PRIMA CLASSIFICATA, CON UN TOTALE DI 49,9/50
Quella freccia in fondo al lago, di _Vintage_/_EverAfter_
Grammatica e Stile: 9,9/10
“appariva più frigido” – “rigido”, dato che si parla dell’inverno, sarebbe più appropriato
“sera ,” – uno spazio di troppo
“non voglio che vai in giro da solo” – sarebbe più corretto “che tu vada”, ma essendo il contesto colloquiale va bene anche così.
La grammatica è molto curata, complimenti! Assegno 9,75 su 10.
Per quanto invece riguarda lo stile, l’ho davvero adorato. Per prima cosa si adatta perfettamente al protagonista della tua storia: alla sua età, alla sua cultura, alle sue conoscenze. Mi è piaciuto il ritmo iniziale, calmo e ponderato, che fa risaltare il modo in cui le azioni di Non Teme sono quotidiane, ripetitive (la visione degli Occidentali e delle loro “frecce” – bellissimo questo paragone, perfetto anche come caratterizzazione, gli allenamenti per la caccia), ma comunque si nota già il fatto che quel giorno c’è qualcosa di diverso, e non solo per la freccia che cade sul fondo del lago… anche durante la notte, in un certo senso inizia la tensione che culminerà al momento della battaglia. Lì, il tuo stile è stato veramente perfetto, ho avuto dei brividi incredibili per tutta la durata della narrazione, non riuscivo quasi a star seduto per come la concitazione del momento mi avesse preso. E poi, e poi, la scena finale, e quell’ultima frase devastante… lì, oltre che ai brividi, è arrivata anche la commozione, fortissima. Una delle storie migliori che abbia mai letto, sotto questo punto di vista e non solo. Senza dubbio 10.
Facendo una media e arrotondandola (come faccio sempre) per eccesso, il punteggio risultante è 9,9/10. Bravissima!
Trama e Originalità: 10/10
Per quanto riguarda il parametro dell’originalità posso dirmi completamente soddisfatto: non solo è raro trovare storie sugli “Indiani d’America” (che termine tremendo… ehm… Nativi Americani, meglio!), ma soprattutto trovarle narrate da un punto di vista di una persona appartenente a queste popolazioni. Tra l’altro, la storia è stata anche molto realistica.
Per quanto riguarda la trama riprendo il parametro dello stile: mi è piaciuto l’inizio lento, ma comunque teso, e soprattutto la parte successiva introspettiva e dialogata, che mi ha fatto comprendere al meglio i rapporti del protagonista con il mondo che lo circondava prima di passare alla parte d’azione. All’inizio della battaglia, la parte che hai fatto maggiormente risaltare è l’apprensione, ma in un certo senso è poi qualcosa d’altro, a passare in primo piano. La seconda parte introspettiva, in cui le riflessioni del protagonista si fanno incredibilmente complesse per la sua età e non solo, è quella che colpisce di più dell’intera storia, sia per quanto riguarda le tematiche che il modo diretto in cui le hai trattate. Il finale, con la morte di Non Teme e il ritorno nel lago, alle sue origini, in un certo senso, è stato davvero fortissimo e d’effetto: se un secondo prima sembrava che il soldato avrebbe sparato, un attimo dopo non era più così… è così procedevano i pensieri della giovane vittima. Mi hai tenuto a lungo in tensione, ma senza far mai risultare il tutto un artefatto. Bravissima, ancora una volta!
Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 10/10
Essenzialmente, l’unico vero personaggio della tua storia è soltanto il protagonista, ma io vorrei dire due parole anche sul contesto, che assume anch’esso un ruolo molto importante. Da una parte il mondo Occidentale in espansione, e dall’altra quello tradizionale sempre più ridotto, rappresentano il classico modello delle due realtà inconciliabili, e delle quali solo una potrà prevalere, seppure i Nativi non abbiano mai ricercato il conflitto, in questo caso. La preoccupazione che assale Pentola Nera e la madre, ogni volta che Non Teme si avvicina agli Occidentali, è perfettamente comprensibile e resa molto vividamente, così come i tentennamenti del soldato nel finale. In un certo senso, Non Teme è l’anello di congiunzione tra questi due mondi, che viene inevitabilmente spezzato con la fine di uno dei due.
Come avevo già accennato, mi hanno molto colpito le due parte introspettive: nella prima emerge tutto il background del protagonista, quella che è la sua realtà quotidiana. Gli insuccessi nella caccia, la curiosità e le tante domande senza risposta tipiche della sua età (più o meno intorno ai dieci anni, correggimi se sbaglio!), il confronto tra l’individualità e “tutto il resto”.
E invece, nella seconda parte si rivoluziona tutto: il passaggio non è graduale, si passa da una vaga consapevolezza a molto di più, ma è così, la guerra cambia e segna le persone. Non posso negare che siano state principalmente due le cose ad avermi colpito. La prima, è la domanda che non troverà mai una risposta, “Perché tutto ciò è accaduto?”
Anche oggi, di fronte a certi eventi non possiamo che rimanere senza parole: non c’è una vera ragione, ci sono degli interessi esterni, ma un massacro del genere può solo far riflettere senza mai arrivare a una risposta…
Infine, le sue riflessioni sulla morte e sul percorso dell’anima, che al momento del trapasso ha già compiuto ciò che sarebbe stato il suo compito in vita… nonostante cerchi di mostrarsi forte e di convincersi di ciò, Non Teme ha paura: eppure, secondo me, la paura non è opposta al coraggio, e lui ne ha dimostrato fino all’ultimo istante. Anche il suo nome, così iconico, ne è un’ulteriore dimostrazione.
Bonus: 7/7
Genere – Guerra: 2,5/2,5
Il genere scelto è corretto per la storia raccontata. Ho apprezzato molto il fatto che tu abbia deciso
Oggetto – Pistola: 2/2
L’oggetto è utilizzato molto bene: è la rappresentazione di tutto ciò che Non Teme non comprende, o forse non può comprendere. La “freccia degli Occidentali” è fondamentale in questa storia.
Luogo – Lago: 2,5/2,5
Il lago, oltre che essere un punto di riferimento per il protagonista e la sua intera comunità, è anche il luogo dove cade la freccia e dove si conclude la vita di Non Teme. Gli hai dato il giusto spazio all’interno della narrazione.
Titolo: 3/3
Mentre procedevo con la lettura continuavo a chiedermi il perché di questo titolo: “va bene, la freccia è caduta nel lago, e poi?”, mi chiedevo, ma quella freccia in fondo al lago è ritornata nel finale. E non lo posso proprio negare che leggendo quelle ultime righe ho avuto dei brividi fortissimi (ancora di più che in precedenza) e mi sono commosso. Ma non tanto per dirlo, mi sono commosso davvero… e, in tutto questo, questo titolo ha assunto tutto un altro significato.
Gradimento personale: 10/10
Credo di aver già espresso in precedenza tutto ciò che questa storia mi ha dato: in un certo senso, non ti potrò mai ringraziare abbastanza per averla scritta. Gli “Indiani d’America” sono uno dei popoli più ignorati e bistrattati della Storia, il loro genocidio è stato sempre negato e di loro resta solo una memoria quasi sempre negativa, data dagli stereotipi del genere Western. E invece, secondo me, questa storia, attraverso i pensieri di un bambino, ha fatto percepire incredibilmente tutto l’orrore di quegli anni, ma anche l’immensa saggezza di queste popolazioni. Mi hai lasciato senza parole. Complimenti, non so che altro dire…! |