Recensioni per
Che cosa siamo noi?
di Sia_
Ciao, cara Sia! |
Ciao Sil ❤ |
Allora dopo aver ricevuto il tuo permesso mi sono messa a scrivere questa recensione e vorrei scusarmi in anticipo per qualunque tipo di errore di battitura. |
PRIMA STORIA CLASSIFICATA |
Ciao Sia, |
Eccomi qui! Finalmente sono riuscita a ritagliarmi del tempo per recensire questa meraviglia. Ce l'avevo in testa da giorni, ti giuro, ci ho pensato e ripensato perché questa è una storia che difficilmente si dimentica. Sei riuscita perfettamente a rappresentare l'incomunicabilità, la lontananza ma anche la vicinanza non detta, solo sospirata, che aleggia tra i due personaggi e si piazza proprio al centro del petto. Ho avuto i brividi dall'inizio alla fine, ma in particolare in questi momenti qui che ti riporto: |
Heyla! Eccomi per lo scambio a catena. C'erano molte cose e interessanti sul tuo profilo ma alla fine mi sono lasciata guidare dalla tua richiesta e sono molto contenta di averlo fatto. |
Carissima Sia, forse ti suonerà strano, ma... mi eri mancata (ed è tutta colpa tua: del tuo essere stata " sgarbata " con me, di quei bellissimi messaggi che mi hai scritto). Oh, sono così felice di poter finalmente passare qui sul tuo profilo e fare un po' anch'io la sgarbata , sai?💙 Ora che sono qui, comunque, voglio soltanto dirti che sono colpita (ma davvero, davvero tanto). Lo sono perché, come ti dicevo, Sirius e Regulus, per me, sono un po' "casa" e tu, tu che non sei solita scrivere di loro, lo dici in nota, hai sviluppato una storia bellissima — "giusta", giusta per loro due, giusta per il loro rapporto perennemente in bilico, perennemente stretto tra il cosa potrebbero essere e cosa riescono a essere davvero. Sono colpita anche per quanto a fondo tu li abbia capiti entrambi. Leggere questo testo è stato proprio come tuffarsi in questo rapporto burrascoso - che io amo, ormai lo sai -, attraversare con loro le piccole, innumerevoli, tragiche apocalissi (ogni "fine del mondo", del loro mondo, faceva sempre un po' più male) ... è stato una sorta di regalo inaspettato e meraviglioso. L'unica cosa che mi rattrista, ora, è che non sarò in grado di restituirti le mie impressioni (ma ci proverò; ci proverò lo stesso, perché lo meriti). Questa storia pullula di dettagli a cui, in questo rapporto che si sfilaccia e va alla deriva, mi sono aggrappata come un naufrago a una zattera, per evitare di essere travolta dalle emozioni (fallendo, fallendo miseramente!). Ci sono le storie, ad esempio; le storie e le lettere di famiglia che soffocano le storie genuine, verità seguite da bugie che cercano di nasconderle. Storie non "sporche di stereotipi" che Sirius cerca di raccontare a Regulus sin da bambini, per salvarlo, trascinarlo fuori dal marcio di Grimmauld Place, della loro famiglia. Storie in cui Regulus arriva a credere quando è ormai troppo tardi. Ci sono verità date troppo per scontato, da entrambi, ridotte a 'stronzate' perché, a ben vedere, le verità degli altri fanno sempre paura quando non riusciamo a capirle. Ho amato quanto bene tu abbia restituito le loro incomprensioni, la frustrazione (la rabbia, anche ‐ "È colpa tua se sono così"), l'indugiare, il non detto che è sempre più, sempre incomparabilmente più importante di quello che si dice — del resto, lo pensa anche Regulus, in quella sorta di meravigliosa tregua, in quel limbo che è un po' uno spazio fuori dal mondo in cui dirsi addio (non per davvero, non ancora): Sirius è "l’unica persona che gli tira fuori le parole con i silenzi", pensa, e quante parole ci sono lì, impigliate in quei silenzi, quanto affetto e quanto dolore. Ci sono le bugie che ci si racconta davanti allo specchio per sopravvivere e andare avanti, mentre il mondo continua a vacillare e sgretolarsi un po' di più. La bugia più grande di tutte è che non faccia nemmeno male . Non è vero, non è affatto vero. Fa male fin dall'inizio, quando cercano di affrontare il vuoto sul soffitto, il buio e la solitudine. Fa male quando cercano compromessi per combattere la mancanza (la mano di James, la vicinanza dei Malandrini da un lato, e le carezze fredde di Walburga e le attenzioni dei Serpverde dall'altro). Fa male crescere tenendosi a distanza, ma mai troppa. Una distanza destinata ad aumentare, ma per il momento non è ancora definitiva (sembra che si possa ricucire, per un po', e fa male, sì, fa male anche di più per quella speranza in sospeso). Fa male quel sorriso inconscio concesso in Biblioteca e la felicità avvertita nel petto da Regulus (un sorriso che, forse, riuscirà a rendere le sue notti meno orribili). Fa male che Sirius non si accorga che "suo fratello è un pezzo di tutto quello che sono i suoi amici e che l’ha sempre cercato, senza sapere che è proprio lì", ma si accorge subito quando "Regulus non è nemmeno più Regulus"; fa male diventare estranei. Fa male leggere di questo orgoglio di entrambi, della convinzione rigida e inflessibile di essere nel giusto (è sempre l'altro che deve capire , è l'altro che deve sforzarsi di decifrare i silenzi e arrivare alla verità, la propria verità). Fa male, perché l'affetto non va comunque via e, anche se nella vita reale non si osa dire, anche se non ci si avvicina se non per