Recensioni per
Into the darkness
di pattydcm

Questa storia ha ottenuto 37 recensioni.
Positive : 37
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
01/03/19, ore 15:55
Cap. 6:

In questo inizio di recensione mi preme sottolineare quanto questa storia, così come anche tutte le altre tue che ho letto, siano tutte quante ben calibrate. I capitoli hanno delle lunghezze spesso diverse, quest'ultimo è ad esempio ben più corposo rispetto al precedente che era invece più breve. Ma noto piacevolmente quanto invece siano tutti perfettamente sensati nel quadro generale. Ognuno ha un inizio, un'evoluzione e una fine e questo è molto importante perché fa sì che la narrazione non sia dispersiva. Ognuno è collegato non soltanto dal fatto che la storia ha un'evoluzione più ampia nell'arco complessivo di tutti i capitoli, ma anche perché un concetto o una situazione che nel precedente mancava, nei successivi viene invece sottolineata e ampliata. Per esempio, in questo capitolo dai maggiore risalto al fattore Johnlock. Il loro rapporto che nel capitolo quinto era stato messo da parte a vantaggio di una scena in obitorio che giustamente raccontava d'altro, viene qui ampliato maggiormente. E il pretesto che porta Sherlock e John a dover discutere di questioni importanti è il rifugio sul Tamigi. Di per sé non sembra qualcosa di grosso, ma il fatto è che dietro a un semplice rifugio si nasconde tutta una vita che Sherlock non ha mai condiviso con nessuno. Questo è il cardine dell'intera faccenda che permette a John di tirare fuori tutta la frustrazione che prova. Abbiamo già avuto modo di parlare del tuo John Watson e del fatto che la caratterizzazione, o almeno parte di essa, ruoti attorno al suo sentirsi inferiore e al non credere d'essere adatto a Sherlock. Una delle ragioni a mio avviso è proprio questa, ovvero il fatto che Sherlock abbia una vita legata al lavoro che nessuno conosce e di cui John, Mycroft o Mrs Hudson conoscono a malapena l'esistenza. Sherlock non lo fa con cattiveria, anzi qui sappiamo che è mosso da buoni sentimenti e che il suo scopo è proteggere John. Ma bisogna, io credo, anche rendersi conto di chi è sempre stato Sherlock Holmes. Lui ha sempre lavorato da solo, ma non perché sia un egoista o perché non creda davvero che nessuno possa avere il privilegio di condividere quella vita o le deduzioni che fa e quant'altro, ma perché crede che quello sia il solo modo per tenere tutti quanti al sicuro. Conoscere soltanto parte del lavoro di Sherlock tiene John Watson al sicuro da colui che è indubbiamente il suo nemico più grande e di cui Sherlock ha molta paura, che è Moriarty. Nella serie questo aspetto viene poco approfondito e infatti mi ha ricordato più il tentativo dell'Holmes di Robert Downey Jr di tener fuori il suo Watson dal lavoro per salvarlo dal professor Moriarty. Qui accade un po' la stessa cosa, ma non soltanto qui perché è un tema che affronti spesso nelle tue fan fiction, Sherlock ha fatto di tutto per tenere fuori John ma questo incidente non ha fatto altro che costringerlo a fare tutte quelle cose che non avrebbe mai detto a nessuno. E su questo avrei delle altre riflessioni da fare, ma le farò in futuro dove ci sarà l'occasione. Per intanto veniamo a sapere che Sherlock ha dei rifugi sparsi in tutta Londra, cosa che in effetti noi già sappiamo, anche se purtroppo a livello superficiale e solo perché sono stati nominati in His last vow, ma non solo perché conosciamo più da vicino la sua rete di senzatetto. Gli irregolari, in un nome che io adoro e che hanno un ruolo che per Sherlock è fondamentale, fanno qui la loro apparizione. O almeno due di loro.

