Recensioni per
Damnatio memoriae
di Ciuscream

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
25/07/23, ore 19:29

Non so bene come iniziare questa recensione, e dire che ho fatto passare qualche ora dalla lettura, perché sapevo che a caldo avrei avuto ancora meno parole.
La dinamica della famiglia Black – stretta in questa roccaforte di purezza che tenta di stritolare chiunque provi ad abbandonarla – mi intriga da sempre e sospetto non finirà mai di farlo, e questo tuo racconto incentrato sulla figura controversa di Walburga mi è piaciuto tantissimo, trovo abbia letteralmente scavato nell'animo della protagonista e lo abbia messo a nudo – c'è una rappresentazione che oserei dire viscerale di Walburga in queste pagine che mi ha ammaliata.
Trovo tanto interessante la tua idea di ripercorrere le generazioni a ritroso, di mostrare le radici in cui affonda ciò che Walburga diventa crescendo e le convinzioni salde che le condizioneranno la vita (molto centrato il motivo che la spinge a sposare un cugino, ma anche tragico perché descrive in maniera implicita quanto idee, pregiudizi e suggestioni siano parte integrante della personalità di Walburga, quanto lei non li riesca neanche a percepire come altro da sé, bensì come aspetti propri di ciò che lei è in qualità di individuo e di persona che occupa un posto nel mondo e nella società).
La figlia che si rispecchia nel padre e il padre che spera sottopelle di specchiarsi nella figlia – che lei sia come lui – è un altro aspetto che ho apprezzato tanto, perché a sua volta collabora a mostrare al lettore questo morbo che ha i Black in pugno e che loro non riconoscono come tale, letteralmente schiavi di un'ideologia che li induce a rinnegare qualsiasi emozione e sentimento di affetto. E Walburga, come Pollux – che prima col fratello e poi col figlio si ritroverà a gestire macchie – non riesce proprio a vedere oltre la roccaforte, lei ne è anzi parte integrante, e crescendo sembra tramutarsi nelle pietre che la tengono in piedi.
Quando il racconto arriva a Sirius già sappiamo cosa accadrà, ma l'hai descritto in maniera così vivida, sofferta, forte che ho sentito su di me tutta la furia di Sirius e tutta la follia di Walburga; mi è parso proprio di averli davanti, di vederli fronteggiarsi con occhi folli, parole al veleno, convinzioni salde. La scena finale di Walburga che quasi si piega sconfitta mi ha ricordato ancora una volta l'immagine della roccaforte, che sente le fondamenta vacillare quando il terreno trema e qualche pietra frana.
Tuttavia, a mio parere il valore aggiunto di questo racconto è il lessico, così espressivo e così vorticante attorno a immagini tragiche. È un lessico intenso, pienissimo, che descrive le immagini in una maniera cupa e molto espressiva, acuendo la capacità comunicativa del testo e il senso di oppressione e drammaticità di cui si fanno carico queste pagine. Apprezzo come tu abbia gestito una complessità di questo tipo (e avendoti letta anche in altre occasioni ho idea che ti senta a tuo agio con un lessico pieno ed espressivo!), anche perché trovo si adatti perfettamente all'atmosfera e al significato della storia.
Se non si fosse capito, sono molto felice che Un'estate piena di letture mi abbia condotta qui, era assolutamente una lettura da fare!
Complimenti!
Un abbraccio ❤

Recensore Master
24/04/21, ore 11:59

Cara Ciuscream!

Sono giorni che cerco di recensire questa storia incantevole, lo confesso. Ero rimasta rapita da quella shot su Alphard e rileggere di nuovo della famiglia Black e del magnifico Sirius è stato bellissimo. Mi è piaciuto moltissimo come l’orgoglio della famiglia Black determini dei corsi e ricorsi storici, dei parallelismi che mostrano quanto sia difficile e complesso essere all’altezza di un folle ideale. Walburga, in un certo senso, è nel mezzo. Non assiste alla vicenda dello zio magonò Marius e quando muore ha come unica compagnia Kreacher. Ma è proprio la vicenda di Marius e Pollux il perno della storia. Pollux deve punire il fratello per l’onta subita dalla sua famiglia. Folle di rabbia, cancella e disconosce il fratello supplicante e, facendolo, soffre e viene perseguitato, come fosse una maledizione, dall’idea che altri della sua famiglia possano condannare i Black a un’analoga umiliazione.

