Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: luvsam    17/03/2022    1 recensioni
Cinque minuti, era a soli cinque minuti, quindi sarebbe bastato premere un pò sull’acceleratore per lasciarselo alle spalle, poteva farcela e ci sarebbe sicuramente riuscito se non ci si fosse messa di mezzo anche una pubblicità radiofonica su come partecipare alla settimana di orientamento per le nuove matricole.
Ci era andato anche lui?
La sua borsa di studio gli aveva coperto i 500 dollari necessari e soprattutto stava bene?
Nel momento in cui il suo cervello aveva formulato quest’ultima domanda, John aveva perso la sua battaglia: doveva vedere Sam.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sabato mattina il giovane Winchester fu svegliato da una chiamata di Will.
“Pronto?”
“Good morning, Wonder Boy”
“Ehi”
“Come va stamattina? Ti senti meglio?”
“Onestamente non lo so, sono ancora a letto”
“Beh, spiacente di interrompere i tuoi sogni, ma dobbiamo andare a fare l’esame, ricordi?”
“Sì, certo”
“Beverly ed io siamo già pronti e pensavamo di andare a mangiare qualcosa visto che non si sa a che ora finiremo. Ti aspettiamo?”
“No, grazie, ci vediamo in aula”
“Sei sicuro?”
“Sì, ho bisogno di fare una doccia per rimettermi in sesto e non voglio rovinare i vostri piani”
“Okay, come vuoi, e non tornare a dormire”
“No, sono sveglio, tranquillo”
Sam attaccò e per un attimo pensò che non era poi una brutta idea chiudere di nuovo gli occhi, ma poi la vocina della ragione gli ricordò quanto fosse importante non saltare la seduta con il professor Smith.
Si passò una mano sul viso, poi si tirò su e per fortuna questa volta le sue gambe sembravano molto più ferme rispetto al risveglio precedente. Si avviò verso il bagno e vi rimase circa una ventina di minuti, che spese tra doccia e barba appuntandosi un memo mentale sulla necessità impellente di comprare degli altri asciugamani. Lo avrebbe fatto quella sera stessa al mall durante una pausa, anche se era decisamente irritato dal fatto di non sapere che fine avessero fatto le precedenti.  
Era sicuro al 100% di non averle lasciate in lavanderia, come aveva suggerito Will, perché, dovendo fare continuamente attenzione alle spese, non poteva permettersi una distrazione simile, ma non riusciva proprio a trovare una spiegazione plausibile alla loro scomparsa. Erano nel bagno un giorno e poi non c’erano più.
Se fosse stato ancora con papà e con Dean avrebbe pensato allo scherzetto di qualche spirito con la sindrome di Peter Pan, ma quella era Stanford e il mostro più terribile che aveva affrontato era il polpettone della mensa universitaria. Scosse la testa al ricordo dell’indigestione che era seguita all’assaggio, poi guardò l’orario e concluse che doveva darsi una mossa.
Era nel secondo scaglione di esaminandi, ma era buona abitudine degli studenti del professor Smith presentarsi con largo anticipo perché il docente era noto per far durare molto poco gli esami di quelli che non giudicava all’altezza.
Si vestì, poi si diede un’occhiata nello specchio appeso alla porta d’ingresso e si trovò passabile. Era un po' pallido, ma non poteva preoccuparsene, così prese lo zaino con i libri ed uscì dalla stanza.
Al nuovo incontro ravvicinato con la luce del giorno reagì ancora con fastidio e la voce profonda di papà, che gli diceva che non poteva spegnere il sole, gli attraversò il cervello. Aveva forse quattro anni quando gli aveva fatto la bizzarra richiesta e l’uomo, dopo aver sorriso davanti alla sua innocenza, gli aveva coperto gli occhi con una mano. Era stato un gesto semplice accompagnato da delle carezze sulla schiena che lo avevano fatto sentire così amato, una sensazione che si era poi affievolita negli anni.
Il loro rapporto era diventato sempre più burrascoso e alla fine era successo quello che era successo.   
