Recensioni per
Una settimana a Stanford
di luvsam

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
22/03/22, ore 01:30
Cap. 6:

Eccomi. Perfetta. Non ci avrei aggiunto altro. Non potrei chiedere altro.
La descrizione di Sam, del suo primo periodo a Stanford, la sua sofferenza per sentirsi inizialmente smarrito, solo ma poi...libero. Mi "sazia". Appaga quelle domande che sempre mi pongo quando dei tasselli di storia, nell'originale, mancano o sono comunque trattati a "sprazzi". Invece qui me lo vedo. Lo vedo davvero, Sam. Abituarsi faticosamente a quell'esistenza "altra" che ha imposto un sacrificio enorme (rinunciare alla sua famiglia) ma che è stata anche la vera svolta: "si era sentito finalmente vivo e soprattutto libero. Niente più caccia, niente più sangue, niente più testi in latino da imparare a memoria al solo scopo di esorcizzare un demone." Quella nuova vita passa attraverso gesti semplici, quotidiani come il privare il sale di potere e ricondurlo a innocuo condimento. Ma se ci pensi è un immagine grandiosa! Qualcosa che per i Winchester è fondamentale perde valore...diventa normalità. La trasformazione passa per le vie più banali e, al tempo stesso, forti. La mente fa un'associazione nuova, i punti fermi saltano. Diventando "altro". Sale= non protegge, rende solo più saporito il cibo. I rumori nella notte non sono potenziali spettri in agguato (Will è la dimostrazione di quanto siano frequenti gli schiamazzi notturni nel dormitorio...) e l'unico "mostro" degno di nota è il polpettone della mensa. Tutto si ridimensiona. Tutto diventa "altro" a Stanford.
Ma Sam è Sam. Ha già una "sua storia". Qualcuno, almeno in parte, l'ha già scritta. E anche quando vogliamo voltare pagina, inevitabilmente qualcosa dell' "inchiostro vissuto" ci resta dentro. E allora, quella luce che abbaglia occhi ancora provati, per un attimo lo fa pensare a suo padre, in un tempo in cui la mano di John si faceva protezione e carezza (immagine davvero dolce...). John non poteva spegnere il sole. John, con il tempo, "accecato" a sua volta, forse inconsapevolmente, lo ha spento, privandosi di un rapporto costruttivo con suo figlio.
La caparbietà di Sam nell'affrontare quel docente, notoriamente "terribile" tra gli studenti, lo riportano prepotentemente al presente. La descrizione dell'ambiente universitario, i commenti degli studenti, l'ansia crescente di Sam, il protrarsi degli esami...ogni cosa "al suo posto", credibile. Mi ha fatto entrare in empatia con Sam che rispecchia molto bene chi ha scelto di iscriversi all'Università con passione, per riscatto e senza alcun tipo di "bonus". Non ci sono "secondi appelli" per Sam. C'è un libretto da riempire, un percorso netto da completare, una borsa di studio da difendere, due lavori da mantenere, poche ore di sonno e tanta voglia di realizzarsi.
Le chiacchere con Rebecca (simpatico il dialogo...Sam "in pillole": "carino ma troppo serio", come definirlo in modo più azzeccato?!) lo stomaco chiuso, la stanchezza che vince e poi...il trionfo.

Al trionfo assiste John. Quel padre che, nella settimana a Stanford, ha rimuginato, pensato, rivalutato, analizzato il legame con il Sam "disertore". Ma la paura del rifiuto e il puntiglio prevalgono. Deve finire così. John lo sa fin dall'inizio.
Ma il poter assistere a quell'interrogazione è il premio finale del...luna park.
Il suo ragazzo lo fa andare sulle "montagne russe delle emozioni".

