Sono sempre stata affascinata dalla storia inglese, e questo è il motivo per cui ho scelto di recensire questa storia.
Sulla figura di Anna Bolena sono state scritte canzoni e trattati, ma devo dire che ho apprezzato particolarmente il tuo modo di tratteggiarne il carattere come orgoglioso e determinato. Era di certo una donna forte, in un tempo in cui alle donne si chiedeva solo di essere belle. Questo me la fa apprezzare doppiamente, perchè in un tempo così difficile ha saputo imporsi e a suo modo, vincere. Ha ottenuto quello che voleva: la corona, la reverenza dei parenti che avevano cercato di usarla come una pedina, la morte dei suoi rivali, l'essere riuscita a generare una figlia piuttosto che un maschio. Alla fine, comunque, sarebbe stata l'erede al trono, Elisabetta. Una vittoria immensa.
La sua stessa morte, come giustamente metti in risalto, è un prezzo da pagare molto piccolo rispetto a tutte quelle che sono state le sue vittorie.
La frase ironica che pronuncia prima di avviarsi al patibolo è un vero tocco di classe, e devo dire che non la conoscevo. Il fatto che lei riesca ad ironizzare sulla sua stessa morte la innalza ulteriormente di livello, e me la fa amare ancora di più. Non ci è dato sapere se avesse paura (probabilmente sì, chi non ne ha di fronte ad una morte annunciata, in questo caso per decapitazione addirittura), ma l'orgoglio parla per lei e la fa camminare a testa alta, fiera di se e di quello che era riuscita ad ottenere.
In questo modo la figura del re Enrico VIII diventa secondaria, di scarso valore, quasi per nulla interessante. Così come quella degli altri uomini che avevano gravitato intorno a lei.
Forse è perchè io stessa, donna, trovo affscinanti le vite di queste altre donne che mi hanno preceduta, donne che hanno lottato per una vita di successo, utilizzando tutto quello che era in loro potere per ottenere il diritto ad essere apprezzate. Donne coraggiose, forti, determinate, che sono riuscite a passare alla storia non solo per la loro bellezza, ma per il fascino e l'intelligenza di cui erano dotate, e che hanno saputo utilizzare al meglio. Credo che sia gisuto rendere loro onore, anche in memoria di tutte le sconosciute che non hanno avuto modo, mezzi o fortuna a sufficienza per avere una vita dignitosa.
Questa storia è stata raccontata con brevi pennellate che mi fanno pensare ad un acquerello.
In un acquerello i vuoti sono più importanti dei pieni, perchè lasciano spazio alle luci e all'immaginazione. E' una tecnica difficile, perchè si deve rendere un paesaggio, un volto, un corpo con pochi tratti, veloci, perchè l'acqua e il colore si fissano abbastanza in fretta e c'è poco modo di correggere. Un olio ha tempi lunghi, infiniti. L'acquerello è rapido e preciso, così come tu sei stata in questa breve storia di vita. Essenziale, hai dato le informazioni cruciali perchè si possa capire qualcosa di Anna, del suo carattere, della sua forza, senza aver sprecato un singolo accenno al suo aspetto esteriore. Questo è un particolare che mi ha dato da pensare. Spesso siamo portati a voler immaginare a tutti i costi qualcuno, e credo che sia facile sperare in una descrizione più o meno dettagliata dell'eroe o dell'eroina di turno. Tu hai saltato del tutto questa parte, descrivendo solo quello che rappresentava piuttosto che darci informazioni sulla forma del viso, il colore degli occhi o dei capelli. Ci dici solo che la sorella Maria era più bella di lei, e molto più stupida. Parli di quello che non è, piuttosto che il contrario, stimolando la curiosità di conoscere di più, di andare a cercare ritratti e descrizioni. Un altro punto a tuo favore, perchè hai dato molto più risalto alla sua interiorità che a tutto il resto.
Insomma, in generale non posso che dare un giudizio fortemente positivo, nella speranza che tu decida di tratteggiare altre donne importanti, forti ed orgogliose. Potresti farne una serie. Non ho appunti da fare su stile/grammatica/ecc perchè è tutto ben scritto, preciso, asciutto. A volte non servono molte parole per dare un'idea, soprattutto se si sa dove puntare, e credo che tu ne fossi pienamente cosciente. Grazie di averlo fatto. |