“Cazzo, Sam, niente viaggio sul viale dei ricordi”- si disse avanzando nervosamente il passo.
Non gli capitava di pensare spesso a John, anzi, eppure negli ultimi giorni era successo due volte e non gli piaceva perché riapriva vecchie ferite.
Non si era forse imposto da tempo di non pensare più a come si era sentito perso quando si era ritrovato da solo con uno zaino in spalla e poco altro dopo la lite, al freddo di quella notte mentre aspettava su una panchina la partenza dell’autobus per la California, o al sapore salato delle sue lacrime mentre i chilometri sfrecciavano fuori dal finestrino senza che nessuno avesse tentato di fermarlo?
Non aveva chiuso nei cassetti della memoria l’angoscia di quando era arrivato a Stanford e aveva dovuto aspettare tre giorni prima di poter prendere possesso dell’alloggio perché l’anno accademico non era ancora iniziato, e la paura che potessero portargli via i pochi soldi in suo possesso quando si era dovuto accontentare del riparo offerto dalla California Ave Caltrain Station?
Aumentò ancora l’andatura respingendo quei ricordi spiacevoli e tentò di concentrarsi sul suo obiettivo.
Dopotutto era un brillante studente universitario, si era fatto degli amici e nonostante tutte le difficoltà che era costretto ad affrontare, non aveva mai rimpianto la sua scelta, anzi era sempre più determinato a farsi strada nella vita alla faccia di John e della sua crociata contro il male.
Se all’inizio le urla del suo vecchio lo avevano tormentato di notte, con il tempo aveva iniziato a dormire senza saltar su al minimo rumore, a comprare il sale solo per condirsi il cibo e dopo il primo esame superato con successo, si era sentito finalmente vivo e soprattutto libero. Niente più caccia, niente più sangue, niente più testi in latino da imparare a memoria al solo scopo di esorcizzare un demone.
Quella era un’altra vita, il presente era il test e quando arrivò a destinazione, Sam inspirò profondamente ed entrò nell’aula in cui si sarebbe tenuta la prova. Come si aspettava, ospitava due categorie di persone: la prima era formata dagli studenti che dovevano fare l'esame, la seconda da quelli che erano solo venuti ad accertarsi della veridicità delle voci che giravano sul prof. Smith e sulla sua fama di sterminatore. Distinguerli era facile, era sufficiente osservarne la postura e la presenza o meno di testi aperti tra le loro mani e Sam si collocò mentalmente in una posizione intermedia. Non aveva l’abitudine di ripetere fino all’ultimo secondo, ma non era nemmeno capace di affrontare il tutto in completa scioltezza, soprattutto quella mattina.
Si sentiva ancora in riserva nonostante il riposo a cui si era costretto nelle ultime 24 ore e questo non era un bene considerando che non solo doveva sostenere l'esame, ma doveva assolutamente presentarsi al mall.
Le sue assenze ingiustificate non erano state apprezzate e aveva dovuto scusarsi più volte con i suoi datori di lavoro,prima di lasciare il dormitorio. Avevano fatto la voce grossa, ma per fortuna non lo avevano licenziato, anche se gli avevano subito imposto delle ore extra quella sera stessa e il giorno dopo.
Non era una prospettiva allettante, eppure sapeva che doveva ringraziare la sua fama di bravo ragazzo se gli era stata data una seconda chance, e fare buon viso a cattivo gioco.
I problemi legati al lavoro potevano comunque aspettare, il presente e il professor Smith erano le uniche cose sulle quali doveva focalizzare l’attenzione.
Avanzò tra i banchi cercando con lo sguardo Will e Beverly, ma non li individuò, così si andò a sedere accanto ad una ragazza decisamente carina, ma era troppo concentrato sull'esame per farci caso. Appoggiò il suo zaino a terra e si sporse in avanti per ascoltare le domande che il docente stava ponendo ad un altro candidato.
“Lo sta massacrando”- disse lei ad un certo punto.
“Scusa?”