Sam che lo sfida, Sam che si ribella, Sam che rinnega la sua famiglia, Sam delirante in un letto, ostinato, sfiancato, cocciuto. Quanto lui. Forse più di lui.
Sam che diventa una leggenda per i colleghi universitari, tenendo testa al terrificante prof. Smith come se fosse nel bel mezzo di una caccia al contrario, quasi inevitabilmente votato ad essere preda, a soccombere a quel docente che "fa a pezzi"...invece diventa cacciatore, non per uccidere ma per affascinare, per stupire, per guadagnarsi la stima di chi, pur estremamente esigente, riconosce il merito, l'impegno totalizzante, la preparazione vera, che non è solo studio scrupoloso e attento. C'è molto di più. E la ferrea volontà di farcela. Non solo in quell'aula universitaria.
Faccio mio il riscatto di Sam. Faccio mio l'orgoglio di John. Mi commuovo. Perchè sì...la parola quando riesce a "toccare" le corde giuste...commuove.
Ho sperato fino all'ultimo che Sam lo scorgesse, anche solo per un istante, anche solo come se fosse un'allucinazione dettata dall'estrema spossatezza di quei giorni, al limite dello stress fisico e mentale. Ma va bene così... "strappare via il cerotto in un solo colpo".

John si concede un ultimo sguardo a suo figlio. Brevi attimi di spensieratezza con i suoi amici e forse lo rincuora il saperlo ben integrato, in un gruppo. Nonostante il risicato tempo per le relazioni sociali. Poi la nota la routine riprende. Il lavoro, gli straordinari, il passo lento verso il dormitorio, la luce che si spegne.
John prova tenerezza per Sam.
Io provo tenerezza per John. E, permettimelo, anche per "l'altra metà del suo mondo", Dean, ignaro di tutto.

Che sia almeno un giorno di tregua. Trascorso a pescare. Insieme. Con il figlio che gli è rimasto accanto.
Niente particolari. John non può rivelarglieli. E, a questo punto, permettimi una mia supposizione. Un mio "viaggio" mentale, partendo da ciò che ho letto. Credo che, una parte di lui, vorrebbe abbracciare Dean e dirgli: "Sammy è in gamba, dobbiamo essere fieri di lui, ha fatto la scelta giusta. Si merita di essere "altro"."
Ma non lo farà, perchè in fondo fa paura ammetterlo. Potrebbe instillare in Dean il "dubbio". L'unico figlio che gli resta potrebbe domandarsi se davvero vale la pena continuare quella vita...potrebbe finire con il domandarselo John stesso.

Meglio un giorno di pesca.

Grazie. E' stato un capitolo che mi rimarrà "dentro" ma spero comunque di essere riuscita ad andare oltre la recensione "di pancia".

Alla prossima

Eclissidiluna

Recensore Junior
04/03/22, ore 17:50
Cap. 5:

Ciao. Potrei definirlo un capitolo "di transizione". Più che aggiungere elementi alla storia, dal punto di vista narrativo o di azione, mi aiuta a capire meglio lo stato d'animo di Sam. Anche se è stata una scelta sua abbandonare padre e fratello per realizzare il proprio sogno universitario, la mancanza di Dean si fa sentire prepotentemente. Tagliare i ponti con la propria famiglia non è mai facile. Poi, dall'altra parte, c'è quel sentirsi "anomalia" che è un po' il filo rosso della vita di Sam (molto canon), quel senso di non appartenenza al "modello Winchester". Infine mi piace quel richiamo al subconscio di Sam che, tra un "indizio" e l'altro, percepisce le emozioni di quella notte trascorsa in blackout. Febbre, fantasia e realtà si mescolano, facendogli
intuire di non averla trascorsa da solo ma forse nemmeno lui vuole "indagare" troppo.
Sullo sfondo rimane John. Qualche battuta con Dean, i dettagli inventati di quel "fantasma party" creato a tavolino, la stanchezza per aver accudito Sam . E la volontà di continuare a rimanere nell'ombra. Almeno per un po'. Per essere certo che Sam non rischi ricadute. Gli manca il coraggio di svelarsi, di ammettere la propria preoccupazione. Perche significherebbe ammettere quanto Sam gli manchi. Vorrebbe dire tornare ad affrontare gli argomenti che li hanno fatti allontanare. E John,probabilmente, si conosce, sa il proprio temperamento. Non riuscirebbe a intavolare un confronto costruttivo. Si farebbero male. Di nuovo.

Alla prossima.

