Recensioni per
Brave enough to...
di Flos Ignis

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
17/09/19, ore 11:42
Cap. 4:

Ciao Fiore! Sono qui per rilasciare la prima recensione premio per il contest 'di fiori, amori e passioni'. Ho letto tutta la raccolta, perchè l'idea dei soulmate mi ha sempre appassionato, e soprattutto non avevo mai letto nulla su All Might e Eraser. Beh, mi è piaciuta molto. Il primo capitolo, dove parli del passato di Aizawa, è stato davvero originale, mi è piaciuto il contrasto di cui hai parlato avvenuto nella sua mente, ovvero se scegliere la strada buona o quella 'cattiva' della vendetta. Anche la drabble è stata emotivamente molto coinvolgente, sei stata brava a racchiudere un momento così importante in poche parole (penso che fosse un obbligo da parte del contest, scrivere una drabble, da quel che ricordo!), e la scena dei fiori rosa che poi torna nel capitolo terzo è stata proprio commovente. Mi è davvero piaciuta l'introspezione di Aizawa, sei riuscita a renderlo piuttosto IC nonostante le sue apparizioni canoniche siano state tutto, fuorchè romantiche. Molto bello l'ultimo capitolo, dove finalmente Eraser spiega ad All Might che non deve morire per le persone che ama, ma vivere per esse. Stupendo, super stupendo, il titolo della raccolta, Brave enough to fight\believe\die\live. Un colpo di genio! Molto belle anche tutte le conclusioni, di ogni capitolo, che hanno lasciato sempre quel senso di pienezza e soddisfazione e depressione e felicità contemporaneamente ahah! Stilisticamente sei stata molto coinvolgente, diciamo che scrivi in un modo che si adatta bene all'atmosfera di pathos e di amore che vuoi creare, allo stesso tempo però riesci a descrivere bene scene di azione, o comunque parti narrative.
Insomma, una bellissima storia, quattro capitoli molto coinvolgenti ma che hanno affrontato la tematica dell'amore e del sacrificio in maniera davvero empatica, io sono stata catturata dall'inizio alla fine!
A presto ^^

Recensore Veterano
15/09/19, ore 15:08
Cap. 4:

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:
In netto contrasto con il titolo precedente come lo yang con lo yin, questo titolo ben si accorda alla storia e alla vita che in essa è raccontata.



Caratterizzazione dei personaggi:
La storia si apre subito dopo la conclusione della battaglia di Kamino, con Toshinori che viaggia in ambulanza e che – comprensibilmente – decide di distrarsi dal dolore delle ferite rifugiandosi in ricordi “assai più piacevoli”.

Nel racconto della mattina, trovo molto verosimile il contrasto tra l’iniziale senso di pace che prova Toshinori nello svegliarsi abbracciato ad Aizawa e l’inquietudine che lo coglie subito dopo nel ricordare il rapimento di Bakugou: ovviamente è qualcosa che lo fa stare malissimo, ma ci sta anche che trovi conforto nella vicinanza del suo compagno.

Il fatto che abbia salutato Aizawa con un bacio e “la raccomandazione di non mangiarsi vivi i giornalisti” è davvero realistico, perché Toshinori sa bene quanto Aizawa sia poco paziente e restio a divulgare informazioni, specie sotto la pressione insistente dei reporter.

Aizawa che, ovviamente, è preoccupato. Non lo dice espressamente, certo, ma lo sanno entrambi che la missione che sta per intraprendere Toshinori è molto rischiosa, e nonostante siano due eroi valorosi sarebbe strano se l’affrontassero a cuor leggero.


Tornando al presente, Toshinori commenta tra sé e sé che il suo uomo si sarebbe sicuramente arrabbiato per il suo “patologico bisogno di fare anche più del suo meglio” rischiando la vita… e ci sta, fin qui.