“Dicevo che lo facendo a pezzi. È il terzultimo del primo gruppo e fino ad ora sono passati solo in tre"
“Da quanto sei qui?”
“Dall’inizio della sessione”
“Devi fare anche tu la prova?”
“L'ho già tentata due volte, ma mi ha fatto fuori"
“Io non posso fallire"
“Come mai? Ci sono altri appelli”
“Non per me"
Sam tornò a seguire la sessione e la ragazza pensò che carino era carino, ma troppo serio per i suoi gusti.
I colloqui proseguirono e dopo circa un'ora e mezza dal suo arrivo, il giovane sentì che la tensione lo stava divorando.
Voleva togliersi al più presto il pensiero, ma il prof quella mattina sembrava particolarmente ispirato tanto che gli esami si protrassero fino all'ora di pranzo quando l'uomo annunciò che la sessione sarebbe ripresa alle 15.30 .
Sam lo guardò avvilito perché aveva sperato fino all’ultimo di riuscire a fare l'esame in mattinata in modo da poter riposare qualche ora prima di andare al lavoro, ma evidentemente avrebbe dovuto tener duro e sperare che il suo corpo lo seguisse in questo sforzo di testardaggine.
“Pranziamo insieme?”
La voce della biondina riportò sul pianeta terra il giovane, che ebbe così la certezza di interessarle parecchio, ma non era proprio in vena di flirtare. Cercò inutilmente un modo gentile per declinare l'invito, poi fu lei a fare un'altra mossa.
“Sei gay?”
“Gay? No, che ti viene in mente?”
“Beh, non vedo nessuna ragazza a sostenerti e nemmeno una fedina"
“Non che siano proprio fatti tuoi, ma non ho una ragazza”
“Allora come mai non mi degni di uno sguardo? Non sono il tuo tipo?”
“No, non sei tu, credimi. Sono in piedi per scommessa e ho una lunga giornata davanti a me. Prima l'esame e poi devo andare a lavorare, o rischio il licenziamento”
“E non puoi darti malato?”
“No, non posso. Sono stato male nelle ultime ore e non ho avvertito. I miei datori di lavoro erano piuttosto seccati e non posso dargli di nuovo buca"
“Capito. Scusa se sono stata invadente. Ricominciamo d'accapo?”
“Okay"
“Ciao, sono Rebecca e non sono una mangiatrice di uomini “
“Ciao, sono Sam e non sono né gay, né fidanzato"
“E non mangi?”
“Ho lo stomaco chiuso in realtà”
 “Io, invece, quando sono sotto esame, mangerei di tutto. Non ti convinco a venire con me?”
“Magari un'altra volta”
Rebecca sorrise e si alzò.
“Ci vediamo dopo"
“Torni a seguire gli esami?”
“Il tuo di sicuro”
Sam sorrise di rimando e non appena rimase solo, tirò fuori il cellulare. Trovò un messaggio di Will, che lo invitava a raggiungerlo per una pizza al volo, ma non si sentiva proprio in condizione di muoversi. Rispose, mentendo spudoratamente, che aveva fatto un’abbondante colazione, e rifiutò l’offerta. Mise via il telefono, poi appoggiò la testa sulle braccia incrociate sul banco. Aveva una forte emicrania e tanta voglia di dormire. Chiuse gli occhi e pur non volendo, si appisolò. Si risvegliò solo a causa del rumore degli studenti che rientravano in aula e per la mano di Rebecca sulla spalla.
“Sam, stai bene?”
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se ti senti bene"
“Credo di sì”
“Il prof sta rientrando”
“Okay"
“Quando siamo usciti, ha appeso l'elenco dei candidati del pomeriggio, sei il quarto. Perché non vai a sciacquarti un attimo la faccia e prendi un po’ d’aria?”
“Mi sembra un’ottima idea”
Il giovane si alzò e si diresse verso il bagno. Entrò e andò dritto al lavabo. Apri il rubinetto e si bagnò copiosamente il viso sperando così di riacquistare un po’ di lucidità.
