Recensioni per
Noi saremo gli avi di nipoti che ridono
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 39 recensioni.
Positive : 39
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/02/23, ore 20:53
Cap. 4:

Salve, ti ho notato sulle storie del nostro comune amico Tubo Belmont. Storia veramente bellissima, molto dinamica e davvero capace di donare l'atmosfera di un film o romanzo ambientato durante quel periodo, cupa ma ancora percorsa da piacevoli battute. Sto cercando di fare un esperimento simile con la mia fic di Harry Potter.

Recensore Master
14/02/23, ore 17:45
Cap. 4:

Credo che il protagonista principale di questo tuo bellissimo racconto, caro Amico, sia il fattore Tempo.
Esso si cadenza in modo sempre differente, a seconda del frangente: sa essere convulso e sin troppo breve, caricato di adrenalina e di dopamina, indispensabile per le azioni più prettamente fisiche, come utilizzare un’arma, elaborare una tattica al volo, o addirittura un corpo a corpo; sa però essere anche più dilatato, dall’andamento molle e lento, come se volesse regalare una illusione di stasi, utile per il raccoglimento, la riflessione, il riprender fiato.
Sia gli ufficiali che i soldati debbono imparare a loro spese come gestirlo, il fattore tempo: può fare la differenza tra la vita e la morte. Al di là della fortuna e delle condizioni contingenti, un buon soldato deve sapere cosa fare e quando.
Il nostro Capitano lo gestisce a meraviglia, questo fattore. Ogni suo gesto è perfettamente incasellato in ogni aspetto della missione militare: egli sa essere sempre perfettamente lucido e presente e dispiega ogni sua capacità umana e professionale. Sa dare conforto e vicinanza ad un soldato ferito come sa risparmiare le munizioni di una mitragliatrice pur centrando i bersagli.
Alla fine, vince, per nostro sollievo, il tempo dilatato: quello buono, quello utile per visitare un ferito in ospedale, per una battuta di spirito… e per poter ricordare.
Hai saputo donarci una lettura armonica ed equilibrata, ci hai mostrato bellezza ed armonia anche nella descrizione di una operazione militare, eseguita dagli “spauracchi” per antonomasia del XX° secolo.
E’ questo quello che io intendo saper scrivere: portare Bellezza.
Grazie, come sempre, di questo tuo regalo.

Recensore Master
13/02/23, ore 14:01
Cap. 4:

Con te si rischia di diventare ripetitivi come un disco rotto, ma come si fa?
Non posso non elogiare ancora una volta questa tua incredibile capacità descrittiva che ha il potere di portare il lettore dentro lo svolgersi dei fatti.
Il sogno è reso angosciosamente bene, il fatto che fosse scritto in grassetto mi ha un po’ tranquillizzata, ho subito pensato che non essendo in tempo reale potesse essere un ricordo, o appunto un sogno.
Il resto no.
Sono rimasta con il fiato sospeso per quasi tutta la lettura.
Non avrei creduto che ce l’avrebbero fatta, soprattutto Welke.
Mi è molto piaciuto il momento del “corpo a corpo” in cui ha perfettamente descritto, intanto l’intelligenza di Shultz che si era premunito, e poi l’istinto di sopravvivenza umano che raffiguri magistralmente nella sua tragica violenza.
Quasi dolce il pezzo finale, davvero bello, Shultz è davvero un uomo di spessore un vero capitano, empatico e paterno dietro quella sua naturale ruvidezza è un uomo dal cuore tenero, o almeno a me è arrivato così, conquistandomi.
Una gran bella storia, un punto di vista spesso non considerato e demonizzato a prescindere, ma la guerra la fanno poi gli uomini, non le ideologie, né chi le fa scoppiare a tavolino e gli uomini sono tutti uguali: carne e sangue, spesso pedine di giocatori più grandi.
Inutile dirti che sei sempre più bravo e che le tue storie riescono sempre ad emozionare e far riflettere.
Un caro saluto e alla prossima!
 