Gli irregolari hanno un ruolo marginale nella storia, nel senso che appariranno pochissimo, ma non per questo sarà meno importante il loro operato. Ciò che mi affascina è il modo in cui tengono a Sherlock, sembra un ciurma di pirati che adora e protegge il loro capitano (riferimento piratesco, perché io amo i pirati e amo immaginarmi Sherlock come un capitano). Qui succede un po' la stessa cosa perché sembrano essere innervositi da ciò che è successo a Sherlock e nonostante il pericolo che corrono non si tirano indietro e tentano comunque d'aiutarlo. Sono due personaggi sopra le righe, piuttosto strani, ma li ho trovati immensamente simpatici. In una scena ho avuto l'impressione che uno di loro avesse scatenato in John anche della gelosia, ma è stato soltanto un accenno e in effetti il gesto che compie verso Sherlock era più che altro protettivo. Ma resta interessante comunque. Insomma, mi sono piaciuti così come mi è piaciuto il fatto che il caso abbia fatto ulteriori passi in avanti. Ora almeno hanno una direzione più precisa, ecco ed è molto importante.

In ultimo ti lascio con qualche appunto sul rapporto tra Sherlock e John. Ho già detto hai affrontato bene la vita "segreta" di Sherlock che all'improvviso diventa quasi come un ostacolo tra lui e John e ho già parlato del senso di protezione che hanno uno verso l'altro. Ma non ho parlato dell'affinità. Il discorso sui rifugi segreti non è stato dimenticato, viene soltanto messo da parte. E quella che sembrava una spaccatura irreparabile, diventa invece un momento molto tenero fra di loro. Cito la scena sul conduttore di luce, perché sono contenta che tu abbia deciso d'inserirla in questa storia. Siamo sei mesi dopo A Study in Pink come abbiamo già avuto modo di dire, di conseguenza non c'è stato ancora I mastini dei Baskerville. Per questo motivo John non sa ancora d'essere il conduttore di luce di Sherlock, ma ho notato che in questo caso la prende diversamente rispetto all'episodio. Là era troppo arrabbiato con Sherlock per dargli peso, ma qui si rende conto della portata di ciò che Sherlock ha detto e infatti sorride e ne è felice. E io sono contenta che tu abbia deciso di citare quella frase, perché resta tra le mie preferite di questa serie.

Alla prossima, spero presto.
Koa

Recensore Master
01/03/19, ore 15:28
Cap. 5:

Ciao, rieccomi a lasciarti un po' di recensioni per questa bellissima storia. Come sempre e avendo già letto tutto quanto temo che mi dimenticherò qualcosa per strada, anche se ora le ho dato una scorsa veloce per rinfrescare la memoria.

La prima impressione che ho avuto riguarda il caso, su cui non ho ancora detto praticamente nulla. Sapendo già come va a finire non c'è gusto nel formulare teorie, ma posso dire che in questo capitolo assistiamo a un punto focale per le indagini. Il cadavere ritrovato è molto importante, perché per la prima volta il dinamitardo si è spinto in là, oltre ciò che ha sempre fatto. Non si è limitato a piazzare ordigni esplosivi in posti rigorosamente collegati fra loro da un filo che per adesso è invisibile, ma ha commesso un omicidio. E questo, anche sapendo come andrà a finire, è il segno che il cadavere in questione è un punto cardine dell'intera faccenda. E la maniera in cui è stato assassinato ci dice davvero tante cose, anzitutto il fatto che sia stato trovato non troppo lontano dalla baracca che hanno visitato un paio di capitoli fa, ma soprattutto il modo in cui è stato ritrovato. Con la faccia esplosa e petardi un po' ovunque, questo è il collegamento principale al dinamitardo, oltre che la scritta in latino. La pista religiosa è un qualcosa su cui Sherlock sappiamo esser già stato, ma essendo questa un'indagine 2.0 e dovendo Sherlock per forza di cose ripassare tutto ciò che ha pensato o dedotto, ecco che i nostri protagonisti si ritrovano a collegare il tutto con la religione. Il nostro colpevole/omicida è un fanatico religioso, lo si deduce da tanti piccoli dettagli che riguardano il cadavere in questione. Ho già letto gialli di questo tipo e mi affascinano sempre tanto, perché è interessante notare come gli assassini vengono caratterizzati. Posso dirti inoltre che trovo che il mistero sia stato molto ben costruito, fino all'ultimo alcuni dettagli mi sfuggivano e non capivo perfettamente le ragioni che avevano spinto quest'uomo ad agire in questa maniera. Quindi trovo che i tempi dell'indagine siano perfetti, davvero.

