Quarta classificata al contest "born under the stars"
SendyMalfoy, Come i fiocchi di neve
titolo 4/5
Molto semplice, ma sicuramente rispecchia a pieno il senso della storia. La domanda sull’essenza umana – allo stesso tempo contrapposta e assimilata alla neve – che Astoria si pone sin dalle prime righe della storia ci accompagna per tutta la vicenda, rendendo il titolo quasi una scelta obbligata, data la sua essenzialità all’interno della trama. L’unica pecca che mi sento di sottolineare è la “poca attrattiva”, nel senso che non è il genere di titolo che salta immediatamente all’occhio o spinge ad aprire la storia; forse un qualche tipo di perifrasi sarebbe stata più adatta!
grammatica e stile 9/15
La prima cosa che salta all’occhio, sicuramente, è il fortissimo stacco che si nota tra le due sequenze principali della storia. La prima, quella in cui Astoria si abbandona maggiormente alle sue considerazioni sull’inanità dei suoi parenti, del suo circuito di frequentazioni, presenta uno stile molto piano, adagio – ben rispondente all’esigenza di flemmatica riflessione; la seconda, invece, subisce una notevole accelerazione: vi predomina l’uso delle virgole, rendendo la narrazione molto più rapida e consequenziale. In linea di massima, certo, questa sarebbe una scelta più che adeguata, eppure la sensazione che se ne ricava è quella di una trattazione sin troppo affrettata – impressione esacerbata anche dalla modalità utilizzata per inserire i dialoghi. Ho notato che spesso hai inserito spezzoni di dialoghi appartenenti a due o più personaggi nello stesso periodo, il che lascia adito ad alcune confusioni, accompagnando spesso il tutto ad una punteggiatura incerta o assente: i dialoghi, invece, hanno una regolamentazione molto serrata, per cui il punteggio ne è stato molto penalizzato. (Se ti interessa, posso inviarti un link molto interessante a riguardo.)
La prima sequenza, in ogni modo, è sicuramente corretta dal punto di vista di fluidità della narrazione, un piacevole sgorgare di pensieri a cui risulta facile abbandonarvisi, seguendone il corso: se non per alcune ripetizioni che risultano un po’ ridondanti, personalmente ritengo che fosse lo standard ideale da ricalcare anche nella seconda parte della storia, per quanto necessariamente adattato ad una sequenza più dinamica.
sviluppo della trama 7.5/10
Nuovamente, anche dal punto della trama, credo traspaia abbastanza nettamente la doppia velocità che lo connota; se da un lato, infatti, l'aspetto riflessivo di Astoria distende il ritmo – a tratti anche troppo -, dal dialogo che sostiene con la sorella fino all'epilogo, invece, esso appare molto più sostenuto, a tratti finanche precipitoso. La scena introduttiva, in cui domina il profilo contemplativo della giovane, presenta una similitudine eccessivamente ricercata, che appesantisce la levità dell'immagine, mitigandone la forza comunicativa. La dimensione passata, d'altronde, problematizza l'intreccio, ampliandone la rosa di significati e, saldandosi con il finale, crea un'affascinante commistione con l'immediato presente: “rimanere”, così, appare un leitmotiv dell'intero brano, un concetto che lo pervade trasversalmente. A restare, infatti, sono i rimpianti per un grappolo di vicende immodificabili nella loro viva crudeltà, un nugolo di immagini che impediscono al futuro di germogliare sereno; restano anche i ricordi per un rapporto – quello fra Astoria e Draco – mai definitivamente reciso, caduto nella trappola del sottinteso, del taciuto: ciò che non è mai stato, ma che esiste sempre. Il rifiuto di Astoria verso il presente vuoto e menzognero rappresentato dalla sorella appare come il chiaro rigetto verso un'accettazione passiva del corso della storia, un affiancarsi immeritato dal lato dei vincitori, pur di dimenticare la propria indifferenza: è proprio questo aspetto, però, che forse la sospinge a seguire le impronte di Draco, a rivitalizzarne il ricordo.
Ciò che non ho gradito particolarmente, invero, è stata la modalità con cui hai narrato tale svolta: un pizzico troppo affrettata rispetto allo spazio lasciato ad altre sequenze, benché il dialogo medesimo si articoli in una riflessione di stampo analogico, in cui la realtà viene sfiorata a partire da un simbolo, da un'immagine – come la tua citazione suggerisce ed evoca.