Eclissidiluna

Recensore Junior
06/02/22, ore 21:38
Cap. 4:

Serata tranquilla dove il pc, una volta tanto, non è acceso per lavoro. Quindi ne approffitto ..rieccomi
Incredibilmente delicato.
Ho apprezzato molto la parte iniziale relativa al ricordo di Mary, "nata per fare la madre"...e non ci si può che rattristare insieme a John pensando che le è stato negato. Quella famiglia cristallizzata, allietata ancor di più da quel secondo figlio che, al contrario, è stato forse l'inconsapevole spartiacque tra quello che poteva essere e ciò che, purtroppo, è stato. Mary...instancabile, sempre pronta a raccontare una favola a Dean e a dedicare tempo a lui. Risate, Dean che lo abbracciava, quel ritornare a casa con "la pace che lo investiva"...e poi Mary non c'è più. Tutto spezzato, spazzato via. Per sempre. Per un po' John ci ha provato, a modo suo, a tenere insieme quella famiglia in poltiglia. Ma l'assenza di Mary ha pesato troppo. Su tutti. Su chi l'ha amata, su chi ha potuto ascoltare, anche se per breve tempo, favole. Sam ha pagato il prezzo più caro. Il figlio del dolore. Il figlio di quella famiglia che era...e che non sarebbe più stata.

Ultima parte altrettanto emozionante. Qui non si tratta del ricordare ma del ritornare a...Sam. Ho amato molto la descrizione di John che si prende cura di Sam, entrando in "emergenza". Sam incosciente, sopraffatto dalla stanchezza che indebolisce, che rende vulnerabili. Una febbre violenta che John conosce bene, perchè spesso ha dovuto porvi rimedio. Sam non è solo. Non lo lascerà. Anche se, probabilmente, "il John" nella mente offuscata di suo figlio, è incubo, è parola che annienta. Sam "vede" suo padre nel delirio ma non sa che, in realtà, gli è accanto, non per litigare e offendere, ma per proteggere e aiutare.

Infine significativo quel tentennamento di John. Ha l'occasione per mandare a monte il progetto di vita di Sam. Basterebbe un sms...non inviato. Riavrebbe Sam. Sarebbe un regalo per Dean. Tornerebbero ad essere un...trio. Ma Sam non se lo merita. E anche se quella febbre potrebbe danneggiarlo e compromettere quel sogno...non sarà certo John a svegliarlo. Non stavolta. Anzi. Non lo perderà d'occhio.
Perchè Sam deve mettere su peso e la febbre deve diminuire. E lui sarà lì. Ad accertarsi che questo avvenga.
Stanford per Sam è sogno. Per John è incubo. Ma non sarà lui a impedire a Sam di continuare a sognare.
John è un cacciatore. John è inaridito dalla perdita. John ha fatto della vendetta la sua unica ragione di vita.
Ma John guarda Sam. E si ricorda...
è padre. L'ho vissuta così. E così te la rimando.

Ed è quel "John padre " che nasconde gli indizi della sua presenza, che ripone, con dovizia, tutto ciò che gli è servito per assistere il figlio, che si dilegua con un perentorio e apprensivo "Voglio vederti in piedi, ragazzino" ad essere "il John rivalutato" di cui mi piace leggere.

Alla prossima.

Eclissidiluna

Recensore Junior
06/02/22, ore 20:25
Cap. 3:

Ciao, rieccomi. Non ho il dono della sintesi ma se dovessi riassumere in una parola questo capitolo direi: intimista. Una descrizione accurata di elementi squisitamente materiali e di gesti usuali si fanno astratti, diventando il passe-partout per "entrare" nel cuore di Sam. Nel suo vissuto dove passato e presente s'intrecciano. La sveglia. Quell'aggeggio "disturbante" che lo strappa al sonno troppo breve. La "sveglia" irruente di suo padre o quella più comprensiva di Dean. La sveglia per gli allenamenti massacranti imposti da John ieri e quel "sentirsi a pezzi" di oggi, non più per la crociata di suo padre ma per una nuova "crociata". La sua: restare a Stanford, Come ti dicevo... profondamente intimista, nel ricordare quando ha cominciato a capire che non apparteneva a una famiglia "ordinaria", con lavori "ordinari". Quelle lacrime inghottite nei bagni della scuola per l'assenza di John agli "eventi" importanti per ogni genitore. Ma non per suo padre, non per un cacciatore. Mestiere tramandato di padre in figlio.Sam quell' "eredità" non la vuole. Sam sogna di poter dimostrare che, anche un Winchester,può scegliere il proprio destino. Diverso da quello pensato per lui. Piccole cose che diventano preziose per definire il vissuto di Sam. Quel pavimento freddo che ricorda la necessità di comprare un paio di pantofole, quella doccia prolungata, per togliersi di dosso la stanchezza e l'odore di chi fatica, di chi si guadagna quel posto a Stanford. Perchè è la possibilità di sovvertire le regole del gioco e di scampare a un destino segnato. Apprezzo il sesto senso di Sam quando, aprendo il cassetto, osserva la pila di ricevute. Qualcosa non torna ma non ha tempo e modo di insospettirsi  troppo. Poi c'è la parte "intimista" di John. Quel continuare a "pedinare" suo figlio. Quel lento rendersi conto di aver sbagliato tutto. Sam non li ha lasciati per darsi a una vita di studio ma soprattuto di svago, per dimenticare l'orrore provato in quella prima parte di esistenza. Sam non sgarra. Persegue il suo obiettivo con una tenacia che inorgoglisce e, al tempo stesso, preoccupa. Perchè la magrezza di Sam preoccupa. Perchè oggi non basta prenderlo sulle ginocchia e imboccarlo. Quel tempo è finito. Ne è cominciato un altro, ben più complicato. Un tempo fatto di litigate, frasi pesanti, porte sbattute, recriminazioni. E quella magrezza spaventa Non essere in grado di poter prendersi cura dei propri figli spaventa sempre. Ieri era quel "piatto di pastina" da svuotare, cedendo al "ricatto" del gioco. Oggi è il prendere atto di una giornata frenetica in cui, suo figlio, pare un automa che non ha bisogno di introdurre cibo per recuperare le forze...e John non può inventarsi  giochi o lasciarlo canticchiare. Può solo seguirlo sperando che quelle "spalle abbassate", reggano. 
Intimista anche quel tuffo nell'essere uomo di John. La scelta di non rifarsi una vita perchè, in fondo, tre era il numero perfetto. Fin tanto che Sam ha deciso di fare parte del trio. 
Un giorno mi chiesi di spiegarti meglio come sei "cresciuta" rispetto ai primi tuoi scritti. Te lo dissi come "sensazione". Avevo "letto" qualcosa di diverso. Ecco, credo che sia proprio questo, una cura in più verso il racconto del vissuto, dei sentimenti dei personaggi. All'inizio c'erano dialoghi serrati e anche se i flashback erano un'occasione per approfondire, ora nello scorrere della trama, riesci ad inserire la frase, il ricordo che ti conduce alla parte più profonda e intima del protagonista. 
Capitolo ricco di "immagini" mentali che prendono forma, di scene che riesco a "vedermi", dondolando tra passato e presente. E' una bella sensazione.

Alla prossima.

Eclissidiluna

Recensore Junior
26/01/22, ore 23:18
Cap. 2:

Rieccomi. E' un capitolo che mi fa entrare nel "mondo Winchester" attraverso piccoli, semplici ma significativi quadri di vita familiare che raccontano abitudini, retroscena, ricordi. John che assapora quel prendersi cura di sé. Un uomo che non ha più tempo per guardarsi allo specchio, anche se c'è stato un giovane John che voleva far colpo su Mary. E quel non essere "tappezzeria" identifica a pieno il carattere di entrambi. Così come, per contro, il "mimetizzarsi" di Sam non fa che "raccontare" il Sam che ho imparato ad amare. Timido, riservato, così "altro" da quella famiglia con la caccia nel sangue. E quell' "essere altro" viene evidenziato dal ricordare di John che arriva persino a bruciare i preziosi libri di Sam perchè un cacciatore non può permettersi di tirar tardi la sera, studiando. Perchè vuol dire mettere a repentaglio "la squadra". Ma c'è anche l'orgoglio per quel figlio maledettamente cocciuto, determinato, capace di studiare nei posti più impensati. Capace di entrare a Stanford collezionando ottimi risultati, contando solo su se stesso. Non avendo altro che se stesso. La fatica di Sam, il conciliare lavoro e vita universitaria, quel conquistarsi tutto, ogni giorno con una maturità profonda, caparbia, onesta...così lontana dallo studente "standard" di quella prestigiosa facoltà. Che può permettersi di non conservare un accurato e preciso registro spese. Invece Sam no. Sam deve lottare. Come lottava con John. Per continuare a leggere nel cuore della notte. Mi hai emozionato.

