Recensioni per
Forgetfulness
di AmyJane

Questa storia ha ottenuto 38 recensioni.
Positive : 38
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
05/04/20, ore 23:32
Cap. 23:

Anche questa volta, hai scelto un titolo dai vari significati, suggestivo per le molteplici interpretazioni cui si presta. Un’unica parola ma molto, molto evocativa.
“Sirena” come Irene che richiama ed ammalia, per poi intrappolare nelle sue torbide acque; “sirena” come la sfortunata icona di Copenaghen, innocente e simbolo di purezza e malinconica certezza che l'amore le ha richiesto il sacrificio estremo.
Sirena, forse, come Gwen, che ha molti lati inquietanti ed ancora indecifrabili, che attrae con segnali di difficile interpretazione e non del tutto chiari ed univoci.
Ti faccio i complimenti per come hai saputo gestire il personaggio d’Irene. Non è certamente una figura semplice da poter inquadrare
con sicurezza in una qualche categoria umana; infatti è un percorso estremamente difficile, a prescindere dalla storia e dalle situazioni.
Del resto lo è per gran parte di noi, per fortuna, perché l'omologazione caratteriale è la tomba della fantasia e della creatività personale. Mi trovi d'accordo sui sentimenti negativi che lei ispira, per quanto mi riguarda, soprattutto, per la sua rapacità nei confronti degli altri, intesa non solo come pura avidità riguardante favori o vantaggi economici.
Mi è piaciuto molto anche il modo con cui l’hai raffigurata al suo ingresso sulla scena in questa storia. Il lessico che hai usato é perfettamente coerente con la sua vita e con il suo modo di relazionarsi con gli altri, che vede come possibili prede, ed il suo spostarsi, tra le varie vicende, sempre sul filo del rasoio, tra vita e morte ("...mietitore alle spalle... cinismo…morte efferata…felino pronto a squarciarle la gola…ecc…").
Molto suggestiva anche l’entrata in scena di Sh che evochi con il tono (per me devastante) della sua voce, che scuote Irene in ogni fibra del suo corpo. Per quanto riguarda il rapporto con il consulting ed il loro modo di comunicare, anche senza parole, secondo me, hai colto il vero nodo della faccenda: Sh ed Irene sono attirati, in maniera profonda, l’uno verso l’altra, e viceversa, sia per affinità intellettiva sia per libertà da ogni forma di pregiudizio nei confronti della realtà.
Davvero, difficilmente ho potuto trovare nel fandom un approccio così esaustivo e coerente con un personaggio così complicato come l’Adler. Brava.
Ed intanto John continua a non capire niente del suo legame con Gwen e, ovviamente, dell’ “interesse” che lui ha, da sempre, per il suo “coinquilino”. Uno sfavillante Greg ed un caso terribile incorniciano ciò che racconti.
Bel capitolo, corposo e ricco di spunti sia psicologici sia legati più semplicemente alle vicende.

Recensore Master
05/04/20, ore 23:14

Condivido in pieno le riflessioni con cui inizi il presente capitolo. Come, per quanto riguarda il precedente, ci hai fatto entrare nell'animo di Gwen, così ora getti una luce, secondo me imparziale, sul dopo Reichenbach e sulle dinamiche tra Sh, John e Mary. Sono perfettamente d'accordo sull'inesorabilità del meccanismo che ha stritolato Watson ed il suo amore per Sh, che, quando il consulting è tornato, l'ha tenuto intrappolato in senso del dovere, astio, rabbia, desiderio di rivalsa affettiva. Mary, come bene hai detto, l'ha scelto e l'ha imprigionato in un rapporto anomalo.
Durante il volo, Gwen libera le sue ansie: del resto, per una come lei, permeabile a tutto ciò che la circonda, di sensibile o no, l'inquietudine, provocata dagli scossoni che il velivolo trasmette ai passeggeri, diventa veicolo di emozioni passate ma mai dimenticate. Nella mente e nel cuore di Gwen torna la rassicurante figura paterna ed i suoi incubi finiscono grazie all’insolito gesto che Sh le concede, cioè quello di tenerle la mano. Prima, il consulting appare riluttante ad approcciarsi a certe esperienze di comunicazione gestuale, poi sembra trovarne il senso, positivo anche per lui.
L’approccio con Copenaghen, per la ragazza è un dolce ripercorrere dei momenti piacevoli del suo passato. Accanto, le poni uno Sh che sta cambiando il suo modo di relazionarsi con lei: addirittura, come ho già osservato prima, non rinuncia al contatto fisico (“…sempre stringendola, premette lo sguardo su di lei…”) anche se, poi, allontana qualsiasi pensiero, più che altro da se stesso, soffermandosi sul brontolio dello stomaco. Tipico di Holmes, questo, quasi a reagire, con una stupidaggine, ad un richiamo di altro tipo, troppo imbarazzante per essere ammesso.
Ed intanto ritrai John che, nel vuoto del 221b, si strugge per i due, e nella sua mente riecheggiano ancora le acide parole di Mycroft che gettano un’ombra sul suo rapporto con Gwen.