Tuttavia non condivido il timore di una possibile – anzi, sicura, stando ai pensieri di Toshinori – ritorsione di Aizawa per “fargliela pagare” di aver svelato il suo segreto al mondo intero: è sempre stato Toshinori a voler celare la propria “doppia identità” per nascondere di essere stato gravemente indebolito, così da continuare ad essere il Simbolo della Pace, ma era una cosa soltanto sua. Gli altri si sono dichiarati d’accordo e l’hanno appoggiato, ma prevalentemente per rispettare il suo volere, non perché la vedessero come una cosa di vitale importanza. E, di conseguenza, trovo poco verosimile che Aizawa se la possa essere presa tanto per questo segreto svelato.

Vero, qui abbiamo il punto di vista di Toshinori ed è lui che la pensa così, ma secondo me sarebbe stato più realistico fermarsi alla prima parte (quella in cui riflette che Aizawa si sarebbe arrabbiato per il suo rischiare la vita), perché Toshinori lo conosce bene, Aizawa, e sa che un qualsiasi segreto – per quanto importante – impallidisce a confronto del rischio di perderle l’uomo che ama.

Che poi, il fatto che Aizawa “sapeva essere piuttosto fantasioso quando si trattava di punirlo”… niente, è che mi fa morire dal ridere perché mi immagino l’espressione sadica di Aizawa che escogita varie “torture” psicologiche e non, il che significa che – almeno per me – è un dettaglio dannatamente IC.

Non ce lo vedo particolarmente a “somigliare ad una madre ansiosa”, invece… ma vero è che non abbiamo mai visto Aizawa coinvolto romanticamente con nessuno, quindi chi può dirlo? Tutto sommato non è inverosimile, soprattutto perché – è bene ricordarlo – questo è il punto di vista di Toshinori, e se lui lo vede così allora ben venga.

(Anche se condivido la saggia scelta di tenersi per sé questi pensieri.)


Nella scena successiva, quando All Might ripensa a ciò che è successo, ho trovato ogni riflessione molto realistica e verosimile, perfettamente adattata al personaggio.

Mi piace che non si curi del proprio sorriso ma abbia combattuto per proteggere quello degli altri, e anche che invochi il nome della sua maestra per chiedere consiglio dopo l’ultima tragica scoperta.

Soprattutto, è molto bella la riflessione su Midoriya: Toshinori si sente maledettamente in colpa per il peso che ha dovuto scaricare sulle spalle di quel ragazzo, sebbene abbia fatto tutto il possibile – e anche di più – per alleggerirlo, ed è giusto che tra le tante cose che gli passano per la mente in quello stato di dormiveglia anche questa abbia il suo spazio.
Come pure è giusto che, oltre al senso di colpa, ci sia anche una grandissima fiducia in lui, in quel ragazzino che ha scelto di prendere sotto la sua ala perché gli ricordava tanto se stesso e che – Yagi ne è certo – continuerà a crescere forte e giusto.


Ovviamente, non appena riesce a reggersi vagamente in piedi Toshinori insiste per dare il via ad una campagna di conferenze stampa per rassicurare tutti quanti e dare le dovute spiegazioni – stando bene attento a non mettere in mezzo Midoriya.

Di nuovo, mette il bene comune di fronte al proprio, con una lunghissima serie di viaggi tra Stati Uniti e Giappone che gli sottraggono le poche energie che aveva recuperato.

Ma, dopotutto, è pur sempre All Might – anche senza One for All – e sarebbe stato strano il contrario.


Onestamente però non mi convince il fatto che, in due settimane, lui e Aizawa si siano sentiti solo con brevi messaggi la sera tardi o la mattina presto.

Sì, è vero che le giornate di entrambi sono state frenetiche ed è vero che quando Toshinori era in America dovevano fare i conti con il fusorario che probabilmente impediva loro di trovare orari che andassero bene ad entrambi, ma nei periodi in cui stava in Giappone avrebbero potuto tranquillamente telefonarsi la sera e/o la mattina, al posto di mandarsi dei messaggi.

