Recensioni per
Quella freccia in fondo al lago
di _EverAfter_

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
03/03/20, ore 10:44

Carissima, ma questa meraviglia?
Sono senza parole. sai quanto amo questo tema e sono rimasta senza parole dopo la lettura...
Ci sono echi di De Andrè e del meraviglioso "Piccolo grande uomo"
Non Teme (un nome di valore totemico incredibile) diventa il rappresentante di tutta una stirpe fiera e importante, che viveva in perfetto equilibrio con la natura, con una semplicità invidiabile e per noi orami quasi incomprensibile.
I suoi rapporti quasi amichevoli con gli invasori sono strazianti: è proprio questo il dettaglio che rende ancora più ingiusto il suo destino.
Malgrado i giust sospetti dei suoi compagni lui è interessato, intrigato dalle "capacità" di questi esseri che hanno archi che usano la polvere da sparo. bellissimo questo passaggio; a noi le armi aliene, se le vedessimo, continuerebbero a sembrare una versione strana delle nostre. C'è tanta innocenza infantile in questa visione...
La fine è così dolorosa, col bambino ucciso quasi senza convinzione dal suo nemico, che non può farne e mano, anche lui in parte vittima dell'orribile macchina della guerra
Il recupero della freccia, sul fondo del Sand Creek, mostra ancora di più che il cerchi del destino si chiude senza guardare in faccia nessuno, o il bene o il male. A me la freccia sembra quasi il simbolo dell'ineluttabilità
una bellezza rara, che mi ha toccata nel profondo del cuore
un bacio
Setsy

Recensore Master
13/12/19, ore 22:50

Ciao Vintage! Sono qui per rilasciare l'ultima recensione premio per il concorso 'elisir, pozioni e distillati'. Guarda, perdonami in anticipo per la confusione, ma sono ancora scossa da brividi e non credo di essere - anzi, non lo sono di sicuro - nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, in questo momento. Questa storia è davvero, davvero un capolavoro, e te lo dico con il cuore sanguinante. Di rado ho letto qualcosa di così forte, potente, sconvolgente e delicato, perchè il tuo stile è come se sfarfallasse, avvolgendoti piano, ma al contempo strettissimo. Davvero, le tue storie sono emozioni tutte nuove, e credimi se ti dico che sono veramente grata di averti conosciuto come autrice. Le tue storie mi arrivano sempre, sempre, sempre al cuore, mi penetrano l'anima e non la lasciano più. Vorrei dirti quanto abbia apprezzato questa storia, ma credimi che non riuscirei a trovare le parole adatte, mi hai lasciato una miriade di sensazioni e ho gli occhi ancora offuscati di lacrime.
Sei stata veramente potente, anche più del solito, e hai portato alla luce una perla in cui converge davvero la verità, non saprei come altro definirla!
Mi scuso se il commento ha poco di costruttivo, ma mi hai lasciato - come sempre - senza parole. Ti ringrazio davvero con tutta me stessa, mi ritengo sul serio fortunata ad avere la possibilità di leggere ciò che scrivi.
A presto! <3

Recensore Master
17/10/19, ore 23:14

Recensione premio per il contest "Lavoratori allo Sbaraglio"

Sono sincera: è stata una sorpresa per me scoprire questa storia. Come te, ho anch'io un debole per i nativi americani: per il loro contatto con la Terra e ciò che abbiamo perso, per la libertà e la fierezza che ho sempre associato loro, per la loro personale storia che in pochi conoscono e ancora meno cercano di sapere, per tutto un sistema di idee e spiritualità in cui, credo, mi sentirai più a mio agio che in molte delle nostre città.
Quindi, pensa quando mi è balzata all'occhio la trama di questa storia: non potevo non leggerla, l'ho capito subito.
Ed eccoci qui. Allora, ho il cuore in tumulto: sia per come hai reso la storia, con calma e indagando bene i pensieri, dando una prospettiva pacata ma intensa della vicenda, come un'onda che sale e sale e romba, fino a infrangersi con violenza su di noi; sia per l'amarezza di un episodio che è crudele e troppo, troppo simile ad altri.
Molto particolare la visuale di un'anima leggermente scostata dalla sua gente: a metà via, che non presenta certe caratteristiche e per questo viene definito diversamente... ma che ha anche la capacità di notare cose andando a fondo di queste, con arguzia e una sorta di saggezza.
Fin da subito Non Teme è scostato dalla guerra: non solo per capacità ma per disposizione, perché la sua ricerca a una vita tranquilla e serena è così forte da ostacolare ogni tentativo di essere come gli altri; e per questo, alla fine, anche davanti all'orrore della stessa morte, reagisce con una pace che ferisce fino in fondo.
E' vittima di un'ingiustizia, di un odio fortissimo e che la natura riflette in una luna violata, come lo spirito di un intero popolo; e lo sente, lo percepisce sulla pelle, e anche se non può fare nulla, la parte finale dove ricade nel lago porta con sé qualcosa di più che dispiacere.
Lui è diverso; ma è diverso anche il soldato che l'uccide, che non vorrebbe puntare il fucile al suo petto ma deve obbedire a una legge più grande della soggettività. Sono entrambi vittime della Guerra, che non guarda in faccia nessuno dei due e li inghiotte, ognuno secondo la propria sorte.
E questa è una parte fortissima, bellissima quanto tutto il resto della storia.

