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Autore: Ninfea Blu    27/07/2009    3 recensioni
Questo è un argomento che mi interessa e mi coinvolge molto. Non credo di essere dissacratoria, ma ho una visione molto personale delle cose. Io mi pongo sempre un' infinità di domande, forse inutili, forse superflue, forse ingenue... ma non riesco ad evitarlo. Le lascio scorrere liberamente e non è detto che per voi abbiano senso, non è detto che abbiano un filo logico. E' una mia necessità intima, forse per mettere un po' d'ordine. Se volete, provate a rispondermi...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Aneddoto

Aneddoto

 

Ringrazio tutti quelli che hanno dato un’ occhiata a queste mie idee deliranti e a chi ha lasciato il suo commento che è stato motivo di altra riflessione per me.

Ecco delle nuove considerazioni che non hanno altra pretesa che di essere semplici pensieri personali, dubbi; spero sempre di non urtare la sensibilità di nessuno.

 

*****

 

Tempo fa entrai in una chiesa.

No, non per pregare.

Tu sai che prego molto poco e se lo faccio, non avviene nel senso più classico del termine.

Forse perché non credo nel potere della preghiera. Forse perché non ho mai cose da chiederti. E quello che vorrei a volte mi sembra banale; è scontato che voglia il bene delle persone che mi sono care. Dio proteggi la mia famiglia; ma non lo fai già costantemente? 

Cosa dobbiamo chiedere a Dio, se Tu hai già stabilito tutto quello che possiamo avere e quello che non avremo mai?

A volte penso sia superfluo chiedere; teoricamente Tu dovresti sapere di cosa ho bisogno; se Tu conosci i desideri più intimi degli uomini, sai già che cosa vogliono e allora perché noi dovremmo chiederti di esaudirli? Non ti sembra logico?

 

Non desiderare… donna o cosa che sia, d’altri… un altro comandamento. Un'altra contraddizione.

Donne come cose, alla stregua di oggetti, appartengono a qualcuno, di solito ad un uomo, padre o marito che sia.

Qui mi verrebbe da fare un'altra riflessione, ma rischio di svicolare troppo dalla mia idea di partenza.

Ma ormai mi ci sono buttata e tanto vale che io segua il filo dei miei pensieri disordinati.

E se anche i 10 comandamenti fossero stati scritti dall’uomo, da Mosè in persona, magari? Il profeta sale su un monte, lascia gli ebrei da poco liberati alle loro gozzoviglie e scende tempestivo, con le tavole della legge...

Non che siano sbagliati, intendiamoci, ma nella forma suggeriscono davvero un’ impronta un tantino maschilista.

Non desiderare la donna pare un comandamento decisamente rivolto all’uomo in quanto essere in grado di concepire il desiderio carnale.

E soprattutto pare formulato da chi sa precisamente cosa significa desiderare sessualmente una donna.

Per la donna non ne esiste uno equivalente; ora mi direte che il concetto va inteso in senso generale, sì lo so.

Ma la considerazione che voglio fare è un’altra: ora, o le donne non desiderano, oppure sono tanto più forti da resistere al desiderio dell’altro sesso; la donna è un tantino superiore in tal senso da non lasciarsi trascinare dai suoi bassi istinti o da saperli nascondere meglio.

Questo le avrebbe fatto guadagnare qualche punto nella mentalità di uomini che certamente non avevano un’alta considerazione delle donne all’epoca. D'altronde oggi è ancora così… e non solo in certe regioni retrograde del mondo.

Ma l’ipotesi più probabile è che la donna non poteva desiderare perché non aveva nemmeno il diritto e la libertà di farlo.

Non poteva prendersi nulla che non le venisse dato da un uomo. Non erano messe nella condizione di poter scegliere di peccare.

E qui si potrebbe tornare al concetto di libertà di cui ho già parlato.

Avete ancora qualche dubbio che quel comandamento in particolare non sia stato scritto da un uomo?

Mi riserverò di riflettere un po’ meglio su questo concetto. Devo tornare al mio aneddoto.

 

Non sono una praticante, quindi per qualcuno non sono nemmeno una buona credente.

Probabilmente hanno ragione, ma poco importa.

 

Entro in chiesa solo nei panni di turista; mi piace ammirare l’architettura delle cattedrali, le sculture e gli affreschi nelle cappelle votive o sulle pareti delle maestose navate, le vetrate istoriate che filtrano la luce in riverberi colorati.

Per questo sono entrata in quella basilica.

 

Era estate.

Ero vestita molto semplicemente con un paio di pantaloni e una maglietta senza maniche. Ma non credevo di poter essere scandalosa, ne in realtà avevo la volontà di provocare qualcuno. Non ero entrata per quella ragione; volevo solo vedere l’interno della basilica.

