Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: pattydcm    23/02/2019    2 recensioni
Nel corso in un’indagine, Sherlock viene ferito al viso e i suoi occhi sono messi fuori combattimento. Continuerà, però, a lavorare sul caso, facendo fronte allo sconforto per il suo handicap.
John lo aiuterà a portare avanti le indagini per poter fermare il pericoloso dinamitardo che sta terrorizzando Londra. Gli farà una proposta che cambierà le loro vite e risulterà fondamentale per la risoluzione del caso: gli chiederà di lasciare che sia lui i suoi occhi
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sally Donovan, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 6
 
John si guarda attorno esterrefatto e anche piuttosto disgustato. Il luogo in cui si trovano è umido, sporco e abbandonato a se stesso. Non si capacita di come possa Sherlock aver trascorso buona parte del suo tempo in una baracca che non ha nulla da invidiare a quella del dinamitardo. Non sono neppure poi così lontani da lì, inoltre.
<< Lento, lento, sono troppo lento, cazzo! >> borbotta Sherlock che percorre come ci vedesse lo spazio angusto nel quale si trovano. << Era ovvio che avessi deciso di condurre qui le miei indagini, dal momento che tutto mi stava riconducendo alle rive del Tamigi >> sbotta fermandosi davanti a una bacheca simile a quella che è solito appendere sulla parete del loro appartamento ogni volta che ha tra le mani un caso contorto che necessita di appuntare percorsi, indizi e sospettati. E di roba su questa bacheca ne ha raccolta parecchia.
<< Che senso ha questo posto, Sherlock >> gli chiede infastidito dell’essere stato lasciato all’oscuro di tutto.
<< Non adesso, John >>.
<< Invece sì, Sherlock! >> gli dice afferrandolo per il braccio per farlo voltare verso di lui. Poco gli interessa che non ci veda. Vuole che lui sappia che lo sta guardando dritto in faccia. << Hai detto di avere tanti nascondigli sparsi per Londra e posso immaginare che sia in uno di questi che vai tutte le volte che scompari anche per giorni durante le indagini senza dare alcuna notizia di te. Io non ne capisco il senso e ho bisogno di conoscerlo!
<< Lo faccio quando il caso che seguo è pericoloso, John >> gli dice sbuffando. << Per non mettere a repentaglio l’incolumità di Baker Street e le vite tua e della signora Hudson >>.
<< Perché non me lo hai mai detto? >>.
<< Meno sai, meno rischi corri di essere catturato e torturato per rivelare dove mi trovi >>.
<< Raccontalo a qualcun altro, Sherlock >> ringhia stringendogli il braccio.
<< E’ la verità, John >> grida il consulente liberandosi dalla sua presa con un semplice e fluido movimento del braccio. << Sei libero di non credermi e di darti a tutte le tue fantasie autocommiseratorie su quanto in realtà non ti voglia tra i piedi e ti consideri più un peso che un aiuto. Ovviamente non è così, ma è inutile che perda tempo ed energie a insistere sul contrario. C’è un dinamitardo a piede libero e io ho finalmente ritrovato un pezzo di memoria. Credo sia più urgente portare avanti il caso piuttosto che le nostre controversie personali, non credi? >>.
John si rende conto di tremare da capo a piedi ed è felice che lui non possa vederlo in questo momento. Non gli piace sapere di essere all’oscuro di molte cose importanti che riguardano la vita lavorativa di Sherlock. Non tollera già il fatto di non sapere praticamente nulla di lui mentre al consulente  è bastata una prima breve occhiata per conoscere ogni cosa.
<< E sia, Sherlock. Risolviamo il caso, mandiamo in galera questo pazzo. Poi, però, mi racconterai ciò che non so >>.
<< E a cosa ti servirebbe saperlo? >>.
<< Le cose sono cambiate, se non te ne seri reso conto! Non posso aiutarti se non so cose come questa >>.
Sherlock sospira e serra forte le braccia al petto. Mycroft l’aveva definito un comportamento legato alla paura. Cosa mai potrà spaventare Sherlock, adesso? L’idea della cecità permanente o quella di svelare i suoi segreti?
<< Non ti sto chiedendo di mettermi a parte di aneddoti della tua vita privata >> tenta di rassicurarlo.
<< Io non ho una vita privata, John! >> grida stringendo ancora di più le braccia. << Questa è la mia vita! Il mio lavoro è la mia vita, non ci sono differenze tra l’una e l’altra >>.
