Carissima Camus,
lo sai, è sempre un piacere tornare da te, sarà perché come sai amo il tuo stile, sarà che le tue introspezioni rispecchiano il mio modo di vederle e dunque di ricercarle in una storia, ma io ti leggo e mi perdo in mezzo alle tue parole, alla tua poetica. Potrei quasi annegarci dentro, sarebbe dolcissimo.
Le cose sono cambiate. Konoha è cambiato, sta evolvendo, sta mutando e con lei anche i suoi abitanti, tutti, nessuno escluso. Chi è cresciuto ha fatto scelte e il tempo, da quel dì in cui Naruto e Sasuke si sono fatti la guerra senza mai smettere però di cercarsi, sembra passata un'eternità. Parli di loro come se avessero cento vite sulle spalle, e non è forse così?
La cosa che più amo di questa storia, e che ho già riscontrato nello scorso capitolo, è la malinconia data da un momento di stallo e pace come questo. Le battaglie erano fremiti nella carne, vibrazioni nell'anima, persino il cercarsi e combattere, per loro, era uno stimolo e ora... ora che le cose sono cambiate con loro, rimane la statica vita di due persone che, inesorabilmente, continuano inevitabilmente a cercarsi.
Le parole di Naruto sono un luuuuuuuungo girotondo intorno ad un unico concetto. Non è bravo a spiegarsi, ma forse stavolta è solo difficile farlo, perché un argomento del genere se palesato così, nudo e crudo, quasi non sembra nemmeno reale. E poi è difficile.
Lui si è sposato, Sasuke pure e aspetta un figlio da Sakura; nell'ideale dell'abitante medio della terra, con ancora una cultura familiare troppo ristretta scritta nel DNA, è quasi una vita perfetta. Ma come vivi qualcosa che è solo una facciata, mentre la persona che hai davanti, che ti agita dentro cose che nemmeno sai definire – perché finiresti per banalizzarle, è l'unica che vuoi accanto, con cui vuoi guardare quell'orizzonte, quella stessa direzione che implica un futuro da costruirsi senza vacillare. Solo insieme.
Sasuke, poi, è l'eterno fuggiasco. Cerca di fuggire col corpo e con le parole, ma con la testa è sempre lì, anche quando Naruto non c'è, il pensiero è sempre su di lui: logorante, distruttivo, fa bene e male allo stesso tempo. Dilania e risana, e arde. E le parole di Naruto non sono altro che tutto questo palesato a parole, indelebili, che definiscono cosa sono, o almeno ci prova, perché è impossibile dare a quel sentimento una definizione che non lo banalizzi. C'è stata troppa sofferenza , in passato. Troppo rincorrersi per definirlo solo un legame profondo, intenso. È ancora troppo poco.
E, come è successo tempo prima, le rinunce sono parte della loro esistenza. E questo si ripeterà sempre, perché il continuo rincorrersi e l'ambizione di farsi trovare, pur fuggendo è la loro condanna, rovina e modo di dimostrarsi pari. Come li rendi tu e come sono. Ed è un piacere trovare uno studio simile di questi due personaggi così complessi, che non banalizzi, ma che analizzi fino al profondo del loro animo nero.
Complimenti e alla prossima, per affogare di nuovo tra le tue righe ♥
Miry |