Manto

Recensore Master
20/04/19, ore 08:56

PRIMA CLASSIFICATA, CON UN TOTALE DI 49,9/50
Quella freccia in fondo al lago, di _Vintage_/_EverAfter_

Grammatica e Stile: 9,9/10
“appariva più frigido” – “rigido”, dato che si parla dell’inverno, sarebbe più appropriato
“sera ,” – uno spazio di troppo
“non voglio che vai in giro da solo” – sarebbe più corretto “che tu vada”, ma essendo il contesto colloquiale va bene anche così.
La grammatica è molto curata, complimenti! Assegno 9,75 su 10.

Per quanto invece riguarda lo stile, l’ho davvero adorato. Per prima cosa si adatta perfettamente al protagonista della tua storia: alla sua età, alla sua cultura, alle sue conoscenze. Mi è piaciuto il ritmo iniziale, calmo e ponderato, che fa risaltare il modo in cui le azioni di Non Teme sono quotidiane, ripetitive (la visione degli Occidentali e delle loro “frecce” – bellissimo questo paragone, perfetto anche come caratterizzazione, gli allenamenti per la caccia), ma comunque si nota già il fatto che quel giorno c’è qualcosa di diverso, e non solo per la freccia che cade sul fondo del lago… anche durante la notte, in un certo senso inizia la tensione che culminerà al momento della battaglia. Lì, il tuo stile è stato veramente perfetto, ho avuto dei brividi incredibili per tutta la durata della narrazione, non riuscivo quasi a star seduto per come la concitazione del momento mi avesse preso. E poi, e poi, la scena finale, e quell’ultima frase devastante… lì, oltre che ai brividi, è arrivata anche la commozione, fortissima. Una delle storie migliori che abbia mai letto, sotto questo punto di vista e non solo. Senza dubbio 10.
Facendo una media e arrotondandola (come faccio sempre) per eccesso, il punteggio risultante è 9,9/10. Bravissima!

Trama e Originalità: 10/10
Per quanto riguarda il parametro dell’originalità posso dirmi completamente soddisfatto: non solo è raro trovare storie sugli “Indiani d’America” (che termine tremendo… ehm… Nativi Americani, meglio!), ma soprattutto trovarle narrate da un punto di vista di una persona appartenente a queste popolazioni. Tra l’altro, la storia è stata anche molto realistica.
Per quanto riguarda la trama riprendo il parametro dello stile: mi è piaciuto l’inizio lento, ma comunque teso, e soprattutto la parte successiva introspettiva e dialogata, che mi ha fatto comprendere al meglio i rapporti del protagonista con il mondo che lo circondava prima di passare alla parte d’azione. All’inizio della battaglia, la parte che hai fatto maggiormente risaltare è l’apprensione, ma in un certo senso è poi qualcosa d’altro, a passare in primo piano. La seconda parte introspettiva, in cui le riflessioni del protagonista si fanno incredibilmente complesse per la sua età e non solo, è quella che colpisce di più dell’intera storia, sia per quanto riguarda le tematiche che il modo diretto in cui le hai trattate. Il finale, con la morte di Non Teme e il ritorno nel lago, alle sue origini, in un certo senso, è stato davvero fortissimo e d’effetto: se un secondo prima sembrava che il soldato avrebbe sparato, un attimo dopo non era più così… è così procedevano i pensieri della giovane vittima. Mi hai tenuto a lungo in tensione, ma senza far mai risultare il tutto un artefatto. Bravissima, ancora una volta!

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 10/10
Essenzialmente, l’unico vero personaggio della tua storia è soltanto il protagonista, ma io vorrei dire due parole anche sul contesto, che assume anch’esso un ruolo molto importante. Da una parte il mondo Occidentale in espansione, e dall’altra quello tradizionale sempre più ridotto, rappresentano il classico modello delle due realtà inconciliabili, e delle quali solo una potrà prevalere, seppure i Nativi non abbiano mai ricercato il conflitto, in questo caso. La preoccupazione che assale Pentola Nera e la madre, ogni volta che Non Teme si avvicina agli Occidentali, è perfettamente comprensibile e resa molto vividamente, così come i tentennamenti del soldato nel finale. In un certo senso, Non Teme è l’anello di congiunzione tra questi due mondi, che viene inevitabilmente spezzato con la fine di uno dei due.
Come avevo già accennato, mi hanno molto colpito le due parte introspettive: nella prima emerge tutto il background del protagonista, quella che è la sua realtà quotidiana. Gli insuccessi nella caccia, la curiosità e le tante domande senza risposta tipiche della sua età (più o meno intorno ai dieci anni, correggimi se sbaglio!), il confronto tra l’individualità e “tutto il resto”.
E invece, nella seconda parte si rivoluziona tutto: il passaggio non è graduale, si passa da una vaga consapevolezza a molto di più, ma è così, la guerra cambia e segna le persone. Non posso negare che siano state principalmente due le cose ad avermi colpito. La prima, è la domanda che non troverà mai una risposta, “Perché tutto ciò è accaduto?”
Anche oggi, di fronte a certi eventi non possiamo che rimanere senza parole: non c’è una vera ragione, ci sono degli interessi esterni, ma un massacro del genere può solo far riflettere senza mai arrivare a una risposta…
Infine, le sue riflessioni sulla morte e sul percorso dell’anima, che al momento del trapasso ha già compiuto ciò che sarebbe stato il suo compito in vita… nonostante cerchi di mostrarsi forte e di convincersi di ciò, Non Teme ha paura: eppure, secondo me, la paura non è opposta al coraggio, e lui ne ha dimostrato fino all’ultimo istante. Anche il suo nome, così iconico, ne è un’ulteriore dimostrazione.