<< E quindi non vuoi che io ne faccia parte. Non totalmente almeno >> ribatte con troppa rabbia, cosa della quale si pente.
<< Ma che cazzo vai dicendo! >> sbotta Sherlock balzando verso di lui. Afferra deciso il bavero della sua giacca. << Il mio è un lavoro pericoloso e penso tu te ne sia reso conto poco più di un paio di mesi fa’, quando quel pazzo di Moriarty ti ha rapito e vestito di esplosivo! Ho solo questo modo per poterti proteggere, non lo capisci? Nasconderti alcune cose è il solo modo per proteggerti >>.
<< Io non ho bisogno di essere protetto, Sherlock! >> dice afferrandogli le mani.
<< Certo! Il grande capitano Watson l’immortale. Quando ti metterai in testa che anche tu sei un essere umano, John, quando? >>.
<< Forse quando te ne renderai conto anche tu, Sherlock >>.
<< Oh, io sono fin troppo umano, John. Guardami! >> esclama allontanandosi con la stessa furia con la quale gli si è gettato addosso. << Sono così umano da stare dando di matto. Così umano da non sapere come altro dimostrarti quanto sei importante per me! Tu e la tua maledetta bassa autostima siete sempre lì a pensare di non essere abbastanza, di non valere nulla, di essere invisibili e insignificanti per me. Non è così, cazzo! È massacrante dover lottare costantemente con questo, John! >>.
<< Se solo tu mi aiutassi a capirci qualcosa, Sherlock! >> grida colpito nel vivo dalle sue parole. << Ti chiudi nei tuoi fottutissimi silenzi, dai per scontato che mi siano chiare cose che solo tu sei in grado di comprendere. Come puoi pretendere che ci capisca qualcosa! Io non sono geniale come te, Sherlock! Sono… sono un idiota. Un idiota! >>.
Sta per scoppiare. In quella baracca puzzolente e umida John sta dando il peggio di sé. Vorrebbe scappare via, come fa sempre a Baker Street quando la tensione sale alle stelle e le mani iniziano a prudergli dalla voglia di gonfiarlo di botte. Non prova quel desiderio adesso. Lo stomaco gli si stringe tanto da togliergli il fiato, colpito dalle sue parole. Si rende conto di cosa Sherlock intenda con l’essere anche lui umano. John si trattiene sempre. Cerca di controllare la rabbia esplosiva che ha dentro, di essere ligio e perfetto da bravo soldato e eccellente medico.
<< Non sei un idiota, John >> dice Sherlock. Vede la sua mano muoversi nell’aria, incerta se toccarlo o meno. La osserva e vorrebbe prenderla e allo stesso tempo scacciarla via.  << Sarei perso senza di te. Sei stato tu a guidarmi qui >>.
<< Ho solo detto qualcosa che ti ha riportato alla mente questo luogo >>.
<< E ti pare poco? Sei il mio… conduttore di luce >>.
John sospira e abbozza un sorriso a quella strana definizione che si è appena inventato. Sherlock risponde sorridendo a sua volta, cosa davvero strana dal momento che non può vederlo. E’ possibile che i sorrisi si possano ‘sentire’? Che Sherlock sia in grado di udire ogni singolo movimento dei muscoli e rendersi conto dell’espressione di chi ha di fronte? Non si stupirebbe se gli dicesse di esserne davvero in grado. John afferra la sua mano ancora tesa verso di lui e la stringe forte.
<< Allora è il caso che ti illumini >> gli dice e il suo sorriso si fa più grande.
Quella discussione ha smosso tante cose e loro ora le stanno lasciando lì, all’aria. Come sempre. Verrà il momento in cui dovranno sedersi a tavolino e mettere un po’ d’ordine e non vuole neppure immaginare allora cosa accadrà.
<< Nell’immagine che ho visto, su questo pannello ho raggruppato tutti i luoghi in cui sono avvenute le esplosioni >>.
<< Sì, e sono davvero tanti. Hai messo anche quelli in Irlanda >>.
<< Sì, ero alla ricerca di un filo conduttore. Che quest’uomo agisca a caso non posso crederlo. Non mi ha mai dato l’idea di essere un semplice hater dinamitardo, prodigo nello scatenare il panico seguendo le leggi del caos >>.