Anche perché parliamo di un lasso di tempo piuttosto consistente, non di un paio di giorni, quindi troverei più verosimile che – quando possibile – entrambi facessero se necessario qualche piccolo sacrificio pur di combinare un orario per sentirsi, anche solo pochi minuti.

Che non si vedessero da quando Toshinori era ricoverato, invece, è plausibile data l’enorme mole di impegni di entrambi.

L’immagine di Aizawa che lo raggiunge nella stanza di nascosto per stargli accanto almeno durante la notte è davvero tenera, e data tutta la preoccupazione che deve aver provato è ovvio che Aizawa voglia stare vicino al suo compagno più che può, per quanto possibile.

Mi è piaciuto inoltre il ribaltamento di ruoli che si ha in questa scena, con Toshinori ricoverato e Aizawa che lo veglia e lo rassicura sulla sorte dei loro alunni. Trovo verosimile che non voglia stressarlo con argomenti spinosi, visto il suo stato di salute… come lo è il promettergli che la discussione è però solo rimandata.


E ora che il momento fatidico è arrivato, Toshinori ha paura e arriva persino a temere di essere lasciato. È un po’ melodrammatico, forse, ma ci sta, perché oltre al rischio enorme che ha corso e per cui ha fatto preoccupare così tanto Aizawa, Toshinori si sente anche in colpa per avergli nascosto molte cose sul suo quirk e sulla reale natura del rapporto che lo lega a Midoriya.

Il momento del loro incontro è carico di tensione, come pure il dialogo che ne segue, e trovo che entrambi risultino molto naturali.

Ad esempio, Toshinori vorrebbe subito rassicurarlo con parole o con un abbraccio, ma si costringe a rimanere fermo e zitto per rispetto al suo compagno che, invece, ha bisogno di essere lui a parlare per primo (e anche secondo me lo avrebbe immobilizzato con le bende, se si fosse azzardato a muoversi).

Mi ha molto colpito, poi, la replica di Aizawa quando Toshinori gli dice che, sì, ha rischiato la vita, ma sono eroi e questi “sono i rischi del mestiere”: fino ad allora Toshinori – e noi con lui – credevamo che la rabbia di Aizawa fosse da imputare alla sua preoccupazione per il rischio che aveva corso nella battaglia di Kamino… ma non è così. Non del tutto, almeno.

E alla luce della nuova rivelazione di Aizawa si fa tutto più chiaro: lui sa che gli eroi possono morire nel loro lavoro, è una cosa che ha accettato già da tempo… quello che non accetta né accetterà mai è che Toshinori si era rassegnato alla morte. Come se la sua vita non avesse poi questo gran valore, come se perderla non sarebbe stata poi chissà quale tragedia.
Senza preoccuparsi delle persone che lo circondano e lo amano, che invece ne sarebbero state devastate – Aizawa per primo.

È un’accusa pesante, la sua, ed è ovvio che Toshinori si senta colpito fin nel profondo. Soprattutto perché – se è sincero con se stesso – deve ammettere che è la verità: già da tempo aveva inconsciamente accettato il suo destino, convinto della sua ineluttabilità.

Tuttavia c’è una precisazione importante da fare, perché nonostante ciò che dice Aizawa – probabilmente neppure credendoci sul serio ma soltanto sull’onda di quella rabbia che cova dentro – lui si preoccupa sempre degli altri, anche troppo.

Non nega però il fatto di essersi rassegnato, e questo silenzio-assenso è la conferma che Aizawa forse non voleva avere, ma che invece è arrivata e adesso non può più essere ignorata.

Ma se Toshinori si è rassegnato, questo non vuol dire che Aizawa farà altrettanto – non sarebbe da lui – e continuerà a combattere ancora e ancora per scuoterlo da quell’intorpidimento e cercare di ficcargli in testa una buona volta che non gli permetterà di morire tanto facilmente.

