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(No, non sono pazza. Terminata la lettura, ho iniziato davvero ad emettere suoni incomprensibili mentre le guance mi facevano letteralmente male per il troppo sorridere).
Ladyyyy, ci ritroviamo con un nuovo aggiornamento della mia serie preferita, che mi ha fatto saltare un battito appena l'ho notata tra le nuove scritte (non accedevo a EFP da un po', quindi la sorpresa è stata graditissima**).
Premetto che devo ancora recensirti l’agognato seguito del “Filo rosso” e per questo sono una brutta persona, ma tra impegni e concatenazioni di viaggi, non ho davvero avuto il tempo di sedermi davanti al computer e riflettere con calma.
Essendo tornata oggi, però, non posso non commentarti subitissimo questa perla stupenda, non a caso finita subito tra i preferiti u.u
Ecco, forse è necessario partire proprio da questo punto per spiegarti quanto, come, perché and so on, questa storia abbia fatto breccia su di me (tanto il mio povero muscolo cardiaco ormai è abituato, sigh).
Cos’è, esattamente, Tè&Caffè?
Una raccolta di accadimenti quotidiani della “normale” vita di un giovane detective e un brillante (e affascinantissimo) medico legale. Dei casi che li vedono coinvolti, della routine abitudinaria concernente la preparazione delle loro bevande preferite, dei battibecchi tra i due.
Cosa la rende tanto speciale, almeno ai miei occhi, allora?
Oltre all’atmosfera perfetta, allo stile delicato del racconto, alla caratterizzazione dei personaggi e ad altre mille sfaccettature, che non sto qui a elencare, altrimenti verrebbe fuori un papello chilometrico, (come se già le mie recensioni non fossero abbastanza lunghe… ), ciò che più amo, è il modo in cui la vita dei nostri protagonisti, amorosa e non, sia fusa alla perfezione con gli eventi “principali” della narrazione, come in una perfetta serie televisiva: è come se ogni nuova storia fosse una puntata di questo splendido telefilm poliziesco che, grazie ad una trama ben strutturata, riesce, tramite salti temporali e collegamenti con episodi precedenti, a rendere ogni istante mai banale.
E’ qualcosa che ho potuto percepire soprattutto in questa one-shot poiché, presumo, dopo aver letto le precedenti e compreso i tratti salienti della storia, l’ho potuta gustare a tutto tondo, soffermandomi anche in avvenimenti precedenti, passati forse in secondo piano.
Ma andiamo per ordine, altrimenti temo di non riuscire a esprimermi come vorrei e saltare magari qualche passo cui tengo molto (come se non avessi amato l’intera fic <.<)
Questa cosa che inizi la narrazione con un flashback felice e sereno, con protagonisti le bevande preferite dei due, mi fa impazzire** e qui sono morta a immaginarmi Tooru che cerca di atteggiarsi a disinvolto mentre dietro di lui i toast diventano cenere, tentando di addurre tutta la colpa di quel pasticcio all’elettrodomestico cui sfoga la sua rabbia con un pugno, proprio come un vero uomo… peccato che poi si sposti subito, intimorito non appena quello emette un brontolio inquietante.
Sembrerà una scena banale, ma a me è piaciuta da morire!
Assieme all’ultimo commento di Tooru su quanto Iwachan sia un cretino, che immagino essere pronunciato con un brontolio lamentoso da parte del nostro medico legale preferito**.
Addentriamoci, adesso, nell’inizio dell’analisi dei sentimenti repressi da Hajime per ben lunghi mesi: nonostante sia stata la prima in ordine di scrittura, la conclusione di “Caffè Amaro” non era ancora stata approfondita. Conosciamo gli eventi precedenti a quell’avvenimento, quelli immediatamente successivi comprendenti le nuove peripezie che hanno coinvolto i protagonisti… eppure, le vere emozioni di Hajime sono state tenute nascoste per tutto quel tempo.
Eh sì, perché non si tratta di un fatto banale di cui potersi presto dimenticare.
Si parla del veder quasi morire la persona che più si ama fra le braccia e non poter fare assolutamente nulla per salvarla. Se, poi, a questo si aggiunge la consapevolezza del non essere stati in grado di prevenire quella disgrazia, nonostante ve ne fosse la possibilità… la vita diventa insopportabile.
Il senso di colpa ti divora vivo.
Ed è quello che, infatti, sta accadendo con Iwaizumi.
Lentamente e inevitabilmente, lo fa scivolare in uno stato di paura e sofferenza quasi inconscia, riportato però alla luce da singole frasi, quasi simili all’Epifania dei cari scrittori modernisti inglesi, di Tooru o da immagini lampo che appaiono nella sua mente, quasi a volersi sostituire a ciò che, invece, la realtà gli mostra nel presente.
Non parla, Hajime, dei suoi tormenti; non emette alcun fiato con nessuno, ben che meno con colui che ha rischiato di perdere per la sua inettitudine… cercando, al contrario, di evitare ad ogni costo che la faccenda si ripeta, arginando quasi Oikawa dalla possibilità di aiutarlo nelle indagini.
Ma Tooru, beh, non è certo stupido.
Capisce, intuisce che c’è qualcosa che non va nello sguardo del suo amante, nei suoi occhi vacui e a volte persino spenti.
