Recensioni per
Cavia n 32557
di T612

Questa storia ha ottenuto 32 recensioni.
Positive : 32
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/06/20, ore 14:47
Cap. 6:

Che pugno nello stomaco, questo capitolo.
Nella prima parte mi sono quasi venute le lacrime agli occhi. La strada di Bucky sembra segnata, la coscienza mezza a tacere davanti alla necessità e alla responsabilità. Di fronte al suo sacrificio, ammetto che mi fa rabbia l'atteggiamento di Steve. Mi pare di capire che lui non collabori al mantenimento della famiglia; è gracile e malaticcio, è vero, ma se non si tira indietro davanti alla rissa, beh... un po' di collaborazione.
È davvero bello come hai reso questa parte. Realistica, profetica in un certo senso, e toccante.
Nella seconda parte, mi si è stretto lo stomaco al pensiero della paura patita da Bucky. In realtà è tutto il contesto che mi fa star male, perché comunque si innesta su una realtà che sembra un incubo.
Bucky è sano e forte, ed è proprio questo a 'fregarlo', a riservargli la sorte peggiore.
Capitan America è ancora un miraggio. Non sa che chi è, non sa cosa aspetta lui in questa strana sperimentazione.
E infine il Soldato d'Inverno che, attraverso il dolore, riscopre la propria umanità. Non si 'riconosce' con l'umano, ma è lì, non se ne è andata.
Una parte di me è sempre curiosa di tutto quello che potrebbe aver passato durante la prigionia, la sperimentazione, gli anni trascorsi come Soldato d'Inverno... un'altra ne è terrorizzata.
Bene, sei riuscita a suscitare sia interesse che terrore. ^^'
È un capitolo intenso e scritto molto bene. Mi ha messo un po' di inquietudine addosso. ^^'
A presto. ^^

Recensore Master
27/06/20, ore 22:07
Cap. 6:

Questa parola era davvero difficile secondo me ma ancora una volta mi sei piaciuta un sacco. Nel primo paragrafo mi è piaciuto il fatto che fosse simbolica e si riallacciasse al fatto che la vita di Bucky è un inferno, però principalmente voleva mostrarci come Bucky sia un 'peccatore', un criminale e che questo inferno di vita lo stia contaminando e corrompendo sempre di Bucky. Bello, complimenti.
La seconda parte, che dire? Il riferimento ai campi di concentramento probabilmente era doveroso e sei riuscita a rimanere coerente con la Storia (quella vera, del nostro mondo) e allo stesso tempo verosimile con Zola. L'ultimo paragrafo mi ha sorpreso un sacco, non me lo aspettavo, eppure è vero! Perché non ci ho mai pensato? Il braccio è di metallo, sarà stato forgiato in qualche modo! L'ultima frase stupenda.
Bellissimo capitolo, a presto ^^ e grazie per questi aggiornamenti rapidi!!!!

Recensore Master
24/06/20, ore 20:29

E rieccomi!
Parto con un'osservazione tecnica: rassvet è una parola che in russo, a parer mio, si adatta ancor meglio a quanto descritto da te, per il semplice fatto che non indica precisamente l'alba... o meglio, vuol dire alba, ma letteralmente significa "prima della luce"; quindi, di fatto, il momento sospeso che precede il sorgere del sole. E come concetto lo trovo molto calzante, per qualcuno costantemente bloccato sul confine tra ombra e luce.
Dopo questo inizio di etimologicamente spumeggiante, torno alla storia :')

Sono rimasta piacevolmente sorpresa nel trovare uno sprazzo di spensieratezza nella sezione solitamente dedicata alla guerra e, di conseguenza, ai pensieri più cupi di ogni capitolo. Non perché quelli dell'adolescenza o del Soldato d'Inverno siano più allegri, ma perché nel passaggio mediano trovo sempre il James più consapevole di se stesso, più analitico e cinico nel valutare la propria situazione con logica ferrea... qui invece c'è la sbornia di una giovinezza rubata e sbattuta su un campo di battaglia a bruciare prima del tempo, e l'ho letta con un senso di rivalsa per ciò che purtroppo non può più essere, non nel tempo e nel luogo in cui vive ora James, ma che comunque lu iriesce a rivendicare per una notte.

