Recensioni per
Into the darkness
di pattydcm
In questo inizio di recensione mi preme sottolineare quanto questa storia, così come anche tutte le altre tue che ho letto, siano tutte quante ben calibrate. I capitoli hanno delle lunghezze spesso diverse, quest'ultimo è ad esempio ben più corposo rispetto al precedente che era invece più breve. Ma noto piacevolmente quanto invece siano tutti perfettamente sensati nel quadro generale. Ognuno ha un inizio, un'evoluzione e una fine e questo è molto importante perché fa sì che la narrazione non sia dispersiva. Ognuno è collegato non soltanto dal fatto che la storia ha un'evoluzione più ampia nell'arco complessivo di tutti i capitoli, ma anche perché un concetto o una situazione che nel precedente mancava, nei successivi viene invece sottolineata e ampliata. Per esempio, in questo capitolo dai maggiore risalto al fattore Johnlock. Il loro rapporto che nel capitolo quinto era stato messo da parte a vantaggio di una scena in obitorio che giustamente raccontava d'altro, viene qui ampliato maggiormente. E il pretesto che porta Sherlock e John a dover discutere di questioni importanti è il rifugio sul Tamigi. Di per sé non sembra qualcosa di grosso, ma il fatto è che dietro a un semplice rifugio si nasconde tutta una vita che Sherlock non ha mai condiviso con nessuno. Questo è il cardine dell'intera faccenda che permette a John di tirare fuori tutta la frustrazione che prova. Abbiamo già avuto modo di parlare del tuo John Watson e del fatto che la caratterizzazione, o almeno parte di essa, ruoti attorno al suo sentirsi inferiore e al non credere d'essere adatto a Sherlock. Una delle ragioni a mio avviso è proprio questa, ovvero il fatto che Sherlock abbia una vita legata al lavoro che nessuno conosce e di cui John, Mycroft o Mrs Hudson conoscono a malapena l'esistenza. Sherlock non lo fa con cattiveria, anzi qui sappiamo che è mosso da buoni sentimenti e che il suo scopo è proteggere John. Ma bisogna, io credo, anche rendersi conto di chi è sempre stato Sherlock Holmes. Lui ha sempre lavorato da solo, ma non perché sia un egoista o perché non creda davvero che nessuno possa avere il privilegio di condividere quella vita o le deduzioni che fa e quant'altro, ma perché crede che quello sia il solo modo per tenere tutti quanti al sicuro. Conoscere soltanto parte del lavoro di Sherlock tiene John Watson al sicuro da colui che è indubbiamente il suo nemico più grande e di cui Sherlock ha molta paura, che è Moriarty. Nella serie questo aspetto viene poco approfondito e infatti mi ha ricordato più il tentativo dell'Holmes di Robert Downey Jr di tener fuori il suo Watson dal lavoro per salvarlo dal professor Moriarty. Qui accade un po' la stessa cosa, ma non soltanto qui perché è un tema che affronti spesso nelle tue fan fiction, Sherlock ha fatto di tutto per tenere fuori John ma questo incidente non ha fatto altro che costringerlo a fare tutte quelle cose che non avrebbe mai detto a nessuno. E su questo avrei delle altre riflessioni da fare, ma le farò in futuro dove ci sarà l'occasione. Per intanto veniamo a sapere che Sherlock ha dei rifugi sparsi in tutta Londra, cosa che in effetti noi già sappiamo, anche se purtroppo a livello superficiale e solo perché sono stati nominati in His last vow, ma non solo perché conosciamo più da vicino la sua rete di senzatetto. Gli irregolari, in un nome che io adoro e che hanno un ruolo che per Sherlock è fondamentale, fanno qui la loro apparizione. O almeno due di loro. |
Ciao, rieccomi a lasciarti un po' di recensioni per questa bellissima storia. Come sempre e avendo già letto tutto quanto temo che mi dimenticherò qualcosa per strada, anche se ora le ho dato una scorsa veloce per rinfrescare la memoria. |