C’è qualcosa di folle e disperato, in questo orgoglio che fa anteporre la casata e l’idea immutabile che si ha della stessa, che tu hai reso benissimo. L’ironia della sorte è che la casata si guasterà comunque e né Pollux né gli sforzi della perfetta Black Walburga possono fare nulla contro la vita che avanza, rappresentata da un Sirius adolescente testardo e volitivo e sicuro di sé, deciso a non farsi schiacciare da una logica che non ha mai accettato.

Sottotraccia, possiamo dire che il timore che lascia Pollux sveglio la notte si è realizzato. Alphard Black pare aver ereditato non le caratteristiche del magonò Marius, ma il concetto di devianza insita che trasmetterà a Sirius, quel nipote che gli assomiglia d’aspetto e forse anche d’animo. L’onta che Walburga deve subire – il primo figlio che insozza il nome di famiglia facendosi smistare a Grifondoro, la passione per le cose babbane e per i mezzosangue, le amicizie non approvate, trova il proprio climax quando un esasperato Sirius se ne va di casa, cancellandola dalla propria esistenza come lei cancella lui dall’albero. Ho apprezzato che la goccia che fa traboccare il vaso sia una violazione della stanza, luogo intimo per eccellenza di un adolescente e anche che la cancellazione sia reciproca. Walburga non può cancellare l’esistenza del figlio, così come Pollux ha passato notti insonni a pensare di essere il portatore sano dei medesimi geni tarati del fratello, mentre lui l’ha disconosciuta totalmente. In questo senso, la perentoria promessa che strappa all’elfo domestico, di rimanere sottoforma di odioso quadro all’ingresso di Grimmauld Place n. 12 è il segno che lei sa come andranno le cose. Sa che i suoi beni finiranno ad Alphard il quale, non avendo figli, potrebbe nominare Sirius e se anche non ha questa precisa idea (se ce l’ha nel canone, proprio non lo ricordo) si fa carico del pesante e ingombrante retaggio della famiglia con l’idea del quadro. Potrei andare avanti per ore (tipo con i riferimenti a Felpato, l’accenno a Regulus), ma poi risulterei ridondante, quindi l’ho amata e la chiudo qui.
Un abbraccio forte e spero a presto,
Shilyss