"Di certo lui non ringraziava il proprio fucile a missione compiuta". Ecco, questa frase racchiude in sé la totalità dei processi mentali di James i nquesto frangente della sua vita: macchina, semplice macchina che esegue il proprio compito.
E rieccola, lei, tra le righe, nascosta dietro un nome più grande di lei che non ha mai rivendicato... mi è molto piaciuto il modo in cui l'hai inserita all'ombra del suo soprannome – anzi, del soprannome acquisito da lui di riflesso, immagino, a causa di Natasha. E quel riferimento all'alba dell'era dei miracoli... davvero ben inserito, se si considera l'insistenza della propaganda sovietica sull'immagine dell'alba e del "radioso avvenire"; e di conseguenza perfettamente verosimile se pronunciato dai capi di James in accezione così trionfalistica. Sono le piccole accuratezze che mi fanno gongolare :')
Il conflitto tra James e il Soldato d'Inverno, in questo sdoppiamento praticamente fisico, è sempre da brivido, e amo le immagini che crei di volta in volta, davvero.
E detto questo, non posso che attendere il seguito, (e sono contenta che il consulto russista ti sia stato utile nell'assegnazione dei titoli ;)

Alla prossima, spero al più presto,

-Light-

Recensore Master
24/06/20, ore 20:05

Toc toc? Sì, sono io per il secondo round recensivo (?)!

Si inizia così, con un maglio nel petto? bene, dovevo aspettarmelo... poche cose sono più strappalacrime della notizia di un decesso di un caro malato, e questa scena non fa eccezione.
Solo che James ha diciassette anni... e non è troppo grande per piangere, non lo è affatto, nonostante i dettami dell'epoca lo imponessero e quelli odierni ci provano ancora, ad esigerlo. A diciassette anni si è in mezzo tra adolescenza e maturità puramente ufficiale, quando dentro si rimane ragazzini più o meno cresciuti (non a caso, in passato, il diritto di voto in alcuni paesi occidentali si aveva a venticinque o ventun anni, il che la dice lunga su quanto -pochi- siano diciotto, figuriamoci diciassette).

Mi è piaciuto il secondo collegamento che hai creato con la "generazione del '17", che fa tanto generazione perduta hemingwayana tristemente ripetuta nella storia del Novecento... tutte riflessioni verosimili, sul campo di battaglia e che ben si adattano a una mente come quella di James, che la morte ce l'ha sempre in sordina e in controluce nelle volute cerebrali, quasi che pensandovi abbastanza sia possibile esorcizzarla del tutto e renderla familiare.

Da linguista, non posso che approvare la decimazione delle parole. Vi è nel nostra ambito la questione di lana caprina "sono le parole a plasmare il pensiero o viceversa"? la risposta è come sempre nel mezzo (o agli estremi, a seconda del partito preso), ma è indubbio che riducendo il vocabolario di qualcuno in modo forzato si vadano a inficiare anche i processi neurologici e di associazione del pensiero, rendendolo di fatto molto più influenzabile e malleabile, oltre che limitatamente pensate. Un'arma a doppio taglio, in effetti. Presumo quindi che queste diciassette parole siano quelle che innescano un'effettiva risposta neuromuscolare in James (mi riesce difficile immaginare che si rivolgano a lui usandone così poche, escludendo il periodo di ricalibrazione cerebrale intensiva), e direi che l'utilitarismo sovietico è lampante nella loro scelta.
Ed eccola, Natasha... nel più tragico dei frangenti, ma eccola! Sapevo che avrebbe fatto capolino, prima o poi <3

Un altro capitolo decisamente accattivante, e finora quello che mi è sembrato più originale nel ricollegare le parole d'attivazione al vissuto di James.
Continua così <3