Per quel che riguarda Sherlock e John, in questo capitolo c'è meno Johnlock. Nel senso che il rapporto tra di loro è stato messo da parte, per forza di cose, da questa visita all'obitorio. Ciò che comunque mi sono ritrovata a notare è come stanno tornando a interagire l'un l'altro. C'è sempre molta intimità fra di loro e la si percepisce anche in questo caso, il modo in cui John si rende conto del fatto che Sherlock ha volutamente allontanato Molly e Lestrade, sottintende tra i due una certa sintonia che mi fa piacere ritrovare anche qui. Si capiscono al volo, da sempre e ovviamente ci riescono nonostante la menomazione che ha colpito Sherlock. Queste sono cose che non cambiano mai. Non mi sorprende e la trovo davvero perfetta, oltre che bellissima da leggere. In particolare, mi ha colpita il fatto che Sherlock non abbia avuto bisogno di sottolineare che ha volutamente dato quel "pugno" (che virgoletto perché era più una manata) a Molly per allontanarla. Non lo ha specificato perché sapeva che John aveva già capito. Insomma, io li adoro quando sono così intimi e quando danno prova d'intendersi al volo.

L'ultimo mio appunto riguarda i sensi di Sherlock. Sappiamo già che si stanno notevolmente sviluppando, ma qui abbiamo la prova di quanto davvero il suo olfatto si sia adattato alla cecità e la trovo una cosa davvero straordinaria. Qualche capitolo fa aveva annusato l'odore del sangue (tipo vampiro, come hanno gentilmente sottolineato Anderson e Donovan), il che era notevolissimo. Qui invece fa una cosa ben diversa, associa le persone ai rispettivi profumi. Ed è così che Molly diventa quella che ha un buon profumo, gradevole e che è una buona sferzata di "aria pura" in quell'obitorio puzzolente. Probabilmente si tratta di un dettaglio di lei che non aveva mai notato prima e a cui fa caso soltanto adesso, come tantissime altre cose d'altra parte. Ma soprattutto è interessante notare come cambia la percezione di luoghi che lui conosce benissimo, l'abbiamo già notato col 221b di Baker Street e lo notiamo anche qui. Lo trovo uno sviluppo del personaggio davvero ottimo.

Ora corro a recensire il prossimo capitolo, intanto tanti complimenti.
Koa

Recensore Master
28/02/19, ore 20:44
Cap. 4:

