Cara buongiorno! Eccomi, oh eccomi qui finalmente per poter continuare la lettura di questa tua long. Mi capiterà di rimbalzare da un lavoro all’altro ma a questa ci tengo particolarmente, quindi tornerò spesso qui per procedere fino alla lettura completa.
L’ansia di questo momento, le sensazioni vivide che si combattono tra loro, da una parte il bisogno di vedere la luce e concentrarsi su essa di modo da non cadere, dall’altra l’odio che non deve assolutamente emergere, farsi strada. Lo sa che sarebbe la fine se si lasciasse muovere da un sentimento così forte, vivido e sincero come l’odio, certo che lo sa, come sa che riuscire a non dare ascolto alla voce – quella nera, in grassetto, lì, che spicca sulle altre – è una lotta nella lotta. L’idea di doversi stringere a qualcosa per riuscire a salvare qualcuno, un pensiero limpido che riesca a uscire dal nero di tutto quanto per poter agire e reagire, è dura… più difficile di ciò che si pensi, e questo chiunque stia lottando contro quelle ombre, lo sa più che bene.
E quanto possa pure essere logorante e doloroso…
Che poi non è che la speranza c’è di poter cambiare le cose e restare immutati. Per quanto si odi fare ciò che si deve fare, ci si deve anche adattare perché lì dove c’è l’ombra ecco che bisognerà combattere fino allo sfinimento, reprimere tutto, concentrarsi nel tentativo di non perdere se stessi perché quello che potrebbe accadere è anche – e soprattutto – questo.
Il tutto si riapre un attimo lasciando passare il luminoso primo incontro tra Emdy e Rulod, un bellissimo ricordo, spontaneo, qualcosa a cui aggrapparsi quando tutto il resto pare andarsene e scivolare violentemente via nella direzione opposta, così da rendere ancora più difficoltoso vivere: nel flashback si nota come i ritmi siano assolutamente differenti rispetto alla narrazione presente, proprio per far cozzare ancora di più la situazione attuale da ciò che le persone tentano di tenere dentro con tutta la forza e il sentimento possibile.
Vederlo in queste condizioni fa male, le sue parole, le sue pause, il senso di rassegnazione e dolore che scaturiscono dalle sue parole, èp quasi spaesante da quanto è intenso… però il pensiero che Emdy sia rimasto di luce nonostante tutto, è forse qualcosa a cui ancorarsi ancora.
Ci sono tantissimi momenti in questa storia dove tutto pare essere arrivato al limite ultimo, dove i protagonisti paiono non riuscire più a farcela, e invece… invece, qualcuno ancora resiste e si tiene a sé le cose più care nella speranza di non dimenticarle mai, per niente al mondo. Perché proprio quelle cose li aiutano a stare attaccati al mondo e continuare a lottare, anche quando tutto è nero, buio, melmoso, soffocante. Il lmite è sempre troppo vicino, ma grazie ai ricordi a cui tenersi ancora una volta sopravvivono, continuando a distruggere la distruzione.
Cara, come sempre capitolo cupo, duro, difficile, tanto emotivo con una particolare attenzione alla caratterizzazione e all’introspezione del personaggio. Scavi in ognuno per portare a galla paure, timore, sentimenti, luci e ombre, facendoci notare come possano essere incredibilmente umani nell’essere anche altro. Mi pare di muovermi sempre in mondi monocolore dove poi le tinte si accendono solo durante i flashback. Inquietudine a ogni parola, difficoltà nel portare avanti il pensiero di un lieto fine per tutti che potrebbe non esserci nemmeno, e mi piace!
Alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3 |