Recensore Veterano
19/03/21, ore 19:35

Ommioddio, che OS spaventosa!
Nel senso che è bellissima nella sua drammaticità.
Ci sono delle immagini davvero potenti in questo capitolo, alcune me le sono addirittura segnate perché mi piacciono da morire.
Ho anche trovato riferimento al personaggio protagonista della prima cosa che ho letto di te😍
Partiamo con questa donna. Fin dal primo momento si capisce che non sia stata proprio una personcina dabbene, già in gioventù. Questo suo attaccamento alla vita non sembra un effettivo desiderio di vivere, ma più un ostinato e spasmodico bisogno di controllo.
Controllo sulla sua casa, sulla sua famiglia, sulla sua discendenza.
Non è l'amore per i suoi cari a farla andare avanti, ma l'odio.
Ora, questo aspetto esercita su di me un fascino irresistibile, immagino tu lo sappia ormai.
Non so molto di questa signora, ricordo solo di averla sentita citate da Sirius nella famosa scena della parete dei ritratti, ma ha catturato totalmente il mio interesse.
Il flashback poi ci aiuta a comprenderla meglio e a capire da cosa scaturisce questo senso di disagio e al contempo di interesse verso di lei.
Questa donna è nata col marchio del rigore, dell'intrasigenza della sua famiglia.
Bellissima l'immagine di lei che, in fasce, assimila per osmosi la spietata crudeltà di suo padre nei confronti dello zio, reo dell'imperdonabile colpa di non possedere la magia.
Amo il modo in cui lo hai descritto "straordinariamente ordinario" è una di quelle espressioni che potrei usare io.
E poi il climax che descrive il sospetto e poi la scoperta che quel povero Marius non avesse poteri.
Una colpa insuperabile per una famiglia simile.
Per il resto il testo è un susseguirsi di descrizioni intense ed evocative, come il fatto che lei fosse diventata la più velenosa fra i serpenti della casa, come se quel far parte dei Serpeverde fosse parte del codice genetico.
Ed ecco che quindi si raffronta con il codice errato di suo figlio Sirius.
Non solo diverso per aspetto e modi, ma anche per vocazione. Un Grifone dorato in mezzo alle serpi.
L'intramezzo fra loro, per quanto breve, è doloroso ed esaustivo, e non lascia adito a dubbi o repliche, come dici tu, è un addio, è un per sempre, è l'oblio.
Un oblio reciproco e terribile, proprio perché sono madre e figlio che si separano per sempre, sovrastati da differenze troppo grandi per essere superate.
E così muore sola, abbandonata, oscurata, con l'unica soddisfazione (?) di essere sopravvissuta a molti altri.
Muore sola con l'unica preoccupazione, l'unico desiderio, di non essere rimossa dal muro - l'anatema massimo per la sua famiglia - per la paura, forse, di essere dimenticata.
Vabeh, sono qui con gli occhi a cuoricino.
Ci sono tantissime cose che adoro in questo testo, tante cose vicine a me per stile e contenuto.
Sei stata davvero brava. Benché sia praticamente tutta una scena svolta nel passato, narrata e praticamente senza azione, è talmente profonda ed introspettiva da catturare totalmente l'attenzione, e forse, da un punto di vista stilistico, è la cosa migliore che hai scritto (per me).
C'è più profondità rispetto alle altre OS e una tensione emotiva diversa, che si sente, si tocca.
Inoltre credo che tu abbia trovato in questa storia, il bilanciamento perfetto fra la bella scrittura, le figure retoriche e l'immediatezza narrativa.
Non c'è troppo né troppo poco, di nulla.
È. TUTTO. PERFETTO!

