Prima classificata al contest "V'è un piacere nello... scrivere" di AmahyP e Chloe R Pendragon - Valutazione di Chloe R Pendragon
Grammatica: 14,5/15
Non posso fare altro che complimentarmi con te, vista la perfezione del testo. Ho davvero sudato sette camicie per scovare anche solo l’ombra di un errore, una svista, un “pelo”: l’unico neo che ho trovato è stato nella frase “Gli chiedo, lo supplico di tornare a noi, alla sua seduta, non la mia.”, dove avresti dovuto usare la preposizione articolata, dato ti riferisci “alla seduta” (alla sua seduta, non alla mia). A parte questa sciocchezza, non ho beccato nient’altro, il che la dice lunga sulla tua bravura e sulla strabiliante conoscenza della grammatica: insomma, hai fatto un lavoro eccellente, complimenti!
Stile e lessico: 15/15
Credo che il punteggio sia davvero eloquente, ma precisare non fa mai male: sei stata assolutamente perfetta, hai creato un testo incantevole grazie a uno stile magnetico e accattivante. Ogni frase ha una sua ragion d’essere, sembra che siano studiate per trascinare il lettore in una spirale di emozioni indescrivibile: i periodi risultano bilanciati in modo sublime, ognuno di essi ha una lunghezza ben precisa, così da impartire un ritmo di lettura a dir poco ammaliante, in perfetta armonia con il contenuto. Crei il giusto pathos e accentui la tensione grazie a una costruzione encomiabile delle frasi, aiutata dall’impiego esemplare della punteggiatura: ogni segno d’interpunzione aveva una funzione ben precisa, studiata per impartire un ritmo ben preciso e per scandire la lettura in favore dell’impatto emotivo. Di solito trovo sempre una virgola che mi sembra fuori posto o un punto e virgola che aggiungerei per inserire una pausa particolare, ma nel tuo caso mi è sembrato tutto assolutamente perfetto, ogni scelta aveva un suo perché e le emozioni fluivano senza ostacoli dal testo al cuore del lettore.
Anche il registro linguistico è la prova della cura che hai avuto nei confronti del testo, essendo decisamente adeguato al contesto in cui si trova: hai puntato su un lessico semplice ma efficace, senza troppi virtuosismi né espressioni fuori contesto. Hai scelto un registro quotidiani arricchito da termini particolari, così da non cadere nel banale, evitando nello stesso tempo di rendere lo stile artificioso; insomma, non mi resta altro da dire se non chapeau!
Utilizzo del pacchetto: 9/10
Hai impiegato in modo davvero encomiabile gli elementi a tua disposizione, dando a ciascuno di essi il giusto spazio all’interno della storia. Partiamo dal genere dell’opera, rispettato in modo sublime: la drammaticità della vicenda è a dir poco palpabile, parola dopo parola il pathos cresce sempre più rendendo questo racconto angst allo stato puro. Non c’è un solo istante in cui venga meno questo aspetto, anzi esso trova nuove conferme con il procedere della lettura, perciò direi proprio che questo elemento è stato ampiamente rispettato.
Passando al pacchetto vero e proprio, la trama è stata sfruttata in modo particolare, però non mi ha convinto interamente; il protagonista è uno psichiatra la cui vita è a pezzi, alle prese con un paziente piuttosto ingestibile, per lo meno per lui. Il problema sta proprio qui: la situazione nel pacchetto richiedeva che fosse il paziente a sconvolgere l’esistenza del terapista, invece qui funge unicamente da catalizzatore. Mi spiego meglio: leggendo la storia ho avuto la sensazione che la vita del protagonista fosse già a pezzi e che il paziente lo mettesse davanti al fatto compiuto, come se fosse la voce della sua coscienza – o meglio, delle sue colpe – piuttosto che la causa scatenante dei suoi problemi. Personalmente, ho apprezzato questa interpretazione della trama, non posso negarlo, ma se devo guardare l’aderenza a quanto richiesto il dubbio che ho espresso rimane, per questo motivo non ho potuto darti il massimo.
Per quanto riguarda la citazione, mi è piaciuto moltissimo il modo in cui l’hai utilizzata, fungendo da base su cui è costruita l’intera storia: il terapista ha bisogno di solitudine, perso com’è tra rimpianti e sensi di colpa. Non riesci a darsi pace per l’incidente in cui ha perso la su famiglia, così cerca in tutti i modi di negare a se stesso la verità, evitando il funerale della figlia, annegando il suo dolore nell’alcol o sabotando involontariamente la sua professione.
