Ah, che gioia! Ciao di nuovo^^
Sono felice di sapere che questi primi capitoli ti risultino facili da scrivere. Evidentemente, questi personaggi che covavi dentro di te, scalpitavano proprio per uscire.
Naturalmente, a parte la gioia di ritrovarti, la suprema letizia deriva anche dal fatto che ci hai regalato uno dei capitoli carenji-centrici più emozionanti di sempre.
È difficile da dire, in una storia così ben riuscita e con personaggi tanto ben resi, quali siano i migliori. Eppure, non posso fare a meno di pensare che, forse, i più complessi - e perciò più belli - siano proprio questi due. Con loro, in particolar modo, hai fatto un lavoro magistrale.
Questo capitolo è di una dolcezza assurda, sebbene né Benjamin, né Caradoc abbiano ancora ben compreso cos'è che li spinga l'uno verso l'altro, in quest'ultimo capitolo assistiamo ad un vero e proprio disvelamento reciproco.
È come se entrambi, colazione dopo colazione, si spogliassero dinanzi agli occhi dell'altro e l'aspetto più toccante è la naturalità, la completa assenza di disagio, che questa vicinanza - non solo fisica - comporta, che nessuno dei due ragazzi può fingere di non percepire.
Hai reso questa sorta di rito mattutino, iniziato per caso e continuato per un profondo e non interamente esplorato interesse reciproco, un limbo, una parte a sé stante delle giornate dei due ragazzi, una manciata di ore da custodire gelosamente e a cui fa seguito quasi una smania di rivedersi di nuovo (come si evince dal malumore di Benjamin, privato del suo rito dai giorni di pioggia). Proprio per la "sacralità" di questi attimi condivisi e che il lettore riesce a vedere attraverso gli occhi dei due, non riesco neanche a dispiacermi troppo del fatto che Benjamin, per la prima volta, stia mentendo a Dorcas (anche perché, del resto, è difficile nasconderle davvero qualcosa).
Mi è piaciuta tanto l'incertezza di Benjamin mentre si avventura fuori dal Castello, nel primo giorno di sole. Quel tenace convincersi che no, le mattine con Caradoc non l'hanno cambiato e che sì, può tranquillamente ritornare alla sua routine solitaria. Poi però gli basta un'occhiata al Corvonero per capire che le cose, ormai, non stanno proprio così.
Ma, soprattutto, ho adorato la fine: Caradoc che, tante cose nella sua vita non può gestirle, tante cose sembrano sfuggirgli, decide invece di non lasciarsi sfuggire questi momenti con Benjamin. Se fino ad ora hanno chiuso entrambi un occhio sulla "casualità" del ritrovarsi giorno dopo giorno, finalmente Caradoc si espone: c'è una dichiarazione di intenti in quella domanda che chiude il capitolo, c'è l'ammissione che no, non ci sono lettere da leggere, né insonnia da combattere. Caradoc si sveglia all'alba per Benjamin e - Benjamin lo riconosce finalmente anche a sé stesso - il Serpeverde lo fa per Caradoc.
Sembra apparentemente pleonastica quella domanda del Corvonero, ridondante, e invece non lo è affatto.
Ecco, vedi? Dalla recensione di benvenuto sono passata alla modalità recensore scrupoloso (o pappagallo? Che dir si voglia) che sottolinea tutti gli aspetti positivi del capitolo. Ora mi hai conosciuta a tutti gli effetti (leggasi: sì, sono solita divagare molto nelle recensioni).
Se, per caso, in questi anni di lontananza ti sei mai chiesta quale fosse il modo migliore per riprendere questa storia, beh, ti assicuro che riprendere con un capitolo così, su Benjamin e Caradoc, è stata una mossa molto abile (e molto, molto, molto apprezzata dalla sottoscritta).
Alla prossima!^^ |