<< E in effetti un filo conduttore c’è >> dice John avvicinandosi al pannello per esaminarlo con più cura. Il lavoro apparentemente caotico di Sherlock ora gli appare sempre più chiaro. Segue i fili di cotone che ha appesi da un punto all’altro e le diramazioni che questi creano.
<< La pista religiosa è quella giusta >> dice e sente Sherlock stringergli la mano. << Tutti i posti in cui ha generato esplosioni sono collegati in qualche modo con riferimenti religiosi. Li hai appuntati a lato >> dice voltandosi verso di lui che lo ascolta immobile e attento.
<< Quest’uomo è in un piena crisi mistica e delirio d’onnipotenza >> dice Sherlock con voce greve.
<< Sì >> concorda John. << Quel frate deve averlo scoperto e ha tentato di farlo ragionare >>.
<< E per tutta risposta lui lo ha zittito facendogli saltare la lingua e tutto ciò che c’era attorno e sappiamo il consiglio che gli ha dato circa dove potesse mettersi il suo tentativo di redenzione >>.
John non può fare a meno di ridacchiare e Sherlock si unisce a lui. Ridono sempre più forte come due scemi.
<< Non dovremmo farlo. Non sta bene, è irrispettoso! >> dice John senza però fermare le risate.
<< Sarà pure irrispettoso, ma è la cosa più spassosa che mi sia capitata negli ultimi tempi >>. Ridono ancora più forte fino a tenersi la pancia.
<< Oddio, gli stringerò la mano facendogli i complimenti prima di fargli saltare la testa >> dice John cercando di darsi un contegno.
<< Usa i guanti, non puoi sapere dove siano andate ad infilarsi quelle dita >> ribatte Sherlock, mandando all’aria ogni buon proposito di serietà. << Ok, ok, torniamo a fingere di essere persone serie >> dice battendo la mano sulla spalla del dottore. << Dicevamo di avere a che fare con un pazzo in piena crisi mistica e delirio d’onnipotenza. Avevo anche capito chi fosse… Concentrati sulla prima parte, John, quella delle esplosioni avvenute in Irlanda. Cosa ho segnato lì? >>.
<< In effetti ci sono parecchie note vicino agli articoli di giornale che riportano di quei piccoli episodi >> dice illuminandoli con la torcia. << Monastero domenicano, Contea di Cork e suore domenicane della congregazione inglese di Santa Caterina da Siena. Ma allora avevi già capito che avevamo a che fare con l’ordine dei domenicani >>.
<< A quanto pare. Deve essermi arrivata una soffiata dagli irregolari. Hai detto loro di raggiungerci? >>.
Un rumore fuori dalla baracca impedisce a John di rispondere. Sherlock gli posa le dita sulle labbra e lo guida vicino la porta d’ingresso.
<< Chi vi manda? >> chiede con la voce stentorea e affaticata di un ottuagenario.
<< Billy Kidd il pirata >> rispondono. << Portiamo galeoni e altri tesori >>.
<< Apri pure, sono loro >> gli dice invitandolo a fare quanto detto con un colpetto sulla spalla. John, che si sente subito trasportato in un film di spionaggio, apre la porta e fa entrare due uomini. Lo guardano torvo chinando appena la testa in segno di saluto e lui ricambia perché con certe brutte facce è sempre meglio essere gentili e cauti.
<< Gesùgiuseppemaria, ma allora è vero! >> dice quello dei due vestito di una pesante giacca invernale sporca e rattoppata in più punti. Sul volto rugoso si fatica a riconoscere l’espressione stupita con la quale osserva attendo Sherlock.
<< Sì, Flick, quello stronzo bombarolo mi ha accecato, sono caduto nel fiume, ho sbattuto la testa e non ricordo quanto accaduto nei giorni precedenti >>.
<< Cristodio, che brutta storia >> aggiunge l’uomo, mulinando la mano in direzione del suo viso.
<< Oh, smettila con queste cazzate! Percepisco lo spostamento d’aria >>.
<< Sempre detto io che non sei umano >> ridacchia l’altro che, al contrario del primo, indossa una canottiera macchiata e pantaloncini lisi. << Anche senza vista sei in pista, vecchio pirata, i miei complimenti >>.
<< Grazie, Connor. Rimandiamo, però, le lodi a momenti migliori. A causa di quanto quel bastardo mi ha fatto ci sono stati altri feriti e un vecchio frate ci ha rimesso la vita >>.
<< Sì, abbiamo saputo di O’Malley >>.