Come sempre in tutte le tue storie, la presenza di Mycroft porta con sé alcune tematiche che vanno considerate e che proverò in questa recensione ad analizzare. Mycroft è sempre una figura molto logica, coinvolta emotivamente con Sherlock a cui vuole bene (e questo lo si vede), ma del tutto incapace di fare con lui la scelta più giusta oltre che di dimostrarglielo. Insomma, come fa sbaglia. Direi che il fatto più importante è che ci siamo resi conto che Sherlock ha paura di Mycroft e questo non è naturale per due fratelli. Uno dei motivi per cui non vuole restare cieco, oltre alla difficoltà dello svolgere comunque il proprio lavoro, che è un tipo di lavoro anche fisico e non soltanto concettuale, sta nel fatto che teme quella che potrebbe essere la reazione di Mycroft. L'azione immediatamente successiva al: resterai cieco per sempre. Indubbiamente Sherlock non sente nessun affetto da parte di suo fratello, non credo pensi che lo odi e in un certo senso sarebbe meglio se Mycroft lo odiasse perché così è ben peggiore la cosa. Perché l'odio è un sentimento che scaturisce da qualcosa, da un fatto dal quale poi nasce un sentimento negativo e che si può in qualche modo tentare di superare o di accettare. Ma il fastidio, l'essere invisibile è invece un qualcosa di legato all'esistenza stessa di Sherlock e che non si può superare, né accettare. Io credo che Sherlock sia convinto che Mycroft provi fastidio per la sua presenza nel mondo, che lo scocci l'idea di doversi occupare del fratello minore e che veda le questioni che lo riguardano come un punto sull'agenda da spuntare tra gli impegni di lavoro quotidiani. In questo, Mycroft è davvero un pessimo fratello perché è completamente incapace di dimostrare affetto e Sherlock si sente come un'incombenza, come quella persona fastidiosa i cui problemi ti rovinano la giornata. E non lo biasimo perché coglie ciò che Mycroft è capace di dare ovvero efficienza e praticità. Ed è per questo che Sherlock teme così tanto il diventare cieco in modo permanente. Io credo che col giusto percorso di accettazione, con John accanto e un'organizzazione più precisa, Sherlock sarebbe in grado di fare il consulente investigativo anche da non vedente. E infatti a livello inconscio non teme questo, quanto quello che potrebbe fare Mycroft. Perché? Perché c'è già passato. L'accenno alla droga qui è soltanto questo, un ricordo del passato ma che però è legato a un trauma. Dei fatti che vengono raccontati, io credo che Sherlock abbia patito più di tutto il non essere creduto da parte di suo fratello che era la sola persona di cui doveva fidarsi e che invece ha preferito credere a persone sconosciute e che gli facevano del male. Bene, Sherlock immagina se stesso in un posto come quello ma da cieco e ha paura. Lo so che in apparenza tutto questo non ha a che fare con questo capitolo nello specifico, ma invece io credo che c'entri perché qui Sherlock incontra Mycroft per la prima volta da quando non vede più. E qui manifesta tutta la paura che prova. Nel suo atteggiamento ruvido che ha quando Mycroft si presenta a Baker Street c'è in realtà tutto questo. Il timore di quello che potrebbe succedergli se Mycroft prendesse in mano la situazione. Ed infatti ne ha ragione perché i dialogo finale tra lui e John non lascia intendere che Mycroft seguirebbe una strada diversa a quella ipotizzata da Sherlock. E, di nuovo, Mycroft vede soltanto il lato pratico e il più rapidamente risolvibile della faccenda. Ma gli sfugge completamente il lato umano e quello sentimentale, di cui invece John si preoccupa. Ovviamente John si è posto tutti i problemi che elenca Mycroft, ma istintivamente il suo primo pensiero è quello di star vicino a Sherlock e non di trattarlo come un punto sull'agenda. E Sherlock questa cosa la percepisce. Perché non dimentichiamoci che è pur sempre un genio, una persona incredibile e che nonostante l'handicap si sta comportando magnificamente e facendo cose stupefacenti. Beh, Sherlock intuisce anche tutto questo e ovviamente si aggrappa a John e caccia via suo fratello che, di nuovo, non ci fa una bellissima figura. Credo che Mycroft sia un uomo troppo abituato a svolgere quel suo lavoro da spia e che non abbia un contatto reale e umano con le persone. Se fosse abituato a trattare chi gli è vicino non come se fosse una situazione spinosa da risolvere in fretta e facendo meno danni possibili, forse non commetterebbe sempre lo stesso errore anche con Sherlock. Ma lui è fatto così e il brutto è che neppure se ne rende conto, anzi non ha nemmeno capito perché Sherlock è così tanto scontroso con lui e questo è persino peggio.

