Questa seconda poesia mi è piaciuta anche più della precedente. Questo, sia ben chiaro, non ha niente a che vedere con un giudizio di regressione poetica, per carità.

È che contiene immagini improvvise, a un primo impatto sgangherate, che invece perfettamente si intonano col filo del pensiero. Un pensiero, come sempre, denso e intenso, tanto da rischiare di essere sottovalutato o incompreso.

È che riesci a giocare con grande padronanza con la lingua inglese, facendone un modo di esprimersi incredibilmente musicale e compatto.

Con facilità e naturalezza i versi riescono a venir fuori corti.
Con lievi variazioni la strofa finale riesce a sottolineare quella iniziale.

Una bella poesia, difficile da tradurre in italiano.

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E difatti proprio una creazione non è… È una dolce riscoperta di antichi solchi, come hai l’onestà culturale di ammettere confezionando questo bel vinile col suo lato B.

Una gradevole nenia, tanto più gradevole in quanto doppiamente intonata al periodo: natalizio inteso come commemorazione di infanzie, invernale inteso come ricerca di letarghi dove culla fa rima con nulla e presente con niente.

Una piacevole collezione di strofe, ciascuna fatta di 8 versi, ogni verso fatto di 8 sillabe. Anche se qualche verso l’ho sentito scivolare forse un po' più a fatica. Chissà… volutamente…

Un augurio di un anno ricco di sogni, fatti di Mick dagli occhi azzurri e di giornali un po' più ritagliati a misura tua.

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