Ciao! Eccomi in super ritardo, ovviamente y-y
Però ci sono.
Allora, il capitolo come quello precedente è davvero lungo, ma sicuramente scritto bene e molto intenso. Insomma, diciamo che qui, qualità e quantità sono state egregiamente sviluppate. Hai una grammatica impeccabile, un vocabolario molto ricco, se non forbito. Mi riferisco in particolar modo all'ultima parte quando definisci Hyoga "nidaceo" molto cresciuto; io adoro vedere parole particolari -perché non è un termine molto usato- impiegate correttamente, è stata un'immagine forte e perfetta in questo contesto, quindi mi complimento in primis per lo stile che non è minimamente calato rispetto al capitolo precedente, hai altissimi standard qualitativi e per questo sono davvero felice di aver scelto questa storia :) Ammetto che a mio gusto Hyoga, Isaac e Camus non sono i miei personaggi preferiti, ma tu li sviluppi benissimo e hai rappresentato in modo perfetto queste tre persone -giovani, anche se invecchiati dal peso degli eventi e le responsabilità che hanno sulle spalle- legate da un rapporto inteso, nel bene e nel male. E proprio bene e male, dolore e sollievo, non hanno mezze misure con loro. Il ché potrebbe sembrare assurdo per tre esseri dotati di cosmo ghiacciato, ma se ci si sofferma, si capisce benissimo che tutto è perfettamente sensato e dolorosamente realistico. Dopotutto il cosmo di per sé è un'energia che dona calore e tu hai saputo trasportare perfettamente questi due estremi nei tuoi personaggi: Hyoga e Camus, in questo, si controbilanciano ad Isaac, perché più aperto e affettuoso. Loro, così goffi, impossibilitati ad esternare le loro emozioni come vorrebbero, sono simili e proprio per questo distanti e ricordano davvero una fiamma incastonata sotto metri e metri di ghiaccio, che brucia e lo fa con intensità sconvolgente; le emozioni no hanno mezze misure, tanto da essere autodistruttive. Camus rimprovera Hyoga di essere autodistruttivo nel suo modo di percepire i suoi sogni, emozioni, desideri...ma come hai detto tu, Camus si è disintegrato dopo aver amato troppo, e questo a mio parere li rende se non simili, uguali. L'amore incondizionato che dona ai suoi allievi gli si rivolta contro, in un gioco dove sia Maestro che Allievo sono sia giudice che imputato di un processo che si auto impongono da anni. Giudici severi, spietati e anche sadici, perché il potre della mente rivolta contro noi stessi sa essere talmente forte da arrivare a seviziare anche con una parola o un pensiero fuori posto, ma al tempo stesso imputati che si sentono colpevoli, rei confessi l'uno verso l'altro. Mi ha messo i brividi, perché la colpa è grande protagonista di questo capitolo, insieme alla violenza delle emozioni che hai trasmesso e anche alla tenerezza.
Mi riferisco, per quest'ultima parola, in particolare alla prima parte del capitolo, dove Hyoga -che parla della sua "mama" e la mancanza, assiste, spettatore, alla scena di tenerezza tra Isaac e Camus; e qui sei stata bravissima perhé nonostante il POV sia di Hyoga, mentre descrivi cosa dicono e fanno Camus e Isaac, lui non lo nomini mai, facendo sentire ancora di più la sua estraneità in quel quadretto padre e figlio di cui lui non fa parte. Vedere la prefereza, anche se involontaria, dell'uomo che considera un padre, fa male. Dopotutto un bambino così piccolo come avrebbe potuto non sentirsi triste? Era un suo diritto. Purtroppo Camus non è mai stato la persona più adatta per badare alle emozioni, ma non per disinteresse o mancanza di empatia; io credo, mio parere stando a quello che hai scritto tu, che sia sempre stato impegnato a fare i conti con le sue, di emozioni. per non esserne schiacciato.
Infine, plauso e applausi a Shun e Milo: il primo con quella sua trasparenza e forza di chi non nasconde le sue emozioni e il secondo con il suo bel caratterino, riescono a scuotere in qualche modo Hyoga dal fare il primo passo verso Camus, che oramai ha rinunciato a cercarlo e già sente il SUO Hyoga (aggettivo possessivo che compare solo dopo la morte di Isaac. Se è stato involontario o meno, non so, ma è stato un dettaglio magistrale) scivolargli tra le dita quando non risponde al telefono o al suo cosmo che si allunga a cercarlo. Ragazzi, menomale che ci siete voi! Il contributo di due animi diversi dai protagonisti è stato provvidenziale, secondo me.
Insomma, non mi resta che concludere rinnovando i complimenti; questa storia è un piccolo capolavoro, sia per come è scritta, che per i contenuti. Scambierò volentieri con te, ancora, se avrai pazienza di aspettare la mia lentezza a commentare :) Grazie ancora,
Ulvinne |