Bonus: 7/7
Genere – Guerra: 2,5/2,5
Il genere scelto è corretto per la storia raccontata. Ho apprezzato molto il fatto che tu abbia deciso
Oggetto – Pistola: 2/2
L’oggetto è utilizzato molto bene: è la rappresentazione di tutto ciò che Non Teme non comprende, o forse non può comprendere. La “freccia degli Occidentali” è fondamentale in questa storia.
Luogo – Lago: 2,5/2,5
Il lago, oltre che essere un punto di riferimento per il protagonista e la sua intera comunità, è anche il luogo dove cade la freccia e dove si conclude la vita di Non Teme. Gli hai dato il giusto spazio all’interno della narrazione.

Titolo: 3/3
Mentre procedevo con la lettura continuavo a chiedermi il perché di questo titolo: “va bene, la freccia è caduta nel lago, e poi?”, mi chiedevo, ma quella freccia in fondo al lago è ritornata nel finale. E non lo posso proprio negare che leggendo quelle ultime righe ho avuto dei brividi fortissimi (ancora di più che in precedenza) e mi sono commosso. Ma non tanto per dirlo, mi sono commosso davvero… e, in tutto questo, questo titolo ha assunto tutto un altro significato.

Gradimento personale: 10/10
Credo di aver già espresso in precedenza tutto ciò che questa storia mi ha dato: in un certo senso, non ti potrò mai ringraziare abbastanza per averla scritta. Gli “Indiani d’America” sono uno dei popoli più ignorati e bistrattati della Storia, il loro genocidio è stato sempre negato e di loro resta solo una memoria quasi sempre negativa, data dagli stereotipi del genere Western. E invece, secondo me, questa storia, attraverso i pensieri di un bambino, ha fatto percepire incredibilmente tutto l’orrore di quegli anni, ma anche l’immensa saggezza di queste popolazioni. Mi hai lasciato senza parole. Complimenti, non so che altro dire…!

Recensore Master
25/03/19, ore 20:47

Ciao, piacere di conoscerti^^
vedo dalla tua storia che sei una grande conoscitrice delle guerre indiane, si vede proprio che l'argomento ti interessa e che l'hai studiato a lungo. Riesci a descrivere molto bene le usanze dei Cheyenne e anche le loro interazioni con i "visi pallidi", un po' temuti e un po' fonte di curiosità.
Quello che descrivi è un episodio molto triste, che acquista ancora maggiore peso perché visto attraverso gli occhi di un ragazzino, che non ha ancora gli strumenti per capire veramente fino in fondo quello che sta succedendo. Molto bella la parte finale, dove Non Teme ha quasi un moto di comprensione nei confronti dell'uomo che sta per ucciderlo e tenta di convicersi di aver già vissuto abbastanza, che quello che aveva avuto era già sufficiente.
Una storia scritta ottimamente, in cui hai inserito con naturalezza figure realmente esistite come Pentola Nera e altri.
Complimenti e in bocca al lupo per il contest!^^

Recensore Master
02/03/19, ore 20:08

Buona sera.
Una storia veramente profonda e sentita. Ricca di particolari, come poche.
Una narrazione perfetta. Credo che questa sia una storia da podio!
Comunque, hai scelto di affrontare un tema molto doloroso; il dramma dei nativi americani. Indios e Indiani, sterminati, prima gli uni e poi gli altri.
Quasi un genocidio.
Storia molto triste, ma tristemente vera. Complimenti per la narrazione.
Buon fine settimana :)

Recensore Junior
02/03/19, ore 16:24

Sono rimasto positivamente colpito. Questo è un racconto veramente ben scritto. Conoscevo già la vicenda del massacro di Sand Creek, ma rievocato in questo testo è decisamente efficace. La crudezza dell'episodio è ben evidente, ma c'è anche quel senso di struggente suggerito dal punto di vista del giovane protagonista, nonché dalla "veste" della cultura indiana, la quale fa sì che persino le armi da fuoco dei confederati siano descritte come archi. Nonostante la violenza del massacro, c'è un profondo senso di umanità, persino nel carnefice che è costretto ad eseguire ordini superiori. Davvero un bel racconto, i miei più sinceri complimenti.