Recensioni per
Progetto 36
di John Spangler
Gloria e onore, John! |
Ciao, carissimo. |
Mi sa che quell'idiota rischia di combinare qualche grosso disastro con la sua idea... Sento puzza di guai, e grossi. |
Ciao! |
Ma ciao John! Ma quanto è scritto bene, interessante a a tratti spassoso questo capitolo! Abbiamo qui una simpatica razza di extraterrestri, che punta alla terra con l'obiettivo di installarci il Collettivo Daar. Dalle informazioni in loro possesso, la terra risulta abitata "da una razza abbastanza evoluta di primati" (ovvero da scimmioni appena usciti dalle caverne: informazione esatta) ma lo sbarco rivelerà ben più di una sorpresa. Ho trovato azzeccatissimo ed esilarante ambientare la scena a Milano, invece che nella solita New York o Los Angeles. Ancora più esilarante il fatto che la città della Madunina corrisponda, nel linguaggio Daar, a un'imprecazione vetusta e colorita. In questo racconto si sorride parecchio, anche l'ambientazione è apocalittica, la vicenda è drammatica e neppure troppo lontana da un'ipotesi futuristica possibile, la ridente cittadina non ha davvero nulla da ridere. Quando il primo esemplare terrestre viene approcciato dal pacifico dottor Ben'sko, ho subito pensato: beh, mi sembra giusto, uno esce dal Duomo dopo la Messa solenne, si trova davanti una sorta di omino di panpepato e che fa, non se lo mangia? Demenzialità a parte, mi è piaciuto il modo in cui ci fai comprendere che quel terrestre male in arnese ed anzi francamente puzzolente è in realtà uno zombi. L'attacco massiccio a cui è soggetto non lo scuote, perde un braccio per strada come se niente fosse ed è qui che al lettore sorge un lievissimo dubbio: dopo di che, la rivelazione successiva veicolata dal dialogo, perché in realtà chi legge si aspetta che quel terrestre fosse semplicemente un sopravvissuto all'epidemia. |