Rientrato in aula, vide Will e poi Beverly, che si sbracciava per attirare la sua attenzione e rispose al saluto facendogli cenno che aveva le sue cose alcune file più avanti.
La ragazza annuì e gli fece capire a gesti che si sarebbero beccati dopo l’esame. Sam gli mostrò il pollice in su e tornò al suo posto.
                        --------------------------
Erano circa le due quando John fu svegliato dal televisore troppo alto dei suoi vicini di stanza e dopo averli mandati cordialmente a farsi fottere, si tirò su. Guardò l’orologio e fece una veloce scaletta di quello che avrebbe fatto nelle ore seguenti: doccia, abbondante pranzo e rifornimento viveri in vista del ritorno sulla strada, restituzione chiavi della stanza e infine ultimo appostamento tra il dormitorio e il mall prima di salutare Palo Alto.
Aveva deciso non tornare a dormire in albergo quella sera, ma di partire in nottata per non chiedere troppo alle sue finanze e anche perché la regola dello strappare via il cerotto in un solo colpo valeva anche per lui.
Era arrivato il momento di andare via, anche se il cuore gli diceva di restare. Doveva muoversi perché lo aveva promesso a Dean e perché in fondo non avrebbe avuto senso prolungare il suo soggiorno a Palo Alto. Nonostante il fatto che lo avesse riempito di gioia stargli vicino in quei giorni, non si sarebbe chiarito con Sam, un po’ per partito preso e un po’ per paura di essere rifiutato. Averlo sentito invocare il suo nome mentre delirava non cambiava di molto la situazione tra di loro perché da sveglio suo figlio non lo avrebbe cercato, ne era sicuro. Sam era orgoglioso forse più di lui e mai avrebbe ammesso di aver bisogno della sua famiglia, quindi fine della tregua e pedalare.
Il cacciatore sapeva di dover andare perché avevano fatto entrambi una scelta e non c'era spazio per una trattativa, ma quella settimana a Stanford aveva comunque avuto delle conseguenze.
Nelle ore passate ad aspettare di veder passare Sam, John aveva avuto molto tempo per riflettere e ripensare al rapporto che aveva avuto negli anni con suo figlio minore. Aveva sempre lottato per tenerlo sotto controllo da quando il bambino paffutello e coccolone aveva ceduto il posto ad un determinato pre-adolescente e in fondo aveva sempre saputo che prima o poi sarebbero arrivati ad un punto di rottura.
Le urla, le punizioni e la ferrea disciplina non avevano mai piegato il suo secondogenito e il sergente Winchester era da sempre consapevole che aveva davanti un potenziale disertore, ma non aveva potuto fermarlo. Ci aveva provato, ma aveva fallito ed era stato così stupido da cacciarlo via dalla famiglia, la decisione più sbagliata che avesse mai preso in tutta la sua vita.
Non poteva negare di sentire ancora la rabbia e la delusione ribollire nel profondo, ma vedere quanto Sam stesse lavorando per perseguire il suo obiettivo, gli aveva fatto pensare per la prima volta che forse suo figlio non aveva voluto voltare le spalle alla sua famiglia, aveva solo reclamato il diritto di lottare per ciò che riteneva importante.
Continuando a seguire il flusso dei suoi pensieri, John fece la doccia, si vestì, chiuse il borsone e dopo aver scansionato la stanza, prese le chiavi e si avviò alla reception.
Dopo pochi minuti si ritrovò al volante del suo pick up e guardò l’orologio. Erano le tre e venti e a quell’ora Sam aveva probabilmente dato l’esame ed era tornato al dormitorio, sempre che avesse avuto la forza di mettersi in piedi.
Il pensiero che suo figlio potesse stare ancora male lo angosciò, così decise di mettere in stand by la lista delle cose da fare e si diresse a Stanford. Parcheggiò in una strada adiacente all'ingresso dell’università e si mise a gironzolare cercando di non dare nell'occhio. Si sedette su una panchina piuttosto appartata e finse di leggere un giornale. Dopo qualche minuto la sua permanenza solitaria fu interrotta da un paio di ragazzi, che discutevano ad alta voce.
