Ciao, cara!
Come già detto (e dimostrato, viste le varie nomination che ti ho assegnato!) ho apprezzato tanto questa storia. Passo a lasciarti i commenti che ti avevo fatto!
Sicuramente questa è una delle storie che mi è piaciuta di più, e che ho trovato più completa e “matura”, a livello di stile, caratterizzazione e gestione della flash in sé. Ciò che mi è piaciuto di più è che l’autrice sceglie un personaggio singolo, ma non ne dipinge un ritratto (com’è usuale quando si dedica una flash al solo protagonista), o meglio, lo fa attraverso la rappresentazione di scene di vita dello stesso, mescolando la trama all’introspezione – che emerge soprattutto dopo gli incisi e nelle frasi in corsivo.
Nonostante sia un personaggio secondario della saga e l’autrice abbia a disposizione solo 500 parole, la caratterizzazione del personaggio non ne risente affatto. Lo stile scelto è accuratissimo e d’impatto, con periodi con la stessa struttura (la mia mania per la simmetria ringrazia!), al punto che sono stata indecisa se assegnarle anche la nomination per l’Oscar alla miglior veste stilistica. La storia è intensa e trasmette bene i sentimenti che la protagonista prova. Inoltre, ha davvero un bel titolo.
Nel complesso, per l’eccellenza che raggiunge in tutti questi campi, ho deciso di assegnarle la nomination per l’Oscar alla miglior flashfic.
C’è poco da dire, questa storia mi è piaciuta davvero molto. Andromeda è centrale, una protagonista che ci viene mostrata a tutto tondo, in ogni sua sfaccettatura.
Ho trovato la storia ben organizzata attorno a lei, che emerge attraverso un gioco di contrasti con gli altri personaggi – la famiglia, il fidanzato lasciato sullo sfondo senza nominarlo, ma di cui il lettore attento si accorgerà – che ho trovato particolarmente ben riuscito. Lei appare al lettore così diversa da tutti gli altri, eppure più consapevole, capace di vedere i limiti della società dov’è cresciuta, e capace di infrangerli per inseguire i propri sogni, il proprio amore, ma soprattutto se stessa e la propria libertà. Mi è piaciuta molto sia la consapevolezza che mostra sia il suo deridere la propria famiglia, che proprio non la capisce, ma che anzi cerca di tenerla legata a sé e a ciò che da lei si aspetta anche a costo di lasciarle, metaforicamente, i lividi per le catene con cui la intrappolano – il che fa molto riflettere, se si pensa che, per definizione, la famiglia dovrebbe volere il nostro bene e proteggerci fino alla fine.
Anche lo stile della storia si accompagna bene al personaggio, riflettendone la voce interiore e i pensieri in maniera decisamente efficace.
C’erano diversi titoli che avevano colpito la mia attenzione (“Dove fa più male”, “Cocci fra le dita”, “La ballata della marionetta”), ma alla fine ho deciso di premiare questo, che per mio gusto personale è più d’impatto. Sicuramente rispecchia i miei gusti nell’utilizzare un’immagine macabra, quella dei lividi, che risulta essere centrale nella storia – lividi che parlano di convinzioni distorte, di una prigione dorata, di odio e ignoranza, di pregiudizi ed alta società.
L’aspetto che però mi ha colpito di più del titolo è la negazione di tutti questi concetti! Sarebbe stato un bel titolo anche “Lividi ai polsi”, ma “Senza lividi ai polsi” è molto meglio. Anche in questo caso la scelta rispecchia infatti i miei gusti, perché tra l’esprimere un concetto direttamente ed esprimerlo attraverso la negazione dello stesso preferisco sempre la seconda opzione!
C’è poco da dire, l’Andromeda che emerge in queste righe è esattamente quella che ho immaginato tante volte, leggendo la saga originale: coraggiosa, spregiudicata, con una buona dose di disprezzo “made in Black”. Ho apprezzato particolarmente la scelta dell’autrice di coglierla poco dopo la “rivelazione”, quando ha ormai preso consapevolezza d’aver vissuto in una menzogna, affondata fino al collo in un mare di pregiudizi che vogliono ingabbiarla per sempre, e quando decide di distaccarsene, comunicando – o, almeno, tentando di comunicare – la propria decisione alla famiglia, che si dimostra sia incapace di accettare che di capire. In questo senso, ho adorato il discorso che fa, appassionato e vivido, in cui mostra d’essere convinta fino in fondo e in cui cerca di far capire che non sta tradendo un’intera famiglia per un uomo, ma perché sa che è ciò che è meglio per se stessa.
Davvero un lavoro straordinario, in così poche parole.
E' sempre un piacere leggerti.
A presto,
Mary |