GUASCOSOTTOLA MIA! (prima o poi ci denunceranno per eccesso di soprannomi, io lo so).
Quale modo migliore per iniziare il lunedì, se non con una sana dose d'angst incartata nel fluff? Leggere questa storia la prima volta è stato un po' come prendere una caramella al miele, scartarla tutti felici, mangiarla contenti e scoprire che al centro si nasconde un nucleo di olio di ricino. E l'ho amata lo stesso, pensa te, anche se ti minaccio di morte (giustamente, aggiungerei) <3 E poi sei proprio una cinnamon bun a citarmi così nelle note, non dovevi QQ che poi lo sai che raggiungo il punto di fusione e devi raccattarmi col cucchiaino – a un metro di distanza, però eh!
Ora che ho finito di dire stronzate, posso fare la sergia. Anche se ti dico che quella prima riga di colori elencati l'ho letta come la filastrocca dei Paesi degli Animaniacs, E VABBE', c'ho i problemi, e giuro che ora ho finito.
Comunque, iniziando a leggere avevo quasi, quasi, dico quasi pensato che potesse essere una shot gioiosa e solare, sulla falsa riga di quella di Peter e Harley appunto al matrimonio di Tony... per poi ricordarmi che, con te, il pericolo dell'angst è sempre in agguato. E avendola letta in prima battuta su Wattpad, non ho avuto nemmeno l'avvertimento "missing moment" a farmi rizzare le antennine fiutando un pericolo.
E quindi, però, mi sono goduta la scenetta tra Peter e May, che quando sono scritti da te diventano l'epitome di come una famiglia sia composta da chi la rende tale, e non da legami di parentela scritti su carta. Qui May è una madre, che come ogni madre dà consigli di stile e abbigliamento al figlio adolescente che, fosse per lui, indosserebbe solo jeans e magliette nerd senza alcuna preoccupazione di moda e stile, nel suo mondo tricromatico di rossi, gialli e blu. Quando scrivi di loro, la pagina si scalda di quel tepore familiare che riesci a trasmettere così bene, e che qui brilla in un gesto così apparentemente banale come il rimettere nel colletto un'etichetta. Un gesto che chi è figlio o figlia comprende, vive o ricorda fin troppo bene, nella sua quotidiana piccolezza: quelle cose fatte senza nemmeno pensare e che racchiudono un mondo, perché una madre è pronta a sistemare un vestito come a gettarsi nel fuoco. E sì, ho appena fatto un'Ode all'Etichetta, hai letto bene... ma è uno di quei dettagli che inserisci con una cura tale che non possono passare inosservati <3
Passiamo però alla star della situazione... ovvero il nostro Tony. Che, sì, fa il grande passo e lo fa in grande stile, come suo solito, ma anche con gran cuore. Lo vediamo, o meglio immaginiamo, chiedere la mano di Pepper sullo slancio di un imprevisto causato da Peter stesso, ma sappiamo che quell'anello è stato nella tasca di Happy sin dal lontano 2008. Quanto ci avrà pensato, quell'uomo, a scegliere l'occasione giusta? Che non vuol dire "giusta" in senso stretto, ma capire quando fosse pronto ad accettare ciò che voleva il cuore e fregarsene del momento davvero "giusto" in se. Tony ha una mentalità alla do or die, ancor di più a causa degli eventi che lo hanno segnato. E in quel momento, davvero grazie a Peter che ha scombinato per l'ennesima volta la sua visione del mondo, doveva agire, cogliere l'attimo di spontaneità prima che fuggisse via di nuovo. Sì, ho divagato di nuovo... è che ci stiamo avvicinando alla coltellata, la prima, almeno, e devo prepararmi.
È così assurdamente IC e perfetto, il fatto che l'unico vestito elegante di Peter sia quello messo anche al funerale di Ben. Tu non dimentichi mai Peter, il ragazzo del Queens con difficoltà economiche che, anche qui col supporto disponibile del signor Stark, non chiede nulla. E Tony magari si sbizzarrisce, gli fa regali esosi e gli offre occasioni uniche... ma non insiste nelle piccole cose, perché ha rispetto della sua dignità e amor proprio in quell'ambito. Anche per un vestito con fin troppe connotazioni negative. Soprattutto per quello: anche Tony è orfano e ha perso delle figure di riferimento, anche Tony ha dovuto indossare un vestito per un funerale, con la differenza che lui non ha mai avuto il problema di non potersene permettere più di uno – al massimo, si rifiuta di vestirsi elegante per ripicca a quello stesso padre che ha perso, ma questi sono headcanon miei. E quindi rispetta Peter, le sue scelte. È diretto ma gli lascia spazio, perché è quello che spesso non sanno fare bene i padri, ma che un mentore e un amico come Tony devono imparare a gestire, in bilico tra questa triade di figure e legami creatasi tra lui e Peter.