Recensore Master
07/02/21, ore 23:20

Non hai la minima idea di quanto ci abbia messo a passare da questa storia, cara. L'ho inserita nella mia lista delle recensioni da settimane ormai: ci sono passata ogni tanto, ma mi sono sempre fermata alla prima frase. Ho imparato che sei brava tanto da spaccarmi il cuore e avevo paura di sentirmi l'animo vuoto in un momento sbagliato. Sono e saranno delle settimane infernali, ma questa serata ma la voglio dedicare a te e alla tua storia. Ho pensato che fosse il momento giusto per non avere un cuore.
Mi confessi che volevi ritirarti, se l'avessi fatto di avrei ucciso con le mie stesse mani: è una delle storie su Walburga più belle che abbia mai letto in tutta la mia vita. Dirai, non saranno tante. Avresti ragione, non sono una lettrice accanita di questo personaggio, ma non toglie il fatto che la storia sia meravigliosa. Straziante, piena di rabbia, fredda al punto da congelare le ossa a me, tragica e malinconica. Una storia che è fatta per essere amata, questo penso che sia.
Adesso cercherò di procedere con tutta la calma e la razionalità dell'universo, ma abbi pietà se finisco a dire tutto e a non dirti niente! Non ho tanta conoscenza della famiglia Black, le cose che so ho imparato a conoscerle dalle storie che ho letto sul sito come una pazza in questi mesi e la tua allunga la lista delle informazioni che mi sono sempre mancate. Vi è l'ombra di un oblio, che non è un'ombra, ma è una realtà celata. I Black vivono di bugie, fandonie: nascondono quello che credono sia un male fuori dalla porta e continuano a sorridere come se niente fosse, come se la vita di Marius non sia altro che niente. Vengo da un amore smisurato per i Weasley, che sono l'esempio opposto che potrei prendere e me lo sento addosso il dolore di un fratello rinnegato perché sbagliato, rinnegato perché evidentemente si porta dietro qualcosa che non è abbastanza. Cresce davanti agli occhi degli altri e poi non diventa straordinario, o come dici bene tu diventa straordinario nella sua normalità più assoluta: Marius non ha poteri magici, è l'onta della famiglia e per la prima volta qualcuno viene cancellato dall'albero della famiglia. Una cicatrice, la prima, che rimane come macchia nell'anima di Walburga che cresce perfetta. Perfetta per essere una Black e avere quel nome ed essere quel nome. Pallida, si racchiude nel nero e cresce con le serpi fino a diventare una di loro e a superare la cattiveria severa del padre: si impone di essere più di quello che gli altri le chiedono, di vivere un'esistenza che non è sua, ma è una recita che non butta mai via. Walburga respira e respira regole, respira perfezione, respira austerità. Manda avanti la sua esistenza con le regole del padre che continuano a risuonarle nella testa, giudica con occhi severi Andromeda e perde la ragione, cade nell'oblio quando perde un pezzo di sé. Inutile nasconderlo, Sirius è una parte della sua vita: l'ha visto crescere, come la famiglia Black ai tempi ha visto crescere Marius e se ne è presa cura fino a che non si è sentita tradita. Tradita, lei che gli ha sempre dato tutta quella perfezione (che agli occhi grigi di Sirius non è davvero nulla), non ha nulla in cambio. Ha l'imbarazzo di camminare per la strada e pensare che suo figlio ha nascosto le pareti verdi della sua stanza e l'ha riempita di leoni, di rosso e di giallo: colori che la disturbano, che non stanno bene con il grigio e non stanno bene con il verde.
Vengono a dirgli che è sbagliato, che ogni goccia di lui è sbagliata e che non è un figlio, ma è un cane: un appellativo che ho trovato ironicamente giusto e anche Sirius deve aver riso sotto le labbra a quell'idea. Di essere un segugio, di essere un cane senza padrone. Sirius, l'ha capito da quando ha cominciato a riempire la casa di immagini e cose troppo babbane, che non ha una casa vera e propria, che non è parte di niente (sarà parte di una famiglia per molto poco, James sarà il fratello che non ha mai avuto). Sfida la madre allora, sangue del suo sangue (quel sangue che è perfetto, che non dovrebbe avere onte e che invece è nero talmente è pieno di impurità e scelte sbagliate) e le punta una bacchetta contro. Tornano a litigare come tanti anni prima hanno fatto Pollux e Marius (ho amato il parallelismo) e le parti qui si invertono: è il maggiore che è in una situazione di svantaggio, anche se non riesce a capirlo, è il maggiore che ha elementi poco forti con cui argomentare, è il maggiore che è in torno. Il minore invece è solo stanco di tutta quella vita, di tutte quelle regole che la madre si è portata sopra alla testa come corona, è stanco di fingere che gli stia bene vivere in una casa fatta di menzogne. Dice che se ne va e l'urlo di Walburga non è per lui, è per l'oblio che sentirà sempre nell'anima: ha fallito, ha fallito, ha fallito. S'è sempre promessa di vivere come una Black dovrebbe vivere e Regulus è diventato un bambino così bravo, ma la ferita che l'abbandono di Sirius provoca cancella tutti gli anni si perfetta etiquette. Se ne va e la lascia sola in un salotto pieno di fantasmi, in cui ci sono meno tarli di tanti anni prima, ma che dovrà imparare ugualmente a nascondere le cose imperfette che vi sono accadute dentro. Dovrà nascondere le urla, il dolore straziante di aver perso la battaglia con sé stessa, dovrà nascondere l'aspetto scheletrico di una donna che si lascerà andare nel letto, di una donna che non avrà mai più la forza di combattere. Un involucro vuoto fatto di leggi, regole e di una vita mai vissuta. Rimane solo il suo volere, quello di una posizione di un dipinto: che rimanga in eterno per evitare di sporcare ancora di più il nome di quella famiglia. Ironico, che quella famiglia smetta di esistere: il nome sparirà da quella terra, vi saranno leggende un giorno forse, di quei Black tanto ligi e di quei Black tanto diversi che creavano onte ed oblii. Cosa ti devo dire? Io l'ho amata. Ogni frase, il tuo modo di raccontare e di tenermi ancorata allo schermo, il tuo stile, la tua Walburga che ho sentito così vicino per una delle poche volte nella mia vita. Probabilmente avrò riempito questa recensioni di errori e strafalcioni: ti chiedo di perdonarmi, è stata una giornate super stancante e l'idea di andare a fare la nanna è tanto grande. Ci tengo a ringraziarti per avermi spaccato l'anima con questa storia e avermi fatto entrare a Grimmauld Place in un periodo diverso a quella in cui la amo tanto io, ti ringrazio per avermi fatto apprezzare ogni piccolo dettaglio e ogni piccolo secondo.
Vale sempre la pena passare da te,
Sia ❤