In ultimo, un paio di riflessioni su John. Il loro rapporto subisce un'evoluzione lenta, ma costante. Nel senso che in questo capitolo succedono cose che sono figlie di ciò che abbiamo letto fino ad ora. Nel precedente capitolo John diventa gli "occhi" di Sherlock e qui si offre di svolgere quell'incarico a tempo pieno. Discorso che è molto più grande di quanto non sembra e che porta con sé tante problematiche e cose che nessuno dei due ancora ha avuto il coraggio di dire a se stesso. Farlo legherebbe John a Sherlock per la vita. Non gli permetterebbe di avere altre fidanzate o mogli, niente se non Sherlock e questo ovviamente spaventa Sherlock che di nuovo ha paura del futuro. Se John lo lasciasse cosa ne sarebbe di lui? Sarebbe un povero cieco senza più i suoi occhi e sì, questo è spaventoso. Per fortuna, John sembra decisamente consapevole di quel che sta facendo. Meno male aggiungerei...

Alla prossima.
Koa

Recensore Master
28/02/19, ore 20:04
Cap. 3:

Ciao, rieccomi a lasciarti le debite recensioni per questa interessantissima storia. Dunque, se nei capitoli precedenti ci si era concentrati principalmente sulla cecità di Sherlock e il suo rapporto con John, anche in merito alla nuova condizione di svantaggio fisico in cui versa Sherlock, questo capitolo ci aiuta ad immergerci meglio nei meandri di questo caso che mi azzardo a definire parecchio complesso. Mi azzardo perché, come ho già accennato, la storia già l'ho letta per intero e quindi so come andrà a finire tutto questo. Per il momento però siamo ancora alla baracca, ovvero il luogo che Sherlock e John hanno visitato prima che succedesse l'aggressione alla vista di Sherlock.

Uno dei punti più interessanti di questo caso sta nel fatto che Sherlock si ritrova a indagare di nuovo su un qualcosa su cui già ha indagato. Condizione assolutamente nuova per lui che è abituato a risolvere i casi e "archiviarli" mentalmente. In questo caso però è diverso e Sherlock si trova a dover affrontare una situazione nuova non soltanto perché non ci vede, ma perché deve riprendere il mistero da un punto che, in teoria, lui avrebbe già svelato e risolto. Il senso di disaggio maggiore è ovviamente dovuto alla vista che manca, ma ne viene fuori anche un altro che verrà maggiormente ampliato nei capitoli a venire che consiste nel suo metodo d'indagine. Sherlock fa sempre tutto quanto da solo e qui si rende conto che se avesse iniziato a condividere le proprie impressioni o idee o deduzioni anche con John, o con Lestrade, tutto questo non sarebbe successo. Quindi sì, un disagio ulteriore lo si vede. Anche se è appena percettibile.

Resta impressionante il suo cervello che tu stai facendo venir fuori in una maniera che è straordinaria. La memoria fotografica e la possibilità che questa gli dà di ricordare posti o cose all'istante, immagazzinandole nel suo palazzo mentale, diventa qui fondamentale perché Sherlock sa già quale luogo sta visitando e sa che cosa dovrebbe esserci o non esserci. E qui scatta l'indagine vera e propria coadiuvata da John, che qui svolge un ruolo per forza di cose diverso da quello che ha di solito durante un caso. Non si limita a guardare e ad ammirare le capacità di Sherlock o a fare domande, ma deve per forza di cose diventare gli occhi di Sherlock e osservare ciò che lo circonda. Una situazione nuova per entrambi, ma nella quale si stanno adattando anche se piuttosto lentamente e con difficoltà. Il che è perfettamente naturale se si considera tutto quello che stanno vivendo.