E dopo averlo tenuto lontano per aver modo di dirgli tutto ciò che pensava, finalmente si concede di stringerlo e farsi stringere, ed entrambi lasciano da parte tutto il resto per godersi la calda e rassicurante presenza l’uno dell’altro.

L’ultimo pensiero di Toshinori va alle sue braccia ora sempre fragili, e lo trovo verosimile: è vero che ormai trascorreva il tempo privato nella sua True Form per risparmiare le energie, ma comunque sapeva che, se solo avesse voluto, sarebbe potuto tornare in un momento ad avere il corpo possente e muscoloso di All Might… e adesso quella possibilità non c’è più.

La cosa positiva è che, ora che non è più il Simbolo della Pace, può concedersi di promettere a se stesso di dedicare tutta la poca forza che gli resta ad Aizawa, e a lui soltanto.


Dopo la passione dettata un po’ dalla rabbia e un po’ da… beh, dal fatto due settimane sono davvero lunghe, i nostri eroi si concedono un tenero abbraccio e un po’ di sana tranquillità.

Il monologo di Toshinori è molto bello e romantico, e in generale tutto quello che dice è coerente con il suo personaggio. Tuttavia il modo di esprimere questi concetti mi è sembrato un po’ troppo altisonante e artificioso per un discorso diretto, anche considerando la tendenza di Toshinori alla teatralità.

Sui contenuti nulla in contrario, come ti dicevo; anzi, mi è davvero piaciuta la tua interpretazione sul motivo che l’ha spinto a diventare un eroe – e non uno qualunque, ma quello che avrebbe portato la pace per tutti – e l’ho trovato, nell’ambito di questo soulmate!AU, anche molto realistico e verosimile.

In particolare, ho apprezzato moltissimo come cambi la sua concezione del nero: da bambino lo spaventava per via dell’oscurità, poi ha imparato che era necessario affinché la luce risplendesse più forte… e infine, dopo aver conosciuto Aizawa, è diventato un luogo di pace e tranquillità in cui rifugiarsi.

Credo che chiunque, dopo quello che ha passato lui, sarebbe stato portato a riflettere seriamente sulla sua vita e su ciò che desidera per il futuro, e la fatidica proposta su cui Toshinori rimugina da chissà quanto trova finalmente spazio per emergere.

Non si sa se ha veramente “dimenticato” l’infausta profezia sul suo destino né se tornerà a tormentarlo, ma per adesso, guardando negli occhi l’uomo che ama, è naturale per lui metterla da parte e provare finalmente ad essere felice, anche perché ormai ha capito che solo Aizawa riesce a completarlo davvero.

La dichiarazione che precede la proposta vera e propria e romantica e un po’ teatrale… ma se non si è teatrali per una proposta di matrimonio, allora quando? Quindi sì, secondo me è assolutamente perfetta e in linea con il personaggio di Toshinori.

Molto realistico anche lo stupore di Aizawa, sia perché è comunque un passo estremamente importante – soulmate o non soulmate – sia perché avevano appena avuto una specie di crisi, quindi con tutta probabilità una proposta di matrimonio è l’ultima cosa a cui sarebbe andato a pensare.

Eppure, ovviamente, la risposta è sì: nonostante i problemi e le incomprensioni e i segreti Aizawa non ha mai avuto dubbi su loro due, e la sua risposta sincera e col cuore in mano mi ha commosso per la sua profondità, soprattutto visto quanto era successo poco prima.

Un “sì” che conclude la storia, ma che è soltanto il primo passo di un nuovo cammino che percorreranno insieme.



Stile e trama:
Prima di cominciare, ti riporto un errore riscontrato nella storia:
[…] degno di un adolescente sognatore qual’era. --> Qual era.

