Ciao!
Ricambio finalmente per lo scambio libero!
C'è una costante in tutte le tue storie che ho letto, ed è una firma del tuo stile, che seppure così diverso dai miei soliti gusti mi piace da morire: ed è quel senso di irrealtà che conferisci ai tuoi scritti. C'è davvero poco di tangibile, di concreto. Ogni descrizione spesa è un tassello in più per l'introspezione dei personaggi. Ogni movimento narrato o battuta che i due dei si scambiano è un'immagine che si va aggiungere alla visione che ne dai e che fai emotivamente arrivare. E' un testo prettamente metaforico, pieno di iperboli e similitudini, suggestivo, che colpisce l'anima attraverso la mente.
Persino tutto quell'oro che Loki continua a notare e a odiare è un elemento che rende visionario l'ambiente che lo circonda. La stanza è lussuosa, piena di finestre e specchi, e quest'immagine sembra anche al lettore un sogno, davvero. Crea quel senso di "sogno o son desto?" in cui tutto ciò a cui il lettore può aggrapparsi sono i sensi profondi e intimi del personaggio, quelle emozioni che arrivano come una specie di turbine di colori e suoni e reazioni fisiche ed emotive al lettore. Una bellezza che è difficile da descrivere o alla quale a parole si può credere, eppure se si prova diventa reale e non la si può più negare. Così è la tua scrittura. Se provassi a spiegarla a qualcuno che non l'ha mai provata, quel qualcuno mi direbbe "Troppo evasiva, troppo irreale. Non è realistica", ma se la leggesse verrebbe rapito proprio da quel senso astratto che riesci a conferire al tutto. E capirebbe che stiamo parlando di dei, di sentimenti... e i sentimenti non sono tangibili, quindi anche loro forse sono materia divina, irreale, che solo la poesia e la suggestione può rendere a tutto tondo. Insomma, tante parole per dire che adoro questo stile. Mai pesante eppure carico di sensazioni; c'è poco di tangibile eppure è impossibile non immedesimarsi in ogni sensazione che i personaggi provano. Le descrizioni del concreto sono poche ed essenziali, ma tu sei capace di descrivere talmente bene una sensazione da renderla reale e tangibile per chi legge. Bravissima!
Un complimento più sensato va al controllo del POV. All'inizio - purtroppo colpa mia, perché non conoscendo il fandom ho bisogno sempre di quei minuti di assestamento per ambientarmi ed entrare nel ritmo e nella trama della storia - avevo pensato che i POV si alternassero, semplicemente perché avevo affibbiato il secondo paragrafo a Thor "ma lui era il re". Ovviamente poi non tornava tutto quell'oro mal sopportato. Quindi il terzo POV mi ha fatto inquadrare il tutto. Una volta capito, posso dirti che mi è piaciuto quell'incipit in cui Thor parla al fratello, lo richiama dalla morte, stupende queste due frasi:
Le promesse erano il peggior veleno, quello a cui non si era mai abituato e a cui non era immune.
Si cade una volta, si cade un’altra volta, si cade senza toccare terra e non si smette mai di avere paura. -> Bellissimo il modo in cui mi hai fatto sentire le vertigini, un senso di dolore e solitudine tutto insieme.
E poi c'è il secondo paragrafo, dove la realtà si mischia a una coscienza legata al passato, in cui Loki è stato il re (nel primo film, per l'appunto) e quindi ha detenuto il potere, magari convivendo con la consapevolezza che fosse male e poco apprezzato come re, ma la sofferenza l'odio degli altri e la solitudine sono il dazio da pagare per vivere, per regnare anche. E poi questa coscienza viene inframmezzata dal risveglio, dalla voce di Thor che pian piano lo riporta alla realtà.
Il quarto paragrafo, quello che parlava del Sole, mi ha messo inquietudine. Forse perché ho diverse teorie a riguardo: era una paura profetica, di un Loki che teme che il suo Sole - Thor - possa morire, essere in pericolo? O era sempre un ricordo del passato, qualcosa che lui confonde con la realtà?