Recensore Master
06/02/23, ore 12:05
Cap. 4:

Carissimo, un po' in ritardo causa wekend "imbottito" di impegni e commissioni, ma eccomi qui a commentare anche la chiusura della tua vicenda bellica.
Ti confesso che ho letto il finale col fiato sospeso, sapendo che tu non hai una predilezione per il lieto fine ho temuto fino all'ultimo che la resistenza dei nostri valorosi fosse sbaragliata dalla marea rossa.
Invece il soldato Welke è riuscito a portare il messaggio oltre le linee nemiche e a far arrivare i rinforzi per tempo.
Certo senza la resistenza eroica del Capitano e dei pochi in grado di combattere le squadre di soccorso avrebbero trovato be poco da salvare!
Come sempre le scene di battaglia sono ottimamente descritte, dinamiche e ben calibrate tra l'attenzione al "primo piano" in cui agisce il protagonista (o i protagonisti) e lo sfondo dei combattimenti.
Una tecnica quasi cinematografica che rende questi momenti estremanente fluidi e molto godibili anche per chi non è esperto del genere bellico ^-^
Ritorno a ibernarmi nella coperta di pile e aspetto paziente la prossima tua pubblicazione di quello-che-tu-sai-cosa! :D

Recensore Master
05/02/23, ore 21:11
Cap. 4:

Carissimo,
la battaglia è davvero infernale, esplode all'alba ma la notte di tensione è buio pesto è parte dello scontro.
Ammiro il senso di responsabilità di Schultz, la pacatezza con cui si rivolge agli uomini e organizza la difesa, senza trascurare nulla.
Si getta in prima linea, ma i pensieri sono rivolti anche a chi è rimasto ferito.
Lo scontro è cruento, rapido e sembra di essere fagocitati nel suo caos.
Sono contenta che Hoffmann si sia salvato e mi è piaciuta molto l'ironia di Schultz, specie quando parla di Weber.
Un bel racconto! Ora aspetto il prossimo! ^^ A presto!

Recensore Master
05/02/23, ore 12:21
Cap. 4:

Buongiorno
Terminiamo dunque la vicenda con un ritmo incalzante e una imprevedibilità fino all'ultimo; ci giunge infine la conferma e la certezza che la missione di salvataggio è stata non solo effettuata ma anche fortemente desiderata dai compagni. Una storia quindi di cameratismo, di unità e di ideali condivisi.
Diciamo però che fin quasi alla fine ce la siamo vista brutta...
Però questo fa parte della narrativa.
La guerra, nella sua infinita crudeltà e sofferenza, vinta( almeno in questo spaccato) nei suoi orrori dal coraggio e dall'unione.
Bene, alla prossima ☺️😉

Recensore Master
05/02/23, ore 11:06
Cap. 4:

Ma come, è già finito? Beh, almeno è finito bene. Più o meno. Nonostante la mia potenza iettatoria, i nostri cari mangiakrauten sono stati salvati dai loro kameraden (ma perchè all'improvviso parlo come le sturmtruppen?). Sì, qualcuno è un pò ammaccato, ma almeno sono ancora vivi. Un'altra bella avventura da raccontare ai nipoti mentre sghignazzano.

Devo proprio farti i complimenti, caro Old. Innanzitutto per le scene di azione, realistiche al massimo. Poi per la caratterizzazione dei personaggi, eccellente come sempre. E poi voglio anche ringraziarti. Una storia così divertente era proprio quello che mi ci voleva.

Alla prossima storia, kameraden!

Nuovo recensore
03/02/23, ore 19:58
Cap. 4:

Che dire, questa storia mi piace sempre moltissimo.
Intanto complimenti per la descrizione del sogno del sergente, perché è davvero molto evocativa (come tutte le altre descrizioni, del resto).
Sapevo come andava a finire, eppure mi sono ritrovata a fare il tifo per il soldato Welke ^^
I nostri eroi hanno superato anche questa, e la scena finale è quasi commovente (il sergente e il suo cercare la mano del capitano come per ricevere una carezza è stato un gancio destro emotivo). La relazione tra i vari soldati, che oserei dire essere quasi centrale, è ciò che a parer mio rende la storia davvero ottima (e, come al solito, storie scritte dal punto di vista dei tedeschi sono rare e belle da leggere).
I miei soliti commenti su descrizioni e caratterizzazione valgono sempre. Come prima, non li riscrivo così non ti trovi con tre recensioni tutte uguali. Ma tanto la mia opinione la sai.
In definitiva, leggo sempre con molto piacere le tue storie di guerra e i tuoi tedeschi sono davvero perfetti. E te lo dice una cresciuta a pane e “we shall never surrender etc. etc.”. ^^
A presto, spero ^^

Recensore Veterano
03/02/23, ore 19:17
Cap. 4:

Carissimo, è con un nodo enorme alla gola che vengo a commentare questo capitolo.
Un po' per come eravamo rimasti settimana scorsa, con i nostri intrappolati in condizioni terribili e i Russi sempre più vicini. Un po' perché sapevo già che questo sarebbe stato il capitolo conclusivo. Un po' per come li ritroviamo, soprattutto all'inizio.
Il povero Hofmann, ferito e febbricitante, si ritrova intrappolato in un incubo spaventoso, alimentato dalle fiamme della febbre.
E' una scena stupenda, però spiace vedere come ne esce, tanto debole da riuscire a malapena a tendere una mano tremante verso Schultz, che nel calvario che sta attraversando resta la sua Stella Polare, il suo unico punto fisso. E' commovente vedere il capitano, che comunque è un individuo tutto d'un pezzo, non dedito ai sentimentalismi, esercitare nei suoi confronti un'attenzione ed una cura quasi paterne.
Non posso non sentire il suo dolore, la sua paura anche, nel vedere mentre veniva trasportato nelle retrovie. Sappiamo bene cosa succedeva ai prigionieri nelle mani dei Sovietici, e se i feriti gravi fossero finiti nelle loro mani avrebbe significato la morte certa. Forse, però, meglio un colpo di Nagan alla nuca, di quello che avrebbe atteso Schultz e gli altri se fossero stati catturati.
Al di là dello scontro di ideologie, che rimane una parte importantissima del racconto, adesso è diventata una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
Per fortuna, il buon Welke sapeva il fatto suo più di quanto avesse lasciato intendere e i nostri possono contare su Weber che è come il T800 di Shwatzenegger: un Panzer dall'aspetto umano a cui è stata tolta la sicura. La scena di battaglia è stupenda e, per fortuna, tutto si risolve nel migliore dei modi, e il racconto si conclude con una scena molto toccante tra Schultz ed Hofmann, che è quasi tenero nel suo cercare la mano dell'altro con la testa, come a chiedere inconsciamente un'altra carezza.
E' più o meno lo stesso sentimento che provo io a leggere questo capitolo: ne vorrei ancora e ancora ma so che è giusto così, perché il racconto rimane equilibrato e tutto si collega bene.
Se avessi scritto dieci capitoli in più, li avrei letti volentieri.
Ti dirò di più: comprerei un romanzo scritto così, e ne rovinerei le pagine a forza di leggerlo. Ogni volta è un'emozione nuova e vivissima.
Sono sinceramente commossa che una storia così bella sia stata scritta per la mia umile, indegna, persona.
Non credo ti ringrazierò mai abbastanza.

Recensore Master
03/02/23, ore 19:12
Cap. 4:

Carissimo^^
Così giungiamo al termine di questa splendida storia, che ho letto con enorme piacere dall'inizio alla fine.
L'incubo del sergente Hofmann rievoca la drammaticità della situazione in cui si trovano i nostri soldati. Fortunatamente il ferito non è solo al suo risveglio. Il capitano Schultz è al suo fianco ad assisterlo con commovente umanità, è un queste situazioni che si vede il vero valore del cameratismo, quando un superiore si preoccupa per i suoi sottoposti, occupandosi di loro non solo sul campo di battaglia.
Avevamo lasciato il povero soldato Welke solo in territorio nemico, ed è qui che lo ritroviamo. Il giovane è consapevole dell'importanza della sua missione, le vite dei suoi commilitoni dipendono da lui. Questo gli dona la forza e il coraggio per non arrendersi, anche quando la situazione sembra disperata.
La sequenza dell'attacco è stata intensa e al cardiopalma. Il capitano Schultz non perde mai il controllo, nemmeno quando la sconfitta sembra inevitabile. Sprona i suoi uomini a resistere fino all'ultimo proiettile, e lui è il primo a dare l'esempio.
E' significativa la determinazione con cui Schultz guarda la morte in faccia.
Fortunatamente il soldato Welke è riuscito a portare a termine il suo compito con successo avvertendo i compagni.
Il capitano Schultz ha sempre dimostrato di fidarsi ciecamente del tenente Weber, affidandogli senza esitazione ruoli di comando e responsabilità. La sua fiducia non è stata mal riposta, il tenente dimostra ancora una volta di essere all'altezza della situazione comandando la missione di salvataggio, alla quale anche i feriti avrebbero voluto prendere parte.
Alla fine i nostri protagonisti riescono a salvarsi, non solo grazie alla loro devozione al senso del dovere, ma anche grazie all'unità sostenuta dai rapporti umani.
Il capitano Schultz non potrà più chiamare il sergente per nome, ma il ricordo di quel momento di profonda condivisione resterà nel cuore di entrambi.
Complimenti, è stato davvero un piacere seguire le vicende di questi valorosi soldati.
Alla prossima! :)