Nuovo capitolo, nuovo titolo -eppure la coerenza è sempre la stessa, micidiale, ancora una volta.
Innanzitutto, è d'obbligo iniziare un commento a Caduta con dei complimenti, poiché l'hai scritto davvero… bene. Si può dire? È un po' riduttivo? Sì, eppure questa volta era essenziale sottolinearlo perché, nonostante lo stile di tutti gli altri capitoli sia ugualmente lodevole, credo che in questo tu sia stata particolarmente brava -e, soprattutto, incredibilmente attinente al filo conduttore che hai scelto.
Caduta, dici, ed è proprio di un’infinita caduta che racconti in ogni paragrafo -e non si tratta solo di Alex e Albert (dei quali hai dato, in particolare, uno spezzato memorabile nel secondo paragrafo: la voracità della disperazione che li caratterizza e condanna sia esso il Medioevo, il Novecento o i giorni nostri, fino a quelli futuri), ma di ciascuno dei personaggi di cui hai narrato, parlato o che hai solo, semplicemente, citato. La speranza non c'è più per nessuno (non ancora), perché ormai è morta anche quella -e così l’unica via rimasta rimane la guerra. Morte.
Lo sa Albert, che mente ad Alex e a se stesso pur di darsi uno scopo in una guerra di cui non comprende gli estremi.
Lo sa Alex, che mente perché non ha più cuore di accettare la verità -le si è spezzato da quando tutto è cominciato a cadere a pezzi.
È come se ognuno dei teatranti vivesse in un limbo, in un’anticamera dell'inferno che li attende -e ciò che è destino è il fatto che, alla fine, ognuno di loro pagherà pegno per ciò che ha compiuto in vita. Saranno sciolti, tutti, dal primo all'ultimo.
Alex e Albert, che hanno ordito l'Inganno e hanno ceduto al peggiore dei vizi (mortali, capitali, immorali) -colpevoli.
William, che ha amato troppo e dimenticato tutto, smarrito in deliri che sarebbe stato meglio cancellare -colpevole.
Stuart, che ha osato oltre i valori e le tradizioni di un'isola che gli era sempre stata fin troppo stretta -colpevole jolly, la carta più nascosta e silenziosa, quella vincente.
Ada, mediatrice silenziosa di una storia che le aveva sempre chiesto troppo, che continua tuttora a farlo -colpevole.
Barry, l'eterno padre che serve solo la sua famiglia, e i giovani Redfield, nemesi della corona -lealtà e onore, forza e coraggio, chi si farà carico della responsabilità di tutto quando sarà rimasto niente. Eppure, nonostante ciò, colpevoli.
Infine Alfred, Alexia, Sergei, Lansdale, Simmons e Carla -i Gionne. Tutti colpevoli.
Ciascuno di loro ha già perso tutto, oppure è in procinto di farlo -solo non l'hanno ancora capito e nemmeno lo faranno, se non quando sarà troppo tardi (perché certi tragici risvolti altrimenti non sarebbero nemmneo accaduti). Ognuno di loro ha perso: chi tutto e chi relativamente poco, chi il tempo, chi il denaro, chi la vita, i figli, gli ideali o la famiglia -e da una simile premessa, non può che rivelarsi tragedia.
P.S.: è giusto approfittarne ancora una volta per sottolineare quanto sia stato bello leggere questo capitolo: tutto torna, dal carattere dei personaggi, ai dialoghi (fammi male, e hai raccontato troppo di Alex in due parole) allo stile che hai utilizzato per narrarli, compreso il titolo che hai scelto per il capitolo (che non potrebbe essere più azzeccato). È sempre una gioia poter leggere pezzi di una forza simile, perché è quasi come se invitassero a farlo -senza mai appesantire la lettura con una ricercatezza inutile (e talvolta fuoriluogo) o con un italiano da far impallidire il vocabolario. Ancora brava, brava, brava. (Recensione modificata il 18/06/2018 - 12:35 am) |