Ci sono inoltre alcune ripetizioni all’interno della storia che interrompono un po’ la fluidità della lettura, e ho riscontrato nuovamente l’utilizzo di “quirk” e “Unicità” come sinonimi (che non apprezzo, come ti ho detto nella scorsa storia).


Lo stile di questa storia è fluido e il ritmo tranquillo e scorrevole, con una sintassi ben curata in cui i periodi – anche se talvolta piuttosto articolati – sono costituiti prevalentemente da coordinate (soprattutto per asindeto) e quindi mantengono un grado di comprensione sempre immediato.

Tuttavia, nei punti in cui si susseguono periodi piuttosto lunghi uno dietro l’altro senza intermezzi, il ritmo della lettura rallenta un po’ troppo e rischia di diventare monotono.


Questa quarta storia, l’unica dal punto di vista di Toshinori, è estremamente introspettiva ma comunque mai pesante, e ci racconta tutti i suoi dubbi, le sue paure ma anche i suoi desideri a partire dal turbolento viaggio in ambulanza dopo il suo scontro con All for One.

È interessante questa prima parte, dove tutto si sussegue in modo frenetico e un po’ confuso e va benissimo così, perché rispecchia quello che deve aver provato Toshinori in quei momenti… come pure va benissimo che alla fine si sia estraniato da quella realtà dolorosa per rifugiarsi nei ricordi.

Tra l’altro, ho trovato la scena dei medici che “stavano tamponando le sue numerose ferite” molto realistica: nonostante abbia vinto e si sia costretto a rimanere in piedi davanti alle telecamere per rassicurare la popolazione, All Might era messo davvero molto, molto male, e una volta compiuto il suo dovere fino in fondo è ovvio che abbia avuto bisogno di cure immediate.


Tutta la digressione che racconta dei suoi momenti con Aizawa ha quasi il sapore di un flusso di coscienza, e mi piace che sia inserita nel testo senza divisioni grafiche perché secondo me rende meglio l’idea della fantasticheria di Toshinori mentre è in quel dormiveglia confuso e dolorante.

Mi ha fatto sorridere quel “nonostante i dubbi in proposito del suo compagno era davvero dotato di un minimo di spirito di sopravvivenza”, riferito al no-comment di Toshinori; è una piccola innocente battuta autoironica che mi sembra perfettamente in linea col personaggio e che, inoltre, serve a stemperare l’atmosfera altrimenti tesa dalla preoccupazione per quel saluto.


Inizialmente la frase “Si sarebbe dovuto ingegnare per farsi perdonare molte cose, quella sera, quando sarebbe tornato a casa” non mi convinceva, perché era ovvio che quella sera Toshinori non sarebbe potuto tornare a casa viste le sue condizioni… ma poi mi sono detta che in fondo il narratore è soggettivo, e lui, Toshinori, in quel momento non era poi così tanto lucido da analizzare oggettivamente la situazione.

Quindi ci sta, tutto sommato. Anche se continuo a credere che quel “quella sera” sarebbe meglio se non ci fosse: tanto il significato della frase non cambia, e si eviterebbe qualsiasi possibile incomprensione.


Subito dopo, abbiamo Toshinori che riflette sulla necessità di tutte le sue energie per affrontare un Aizawa incavolato… e chi può dargli torto?

Però poi troviamo anche “Non glielo avrebbe mai detto, Yagi ci teneva a vivere, ma la sua Anima Gemella somigliava terribilmente a una madre ansiosa quando era preoccupato”.

Intanto una noticina su quest’ultima parte: Anima Gemella è femminile, quindi l’aggettivo riferito deve essere “preoccupata” anche se Aizawa è un uomo. È lo stesso principio di “bella persona”, che può riferirsi sia a uomini che a donne.

E poi due parole su quel “Yagi ci teneva a vivere”: mi piace come frase, è ironica e divertente e credo che ci stia bene nel contesto… però è fin troppo simile a quella di cui ti ho parlato prima, ed essendo a distanza molto ravvicinata sembra quasi una ripetizione dello stesso concetto.