“Muoviti, non me lo voglio perdere “
“Davvero sta tenendo testa da quaranta minuti al professor Smith? Ma chi è questo mostro?”
“Un certo Dan, mi sembra.  No, Sam, si chiama Sam ed è un amico di Will"
John sgranò gli occhi e la sua mente formulò la domanda più ovvia: possibile che stessero parlando del suo Sam?
Il messaggio, al quale aveva con grande sforzo risposto, aveva lasciato intendere che avrebbe dovuto dare l'esame di mattina, eppure un Sam, amico di Will, era più di una coincidenza, così non resistette all’impulso di alzarsi e seguirli.
Dopo pochi minuti entrò in un edificio ad un piano, poi in una grande aula affollata di studenti. Si mosse in avanti fin quando non riconobbe suo figlio seduto davanti ad un uomo sulla sessantina con i capelli brizzolati e un paio di occhiali tondi di metallo. Si fermò e sentì il prof porre una domanda a Sam seguita da un brusio nell'aula. Si voltò a guardare gli altri ragazzi e capì dalle loro espressioni che doveva essere una richiesta molto complicata. Tornò a fissare la schiena del suo ragazzo e come un qualsiasi papà che vede il proprio figlio in difficoltà, avrebbe voluto afferrare quel presuntuoso e fargli ingoiare qualche dente, ma poi si accorse che con calma olimpica Sammy stava rispondendo.
Guardò di nuovo gli altri studenti e li vide sinceramente impressionati.
Alla prima domanda ne seguirono altre e il giovane studente non vacillò davanti a nessuna di esse.
John rimase in un angolo e minuto dopo minuto sentì l'orgoglio riempirgli il cuore, soprattutto notando che il professore ad un certo punto aveva cambiato totalmente atteggiamento. Non aveva più l'aria di chi si sente in una posizione dominante, il suo viso era concentrato e ammirato.
Il cacciatore ne ebbe la conferma quando l'uomo ad un certo punto fermò Sam e gli fece pubblicamente i complimenti per la sua preparazione e invitandolo a proseguire su quella strada perché avrebbe fatto di certo strada.
Cazzo, quel ragazzo aveva il potere di mandarlo sulle montagne russe delle emozioni e in quel momento si sentiva così fiero che avrebbe voluto uscire allo scoperto e abbracciarlo, ma era consapevole di non poterlo fare. Rimase ancora qualche attimo a godersi la piacevole sensazione, poi fece la strada a ritroso e in breve tornò all'esterno. Respirò a pieni polmoni l'aria fresca e sorrise, poi si avviò al pick up perché non sarebbe passato molto tempo prima che suo figlio sarebbe uscito. Vi entrò e si sedette al posto di guida.
Nel frattempo Sam era ancora davanti al prof., che stava studiando il suo libretto, e stava incassando altri complimenti con una buona dose di imbarazzo. Dopo aver riflettuto un po’ il prof Smith aggiunse una A+ alle precedenti e il giovane Winchester si sentì sollevato all'idea di aver superato la prova e di conseguenza di essersi assicurato il mantenimento della borsa di studio.
Non appena riebbe tra le mani il libretto, salutò il docente e si avviò verso l'uscita con Rebecca appesa al braccio sinistro, che gli faceva i complimenti e Beverly e Will alle costole.
“Sei stato grandioso e dobbiamo festeggiare. Fetta di torta e the freddo e non accetto un no come risposta”
“Okay, Rebecca, ma non ho molto tempo”
“E dai, Wonder boy, prenditi una pausa. Se avessi passato io l'esame, farei festa"
“Mi dispiace, ragazzi”- rispose il giovane Winchester ricordandosi che i suoi amici non lo avevano seguito sulla strada del successo.
