Carissima, ciao! <3
Ci tengo ad informarti che sono in pari dalle tue parti, ma come ti anticipavo il mio tempo scarseggia, quindi aspettati recensioni "a round" nel weekend... ma parto da qui, perchè la recensione a questo capitolo (a mio avviso) ha la priorità assoluta... e diaciamo pure che l'aver avuto Scarlett a cinque metri dalla sottoscritta ha dirottato di molto la lista delle priorità (se ti è capitato di vedere le riprese di ieri del festival a Venezia, i quattro cretini vicino agli oleandri -i miei amici- con il poster di Endgame... ecco, quella vestita di rosso che sta per avere un infarto sono io) :')
Passando alla recensione:
Il riferimento all'anima l'ho colto già dalle prime righe... un po' perchè ci ho lasciato dei pezzettini della mia durante la lettura.
Questo capitolo è la conclusione degna di questa storia, un dialogo inframmezzato in tre atti che insegue le tematiche dei conflitti discussi con ordine quasi metodico... prima le ferite del corpo, poi quelle della mente ed infine quelle all'anima, in una narrazione che non presenta nessun tipo di calo, ma sopporta e supporta gli standard, generando una tensione che si diluisce pian piano mentre crollano le maschere dei nostri due bugiardi preferiti, sfociando in un mare di angst piacevolissimo in cui, personalmente, ho amato annegare.
«So che non è colpa di Barnes. Lo sapevo anche quando ho tentato di ucciderlo,»
Non credo ci fosse forma più bella per descrivere una rabbia repressa che trova sbocco in una confessione "dovuta", di una persona che è ormai cenere per una persona che vorrebbe diventarlo, un po' per seguire la metà famiglia che non ha più, ma allo stesso temo lasciando germogliare l'idea di farsi il carico di vivere anche per chi non può più farlo.
Questo dialogo che hai redatto non sono solo parole, ed è forse il fatto che adoro di più, ma sono anche gesti, sguardi, non detti e gli ultimi strascichi delle bugie che cedono definitivamente lasciando due anime ferite a confrontarsi.
«Lo sto correndo anche adesso. Non sono stupido: so che mi hai mentito sull’assassinio dei miei, e che l’hai fatto per proteggere Barnes, non me. Ma tu non sei mai stata un modello d’onestà, né ti sei mai vantata di esserlo… e francamente, io non ho più la forza per guardarmi sempre le spalle.»
Ho trattenuto il fiato in questo passaggio, forse perchè descrive l'essenza di Natasha Romanoff, forse perchè involontariamente hai toccato una delle mie corde.
«Questione d’abitudine, immagino… forse è vero che non ho mai perso il vizio. Ma ho imparato a vivere da poco, in rapporto all’età che ho. Avevo imparato a farlo, prima, grazie a James. Ma l’ho dimenticato. Poi Clint me l’ha insegnato di nuovo. E adesso...»
Mentre mi sono quasi salite le lacrime in questo punto, e come al solito, vorrei picchiarti e baciarti allo stesso tempo :')
Sentimento che si è untualmente riproposto con questa semplice frase, ma mostruosamente profonda ed intrisa di significati... ma forse perchè io sono io, e lei è lei:
«Mi dispiace, Non sono mai stata brava a tenermi stretta le persone a cui tengo,»
E niente, alla domanda "stai bene?" probabilmente ti risponderei anch'io con un "sempre", ma ti assicuro che a leggerlo ieri sera di ritorno in treno, non ero assolutamente nelle condizioni psicofisiche per rispondere ad una domanda del genere.
Chiudo con un ultima perla, anch'essa mostruosamente IC, al punto da essere quasi gelosa di non averla scritta io:
Le uniche braccia che potrebbero scaldarla sono cenere, e sono anche il motivo per cui due delle persone a cui tiene di più al mondo hanno scavato una trincea a separarli; le uniche che potrebbero sorreggerla sono impegnate a sostenere il proprio dolore, lontano da lì – così vuole sperare.
Ti meriti un mega abbraccio, una cascata di applausi ed una vagonata di rose... grazie per aver scritto tutto ciò.
Un bacio,
_T <3 |