Dentro, diversi turisti, armati di macchine fotografiche e fotocamere digitali, riprendevano l’interno dell’edificio.

Alcune donne più o meno erano vestite come me.

Ho attraversato le navate laterali per tutta la loro lunghezza e mi sono portata fin davanti all’altare, mi sono seduta su una panca della navata centrale per riposarmi e cogliere un po’ di refrigerio, mentre ammiravo l’abside e la cupola sopra la mia testa, lontano finalmente dalla calura che si sentiva all’esterno.

Se fossi stata completamente sola in quel luogo forse avrei potuto avvertire anche un senso di pace… forse.

Ma in realtà non ero tranquilla… forse mi aspettavo qualcosa.

Forse mi sentivo fuori posto e contemporaneamente non c’era alcuna ragione apparente di sentirmi così.

Sono passati solo pochi secondi quando un prete anziano dall’espressione severa da santa inquisizione, passò tra la gente che si era seduta in ordine sparso tra le panche.

Ancora prima di cogliere un qualsiasi gesto da parte sua, capii cosa significava l’espressione che aveva sul viso.

Vagava con lo sguardo tra la gente come alla ricerca di qualcosa.

La trovò velocemente.

Trovò me; mi fece notare le mie spalle scoperte indecorosamente senza proferir parola.

Fece solo un gesto, ma la sua espressione era più eloquente di qualsiasi cosa avesse potuto dire.

Io non avevo certamente voglia di fare polemiche con un prete bigotto, così mi alzai e mi avviai lentamente verso l’uscita.

 

Ho rimuginato a lungo su quest’episodio.

Intendiamoci; sapevo che non indossavo l’abbigliamento più consono al luogo, ma non pensavo davvero di risultare scandalosa e neppure offensiva per il comune pudore.

Non credo che dimenticherò mai l’espressione di quel vecchio prete, mentre passava in mezzo ai banchi, con la sua aria solenne e severa, di quello che agisce convinto di essere nel giusto, il paladino del buon costume, convinto che il mio abbigliamento fosse offensivo per quel luogo, oltre che per Dio, certamente.

Offensivo per Dio…

Ma Tu ti offendi veramente?

C’è davvero qualcosa che può offenderti?

Non ti sei offeso neppure quando Hitler sterminava gli ebrei…

 

Tornando al nostro prete, con un po’ di ironica cattiveria, lo riconosco, mi viene da pensare che un personaggio del genere, se fosse nato in Afghanistan sarebbe stato certamente un talebano.

Però devo ammetterlo; c’è qualcosa in tutta questa vicenda che mi disturba e forse la colpa non è tutta del prete.

In fondo lui è solo un uomo, un uomo che appartiene ad un’ istituzione che deve legittimare se stessa.

Credo che sia l’ipocrisia di fondo che si cela dietro questi atteggiamenti a disturbarmi.

E voi, vi prego non venitemi a dire che si tratta di una questione di rispetto.

 

Ora io mi chiedo: chi è che davvero si sente offeso e scandalizzato da un misero lembo di pelle?

Signore, quel prete pretendeva davvero di essere il portavoce della tua presunta indignazione?

Davvero, Tu puoi scandalizzarti per qualcosa che hai creato naturalmente, senza orpelli e senza vestiti?

Sei Tu o sono gli uomini che si scandalizzano?

Perché io non credo proprio che Ti interessi davvero di come ci vestiamo per venire in chiesa.

Io non credo che Ti interessi neppure se veniamo in chiesa.

Ma si pretende rispetto per la “casa di Dio”.

Come se Tu non fossi ovunque, come se quattro muri di pietra erette dall’uomo potessero contenerti.

Si pretende rispetto per un luogo che arbitrariamente è stato definito sacro, ma non si rispetta un mondo che è altrettanto sacro perché è la casa che Tu ci avresti destinato, che avresti affidato alle nostre cure perché la custodissimo, perché è l’unico posto in cui possiamo vivere.

Che cosa è sacro?

Non è sacra l’aria che inquiniamo?

L’acqua che ci da la vita non lo è altrettanto?

La vita è sacra… che frase scontata.

Chissà perché per vita, noi intendiamo sempre solo quella umana.

Come se fosse la sola degna, la più importante, quella basilare. Come se essere uomo fosse un privilegio.

Forse lo è e forse no.

Perché gli uomini hanno l’anima, le bestie no.

Mi pare una bestemmia.

Ma non esiste solo la vita umana, c’è la vita animale, la vita vegetale, forse la vita delle rocce.

Io credo che tutta la creazione sia permeata dallo spirito, da una scintilla di vita divina. Mi è più facile vedere Dio in questo.