In definitiva, credo che la tua storia avrebbe potuto esprimere compiutamente il suo potenziale se avessi insistito sulla scena dialogica con Draco, magari espandendone il contorno narrativo: ciò detto, essa m'ha convinto e piacevolmente avvinto.
originalità 3/5
Entrambi personaggi “maledetti”, Astoria e Draco sono alla ricerca di salvezza dai propri fantasmi, alla disperata conquista di significati che possano mitigare l'impatto dirompente del passato. Ciò che manca per dare alla storia piena originalità è una descrizione più approfondita e problematica dell'incontro fra i due, in quanto non hai esplorato la necessità – di sicuro avvertita da Astoria – di comprendere le cause profonde che hanno determinato la separazione di Draco da lei: lasciando sulla superficie tale aspetto, hai forse mancato una buona occasione per dare ulteriore “freschezza” alle figure che hai costruito e che, in ogni caso, non appaiono mai scontate.
caratterizzazione personaggi 8/10
Nella storia interagiscono fra loro un buon numero di personaggi, su cui però predominano, chiaramente, le figure di Astoria e Draco. La sorella Daphne e gli altri giovani Serpeverde, infatti, ottengono un modesto spazio, in virtù delle loro caratteristiche da esseri grigi, radicati nella consapevolezza sciocca quanto pretestuosa di elevarsi al di sopra di chi appare altro da loro: una visione che li relega ai margini della storia, coerentemente con la loro funzione di elementi estranei, accidentali.
I sentimenti di Astoria, invece, sono plasticamente riprodotti, in quanto galleggiano in una contemplazione attiva di paesaggi e immagini che, dentro di lei, assurgono a simboli di un passato che non ha allentato la sua presa; per converso, la sua inesausta tensione verso l'idealizzazione e la ricerca di un lato positivo in Draco le infondono coraggio, speranza di un futuro che possa non tramutarsi in ricordo infelice. Conscia del suo immobilismo, dell'inazione che l'ha condannata al ciglio dei grandi eventi della II Guerra magica, ora sa che il riscatto che il suo cuore gentile pretende è rappresentato dal giovane Malfoy, il quale, ai suoi occhi, appare parimenti meritevole di redenzione. Sa che la sorella non può comprenderla in quanto, a differenza sua, non si è sottoposta ad un'eguale “autoprocesso”, teso alla rielaborazione dei suoi demeriti, delle sue indecisioni: non può salvarsi in quanto è lei stessa a credersi aliena da tale necessità, così tragicamente vissuta da Astoria.
Draco è sicuramente diverso rispetto ad Astoria, ma condivide il suo carattere umbratile, meditativo, la tendenza all'isolamento: solitudine che, tuttavia, lo costringe a sprofondare in un abisso buio, sopraffatto dal nichilismo e dalla fatale accettazione dell'impossibilità di riscatto. L'incontro con Astoria, l'invito coraggioso a rimanere sulla sua panchina – e nella sua vita – sono la traccia di un ultimo granello di luce che alberga nel suo cuore, che lo sospinge verso la speranza incarnata da lei: in questo, anche lui è un personaggio dinamico, pulsante di tensioni contrastanti. I ricordi che lo legano ad Astoria, in definitiva, sono coni d'ombra da redimere, da esorcizzare.
gradimento personale 4/5
Mi è piaciuto tanto il contrasto tra Astoria e sua sorella. Laddove l’una si consuma nel ricordare, nel rielaborare, nel pentirsi della propria staticità durante la guerra, l’altra ne fa un vanto e un piacere, un motivo per cui sentirsi superiore a chi dal conflitto di Hogwarts, per un motivo o un altro, ne è rimasto ferito se non annientato. Ed è, alla fine, tra chi si pente e chi è cosparso di cicatrici che riesce a formarsi un legame stretto, profondo, fatto di un comune sentire che si ha bisogno di condividere a tutti i costi, tra la neve che scende e il ricordo della valanga appena passata.
Essendo una grande patita di qualsiasi cosa che coinvolge il ghiaccio e il freddo in generale, questo continuo rimando alla neve non ho potuto far a meno di apprezzarlo – e anche le riflessioni che da questo elemento si muovono, seppur espresse con uno stile ancora un po’ acerbo, sono molto interessanti, piacevoli da seguire fino alla risoluzione finale, la promessa di una calda primavera in cui rifugiarsi: Astoria e Draco, insieme finalmente.
Il mio consiglio è continuare ad esercitarsi sulle sequenze più prettamente narrative, perché chiaramente la capacità di fare un bel lavoro, con motivi intriganti, non manca!
bonus 5/5
La citazione è stata evidentemente utilizzata come filone narrativo e il riferimento alla stagione invernale è più che chiaro: punteggio pieno!
totale 40.5/55 |