vantarmi in giro dicendo che sono tua moglie (come se già non lo facessi ^^') *-* Brava brava brava brava! Non mi sorprende affatto che tu sia arrivata prima, te lo meriti del tutto!!!! A presto <3