Recensioni per
Dio se ci sei...
di Ninfea Blu

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Nuovo recensore
15/01/11, ore 18:58

Anche io penso spesso alla religione. Se vuoi vieni a dare un'occhiata al mio blog, tellinglifes.blogspot.com , e leggi il secondo post, dove ho trattato un po' questo argomento dal mio punto di vista... Dimmi poi cosa ne pensi. :)

Recensore Veterano
09/09/09, ore 21:48
Cap. 2:

Effettivamente è un argomento complesso di cui trattare. Complesso, spinoso e difficile da analizzare. Però, come dici tu stessa, tra le righe si sente distintamente il bisogno di avere una risposta, la necessità ostinata e quasi violenta che spinge a ricercare un fine, un inizio e un termine per la nostra esistenza.
Hai scritto molto, una sequela di quesiti, un fuoco di fila di riflessioni stringenti, quasi tu ci proponessi una sintesi del dibattito tra te e un più generico gruppo di persone, in cui da ogni tesi scaturisce un'antitesi orientata verso la dimostrazione dell'inconoscibile...
In pratica, sembra che tu giunga all'unica certezza che niente potrà mai essere certo. Hai un pensiero quasi filosofico nel porti tutte queste domande.
E' una grande dote: permette di vedere il mondo con l'antico stupore, quello che ci contraddistingueva quando, dalla nascita ai cinque/sei anni di età, ogni cosa era nuova e straordinaria. Al contempo, questo spirito di genuino, quasi infantile stupore è stemperato nel sentimento molto più maturo dell'analisi di sè: i dubbi sono propri unicamente di coloro che riflettono, che fanno uso del pensiero, e come tali non vanno mai sopiti, ma anzi vivificati e rinvigoriti da una costante riflessione.
Detto questo, passo a fare alcune considerazioni personali.
Mi pare di capire, anche e soprattutto dal secondo capitolo, che tu abbia una concezione più o meno panteista... Insomma, sei più propensa a cogliere il Divino in tutto il mondo, come spirito di vita, piuttosto che come unica entità, vero?
Beh, lo saprai sicuramente meglio di me, ma Spinoza era più o meno d'accordo con te, e anche tornando indietro ai filosofi greci una concezione simile si ritrova nei neoplatonici. Per Spinoza, tuttavia, era fondamentale l'idea che Dio non fosse un burattinaio delle azioni umane, così pure quella della fondamentale compresenza dei due attributi di Dio nella natura: in pratica, il nostro filosofo sosteneva che sia la materia (e quindi tutto ciò che è inanimato) sia lo spirito (ovvero l'anima/la ragione umana) siano emanazioni distinte di un'unica entità, due facce della stessa medaglia. Trovo che sia piuttosto utile confrontare le proprie idee con quelle dei grandi pensatori di ogni tempo, perché, fossero anche completamente estranee alla nostra personalità, costituiscono un'ottima e solida base per un'ulteriore riflessione. Così in questo caso: Spinoza ci fa pensare non solo a un Dio onnipresente nella natura, ma anche che questo stesso Dio è presente in noi, e noi ne siamo parte. Altrettanto affascinante, ma diametralmente opposta è, a mio modo di vedere, la concezione del neoplatonico Plotino, che vede la materia come assenza della luce creatrice dell'Uno, l'aristotelico primo motore, ovvero il Dio creatore di ogni cosa. La nostra anima sarebbe, in questo caso, una scintilla sfuggita al grande falò divino, vivente perché luminosa.
Io trovo straordinario poter condividere dei frammenti del grande sapere dell'umanità: mi sembra meraviglioso riscoprire ogni giorno quanto tutti noi uomini siamo simili, quanto spesso ci poniamo le stesse domande esistenziali, su di noi e su Dio. Cartesio, ad esempio, sosteneva che è presente in noi l'idea di un essere perfetto, proposizione che, secondo lui, costituiva una prova razionale dell'esistenza di un'entità superiore, che ci avrebbe impresso questa idea estranea alla nostra mente (perché essa, essendo imperfetta, non può far altro che pensare cose imperfette), quale suo "marchio di fabbrica".
E allora, viene da pensare a me che filosofo non sono, forse è proprio il fatto che pensiamo, e ci poniamo dubbi come tu stessa hai fatto (e tra l'altro in modo molto più chiaro di quanto io avrei saputo fare) a renderci inequivocabilmente uomini, espressione però, così come tutto il creato, di qualcosa di più alto.
Non credo che il tuo sia esattamente un problema di fede: mi pare che tu abbia in te la convinzione dell'esistenza di un Dio; forse, semplicemente, non riesci a concepire un'entità del genere in un mondo, in una vita come i nostri, pragmatici, fatti di piccole e grandi necessità, ma quanto lontani da un'introspezione profonda, quanto distaccati da un'accurata ricerca interiore...
Eppure, sarà colpa [merito?...] dell'educazione che ho ricevuto, sarà perché anch'io non riesco mai a non stupirmi dell'immensità, della bellezza del creato, non posso fare a meno di essere colpito quasi con violenza dalla verità, almeno così mi pare, della presenza di Dio nella mia, nella nostra vita.