-Light-

Recensore Master
19/06/20, ore 21:04

Molto bello questo capitolo. In particolare ho amato i primi due pezzi. Il primo perché c'era una cura nelle parole, nello stile, nelle immagini che hai creato molto bella, era come un film e ho visto tutte le scene con una chiarezza spaventosa. Adoro. Come sei riuscita a trasmettermi il senso di 'domestico'. Come sei riuscita di nuovo a trasmettermi il lutto di Bucky. Il fatto che sia tutto sulle sue spalle. E soprattutto per quella stoccata finale su Bucky che non merita un momento di tregua: proprio bello e la parola inferno messa lì accanto ci sta benissimo.
Della seconda parte ho adorato che ci hai raccontato del Bucky che balla, che si diverte, che le conquista tutte e le perde tutte. Quel Bucky che in the first avenger appare poco ma che secondo me merita approfondimenti e qui tu ce lo hai descritto così bene! La terza parte invece mi è piaciuta tantissimo per una frase che hai scritto: Il soldato d'inverno è bravissimo con le armi... Eppure a cosa servono contro i suoi demoni? Bellissima considerazione! E com riassumere al meglio Il soldato d'inverno: uno dei PG più potenti in assoluto (riuscire a sopravvivere alla tortura che l'ha reso ciò che è non è per nulla indifferente) eppure uno dei PG più scissi internamente.
Unica nota: passi spesso dal tempo presente al tempo passato. Io sono la prima a fare questi errori, i tempi verbali sono il mio più grande tallone di Achille. E quindi ehi, magari non è nemmeno detto che ho ragione. Ma volevo farti notare qualche frase come esempio:
James ride da solo [...] La sera prima era ridotta ad un’ombra sfocata nella propria memoria (è ridotta... È ancora ridotta così anche ora nella sua memoria), anche se ricordava (ricordava quindi ora non ricorda più?) – sapore ben diverso da quello che avvertiva ora (avverte... È lo stesso momento) [...] mentre inciampa sui lacci...
Scusami per la nota. Forse ho sbagliato io, forse non ha importanza. Ma siccome sbaglio sempre i verbi da quando sono piccola un prof mi disse una volta di leggere le frasi solo con i verbi così il resto non mi distraeva e vedevo subito l'errore... E quindi mi è rimasta un po' questa cosa e ora quando leggo un testo i verbi per me sono sempre un po' evidenziati al neon.
Comunque capitolo bellissimo e ho adorato come hai usato la parola, prima in senso letterale e poi alla fine in senso metaforico che ci sta davvero benissimo.

Recensore Master
19/06/20, ore 16:17

Questa associazione mi sembra più labile, meno incisiva, ma le cose bisogna viverle per capire il peso che hanno si ciascuno. Il giovane Bucky inquieto e cresciuto troppo in fretta sembra così lontano dal soldato in licenza che, dopo una notte di bagordi in terra straniera, ride e si sente vivo, nonostante tutto.
Due albe impresse nella memoria per ragioni note solo a lui (nel primo frammento ho ipotizzato che si ricolleghi a un lutto. Forse è morto il padre? Nel secondo... beh, credo che chi vive una guerra si chieda spesso perché 'proprio lui' è vivo mentre tanti altri sono morti).
E arriviamo al Soldato d'Inverno, che si percepisce oggetto, ma che allo stesso tempo "cerca" un contatto con la sua parte umana, con James, ancorato in fondo alla sua mente, una presenza meno fastidiosa di quanto era all'inizio.
E qui devo farti due domande perché non so come interpretare quello che hai scritto.
"quel brivido caldo che avvertiva sul fondo della pancia ogni volta che il suo nome veniva associato alla dinastia defunta dello Zar" a cosa ti riferisci?
Da qualche parte ho letto di una discendenza della Vedova Nera da un ramo della famiglia Romanoff, e ovviamente so che i due hanno avuto una relazione. Quindi devo intenderlo come allusione a quell'episodio?
La seconda avrei dovuto chiedertela due capitoli fa, ma m'era passata di mente: "a sfilare il carboncino dalle dita del fratello", quindi questo Steve non è il futuro Cap, giusto? Oppure è un appellativo dovuto al legame tra i due? Da qualche altra parte ho letto che James aveva altri fratelli oltre a Rebecca... ma ci sono troppe varianti nei fumetti, quindi non mi avvicinerò mai per davvero, anche se sono curiosa. >.<
Scusa tutte queste domane e complimenti per questo nuovo capitolo.
Alla prossima. ^^