Per quel che riguarda il caso non farò nessuna deduzione o teoria del caso, perché so già tutto quindi mi limito a rileggere e a godermi il tutto. Faccio soltanto un'osservazione generale su quella che è la storia in sé. Di solito farei una cosa simile a fine storia, ma preferisco farla ora per poi riprenderla, casomai, verso il finale. L'ho notato anche leggendo, ma ci faccio caso anche adesso che la sto riprendendo in mano (anche se è passato davvero pochissimo dalla mia prima lettura). Mi piace molto il fatto che tu abbia calato Sherlock e John in una situazione di questo tipo perché è un qualcosa di assolutamente diverso rispetto al loro solito. Una situazione importante e difficile da gestire non soltanto in teoria, ma anche nella praticità delle azioni quotidiane. Una situazione diversa e che li obbliga a superare loro stessi e i propri limiti, ma non soltanto anche le barriere mentali che hanno eretto uno nei confronti dell'altro. Si tratta di una situazione indubbiamente drammatica e ricca di incognite, ma che da lettrice ritengo molto interessante per quello che è lo sviluppo dei loro caratteri e delle loro personalità.

Ultimissima osservazione, Anderson e Donovan sempre simpaticissimi. Non fanno neanche una piega per la cecità di Sherlock, non mostrano un minimo di empatia per quanto gli è successo ma continuano a trattarlo con sufficienza. Specialmente Anderson, il cui mostruoso complesso d'inferiorità non viene messo da parte neanche in un'occasione del genere. Anderson non perde occasione per mostrarsi infastidito dalla presenza di Sherlock, sempre simpaticissimo ecco.

Al prossimo capitolo.
Koa

Recensore Master
27/02/19, ore 15:20
Cap. 2:

Ciao, di nuovo (non temere non farò un'altra maratona come quella di domenica. Questa purtroppo sarà l'ultima che ti lascio per adesso). Per la prima parte di questo commento voglio concentrarmi sul rapporto tra Sherlock e John che prima avevo lasciato da parte. Sono evidentemente "soltanto" amici perché tra loro non c'è altro, ma il modo in cui si aggrappano l'uno all'altro mi lascia intendere che entrambi nascondano un sentimento dentro di loro che, pur non volendo tirar fuori - almeno per adesso, per colpa di questo drammatico incidente (che poi tale non è se si va per sottigliezze) sta venendo fuori ugualmente. Il modo in cui Sherlock si aggrappa a John è perfettamente naturale. Sherlock sappiamo che non farebbe mai niente del genere con nessun altro. Soprattutto non con suo fratello Mycroft, non si fida abbastanza di lui (non ancora almeno) per piangergli addosso in questa maniera e poi il loro rapporto è troppo complicato per queste cose mentre tutte le altre relazioni interpersonali che ha sono molto superficiali. Farebbe eccezione la signora Hudson, ma è quasi una madre e poi la sconvolgerebbe come Sherlock non desidererebbe fare. Di conseguenza la scelta di Sherlock è quasi naturale. Direi scontata ed è per questo che nella scena del bagno dell'altro capitolo, si lascia andare contro John a un pianto ininterrotto. La scena l'ho trovata bellissima, pur essendo molto triste e avendo risvolti quasi tragici, l'ho trovata bella perché si stanno cercando come non hanno mai provato a fare prima. Ora è quasi necessario, direi vitale per poter sopravvivere. Sherlock è crollato e c'è il rischio che lo faccia ancora e il futuro gli fa una paura assurda, ma quando è con John le cose sembrano andare meglio, il futuro sembra meno spaventoso e meno orrendo. Ed è bellissimo perché John lo accoglie accanto a sé come non ha mai fatto con nessuno. Divide il letto per assicurarsi che stia bene e che dorma e forse per dare anche un po' di tranquillità a se stesso. Perché anche John è provato e oltre ad aver visto l'uomo che amava in arresto cardiaco e in un letto d'ospedale ridotto alla cecità, ha già vissuto una cosa simile in passato, il che lo porta inevitabilmente a fare paragoni e a temere che anche a Sherlock succeda la stessa cosa. Anche John ha bisogno d'essere rassicurato quindi è un dormire insieme che serve a entrambi. Il mattino dopo che tu ci descrivi all'inizio di questo capitolo è molto più calmo invece, quasi normale. Vede Sherlock ancora scosso, ma più calmo che suona il violino e lo aspetta per la colazione. Quindi direi che mi piace il modo in cui hai delineato il loro rapporto, come li stai facendo inesorabilmente avvicinare l'uno all'altro.