pochi istanti, ci sono sempre i sogni e le speranze (sogni in cui è tutto più facile, è molto più facile essere fratelli — che altro dovrebbero essere? ). Fa male quando Regulus si domanda se avrà mai la possibilità di parlarci davvero con Sirius, alla fine, senza mezzi termini; si chiede se avrà la possibilità "di scusarsi per quei vuoti che ha contribuito a creare" e noi lo sappiamo che non lo farà, che non potrà farlo. Fa male perché, persino alla fine, Sirius si racconta bugie (ancora, di nuovo). James, l'altro suo fratello, è in cucina con Lily ed è "impossibile", no? È impossibile che faccia male, è questo che si è detto per anni. Ma il mondo è finito davvero, stavolta: Regulus è morto e come farà lui, ora, a fissare il vuoto sul soffitto, la notte, a non annegare nelle coperte, nella mancanza? Come farà a riempire il vuoto? La distanza si è spezzata, è diventata un abisso, ora e la loro storia si è conclusa col peggiore degli epiloghi. E fa male, fa male anche qui (queste righe fanno male dall'inizio alla fine, Sia, ma proprio tanto), perché la storia sarebbe potuta andare diversamente. Avrebbero potuto raccontarne una assieme, magari, se solo avessero trovato la forza di dirselo: che il mondo fa "meno schifo", affrontandolo assieme, "vivendolo in due"; se solo si fossero detti quello che hanno sempre saputo, nel chiuso del cuore e nei sogni, che sono fratelli , a dispetto di tutto, sempre. Bene, io, qui, ci ho lasciato un pezzo di cuore, sappilo. E poi te lo dico sempre, nelle recensioni, e ora lo ribadisco: mi incanta il tuo modo di scrivere. Davvero. Mi incanta quanto bene tu sappia restituire l'Amore e, al contempo, il logorio dell'amore che si consuma. Ricordo già quanto mi avesse colpito con Charlie e Tonks il tuo modo di rendere lo sfilacciarsi di un rapporto e qui non hai fatto altro che riconfermarti bravissima. Grazie di cuore per aver scritto di loro due e in bocca al lupo per il contest (che bello partecipare assieme a una storia così!). Un abbraccio fortissimo (e sgarbato!)💙 P.S. Menzione d'onore per il tuo James! Quanto mi piace il James che è sempre in allerta, il James che Regulus guarda con invidia, pensando che "dovrebbe essere lui" al suo posto, accanto a Sirius; James che "non ci deve stare, dentro i loro litigi, non ci deve stare in mezzo al vuoto che stringe i loro petti e li fa arrabbiare". Che meraviglia! Questa storia è proprio tanto ricca e tanto bella: ci vorrebbero ore per recensirla in tutti i suoi aspetti (perdonami se questo è tutto ciò che riesco a fare). |
Hai fatto benissimo a darti questa possibilità, a scrivere di questi due fratelli che si danno per scontati, che si trovano insieme in quel posto in cui fa tutto schifo e si perdono nello stesso posto che, se fossero stati insieme, avrebbe fatto meno schifo. |
Ciao partecipo anche io al contest e sto leggendo tutte le storie. |
Ma anche tu partecipi al contest. Sai che non me n'ero accorta? |
Ecco, Silvia cara, questa è una di quelle storie per le quali faccio fatica a trovare le parole, e finisco per fare una recensione neanche lontanamente all'altezza della bellezza e del contenuto del racconto. |
Sia. Cosa fai, Sia. Sto cancellando e riscrivendo l'inizio di questa recensione e nel frattempo temporeggio per cercare delle parole. Ma ho deciso di non provare a cercare quelle giuste e azzarderò quelle che mi salgono alle dita, come le lacrime che sono spuntate ai lati degli occhi, perché questa storia è, a dir poco, meravigliosa e qualsiasi parola io possa cercare sarà piccola, stupida ed innocua. Quanto male, Sia. Quanto male. Credo che scrivere e raccontare dell'amore e del dolore di Regulus e Sirius sia una delle imprese più ardue che ci sia. Sono due fratelli, due creature che si proteggono dalle bombe che scoppiano intorno a loro, in quella casa malsana, nella loro vita. Chi tradisce chi? Chi se ne va o chi rimane? Chi ha messo per la prima volta davanti i silenzi alle parole? Chi ha deciso di muoversi guerra, quando la guerra è invece intorno e non tra di loro e loro possono ancora prendersi per mano, raccontarsi le storie, quelle che la notte prima di dormire te le ripeti in testa così riesci a dormire bene e non fissi il soffitto in attesa di qualcosa che tu, solo tu, puoi fare e tu, solo tu - no, tu e tuo fratello - non fate. Non fate più, da una vita non fate più. Vi passate accanto, vi guardate, vi studiate, vi volete bene, vi proteggete dalle bombe che ad Hogwarts sono più lievi che a Grimmauld Place ma ci sono. E ci sono soprattutto fuori, in quella guerra che non vede vinti e vincitori ma solo tristezza e morte e silenzi. Quanto gli vorrebbe dire: non è Potter tuo fratello, sono io. Odia nostro padre, odia nostra padre, non odiare me. Prendimi per mano e portami a giocare lontano, riempi la mia vita di quei giochi che riempiono la tua. Lo vedo che ridi, lo vedo che vivi. A casa non lo facevi mai, non lo facevi più. Non con me. |
Oddio, Sia, ma che meraviglia hai scritto? Quanto fa male questa storia fatta di silenzi? Chissà perché quando si pensa a Regulus si pensano ai silenzi, ai vuoti e all'assenza. Ma sei andata oltre e ci hai mostrato i silenzi, i vuoti e l'assenza anche di Sirius. |
Ciao Silvia! |