Se solo le cose potessero andare diversamente, senza dubbio questo sarebbe il capitolo più bello, dolce e luminoso di tutta Withering Bones -e invece, per amara ironia, non è altro che il più disperato, triste e commovente.
Eve.
Eve, finalmente. Dopo tanti capitoli passati a temerla, nasconderla, pensarla, proteggerla, alla fine nel dodici compare. Ed è bello che sia proprio il 12 il momento in cui hai scelto di presentare la piccola al mondo, così come sono certa che non si tratti né di una coincidenza, né di un caso fortuito.
12 come il Progetto Wesker, 12 come Alex -sorella e madre, passione e amore, forza e disperazione (forza della disperazione). Nella sua piccolezza, nella sua dolcezza, Eve è il motore trainante di tutta la storia, la famosa bestia a due teste con la coda di serpente figlia di un’ignoranza scellerata e di una moralità morbosa che tutto pretende di sapere, tutto pretende di giudicare -uno scricciolo già segnato dal momento in cui è stato concepito. Eppure, nonostante tutto, Eve brilla nel momento in cui nasce, nient’altro se non la cosa più bella che ad Alex e Albert poteva capitare da quando… da quando sono nati, ripensandoci.
Ciò che è ancora più bello e ben si sposa con la figurina di Eve è, tuttavia (e ancora una volta complimenti a te), l'accostamento che hai scelto per le scene nel corso della narrazione. Ho sempre sostenuto che uno dei punti di forza maggiori delle tue storie fosse quello di saper accompagnare i personaggi non solo nello stile, ma anche nella forma del testo e nelle parole -ma questa volta con Eve hai applicato con ancor più particolare attenzione questa formula.
Ora, se è vero che le radici della relazione tra Albert e sua sorella risalgono all'infanzia, alle innocenti fughe notturne l'uno nel letto dell'altra per timore del fulmine e del tuono, è anche vero che è proprio nel bel mezzo della tempesta che Eve nasce -che Eve sorride, giovane, innocente e senza paura. Eve non teme il fulmine perché da esso deriva, e l’alternarsi della sua piccola voce al cozzare delle spade (alla guerra) ne rappresenta perfettamente l'essenza. Eve e la guerra sono l'essenza di questo capitolo 12 -e se non è un limpido significato questo, allora nulla può esserlo.
Ciò che distrugge, purtroppo e tuttavia, sono però l’avidità e il potere, la mano nera e crudele di chi (non) si veste di moralità (sacralità) per condannare, torturare e cancellare. Se è così che vogliamo vederla, allora Withering Bones non lascia scampo a quelli come Eve: maledetti fin da subito, il destino (la Voce) non ha pietà in capitolo per loro -ma è anche vero che saranno proprio loro a scegliere di non arrendersi, loro a sacrificarsi per concedere respiro (una chance) a chi dopo farà la Storia (perché prima l’hanno fatta loro). Loro, loro, loro, sono sempre loro i cardini della vicenda -Albert, Alex, Stuart (che nell'ora del bisogno è la via di fuga oltre la morte), William, Claire, Chris, Ada -senza, Withering Bones non ci sarebbe potuta essere. Senza, non ci sarebbe potuta essere Eve.
Alla luce di ciò, sangue e polvere costituisce una profezia esemplare -estremamente adatta a una prosa dall’onere altissimo, drammatica quanto lo sono le reazioni che ciascun personaggio inscena sul palco della guerra -sangue (sulla spada, a terra, tra le cosce, sulle lenzuola) e polvere (sul trono, al patibolo, tra le pagine della Storia). È semplicemente perfetta l’armonia (cruda) con cui vita e morte si attorcigliano al procedere della narrazione, il beffardo equilibrio con cui Eve e Guerra si intrecciano mentre la Serpe Bianca e quella Nera affondano -perché sarebbe meraviglioso poter contare nella gioia di un lieto fine, ma è anche vero che l'equilibrio uccide il demone -e per ciò che di bello si è avuto è sempre richiesto pagare lo scotto. (Recensione modificata il 15/07/2018 - 12:24 am) |