Recensioni per
Wolves ain't howl alone
di Saeko_san

Questa storia ha ottenuto 34 recensioni.
Positive : 33
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Veterano

A dirla tutta, la prima lettura gliel’ho data ieri sera. Non mi sono fidata delle mie prime impressioni, ecco perché ho “tardato” a recensire: ora, dopo una seconda e attenta rilettura, posso dire di aver fatto bene ad aspettare, perché ieri non ho colto molti dettagli e sfumature che invece oggi mi sono saltati subito all’occhio.
Partiamo dal principio. Questa volta è Ogihci Shirosaki ad avere la parola, l’alter-ego capriccioso di Ichigo, con alle spalle l’imponente ombra di Zangetsu (nella sua prima plateale apparizione, da vecchio). Per chi ha visto l’anime, l’attenzione ai colori che descrivi ha una rilevanza non indifferente: il mondo di Shirosaki è sottosopra, tetro, scandito da colori contrastanti e opposti alla realtà in cui il protagonista (e noi con lui) vive. Emblematica perciò la definizione che gli hai attribuito, ”sembro il negativo di un’altra persona”; spicca moltissimo anche solo mentalmente, il colore delle sue iridi. Affascinante e inquietante, Ogihci si accorge di non essere solo, perché Zangetsu è onnipresente nella coscienza di Kurosaki, proprio come lui. Ichigo è ignaro di tutto ciò che invece la sua controparte può vedere: la sua natura di Shinigami, di Hollow, di Fullbringer, di Quincy. Ecco che subito ci regali una perla linguistica, attirando l’attenzione del lettore sul concetto di “mostro”. Hai ripreso con sapienza l’arcaico concetto di “monstrum”, in quanto sì mostro ma anche meraviglioso e manifesto. L’intera realtà che Ogihci vede a colori invertiti con i suoi occhi d’oro, è mostruosa, evidente, concreta e meravigliosa. Tutto ciò che Ichigo rappresenta, è un mostro, persino chi legge (hai sfondato la quarta parete senza battere ciglio).
In quanto parte onnipresente e onnisciente di lui, Shirosaki lo critica pesantemente definendolo incapace di andare avanti da solo, bisognoso di avere qualcuno accanto. Mette così a nudo uno dei difetti più evidenti di Kurosaki, che molto presto diventerà il suo punto di forza (basta pensare allo scontro contro Ulquiorra, e alla sua trasmutazione in Hollow dopo aver sentito Orihime implorarlo di salvarla).
Ecco che ci sbatti in faccia un astio familiare: Ichigo è un Re agli occhi di Ogihci - solo io ci ho letto un’analogia con Aizen, probabilmente, che è un Re mancato - con la patetica pretesa di salvare tutti, quando in realtà a malapena riesce a salvarsi da solo. Hai messo in luce la sua arroganza senza accusarlo direttamente, facendo parlare uno dei due personaggi che hanno il diritto di farlo (il secondo è ovviamente Zangetsu, ma il suo tono sarebbe senz’altro diverso).
Infine, la rivelazione dal retrogusto amaro del dubbio: se tutto ciò che ci circonda è mostruoso, così come le persone sono dei mostri, allora forse essere mostri è la normalità pura e semplice.
Il tono di questa one shot è molto diverso da quello che hai usato nella prima. Il ritmo è molto più serrato, anche se non frettoloso: le parole sono mordaci, complice la ripetizione del termine “mostro”, che con il suono “tr” rende il testo molto più roboante. La citazione del tankobon incriminato è dilazionata lungo il testo, con la frequenza di una vocina mentale che sussurra fuori campo. Ho trovato solo un errore di battitura, quarta riga “gosservo”, ma per il resto è tutto corretto e scorrevole. La suddivisione del testo è cadenzata a pennello, perché rende perfettamente l’idea di come Shirosaki si guardi attorno e scavi nella coscienza di Ichigo. È incredibile il modo in cui tu sia riuscita a rendere importante la presenza appena accennata di Zangetsu, sottolineando poi il fatto che entrambi siano consapevoli della molteplice natura di Kurosaki. Hai sviscerato la personalità di Ichigo con facilità, dando voce ad un personaggio che non ho mai davvero capito, Shirosaki appunto.
Rispetto alla prima storia, questa ha una connotazione oserei dire quasi poetica, visionaria e a tratti malinconica. Soprattutto verso la fine, quando viene messa a nudo l’intrinseca natura del Creato: mostruosa.
Come sempre, i miei complimenti.
Ci vediamo sicuramente alla prossima.
Ti abbraccio.