Perché Tu, dovresti ritenere più importante la vita dell’uomo rispetto a tutta la tua creazione, se davvero Tu sei l’Artefice di tutto?

Siamo il tuo prodotto meglio riuscito? Io ho qualche dubbio in merito.

Se davvero tu hai creato un equilibrio fra tutte le cose, la vita non è forse il risultato di questo equilibrio? Non ha tutto la sua importanza?

Non c’è una collocazione precisa per ogni cosa, elemento, atomo che compone la materia di questo nostro universo di cui facciamo parte, di cui siamo solo un puntino?

La vita è sacra; lo gridiamo fanatici, ci riempiamo tutti la bocca di questa verità assoluta.

La vita umana è sacra, ma solo quella umana. Il resto non è importante.

Ecco perché non riusciamo ad accettare che si parli di eutanasia per l’uomo, ma non siamo disposti a tollerare di veder il nostro animale domestico soffrire e preferiamo farlo sopprimere. Semplicemente non abbiamo chiaro che cosa sia vita.

La vita è un mistero e questa è l’unica verità assoluta.

Ma l’uomo non è fatto per vivere come un vegetale e un cane non è fatto per vivere attaccato ad un respiratore che lo tiene in vita.

Perché dovrebbe darti fastidio chi entra parzialmente coperto in casa tua, se non ti da fastidio chi nasce povero e spoglio di tutto, e vive in un paese come l’Africa, seminudo ai margini di una strada?

L’idea di Dio che si scandalizza per un lembo di pelle mi sembra totalmente ridicola.

Sono sempre gli uomini che si scandalizzano e che attribuiscono a Dio, sentimenti e passioni “umane” assai poco divine.

Non è cambiato nulla dai tempi del “Vecchio testamento.”

Non siamo noi ad essere fatti a “immagine e Tua somiglianza”, ma siamo noi che continuiamo a costruirci un Dio a “nostra immagine e somiglianza” e lo facciamo perché prima di ogni altra cosa, dobbiamo giustificare noi stessi, le nostre azioni e legittimare certe istituzioni che altrimenti non avrebbero ragione di esistere.

In certi passi, la Bibbia Ti descrive esattamente così; un Dio collerico, geloso, vendicativo. Un Dio che tollera i massacri e che anzi quasi li pretende, che ammette gli stupri, un Dio che fa strage dei suoi nemici, i nemici del suo popolo eletto.

Ho sempre trovato agghiacciante il racconto biblico della fuga degli ebrei dall’antico Egitto, dove si racconta della morte dei figli primogeniti degli egiziani uccisi dall’angelo mandato dal Signore. Ho trovato anche chi ha cercato di giustificare quell’azione divina.

Io invece non la capisco… oppure era lo scotto da pagare perché il faraone aveva fatto uccidere i figli d’Isdraele?

E qui torniamo al dio vendicativo.

Ma la Bibbia è piena di storie così… eserciti contro eserciti, popoli liberi ridotti in schiavitù, storie scritte dagli uomini per giustificare le azioni nefande di altri uomini o spiegare la collera di una divinità tradita.

Perché se Dio lo permette, o per qualche misteriosa ragione lo tollera, allora tutto diventa lecito… anche l’illecito, e qualcuno lo sa molto bene.

Ed è ancora così in certe parti del mondo, sotto certi regimi dove comandano i capi religiosi.

È c’è ancora chi si crede il popolo eletto e tutti gli altri sono gli infedeli.

Ma poi come fai ad avere un popolo eletto? Non dovresti amare tutti gli uomini indistintamente e allo stesso modo?

Non dovremmo essere tutti eletti?

E come faccio io a credere in un Dio del genere?

Io non posso e non voglio credere in un Dio del genere.

Di fatto io non credo che esista un dio così. Forse non è mai esistito o forse non esiste più.

Un dio che è troppo simile all’uomo; che ne ha tutti i difetti.

Sarà per quello che l’uomo molto spesso si sente un dio.

Forse ogni epoca ha avuto il dio che si meritava, il dio che poteva capire; tempi violenti a dei cupi.

Da sempre i tempi sono cupi, non si sono mai rischiarati e l’umanità non ha mai conosciuto un tempo felice.

E se mai ci fu un’ età dell’oro, l’abbiamo perduta molto tempo fa e non ne conserviamo alcuna memoria.

Ma se Tu sei diverso, se sei tutto quello che l’uomo non può essere, allora io non posso immaginarti.

Io voglio e posso solo pensare che Tu sia più grande della mia corta immaginazione.

In realtà è la sola speranza che ho.

Oggi che Dio sei?

 

 

Continua… forse.

 

 

 

   
 
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