Recensore Master
05/04/20, ore 23:02
Cap. 21:

Mi è piaciuta la riflessione con cui apri il capitolo, in cui si parla della nuova Gwen, che ha lasciato indietro l'ansia e la paura per riacquistare fiducia in se stessa. E questo nuovo stato è dovuto alle relazioni che ha intrecciato con gli inquilini del 221b. Hai ideato proprio un complementare gruppo di persone che trovano, l'uno nell'altro, un motivo per superare il peso della solitudine. Di Sh e John sappiamo già tutto, o quasi, a loro hai aggiunto Gwen che, secondo me, incuriosisce molto il consulting.
Davvero, ti stai inoltrando, sempre di più, in una strada irta di difficoltà perché, “ristrutturare” nelle sue più intime strutture un sistema di atmosfere e di personaggi così unici e da anni sotto i riflettori della passione di milioni di fans, è un tentativo coraggioso e su una strada in salita.
Lo scivolone in qualcosa di troppo OOC è sempre in agguato ma, per me che ti sto seguendo e avrei in mente di farlo fino alla fine della long, fino ad ora tutto si è svolto in maniera avvincente ed accettabile. E la ragione è anche che degli elementi OOC in una storia non sono certo proibiti, anzi, potrebbero, se bene usati, aggiungere un tocco d’originalità a ciò che si racconta.
L’ombra d’Irene che si sta avvicinando, per entrare nelle vicende, mi è apparsa subito davanti agli occhi della mente quando hai fatto rivelare il contenuto del pacco regalo per Gwen e cioè un cellulare. O, meglio, la copia di “quel” dannatissimo telefono che ha calamitato i nostri sguardi e provocato molte congetture durante l’intero svolgersi di ASIB e che era, ormai, diventato un tormentone.
Se non ho capito male il dono recapitato alla ragazza proviene, o comunque c’entra con Mycroft che, così facendo, ha inteso attirare l’attenzione di Sh per farlo indagare su qualcosa che potrebbe aver messo in pericolo Irene.
Quindi, ora, l’atmosfera davvero si “scalda” e tu trasmetti questa inquietudine attraverso la reazione di John che sente ritornare le sensazioni e le preoccupazioni (gelosia?) che la Dominatrice ha scatenato (“…Riusciva solo a ricordare un corpo nudo…”).
Un bell’impulso hai dato con l’atteggiamento di Mycroft che, alla fine, ammonisce sarcasticamente John: lui sa sempre tutto e, naturalmente, non gli è sfuggito il legame tra il medico e Gwen.
Io penso che, tutto sommato, a Sh non dispiaccia affatto allontanare la ragazza da Watson portandosela a Copenaghen.
Un bel capitolo, questo, con spunti interessanti.

Recensore Master
05/04/20, ore 22:47

Dopo i fatti decisamente intriganti e dalla splendida ambientazione di Coleford si torna volentieri nell'atmosfera rassicurante del 221b, arricchita dalla tenera presenza di Rosie, anche se so già che mi mancherà la foresta di Dean.
C'è anche Gwen lì, a Baker Street ma non riesco a vederla integrata in quel clima particolare. Evidentemente non sei tu a non essere riuscita a collocare con efficacia la sua presenza: sono io che, te l'ho già detto, da cultrice ormai ossessiva di tutto ciò che ha come marchio la Johnlock, non riesco a rendermi gradito il soggiorno della ragazza fra quei due.
Ma, ripeto, sono solo osservazioni, le mie, che t'invito ad accogliere senza giudicarle negativamente. Infatti la tua long mi piace davvero ed anche l'OOC non mi risulta troppo molesto.
È da considerarsi, appunto, che voi Autori, non potete imbrigliare la vostra creatività in canoni troppo rigidi altrimenti le pagine, prima o poi, rimarrebbero vuote. E, soprattutto, non è proprio il caso che, chi scrive, segua le paranoie di questo o quel lettore ma, nel mio caso, mi piace comunque comunicartele.
Dal punto di vista narrativo, questo è un capitolo che si può, secondo me, di raccordo tra un caso e l'altro e hai stuzzicato la mia curiosità nell'attesa di scoprire che misteri farai affrontare al consulting ed al suo coinquilino.
Come ho già scritto nella recensione precedente, il tuo Sh sta rientrando, per me piacevolmente, in un percorso IC, in quanto, a mio avviso, nei suoi rapporti con Gwen, emerge quella sorta di complicità e di accettazione che ha caratterizzato, nella S3 ed S4, l'interagire tra Holmes e Mary. A me è sempre stata estremamente indigesta pure quella, quindi vedi che il mio rapporto con altri "terzi", tra Sh e John, in questo caso la Blomst, è molto conflittuale e pregiudiziale.
Per quanto riguarda ciò che hai raccontato nel capitolo, hai inserito la sempre rassicurante presenza di Greg e si sa che lui al 221b ci va la maggior parte delle volte per chiedere aiuto ad Holmes nella soluzione di qualche caso particolarmente ostico.
La pace e la quotidianità dell’appartamento, però, non dura molto a lungo perché, alla fine del capitolo, chiudi con un elemento che sembra veramente foriero di particolari novità.
Novità che, purtroppo, in Gwen, la destinataria, provocano “pessime sensazioni”
Hai rappresentato, in modo preciso, il contrasto tra l’atmosfera tranquilla del 221b e l’arrivo di quel pacco, rosso e con il nastro bianco che costituisce un vero e proprio “coup de théâtre”.

