Recensioni per
toxic
di kamony

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/10/23, ore 08:38
Cap. 1:

Rime maledettamente facili per veicolare un contenuto maledettamente difficile. Ci ho messo un po' per commentarle: non me le aspettavo da te.

Per quanto mi riguarda, se quelle "cosine" dei giorni scorsi erano troppo corte e veniva voglia di leggere qualche altro verso in più, questa "cosa" qui si vorrebbe che finisse prima.
Fa male, per la situazione, per l'immediatezza tagliente del ricordo. Sembra che lo zibellino non abbia fatto in tempo per compiere la sua missione defecatoria che, paradossalmente, avrebbe potuto impreziosire i versi (per inciso, il kopi luwak è il caffè più costoso al mondo e una tazzina può arrivare a costare più di 10 euro, ma non temere, non te l'offrirò perché sono molto tirchio :) ).
Le rime aggiungono un che di infantile, ingenuo, immediato, quasi a ricreare quel senso horror delle famigerate bambole assassine, dei carillon che fanno paura.

Ma i complimenti te li faccio lo stesso (sarà che mi garba di essere ringraziato, ma non solo). Te li faccio perché hai saputo tirar fuori di te e "denunciare" qualcosa che ti rodeva dentro, senza vergogna e sensi di colpa: le angherie di un padrone, o padre, o compagno.
Ho tergiversato un po' prima di commentare a tono, non ho avuto fretta, per seguire il tuo esempio ("detesto fare le cose in fretta senza metterci la dovuta attenzione").
Dello stile ho già detto. Delle figure retoriche: mancanti o elementari, il che non è un male, i versi sono più toccanti. Un cenno al contenuto. Ho avuto vite (uso il plurale volutamente perché tutti attraversiamo periodi e ambienti in cui siamo diversi, in cui facciamo esperienze complementari) in nessuna delle quali mi si sono presentate situazioni tossiche come quella qui descritta. Vite fortunate forse.
Evito l'indifferenza di fronte a nuove realtà come questa, di fronte alla sofferenza. Cerco a tutti i costi l'empatia, la possibilità di condividere le emozioni veicolate dalla poesia: è questo che fa piacere l'arte, il riuscire a sentirsi coinvolti. Ma stavolta ho come la paura che la compassione, nel senso letterale del termine - patire, ossia provare emozioni, insieme - rischi di diventare compassione nel senso moderno del termine. E dove c'è quest'ultimo tipo di compassione c'è sempre un po' di ipocrisia. C'è un "ma" che segue ogni affermazione fatta. Cioè… Mi dispiace (ma a me non sarebbe potuto capitare quell'incontro). Ti capisco (ma io avrei già perdonato). Che sventura (ma pensa a te e non ti curar di lui). Coraggio (tanto a me non succede).
Insomma, è purtroppo impossibile travasare un'esperienza di vita in un altra persona, né con poesie né con racconti. Se questo fosse possibile, il mondo sarebbe diverso.
Ma sono andato molto al di fuori del seminato. Come quando chiedi un vino fermo e il cameriere ti porta un vino con le bollicine.
Un abbraccio.

Recensore Master
15/10/23, ore 11:48
Cap. 1:

Ciao Kamony,
questo tuo componimento può essere visto, secondo me, da due punti di vista: quella di un rapporto di lavoro che viene stravolto dalle dinamiche che si instaurano, ma anche quella di una relazione amorosa tossica, e io mi sono concentrata inizialmente su quest’ultima per poi ampliare il discorso.
Con questa poesia sfogo sei stata in grado di far percepire anche al lettore tutto il dolore che può essere causato da una relazione tossica, che è in netta contrapposizione persino con il concetto stesso di amore, il quale ingloberebbe in sé il benessere della persona amata, il suo volerla tenere al sicuro, coinvolgendola in un rapporto che la fa divenire la cosa più importante. Invece, in questi tuoi versi, leggiamo quanto siano tossiche le parole rivolte, poiché fanno male e, conseguentemente, provocano dolore, tossici i gesti compiuti, altrettanto tossici i concetti proposti che nulla hanno a che vedere con il sentimento, quello vero, totalizzante che dovrebbe mettere al primo posto il vivere serenamente una relazione. Ma in tutti e due i casi, tutto questo stato di cose non può che esacerbare l’animo di chi subisce, tanto da giungere all’amara conclusione che, essendo la misura diventata colma, l’unica cosa da fare sia voltare le spalle a chi non comprende, e che non ha alcuna intenzione di provare a cimentarsi nella comprensione e, di conseguenza, non sa portare avanti un rapporto che dovrebbe porsi in maniera paritaria e non predominante e, soprattutto, non recare danno, anche perché non si sa come la persona ferita potrebbe uscirne: se ha forza di carattere ad essa attinge e ricomincia il suo cammino guardando oltre, ma, se il suo spirito vitale è stato abbattuto oltre misura, potrebbe rischiare di chiudersi in se stessa e faticare ad uscire da ciò che considera il suo bozzolo protettivo, non riuscendo quasi a comprendere che la situazione vissuta sia una “situazione limite” e al di fuori ci sia, invece, tutto un mondo fatto di persone aperte e socievoli con le quali è un piacere avere a che fare e che finalmente le parole possono essere un lenimento per un animo ferito.
Come puoi appurare da questo mio lungo commento il dono della sintesi non fa parte di me, e quando lascio andare i pensieri anche le dita sulla tastiera seguono a ruota il filo delle riflessioni, che, spero, non si siano addentrate eccessivamente in un argomento che tocca corde troppo personali.
Grazie per la condivisione e un augurio di buona domenica.
(Recensione modificata il 15/10/2023 - 11:53 am)