Ciao!
Nel mio tentativo di recuperare le storie partecipanti all'iniziativa, questa è stata una delle prime che ho letto - e che è finita dritta dritta tra le preferite -, perciò non potevo che ritornare a lasciarti un segno del mio apprezzamento.
Sappi che, da ammiratrice del personaggio, ho adorato la selezione dei momenti che compongono questa carrellata introspettiva, a partire da quel primo momento in cui Ron si ritrova sull'enorme Scacchiera, al cospetto "dell'aguzzina senza volto".
In effetti, leggendo i libri, ci si ritrova sempre a seguire Harry fino alla fine, fino alla Pietra (oppure, nel secondo libro: Harry procede, mentre Ron resta indietro, bloccato con Allock; e poi, ancora, nel terzo: Harry e Hermione vanno indietro nel tempo a salvare Sirius e Fierobecco e Ron resta in Infermeria ... e così via).
Ci si sofferma sempre troppo poco sulle emozioni e i pensieri di Ron, pertanto ho davvero apprezzato come, con una manciata di parole, tu sia riuscita a calarti in lui, a partire da quel suo primo "sacrificio", che di fatto permette all'eroe di procedere verso la sua prima impresa e di realizzarla.
Poi sei passata al quinto anno (altra scelta che ho approvato): in effetti, nell'arco temporale che va dalla Terza Prova del Torneo Tremaghi e la morte di Cedric alla Battaglia dell'Ufficio Misteri, nonostante l'ES e l'Ordine della Fenice, è come se - tra i ragazzi - il peso del ritorno di Voldemort gravi esclusivamente sulle spalle di Harry. Persino Hermione e Ron, con cui Harry si confida in merito a tutto, sperimentano sulla loro pelle l'incontro con i Mangiamorte - la realtà del "male" - solo durante la Battaglia al Ministero.
Mi è piaciuto come, nell'immagine delle cicatrici (i primi segni tangibili di una guerra che va delineandosi all'orizzonte), tu abbia racchiuso la consapevolezza di Ron: quello è ancora solo l'inizio. Eppure, nonostante tutto, lui non priva mai Harry del proprio appoggio, non si tira indietro - non ancora.
Naturalmente, il salto temporale successivo non poteva che condurre al famoso litigio durante la ricerca degli Horcrux.
Dei tre momenti - dal litigio e l'abbandono di Ron fino al momento in cui Ron salva Harry, recuperandolo dalle acque ghiacciate del lago - il mio preferito è il secondo.
Nonostante mi siano piaciute tutte le sfumature che hai delineato e che ho trovato molto calzanti (dall'inadeguatezza - che è davvero un sentimento perenne, in Ron, uno di quelli che non lo abbandonano mai - fino ad un ritrovato, maturato coraggio), la scena della rabbia e dello smarrimento è quella che mi ha colpito maggiormente.
Nella sua fuga dai Ghermidori e nella sua incapacità di "ritrovare la strada", hai saputo sapientemente mettere in luce anche il suo smarrimento interiore, morale.
Ho adorato quel: "Gli eroi non si smarriscono mentre sono in missione." L'esasperazione del non trovare, concretamente, la strada per raggiungere Harry e Hermione si mescola ad una rabbia e una delusione più profonde: gli eroi non si smarriscono, appunto, non perdono mai di vista ciò che conta davvero - sanno sempre aggrapparsi a ciò che è giusto e a ciò che è bene, anche se questo prevede dei sacrifici.
Lui, invece, ha fatto proprio il contrario: un po' egoisticamente, ha lasciato che la paura per i propri cari, la stanchezza per un viaggio condotto apparentemente alla cieca - con tutti i disagi annessi allo status di fuggitivi - e la paura anche per la propria vita e per quella dei suoi amici offuscassero l'importanza della loro missione. Lui si è smarrito , il che non può che far ritornare prepotentemente a galla il senso di inadeguatezza e, appunto, la rabbia. Ripeto, quella è stata una scena davvero potente: sono queste immagini così incisive, catturate in pochissime parole, che rendono questi piccoli componimenti un successo (complimenti!).
Inoltre, ho amato anche la delicatezza con cui hai sottolineato il suo senso di solitudine, a Villa Conchiglia. E' indice dell'avvenuta maturazione del personaggio: sebbene riesca ad approdare in un contesto familiare, Ron ha ormai capito qual è il suo posto, quello che è sempre stato il suo posto e che è ora la sua meta finale - al fianco di Harry e della ragazza che ama. Ora che ha potuto ricomporsi e "ritrovarsi", dopo lo smarrimento e la rabbia, non può che sentirsi fuori luogo lì dove non può essere d'aiuto, dove non può svolgere il proprio ruolo di supporto, di "migliore amico e braccio destro".
Negli ultimi due momenti (e lo so che il riferimento alla morte di Fred era necessario, se si considera il processo di crescita di Ron, ma non per questo ha fatto meno male!), ho adorato il riferimento alla sua pari : lei che lo strappa dagli abissi del dolore e della vendetta per radicarlo nel presente.
Ho adorato quelle dita intrecciate alle proprie come promessa di un futuro di speranza, nonostante lo strazio delle "tante, troppe perdite" ancora recente, fresco.
La guerra è finita - una guerra lunga in cui tanti sono caduti e in cui lui stesso si è smarrito e ritrovato - e, prima o poi, verrà la gioia. Per ora, gli basta il calore di quelle dita. Dopo tutto quello che hanno passato - che ha passato - va bene così.
Che dire, perdona la digressione, ma volevo davvero soffermarmi su queste immagini così belle che hai saputo "congelare" con le tue parole. Mi è piaciuta tanto questa raccolta, poiché credo abbia realmente reso giustizia a questo personaggio, uno dei più umani della saga (Ron si lascia spesso andare ai propri difetti, ma è - indubbiamente - uno dei personaggi più buoni e puri , ne sono convinta).
Ancora tanti complimenti! Un bacio <3 (Recensione modificata il 31/07/2020 - 11:37 am) |