Recensore Veterano
04/02/21, ore 15:55

Breve storia triste: avevo letto (e amato) questa storia nei giorni scorsi, l'avevo inserita nelle ricordate per poi ... dimenticarmi di passare a recensirla. Ci vuole del talento, davvero.
Ma, scherzi a parte, passiamo a toni più seri, più consoni alla mia prima recensione a una tua storia.
Dunque, partendo con ordine, innanzitutto ciao!
Sappi che, leggendo le tue, di recensioni, ero rimasta incuriosita e lo sapevo, me lo sentivo , che sarei dovuta passare presto da te (non mi hai delusa, alla fine!).
Partecipando anch'io a questo contest, poi, ed essendo una patita della famiglia Black, non potevo che fiondarmi su questa OS qui e, come dicevo su, io questa storia l'ho amata .
Sarà che ho un debole per le storie cronologicamente "trasversali", che seguono più generazioni, e per i personaggi secondari, ma questa storia mi ha inevitabilmente entusiasmata fin dalle sue premesse (insomma, hai dato vita persino a Pollux e Marius , non potevo non adorarla!).
In primis, ho apprezzato tantissimo come tu sia stata capace, fin dall'esordio (e da questo traspare un'attenzione minuta alla caratterizzazione dei personaggi), di rendere quella tenacia di Walburga menzionata da Sirius nei libri — il suo tenersi in vita per puro dispetto. Ti riporto una frase, che rinvia all'unica immagine che noi lettori abbiamo di lei nei libri (il suo ritratto), che credo sia veramente geniale: "(...) aggrappata tenacemente ad una vita che ormai abitava al chiarore di ricordi lontani; l’ultimo incantesimo di Adesione Permanente era quello alla sua esistenza."
Mi è piaciuto tantissimo - e l'ho trovata una mossa abilissima per sottolineare la  caparbia ostinazione di Walburga - il collegamento tra il sopravvivere fisico della donna e un altro tipo di perseveranza e persistenza,  quello di una macchia che non vuole saperne di venir via, quello, appunto, di un ritratto posto all'Ingresso che nessuno riuscirà a scollare o a rimuovere.
E, soprattutto, più in generale, mi affascina come tu abbia giocato con i luoghi: anche io sono convinta che quando si parla dei Black, in particolare del nucleo composto da Walburga e figli, la casa costituisca un altro protagonista imprescindibile, qualcosa che contribuisce alla storia tanto quanto i personaggi stessi.
Ecco, questa mia convinzione l'ho ritrovata nelle tue parole, nel rendere Grimmauld Place non solo teatro di drammi e separazioni, ma una presenza concreta, tangibile. Dalla poltrona in cui se ne sta seduta Walburga (ripeto, qualora non lo avessi sottolineato abbastanza: mi è piaciuto tanto il ritratto che ne hai dato, insistendo su quel "non era stata creata col gene della pietà. Moriva così com’era vissuta: ferma, fiera, folle" ) all'enorme arazzo che troneggia nella stanza, che è poi lo stesso luogo, la stessa tappezzeria scura, che ha assistito anche alla scena tra Pollus e Marius; da tutto ciò, Grimmauld Place si percepisce sempre, in ogni scena resta una presenza costante ed è un aspetto che ho apprezzato davvero molto.
Riguardo alla scena tra Pollux e Marius, l'immagine di questi aggrappato al mantello del fratello tanto venerato è estremamente potente, con le sue parole "sbrodolanti di lacrime e suppliche", e sei stata bravissima a soffermarti sulla gradualità con cui Pollux e i suoi genitori hanno osservato la crescita di Marius, sempre più guardinghi, sempre più sospettosi, fino al raggiungimento della consapevolezza finale circa la sua reale condizione. Questo insistere sul "retroscena" di Marius, del suo crescere senza mostrare alcun segno di magia, ha costituito poi un ottimo "ponte" verso la scena di Walburga bambina. Mi è piaciuto come tu, molto coerentemente, abbia ripreso quell'ossessione di Pollux che, reduce dall'esperienza col fratello,  osserva crescere la primogenita con attenzione quasi maniacale, pronto a captare ogni presenza (o, cosa inammissibile, assenza) di magia in lei.