E riflettendo su ciò che hanno detto questi famosi filosofi che ti citavo (e non per fare una lezioncina di filosofia, tanto più che le mie lacune in materia sono molteplici e ho tratto le mie informazioni dalla lettura del "Mondo di Sofia" -lettura che peraltro, se non hai ancora intrapreso, ti consiglio vivamente) mi sembra di ritrovare un filo conduttore, un vero senso della verità (non so come altrimenti esprimere questo concetto forse troppo grande per le nostre piccole menti), quello che tu lamenti di non riuscire a individuare. Mi pare, ti dicevo, che il mondo sia, al di là di tutta la stupidità degli uomini, così straordinariamente bello, così enormemente, misticamente comprensivo di tutti noi, da sentirmi davvero parte di ciò che accade. Lo so, sembrano discorsi da invasato, sciocco e un pò folle, ma lo sento. Non posso fare a meno di dirlo, anche se mi rendo conto io stesso di quanto possa stridere con una forma di razionalità più moderna, di quanto sia quasi anacronistico un tipo di fede del genere. Ma così è, che ci devo fare io?
Inoltre, per citare ancora un pò Gaarder, trovo che anche Hegel possa fare al caso nostro nella riflessione che stiamo conducendo... Egli si identifica come parte dello spirito del mondo, che si evolve in chiave storica e di cui ogni uomo d'ogni tempo costituisce parte integrante, una piccola goccia di un grande fiume (la Storia) che, pur con innumerevoli meandri, giravolte, tratti paludosi, va sempre avanti, verso il mare. Secondo lui, era questo il fine dell'umanità: proseguire lungo un percorso, in cui ogni decisione ha un peso e porta un cambiamento, foss'anche microscopico, al corso del fiume.
Infine, e poi la smetto, giuro, c'è un altro filosofo che secondo me ti (ci) può aiutare nella questione della libertà: si tratta di Immanuel Kant, a mio parere uno dei più geniali pensatori di tutti i tempi. Kant aveva idee piuttosto simili a quelle che hai espresso a proposito della libertà: essa è una specie di illusione, ma noi possiamo effettivamente essere liberi. Il meccanismo è semplice: occorre seguire la legge morale insita in noi. Sembra una contraddizione in termini, ma Kant intendeva l'uomo come scisso in due parti. L'una, quella sensoriale, è sottomessa alla fredda meccanica del mondo, mentre l'altra, quella dell'anima, fa parte dell'universo panteistico, e come tale è in grado di operare scelte morali, agendo dunque in libertà. Non è straordinario? Noi siamo liberi di compiere il bene, e tali solo quando lo compiamo consapevolmente. Da queste riflessioni Kant non desidera giungere alla dimostrazione dell'esistenza di un Dio buono, come aveva fatto Cartesio; egli ritiene che l'esistenza di Dio sia da postulare, non da dimostrare. Facendo questo, però, afferma che essa dovrebbe essere un "postulato della ragione pratica": sostiene cioè che sia moralmente necessario ammettere l'esistenza di Dio.
Ecco, questo è quanto ho appreso leggendo quel saggio-romanzo di filosofia che è "Il Mondo di Sofia". Ho trovato in molte delle affermazioni degli antichi e nuovi pensatori un sostegno ad alcune mie idee autonome, in altri una smentita a quelle mie stesse idee. Tutto ciò mi porta ad attendere con trepidazione lo studio della filosofia il prossimo anno, perché l'ho considerata, da questo piccolo accenno di lettura, decisamente utile per un insieme di riflessioni personali.
Quando poi ho letto il tuo scritto, mi è venuto spontaneo condividere con te queste poche nozioni, intervallate dai miei pensieri forse senza senso. Forse sono stato un pò presuntuoso, ma ti assicuro che non avevo alcun intento cattedratico o accademico, anzi. So benissimo che sei una persona di una certa cultura, capace di analizzare e analizzarsi in modo profondo, maturo e consapevole, tanto che forse sorriderai dello sproloquio di una persona immatura come io so in un certo senso di essere.
Tuttavia, leggendo che cercavi e accettavi un tentativo di risposta, ho ritenuto giusto scriverti questa recensione, tra le più sentite che io abbia mai composto. La delicatezza del tema che hai trattato imponeva un'analisi interiore, perché non è cosa da poco parlare di fede. Forse, noi non potremo mai conoscere l'immensità del tutto, forse, probabilmente, non abbiamo neanche scoperto un lembo del grande manto dell'universo, che ne cela i segreti e i misteri.
Però viviamo, possiamo, in un certo qual modo, essere felici, e possiamo tentare di scoprire qualcosa di più su di noi e sul mondo.
Forse ho vaneggiato, probabilmente sei stufa di sentirmelo fare, sicuramente non ho fugato alcun dubbio. Ma sentivo giusto scriverti tutto questo, lo sentivo importante, anche solo per me.
Spero solo di essere riuscito a cogliere almeno in parte qualcosa di te, e di non aver per davvero sproloquiato inutilmente.
willHole, un abbraccio