Recensore Master
15/06/20, ore 11:53

Adoro come riesci a trasmettere la sofferenza di Bucky attraverso brevi immagini del suo passato, come a dire che, Soldato o non Soldato, anche prima non se la cavasse per nulla bene. Adoro come mi trasmetti queste emozioni senza impietosirmi, ma convincendomi sempre e trasmettendomi il realismo, la forza d'animo di Bucky, la crudeltà della sua vita e questo senso di 'ineluttabilità', questa sensazione che nonostante Bucky sia forte, bravo, intelligente, nonostante si adatti a tutto, la vita è troppo crudele.
Mi piace molto il tuo riferimento al fatto che le parole del Soldato sono pochissime: per controllare qualcuno, la lingua è una delle prime strade da intraprendere, e anche 1984 lo insegna bene, è difficile ribellarsi se non si hanno le parole con cui tradurre il volersi ribellare. Non sceglierei le tue stesse parole, fame e cibo tutte e due le trovo ridondanti e ripetitive se si hanno solo 17 parole a disposizione, così come sete/acqua, penso che magari mancano parole importanti come rapimento, testimoni, ecc. Però a prescindere dalle parole in sè, è il concetto che passi e che mi piace molto, complimenti. Ho letto varie fic in inglese su questa scia e ricordo che una che mi aveva colpito moltissimo metteva fra le poche parole 'please' (che colpo al cuore). Comunque, ancora i miei complimenti per come riesci a rendere unica fino ad ora ogni parola e se qui dovessi scegliere il mio pezzo preferito, direi tutto quello su la classe del '17.

Recensore Master
13/06/20, ore 13:26

Non so come interpretare il numero ridotto di parole... immagino che per un programma base possa funzionare. Di certo non possedere un vocabolario impedisce di dar forma anche ai pensieri, quindi non fa una piega.
Ancora una volta i frammenti della vita precedente di James sono toccanti. Se il primo parla di un episodio doloroso ma nell'ordine naturale delle cose, il secondo contiene un'enorme angoscia. Una guerra ti toglie il senso della vita. Dove vanno a finire tutte le speranze, i sogni che avevi?
Finisci per pensare che la vita fino a quel punto ti abbia preso in giro e che finirà in un niente, nell'inutilità della tua esistenza... E tutto quello che James vorrebbe è ballare. Sembra un desiderio banale, ma esprime la sua voglia di vivere, di essere ancora un ragazzo normale.
E ovviamente fa particolarmente male se confrontato col "dopo" che è ben peggiore di quello che si aspettava.
Inutile dire che mi è piaciuto anche questo capitolo, e colgo l'occasione per ringraziarti della spiegazione che mi hai dato nella risposta al commento del capitolo scorso. ^^
L'avevo detto che conoscere il fumetto è un valore aggiunto. Tra l'altro questo aspetto poco 'pulito' del suo ruolo getta una luce diversa anche sul suo destino come Soldato d'Inverno.
Alla prossima! ^^

Recensore Master
08/06/20, ore 22:14
Cap. 3:

Dopo un piccolo stacco pomeridiano, rieccomi qua!
Che dire, anche questo capitolo si dimostra all'altezza delle aspettative. Continuo ad amare molto la tripartizione "infanzia-guerra-Soldato d'Inverno": trovo che doni una letterale tridimensionalità alla figura di James, e ovviamente è fondamentale per capire come mai queste specifiche parole abbiano attecchito così in profondità nella sua psiche. Molto bella l'idea della ruggine come primo "mezzo di responsabilizzazione", ovvero il doverla evitare per il bene di Steve e collateralmente per il proprio; si evince sia la precoce maturità di James, sia il suo senso del dovere e iperprotettività verso Steve.
La sezione della guerra... c'è bisogno di dirlo? Ho un debole per questo tipo di ambientazione, quindi non posso che dirti che ho adorato tutto, incluso il collegamento nauseabondo tra ruggine, sangue e morte. Il discorso del cecchino distaccato dalla morte mi ha ricordato molto quello di Riza in FullMetal Alchemist, quindi punti bonus per avermici fatto pensare :') E anche per la spiegazione del passaggio da accendino a fiammiferi: ammetto che è una di quei "quirk" di James su cui mi sono sempre interrogata (non mi sembra tu l'abbia mai esplicitato, ma potrei sbagliare).
Infine, il paragone tra James uomo-macchina arrugginita e bisognosa di manutenzione è agghiacciante e porta definitivamente alla luce quanto lui non sia altro che un mero strumento nelle mani di un carnefice che, tra l'altro, nemmeno si cura troppo di lui. E per fortuna, aggiungo, altrimenti il vecchio e vero James avrebbe faticato ancor di più a riemergere, anche con l'aiuto di Natasha (che, a proposito, mi chiedo già se farà capolino... attendo!)
E attendo anche il seguito ;) 
Un bacione, e spero a presto,