R.

Recensore Master

Dobbiamo tenere vivo il Fandom e se le storie sono belle allora mi sento ancora più felice. Intanto volevo ringraziarti per avermi citato nel commento; grazie e spero che altri giungeranno a recensire le nostre storie, magari con l'ultima Saga Anime chissà...
Ma bando alle ciance, cianco alle bande, e passiamo alla recensione. Mancava proprio un capitolo Hichigo e lo ammetto... era da tanto che non leggevo qualcosa di introspettivo su di lui, qualcosa di introspettivo dal suo personale punto di vista. Se non ho capito bene c'è stata una leggera revisione a fronte delle rivelazioni successive; in ogni caso tutto fila; il senso di "sconfitta" di fronte a "Yhwach": le domande rivolte a Ichigo, rivolte al lettore; domande, frasi che ci mettono di fronte alla dura realtà; mostri, siamo tutti mostri, nel bene e nel male; l'essenza ultima di tutti risiede nell'essere mostri; un concetto che ben si sposa con la natura ferale di Hichigo.
Rinnovo quindi i miei complimenti a questa fantastica raccolta; e spero di vedere... anche il mio mitico duo.
Un abbraccio cara e alla prossima
Elgas

Recensore Veterano

In questo preciso istante mi sento travolta da una serie di emozioni diverse, che mi straziano l’anima nel bene e nel male. Il tuo ritorno nel fandom di Bleach ha un tono glorioso, una nota nostalgica che mi ricorda i bei tempi in cui abbiamo iniziato a conoscerci, su questa piazza affollata che era (ed è) questo sito. Perciò, il primo commento che mi sento in dovere di fare, è il seguente.
Bentornata.
La sezione era troppo vuota senza di te a colmarla con i tuoi mari di bellissime parole.
Passiamo alla storia.
La dedica mi ha lasciata senza parole, perché inaspettata. Hai usato il mio nome reale per dedicarmi un ricordo dolcissimo, ed è la dedica più intima e sentita che mi sia mai stata fatta da quando ho memoria. È così vera che sono rimasta a fissarla per dieci minuti buoni, ricordando i tempi in cui Bleach era un mondo da condividere ancora prima della scrittura in sé. È bello essere qui oggi, a ripensarci e ad aspettare con ansia un nuovo tuo aggiornamento. Mi mancava tutto questo, e sono fiera e felice di poter esserci ancora per parlarne insieme e riscoprire le emozioni che Bleach ci ha donato per così tanto tempo.
Hai scelto un momento devastante, un frangente doloroso persino per me che Ichimaru proprio non lo posso vedere, per aprire la raccolta. Son sicura di averla letta in passato, questa shot, ma di certo non con gli stessi occhi con cui ti sto leggendo ora. Ci hai servito il dolore di Rangiku, aprendo il suo cuore su un campo di battaglia fittizio - la falsa Karakura - scegliendo determinati istanti che qui sembrano durare un’eternità. Gin, il suo Gin è morto da doppiogiochista e traditore, senza nessuna possibilità di redimersi. È morto nell’illusione di poter uccidere Aizen (il re indiscusso dei traditori), solo qualche istante prima di poter essere salvato; Rangiku assorbe il momento ricostruendo nella sua mente veloce ciò che è accaduto, e improvvisamente ci si sente coinvolti nella storia. Ichimaru si è spento nella maniera più crudele, senza avere la possibilità di riscattarsi (non da vivo, almeno) agli occhi di Rangiku. Ci è riuscito solo quando la bella luogotenente ha realizzato la verità, sul corpo privo di vita dell’amato.
Hai reso con una dolcezza malinconica tutta la sua sofferenza: lentamente realizza e capisce, si interroga, accetta il crudele destino che è stato riservato a entrambi. Non solo a lui, perché lei sente di essere morta insieme a lui. Stupenda la speranza di perdere la voce, solo per illudersi che Gin se la sia portata via per averla sempre con sé.
Hai incastonato un pezzo del loro passato - quando Matsumoto non si sapeva difendere e Gin la voleva proteggere - in mezzo a tutto questo dolore, in modo sopraffino: non riesco a trovare una nota stonata nemmeno a impegnarmi. Tu sai bene quanto io abbia sempre odiato Gin, ma alla fine di questa introspezione (peraltro narrata in prima persona) non riesco proprio a non sentirmi infelice per il destino infame che è a entrambi toccato. E no, non solo perché Rangiku è la mia fanciulla preferita in tutto l’anime/manga, ma anche perché tutto sommato Gin avrebbe potuto davvero riscattarsi e forse avere un lieto fine insieme alla sua amata. È la prima volta da quando frequento il fandom, che mi viene da pensare a quanto Aizen sia stato meschino: ovvio che non sia una novità, ma ai miei occhi è un dettaglio non trascurabile. La tua storia mi ha fatto pensare che, in fondo, la spietatezza di Aizen nei confronti di Gin sia stata un eccesso, una dimostrazione superflua di crudeltà.
La citazione cui hai aperto la narrazione è molto appropriata, così come la conclusione. Il testo è scorrevole e cadenzato in modo da rallentare durante la lettura, per assaporare meglio il dolore che attanaglia il cuore della dolce Rangiku. La descrizione dell’assenza di colori intorno a sé, è veramente una chicca. Solo Gin acquista colore, pur avendolo in realtà perso nella morte (presumo che questo gioco stilistico sia voluto, ma anche se non lo fosse, complimenti). Mi sono ritrovata a sentire e percepire con i suoi sensi la situazione: mi è parso tutto ovattato, lento, estremamente grigio. Perfettamente in linea con la situazione. Infine, la conclusione è una stilettata al cuore, perché vi è l’accettazione rassegnata di cosa è successo, il come ed il perché. Ha accettato che Gin abbia finto di tradire e che sia morto in quel modo, a fin di bene. Nonostante questo, il dolore lo sente ugualmente e non c’è nulla che possa lenirlo.
Hai inserito diverse metafore particolarmente interessanti, come questa:
“Non saresti sembrato agli occhi degli altri una viscida serpe velenosa, ma bensì una portentosa aquila reale.
Le tue ali si sarebbero spiegate al cielo e tu saresti volato via libero; [...] e capisco che tu avevi bisogno di mordere quel bastardo con la faccia di un santo, strisciando come una biscia nel suolo bagnato.”