Recensore Master
04/04/20, ore 23:35

E così siamo arrivati alla conclusione del caso. Non una conclusione banale, scontata, anzi un vero e proprio colpo di scena che aggiunge la morbosità di un rapporto intimo tra consanguinei. L’inquietudine che può essere causata, però, sfuma in quanto perché si tratta davvero di un accadimento innaturale e, purtroppo non rarissimo, specie in ambienti chiusi e con problematiche legate all’affettività familiare, come in questo caso o, in altri contesti, a fattori economici riguardanti l’eredità. Infatti, come hai ben “costruito” il personaggio di Desmond, la biologia si ribella a questi eventi, facendo spesso affiorare negli sfortunati eredi delle tare genetiche molto pesanti.
A proposito delle tue osservazioni sui rapporti tra Sh e la ragazza, vi ho ravvisato dei tratti indubbiamente IC, che mi hanno ricordato il clima un po' squinternato della S3 e quello allucinante della S4. Infatti, come conseguenza della consapevolezza che Sh ha raggiunto sul fatto che Gwen è legata a John, delinei il comportamento di Holmes come di accettazione di un dato di fatto che, se lui si ostinasse a contrastare, molto probabilmente sarebbe destinato a scaturire in una situazione negativa ("...era stato solo capace di allontanare se stesso da John...”. E lo Sh delle Stagioni BBC che ho citato ha un atteggiamento quasi di simpatica complicità con Mary, pur essendo lei la persona che gli ha "portato via" John.
La parte dell’azione “gialla”, con Gwen travestita da Banshee, è molto ben costruita ed in essa hai saputo instillarvi la giusta dose di tensione e di curiosità.
Come di consueto, non mancano i tuoi quadri d’ambiente che mi piacciono molto, come quello relativo a Coleford, molto vivace e preciso.
Particolarmente suggestiva la parte finale in cui la ragazza canta per tranquillizzare Rosie; coinvolgente il tocco muto ma appassionato di quelle “due mani che s’aggrapparono al suo busto…”. OOC ma accettabile e credibile.
P.S. mi sembra che, in calce al testo, manchino le note che tu hai indicato con dei numeri da 1 a 3, o almeno io non sono riuscita a trovarle…

Recensore Master
04/04/20, ore 23:05
Cap. 18:

In questo capitolo dominano l'oro delle foglie, l'oro dell'anello, l'oro della luce e della vitalità che Gwen sente dilagare dentro di sè. La causa di quest'ondata di positività e di ottimismo, che permette alla ragazza di guardare alla realtà con un'energia nuova, è la scoperta che, la notte trascorsa con John, le ha portato la consapevolezza di aver conquistato l'affetto di qualcuno. Sensazione, questa, che le ha permesso di dormire serenamente, dopo troppo tempo trascorso in sonni agitati e popolati da incubi ricorrenti.
Ovvio che, come con precisione osservi tu, una causa, la più importante sia " il livello pericolosamente alto d'empatia" con cui Gwen si relaziona con la realtà circostante.
Lei è una specie di "spugna" emozionale che assorbe e che, purtroppo, somatizza tutto ciò che anima l'ambiente in cui si trova. Solitudine, sofferenza, perversità, falsità... Tutto viene da lei inconsapevolmente fatto entrare nella sua mente e, se si tratta di negatività, ovviamente, le provoca seri scompensi.
Come la presenza, falsamente secondaria, di quel bellissimo purosangue, Perseus, che deve sottostare alle angherie di Desmond. Anche l'animale le appare circondato da quell'alone luminoso che avvolge tutto, grazie al senso di essere amata che le ha lasciato John, però la ragazza “sente” che l’animale non sta bene, sta vivendo un momento in cui colui che lo cavalca non è certo una persona equilibrata. Spinta dalla curiosità, sono andata su Google ed ho cercato la razza equina da te citata, l’Akhal-Teke, che comprende dei purosangue veramente magnifici, complimenti anche per la tua capacità di documentarti senza scadere nella banalità.
Mi è piaciuto molto come fai diventare il cavallo quasi un simbolo di ciò che ha dovuto soffrire lei e, per questo, Gwen compie una piccola, ma significativa, vendetta che copre Desmond di ridicolo e svela un particolare anatomico (labbro leporino) che potrebbe rivelarsi utile alle indagini di Sh sul caso.
A proposito di quest’ultimo, mi è venuto in mente che, probabilmente, il consulting sta pensando a Gwen come falsa Banshee, per inscenare un evento tale da scatenare una qualsiasi reazione da parte dell’assassino, in modo da poterlo scoprire (“…Quale donna era così pallida…”). Se non ricordo male, la ragazza ha la pelle molto chiara ed i capelli di una tonalità argentea. Proprio un’ideale apparizione. Meglio di così…
In questo capitolo focalizzi soprattutto il rapporto tra Gwen e John, Sh, per il momento, appare in disparte, concentrato solo sul caso. È un consulting molto IC, quello che ci presenti, sulle sue, e secondo me, non è particolarmente soddisfatto di ciò che sta scorrendo tra il suo “coinquilino” e la ragazza.
Anche qui hai accennato alla magia naturale della foresta di Dean: ti ho già scritto che ne stai traendo, grazie alle tue splendide recensioni, delle potenzialità espressive veramente efficaci.
In questo capitolo, in particolare, ci mostri che la neve si è sciolta e si è sprigionata la bellezza particolare di quel luogo, caratterizzato, a quell’ora ed in quella stagione, da una “calda brillantezza”.
Continua la storia tra Watson e Gwen, il dottore sembra molto coinvolto, la ragazza pure. Intanto continuano le indagini riguardo ad un caso che si rivela sempre più ricco di mistero.