“E di che? È passato il migliore”
“Se volete una mano per il prossimo appello, vedo di organizzarmi”
“Per il momento sei solo condannato a offrire"
I ragazzi raggiunsero una caffetteria lì vicino e sotto lo sguardo sollevato di John, Sam finalmente si rilassò e mandò giù un boccone di una crostata alla frutta. Cominciò a conversare con i suoi amici e perse la cognizione del tempo fin quando Will chiese:
“A che ora devi andare al lavoro?”
“Alle sette”
“Allora faresti bene ad alzare il culo”
“Perché, che ore sono?”
“Le sei e un quarto"
“Maledizione, arriverò in ritardo"- esclamò dopo esser balzato in piedi e aver iniziato a raccogliere velocemente le sue cose.
“Frena, cowboy, ho la macchina, ti accompagno “
“Dici sul serio?”
“Certo che sono seria”
“Grazie, Rebecca, mi serve proprio uno strappo”
“Mi fa piacere e magari standoti vicino, mi illuminerai con la tua scienza"
Una risata generale riempì il tavolo e da lontano John sorrise di riflesso. Era bello vedere Sam così rilassato e di certo avrebbe portato via più volentieri quell’immagine da Palo Alto piuttosto che quella del figlio in preda al delirio. Rimase a spiarlo fin quando non lo vide lasciare il tavolo e allontanarsi con una delle due ragazze .
Stava “conoscendo “ il primo amore adulto di Sam?
Osservò la coppia con attenzione e alla fine concluse che non sembravano intimi. Li vide salire su una Toyota, con lei al volante, e incuriosito gli si mise alle costole pur mantenendo una ragionevole distanza di sicurezza. Si accorse quasi subito che stavano puntando al mall, ma sapeva per certo che il turno di Sam sarebbe iniziato molte ore dopo. Forse i due avevano in programma una sessione di shopping?
John li seguì fino a destinazione convinto che magari era poco che si frequentavano e avevano mollato gli altri per stare un po' insieme, poi con somma sorpresa vide scendere dall'auto solo suo figlio, che dopo aver scambiato qualche chiacchiera con la sua accompagnatrice, si diresse all'ingresso dei dipendenti. Sam non si stava concedendo un pomeriggio frivolo, stava andando a lavorare.
John sentì una forte tenerezza per quel ragazzo e si mise pazientemente ad aspettare di vederlo ricomparire nel parcheggio del mall. Avrebbe potuto andarsene considerando il fatto che si sarebbe dovuto fermare per strada per fare rifornimento di viveri e carburante, ma si disse che non si sarebbe allontanato fin quando non lo avesse visto tornare al dormitorio. Rimase fermo nel parcheggio per ore e dopo aver ripreso tra le mani il blocchetto con su annotati i turni di lavoro di Sam, capì che stava facendo degli straordinari per recuperare le ore perse nei giorni precedenti.
Quando suo figlio riemerse, gli sembrò di rileggere lo stesso copione: tanta stanchezza, autobus e corsa notturna fino a Stanford.
John lo scortò fino a "casa" e dopo aver parcheggiato, alzò lo sguardo verso le finestre dell’alloggio di Sam in attesa che andasse a dormire. Quando la luce nella stanza del ragazzo si spense, il cacciatore dovette a malincuore prendere atto che era arrivato il momento dell’addio. Guardò per l'ultima volta in direzione del dormitorio, poi girò le chiavi nel quadro e a bordo del suo pick up voltò le spalle a Palo Alto.
Non appena si ritrovò sulla statale, prese il telefono e non appena l'altra metà del suo mondo rispose, disse:
“Ehi, Dean, metti le birre in fresco e prepara le canne da pesca, sto arrivando".
“Papà, tutto bene?”
“Sì, missione compiuta”
“Hai la voce stanca”
“E’stata una lunga settimana, ma ne è valsa la pena”
“Non appena arrivi voglio i particolari”
“Non si era detto niente caccia?”
“Touchè”
Dean rise e John desiderò raggiungerlo in fretta, così, dopo averlo salutato, premette sull’acceleratore. Rallentò solo un po' quando vide avvicinarsi il cartello “State lasciando Palo Alto” , poi diede gas e si allontanò nella notte.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: luvsam