Infine, chiudi la one shot con la citazione canonica al tankobon. Se non è perfezione questa, io davvero non so dove altro cercarla.
È bello leggere ancora i tuoi scritti su Bleach, e non vedo l’ora di poterle leggere tutte. Mi hai restituito il Bleach eroico che tanto ho amato e amo tutt’ora, e non penso che potrò mai ringraziarti abbastanza per questo. È un inizio con il botto, una meraviglia.
Ah, dimenticavo: formattazione perfetta.
Sei incredibile.
Bentornata.

La tua fan #1, con tutto l’affetto del mondo,

Roberta

Recensore Master

No, non così... non dovevi partire così. Accidenti... ecco se dovessi immaginarmi i momenti successivi alla Morte di Gin e alle sensazioni che provate da Rangiku, direi che non potevo leggere di meglio. Anzi, questa OS si potrebbe dire una degna conclusione dei momenti immediatamente successivi a quelle ultime vignette viste nel manga durante la battaglia contro Aizen. Rangiku è disperata e la sua disperazione si respira in un totale straniamento verso la realtà; forte è la sua voce che urla tutto il suo dolore verso un corpo ormai senza vita; forti sono domamde, domande che lentamente ripercorrono il loro rapporto; fino a giungere all'essenza stessa. Rangiku e Gin sono stati felici; ma Gin non poteva trascinarla nel suo folle piano, fermare Aizen insieme avrebbe condotto entrambi alla morte e questo lui non poteva permetterlo. Si sono amati in silenzio. Ottimo anche citare la frase del volume 46.
Così un cerchio si chiude.
Non ho notato errori e la revisione è servita indubbiamente a renderla più aggiornata col tuo stile attuale.
Continua ti prego! Bleach sempre nel cuore.
Un abbraccio
Elgas

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