Recensore Master
03/04/20, ore 00:16

Un capitolo denso di accadimenti, anche se ne hai raccontati, apparentemente, solo tre e cioè il colloquio tra Sh, John ed Edith O'Ghallagan, la ricerca dello scenario che fa da sfondo alla vecchia foto di Dwayne e della sorella e ciò che succede in camera di Gwen.
Infatti, in realtà, sotteso a queste tre tappe della tua narrazione, si snoda un percorso di sensazioni, percezioni particolari, sospetti, deduzioni e, soprattutto, lo spiazzante incontro tra Watson e la ragazza che liberano tutta la tensione accumulata dopo la serata al ristorante giapponese.
Il John che vediamo in camera della ragazza, potrebbe apparire OOC per l’attrazione che lo spinge verso di lei. Personalmente, ripensando alla terribile S4, mi viene in mente l’approccio che Eurus Holmes, sotto falsa identità, ha con Watson sull’autobus e che vede quest’ultimo coinvolto e disponibile al tradimento nei confronti di Mary. Da quel che ne sappiamo si tratta solo di sms, ma questi esprimono comunque una disponibilità a nuove esperienze.
In teoria non c’è nulla di male nel messaggiare con una persona conosciuta da poco ma se lo fa, con una bella ragazza disponibile, un uomo adulto, con figlia e moglie tenuta all’oscuro del fatto, potrebbe già esserci il seme della menzogna e del tradimento.
Questo per comunicarti che il tuo Watson è OOC con quello delle prime due Stagioni, ma secondo me in linea con la persona che, come ho già scritto, agisce nell’ultima. Il suo legame con Sh è difficile per la mancanza di comunicazione, per le paure, i pregiudizi, l’incapacità di dire veramente le cose come stanno. Questo vale per entrambi e provoca dolore ed angoscia. Quindi, secondo me, John trova in Gwen una porta aperta su un luogo invitaante, in cui dimenticare, per un momento, il muro invalicabile che Sh rappresenta per lui.
Lettura molto interessante anche per la preziosità dello stile, mi sembra di avertelo già scritto, che si esprime in una scelta accurata dal punto di vista lessicale dei termini per descrivere luoghi o reazioni umane, dettagli psicologici. Per quanto riguarda gli ambienti, come ho già trovato precedentemente, la foresta di Dean mi affascina particolarmente perché, attraverso il tuo racconto sui suoi vari aspetti, la percepisco perfettamente, è come se mi trovassi lì. C’è, per esempio, la rappresentazione di quella quercia centenaria che viene individuata da Sh come “l’arma del delitto”: è un susseguirsi di verbi, aggettivi consoni a precisare e ad evocare lo scenario drammatico di un omicidio (“…ruvidi…contorcevano…nerastra…mitragliate…” ecc…). È il risultato di un vero e proprio lavoro di cesello che tu hai svolto con grande abilità. Non è comunque l’unico punto da segnalare, l’ho scelto come esempio ma tutto il capitolo è scritto in ogni sua parte con un gusto estetico rilevante. Mi rimane in mente in modo particolare, a questo proposito, la figura di Sh che, entrando nella stanza di Edith, si trova colpito dal fascio di luce colorata che viene riflesso dal lampadario di cristallo: un particolare che mi ha colpito per la precisione ed originalità. Sarà che mi ha ricordato delle sensazioni della mia infanzia…
Brava.

Recensore Master
26/03/20, ore 22:39
Cap. 12:

Molti sono i punti di forza di questo capitolo: il racconto dell'infelice adolescenza di Gwen, la descrizione dell'ambiente e dell’atmosfera al Nobu London e del procedere della cena, l'approccio della ragazza nei confronti di John.
Quello che tu, poi, hai scritto a proposito della foresta di Dean, diventa un vero e proprio quadro naturalistico che mi ha veramente colpito per l'accuratezza con cui il tuo sguardo ha colto innumerevoli particolari, arricchiti da una vasta gamma di tinte, il tutto espresso in una lingua italiana che, secondo me, e non solo in questo frangente, diventa per te un prezioso strumento che sai usare con correttezza, cosa ormai alquanto rara al giorno d'oggi.
Tutto ciò che hai scritto è molto efficace e connotato da una grande ricchezza lessicale, supportato inoltre, in modo evidente, da un’acuta capacità d'osservazione ("...si contorcevano al soffiare del gelido vento …").
Tornando alla prima parte del capitolo, l’armonia che sai creare tra contenuto e mezzo espressivo la trovo, per esempio, nella caratterizzazione ambientale e psicologica dell’adolescenza di Gwen. Infatti, per metterne in risalto la tristezza, lo scenario, anche umano, in cui collochi la narrazione è disseminato di molti dati visivi che trasmettono solitudine, freddezza, malinconica rassegnazione ad una situazione opprimente e senza via d’uscita (“…tetra…plumbee…spente…plumbee…” ecc…).
Accennavo prima alla parte in cui hai descritto la cena al Nobu.
In questo capitolo risaltano, in modo evidente le caratteristiche caratteriali di Gwen che la rendono molto simile, in parecchi suoi comportamenti, a Sh: la viva intelligenza, il gusto per l'eleganza, il suo modo un po' arrogante di porsi nei confronti degli altri e.. l'attrazione per John.
A questo proposito, hai costruito una scena molto intrigante quando hai descritto la ragazza, alquanto alticcia, nel suo approccio seduttivo nei confronti di un John che rappresenti totalmente allibito ed impreparato di fronte ad un gesto che, più che probabilmente, desidera anche lui.
Io sono un'accanita Johnlocker, ma credo che il tuo Watson sia molto vicino a quello che abbiamo visto nella S4.
Le motivazioni che tu attribuisci al suo lasciarsi andare con la ragazza mi sembrano credibili, io aggiungerei anche il fatto che lui è "Watson, tre continenti" e perciò non é estraneo al fascino femminile, specie se offerto su un piatto d'argento come in questo caso. Eventualità, questa, che, a mio parere, sarebbe stata completamente estranea al John della S2.
Ma io spero che tu lo rimetta "in carreggiata": io li vedo troppo uniti lui e Sh. Comunque, opinione di lettore a parte, le tue scelte d'Autore sui pairings sono vincolate alla tua libertà di scrittura.
Una storia avvincente.
(Recensione modificata il 26/03/2020 - 10:40 pm)

