Ciao, Greta! ♥
Anche se alla fine alla challenge non sono riuscita a partecipare, quando le storie sono state pubblicate aninime ero corsa a sbirciare, perchè sapevo che sarebbero sicuramente nate delle piccole perle. E questa storia ne è la dimostrazione.
E niente, sarà che i Capitani Grifondoro hanno (quasi) tutti un posticino speciale nel mio cuore, sarà che Oliver è un personaggio davvero affascinante (e divertentissimo) a cui purtroppo viene dedicata poca attenzione, ma trovare una flash dedicata a lui, e per di più tua (dalla voce e dallo stile un pochino avevo ipotizzato potessere essere proprio tua, perché questa delicatezza nel raccontare momenti così duri e crudi, come la guerra e le giovani vittime, era qualcosa che avevo già letto in storie tue), mi ha riempito di gioia! Anche perché ricordo bene quanto ti piaccia questo personaggio e sono contenta che tu abbia scritto proprio su di lui, e per di più un ritratto così perfetto.
Ecco, ho trovato la resa di Oliver perfettamente coerente con la su caratterizzazione, a partire dalla scelta della citazione da cui farti ispirare: questi versi gridano proprio "Grifondoro" (non che la resilienza e la determinazione siano caratteristiche solo grifondoro, quanto più forse ci sia una tendenza a dare loro maggior peso dai membri della Casa). E soprattutto è adatta a rendere il personaggio di Oliver: lui è il capitano che non si arrende mai, in ogni aspetto della sua vita, dal continuare a credere che prima o poi riusciranno a vincere la coppa del Quidditch, nonostante ogni anno ne capiti una alla squadra (dal giocatore disarcionato dalla scopa a un braccio disossato a giocatori che si fanno espellere), al non tirarsi mai indietro quando è il momento di combattere. Mi ha sempre colpito la presenza di Oliver alla battaglia finale: lui non è un membro dell'Esercito di Silente, e per quanto ne sappiamo nemmeno dell'Ordine, eppure quando gli amici lo chiamano lascia da parte il suo posto nelle fila di una squadra professionista (e anche qui, quanta determinazione per riuscire a ricoprire un simile ruolo così giovane), la sua sicurezza di mago - non sappiamo molto della sua famiglia, ma pareva non sapere nulla di mondo babbano - e scende a combattere a fianco degli altri, fino alla fine, pur avendo poco più di vent'anni. E questa storia riesce a racchiudere tutti questi aspetti di Oliver e lo sa fare cogliendo in poche parole tutto il suo mondo interiore.
L'immagine di lui piccino con i guanti troppo grandi ma che per questo non si impegna o ci crede di meno, anzi, mi ha allargato il cuore di un paio di taglie: è davvero un'immagine forte, che riesce a rendere benissimo tutta la passione del piccolo Oliver per questo sport, a discapito di tutto (pure di una testa rotta: in fin dei conti è noto per preoccuparsi poco della salute fisica di fronte alla possibilità di una vittoria). Ecco, questo dettaglio di lui che si fa male sul campo, alla luce anche del resto della fic, il cuore invece te lo stritola. Non so come dire, ma hai saputo bilanciare bene le atmosfere, introducendo già quel velo di ombre e inquietudini che poi si incupiranno nel corso della storia fino ad arrivare alla tragedia della guerra e della morte, portando avanti benissimo il parallelismo tra Quidditch/partita e guerra. Non solo qui, ma in ognuna delle tre parti della storia riesci sempre a equilibrare speranze e dolore: nella prima parte ha la maggiore la luce emanata dal piccolo Oliver che si guarda tutto soddisfatto allo specchio, e forse anche con leggerezza si scrolla di dosso quella ferita (basta pensare a come parlerà con Harry di quanto gli è capitato in passato sul campo), mentre nell'ultima l'orrorre della guerra esplode davanti agli occhi di Oliver, eppure la speranza, quel filo sospeso nel cielo rimangono, e lui così come il lettore vi ci si appiglia, contnua a combattere. L'effetto è un testo che a tratti ti schiaccia, col dolore della realtà, e lo fa in modo diretto, mettendoti davanti ai cadaveri dei ragazzini che muoiono difendendo Hogwarts e il Mondo Magico, ma allo stesso tempo ti lascia uno spiraglio di luce: perché Oliver la resa non la conosce, e continua a lottare, a darti speranza che qualcosa di buono ancora c'è.
E come sempre il tuo stile riesce a restituire tutto questo al lettore in modo perfetto.
Mi è particolarmente piaciuta la scelta di scandire i tre momenti tramite l'età: è un espedienteche usato in questa situazione calza a pennello, perché rende ancora più d'impatto la cruda realtà dell'ultimo pezzo, pone l'accento su quanto fossero giovani e quanto allo stesso tempo determinati. Allo stesso tempo rende anche la profondità della tenacia di Oliver, nel Quidditch ma soprattutto nella vita.
E niente, mi sa che ho straparlato tantissimo, ma spero si sia capito quanto io abbia apprezzato il ritratto che hai dato di Oliver e sia sempre ammaliata dalla tua scrittura. Questa storia è davvero una piccola perla che merita tanto.
Grazie come sempre della lettura.
Un abbraccio e a presto!
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