<< Lo conoscevate? >> chiede John catturando la loro attenzione. Si voltano appena, quasi infastiditi dalla sua presenza. Non è mai andato troppo d’accordo con gli irregolari. Ha avuto a che fare con loro poche volte e teme che gli si legga chiaro in faccia quanto poco gli piaccia.
<< O’Malley era un povero diavolo. Quando ha saputo che ti aveva messo fuori gioco si è messo in testa di voler redimere il suo concittadino. Glielo avevamo detto di non impicciarsi, ma non ha voluto sentire ragioni >>.
<< E così ora tu ci hai rimesso la vista e lui la vita >> ribatte Connor sputando per terra senza tanti complimenti. << Ci aveva detto di aver parlato con te e di averti detto chi fosse il pazzo bombarolo. Possibile che non te lo ricordi? >>.
<< No, cazzo, non mi ricordo niente! >> esclama battendo il pugno contro la parete. I due uomini lo guardano stupiti per poi scambiarsi un’occhiata. << Vi dicono qualcosa il monastero domenicano della Contea di Cork e le suore domenicane della congregazione inglese di Santa Caterina da Siena? >> chiede indicando le sue note sul tabellone.
<< O’Malley veniva da Cork >> dice Flick strizzando gli occhi nel tentativo di leggere la sua calligrafia. << Delle suore so che si occupano di educazione e opere sociali, come l’assistenza a orfani e anziani e lavoro in ospedale >>.
<< Sapete se O’Malley era solito recarsi dalle consorelle? >>.
<< Se ne era solito? >> ridacchia Connor. << Amico mio, quello viveva sulle spalle dell’ospedale ‘Opera Pia’. Era sempre lì con la scusa del suo diabete e credo che fosse molto intimo di qualcuna di quelle pinguine, non so se mi spiego >> aggiunge l’uomo strizzando l’occhio.
<< Ottima notizia >> annuisce Sherlock. << La stessa cosa potrebbe farla il nostro uomo. O’Malley vi ha detto se il suo concittadino era anche lui un frate? >>.
<< No, Sherlock, su di lui a noi poveri diavoli non ha detto nulla. Era un maledetto diffidente, quel vecchio porco. Si è rivolto a te perché non voleva intervenire in prima persona, ma desiderava che qualcuno lo fermasse. Anche se dall’espressione che ha fatto dopo aver visto una tua foto penso che avesse anche altre intenzioni >> ridacchia Connor sputando di nuovo. A John quest’uomo da decisamente il voltastomaco.
<< Come sospettavo il nostro frate non si faceva problemi circa il voto di castità >> sorride Sherlock, felice di aver azzeccato un altro tassello. Connor e Flick ridono della grossa.
<< Nè su quello, né sul giocare per entrambe le squadre. Avresti dovuto sentire quante te ne ha dette dietro >> ride Flick grugnendo come un maiale.
<< Ne sono davvero lusingato >> ribatte Sherlock disgustato.
<< Ragazzo, ora ti conviene essere più flessibile. Anche se qualcuno che ti si farebbe lo troveresti comunque anche così ridotto >>
<< Ehi, vedi di misurare le parole tu! >> sbotta John muovendo un passo verso di lui. Connor alza subito le mani dinanzi all’espressione furente del dottore. << Oh, buono lì, sto scherzando! Non volevo mancargli di rispetto >>.
<< Invece lo hai appena fatto >> insiste John pronto a menare le mani se necessario. Sherlock gli afferra il braccio e scuote il capo.
<< Ti ringrazio per avermi difeso, John, ma se conoscessi questi due come li conosco io capiresti che le loro sono solo parole >>.
<< Sì, dottore, siamo innocui >> annuisce Flick. << Non potremmo mai torcere anche un solo capello a Sherlock, gli dobbiamo tanto >> aggiunge rivolgendo al consulente un sorriso adorante.
<< E ci spiace non sapere altro per potervi aiutare. Sai che se così non fosse non esiteremmo a dirtelo >>.
<< Sì, lo so. Vi chiedo di contattarmi in caso lo vedeste e di allontanarvi immediatamente >>.
<< Contaci, ragazzo >> dice Connor battendogli pesantemente la mano sulla spalla. << E se il biondino lì non ti soddisfa chiamami che rimediamo >>.
<< Non sono così disperato, Connor >> ridacchia allontanandolo con uno spintone. << John, direi che questi due baldi giovani si sono meritati una bevuta alla nostra salute >>.