La scena delirante in cui l'unico punto fermo è il fratello, e Loki è disperato e confuso, e questo ti permette di mostrarlo in tutta la sua fragilità, nella sua apparizione più umana e sentimentale mi è piaciuta molto. Così come dopo ho adorato il modo in cui, a mente più fredda e cosciente, nei dialoghi con il fratello, seppure anche indebolito e fragile, c'è spazio per quella ironica, quella strafottenza e quel sarcasmo condito da pugnali verbali che io sempre adoro. Ma c'è anche tanta amarezza e solitudine, paura di essere ferito ma soprattutto rabbia per le ferite del passato, per le quali incolpa tutti persino Thor. Mi piace tantissimo il modo in cui hai saputo caratterizzare l'essenza del loro IC, pur presentandogli in queste vesti fuori canone.
Lui, solo, lo era stato dalla culla. Ad ogni pianto senza un abbraccio, ad ogni ferita senza cura, ad ogni desiderio espresso mai realizzato.
Ogni giorno aveva osservato se stesso in uno specchio, ore perdute della sua giovinezza, e tutte le volte aveva trovato solo i suoi lineamenti più induriti, affilati. Malvagi e cattivi nel momento esatto in cui aveva deciso di seppellire qualsiasi buon sentimento.
Solo, da sempre e per sempre.
Solo, con la sua rabbia di orfano non voluto e destinato alla morte.
Solo e basta.
Il figlio bastardo lasciato su una roccia di ghiaccio.
E nel suo tormentarsi aveva ignorato l’esistenza di alcuni istanti, brevi e quasi impossibili, in cui chiudendo gli occhi aveva visto il suo volto sorridergli.
Combatterò per sempre al tuo fianco, Loki. -> Dovrei citare molti passaggi, perché ci sono diversi punti che mi hanno ammaliato, che ho venerato, ma questo è l'emblema di tutto ciò, perché non solo racchiude pathos ed è suggestivo, ma racchiude poeticamente Loki. Il dio degli inganni inganna per primo se stesso. Ironico e bello! L'affetto per il fratello, il quale è sempre così avventato, così stupidamente eroico, così irruento e ingenuamente votato alla parola data, non è mai svanito... e come può svanire mai? Può solo seppellirlo, dire a se stesso che è morto e sepolto, ma correggimi se sbaglio Loki non ha mai smesso di salvare suo fratello. E Thor di ricambiare. Sono legati, sono fratelli, e nonostante entrambi abbiamo un destino riescono comunque a salvare questo legame, forse perché semplicemente non possono spezzarlo.
Simile a una stella senza punte, simile a un pensiero abbracciato al suo tallone destro. -> Non posso non citare anche questa frase. Correggimi di nuovo, ma il pensiero abbracciato al suo tallone destro è un riferimento al tallone d'Achille, vero? Un pensiero strettamente legato al suo punto debole, una stella mozzata, che brilla nel dolore. W-o-W! <3
Giusto per non far mancare la mia parte più cinica, ti inserisco anche i refusi che ho trovato:
Gli era sempre parso uno scherzo di pessimo il gusto -> pessimo gusto
forse,un male -> manca uno spazio
Tutti si inginocchiassero, si prostrassero alla sua grandezza, al suo potere. -> Che tutti si inginocchiassero, si... (aggiungi "che")
avvolgendogli il mento come una sciarpa di metallo di ghiaccio. -> Questo è l'unico punto in cui secondo me hai strafatto con le metafore. Non mi convince quel "metallo di ghiaccio" O è di metallo o è di ghiaccio.
in una estenuante solitudine di anni e anni, -> un'estenuante
Cercò di allontanarsi, colpendo le sue spalle e il petto, scostandosi dalle sue carezze -invadenti, attente-. -> il trattino prima del punto levalo, non serve.
Infine, i puntini di sospensione sono tre, mentre in più punti tu ne inserisci solo due. E mancano tutti i punti dopo ogni battuta.
Che dire ancora? Loki è furbo e conosce il fratello, dall'alto del suo cinismo sa che l'eroe è stupido e fa cose stupide, va contro ogni logica pur di fare la cosa giusta, la cosa promessa. E sa che il fratello è fatto così. E quel "Sei un folle, Thor. Sei un folle" è pieno di paura per il prezzo che l'altro ha pagato, perché ho come l'impressione - e credo che anche Loki sia giunto alla stessa conclusione - che Thor non abbia venduto Loki ma se stesso pur di riaverlo indietro.
Bellissimo capitolo, davvero complimenti.
A presto! |