Per quel che riguarda Sherlock nello specifico. Il primo shock iniziale ho già detto che non è del tutto passato, ma lui si sta lentamente abituando a quanto gli è successo. E lo si inizia già a vedere nella scena della colazione. Sherlock non è una persona comune e questo lo sappiamo ormai bene, si è capito quando ha iniziato a muoversi per la casa perfettamente consapevole di dove poteva andare per trovare la poltrona, il divano, la finestra, eccetera. Quindi lo sviluppo dei suoi sensi e il modo in cui questi si amplificano in assenza della vista, è decisamente repentino. Già infatti gli sembra che il tè e la marmellata di arance abbiano tutto un altro sapore e anche se non è cambiato nulla in effetti, perché come dice John è tutto come al solito. Ma per lui che ora vede con il tatto, l'olfatto e l'udito, sta cominciando a essere tutto quanto diverso. Di nuovo, la precisione con cui sviluppi il personaggio è esemplare, dico davvero.

In ultimissimo, una noticina sul caso che nel secondo capitolo ancora non è entrato nel vivo (o meglio: rientrato). Già però si vede qualcosa. Sappiamo che Sherlock dovrebbe stare a riposo, ma sappiamo anche che non è una persona comune e che non fa un lavoro come un altro. Di conseguenza non sembra essere intenzionato a mettersi da parte e a lasciare che il suo aggressore la spunti. Quindi già si sta mettendo in pista per risolvere definitivamente il caso, nonostante la difficoltà che l'ha colto. Questo mi è piaciuto, l'ho trovato molto da Sherlock Holmes e di conseguenza parecchio "nel personaggio".

Arriverò prestissimo anche ai prossimi capitoli, intanto ti dico che sono felice d'averla letta perché è davvero molto bella.
Koa

Recensore Master
27/02/19, ore 14:58
Cap. 1:

Ciao, dopo aver letto la bellissima Fenix mi sono subito messa a leggere questa. Avevo già notato la One Shot, ma non avevo mai avuto modo di leggerla e quando ho trovato questa in prima pagina ho creduto che fosse l'occasione buona per iniziare un'altra tua storia. Devo dirti che l'ho già bella che finita, nonostante le mie previsioni iniziali perché quando ho notato i quindici capitoli mi ero detta che ci avrei forse messo un po' per leggerla tutta, considerata anche la lunghezza del primo capitolo avevo pensato che fossero tutti così tanto corposi, e invece ieri sera me la sono divorata tutta quanta per intero. Lascerò comunque qualche impressione per ogni capitolo e intanto ne approfitterò per rileggerla da capo, che non fa mai male.