Recensore Master
24/03/20, ore 17:23

L'allucinante duello è finito e, sul campo, rimane Dwayne ed un John ancora annichilito da ciò che Sh gli ha fatto fare.
Ovviamente, in lui, passato il primo, comprensibile momento di disorientamento e di confusione, subentra la lucidità del medico di fronte a qualcuno che ha evidente bisogno di cure.
Questo passaggio l’hai descritto con efficacia (“…una forza prese il controllo delle sue gambe…ignorò tutti…ecc…”) e, nella scena dell’immediato dopo-duello, John diventa il vero protagonista, Sh è ridotto ad una statua, misteriosa e lontana dagli avvenimenti.
Ce lo fai ritrovare, poi, nella stanza, tappezzato di cerotti alla nicotina, che rivela al suo coinquilino i retroscena architettati per rendere inoffensivo Dwayne.
Significativa la reazione di John che, dopo un primo istante di incredulità di fronte a ciò che è successo, si preoccupa per la salute di Sh e cioè al suo rapporto con gli allucinogeni.
Mi è piaciuto molto quel momento in cui, alla scoperta che O’Ghallager è stato reso meno “efficiente” da Sh, prima dello scontro a fuoco, con della psilocina, di fronte ad un John incupito per l’ipotesi che il consulting abbia portato con sé delle sostanze stupefacenti, l’altro nega, particolare suggestivo, addolcendo lo sguardo. Questa espressione di Sh che tu hai voluto accendere in lui, momentaneamente, è, per me, un significativo segnale con cui, forse inconsapevolmente, Holmes comunica al suo “conduttore di luce” che, ora, accanto a lui, non c’è più bisogno dell’oblio della droga. Lo dico da johnlocker che cerca in un testo, dove ci sono i due di Baker Street, qualsiasi indizio che possa far riferimento a quello che potrebbe essere, e secondo me lo è, il vero volto
dell’ “amicizia” tra loro.
Intanto aggiungi “dell’altra carne al fuoco” e ci fai assistere alla scena di Gwen che, in biblioteca, scopre una vecchia foto e viene avvicinata da Desmond.
Il mistero s’infittisce. Brava.
P.S. “…schiopparono in alto…”: in un testo che si legge con fluidità e soddisfazione anche per l’accurata scelta lessicale, la mia attenzione, un po’ maniacale a questi aspetti tecnici, si è soffermata sul verbo che ti ho riportato. Se posso essere sincera, in un pezzo del genere lo trovo fuori posto perché, ripeto, il resto è privo di concessioni dialettali, giustamente, e la forma che hai riportato (“schiopparono”), invece, è usata in un paio di aree regionali dell’Italia Centrale ed in certe espressioni vernacolari settentrionali. Non è che sia errata, dunque, ma, anche nella corrente lingua italiana, lasciando perdere i dialetti, è ritenuta “antica”. Trattandosi qui di un testo che si riferisce a realtà dell’UK, il vocabolo che hai usato non s’inserisce nel contesto anche per motivi geografici. Mi sono permessa di dirti queste cose perché la tua storia si caratterizza per il linguaggio appropriato e la correttezza preziosa delle scelte lessicali: un cristallo su cui anche una piccola imperfezione può risaltare e disturbare molto; (modalità di “adoratrice” della lingua italiana che si crede onnisciente: off).
Invece, vedi che sei in grado di produrre frasi veramente efficaci e curate, ad esempio: “…Una macchia purpurea continuò a insozzare il pregiato tessuto…”. Ovviamente non è l’unica…