Come sempre in tutte le tue storie, la presenza di Mycroft porta con sé alcune tematiche che vanno considerate e che proverò in questa recensione ad analizzare. Mycroft è sempre una figura molto logica, coinvolta emotivamente con Sherlock a cui vuole bene (e questo lo si vede), ma del tutto incapace di fare con lui la scelta più giusta oltre che di dimostrarglielo. Insomma, come fa sbaglia. Direi che il fatto più importante è che ci siamo resi conto che Sherlock ha paura di Mycroft e questo non è naturale per due fratelli. Uno dei motivi per cui non vuole restare cieco, oltre alla difficoltà dello svolgere comunque il proprio lavoro, che è un tipo di lavoro anche fisico e non soltanto concettuale, sta nel fatto che teme quella che potrebbe essere la reazione di Mycroft. L'azione immediatamente successiva al: resterai cieco per sempre. Indubbiamente Sherlock non sente nessun affetto da parte di suo fratello, non credo pensi che lo odi e in un certo senso sarebbe meglio se Mycroft lo odiasse perché così è ben peggiore la cosa. Perché l'odio è un sentimento che scaturisce da qualcosa, da un fatto dal quale poi nasce un sentimento negativo e che si può in qualche modo tentare di superare o di accettare. Ma il fastidio, l'essere invisibile è invece un qualcosa di legato all'esistenza stessa di Sherlock e che non si può superare, né accettare. Io credo che Sherlock sia convinto che Mycroft provi fastidio per la sua presenza nel mondo, che lo scocci l'idea di doversi occupare del fratello minore e che veda le questioni che lo riguardano come un punto sull'agenda da spuntare tra gli impegni di lavoro quotidiani. In questo, Mycroft è davvero un pessimo fratello perché è completamente incapace di dimostrare affetto e Sherlock si sente come un'incombenza, come quella persona fastidiosa i cui problemi ti rovinano la giornata. E non lo biasimo perché coglie ciò che Mycroft è capace di dare ovvero efficienza e praticità. Ed è per questo che Sherlock teme così tanto il diventare cieco in modo permanente. Io credo che col giusto percorso di accettazione, con John accanto e un'organizzazione più precisa, Sherlock sarebbe in grado di fare il consulente investigativo anche da non vedente. E infatti a livello inconscio non teme questo, quanto quello che potrebbe fare Mycroft. Perché? Perché c'è già passato. L'accenno alla droga qui è soltanto questo, un ricordo del passato ma che però è legato a un trauma. Dei fatti che vengono raccontati, io credo che Sherlock abbia patito più di tutto il non essere creduto da parte di suo fratello che era la sola persona di cui doveva fidarsi e che invece ha preferito credere a persone sconosciute e che gli facevano del male. Bene, Sherlock immagina se stesso in un posto come quello ma da cieco e ha paura. Lo so che in apparenza tutto questo non ha a che fare con questo capitolo nello specifico, ma invece io credo che c'entri perché qui Sherlock incontra Mycroft per la prima volta da quando non vede più. E qui manifesta tutta la paura che prova. Nel suo atteggiamento ruvido che ha quando Mycroft si presenta a Baker Street c'è in realtà tutto questo. Il timore di quello che potrebbe succedergli se Mycroft prendesse in mano la situazione. Ed infatti ne ha ragione perché i dialogo finale tra lui e John non lascia intendere che Mycroft seguirebbe una strada diversa a quella ipotizzata da Sherlock. E, di nuovo, Mycroft vede soltanto il lato pratico e il più rapidamente risolvibile della faccenda. Ma gli sfugge completamente il lato umano e quello sentimentale, di cui invece John si preoccupa. Ovviamente John si è posto tutti i problemi che elenca Mycroft, ma istintivamente il suo primo pensiero è quello di star vicino a Sherlock e non di trattarlo come un punto sull'agenda. E Sherlock questa cosa la percepisce. Perché non dimentichiamoci che è pur sempre un genio, una persona incredibile e che nonostante l'handicap si sta comportando magnificamente e facendo cose stupefacenti. Beh, Sherlock intuisce anche tutto questo e ovviamente si aggrappa a John e caccia via suo fratello che, di nuovo, non ci fa una bellissima figura. Credo che Mycroft sia un uomo troppo abituato a svolgere quel suo lavoro da spia e che non abbia un contatto reale e umano con le persone. Se fosse abituato a trattare chi gli è vicino non come se fosse una situazione spinosa da risolvere in fretta e facendo meno danni possibili, forse non commetterebbe sempre lo stesso errore anche con Sherlock. Ma lui è fatto così e il brutto è che neppure se ne rende conto, anzi non ha nemmeno capito perché Sherlock è così tanto scontroso con lui e questo è persino peggio. |
Ciao, rieccomi a lasciarti le debite recensioni per questa interessantissima storia. Dunque, se nei capitoli precedenti ci si era concentrati principalmente sulla cecità di Sherlock e il suo rapporto con John, anche in merito alla nuova condizione di svantaggio fisico in cui versa Sherlock, questo capitolo ci aiuta ad immergerci meglio nei meandri di questo caso che mi azzardo a definire parecchio complesso. Mi azzardo perché, come ho già accennato, la storia già l'ho letta per intero e quindi so come andrà a finire tutto questo. Per il momento però siamo ancora alla baracca, ovvero il luogo che Sherlock e John hanno visitato prima che succedesse l'aggressione alla vista di Sherlock. |
