Ciao ;)
eccomi, finalmente. Ho voluto rileggere da principio questa storia stupenda, prima di lasciarti il mio commento finale sull'ultimo capitolo, e di nuovo tornare a conoscere questi personaggi, seguire la loro evoluzione e lo sviluppo della loro amicizia. Si tratta di una storia romantica e triste, piena di valore e di valori, con personaggi splendidamente delineati che crescono e si rivelano nel corso della narrazione. Il contesto è descritto alla perfezione, sin nei particolari: dal tipo e caratteristiche delle armi utilizzate, all'usanza di lavare le stoviglie con la sabbia di fiume. Ottimi i dialoghi tra i soldati, i loro scambi di battute mentre sono intenti a riparare la torre, o nel loro momento di relax in camerata. Finch è un personaggio avvolto da un alone di mistero: i suoi atteggiamenti, che pure sono quelli del bravo e impeccabile soldato, lo distinguono dagli altri, e fanno subito pensare a una diversa educazione e classe sociale. Di più, pare che ci sia in fondo al suo cuore un istinto di morte, che lo spinge a vivere nel ricordo di un passato felice, rappresentato dalle foto che reca sempre con sé, ma anche dalla rinuncia a difendersi se aggredito o incolpato ingiustamente.
Si ha come l'impressione che la vita che si ritrova a vivere ogni giorno sia come un simulacro, e che tutto in realtà sia finito quel giorno, quando le truppe del generale Sherman misero a ferro e fuoco la sua tenuta. Da allora, ha continuato a fare il soldato perché quello era l'unico mestiere che aveva imparato e da sempre esercitato, ma la sua vita rimane relegata nel passato: sarà l'affetto di Halloran, da lui vissuto in modo molto sobrio ma anche generoso, a restituirgli una minima scintilla di vita. Finch custodisce in sé il mistero della sua persona: un passato verso cui prova una nostalgia dolorosa, e di conserva non solo le foto ma anche le abitudini, come quella di radersi con cura di buon mattino, avendo a disposizione tutto il tempo necessario, quello di servirsi con buone maniere delle povere stoviglie del forte come se fosse ancora a Mon Repos. Del suo passato di maggiore del Virginia Cavalleria conserva, oltre all'esperienza e alla capacità di muoversi e prevedere le tattiche del nemico, la dignità del cavalcare in condizioni non proprio favorevoli, la perfetta tecnica di tiro (e anche qui impariamo molto sul tipo di armi in uso all'epoca e su come si svolgevano le sessioni di addestramento).
Con i commilitoni, Finch non si mischia neppure per lo stretto indispensabile: neppure quando è aggredito e si tratterebbe di far valere la verità dei fatti. Non si mescola alle battute di spirito, mantenendo inalterabile la propria distanza, come se lui stesso appartenesse a un'altra epoca, quella delle sue foto e dei suoi morti; come se pure lui, di fatto, fosse già morto - come constata ad un certo momento il premuroso soldato Halloran, che dal taciturno e più anziano commilitone è incuriosito e attratto. Finch, per contro, sembra accettare di buon grado l'umile vicinanza del soldato Halloran, nel quale probabilmente riconosce un suo simile: uno che, come tanti, è stato costretto ad arruolarsi per mancanza di alternative - nel caso di Halloran, l'alternativa era il carcere, o più del carcere il timore di sevizie - ma soprattutto uno che, come lui, ha fatto e fa tutti i giorni esperienza del rifiuto, dello scherno e dell'isolamento. Questi due personaggi sono di fatto relegati ai margini, e là si riconoscono. Così, senza venir meno alla consegna del proprio silenzio e alla sua indole taciturna, senza dare ulteriori spiegazioni Finch inizia a proteggere Halloran, lo difende dall'aggressione di uno dei commilitoni, di seguito condivide con lui, seppur con i consueto riserbo, parte dei suoi ricordi e sopratutto arriva ad esibirgli il proprio autodisprezzo - perché lui, già ufficiale del Virginia Cavalleria, serve ora nel medesimo esercito che aveva a suo tempo devastato la villa padronale e la tenuta della sua famiglia:
-"Guardare indietro è come custodire un cimitero"- dice a un certo punto Finch ad Halloran, dopo il primo assalto apache al convoglio diretto verso Coyote Point.
Ma gli dice anche: -"Voglio che tu ti fidi di me, e avere la fiducia di qualcuno è una grande responsabilità"-
Quest'ultima frase contiene un insegnamento grande: di insegnamenti per la vita ce ne sono spesso, nelle tue storie, e a me piace coglierli e di seguito conservarli, perché anche nella nostra povera vita di tutti i giorni può capitare che qualcuno - al lavoro, nell'amicizia,o in qualsiasi altra occasione, persino nella scrittura - si fidi e si affidi a te, e allora quello non deve essere motivo di orgoglio, si tratta invece per l'appunto di una responsabilità grande.
L'amicizia e l'intesa tra i due protagonisti cresce, in maniera sobria e pulita: si nutre della tenera sollecitudine di Halloran, che ha cura dell'amico ferito in diversi modi (preparandogli un pasto, medicando le sue ferite, lavandogli la giubba sporca di sangue) e si affida a lui tramite la confidenza delle proprie esperienze di vita e l'ammirazione che prova per le capacità e l'esperienza dell'ex ufficiale.
Finch, dal canto suo, non solo accoglie queste attenzioni e sua volta confida qualcosa di sé, ma protegge ancora Halloran scegliendo di sacrificare la sua vita. Non solo: nella sua ultima lotta, da solo contro il nemico, trova anche l'occasione per riscattarsi, per difendere fino all'ultimo qualcuno che ama. Cosa che le circostanze del caso gli avevano impedito quando la sua famiglia era stata sterminata, e la tenuta distrutta. Ma anche Halloran, a questo punto della storia, appare consapevolmente in grado di dare la vita per l’amico: se durante tutta la storia appare sempre inquieto e impaurito dalla misteriosa presenza degli apache, nemico invisibile che attacca in modo letale e improvviso, alla fine della vicenda non esita a guidare il drappello dei rinforzi alla ricerca di Finch. Di più, quando - dopo il ritrovamento del corpo di Finch - intuisce che un'altra feroce battaglia si addensa all'orizzonte, con il nemico che corre all'attacco con una superiorità numerica schiacciante, vede di fronte a sé la prospettiva di ricongiungersi a Finch, e non ha più esitazioni. Non pensa più a fuggire o a salvarsi, ma solo a ritrovare l’amico dopo aver messo in pratica gli insegnamenti ricevuti.
Una grande, commovente, bellissima storia: la tua firma, del resto, è sempre una garanzia. |