Recensore Master
23/03/20, ore 17:20

Un capitolo molto forte, ma non tanto per la rudezza del linguaggio, che, comunque non mi sembra troppo disturbante, quanto per la tensione che si fa via via pesante ed angosciosa fino ad arrivare alla fine del testo. È un testo, questo, in cui rappresenti varie situazioni, a parte l’inizio in un 221b irriconoscibile a causa delle tensioni tra i tre occupanti l’appartamento, che si svolgono in un ambiente, quello di Cloverfield Manor, dove i sentimenti e le reazioni sembrano davvero adeguarsi all’atmosfera tetra ed inquietante del luogo.
Giunti alla fine del capitolo, si rimane in sospeso, cercando d’indovinare, preoccupati, a chi appartenga quel sangue sul prato dopo il duello "al primo sangue". Ciò che sconcerta ulteriormente è, inoltre, l'inquietante atteggiamento di Sh che coinvolge, senza esitazioni, John in una situazione alquanto pericolosa ("...«Saprebbe colpirla nell'occhio anche a dieci metri di distanza...").
Hai rappresentato quest'ultimo come in trance, completamente incapace di fermare lo svolgersi dell'assurdo accadimento.
Mi è piaciuto molto il modo in cui hai rappresentato la fredda determinazione di Sh nell'introdursi nel gioco di botta e risposta tra i presenti, facendo sì che una normale battuta di caccia diventi un allucinante duello tra uomini, di cui uno è l'attonito John.
IC, sicuramente, l'apparente follia del comportamento del consulting che, senza dubbio, ha un piano ben preciso che riguarda la soluzione del caso.
Secondo me, Sh è molto contrariato dell'attrazione tra il suo coinquilino e Gwen e potrebbe essere che una piccola vendetta se la stia organizzando, se non altro facendo passare un brivido a John. Il tutto, però, senza perdere di vista la soluzione del caso.
La costruzione del personaggio di John, per ora, non mi sembra sconfinare eccessivamente nell’OOC, del resto abbiamo visto nell’ultima Stagione le distorsioni con cui l’hanno caratterizzato i Mofftiss.
La relazione tra Watson e Gwen procede, intanto, verso un’aperta e reciproca intesa e questo, secondo me, non fa altro che far assumere a Sh atteggiamento inquieti ed indagatori.
Nello svolgersi del capitolo ritrovo la tua scrittura agile e coinvolgente.
(Recensione modificata il 23/03/2020 - 05:20 pm)

Recensore Master
12/03/20, ore 22:27

Nella parte riguardante Gwen al supermercato, fai emergere, in maniera sempre più netta, la sua complessa personalità. Una delle sue caratteristiche più particolari è la sua acuta sensibilità e permeabilità nei confronti di ciò che la circonda, anche dal punto di vista dei sentimenti. E sono questi che dominano la sua "esplorazione" al supermercato: non sono infatti i biscotti e la scelta del tipo che più possa soddisfarla a richiamare la sua attenzione ma è John che dilaga nei suoi pensieri. John e quello che è rimasto in sospeso tra loro, i cui contorni si stanno facendo più definiti. Evidentemente, si è accesa tra loro un'attrazione speciale e nessuna confezione di biscotti, anche la più colorata e promettente, può distogliere la mente ed il cuore della ragazza da quel pensiero fisso.
Come al solito non mi deludi dal punto di vista stilistico e, per esempio, ci regali una panoramica molto dettagliata delle varie confezioni di biscotti, descritta con la tua caratteristica, lucida precisione (“…Crawford's Garibaldi…Mr.Kipling'sViennese Whirls…McVities Rich Tea…Cadbury Biscuits”).
Che John Watson sia diventato un pensiero più che ricorrente, anche in situazioni apparentemente lontane dai problemi sentimentali, come questa al supermercato, lo esprimi in un geniale gioco di parole in cui, da una marca di biscotti (“Maryland's cookies”) arriviamo sorprendentemente a Mary. Davvero intrigante
e suggestivo quel momento che vede una semplice trasformazione linguistica diventare, nella mente di Gwen, fonte di “ una nuova catena di pensieri”, sempre afferente a John, che puntano allo stesso, quasi maniacale obiettivo: capire a fondo tutto ciò che riguarda Watson.
L’arrivo provvidenziale di Martha Hudson stempera un po’ la tensione che porta Gwen ad un’inquietudine pressante e sul punto di esplodere. L’apparente svagatezza della signora alleggerisce sicuramente l’atmosfera ma, ripeto, è apparente. Infatti la ritrai in grado di capire ciò che turba la ragazza in un modo così evidente (“…L'amore è sempre importante…”) e le sue parole colpiscono il segno solo che Martha crede che sia Sh la causa del turbamento di Gwen e questa si sente travolta da qualcosa di strano. Nega, soprattutto a se stessa. E se la signora Hudson, nell’aver preso una cantinata in quel senso, avesse ragione, non nell’immediato…
La scena seguente è dominata da John che stringe tra le braccia la piccola Rosie ed ho trovato particolarmente tenera ed efficace l’immagine del papà che inala con affetto il profumo dei capelli della bambina, quasi a fare il pieno di tenerezza e d’innocenza, prima di buttarsi a capofitto in un’ennesima avventura con Sh.
Gwen lo segue e prevedo che l’accoglienza di Holmes forse non sarà tra le più calorose, perché le brillanti deduzioni del consulting, unico al mondo nel suo genere, sicuramente sonderanno, senza pietà, ciò che sta succedendo tra la ragazza e John. E John non è terra di conquista ad opera di altri.
Avvincente, intrigante. Brava.

