Buona Vigilia, Npc!
Adoro Daren e ormai lo sai. In questo capitolo lo possiamo osservare in diversi momenti, che ce lo restituiscono sempre lucido, consapevole, attento. È un cacciatore e un guerriero che sa come agire nel migliore dei modi, che non spreca risorse, che quando insegue dei mostri, pensa. C’è il guerriero che analizza i suoi avversari, cerca di carpirne i punti deboli, aiuta gli alleati seguendo una sorta di codice d’onore, come quando aiuta l’elfa, ma non interferisce con lei. Poi c’è l’elfo scuro che non dimentica il suo passato da conciatore e quello che ha fatto durante la sua infanzia (ricordo la bellissima shot) e si schifa e sa di non essere bravo come Johel nello scuoiare un animale. Direi che Daren sa stare al suo posto. Ha una consapevolezza estrema di sé e della sua alterità rispetto agli altri. È anche molto razionale e il riconoscere i propri limiti e le proprie caratteristiche vincenti gli hanno permesso di fare la vita avventurosa e straordinaria che ha fatto.
La questione Amyl è gestita sempre molto bene, soprattutto perché lei qui non è presente. Abbiamo visto Daren nelle sue giornate tipo, se vogliamo, alle prese con ronde e con l’integrazione con altri elfi ranger e con l’amico di sempre con cui c’è sempre questa continua presa in giro così maschile e così realistica, così intensa. Rispetto al rapporto con Amyl Daren mostra una protettiva cecità. È un elfo talmente acuto da sapere perché Johel si impiccia delle sue questioni e che non c’è un secondo fine maligno nella sua curiosità, così come sa benissimo che il legame con la locandiera non è un’avventura. Lui fa di tutto per girare intorno alla questione, ma Amyl è importante, significa qualcosa. La ama alla sua maniera – anche questa è una forma d’amore. Neanche a dirlo, anche questo capitolo mi è piaciuto moltissimo – e a Daren e Johel mi sono affezionata molto, lo sai: non sai con che tuffo al cuore ho letto il pezzo della conceria, dei ricordi di Daren bambino <3. Un abbraccio e buon 2021,
Shilyss |