Ciao carissima, ben ritrovata!
Che dire, non c'erano dubbi: ogni volta che è presente il tuo nome la storia è un capolavoro assicurato.
Innanzitutto devo farti i complimenti già per quanto riguarda il titolo: appena l'ho letto ho subito pensato "Operazione Barbarossa", e in effetti non mi sono sbagliato: restituisce un'immagine molto vivida, rappresentativa degli orrori della guerra che ci hai presentato già in questa prefazione. La riflessione sul Generale Inverno del protagonista è stata perfettamente in linea con tutto il resto, concisa ma incisiva.
Per il resto, la scena di battaglia è descritta magistralmente, sia narrando il "prima", la preparazione e l'ospedale da campo, sia il "durante", ovvero l'azione che non lascia spazio al pensiero ma soltanto alla lotta per la sopravvivenza. Come sempre col tedesco ho fatto un po' di confusione con i nomi, ma il personaggio di Hermann Richter mi è rimasto sicuramente impresso, non tanto per le sue riflessioni, che alla fine non sono particolarmente originali, sebbene adattissime al contesto, ma per il suo coraggio e la sua determinazione, che lo spingono a prendere delle decisioni istantaneamente e senza esitare e a combattere al fianco dei suoi uomini.
Il fatto che si sia salvato, sì, è una fortuna, ma al tempo stesso è anche un indice della prontezza dei suoi riflessi: ha capito quando era il momento giusto per inviare il messaggero, oppure per liberarsi dalla presa del sovietico.
La nota a inizio pagina, lo ripeto, per me è stata un po' superflua: la guerra è guerra, a prescindere dall'epoca e dall'ideologia dei personaggi; tutti siamo sensibili a tali orrori. Tuttavia, capisco l'esigenza di doverlo puntualizzare, purtroppo.
Non si tratta del periodo storico a me più congeniale, ma senza dubbio seguirò questa storia, per quanto mi sarà possibile. La inserisco tra le seguite.
Complimenti per tutto e a presto!
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