Seconda classificata: Nina Ninetta – Il sangue di Ve’Rah
Grammatica e stile:
La tua storia ha una buona resa grammaticale. Ci sono pochissimi errori di cui tenere conto e per la maggior parte sono dei refusi.
Per lo stile, invece, manca un po’ di sostanza. È chiaro: i problemi principali di questo contest sono il limite di parole e la mole di personaggi e informazioni che voi scrittori dovevate in qualche modo farcire come un pollo ripieno. L’esito non può essere un racconto dove sia facile soffermarsi sui particolari e dare voce al proprio estro. Fatta eccezione per alcune scene, in cui hai voluto soffermarti e ribadire che il tocco ce l’hai. Per esempio, quella in cui viene presentato Garni. Il personaggio della figlia del locandiere è la perfetta espressione della Nina scrittrice, che soffre questi vincoli e vorrebbe invece di spiccare il volo. E, per quanto sia una cosa che mi senti dire spesso, spero davvero che questo racconto diventi una long. Gli ingredienti ci sono tutti. Senza limitazioni, ne verrebbe fuori una storia davvero interessante.
Alla luce di tutto questo, un plauso va fatto alla tua gestione dei punti di vista. Scegliere di spaziare da un personaggio all’altro in modo fluido, e quasi sempre chiaro e preciso, ha dato molto pepe a questo racconto. Se non fosse stata usata quest’accortezza nella narrazione, credo proprio proprio che la storia ne avrebbe risentito e in negativo. Questo stile ti ha permesso di gestire e dare più spazio a vari personaggi, senza limiti di Pov o di capitolo. Davvero un’ottima scelta.
IC:
Per quanto possa dire che Garni è gestito a mio avviso benissimo, sei tu che l’hai creato. Ma, out of contest, l’epilogo che hai dato a lui e Stella penso che non potesse riassumere in modo migliore i difetti e i pregi di un personaggio che, quasi letteralmente, ha il fuoco dentro.
Veniamo ad Emeryl. In generale, di lei hai snocciolato quasi tutta la lore. Tra i vari capitoli ci sono riferimenti al suo passato, al trauma che ha vissuto in un periodo imprecisato. Pochi sono stati approfonditi, ma come ho già anticipato non importa. Il contest non chiedeva di riportare le schede in ogni singolo punto. Anzi, ad essere sinceri sarebbe stato meglio se alcune informazioni fossero state taciute, per non dare alla sua storyline quel senso di incompiutezza che alla fine ho percepito.
Va detta una cosa: quando si parla di ruolare un personaggio, e in questo caso di valutarne l’IC, i particolari del suo background si possono omettere, si può evolvere il personaggio dalle basi iniziali, ma almeno dal punto di vista caratteriale gli elementi cardine dovrebbero essere presenti, almeno inizialmente; se creo un personaggio che ha solo una parte del carattere di quello che ho immaginato, quel personaggio non può essere definito IC.
L’Emeryl che vediamo è un personaggio diviso a metà. Parte del suo carattere c’è e si vede. Cede alla rabbia ed in lei esiste una predisposizione naturale a comportarsi come una figura di autorità; mi è piaciuta molto la scena in cui ha completato la frase del padre, sottolineando quanto le sue lezioni siano radicate in lei ancora oggi e come sarebbe potuto essere il loro rapporto in altre circostanze. Una donna che è istruita al comando e che si aspetta che le persone facciano quello che ordina senza esitazione. Ma, dall’altra parte, c’è una cosa che in questa Emeryl a mio giudizio manca: il fascino. Non si parla dell’estetica ma del modo di porsi, del senso di autorevolezza che dovrebbe incutere semplicemente con la sua presenza, una sorta di magnetismo. L’ex principessa dovrebbe essere un personaggio maturo, più di quanto l’età suggerisca, ed è proprio questo astratto bagaglio di sicurezza, saggezza ed esperienza a renderla un personaggio che calamita l’attenzione su di sé. Ci sta che personaggi come Garni, Kvest, non subiscano questo fascino ma, come si evince ad esempio nel dialogo tra i vari regnati e la Màthayr delle Din Nadair nel prologo, avrebbero dovuto almeno capire di trovarsi davanti a una figura con cui non abbassare la guardia; il genere di donna a cui, per quanto tu possa essere incosciente, non ti verrebbe mai in mente di strappare il boccale di birra di mano; così come nessuno si sarebbe azzardato a toglierlo dalle mani di Kevst.
