Avevo bisogno di QUESTO.
Di un frammento dei pensieri di Erwin, ovunque egli sia. Della sua rabbia, del suo smarrimento. Perché io credo che debba sentirsi così, alla fine. Perché no, non è morto in pace come Isayama vuole farci credere. Ha sorriso, sì, mentre accettava la morte di fronte a Levi seduto su quella cassa di legno, ha messo da parte il suo sogno, se stesso per dare una speranza all’umanità. Ma questo perché in quell’istante non c’era altro modo, altra scelta possibile che quella e quella sola.
Su quel tetto invece di scelte ce n’erano due.
E Levi ha preso quella sbagliata.
Lo hanno detto tutti nel capitolo 85, da Hanji ad Armin stesso.
Una scelta incomprensibile, folle, scriteriata. Una porcata creata ad arte da Isayama per far fare il power up ad uno dei personaggi principali, al ragazzino puccioso che vuole andare a vedere il mare.
Una scelta vergognosa e contro ogni logica, ogni regola militare.
Ma di questo ne abbiamo già parlato. E meno male che c’eravate tu ed Ellery a sfogare la rabbia, l’amarezza, la delusione.
Ma veniamo a questa poesia, perché è questo ciò che hai scritto.
Una poesia.
Bella e terribile come una tempesta, le onde in burrasca.
L’inferno è quello che creiamo noi stessi, una gabbia di attese, di doveri, di colpe.
E le domande che poni sulla sua vera natura ti scuotono e destabilizzano.
E quel “È la città da cui scappi o il porto in cui approdi?” ti lascia attonita. È reale, ed ho rivisto il dramma di quelli che fuggono dalle guerre per trovare la morte lungo il viaggio, tra i flutti del Mediterraneo o tra le strade che conducono all’Europa.
E le immagini del nulla, uno spazio sospeso, l’attesa, l’infinito.
Ed Erwin come un puntino su di una tela. Superbo simbolismo, poesia.
E poi il richiamo dolce del padre, anzi, del ricordo, della proiezione che lui fa del padre perduto quando era troppo piccolo e dal quale non è mai riuscito davvero a staccarsi. Per la colpa, per il vuoto che la sua assenza gli ha lasciato nel cuore. Ed è bellissima quest’immagine.
Questo padre che esita, che soffre davanti al dolore di un figlio che non può aiutare. È vero, è un ricordo, uno spettro eppure è lì, che vorrebbe tendergli una mano.
E Mike che lo ferma, pacato come sempre, saggio. È giusto che lui sia proprio lì.
L’amico di tutta una vita, quello che Erwin non ha mai potuto concedersi il tempo di piangere, perché c’era un governo da rovesciare, tante domande a cui cercare risposte, un ragazzino da salvare. Ed Erwin non s’è mai fermato, neppure dopo che gli hanno strappato un braccio, neppure quando di speranza sembrava non essercene più.
E le tue parole mi hanno tolto il fiato. Perché erano le sole capaci di descrivere questa scelta sbagliata, ingiusta, odiosa.
“Morire non come uomo ma come scelta scartata, una possibilità troppo vecchia, un desiderio troppo stanco per andare avanti e scoprire quella verità. “
Mi si è stretto il cuore.
Ma non posso fare a meno di volerla rileggere, ancora e ancora.
Complimenti, stella, hai scritto qualcosa di meraviglioso.
E ti ringrazio di averlo fatto per Erwin, che gran parte del fandom e dei personaggi di snk non ha mai né capito davvero né meritato.
Grazie. (Recensione modificata il 09/09/2016 - 09:57 pm) |