Ciao Sia.
Avrei voluto iniziare con un punto esclamativo, un sorriso in simboli, ma sono qua con la faccia bagnata di lacrime e il cuore rotto come un mattone, come quel mattone. Non so da dove iniziare per parlare di questa storia perché è da tutte le parti: inizio, centro, fine. Ha senso? Forse no. George, Lee e Fred mescolati, fusi, nell’amore e nell’amicizia, nella morte e nella perdita, senza aver davvero mai sfilacciato i confini, un po’ come “dove finisci tu inizio io”. Ha senso? Di nuovo, forse no.
Questa storia è di una bellezza, di una potenza e di una delicatezza unica – non avevo certo dimenticato quanto lo sono le tue storie ma avevo bisogno che mi venisse ricordato. Per essere grata, almeno. Per esserti grata. E lo sono, davvero tanto, perché leggerti è un viaggio di riflessioni profonde, è un immergersi in parole raccontate in modo nuovo – semplici e straordinarie assieme –, è il tuo modo caleidoscopico e speciale di vedere le cose. È come racconti un amore – ché basta una parola, e questo esiste. Mi piaci, mi manchi, ti amo. Così, senza spiegazioni né perché – se lo chiedono anche loro, a che servono i perché? A volte le cose sono così e basta. Sai quanto mi sia caro il tema della perdita di Fred, quanto abbia pensato al dolore di Lee, e qua mi sono resa conto che ci sono tre dolori: il dolore di Lee, il dolore di George, il dolore di Lee e George insieme. Perché il terzo incomodo per la vita era in realtà un pezzo essenziale, il tassellino imprescindibile del puzzle senza il quale si può vivere, sì, ma trovando quella che tu hai chiamato una nuova armonia. E un’armonia nuova chiede tempo e pazienza, chiede che venga prima spurgato il male fino al sopportabile, fino a tenersi dentro i ricordi e una bruttissima lampada – non più le parole.
Ho trovato interessantissima anche la riflessione sul male di Lee nel vedere i gemelli andare via da Hogwarts, la mancanza che resta nelle crepe di una mattone che si sgretola pian piano. E forse non ho sottolineato quando sia straordinario aver preso questo dettaglio come centro della storia, come centro gravitazionale della stanza, come sia il diversivo quando le parole ancora non trovano la strada per arrivare dove devono e le labbra altrettanto. Ho trovato geniale la costruzione di questa storia, ogni singola lettera, le voci dei tuoi personaggi così perfette e centrate e che trasudano di tutta la tua intimità con loro, della conoscenza profonda di tutti i loro anfratti. Ho amato i perché George ami Lee e Lee George, nella banalità dell’ordinario e la straordinarietà delle loro peculiarità. Ho amato che il suo abbraccio sia profumato e bello ma sia anche quello di Molly e Charlie, che sia casa e che cura, che sia la riassicurazione di esserci, anche se sotto un’alba su delle scale polverose non c’è modo di rendersene conto.
Meraviglia. Grazie, grazie perché sei preziosa e lo sei perché le tue parole tengono insieme: spezzano e ricuciono cuori, sono radio per chi ancora non ha capito perché la radio sia tanto importante. Scusa per questa recensione raffazzonata e folle, questa storia era davvero troppo perché riuscissi a dirti tutto. Spero mi perdonerai.
Ti abbraccio forte 🤍 e spero che il mattone scheggiato che ti senti, abbia trovato o trovi presto la sua nuova armonia. |