Un altro passaggio che mi ha entusiasmata  è quello in cui ti soffermi sui figli di Pollux e Irma, ponendo l'accento, da un lato, su Walburga e Cygnus - con la loro "indole tagliente e superba" - e, dall'altro, la "devianza del figlio mediano", che Pollux fa risalire ai geni materni. Ho adorato l'immagine, appena accennata, che tratteggi di Alphard (♡): "il Serpeverde più atipico che Hogwarts avesse conosciuto", trafficante d'arte, al quale Sirius assomiglia tanto da sembrarne il figlio. Vedi, Sirius è uno dei miei personaggi preferiti e Alphard è uno di quelli secondari che mi intriga tantissimo, pertanto non potevo non apprezzare il modo in cui ne hai collegato le esistenze, contestualizzando le uniche informazioni su Alphard che abbiamo nella saga (l'eredità lasciata a Sirius).
Per quanto riguarda l'ultimo spaccato, poi, quello che conduce alla "Scena" (la famosa scena dell'abbandono di Grimmauld Place da parte di Sirius, che non mi stancherò mai di leggere in qualsiasi variante), credo che tu abbia reso veramente bene la graduale discesa di Walburga nella follia, l'incredulità verso la devianza del figlio che addirittura ha "doppie radici nella famiglia Black".
Si vede che sei attentissima agli indizi disseminati dalla Rowling nella saga, si nota la cura con cui hai ricostruito l'intero scenario di Grimmauld Place e mi è piaciuto che, in questa versione, la "leva" del litigio tra madre e figlio sia costituita anche dall'arredamento peculiare della camera di Sirius contro cui Walburga si scaglia in uno dei suoi raptus di follia, portando alla reazione ostile di Sirius. La scena del litigio vera e propria, poi, l'hai resa in maniera fenomenale, con questa ostilità palpabile, mentre i due si fronteggiano "quasi quello fosse un duello" ,  con le repliche taglienti di entrambi.
È sorprendente il modo in cui sai mantenere fino alla fine tutte le fila del discorso, l'abilità con cui ti destreggi tra le generazioni, soffermandoti al momento giusto sui confronti e i paragoni necessari; come quel: "Walburga, come suo padre, paladina della sua stirpe, alienata nei suoi dettami; Sirius, come Marius" che contribuisce ad accrescere la tensione e la solennità dello scontro fra i due. Si sente tutto il peso "dell'ombra" dei vecchi dissapori che calano "come un monito" sul presente, andando a incidere e ad approfondire le crepe attuali. Ma, soprattutto, proprio perché adoro Sirius, non potevo non amare il ribaltamento di cui è protagonista nelle righe finali. Da perfetto Black, anticipando la madre che, nella sua follia, avrebbe agito allo stesso modo, ossia sradicandolo dalla propria esistenza, è Sirius, qui, ad agire per primo. È Sirius a imporre la condanna dell'oblio, della dimenticanza, e Walburga è quella che deve scontarla (e non viceversa). E niente, credo che anche questa sia stata una mossa geniale!
Devo ammettere che, per quanto in effetti non si sappia praticamente nulla di questi personaggi, mi sono ritrovata totalmente concorde con queste dinamiche da te ricreate e con questi ritratti che hai restituito così efficacemente. Quella che sei riuscita a riproporre qui è  una trama fitta e intricata di rapporti, un intreccio di contrasti, ostilità, ma anche somiglianze e "riprese", a distanza di generazioni, di dinamiche simili, e ho ritrovato molti aspetti che anch'io sono solita attribuire loro (il che, devo dire, mi ha reso la lettura ancora più piacevole).