È il modo in cui lei si comporta che, a mio avviso, la fa sembrare una semplice coetanea degli altri personaggi, piuttosto che una donna quantomeno più matura ed esperta. Senza la conoscenza pregressa della Scheda, l’impressione che avrei avuto di lei sarebbe stata quella di una ragazza che si sta ancora costruendo; non certo di una maga esperta che dovrebbe incutere rispetto.
Kevset invece mi è sembrato più quadrato. Il suo atteggiamento schivo, misurato, è nello stesso tempo sia molto IC, sia il perfetto esempio su come “non inserire” tutti i dettagli di lore di un personaggio e al tempo stesso non escluderli: il fatto che lui non si apra molto, men che meno sul suo passato, non vuol dire a priori che gli eventi della Scheda non siano avvenuti. Semplicemente quegli eventi sono stati taciuti, o raccontati in modo approssimativo come sentito dire e quindi aperti a qualunque possibilità.
Questo particolare Kevst non si distingue per le doti strategiche – nulla vieta di immaginare che nei vari scontri abbia dato prova delle sue capacità, ma non c’è mai stato un momento in cui si è distinto. Vederlo disposto a mentire pur di raggiungere l’obiettivo più logico (la salvezza del mondo in cambio di una sola vita) è senz’altro prova di cinismo.
Il senso morale che esplode solo alla fine, al pensiero di aver condannato un amico a morte certa, è sia considerabile come un’evoluzione che un modo di far emergere quei lati del carattere, giocoforza, difficili da mostrare. Il Kevst di base infatti difficilmente si sarebbe esposto in maniera così, possiamo anche definirla, plateale. Per sbloccare la parte più vulnerabile del suo carattere occorreva tempo e una certa affinità con gli altri protagonisti. Anche se ritengo sia stata soprattutto l’ossessione verso il fallimento, l’unica crepa nel suo pensiero altrimenti sempre logico, a dare una certa naturalezza al tutto: sentire di aver fatto la cosa giusta, e al tempo stesso di non averlo fatto, con una persona che sotto sotto aveva designato meritevole del suo rispetto, l’ha costretto a sfogare la rabbia e l’angoscia in un modo che altrimenti non si sarebbe mai permesso di fare; per di più, a portata d’orecchio di un’intera gilda di guerrieri. Molte delle cose che gli abbiamo visto fare – sia chiaro, non tutte - sono interpretabili leggendo la sua Scheda ed è proprio per questo che il mio voto è alto.
Stella nel suo complesso si avvicina molto al voto massimo. Vive di contrasti. Si nasconde, ma non riesce ad abbandonare davvero quelle insegne del suo passato che la rendono fin troppo riconoscibile. Cerca di allontanare le persone e, anche se nel racconto non sappiamo esattamente perché, leggendo la Scheda si capiscono benissimo le sue motivazioni; le ragioni che la spingono a respingere Garni, all’inizio, salvo piano piano cedere ai sentimenti che prova per lui. Rimane una paladina dei più deboli e la missione che s’impone - tornare al suo regno, liberare il suo popolo - non è che una logica conclusione del suo percorso: riunire quei due aspetti di sé, la principessa e la donna del popolo, e donare alla sua gente la sovrana che merita. Mi frenano dal darle il voto massimo alcuni atteggiamenti iniziali, come salire sul cavallo di Kevset per interrogarlo. Da un personaggio così chiuso, almeno inizialmente, mi sarei aspettato che indagasse le intenzioni e gli atteggiamenti degli altri personaggi in modo diverso e meno diretto rispetto ad andare muso a muso con un mezzo gigante e chiedergli cosa nasconde.
Damien è perfettamente IC dal mio punto di vista. Per chi non conosce la lore di Elden Ring, e con tutte le mani avanti del caso, mi sembra simile al personaggio di Miquella. È un mago potente, un guaritore, molto vicino alla natura e molto gentile. La sua missione è fermare l’avanzare del gelo e il fatto che riesca, non solo a capire le situazioni, ma praticamente a origliare una conversazione di importanza mondiale, in uno dei luoghi più segreti del continente, e andarsene via senza che nessuno abbia nemmeno sospettato di lui, è solo indice dell’enorme potenziale magico che alberga in lui; anche per lui, della sua Scheda viene menzionato pochissimo eppure è uno dei personaggi più IC. Nonostante la sua discendenza, la rivelazione che lui è un consanguineo di Emeryl non risulta affatto campata per aria; magistrale, anzi, è stato mostrare il re spaccare il bicchiere ed emettere fulmini, dando la chiusa e l’indizio finale su come Damien e Emeryl possano essere imparentati. Sono questi i dettagli che spiegano molto, senza dire praticamente quasi nulla. Dettagli che hanno un enorme peso e che rispondono alle domande lasciate in sospeso; quanto basta per farsi un’idea.