Secondo me, ma è solo un parere personale, sarebbe meglio sceglierne soltanto una ed eliminare l’altra, così da darle la giusta importanza ed evitare il rischio di “già sentito”.



La scena successiva ha una costruzione ben diversa e particolare, che spezza piacevolmente il ritmo della narrazione.

Con Toshinori addormentato, infatti, vediamo queste frasi in corsivo come flash di ricordi che gli attraversano la mente a cui lui “risponde” come se li stesse rivivendo, ovviamente inconsapevole di trovarsi in una sorta di sogno.

Non capisco però perché la prima frase in corsivo sia racchiusa tra i trattini e le altre no, dato che sono tutte frasi in discorso diretto. Trattandosi in realtà di ricordi evidenziati già col corsivo potresti evitare i trattini, se preferisci, ma in ogni caso vanno segnalate tutte allo stesso modo (con o senza trattini).

Di tutte queste considerazioni, mi ha particolarmente colpita quella sul suo rimpianto: siamo sempre stati abituati a vedere All Might fare tutto da solo, ai “tempi d’oro”, – perché ne era in grado e perché in quanto Simbolo della Pace era suo dovere – ed è interessante questo suo ripensamento, questo suo guardare al passato e rendersi conto di essere stato forse troppo orgoglioso. A chiedersi se effettivamente ha fatto del suo meglio, o se il suo meglio sarebbe stato collaborare anche con altri eroi per poter salvare “anche solo una manciata in più di persone”.

L’ultima “risposta” sfuma nel nulla senza arrivare realmente ad una conclusione, senza chiarire perché Toshinori ha deciso di diventare All Might. A posteriori, so che è stato un artificio per riprendere il discorso in un secondo momento, ma anche se così non fosse stato la costruzione lasciata in sospeso mi piace, perché secondo me dà proprio l’idea di un pensiero lasciato a metà, interrotto dall’oblio del sonno.


Prima di cominciare il prossimo paragrafo, ti faccio un piccolo appunto tecnico:
[…] riprendersi parzialmente dalle ferite conseguite a quella che sarebbe […] --> Il verbo “conseguire” nell’accezione che intendi qui può essere inteso come “ottenere”, transitivo, che reggerebbe la preposizione “in” (conseguite in quella); è un po’ cacofonico secondo me, ma teoricamente potrebbe essere inteso anche come “derivare”, intransitivo, e in questo caso reggerebbe il “da” (conseguite da quella).
In ogni caso, la preposizione “a” non è corretta e va sostituita a meno di cambiare la frase in “riprendersi parzialmente dalle ferite riportate in seguito a quella […]”.

Qui troviamo un breve riepilogo di quanto è successo in seguito alla battaglia, e ho apprezzato il dettaglio di specificare che le conferenze di Toshinori non si sono tenute solo in Giappone ma anche in America, perché dopotutto è il suo paese natale. Non ricordo onestamente se anche nel canon vi si faceva cenno, ma ad ogni modo mi piace perché aggiunge alla storia un tocco di realismo in più.

E poi, finalmente, dopo due lunghissime settimane Toshinori riesce a tornare a casa… da Aizawa.

Il sottolineare come loro due non abbiano avuto tempo né modo di parlare decentemente rende ben chiaro al lettore che il momento del confronto è finalmente arrivato, e lo sa anche Toshinori. E nonostante il suo compagno gli manchi sicuramente da morire, una parte di lui – piccola, certo, ma presente – quasi spera che stia già dormendo così da rimandare l’inevitabile ancora un altro po’.

Ma Aizawa non dorme, nossignore: lo aspetta ben sveglio e deciso ad affrontare le loro questioni in sospeso senza aspettare un minuto di più. Non si concede neppure il tempo di salutarlo come si deve, e considerando tutto il tempo che probabilmente ha trascorso a rimuginare su quanto avevano da dirsi, è comprensibilissimo che abbia voluto “togliersi il pensiero” il prima possibile.