Poi c'è Dean. La sua risata, le sue battute. Un Dean in qualche modo pre-serie che, come ti ho già detto, personalmente fatico a descrivere perchè forse sono più legata a ciò che è stata l'evoluzione del suo personaggio (dalla terza stagione in poi), ma mi fa piacere leggere. Le telefonate con John sono divertenti e piuttosto credibili. Apprezzo anche quel sentirsi in colpa di John. Sa che, cacciando Sam ha dilaniato Dean. Gli ha dato il tempo di incassare, di abituarsi all'assenza di Sammy, pur sapendo che Dean non si rassegnerà mai a quel cacciare in solitaria. E mi fa pensare al dopo, alla prima stagione. A quel cercare Sam quando John sparisce...scusa la divagazione ma leggendo ho pensato che, questa storia, s'inserisse perfettamente in quel vissuto. E' quello che prova anche John che in qualche modo "spia" Sam, senza trovare il coraggio di affrontarlo, di dirgli semplicemente "Mi sei mancato...come stai?".

Il senso di colpa di John passa anche attraverso la consapevolezza di mentire al maggiore dei suoi figli...inventandosi una caccia quando, la vera "caccia" è il catturare "pezzi di vita di Sam" ma la scelta di occuparsi di "un figlio alla volta" mi pare ragionevole!

Bello, davvero coinvolgente. Brava.

Eclissidiluna
(Recensione modificata il 27/01/2022 - 07:47 pm)

Recensore Junior
26/01/22, ore 22:13
Cap. 1:

L'idea mi incuriosisce. Il partire da John, dal suo dolore quando ha in qualche modo perso la "battaglia" più importante: tenere Sam con sé imponendosi di non vederlo più,,,ma la rabbia provata non è sufficiente. Quel "riaggrapparsi alla vecchia furia" non concede a John di proseguire come se niente fosse. Descrivi davvero bene la sofferenza di John. E' come me la sono sempre immaginata. Deve essersi sentito tradito da Sam, in modo profondo e lacerante. Usi parole semplici ma chiare, nette per dar "voce" a quel sentimento che riaffiora prepotente, grazie a un "bicchiere di troppo". Infine è profondamente umano. E' padre. Vuole sapere se suo figlio "sta bene". Anche senza di lui. Anche senza Dean. Anche se ha scelto "fuori"...e John ha dovuto accettarlo. Ma deve sincerarsi che, quel "fuori" sia davvero un bene per il suo ragazzo. La furia della delusione non basta a placare l'ansia dell'amore provato per quel figlio ribelle. Così diverso da Dean. E, forse, così simile a lui.

Uso spesso la metafora del viaggio, quando scrivo e quando leggo. Ogni storia è un "mettersi in cammino". Ripartiamo. Da qui. Anzi, a dirla tutta, faccio un po' fatica a dimenticare la tua prima storia, "Vengo a prenderti" e quel dolce ricongiungersi, riconciliarsi vissuti tra John e Sam, mi rende ancora più empatica con John! Ma sono due frammenti di "vita Winchester" separati e, procedendo nella lettura, mi calerò meglio nel contesto di questa...settimana a Stanford!

Ciao ciao!

Eclissidiluna

Recensore Junior
10/01/22, ore 19:00
Cap. 2:

Ciao, ho un debole per Sam e mi piace come stai sviluppando la sua vita universitaria,lontano da Dean e dalla figura di John. Mi sono sempre chiesta perché in SPN non avessero mai mostrato anche solo attraverso i ricordi, questa parte della sua vita...adesso mi godo la storia. A presto