Recensore Veterano
25/08/09, ore 16:43
Cap. 2:

Ciao zia, questa tua riflessione mi ha fatto venire in mente la canzone di Fabrizio De Andrè "Il testamento di Tito" la conosci? è una rivisitazione dei 10 comandamenti ed ha un testo molto interessante... Non avrai altro Dio all'infuori di me spesso mi ha fatto pensare genti diverse venute dall'est dicevan che in fondo era uguale credevano a un altro diverso da Te e non mi hanno fatto del male. Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano; con un coltello piantato nel fianco gridai la mia pena e il Suo nome, ma forse era stanco forse troppo occupato e non ascoltò il mio dolore; ma forse era stanco forse troppo lontano, davvero lo nominai invano. Onora il padre. Onora la madre e onora anche il loro bastone, bacia la mano che ruppe il tuo naso perché le chiedevi un boccone: quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore. Ricorda di santificare le feste, facile per noi ladroni entrare nei templi che rigurgitan salmi di schiavi e dei loro padroni senza finire legati agli altari sgozzati come animali. Il quinto dice "non devi rubare" e forse io l'ho rispettato vuotando in silenzio, le tasche già gonfie di quelli che avevan rubato. Ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri, nel nome di Dio. Non commettere atti che non siano puri cioè non disperdere il seme. Feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede: poi la voglia svanisce ed il figlio rimane e tanti ne uccide la fame. Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore, ma non ho creato dolore. Il settimo dice "non ammazzare" se del cielo vuoi essere degno. Guardatela oggi, questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno. Guardate la fine di quel nazareno, e un ladro non muore di meno. Non dire falsa testimonianza e aiutali a uccidere un uomo. Lo sanno a memoria il diritto divino e scordano sempre il perdono. Ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore. Non desiderare la roba degli altri, non desiderarne la sposa. Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa: nei letti degli altri, già caldi d'amore non ho provato dolore. L'invidia di ieri non è già finita: stasera vi invidio la vita. Ma adesso che viene la sera ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti: io nel vedere quest'uomo che muore, Padre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, Madre, ho imparato l'amore.