Io ti chiedo davvero scusa per questa recensione che ti apparirà come un infinito blaterare senza capo né coda (entusiasta, certo, ma insensato). Diciamo che mi sono avvalsa di più pause per scriverti queste parole, il che avrà contribuito a rendere il tutto ancora più folle e disomogeneo, probabilmente. Ma, forse, ti  avrei scritto comunque una recensione altrettanto stramba e questo perché la tua storia mi è piaciuta e non sono mai capace di essere ordinata e coerente con le cose che mi piacciono.
Che dire, io ti faccio i miei complimenti e sono veramente felicissima di essere finalmente riuscita a "conoscerti", in quanto autrice e non solo come lettrice.
Un bacione, alla prossima!
(Recensione modificata il 04/02/2021 - 04:47 pm)

Recensore Master
16/01/21, ore 16:41

Ciao cara,
sono venuta a curiosare sul tuo profilo dopo aver letto la tua recensione e non ho saputo resistere a una storia sulla mia amata Walburga. Ebbene sì, io sono profondamente affascinata da questa donna che è morta mentre vedeva la sua famiglia scomparire. Nel momento in cui muore, nel 1985, sappiamo che è sola in casa, con un figlio e una nipote ad Azkaban e qui non lo affronti, ma chissà cosa ha pensato lei del fatto che Sirius sia stato condannato ad Azkaban come seguace di Tu-Sai-Chi, come colui che ha tradito i Potter, se abbia pensato che alla fine avesse messo la testa a posto (si fa per dire) come Bellatrix o se non ha mai creduto alla colpevolezza del nipote. Chi lo sa...
Ad ogni modo, ho trovato bellissimo e straziante il ritratto che ci hai offerto di lei che assiste a tre generazioni di bruciature sull'arazzo: zio Marius, suo fratello Alphard e suo figlio Sirius. Mancano delle riflessioni sulla nipote Andromeda, ma giustamente ti sei concentrata sul suo ramo (altrimenti la storia non finiva più).
Ho amato moltissimo le scelte lessicali che hai compiuto in questa storia e ho trovato estremamente coinvolgente, al punto da leggerlo con il fiato sospeso, il litigio tra Walburga e Sirius dove lei striscia, sibila e lui abbaia, ulula a sottolineare la diversità delle loro nature nella postura, nei gesti e nella voce e, al tempo stesso, la medesima determinazione e ostinazione. Nel mio headcanon Sirius ha lo stesso carattere di Walburga e il fatto che lei si rifletti in lui aumenta ancora di più il suo disprezzo, sentendosi responsabile di quella degenerazione, mentre la sua preferenza per Regulus è data proprio dalla somiglianza di lui con Orion, così rassicurante e tradizionalmente Black.
Nella tua storia, invece, Sirius è il ritratto di Alphard ed è anche un'opinione abbastanza diffusa che il nipote avesse preso dallo zio e mi piace anche che Alphard lo hai reso trafficante d'arte e cimeli magici, chissà che vita emozionante e borderline avrà avuto. La versione nella luce di Tom Riddle (o Magie Sinister) ahahahaha
Complimenti per questa storia, ti ringrazio anche qui per aver fatto capolino nel gruppo dei calderotti e aver recensito la mia storia perché questo mi ha dato la possibilità di sbirciare il profilo e scoprire questa storia. Prima o poi sarei comunque arrivata a te, perché ho intenzione di leggere le storie di tutte le autrici, ma quando vedo così tante affinità come l'interesse per la famiglia Black, non posso non correre, è più forte di me! Anche se mi par di capire dalla tua foto profilo che tu hai la predilezione per quel dannato cagnaccio... Sono circondata da sue fan Ahahahaha!
Inserisco questa storia tra le ricordate, perché mi è piaciuta molto e tornerò a sbirciare il tuo profilo presto!
Un abbraccio,
Sev