Insomma, sono più che soddisfatta dal modo in cui ti sei destreggiata tra i vari elementi, nonostante quel dubbio di cui ti ho parlato, perciò ottimo lavoro!
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10
Come puoi notare, il punteggio è davvero altissimo e il merito è della tua bravura. Hai caratterizzato il tuo protagonista in modo assolutamente impeccabile, sviscerando il suo tormento gradualmente e mettendo a nudo la sua fragilità. Hai mostrato inizialmente un uomo un po’ caotico ma apparentemente professionale, capace di svolgere il suo lavoro serenamente e in modo competente. Il problema sorge quando il suo paziente lo incalza di domande, partendo dal colore delle pareti dello studio fino ad arrivare alle foto di famiglia: da lì in poi la situazione precipita drasticamente, rivelando tutta la devastazione che il protagonista ha dentro di sé. La fuga dalla realtà, il bisogno di solitudine, l’incapacità di perdonarsi: tutti elementi che confluiscono in un’unica spiegazione, ossia la fragilità del protagonista. I sensi di colpa lo annichiliscono, alterando le sue percezioni e impedendogli di affrontare la realtà. L’introspezione è talmente convincente da angosciare il lettore e rendendolo partecipe delle sofferenze del terapista: davvero perfetto, lasciamelo dire.
Un discorso a parte va fatto per il “paziente”. Le virgolette non sono messe lì per caso, ma perché sinceramente non riesco a togliermi dalla testa una domanda: esiste davvero un paziente in questa storia? Esattamente, non sono così sicura che esistano realmente due personaggi in questa vicenda, dato che quello che dovrebbe essere il secondo personaggio è a conoscenza di particolari che non potrebbe sapere nessun’altro: come fa a sapere che non è andato al funerale della moglie e della figlia? E poi come ha fatto a “sparire. Di nuovo”? Magari sono io che ho immaginato una storia nella storia, ma non ho trovato altra spiegazione al discorso sul funerale, senza contare i particolari della casacca lurida che indossano entrambi o della “ricetta”. Che si tratti di un paziente o di un’allucinazione, hai comunque fatto un gran bel lavoro: la sua arroganza, l’ostinazione nel continuare quel discorso scomodo, l’arroganza con cui si rivolge al protagonista, sono tutte caratteristiche che danno una vera e propria concretezza al personaggio, rendendolo palpabile e coerente con il suo ruolo. Insomma, anche stavolta non posso fare a meno di dirti bravissima!
Originalità: 9,5/10
Inutile girarci intorno, ho trovato questa storia estremamente originale. Ci sono alcune dinamiche che sono piuttosto comuni, ad esempio il rifiuto della realtà a causa dei sensi di colpa, ma non è questo a rendere un racconto davvero originale: si possono riprendere elementi già conosciuti, a patto che vengano sviluppati in modo innovativo, proprio come hai fatto tu. Il discorso di prima ha inciso profondamente su questo parametro: il fatto stesso che esista il dubbio sull’esistenza o meno di questo paziente è originale, a maggior ragione se ciò fosse vero. Trovo che sia una novità anche l’interazione tra i personaggi, con l’alternarsi di discorso diretto e indiretto a seconda di chi sta parlando, contribuendo a creare un divario tra i due. Insomma, mi hai davvero impressionato, perciò complimenti!
Gradimento personale: 9,5/10
Non è facile esprimere quanto mi sia piaciuta questa storia, nonostante la brevità. Ho trovato molto efficaci i personaggi, questa contrapposizione tra i due, così diversi eppure così simili: come ho già detto diverse volte, mi sono persuasa a credere che in realtà si tratti della stessa persona, perciò ho apprezzato ancor di più questo aspetto. Fino alla fine sono stata convinta del fatto che quel “paziente” non fosse altro che l’incarnazione dei suoi sensi di colpi, una crudele voce della coscienza traviata dal dolore della perdita, cosa che mi ha letteralmente conquistato. Ho gradito molto la struttura del testo, quell’alternarsi tra discorso diretto e indiretto è stata proprio una scelta azzeccata: allo stesso modo mi ha colpito quel paragone tra la sigaretta e la vita del protagonista, poste rispettivamente all’inizio e alla fine del racconto. Questi accorgimenti hanno dato maggiore spessore alla tua storia, aiutati anche dallo stile accattivante e dalla grammatica impeccabile: ottimo lavoro!
Totale: 67/70 |