Non si lascia intimidire, lui, da ciò che gli è accaduto, tanto da frequentare il corso per imparare a utilizzare una pistola (e mi è piaciuto tantissimo la mini evoluzione del suo apprendistato, da frana totale a cecchino quasi spaventoso, paragonabile alla costanza che gli ha permesso di migliorare esponenzialmente nella pallavolo, come nel personaggio canon).
Tuttavia la situazione non è così semplice e lo stesso medico fa fatica ad affrontarla, in un contesto che, fortunatamente, non manca di scene comiche che stemperano la tensione e i pensieri negativi, come i capricci di Tooru sul voler sapere cosa Hajime abbia ordinato su Internet (povero ragazzo, come poteva anche solo sperare di far filare tutto liscio qualcosa come una sorpresa per quel bambino curioso che è Oikawa?) e il malaugurato incidente del caffè rovente sul cavallo dei pantaloni del moro (soffro al solo pensiero di quanto possa far male… anche se, come si vedrà dopo, gli attributi di Hajime non hanno risentito dell’eccessivo calore;) )
Vorrei davvero veder più spesso Hajime all’opera nel suo lavoro di detective: la scena in cui sveglia il coinquilino di Mike con un “radioso” “Buongiorno dolcezza”, ammanettandolo alla scrivania, è impagabile.
Più leggo di lui in queste vesti, più me lo immagino come perfetto nel suo ruolo**
C’è da dire, naturalmente, che avrebbe faticato molto di più se non ci fosse stato Tooru a dargli man forte (ma quanto ho ridacchiato nel leggere di lui che sbanda e non sa guidare bene, andando a sbattere a destra e a manca…)
Nonostante questa sua mancanza, però, la sua entrata in scena trionfale si è verificata in perfetto tempismo con l’arrivo dell’assassino e di un trafelato Hajime, il quale stenta a credere a quello che Tooru abbia appena fatto.
Ho molto apprezzato il loro scambio di battute: in effetti, proprio in quest’occasione non si può dar torto al furbo Oikawa e.e
Il caso, così, è risolto e tutto sembrerebbe terminare per il meglio proprio alla viglia del compleanno di Tooru… eppure, Hajime ancora è distante.
Pensa ad altro, non riesce a staccarsi di dosso quelle immagini terribili, non riesce a scollarsi quel senso di colpa opprimente che non gli consente di respirare…
Ed è qui che interviene il suo amante. E’ qui che Tooru vuole far crollare, vuole buttare giù quel muro che il ragazzo si è costruito addosso per tenere confinate tutte le sue paure e il suo dolore… nonostante lo stesso Tooru soffra al pensiero di Hajime ridotto in quello stato.
Soffre perché ha compreso quando diavolo lo ami e quanto tremenda sia stata, per lui, l’ipotesi di non poterlo avere più al suo fianco.
La scena è stata molto commovente, davvero, mi è piaciuta tantissimo questa fusione tra delicatezza, irruenza, malinconia e dolore e nuovamente delicatezza, capace di scuotere Hajime nel profondo… di fargli capire che Tooru “è ancora lì con lui, non se n’è andato.” Bellissima, semplicemente bellissima.
A volte, basta davvero un semplice contatto, una “fusione” tra due corpi, per ritrovare il contatto con la realtà.
Non preoccuparti se non sei entrata nel dettaglio nel rapporto sessuale: nonostante ami le fic rosse, qui non v’era bisogno di soffermarsi troppo sulle dinamiche dell’amplesso. Tratteggiare in pochi tratti ciò che succede in modo semplice e immediato è stata la scelta più azzeccata, almeno a mio parere.
Tutta la descrizione del compleanno di Tooru mi ha liquefatta come burro al sole.
Ma. Quanto. E’. Dolcissimo. E. Tenerissimo. Hajime!!!
Cioè, ha risparmiato per un anno per regalargli ciò che più desideravaaaaa*----* (urlo anche io come una sedicenne).
La felicità di Tooru mi ha contagiata e tra poco saltellavo anche io per la gioia (peccato solo che non avessi le labbra di Hajime con cui manifestare la mia contentezza… uff).
Eh niente, non ho molto da dire sull’ultima parte proprio perché l’ho amata dalla prima parola all’ultima, sorridevo come una scema anch’io e all’immagine di Tooru con la maglietta troppo grande di Hajime mi sono sciolta ancora di più (mentre al nostro caro detective si sono accesi nuovamente i bollori, ihihi).
Insomma, concludo dicendo che hai combinato fluff e angst alla perfezione.
Tutto perfetto, davvero.
Ogni giorno è perfetto se tu scrivi ancora queste cose stupendissimeeee.
(Mi dispiace, sto sclerando… anche l’ora tarda non aiuta molto, in certi casi.)
Ah, e buon compleanno Oikawa-saaaan (anche se adesso non lo è più… ma facciamo finta che sia ancora il 20 luglio, shhh).
Alla prossima, lunghissima come sempre (qualche volta mi uccidi, lo so…), recensione. (Quando mi dici che ti risollevo la giornata con le mie parole, mi fai venire voglia di scrivere ancora di più, ihihih. La cosa ti si ritorcerà contro.)
Caldi abbracci<3 |