Recensore Master
11/03/20, ore 22:52

Apre questo capitolo una definizione del legame tra John e Sh che ho trovato molto originale e davvero pertinente con l'argomento.
Infatti mi trovi perfettamente d'accordo quando definisci "un piacevole bagliore" che aveva illuminato il buio della solitudine di Sh, la presenza di John nella vita del consulting e "troppo indefinito ed atipico per essere etichettato con comuni termini di definizione" il loro rapporto. Vero, condivido pienamente la tua posizione nel trovare il significato preciso di ciò che tiene uniti i due del 221b.
L'equilibrio, però, è ora turbato dall'influsso che Gwen ha su Watson. Infatti, la parte centrale del capitolo, è dominata dalla visita che Sh fa, da solo, a Cloverfield Manor, senza l’uomo che, altra tua geniale definizione, costituisce, nelle sue uscite per occuparsi di qualche caso, quasi una sua “protesi”.
Sh, dunque, mentre John è rimasto al 221b, arriva nel luogo indicatogli dalla cliente, Fiona, se non erro.
Qui ci accoglie la pittoresca figura di Dwaine O’Ghallagan, che bene s’inserisce, con la sua particolarità, nell’atmosfera inquietante della proprietà che, pur nella sua bellezza naturale, suscita a Sh molte domande inespresse. Apro una parentesi, perché ricordo piacevolmente questo particolare, e penso che la tua idea originaria, cioè il “modello umano” cui riferirsi per le fattezze da immaginare per quell’uomo, sia stata proprio l’identificazione di Dwaine con Kristofer Hivju, il Tormund di “Game of Thrones” in quanto mi viene in mente l’immagine che avevi abbinata al testo in precedenza. La sequenza d’immagini e di atteggiamenti dei personaggi, e cioè Sh, O’Ghallagan e, in seguito, la moglie, è veramente avvincente e rivela una tua solida capacità di ritrarre le figure di chi sta in scena con tocchi di una profonda ed attenta osservazione che ne coglie l’aspetto essenziale, non solo fisico.
Ciò è valido anche per gli ambienti.
Infatti, per esempio, cito la seguente frase: “…La luce, filtrata da gigantesche vetrate circondate da una possente intelaiatura, rifletteva sull'onnipresente pulviscolo galleggiante…”. Ecco, un tuo grande pregio è, in parole semplici, scrivere bene, con una scelta lessicale che denota approfondimenti letterari e, come ho già osservato, acuta capacità d’osservazione. Ho scelto queste parole, tra le tante, perché, ai miei occhi di lettore, è come musica alle mie orecchie, tanta è la precisione nel descrivere un particolare d’ambiente che poteva anche essere tralasciato, ma che diventa complemento prezioso, assieme ad altri, nel preparare lo scenario in cui si animano le vicende.
Ritrovo, piacevolmente, la citazione del “fantasma di Pepper” che mi riporta, come annoti tu, a “The Abominable Bride”, in cui viene, appunto, usata un’illusione ottica del genere, per far credere all’esistenza del fantasma di una donna, in abito da sposa. Lo accolgo come un positivo riferimento IC.
Nella terza ed ultima parte del capitolo, lasciamo Sh a Cloverfield Manor perché ci richiami al 221b, dove John e Gwen hanno un “incidente” che rivela qualcosa di particolare, nell’aria già da tempo, comunque.
Lei ne è attratta naturalmente, e sente che, anche per lui, sta succedendo la medesima cosa. La ragazza percepisce che Watson, dietro quella sua aria apparentemente innocua e pacifica, nasconde una propensione per ciò che non è normale, come Sh, come lei.
Finora uno dei capitoli migliori.

Recensore Master
10/03/20, ore 21:48

L'inizio del capitolo mi riporta nostalgicamente all'atmosfera magica del 221b: c'è uno Sh annoiato ed in astinenza di casi da risolvere che possano competere con la sua eccelsa capacità investigativa (“…Monotono!…”) e c'è un John che vigila sul consulting, pronto all'attacco ("...gonfiò il petto e corrugò la fronte...").
Hai rappresentato, con uno sguardo attento all'IC, il quotidiano battibeccare dei due protagonisti; così ritroviamo l'eterna guerra per le sigarette, l'agguato della noia di Sh che può costituire un serio elemento destabilizzante nell'andamento, già "sui generis", di Baker Street.
È molto IC anche quella compulsiva ricerca delle sigarette da parte del consulting, vista, per esempio, in THOB, di fronte all’impertubabile pazienza di Watson.
Non mancano le intrusioni della signora Hudson, che portano sempre una nota di svagata civetteria; molto piacevole quella scena in cui John si predispone ad aprire teatralmente la porta dell’appartamento, allertato da un discreto bussare, sperando che sia un cliente ed ecco che compare Martha che accompagna una donna. Azzeccata la “scannerizzazione” che Sh compie su di lei, anche questo tratto caratteristico del consulting. Il caso che viene sottoposto dalla sconosciuta ai due di Baker Street si presenta subito come interessante, arricchito ulteriormente da un tocco di sovrannaturale identificato nella “banshee”.
Ma, in quest'atmosfera di sherlockiana consuetudine, reintroduci un elemento che la perturba: tra John e Gwen sta succedendo qualcosa.
Lo scenario in cui esprimi ciò, in questo capitolo, è l’ “University College Hospital” in cui è ricoverata la ragazza. Molto ben intessuto lo scambio che hai ideato per colorare di nuove sfumature il trovarsi del medico e di Gwen. Tra di loro fai scorrere la fiducia reciproca, l’interesse per lati non ancora noti del carattere di ciascuno, per esperienze che coinvolgono entrambi, come la conoscenza di Sh che ha, ovviamente, un peso diverso: John ne ha note le varie sfumature di comportamento, per Gwen, invece, è qualcosa d’inquietante e di sconosciuto, anche se, con la sua dote particolare, l’empatia, riesce a cogliere istintivamente determinati aspetti.
Un complimento ancora per il tuo saper scrivere.

