Bellissima la foto. Trovo sul web che fa parte del lavoro di Jelena Blagovic, fotografa che non conoscevo. È riuscita a creare un romanzo, "Argento di famiglia", fatto di fotografie. Ogni foto è lo stesso cassetto, come pagina di un libro, riempito di cose antiche le più disparate.
Bellissime le due frasi. Ammantano la fotografia dell'arte che si merita. Una foto di Henri Cartier-Bresson come un marmo di Michelangelo, fatte ovviamente le debite proporzioni: il richiamo della materia prima.
E tu, mitica Fenice, poetessa e fotografa, scienziata e sensitiva…
Ci penso sopra. Se tolgo tutti gli accapo questa poesia diventa prosa. No, non è possibile, mi indispongo con me stesso. Perché hanno un fascino segreto, i tuoi versi, che però non riesco a catturare. Lo sento, versi corti e lunghi a formare una cantilena, ma non capisco come hai fatto. Come un piatto gustoso di cui non riesco a capire gli ingredienti. Sei lontanissima dalle rime e dalle metriche, eppure fai poesia.
E condividi con noi lettori quel tuo piccolo e grande mondo aperto all'esterno, fatto di finestre.
Piccolo o grande che sia il mondo, la cosa più importante che lo caratterizza sono le finestre, come in una casa.
Una finestra sul passato: "E’ come affacciarsi alla finestra /
e osservare un mondo che appartiene alla memoria."
Ha un ruolo essenziale, poi, fonte di liete aspettative, l'altra finestra che apri sul futuro: "pronto a riprendere / e, magari, proseguire / un racconto rimasto sospeso nel tempo."
Affascinante e ricorrente l'uso della prima persona plurale: "si avverte", "si viene travolti", "ci si trova", "si percepisce". Quasi un volerti nascondere pudicamente. Un voler mettere delle graziose tendine ricamate alle tue finestre.
Val sicura: in quel "noi" mi ci metto anch'io, maniaco raccoglitore e riparatore dei cocci lasciati dal tempo. Anche se non avrei saputo scriverci sopra una poesia bella come la tua. (Recensione modificata il 10/07/2022 - 02:05 pm) |