Recensore Master
27/07/09, ore 19:39
Cap. 2:

Carissima Ninfea, io non penso che una buona credente debba essere necessariamente una praticante, io non lo sono. Vado in Chiesa per assistere alle funzioni liturgiche solo in occasioni particolari e, non bado granchè all'abbigliamento, mi è capitato di indossare anche un abitino corto con le spalle scoperte, senza sentirmi per questo scandalosa o indecente. Mi rendo comunque conto che per alcune persone "un po' bigotte" sia un abbigliamento sconveniente, ma non credo che questo importi al "mio Dio", non sento di mancargli di rispetto. Lui guarda, scruta e legge la mia anima, forse più candida ed altruista di chi copre ogni centimetro di pelle!? Come ti ho già scritto, io insegno il catechismo ai bambini, e a loro ho spiegato che il rispetto per Dio, equivale al rispetto per l'ambiente, che va preservato, perchè la terra e gli esseri viventi di ogni specie, che la popolano, sono un dono di Dio. Non insegno loro come devono vestirsi, sarebbe un'assurdità! Il mio dovere, fortunatamente, è di spiegargli il Vangelo, diversamente non sarei in grado di giustificare degli avvenimenti irrazionali ed inamissibili, e per me contraddittori; sono dell'opinione che il Vecchio Testamento, così com'è, non sia attendibile e sarebbe da riesaminare. L'immagine che mi sono fatta di Dio non ha nulla a che vedere con il Dio che l'uomo ha dipinto in quelle pagine. Per quanto riguarda la preghiera, che tu hai menzionato nelle prime righe, l'istituzione cristiana, prevede che i bambini che si apprestano a ricevere la Prima Comunione debbano conoscere almeno le preghiere principali, ed è mio compito far sì che loro le imparino bene, ma gli spiego anche che a Dio non importa se quando ci rivolgiamo a Lui lo facciamo nella maniera più classica, con delle preghiere imparate a memoria senza soffermarsi sul loro significato, é molto meglio usare parole proprie, come hai fatto tu in queste righe. Pregare Dio, per me vuol dire "parlare con Dio" e tu sai farlo apertamente, profondamente ed intensamente. A presto.

Recensore Veterano
10/07/09, ore 09:20

ah zia in che argomento spinoso e difficile ti sei avventurata. un po' sai già come la penso, perchè ne abbiamo parlato nella nostra corrispondenza. io non credo che tu sia stata dissacratoria nè blasfema, solo un essere umano alle prese con domande enormi, domande che, ahimè, forse troveranno risposte solo quando sarà troppo tardi per poterle condividere con qualcuno...mi piace come sempre il tuo stile, terso, pulito, diretto, ma soprattutto di questo tuo scritto mi piace tutta la tua sensibilità che emerge prepotente ed anche la tua poca voglia di accettare supinamente ciò che ci viene propinato da secoli di storia e di "indottrinamento" senza una sana dose di critica. spero che vorrai continuare a condividere con tutti noi queste riflessioni, che io personalmente trovo azzeccatissime e molto intime e vere. un altro centro per te zia rosa!!! complimenti e un bacio!

