Sono in ritardo e di questo ti chiedo scusa. Ma sai che sono sempre scandalosamente lenta a trovare le parole quando qualcosa mi emoziona. Di solito resto ammutolita, o sopraffatta. E non è che potessi semplicemente pubblicare una recensione vuota, giusto?
Perché questa questa one shot mi ha davvero toccata. Perché il signor Smith che hai dipinto è riuscito a commuovermi nel profondo.
E ancora adesso non so bene da dove cominciare..
O forse sì.
Dal principio, dal piccolo Erwin che barcolla verso il papà. Bellissima la tua similitudine con un papero. Sembra quasi di vederlo, incerto, un po’ sculettante sui piedini malfermi e con quegli occhioni blu che noi abbiamo imparato ad amare.
Mi è piaciuto il suo musetto impiastricciato di briciole e marmellata. Un bimbetto goloso e affamato. Affamato di vita e presto, molto presto anche di verità.
Come mi è piaciuta l’immagine delle sue manine che si agitano a cercare di afferrare il pulviscolo che brilla al sole. Il suo sogno, quello che poi inseguirà per tutta la vita è così, luminoso, inafferrabile. Eppure lui non smette di cercare, mai, fino all’ultimo non vuole arrendersi anche se quello che insegue sembra essere solo un miraggio, qualcosa per cui essere deriso e insultato.
Mi sono piaciute queste immagini, d’una potenza visiva che mi hanno lasciata rapita.
E sopra ogni cosa mi è piaciuta la dolcezza, l’amore sconfinato del padre che lo afferra, che lo sorregge, che lo stringe in una abbraccio. E ci sono quelle parole amare, certo, quelle brevi e sofferte frasi che sembra vogliano prepararlo a ciò che lo aspetta fuori, come se con queste egli possa proteggerlo. Ma lo sa che quel bimbo dovrà presto andare per il mondo camminando sulle proprie gambe, che forse quegli occhi azzurri in cui lui rivede i propri, in cui ritrova la sua stessa sete di verità, la propria integrità.
Che sia speranza la sua o una sorta di precoce, inconsapevole profezia, egli vede un figlio che sarà presto un uomo coraggioso, che non si lascerà piegare senza combattere, un uomo che non accetterà le mezze verità di un sistema corrotto.
L’ho riletta più di una decina di volte ormai, ma ogni volta mi strappa più di un sospiro, più di un sorriso. E c’è tutto questo in quella stanza luminosa, su quel tappeto dove barcollava il piccolo Erwin, persino nei bottoni che cerca di strappare alla camicia del papà. Amo questo nella tua scrittura. La capacità che hai di evocare queste immagini vividissime, di incastrarle tra loro come un mosaico prezioso e basta una parola, una frase ad illuminarlo che ecco un caleidoscopio di emozioni.
E riesci, ogni volta, a strapazzarmi il cuore.
E non te lo dico perché sei mia amica, ma perché questa breve storia è di una bellezza che ancora mi lascia un po’ sbigottita, molto intenerita e con tanta (troppa) nostalgia di Erwin. Tu sei riuscita a tributargli un omaggio dolce e struggente, e l’hai fatto magnificamente.
Credo ti sia superata.
Questa one-shot per me rappresenta la perfezione. Lo dico senza pudore. |