Recensore Master
15/01/21, ore 21:03

Sei una scrittrice davvero abile. Le parole acquisiscono nuovi significati mentre sono digitate da te sulla tastiera! Sono affascinata da come sai volgerle a tuo favore per descrivere aspetti fisici, caratteri, situazioni. Riesci addirittura a farmi sembrare giustificabile ogni singolo pensiero di Walburga, quasi come se Sirius fosse davvero uno scavezzacollo sventato e inetto.
E la storia giustifica pure il povero Kreacher che diventa il paladino della sua amata padrona al punto tale da non poter vedere la bontà nei mezzosangue e nei babbani.
MAGNIFICA!!!

Recensore Veterano
15/01/21, ore 13:30

Ciao :)
Non ho potuto fare a meno di leggere questa bellissima storia per una molteplicità di motivi.
Anch'io partecipo al contest, anche se per me sarà più che altro una sfida dal momento che non ho mai scritto nulla circa la famiglia Black - famiglia che, in un certo qual modo, mi terrorizza. Al tempo stesso, però, ritrovo in loro delle figure molto particolari, piene di sfaccettature e segreti, di pazzia e orgoglio.
Walburga in particolare mi ha sempre attratta, forse perché di lei si sa poco, oltre al fatto che fosse una strega legata alla purezza del sangue e alla nobile e antichissima Casata alla quale apparteneva. Le informazioni che si hanno su di lei non sono molte, tuttavia sono così cariche di convinzione e veleno che risulta facile ricostruirle attorno l'intera esistenza. C'è una cosa che ho sempre ammirato in lei: la fermezza nel portare avanti un ideale; che tipo di ideale fosse è un altro discorso 😅 ma il suo porre il sangue prima di ogni cosa (prima anche del figlio) è esemplare se la vediamo sotto quest'aspetto. Mi ha colpito, a tal proposito, una frase che hai scritto: "quel figlio che aveva prodotto"; non potevi usare parole più adatte. Walburga non è mai stata una madre nell'animo, il suo essere madre è stato dovuto solamente al fatto di aver partorito dei figli. Anzi no, di averli prodotti, come tu dici... perché il suo compito era quello di dare alla Casata dei Black degli eredi degni, fieri, puri, nobili. Ma Sirius ha fatto vacillare la sua ossessione, l'ha portata allo squilibrio vestendosi con colori scarlatti, preferendo i leoni alle serpi e, infine, andandosene, condannandola all'oblio. È pazzesca anche quest'ultima frase: Walburga dà fuoco alla faccia del suo primogenito eliminandolo dall'arazzo di famiglia, ma sa che è stato il figlio ad averla ripudiata, non il contrario. La ribellione di Sirius è, a mio avviso, la giusta punizione per il suo perseverare in modo oggettivamente sbagliato.
Insomma, dopo questo sproloquio, sono molto contenta di aver letto una storia incentrata sull'austera figura di Walburga, donna dalla discutibile psiche e tuttavia dai saldi valori - seppur discriminatori.
Complimenti, ho letto queste righe con avidità e curiosità, mi sono ritrovata all'interno della storia a udire le urla dei vari Black e ad assistere all'ultima litigata tra Sirius e la madre. Ho adorato ogni parola e adesso, lo ammetto con sincerità, sono ancor più terrorizzata all'idea di dover scrivere qualcosa inerente uno o più membri di questa famiglia. Sarà un'ardua sfida... con i Black, con me stessa e con storie belle come la tua :)
In bocca al lupo!
(Recensione modificata il 15/01/2021 - 02:25 pm)