-Light-

Recensore Master
08/06/20, ore 14:15

Ero sicura di trovare pane per i miei denti, mia giovane Padaw- no, fandom sbagliato, pardon.
Comunque, questo capitolo è stata una montagna russa di emozioni devastanti. Ci parli della casa amata di James, consapevole che ormai sia perduta, e di un James bambino già obbligato a diventare qualcun altro sotto la pressione del padre esigente e figlio di un'epoca poco tollerante verso i sentimenti, soprattutto maschili.
E poi, lo sdoppiamento, l'identificazione di James come estraneo, e il concetto di "brama" e "anelito" storpiato nel senso più terrificante del termine... brividi.
Ovviamente, adesso si continua :D

-Light-

Recensore Master
08/06/20, ore 14:01

Massalve!
Dai, che ormai sei abituata alle mie apparizioni fuori tempo.
Che dire? L'angst si prospetta brutale sin da questa brevissima introduzione, con tanto di metafore che dicono tutto e niente, lasciando per ora molto all'immaginazione, nonostante sappiamo benissimo che metodi abbia usato l'HYDRA per costruire il suo "mostro perfetto". Ciò che non sappiamo è la dinamica esatta e appunto i ragionamenti e connessioni logiche volti a rendere docile Barnes. E sono curiosissima di scoprire che idee hai al riguardo... poi, vedendo la commistione di lingue, hai gettato un'esca che non posso ignorare... ma sopprimerò il mio lato prepotentemente crucco e sovietico affetto da pignoleria :')
Passo al prossimo, carissima, e chapeau.

-Light-

Recensore Master
06/06/20, ore 10:01
Cap. 3:

La terza parte è meravigliosa. Di questo capitolo mi è piaciuta tantissimo la cura che hai usato nell'usare la parola ruggine, come hai scavato a fondo per darle questo significato così importante. In particolare nella seconda parte, quella sulla seconda guerra mondiale, mi è piaciuto un sacco come hai accostato la ruggine al sangue e alla morte: davvero bello e ci sta tutto. Ma appunto è la terza parte quella che mi ha colpito di più: questa ruggine metaforica che dici che si sta depositando sul soldato, sull'arma. E la adoro perché da un lato trovo bello come hai sviluppato il fatto che il soldato lo sa che qualcosa in lui non va e la metafora della ruggine crea una bella immagine con questo concetto di 'imperfezione'. Dall'altro lato: lui è un'arma, un oggetto, non un essere umano. E quindi arrugginisce. Come ricordarci bene la deumanizzazione di Bucky con un'immagine così semplice. Complimenti e alla prossima ^^

Recensore Master
05/06/20, ore 19:26
Cap. 3:

Scopro solo ora questa storia e, wow! La sto adorando!
Per quanto i Russo abbiano detto che non c'è una ragione dietro alle parole del codice di attivazione, trovo che un qualche contatto logico tra la parola e i ricordi o le emozioni debba esserci per forza. Altrimenti non "attecchirebbero".
Detto questo, amo il modo in cui stai delineando la trasformazione di Bucky.
Tra i brandelli di passato che hai descritto fin qui, ho trovato particolarmente bello il primo di questo capitolo: il bimbo di otto anni che viene responsabilizzato e rinuncia a giocare sulle giostrine, impara a rammendare da sé gli abiti... è uno spaccato di vita molto realistico, per quegli anni o, almeno, per come li immagino.
Un'altra cosa che sto apprezzando è come nelle tue "torture" fino a qui, non ci sia la brutalità selvaggia e illogica che ho trovato spesso nelle fanfiction e che, pur avendo un suo fascino, trovo poco realistica considerando che Bucky doveva avere un certo valore rispetto ad altre cavie data la sua resistenza e i costi effettivi dell'impianto a cui è stato sottoposto.
Mi sta piacendo anche la sterilità con cui accenni a questi esperimenti, come se James non fosse un essere umano, nemmeno un animale, ma solo un oggetto.
Per non parlare della percezione di sé e dell'"altro" che ha il Soldato, che è molto vicina a quella che ho immaginato io stessa.
Si sta rivelando una lettura molto interessante e attenderò i prossimi aggiornamento.
Tra l'altro, se ho capito bene, tu conosci pure i fumetti. Credo sia un valore aggiunto date le molte lacune dei film (e per quanto il canon sia lontano dal mio shippare Bucky con Steve).
Per quanto riguarda la forma, ho apprezzato il tuo stile pulito, privo di fronzoli, ma molto chiaro ed efficace. Ti devo però segnalare due cose: la prima è il termine "sicario", che hai usato in modo improprio, suppongo al posto di "cecchino" (tra l'altro tempo fa avevo letto un approfondimento sul fatto che per diventare cecchini la selezione fosse fatta all'inizio dell'addestramento e che fosse più lungo di quello sostenuto di base dalle nuove leve, quindi Bucky avrebbe da subito assunto questo ruolo... so che la storia nel fumetto è tutt'altra).
L'altra cosa è che ho notato la mancanza di qualche apostrofo.
Scusa se mi permetto di fare la precisina su questi dettagli, ma in un testo così buono, saltano agli occhi.
Alla prossima. ^^

Recensore Master
03/06/20, ore 17:41

Prima di tutto mi piace come in questo capitolo tu abbia scelto di dividere la storia in tre momenti e in ogni momento risalta un diverso Bucky.
Se il primo capitoletto mi era piaciuto pur nella sua cortezza, in questo sei riuscita a sbattermi al tappeto con ogni paragrafo. Sto ancora decidendo quale sia la mia parte preferita – penso l’ultima, quella in cui il Soldato cerca di cacciare James e tornare a regnare come unico inquilino del proprio corpo. L’ho amata perché ho amato come hai reso l’idea di queste due entità che coesistono nello stesso involucro e perché le descrizioni che hai usato, il modo in cui hai deumanizzato il suo il suo corpo… mi hai semplicemente conquistata.
Ma anche le altre due parti mi sono piaciute tantissimo, soprattutto perché in così poco spazio sei comunque riuscita ad infilare spaccati di memoria che hanno arricchito il background di Bucky e di James. Da una parte la morte della madre, il suo doversi mostrare forte per Steve e Rebecca, ma anche perché suo padre sia fiero di lui – e poi la morte del padre stesso, le scuse che ha posto alla sua tomba. E dall’altra la guerra e la paura di James. Ed è tutto così canonico e così doloroso.
È tutto perfetto per Longing.
Tra l’altro hai uno stile meraviglioso, le immagini che dipingi sono vive e graffianti e non vedo l’ora di leggere il terzo capitolo.

Recensore Master
28/05/20, ore 14:59

Non avevo ancora mai letto una tua storia, avevo dato un'occhiata perché comunque scrivi su uno dei miei personaggi preferiti in assoluto, ma alla fine sono pigra e non esco molto fuori dalla zona di comfort della mia ship. E ora mi dispiace non averti dato prima un'occasione, perché il tuo stile è davvero molto bello. Il primo paragrafo credo sia il mio preferito, tutto sei riuscita a farmi sentire di Bucky, le sue emozioni, il suo dolore, poche righe e mi hai tratteggiato un personaggio canonico, realistico, a tutto tondo, vivo. E l'immagine iniziale, dello spogliarsi della propria pelle: bellissima. Ho amato le parole che hai usato per descrivere il corpo di Bucky: ossa rotte, membra sanguinanti, pezzo di carne, ecc... Perché trasmette bene la deumanizzazione che James ha subito e per lo stesso motivo ho amato le parole con cui definivi 'Bucky' dentro il Winter Soldier: estraneo che coabita. Bellissima scelta di vocaboli anche qui. Come prima parola mi hai convinto e mi sei piaciuta un sacco ed è sempre un piacere leggere lavori così belli nel mondo delle ff. Unica piccola nota: a volte hai fatto qualche salto passando da verbi al presente ad altri al passato. Per tutto il resto, complimenti davvero <3