Anzitutto mi voglio complimentare per l'argomento da te scelto. Non so se con te ho già parlato di originalità o meno, ma l'argomento di questa storia pur non essendo originale in senso stretto (perché ho già letto storie di questo tipo in questa sezione), l'ho trovata comunque molto ben gestita, oltre che scritta bene. Quindi su questo primo punto ti faccio i complimenti, e anche per quelli che sono i capitoli a venire. Ma poi avrò modo di rifletterci ancora man a mano che ti lascerò le varie recensioni. Per quel che riguarda questo primo capitolo, posso dire che l'emozione è stata molto forte. Nonostante avessi intuito, leggendo titolo e introduzione, che tipo di fatto drammatico sarebbe accaduto a Sherlock, credo che non fossi del tutto preparata. Diciamo che quanto successo a Sherlock mi ha investita in pieno dal punto di vista emozionale, complice anche l'ottimo lavoro che hai fatto su di lui. Non solo dal punto di vista introspettivo e quindi descrivendo con dovizia di particolari tutto quello che potrebbe (ipoteticamente e non) succedere a una persona che subisce un trauma del genere, e quindi paura, senso di smarrimento e quant'altro... ma c'è anche molta precisione da un punto di vista medico. C'è una minuziosa dovizia di particolari nel linguaggio medico che hai scelto per stilare le varie diagnosi che vengono fatte a Sherlock una volta sveglio. E qui mi tocca confessare che in genere non apprezzo linguaggio eccessivamente tecnico nelle storie, perché ritengo impedisca una fruibilità da parte di chi invece non conosce il linguaggio specifico (medico in questo caso), ma è anche vero che per quel che mi riguarda non è stato troppo difficile da capire. La situazione fisica di Sherlock è perfettamente chiara, per il momento non si sa ancora se questa condizione è permanente oppure se è soltanto transitoria, il che sposta la luce sull'altro punto di cui prima già parlavo: ovvero l'introspezione. Molto accurata, pur non essendo tu un'autrice che scava in profondità in questo senso. Non hai un tipo di introspezione lunga e accurata e nella quale ricerchi la verità, ma al contrario vai sempre diretta al punto usando tanto i dialoghi e qualche pensiero sparso qua e là. I tuoi personaggi conoscono già la verità, devono solo tirarla fuori, cosa non sempre semplice da attuare. In questo caso, le reazioni di Sherlock le ho trovate molto vere e plausibili. Il modo in cui si sente quando si sveglia, il senso di smarrimento che prova... la paura anche, che non riesce a nascondere, lo portano ad attaccarsi a John in una maniera quasi fisica. Il che è una novità per loro, dato che qui si conoscono da soltanto sei mesi (di nuovo noto che hai ambientato una storia pochi mesi dopo "A study in pink"). Direi che hai fatto un ottimo lavoro su di lui, mostrandoci passo dopo passo quello che è un forte senso di smarrimento. Sherlock si sente perduto, gli è capitato un qualcosa che non ricorda e si è svegliato in una stanza d'ospedale senza più vederci. E proprio per questo adesso non sa che fare, ora la sua intelligenza, il metodo deduttivo sembrano non servire a nulla. Ma non è soltanto questo a tormentarlo, quanto il suo futuro. Se questa cecità dovesse essere permanente allora cosa ne sarà di lui e del suo lavoro? Su questo ne parlerò più approfonditamente nei capitoli a venire, dove la questine sarà meglio ampliata. Per il momento mi limito a dirti che hai fatto un ottimo lavoro. Hai introdotto il caso e la situazione in cui Sherlock si ritrova con un primo capitolo bello lungo e corposo.

Avrei altre mille cose da dire, sul rapporto tra John e Sherlock, per esempio ma anche sul dinamitardo in questione... ma avrò tempo per questo. Intanto complimenti.
Koa

Recensore Veterano
27/02/19, ore 14:54
Cap. 1:

Avevo visto questa storia quando l'hai pubblicata la prima volta, ma non avevo potuta leggerla e col tempo mi era passata di mente. Meno male che l'hai ripubblicata!! Ti faccio i complimenti per il modo in cui scrivi, lo fai molto molto bene, ma soprattutto per l'accuratezza medico scientifica. Non so se sei "del campo" o se sono ricerche, nel qual caso ci hai sicuramente messo tantissimo impegno. Inoltre ho trovato incredibile la descrizione di tutto ciò che Sherlock prova dopo questo incidente, il suo rapportarsi con questa nuova condizione. Non è di certo qualcosa di semplice, anzi. Quindi complimenti davvero! A presto!

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