Anche perché, probabilmente, non si sarebbe nemmeno goduto gli eventuali abbracci e baci se prima non avesse tirato fuori tutto quello che aveva nella mente e nel cuore.


I dialoghi sono realistici e ben curati, ma mi piace che siano anche intervallati da alcune frasi indirette, grazie alle quali si percepisce chiaramente sia la rabbia frustrata di Aizawa che il senso di colpa di Toshinori.

(Toshinori che si perde nella contemplazione del suo compagno anche mentre il suddetto compagno gli sta facendo una ramanzina… è proprio senza speranza!)


La discussione è ben strutturata, e anche se si parla di qualcosa di decisamente profondo e al di sopra delle banalità quotidiane non risulta forzata né pesante, consentendo al lettore di seguirla tranquillamente… e di sospirare di sollievo quando Aizawa, finalmente, smette di mantenere le distanze con quel tanto agognato bacio.

Sono entrambi provati da ciò che si sono detti e da quello che comporta, ovviamente, ma è giusto anche che, dopo, mettano tutto da parte – almeno per un po’ – per concedersi finalmente di riabbracciarsi.

Non che l’argomento sia completamente esaurito, anzi, probabilmente ci ritorneranno ancora e ancora, ma per adesso decidono di non pensarci.



Cambia il paragrafo, e qui troviamo una di quelle ripetizioni di cui ti ho parlato all’inizio: Avevano fatto l'amore con calma, riscoprendo i loro corpi con la flemmatica calma con cui era accaduto la prima volta[…]

Ti cito questa tra tutte perché l’ho trovata particolarmente “ingombrante” non tanto per la ripetizione in sé, ma perché interrompendo il ritmo della lettura mi impedisce di godermi appieno il concetto espresso, che invece è molto bello e poetico.


Anche il momento successivo è molto dolce, ma mi ha colpito ancora di più che tu l’abbia utilizzato come trampolino per ricollegarti a quel discorso lasciato in sospeso a metà storia.

Ho molto apprezzato questa scelta non tanto per il romanticismo – che comunque mi piace, ovvio – ma perché l’ho trovato uno stratagemma intrigante che pur sfruttando un cliché come quello del “trovo le risposte nei tuoi occhi” non risulta affatto banale, personalizzando il concetto fino a renderlo un tutt’uno con la storia e i suoi personaggi. Il che è esattamente il motivo per cui apprezzo i cliché ben utilizzati, tra l’altro.

Il racconto di Toshinori ci dà un punto di vista inaspettato su ciò che prova chi può vedere soltanto in bianco e nero senza nessuna eccezione – come invece era accaduto ad Aizawa – prima di incontrare il proprio soulmate.

Mi è tornato istintivamente il pensiero a ciò che avevi detto nella prima storia, ovvero che tutta la famiglia di Aizawa ha per soulmate una persona con gli occhi nella scala del grigio e del nero e quindi era esattamente nella stessa situazione di Toshinori: ricordo di essermi chiesta cosa provassero queste persone nel non poter vedere nessun colore, se si ritenessero sfortunate o se lo accettassero tranquillamente come una cosa naturale… ecco, ora ho la mia risposta. O meglio, o una delle risposte possibili, ma va benissimo anche così.

Tornando a noi, mi è piaciuto come sei riuscita a legare il mondo del soulmate!AU al canon in un modo che andasse anche oltre il semplice rapporto con Aizawa: qui si nota come il vedere in bianco e nero abbia influenzato Toshinori così tanto da spingerlo a voler diventare un eroe. E non uno qualunque, ma “colui che avrebbe portato la pace”, così da dare modo a tutti quanti di poter godere della luce e delle tenebre in egual misura.