Recensore Master
04/07/09, ore 15:03

Brava, davvero. Io dalla religione mi sono allontanata, perchè sentivo che mi stava precludendo anche quel piccolo spicchio di libertà che mi era concessa. Andare di fretta da un parroco per confessare i propri peccati, pregare ogni sera prima di andare a dormire, aiutare il prossimo perchè questo è quello che ti dice la Bibbia di fare. Mi spiace, io non ci sto. Preferisco fare del bene secondo quello che mi dice la mia coscienza e la mia morale, non in base a quello che quattro vecchietti hanno scritto più di duemila anni fa. Gli imbroglioni sono sempre esistiti, d'altronde, esistono ancora e il semplice fatto di mettere per iscritto un paio di teorie assurde e miracoli esorbitanti non li rende per questo necessariamente credibili. Perciò me ne sono allontanata. Non credo di essere totalmente atea, perchè mio malgrado una parte di me non riesce ad essere totalmente distaccata dal mistero di "cosa c'è dopo", semplicemente sono indifferente alla religione in sè per sè. Tu dicevi che per distinguere il nero, c'è bisogno del bianco. E' vero. Per sapere cosa è il male, bisogna passare tutta l'infanzia a farti infarcire la testa con i dieci comandamenti, con le parabole, con le scelte di vita condannate dalla società. In quel periodo della vita io credo sia utile quel tipo di insegnamento catechistico, perchè la mente di un bambino è così elementare che distingue in bene e il male in due categorie opposte che non si incontrano mai. Ma con il tempo inizi a pensare che non è così. Perchè fino a quando non si ferisce nessuno nel processo anche quello che la società rifiuta per uniformarsi ad un'ideologia radicata, può rappresentare il bene per qualcuno. O forse anche noi che ci stiamo facendo troppe domande, d'altra parte, siamo sulla strada del male, perchè non riusciamo a credere ciecamente alla verità rivelata. Io onestamente invidio le persone che sono capaci di non farsi problemi, ma dall'altra parte quando espongo loro i miei dubbi molti di questi tirano fuori il loro lato bigotto e cercano di confutare le mie tesi usando nel discorso i "miracoli" come prova a loro favore, sperando di "riconvertirmi". Succede ogni volta e questo mi fa ridere, davvero. E allora mi sono chiesta, perchè cercare nuove motivazioni per esprimere le mie idee quando la loro risposta è sempre la stessa? Non mi va di perdere più tempo.
Mi è piaciuta tantissimo la metafora dei piccioni che inseguono le briciole di verità, perchè è così, sempre che esista davvero un vecchietto ironico (e anche un po' sadico) che si diverte a vederci sbattere la testa contro tutti i quesiti che continueranno a rimanere ignoti per sempre. Se Dio esistesse sul serio, però, credo sarebbe impossibile non farsi prendere da manie di grandezza nella sua posizione. Se siamo fatti davvero a sua immagine e somiglianza non solo nel corpo, ma anche un po' nell'anima, mi rifiuto di credere che non sia così.
E poi l'amore. Dovremmo credere che l'amore sia l'unica cosa per cui vale la pena vivere? Una spiegazione del genere può bastare nei libri di Harry Potter, dove il protagonista è in grado di sconfiggere il mago più potente di tutti i tempi solo con quest'arma, che è un'arma grandiosa e potentissima, sia chiaro, ma nella vita reale non credo possa bastare come unica risposta.
Tornando a noi, scusa le mie numerose divagazioni, ma spero che tu continui nelle tue riflessioni che sono sempre molto acute ed efficaci e ci aiutano a riflettere sul fatto che tutti gli uomini, come diceva anche Socrate, per quanto se ne vantino, non possiedono nemmeno un pezzo del puzzle della verità.
Complimenti ancora, sempre bravissima!

Recensore Master
24/06/09, ore 11:24

Carissima Ninfea306, io non credo proprio che tu sia stata dissacratoria nello scrivere queste righe, anzi, il solo rivolgersi a Dio è già segno di fede, in più tu lo hai fatto con tatto ed estrema delicatezza e questo dimostra il rispetto che hai verso il Signore. E' piu che plausibile avere dubbi e perplessità, ed è giusto cercare delle risposte a domande che sembrano non averne, o almeno non di razionali. Forse non ci è concesso sapere, oppure non siamo in grado di vedere oltre; forse la risposta è più semplice di quello che crediamo, ma non sappiamo coglierla, abituati a cercare la razionalità e la logicità nelle cose, non ascoltiamo quello che ci suggerisce il cuore. Io stessa, che sono credente e che insegno il catechismo ai bambini delle elementari, non sempre so trovare risposte concrete e, credo che, alla fine, ognuno di noi sia libero di trovare la sua chiave di interpretazione. Affettuosamente ti saluto.

Recensore Junior
19/06/09, ore 21:40

Questa è una bella riflessione che fa pensare parecchio. Anche se non le ho messe su scritto, i miei pensieri seguono pari pari i tuoi! Pensandoci bene, hai ragione, il mondo non cambia, cambiano solo le risorse a nostra disposizione, si evolvono, come le nostre scoperte e invenzioni, ma di sostanza, nulla si trasforma veramente.