La gestione di Damien, pertanto, e per quanto sia il personaggio che meno appare sullo schermo, secondo me è la perfetta combinazione tra IC e “role play”. Quei pochi dettagli che servono a definirlo emergono dalle situazioni che si trova ad affrontare. E proprio alla fine, quando il suo maestro lo mette alle strette, svela tutto il potenziale inespresso. Quello che, vuoi per carattere e vuoi per timore, finora non aveva mai mostrato.
Gradimento personale:
Tenuto conto di tutto ciò che ho scritto sopra, il racconto nel suo complesso è buono. Non il migliore che abbia letto; parlo dei tuoi. Era possibile concentrare l’attenzione su una sola cosa e hai scelto di focalizzarti sul gruppo che man mano diventava più coeso intorno a Garni. Compagni di viaggio, amici, amanti nel caso di Stella. La storia, dunque, si concretizza in un viaggio nel quale si uniscono e s’interfacciano tra loro Garni e gli altri protagonisti, e si conclude con la liberazione di Iberia, intervallato dalla storia d’amore tra il gatto e il lupo.
Quello che manca, a mio avviso, è una linea di continuità. Il prologo nasce con la precisa scelta di gettare una base: è Garni la chiave per risolvere il problema dell’Era Glaciale. Si prospetta dunque una caccia all’uomo. Totale, senza quartiere, con quasi tutti i potenti del mondo pronti a dare fondo alle proprie risorse pur di trovarlo; persino il suo padre adottivo, vedendo una tale coesione, non può che restare inerme e questo la dice lunga. Le Din Nadair trovano Garni per prime e già le cose iniziano a cambiare. La trama s’infittisce e si prende consapevolezza che esistono sostanzialmente due fazioni: una, Iberia, che vuole Garni morto per X motivi, l’altra patrocinata dalle Din Nadair e Vermyl tra i più, che responsabilizza Garni sull’importanza della sua missione e cerca di aiutarlo in gran segreto; nonostante, eccetto per i Leonid e l’Accademia, nessun’altra fazione dei continenti ha alla fine dei conti ostacolato/cercato di catturare Garni. Da caccia all’uomo, la trama si è trasforma in una caccia all’uomo con alle spalle un machiavellico gioco nell’ombra: con una fazione (Re, Din Nadair, Lupi) che aiuta i protagonisti di nascosto, altri (imprecisati) che dovrebbero catturare Garni per costringerlo a fare qualcosa che lui, già di suo, stava andando a fare, e altri (Iberia e Accademia) che per motivi che si rivelano solo alla fine, cercano attivamente di fermarlo e nel frattempo di catturare Stella.
Le basi vacillano quando Garni si consegna. La missione è finita, la scelta è fatta. Il suo ruolo primario nella vicenda cessa. Tutto ciò a cui il prologo ha dato l’incipit viene superato. La seconda e ultima parte della storia poggia su un sospetto, lanciato sì nel prologo ma proprio lì anche declassato a mera diceria. La battaglia finale nasce da un mero incontro del caso, quello tra Garni e Stella. Ma non è questo il punto: lo è la costruzione.
È come se, per fare un esempio, nel prologo del Signore degli Anelli venisse detto che l’Anello va gettato nel Monte Fato per distruggere Sauron. La trama va avanti. Si arriva alla battaglia finale. E alla fine Sauron cade in combattimento per mano di Aragorn e si scopre che l’Anello si poteva distruggere anche così, liberando Frodo dal suo fardello. La trama di Frodo, per quanto importante anche per altri motivi, non avrebbe più lo stesso impatto.
La battaglia finale in questo modo diventa una questione quasi secondaria. Quell’ultima missione, lasciata in sospeso, da fare perché la campagna principale è finita troppo presto.
Per il prossimo contest farò in modo di dare molta più libertà agli autori, sia sul fronte parole che sulla scelta dei personaggi.
Ma devo fare anche in modo che ce la facciate a fare tutto in 4 mesi... ^^' |