Non smetterò mai di amare il fatto che tu non renda mai, mai, mai Tony un sostituto di Ben. Tony mette in un certo senso i piedi nelle sue scarpe, è vero, ma occupa un posto ben diverso nel cuore di Peter. Sopperisce alle stesse mancanze, offrono lo stesso supporto, ma è sempre bello ribadire come le loro figure non collimino così impeccabilmente. Sarebbe ingiusto, nei confronti di entrambi, e è bello che a Peter alcuni atteggiamenti di Tony ricordino Ben, ma è anche giusto che quest'ultimo gli manchi per tutte quelle altre cose invece irripetibili, e che Tony ne faccia altre estranee allo zio. Gli indicano semplicemente la stessa strada, col medesimo affetto. Spero di essermi spiegata, seppur verbosamente.
Riprendo quello che ti avevo detto altrove, sul vestito: trovo la decisione di "insistere" nell'indossare il completo del funerale assolutamente umana e coerente, nella sua incoerenza di fondo del voler attribuire significati trascendentali a quelli che in fin dei conti sono oggetti materiali, inanimati e privi di carica positiva o negativa se non per chi li vede. E questo mette di nuovo in luce l'umanità dei tuoi (sì, tuoi) personaggi, e soprattutto di Peter che si rifiuta di rimanere condizionato dalla "storia" di quello che è solo un vestito. Una storia che, però, continua e segue l'ombra del passato, come descrivi magistralmente nell'ultima parte... il vero e proprio maglio emotivo che mi ha sbriciolato l'anima, in questa versione ancor più che nella prima (ho adorato la parte aggiuntiva del risveglio, un passaggio che trovo estremamente poetico per come l'hai scritto).
"Peter Parker era da un'altra parte": che mondo racchiudi in questa semplice frase, Co'... so che ormai siamo d'accordo sul senso di spaesamento e straniamento che prova Peter dopo quei cinque anni, e vederlo ribadire anche quando esso non è il focus della storia dona coerenza a tutto il lavoro di caratterizzazione che hai fatto e continui a fare su Peter. Non ti sfugge nulla, Cosetta, mai <3
Questa recensione, credo, è già abbastanza sconclusionata senza aggiungervi anche il resoconto di quanto mi si è tolta la terra sotto i piedi nel trovare conferma che, non, non ci sarà alcun lieto matrimonio con cui redimere quel completo, e nessun fiorellino di carta color tiffany a ravvivarlo. A volte la vita è esattamente così: ingiusta. E a volte bisogna prendere atto di questo fattore in modo crudo, disilluso. È parte del cerchio, e bisogna superare anche questa tappa. Di solito nelle tue storie si coglie il granello di luce finale, un pulviscolo di speranza che riaccende il futuro... qui scompare anch'esso, congestionato da un momento in cui è umanamente impossibile vedere o augurarsi felicità futura, non quando si è diretti al funerale di una persona così amata. È nel dopo che si riaccendono i pensieri, quando una parte di quelli cupi vengono seppelliti assieme a chi ci lascia – questo il vero scopo di un funerale: chiusura, accettazione, un primo passo. E sappiamo che un dopo, per il tuo Peter, ci sarà... e brillerà di ricordi, speranza e voglia di andare avanti. Un passo dopo l'altro.
Come sempre ti superi con ogni storia, e io non posso che ammirarti per questo, anche nel coraggio di scegliere una chiusura del genere e riuscire comunque a scaldare il cuore con tutto ciò che l'ha preceduta, semplicemente raccontando la vita.
Continua sempre così, Guascosa mia, non ti fermare mai e continua a farci emozionare <3
Ti abbraccio forte, e sai che vorrei farlo anche dal vivo, e che lo farò come 'na catapulta <3
-Light/Cosottola tua/softissima-
|