Recensore Master
08/03/20, ore 23:54

In questo capitolo hai lasciato spazio ad un momento significativo tra Gwen e John. Sicuramente stai seminando tra loro qualcosa che porterà a degli sviluppi, ma per ora si percepisce un interesse reciproco che si rivela dallo scorrere spontaneo e reciproco di qualche confidenza riguardante il passato. Ecco, per quanto riguarda John, comparire, indirettamente, attraverso le parole del medico, la sorella Harriett. Un personaggio, questo, secondo me, ricco di potenzialità narrative che, invece, nello “Sherlock” dei Mofftiss è stato solamente per pochi attimi sotto i riflettori di scena e solo, come qui, in modo indiretto, mediante il racconto del fratello.
Qui non compare Sh, non s’intrecciano complicazioni e la lettura diventa rilassante e riposante dopo la convulsa e pressante atmosfera adrenalinica del capitolo precedente.
Tutto è tranquillo, forse anche perché non c’è Holmes, e così sfrutti l’occasione per mettere John al centro della scena, facendone risaltare i lati più amabili del suo carattere certamente non semplice.
Infatti con Gwen rivela la sua pazienza, la sua profonda umanità, la sua innata propensione ad occuparsi degli altri (“…con la sola presenza, era riuscito a colorare le giornate…”). E scaturiscono tra i due delle confidenze circa le figure delle sorelle, che li trovano accomunati in un sentimento di rimpianto e di delusione circa il non aver fatto abbastanza. Quello che tu rappresenti, dunque, è un avvicinarsi tra i due, un gettare un ponte tra le loro esperienze di vita che, come accanita johnlocker, temo provocherà qualche problema rispetto all’equilibrio di relazioni al 221b.
Dal punto di vista dello stile ti trovo sempre precisa, corretta e curata nella forma. Non ci sono banalità espressive ed un’armonia tra le varie battute del dialogo che rivelano la tua attenzione particolare e la tua capacità di mantenere il testo proporzionato.
Mi spiego meglio: sinceramente, secondo me, le parti dialogiche con interventi troppo lunghi finiscono per essere noiose. Qui, da te, non succede.

Recensore Master
08/03/20, ore 23:26
Cap. 9:

Il capitolo inizia con un’immagine estremamente positiva di Sh che, percependo di essere sulla buona strada per la risoluzione del caso, si mostra elettrizzato, entusiasta…Sono veramente delle belle immagini queste che ci proponi, rispondenti alla caratterizzazione che i Mofftiss hanno proposto nel loro “Sherlock”.
Indubbiamente l'adrenalina scorre a fiumi in questi capitolo.
Si va, come ho scritto sopra, da quella che accende la mente di Holmes, creando un clima positivo per il susseguirsi di felici deduzioni circa l’individuazione del colpevole, all’atmosfera carica di angoscia e d’inquietanti interrogativi che attende Sh e John al loro rientro a casa. E si fa chiara e minacciosa l’ipotesi che Gwen sia in un mortale pericolo.
L'inquietante Hackney Carriage che attende sotto casa è una sfida che Sh accetta, ed anche questo è un particolare IC che ritrovo con piacere.
Il buio magazzino in cui Sh ritrova Gwen, prigioniera di filo spinato reso micidiale dal veleno, diventa il perfetto scenario per un’ “esibizione” magistrale del consulting. Qui l’hai ritratto, ancora una volta, caratterizzato da gesti ed atteggiamenti che mi richiamano alla mente la vera essenza del fantastico personaggio BBC. Per esempio, veramente efficace il modo con cui ce lo presenti mentre studia la bomba ed il congegno che la collega con il timer, oppure quando sembra non preoccuparsi dello stato pietoso in cui si trova la ragazza ed invece, poi, comprendiamo che ha affidato le sue azioni alla sua formidabile razionalità (“…Ero impegnato a pensare…”). Molto coinvolgente il susseguirsi di colpi di scena che vanno dal terrore che la bomba scoppi, alla comparsa di un pericoloso sconosciuto che ferisce Gwen fino al consolatorio arrivo a sorpresa di Lestrade.
Un susseguirsi di immagini e sensazioni che caricano di tensione ciò che racconti. E siamo convinti che si possa arrivare alla fine del capitolo nella speranza di poter liberare un respiro di sollievo. Ma ci sbagliamo perché ci si accorge che non è ancora finito il clima di tensione.
Infatti, secondo me, il momento più forte di questa catena di avvenimenti elettrizzanti deve ancora arrivare.
L’ondata di angoscia che si credeva finta, in effetti, dilaga nuovamente, questa volta all’ospedale, quando, nella stanza della ragazza ferita, entra un’infermiera che si rivela un’assassina (“…Infilò la mano nella tasca dell'uniforme…”).
Un momento di altissima tensione che tu hai descritto efficacemente centellinando i movimenti e le parole della pericolosa sconosciuta.
Un capitolo movimentato in cui si ha la soluzione del caso che ha impegnato i due più “una” di Baker Street.