Flick e Connor porgono la mano a John regalandogli sorrisi sdentati ben poco rassicuranti. Il dottore sospira, apre il portafogli e posa su ciascuna mano una banconota da dieci sterline.
<< Al suo buon cuore, dottore >> lo ringrazia Flick uscendo dalla baracca.
<< Trattalo con riguardo, intesi? >> gli dice Connor scoccandogli un’occhiataccia per poi seguire l’altro.
<< I tuoi amici sono davvero, davvero, particolari, Sherlock, lasciamelo dire >>.
<< Collaboratori, John. Solo collaboratori >> specifica Sherlock voltandosi verso la bacheca, le mani giunte sotto il mento. << Sorvolando sul fatto che non ho memoria di aver parlato con quel frate, direi che abbiamo aggiunto due frecce al nostro arco >>.
<< Il monastero e la congregazione >> dice John andandogli accanto.
<< Esatto. Dal primo proveniva O’Malley che diceva che il nostro uomo era un suo concittadino. Della seconda ci interessa l’ospedale ‘Opera Pia’, destinazione della nostra prossima tappa >>.
Invita John a precederlo verso la porta. Il suo passo sicuro è interrotto da una tavola di legno rialzata del pavimento sulla quale inciampa.
<< Oh, cazzo >> esclama e John corre subito a sorreggerlo.
<< Preso! >> esclama trionfante. << Il biondino, a quanto pare, è perfettamente in grado di soddisfarti >>.
<< Lasciami dire, John, che sei piuttosto permaloso >> ride Sherlock per poi interrompersi di colpo. Porta le mani agli occhi lasciando sfuggire un lamento.
<< Ehi, che succede? >> gli chiede John, preoccupato.
<< Un lampo. Ho visto un lampo luminoso >> dice, il volto terrorizzato.
<< Davvero!? >> esclama esaltato John.
<< Oddio è… bruttissimo, John >> dice Sherlock tremando appena e il dottore non capisce perché accolga così quella che è a tutti gli effetti una cosa buona. << Mi fanno male gli occhi >> dice facendo una smorfia e John intercetta e tiene strette le mani che sta per portare alla benda.
<< No, Sherlock, hai le mani troppo sporche. Questo luogo, anzi, è troppo sporco. Usciamo da qui >>.
Sherlock trema ancora e più forte di prima e John lo stringe a sé. Incoraggiato dal suo abbraccio, il consulente posa la fronte sulla sua spalla in cerca di conforto e benchè sia maledettamente più alto di lui il dottore lo percepisce così piccolo tra le sue braccia.
<< Ehi, Billy Kidd >> sussurra al suo orecchio e il tono dolce e pacato ha l’immediato effetto calmante. << Non avere paura di tornare alla luce. Questi lampi ci dicono che i tuoi occhi funzionano ancora e questo è… fantastico >> dice posando un bacio sulla sua tempia. Sherlock solleva il volto e accarezza con la propria guancia quella di lui, lasciando John senza fiato. Si volta lento e i loro nasi si sfiorano. Sherlock sospira e il suo respiro lo investe ed è così dolce e caldo da dargli l’acquolina.
<< Sai, John >> sussurra, le sue labbra così vicine. << E’ che l’oscurità non è poi così male >> dice abbozzando una risata. << Non vedere le espressioni di fastidio e disgusto che provoco nella gente è un sollievo >>.
<< Sono solo degli idioti, Sherlock >> sussurra a sua volta, ipnotizzato dalle sue labbra così vicine, così possibili. << Lascia che la vista ritorni e poi deciderai tu cosa oscurare >>.
<< Oscurità selettiva >> ride posando la fronte contro la sua. << Mi piace >>.
<< Bene che ti piaccia. Anche perché ci saranno tante espressioni poco piacevoli attorno a te, ma ce ne sono anche altre che pompano la tua autostima e il tuo ego. Sicuro di voler buttare via l’occasione di poterle rivedere? >>.
<< Hai ragione. Visto? Non sei un idiota >> dice strusciando il naso contro il suo. << E il tuo volto è tra i primi che voglio rivedere. Anche perché è quello che mi regala le espressioni più belle >>.
Sarebbe così facile catturare le sue labbra adesso e coinvolgerlo in un bacio carico di passione. Sherlock, però, si scuote nuovamente colto da un altro lampo.
<< Usciamo da qui, forza >> dice John conducendolo fuori.
 
   
 
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