Nella riflessione successiva al monologo, Toshinori prosegue il flusso dei suoi pensieri fino ad arrivare al presente e a tutto ciò che di importante ha realizzato, giungendo alla conclusione che avrebbe fatto tutto il possibile “per combattere contro il destino che lo attendeva”.

Indubbiamente è molto dolce e anche adatto al personaggio, tuttavia… non so, sembra quasi che questa “epifania” sia arrivata troppo in fretta: solo poche ore prima c’è stata la discussione con Aizawa in cui Toshinori si è reso pienamente conto di quella rassegnazione che fino ad allora era presente in lui solo a livello inconscio, quindi mi stona che nel paragrafo dopo si abbia già quella che sembra la soluzione del problema.

Vero è che il limite di parole non ti lasciava grosso spazio di manovra, ma avrei preferito magari un altro piccolo time-skip, giusto per dare l’idea che Toshinori avesse passato un po’ di tempo a riflettere seriamente su quanto si sono detti e alla fine, dopo tante elucubrazioni, fosse arrivato a far pace con se stesso e a capire cosa conta davvero.


A parte questo, la scena è veramente deliziosa e commovente, piena di romanticismo ma non tanto da risultare stucchevole.

Ho apprezzato in particolare il dettaglio delle fedi, in semplice oro bianco e con inciso all’interno il rispettivo colore degli occhi: niente “fronzoli” inutili come pietre preziose, ma solo un simbolo concreto di quel qualcosa che li lega da sempre, e che ormai non è più soltanto volere del Fato ma una scelta consapevole di entrambi.

La scelta di vivere insieme, nella buona e nella cattiva sorte.



Gradimento personale:
La parte che ho preferito di questa storia è sicuramente quella in cui Toshinori e Aizawa finalmente si chiariscono dopo la battaglia di Kamino e le due settimane di lontananza forzata. Non la discussione in sé, ma tutto il trasporto e la sincera preoccupazione che traspare dalle parole di Aizawa… e ovviamente anche il modo in cui fanno “pace” subito dopo.







Valutazione generale della raccolta: Brave enough to…

Titolo raccolta:
Questo titolo mi ha colpito principalmente per la particolarità con cui è stato costruito: mi è piaciuta molto l’idea di un titolo generale della raccolta lasciato in sospeso, a cui abbinare simbolicamente di volta in volta il titolo dei singoli capitoli per creare qualcosa di più completo.

Oltre a questo, ho apprezzato il modo in cui – direttamente e indirettamente – sottolinea l’esistenza di diverse forme di coraggio, che poi vengono tutte adeguatamente analizzate nelle rispettive storie.



Sviluppo del soulmate!AU
L’elemento del soulmate!AU è stato introdotto in modo molto naturale nella raccolta, durante la quale sono state date le dovute informazioni sulle sue regole senza però inserirle in modo didascalico.

Mi sono inoltre piaciute alcune accortezze, come quella dell’accennare alla famiglia di Aizawa e ai loro occhi neri per metterli in contrapposizione con l’azzurro che vede lui e poi, alla fine, la riflessione di Toshinori a proposito di come è stato per lui vivere in un mondo completamente in bianco e nero, senza alcuna altra sfumatura.

Anche se non vengono citate direttamente altre coppie di anime gemelle, è chiaro che sia un elemento ben conosciuto da tutti; infatti, Aizawa fin da giovanissimo guardando il cielo è consapevole che cosa significhi l’azzurro che interrompe l’uniformità di bianco e nero della sua visuale. Lo sa, e si aggrappa ad esso sperando di poter incontrare un giorno la persona con quello stesso colore negli occhi.

Oltre alla regola in sé, è il rapporto in generale tra i due protagonisti ad essere fondamentale nelle storie. Un rapporto che viene descritto come voluto dal destino e che nessuno dei due ha mai messo in discussione… e che, col passare degli anni, si rivela sempre più saldo.



A presto!
rhys89