Ciao, di nuovo (non temere non farò un'altra maratona come quella di domenica. Questa purtroppo sarà l'ultima che ti lascio per adesso). Per la prima parte di questo commento voglio concentrarmi sul rapporto tra Sherlock e John che prima avevo lasciato da parte. Sono evidentemente "soltanto" amici perché tra loro non c'è altro, ma il modo in cui si aggrappano l'uno all'altro mi lascia intendere che entrambi nascondano un sentimento dentro di loro che, pur non volendo tirar fuori - almeno per adesso, per colpa di questo drammatico incidente (che poi tale non è se si va per sottigliezze) sta venendo fuori ugualmente. Il modo in cui Sherlock si aggrappa a John è perfettamente naturale. Sherlock sappiamo che non farebbe mai niente del genere con nessun altro. Soprattutto non con suo fratello Mycroft, non si fida abbastanza di lui (non ancora almeno) per piangergli addosso in questa maniera e poi il loro rapporto è troppo complicato per queste cose mentre tutte le altre relazioni interpersonali che ha sono molto superficiali. Farebbe eccezione la signora Hudson, ma è quasi una madre e poi la sconvolgerebbe come Sherlock non desidererebbe fare. Di conseguenza la scelta di Sherlock è quasi naturale. Direi scontata ed è per questo che nella scena del bagno dell'altro capitolo, si lascia andare contro John a un pianto ininterrotto. La scena l'ho trovata bellissima, pur essendo molto triste e avendo risvolti quasi tragici, l'ho trovata bella perché si stanno cercando come non hanno mai provato a fare prima. Ora è quasi necessario, direi vitale per poter sopravvivere. Sherlock è crollato e c'è il rischio che lo faccia ancora e il futuro gli fa una paura assurda, ma quando è con John le cose sembrano andare meglio, il futuro sembra meno spaventoso e meno orrendo. Ed è bellissimo perché John lo accoglie accanto a sé come non ha mai fatto con nessuno. Divide il letto per assicurarsi che stia bene e che dorma e forse per dare anche un po' di tranquillità a se stesso. Perché anche John è provato e oltre ad aver visto l'uomo che amava in arresto cardiaco e in un letto d'ospedale ridotto alla cecità, ha già vissuto una cosa simile in passato, il che lo porta inevitabilmente a fare paragoni e a temere che anche a Sherlock succeda la stessa cosa. Anche John ha bisogno d'essere rassicurato quindi è un dormire insieme che serve a entrambi. Il mattino dopo che tu ci descrivi all'inizio di questo capitolo è molto più calmo invece, quasi normale. Vede Sherlock ancora scosso, ma più calmo che suona il violino e lo aspetta per la colazione. Quindi direi che mi piace il modo in cui hai delineato il loro rapporto, come li stai facendo inesorabilmente avvicinare l'uno all'altro. |
Ciao, dopo aver letto la bellissima Fenix mi sono subito messa a leggere questa. Avevo già notato la One Shot, ma non avevo mai avuto modo di leggerla e quando ho trovato questa in prima pagina ho creduto che fosse l'occasione buona per iniziare un'altra tua storia. Devo dirti che l'ho già bella che finita, nonostante le mie previsioni iniziali perché quando ho notato i quindici capitoli mi ero detta che ci avrei forse messo un po' per leggerla tutta, considerata anche la lunghezza del primo capitolo avevo pensato che fossero tutti così tanto corposi, e invece ieri sera me la sono divorata tutta quanta per intero. Lascerò comunque qualche impressione per ogni capitolo e intanto ne approfitterò per rileggerla da capo, che non fa mai male. |
Avevo visto questa storia quando l'hai pubblicata la prima volta, ma non avevo potuta leggerla e col tempo mi era passata di mente. Meno male che l'hai ripubblicata!! Ti faccio i complimenti per il modo in cui scrivi, lo fai molto molto bene, ma soprattutto per l'accuratezza medico scientifica. Non so se sei "del campo" o se sono ricerche, nel qual caso ci hai sicuramente messo tantissimo impegno. Inoltre ho trovato incredibile la descrizione di tutto ciò che Sherlock prova dopo questo incidente, il suo rapportarsi con questa nuova condizione. Non è di certo qualcosa di semplice, anzi. Quindi complimenti davvero! A presto! |